#Biblioteca Marciana Venezia
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ERWIN WURM – Deep
Erwin Wurm, rappresentante di maggior successo internazionale dell’arte contemporanea austriaca, alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia
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Seta & Oro
La collezione tessile di Mariano Fortuny
a cura di Doretta Davanzo Poli, testi di Marcello Brusegan
Arsenale Editrice, Venezia 1997, 200 pagine, 21,5 x 30 cm, ISBN 88-7743-187-3
euro 90,00
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Mostra Biblioteca Nazionale Marciana, Lib.Sansoviniana Venezia 1997-1998
Del poliedrico talento spagnolo è nota, in Italia e all'estero, la produzione pittorica, scenografica e, in particolare, di stampa su seta e di creazioni di moda: attività per le quali si ispirava largamente alla collezione di tessuti iniziata dai suoi genitori e da lui stesso incrementata e conservata nel palazzo veneziano Pesaro degli Orfei dove risiedeva, divenuto ora museo comunale a lui intitolato. Nelle vetrine del Salone della Libreria Sansoviniana sono stati esposti per la prima volta, in questa eccezionale occasione, un centinaio di esemplari di stoffe, ricami e vesti selezionati dalla collezione Fortuny. Non si tratta di piccoli campioni, ma di drappi di notevoli dimensioni (utilizzati da Fortuny nel raffinato e decadente arredo della sua abitazione veneziana), di paramenti liturgici (pianete, tonacelle, piviali) e di vesti etnografico-aristocratiche di area asiatica, di grande spettacolarità, come viene testimoniato dall'immagine scelta per la copertina del catalogo e il manifesto dell'eposizione: una veste tessuta per il "piccolo imperatore", identificabile come tale dalla presenza di ben diciotto draghi a cinque artigli.
18/01/23
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#Seta & Oro#collezione Mariano Fortuny#textiles exhibition catalogue#Lib.Sansoviniana Venezia 1997#stoffe#ricami#vestiti#paramenti liturgici#vesti asiatiche#rare books#textiles books#fashion books#fashionbooksmilano
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Mappamondo di Fra Mauro
[1450 circa - 230 x 230 cm circa - Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia]
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L'arte di tradurre l'arte. John Baptist Jackson incisore nella Venezia del Settecento
La Biblioteca Marciana di Venezia custodisce una raccolta delle sorprendenti stampe realizzate dall’incisore britannico John Baptiste Jackson. Nel Settecento a Venezia, sebbene la città avesse perduto il primato assoluto della produzione libraria a vantaggio di altre zone del Nord Europa, si continuavano a stampare alcuni dei libri più belli che si potessero trovare sul mercato. L’arte di…
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#antonietta bandelloni#art#arte#artinfluencer#bellezza#Firenze#leggee#libri#masterpiece#recensione libri#storytelling#Venezia
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Acceso grande albero di Natale in piazza San Marco a Venezia
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha acceso stasera il grande albero di Natale collocato in Piazzetta San Marco, tra Palazzo Ducale e la Biblioteca Marciana. Un appuntamento tradizionale, promosso dal Comune e Vela Spa, in partnership con la Camera di Commercio di Venezia Rovigo e il Consorzio di tutela della Doc Prosecco. “Oggi – ha detto Brugnaro – accendiamo l’albero nella piazza più…
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Tornano in Italia 266 reperti archeologici trafugati negli Usa. Ecco chi è il mercante d'arte che gestiva il traffico illecito
Tornano in Italia 266 reperti archeologici trafugati negli Usa. Ecco chi è il mercante d'arte che gestiva il traffico illecito. Valevano decine di milioni di euro i 266 reperti archeologici risalenti all’epoca Etrusca, della Magna Grecia e della Roma imperiale riportati in Italia dai Carabinieri del Comando tutela del patrimonio culturale. I reperti erano stati trafugati durante gli anni novanta e venduti poi illegalmente negli Stati Uniti. Recuperato anche un testo scritto da Cristoforo Colombo e stampato a caratteri mobili nel 1493, trafugato nel 1988 dalla Biblioteca nazionale Marciana di Venezia. In tutto sono stati recuperati 145 pezzi nell’ambito di una procedura di bancarotta contro il commerciante e trafficante di antichità britannico Robin Symes e gli altri direttamente da un museo statunitense, il Menil collection di Huston, dopo che la polizia ha accertato la loro provenienza da scavi illegali effettuati in siti archeologici italiani. Tra le opere trafugate vasi e anfore decorate, teste, busti, monete e intere lastre di marmo affrescate. Un patrimonio inestimabile, risalente ad un arco temporale che va dall’età Villanoviana (IX/VIII sec a.C.), alla civiltà etrusca (VII/IV sec. a.C.), alla Magna Grecia (V/III sec. a.C.) fino all’età romana imperiale (I-II sec d.C.). Da noto mercante d’arte a Londra, a trafficante di beni culturali. Robin Symes – lo stesso che aveva venduto al Getty Museum la Venere di Morgantina – è uno dei nomi più conosciuti in Gran Bretagna, associato al traffico illecito di reperti archeologici rubati e poi venduti ai più grandi musei di tutto il mondo (ignari della frode).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La storia delle librerie: un viaggio tra i templi della cultura
Se esiste un luogo che incarna l'amore per il sapere e la sete di conoscenza, quello è senza dubbio la libreria. Questi templi della cultura si sono evoluti nel corso dei secoli, e le librerie italiane, con la loro ricca storia, ne sono un perfetto esempio. Scopriamo insieme la storia delle librerie, da quelle antiche ai moderni templi della lettura. L'Alba delle Librerie: I Primi Luoghi di Conservazione dei Libri Le prime librerie, o meglio biblioteche, sono nate nell'antica Mesopotamia, ma è con i Romani che fanno la loro apparizione in Italia. Si trattava di luoghi di conservazione dei rotoli di papiro, accessibili principalmente ai nobili e agli studiosi. Le librerie, come le conosciamo oggi, iniziano a prendere forma nel Medioevo con l'avvento del codice, il predecessore del libro moderno. Questi luoghi erano spesso collocati nei monasteri, dove i monaci copiavano a mano i manoscritti, preservando così l'eredità culturale dell'antichità durante i secoli bui. Tra queste, la Biblioteca Malatestiana di Cesena, risalente al 1452, è riconosciuta come la prima libreria civica d'Europa. Dal Medioevo alla Rinascita: La Rivoluzione delle Librerie in Italia Durante il Rinascimento, l'Italia divenne il centro dell'editoria europea. La nascita della stampa a caratteri mobili di Gutenberg rivoluzionò l'industria del libro, rendendo i libri accessibili a un pubblico più vasto e dando inizio all'era delle librerie moderne. Le città italiane erano all'avanguardia in questa rivoluzione. In particolare, Venezia divenne la capitale europea dell'editoria, ospitando centinaia di tipografie. In questo periodo nacquero librerie storiche come la Libreria Antiquaria Bourlot a Torino e la Libreria Bocca a Milano, quest'ultima ancora in funzione e custode di preziosi volumi antichi. Le Librerie Piu' Affascinanti del Rinascimento Italiano Il Rinascimento italiano ha visto la nascita di alcune delle più affascinanti librerie. Tra queste meritano una menzione particolare: - La Libreria Piccolomini a Siena, con le sue splendide decorazioni; - La Biblioteca Marciana a Venezia, considerata una delle più belle del mondo; - La Biblioteca Medicea Laurenziana a Firenze, progettata da Michelangelo; - La Biblioteca Angelica a Roma, la prima biblioteca italiana aperta al pubblico. Queste librerie, oltre ad essere luoghi di conservazione di libri, erano anche centri di cultura e di scambio intellettuale, attirando studiosi da tutta Europa. Le Librerie Storiche del XX Secolo: Un Cambiamento Epocale Il XX secolo ha portato un cambiamento epocale nella storia delle librerie. L'avvento della produzione di massa e l'aumento dell'alfabetizzazione hanno trasformato le librerie in spazi accessibili a tutti, non più solo a un'élite di studiosi. Le librerie sono diventate luoghi di scambio culturale e di socializzazione, sempre più integrate nel tessuto sociale delle città. In Italia, questo periodo ha visto l'apertura di molte librerie storiche ancora attive oggi. Tra queste, la Libreria Feltrinelli a Milano, fondata nel 1957, e la Libreria Hoepli, sempre a Milano, un vero e proprio tempio del libro con oltre 500.000 titoli disponibili. A Roma, la storica Libreria Arion offre un vasto assortimento di libri e musica in uno spazio di incredibile bellezza architettonica. Queste librerie non solo vendono libri, ma offrono anche incontri con autori, presentazioni di libri e altri eventi culturali, svolgendo un ruolo attivo nella vita culturale delle loro città. Librerie Storiche Italiane Oggi: Un Patrimonio da Preservare Nel XXI secolo, le librerie italiane stanno affrontando nuove sfide. L'ascesa del commercio online e l'avvento degli e-book hanno cambiato il volto del settore librario. Tuttavia, le librerie storiche italiane continuano a resistere, grazie alla loro unicità e al loro impegno nella promozione della cultura. Un esempio di questa resistenza è rappresentato dalle librerie Coop, con le loro 80 librerie sparse in tutta Italia. Ogni libreria Coop è un luogo di incontro per la comunità locale, dove la passione per la lettura si unisce al desiderio di condivisione e apprendimento. Luoghi come la Libreria Acqua Alta a Venezia, famosa per la sua insolita disposizione di libri in gondole, barche e vasche da bagno per proteggerli dalle inondazioni, o la Libreria del Viaggiatore a Roma, specializzata in libri di viaggio, sono più di semplici negozi di libri. Sono custodi della cultura, del saper fare e del patrimonio storico italiano. La visita a queste librerie è un viaggio emozionante nella storia, nell'arte e nella cultura. Preservare queste librerie e il loro inestimabile patrimonio culturale è un compito che spetta a tutti noi, amanti dei libri e custodi della cultura. Ecco perché, nonostante le sfide, la storia delle librerie italiane è lontana dall'essere finita: è un libro ancora aperto, pronto per scrivere i prossimi capitoli. Articolo partner di librerie.coop Read the full article
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The Biblioteca Marciana with Santa Maria Della Salute beyond, Edward Pritchett (British, 1808–1894)
#The Biblioteca Marciana with Santa Maria Della Salute beyond#art#artedit#Edward Pritchett#English artist#veduta#architecture#Venezia#Venice#Italy#Italia
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#I bambini e la guerra
La Biblioteca Nazionale Marciana ospita dal 3 luglio al 15 agosto 2021 la mostra Quel silenzioso bagliore dell’artista Gottfried Helnwein. #NoNewsMagazine #NNMag #NNMagazine #GottfriedHelnwei #Venezia #arte
La Biblioteca Nazionale Marciana ospita dal 3 luglio al 15 agosto 2021 la mostra Quel silenzioso bagliore dell’artista Gottfried Helnwein. La mostra è organizzata e curata da Manfred Möller, nella serie Edition Minerva. (more…)
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DIETMAR BRIXY – The description of the world
L’artista tedesco Dietmar Brixy omaggia Marco Polo con una mostra a Venezia
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La Sala Sansoviniana della Biblioteca Nazionale Marciana, in Piazza San Marco a Venezia.
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Gianmaria Buccellati
Capolavori d’arte orafa -Masterworks of the Goldsmiths Art
a cura di Rosa Maria Bresciani Buccellati, contributi di Cristina Acidini, Dora Liscia Bemporad , Paola Venturelli , Susy Marcon, Chiara Tinonin , Gianfranco Grimaldi , Larry French, Lidia Carrion
Skira, Milano 2017, 272 pagine, 252 ill.a colori, Italiano/Inglese
euro 29,00
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Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Salone Sansoviniano 23 maggio – 12 novembre 2017
La grazia e l’eleganza dei capolavori d’arte orafa di Gianmaria Buccellati, una tra le più importanti personalità creative dell’haute joaillerie mondiale del XX secolo, protagoniste del volume che accompagna la mostra realizzata in collaborazione con la Fondazione Gianmaria Buccellati. Il desiderio di mantenere viva nella memoria tattile degli artigiani contemporanei la padronanza degli antichi saperi dell’arte orafa fu una delle sfide più importanti che Gianmaria Buccellati ereditò dal padre Mario e che perfezionò al punto di riuscire a realizzare lui stesso grandi innovazioni creando gioielli dalla straordinaria unicità, come dimostra la meravigliosa spilla Drago (1976) nel quale campeggia un iridescente opale messicano. Il volume illustra ampiamente le tecniche esecutive tipiche dello stile Buccellati, come il traforo a tulle o nido d’ape, una tecnica che conferisce ai gioielli leggerezza quasi impalpabile, ben visibile nel Bracciale del padre Mario (1925) e in quello di Gianmaria (2012) e, nella versione a raggiera, nella Collana con broche pendente con giada e orecchini (1984-1985); come l’ars incisoria e le sue straordinarie evoluzioni a firma Buccellati, oppure come l’incisione a ornato e quella a effetto seta, o ancora come la riproduzione della complessa tecnica a sbalzo dell’antica Roma imperiale (esemplare la serie delle Coppe di Boscoreale) e la singolarità dell’incatenazione nella Parure Pizzo Venezia (1992), nata dall’attento studio di un prezioso merletto veneziano.
14/06/20
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#Gianmaria Buccellati#Buccellati#arte orafa#haute joiaillerie#gioielli#jewelry exhibition catalogue#jewelry books#fashion inspirations#fashionbooksmilano#fashion accessories
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Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
La Marciana ha sede nel Palazzo della Zecca (5ª e 6ª immagine) affacciato sul bacino di S.Marco, mentre l’originale Libreria Sansoviniana o Libreria Vecchia di S.Marco (1ª/4ª immagine) in Piazzetta S.Marco di fronte al Palazzo Ducale, è oggi zona museale e sede di esposizioni ed eventi. Entrambi i palazzi furono costruiti nel ‘500 dall’architetto fiorentino Jacopo Sansovino e ultimati da Vincenzo Scamozzi.
Il nucleo storico della Marciana è la collezione che l’umanista e cardinale bizantino Bessarione (1403-1472) donò a Venezia, grazie allla quale ci sono pervenuti i due più illustri codici dell'Iliade, i cosiddetti “Homerus Venetus A” (sec. X - 7ª immagine) e “Homerus Venetus B” (sec. XI). Il patrimonio odierno della Biblioteca consta di oltre 1.000.000 di volumi (tra i quali 13.117 manoscritti in volume, 4639 manoscritti non legati, 2887 incunaboli, 24.060 cinquecentine). Ovviamente non può mancare una preziosa collezione di 107 edizioni aldine in 156 esemplari (ultima immagine).
#marciana#biblioteca nazionale marciana#venezia#venice#architecture#books#libri#library#biblioteca#bookshelves#sansovino#scamozzi#aldina#aldine press#homer#omero#iliad#iliade#manuscript#greek
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historical headcanons: il veneto e i suoi nomi
Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. (Romeo e Giulietta)
“[…] come tutte le rappresentazioni territoriali ancora esistenti, gli storici sembrano concordare che il Veneto sia venuto in possesso, nel corso dei secoli, di numerosi nomi, corrispondenti ai diversi periodi storici attraversati e, come in numerosi casi italiani, alle popolazioni con cui ha avuto un contatto.
Purtroppo, le testimonianze sulla sua prima fase di vita risultano essere frammentarie e di difficile interpretazione, a causa della scarsa conoscenza attuale dell'antica lingua venetica, ma tutte le fonti sembrano indicare Sikos come primo nome del Veneto. Gli studiosi sono concordi nel sostenere sia quello con cui era conosciuto presso i Venetkens, il popolo dalle misteriosi origine che era stanziato nelle Venezie, e che gli era stato con ampie probabilità dato dalla rappresentazione dei Veneti stessi. Purtroppo, non siamo a conoscenza del suo significato, ma siamo certi che il nome fosse in uso fino alla dominazione romana, periodo in cui Sikos risulta alternato con Marcus nelle poche testimonianze di cui siamo in possesso. Sembra scomparire definitivamente intorno al II secolo a.C. con la caduta in disuso della lingua venetica, sostituita in modo definitivo dall'utilizzo del latino.
La scelta del nuovo nome assegnato, ancora ampiamente diffuso nella versione italiana di Marco, è legata alla volontà dell'Impero Romano di addestrare il nuovo possedimento, lontano dalla mentalità combattiva romana, nel tentativo di trasformare il mite Veneto in un guerriero degno del dio Marte. Siamo a conoscenza di allenamenti effettuati con la giovane rappresentazione, legata ai Romani tramite una mitica parentela, grazie a raffigurazioni scoperte nei pressi della città di Verona in cui lo vediamo impugnare alcune armi. Legate molto probabilmente all'ipotetico legame famigliare, alcune fonti sembrano voler avanzare l'ipotesi che la scelta del nome sia stata fatta anche nella prospettiva di onorare la possibile origine troiana del Veneto, donandogli l'onore di essere conosciuto come sacro al guerriero più grande, ma si tratta di supposizioni isolate.
Il Medioevo risulta essere un periodo estremamente complesso anche sotto il punto di vista dell'onomastica, tanto da non permettere di crearne un quadro chiaro, viste le innumerevoli incursioni di popolazioni barbariche e la nascita di numerosi comuni autonomi nei secoli successivi, sorte condivisa dalla grande maggioranza della penisola italiana. Siamo a conoscenza però, tramite fonti affidabili, dell'uso certo di due diversi nomi, legati alle due dominazioni predominanti del periodo, quella bizantina e successivamente quella longobarda.
Il nome Angelo compare citato in un volume conservato nella Biblioteca Marciana di Venezia, giunto in città grazie alla figura del cardinale Bessarione, e in numerosi scritti rinvenuti nell'antica Bisanzio, redatti dallo stesso Impero d'Oriente. I motivi della scelta di questo nome hanno le proprie origini nel mito: il cronista del volume veneziano racconta di come, in crisi per l'incapacità di sceglierne uno adatto per il nuovo territorio, la rappresentazione imperiale abbia richiesto a dei funzionari stanziati in Italia una descrizione fisica del giovane, descrizione che sembra averlo colpito a tal punto dal volerlo ribattezzare Angelo, come gli Angeli del cielo che ne condividevano la bellezza. Più probabile, e confermato anche dagli scritti bizantini, visto il significato del nome, che gli fosse stato assegnato come simbolo della sua importanza strategica, essendo l'Alto Adriatico estremamente importante per gli orientali. Da scritti datati al XIII secolo d.C. dell'Impero Bizantino ci arriva un'altra informazione, questa volta una considerazione personale: Angelo sembra essere stato scelto anche per il desiderio di collegarlo in qualche modo alla figura dell'Arcangelo guerriero, il cui nome era già però in uso per un altro possedimento. Qui veniamo a conoscenza anche del pentimento della scelta del nome che, secondo la rappresentazione imperiale, si è rivelata fatale, collegando il destino della Venezia a quello dell'angelo maggiormente amato da Dio, il ribelle Lucifero.
La mancanza di notizie riguardanti il periodo longobardo non ci permette, neanche sotto questo ambito, di poter fare affidamento su informazioni certe. Unica nostra fonte attendibile si rivela essere anche qui il volume Historia Langobardorum di Paolo Diacono, in cui è riportato l'utilizzo del nome Astolfo, nella variante germanica, per indicare il Veneto conquistato. Non abbiamo motivazioni che spieghino la scelta, ma il significato di “lupo valoroso” potrebbe in qualche modo essere legato alle vicende delle popolazioni locali e dei presidi imperiali, dimostratisi arrendevoli, quasi come una sorta di dispregiativo. Qualche storico ha avanzato l'ipotesi che Astolfo potesse indicare il vescovo di Treviso, Felice, che incontrò gli invasori per dare loro la città, ma viene smentita dall'utilizzo prolungato del nome.
È legata al periodo comunale la ripresa di Marco, scelta volontaria della stessa rappresentazione, con cui sappiamo essere conosciuto nella zona di Venezia. Lo scopo sembra essere collegato alla devozione per l'evangelista omonimo, trovando così anche una sorta di legittimazione divina della rinnovata forza militare e commerciale, in linea con l'usanza bizantina del potere del sovrano derivato da Cristo. Un'antica leggenda veneziana sembra collocare la scelta già nel 697, a seguito dell'elezione del mitico primo doge Paulicio Anafesto, ma sembra una datazione alquanto precoce. Non ci è chiaro se questo fosse il nome con cui il Veneto venisse indicato anche nei rimanenti comuni. Da alcune iscrizioni ci perviene il nome Alberto, utilizzato a Verona, e Jacopo, ma non sono informazioni certe. Sicuro invece è l'utilizzo prolungato dei nomi Angelo e Astolfo. Il primo lo troviamo in tutti i documenti dell'Impero orientale, fino alla sua caduta, e nelle venete colonie greche. Astolfo viene usato invece dagli Alemanni stanziati a Venezia. Probabile fosse utilizzato anche dall'imperatore tedesco stesso.
Sempre volontaria risulta la scelta del Veneto di accostare al nome Marco quello di Alvise, una versione veneziana del più diffuso Luigi. La decisione sembra risalire al periodo di conquista della Terraferma, quando i territori veneti vennero riuniti sotto la guida di San Marco, iniziata già nel corso del quattordicesimo secolo, con il fenomeno delle prime dedizioni. L'accostamento di questo secondo nome fu fatto per esaltare l'importanza della città lagunare, ora capitale di un territorio di notevole estensione. Tutto questo ci viene fatto conoscere dal Veneto stesso, come indicato in un suo diario del periodo, rinvenuto all'interno della Chiesa dei Frari.
Particolarmente interessanti risultano, invece, i nomi con cui il territorio veniva indicato dagli Armeni e dagli Ottomani, popolazioni che ebbero contatti estremamente stretti con la Serenissima. Non si tratta infatti, come nei casi precedenti, di una nuova denominazione, ma possiamo desumere, grazie ai documenti in nostro possesso, che fossero più che altro una sorta di soprannome dato alla Repubblica. Vadvan, dal significato di “paese amorevole”, risulta quello usato dagli Armeni e dalla loro rappresentazione: i legami tra i due popoli, tanto antichi almeno quanto la nascita nebulosa della città di Venezia, furono infatti particolarmente fortunati, tanto da permettere la formazione di un'importante comunità armena. Non sorprende quindi la scelta di un nome così amichevole per il Veneto.
Molto più complesse furono invece le relazioni tra la Serenissima e l'Impero Ottomano che, nonostante la reciproca fascinazione culturale e lo scambio commerciale, si macchiarono più e più volte del sangue di entrambe le fazioni, portandoli a scontrarsi innumerevoli volte. Arslan risulta il nome più ricorrente nelle fonti turche per indicare la rappresentazione nemica che, visto il significato di “leone” o “forte come un leone”, deve essere legata al simbolo della Repubblica stessa. Altre fonti, non ufficiali, ci permettono però di vedere come il giovane Veneto venisse indicato anche come Afet, ovvero “disastro”.
Non ci arrivano altre notizie riguardanti il modo di chiamarlo in altre nazioni, quali l'Ungheria, la Croazia e la Serbia, a cui la Repubblica donò un sovrano e delle regine. Possiamo supporre che il nome con cui si facesse cenno al Serenissimo fosse quello da lui sceltosi, Marco o il greco Angelo. Riguardante il breve periodo di dominio sull'isola di Cipro sappiamo che il nome bizantino veniva alternato con Filippo (amante dei cavalli), ma sembra essere un'usanza di poca importanza.
#my aesthetic#headcanon#veneto#headcanon storici#history: o venezia che sei la più bella#oc by blogitalianissimo#/con piccolo esperimento che deriva dalla pazzia di fare storia#/il fatto che gli storici siano a conoscenza dell'esistenza della presenza di rappresentazioni territoriali antropomorfe è inventato#/così come le fonti anche se ho cercato di essere più storicamente accurata e verosimile
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Venezia - Biblioteca Nazionale Marciana
#venezia#biblioteca marciana#san marco#biblioteca nazionale marciana#piazza san marco#national library#wenecja#biblioteka#venedig#venise#venice
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