#paramenti liturgici
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Seta & Oro
La collezione tessile di Mariano Fortuny
a cura di Doretta Davanzo Poli, testi di Marcello Brusegan
Arsenale Editrice, Venezia 1997, 200 pagine, 21,5 x 30 cm, ISBN 88-7743-187-3
euro 90,00
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Mostra Biblioteca Nazionale Marciana, Lib.Sansoviniana Venezia 1997-1998
Del poliedrico talento spagnolo è nota, in Italia e all'estero, la produzione pittorica, scenografica e, in particolare, di stampa su seta e di creazioni di moda: attività per le quali si ispirava largamente alla collezione di tessuti iniziata dai suoi genitori e da lui stesso incrementata e conservata nel palazzo veneziano Pesaro degli Orfei dove risiedeva, divenuto ora museo comunale a lui intitolato. Nelle vetrine del Salone della Libreria Sansoviniana sono stati esposti per la prima volta, in questa eccezionale occasione, un centinaio di esemplari di stoffe, ricami e vesti selezionati dalla collezione Fortuny. Non si tratta di piccoli campioni, ma di drappi di notevoli dimensioni (utilizzati da Fortuny nel raffinato e decadente arredo della sua abitazione veneziana), di paramenti liturgici (pianete, tonacelle, piviali) e di vesti etnografico-aristocratiche di area asiatica, di grande spettacolarità, come viene testimoniato dall'immagine scelta per la copertina del catalogo e il manifesto dell'eposizione: una veste tessuta per il "piccolo imperatore", identificabile come tale dalla presenza di ben diciotto draghi a cinque artigli.
18/01/23
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Sicilia Invernale: Scoprire le Meraviglie di Palermo
Mentre molti associano la Sicilia alle vacanze estive, una visita invernale offre un'esperienza completamente diversa e altrettanto affascinante, specialmente nel suo capoluogo, Palermo. L'inverno in Sicilia significa meno folle, un clima più mite rispetto al resto d'Europa, e la possibilità di immergersi nella cultura e nella gastronomia locali senza l'affollamento tipico delle stagioni più calde. Una volta arrivati sul posto è possibile approfittare del deposito bagagli di Palermo soluzione che permette di “liberarsi” in totale sicurezza delle proprie borse evitando la scomodità di doverle portare con se durante un tour della città. Insomma un’esperienza da vivere in compagnia della propria famiglia o dei propri amici così da godersi le bellezze di questa meravigliosa regione anche al di fuori dei classici mesi estivi. Cose da Vedere a Palermo Questa splendida città offre davvero moltissimo ai viaggiatori “fuori stagione”. Qui di seguito abbiamo provato a riassumere i 5 luoghi di interesse che sono da considerare come “da non perdere”: - Cattedrale di Palermo: Un incantevole esempio di architettura normanna, gotica, barocca e neoclassica, la cattedrale ospita tombe reali e preziose opere d'arte. - Palazzo dei Normanni e Cappella Palatina: Questo antico palazzo reale, con la sua stupefacente Cappella Palatina, vanta splendidi mosaici bizantini e arabi-normanni, unendo influenze culturali diverse. - Teatro Massimo: Uno dei più grandi teatri d'opera in Europa, famoso per la sua acustica perfetta e l'architettura imponente. - Mercati Storici: I mercati di Ballarò, Vucciria e Capo sono un'esplosione di colori e sapori, dove si possono trovare prodotti locali e assaporare la vera vita palermitana. - Orto Botanico: Un'oasi verde nel cuore della città, perfetta per una passeggiata rilassante tra piante esotiche e autoctone. La Cattedrale di Palermo: Un Tesoro Architettonico e Storico La bellissima cattedrale della città merita, però, un approfondimento. Ufficialmente nota come Cattedrale Metropolitana della Santa Vergine Maria Assunta, è un eccezionale esempio di architettura che unisce diversi stili, riflettendo la complessa storia di Palermo. Edificata originariamente nel 1184 sul sito di una precedente basilica bizantina, che a sua volta era stata costruita sopra una chiesa musulmana, la cattedrale è un palinsesto di influenze culturali e artistiche. Nel corso dei secoli, la cattedrale è stata oggetto di numerose modifiche e restauri, che hanno aggiunto elementi gotici, barocchi e neoclassici all'edificio originale in stile normanno. La facciata, rinnovata nel XVIII secolo, è un imponente esempio di barocco siciliano, mentre il portico meridionale, aggiunto nel XVI secolo, è un capolavoro del Rinascimento. Interni e Opere d'Arte. All'interno, la cattedrale è altrettanto maestosa. Il suo interno a tre navate, con una serie di cappelle laterali, ospita numerose opere d'arte, tra cui mosaici, sculture e dipinti. Un elemento di spicco è il sarcofago che contiene le spoglie di Federico II di Svevia, uno dei sovrani più importanti del Medioevo, nonché di altri membri della famiglia reale normanna e sveva, inclusi Ruggero II e Costanza d'Altavilla. La cattedrale custodisce anche il famoso Tesoro della Cattedrale, una collezione di oggetti sacri, tra cui reliquie, paramenti liturgici e oggetti d'arte, che raccontano la storia religiosa e artistica della città. La Cupola e il Tetto. Una delle caratteristiche più notevoli della Cattedrale di Palermo è la sua cupola, aggiunta nel XVIII secolo e visibile da molti punti della città. Il tetto della cattedrale è accessibile ai visitatori e offre una vista panoramica unica su Palermo e sui suoi dintorni, permettendo di apprezzare la complessità architettonica dell'edificio e la bellezza del paesaggio siciliano. Importanza Culturale e Religiosa. La Cattedrale di Palermo non è solo un monumento storico, ma anche un luogo di profonda importanza religiosa e culturale. È la sede dell'Arcidiocesi di Palermo e gioca un ruolo centrale nelle celebrazioni religiose e nelle tradizioni della città. Cucina Tipica Palermitana Quando si visita la Sicilia non si può non provare i piatti tipici della tradizione enogastronomica. Tra questi spiccano, sicuramente: - Panelle e Crocchè: Frittelle di ceci e patate, spesso servite in un panino come street food. - Arancina: Una palla di riso ripiena e fritta, un classico della cucina siciliana. - Pasta con le Sarde: Un piatto che unisce pasta con sarde, finocchietto selvatico, uvetta e pinoli. - Cannoli: Tubi di pasta frolla fritti e ripieni di ricotta dolce, un'icona della pasticceria siciliana. Come Arrivare Palermo è ben collegata con il resto d'Italia e dell'Europa tramite l'Aeroporto Falcone-Borsellino, con voli regolari da numerose città. In alternativa, la città è raggiungibile in traghetto da vari porti italiani, un viaggio che offre una vista spettacolare dell'isola. La stazione ferroviaria di Palermo Centrale è un altro punto di arrivo, collegando la città con il resto della Sicilia e della penisola. Palermo in inverno è un'esperienza unica: il clima più fresco e la minor affluenza di turisti permettono di godersi la città in tutta la sua autenticità. La ricchezza culturale, storica e gastronomica di Palermo, unita alla bellezza paesaggistica della Sicilia, rende questa destinazione ideale per una vacanza invernale diversa dal solito, lontana dal freddo e dalla routine. Foto di salvatore galle da Pixabay Read the full article
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Don Luciano Labanca" Sparire per Cristo"
III Domenica di Avvento (Anno B) – Gaudete (17/12/2023) Vangelo: Gv 1,6-8.19-28 Un’atmosfera di gioia caratterizza la III domenica di Avvento, come emerge anche del colore rosaceo dei paramenti liturgici utilizzati, che si distingue dal viola degli altri giorni di questo tempo di attesa. Il clima di gaudio discreto assicura che Dio non abbandona il suo popolo, perchè il silenzio della storia…
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Diplomatic Post: London (Episodio 2)
Una periferia che poteva andar bene all’anziano gesuita cardinal Sbrodoglio ma che a lui, il giovane ed ambizioso diplomatico del Vaticano figlio d’arte, stava terribilmente stretta; da convinto sostenitore del multilateralismo quale era, non poteva non guardare con simpatia al ruolo sempre più rilevante che la Cina si stava ritagliando sullo scacchiere mondiale. Dunque Londra – e Londra, grazie all’amicizia con Leone XIV, subito fu. Era ancora immerso in questi pensieri mentre, nella cappella della nunziatura in cui aveva fatto raccogliere il personale per un improvvisato ma con ciò non meno solenne Te Deum di ringraziamento a Dio ed al regnante pontefice, riponeva i paramenti liturgici e rispondeva con British understatement alle calorose felicitazioni che tutti i collaboratori si affrettavano a rivolgergli con adulante solerzia; lì fu raggiunto dal consigliere di nunziatura che gli porse un biglietto appena giunto ed a lui personalmente indirizzato – professor Edmund Moriarty, addetto culturale dell’ambasciata britannica a Buenos Aires, recitava lo scritto posto sul retro. Tornato nel suo studio privato, l’arcivescovo Odescalchi aprì immediatamente la lettera per leggerne il contenuto: <>. L’arcivescovo Odescalchi conosceva alla perfezione l’arte di leggere tra le righe – in lui instillata dalla plurisecolare tradizione della propria nobile famiglia e dal senso di romanitas appreso nei sacri palazzi. Ma quella volta, preso com’era dai preparativi per l’imminente trasferimento, l’esercizio non gli riuscì – ed il criptico messaggio di Moriarty restò per lui lettera morta. Negli stessi istanti, il trentacinquenne efebico professor Moriarty alzava la cornetta del telefono per lasciare un messaggio al suo ventenne compagno, un ballerino studente di danza classica, residente a Londra: <>. Aprile 2022 – London, Croydon. John Hopkins aveva iniziato la giornata allo stesso identico modo con cui era solito, da sei mesi a questa parte, trascorrere ogni santa domenica: alzandosi molto tardi ed andando a consumare il brunch nel suo pub preferito sotto casa; negli ultimi sei mesi infatti, da quando era stato costretto suo malgrado al pensionamento anticipato come chief inspector della squadra omicidi per questioni di riorganizzazione del personale all’interno della Metropolitan Police, cercava di scacciare i demoni di quella pillola che per lui, sessantenne scapolo e workaholic, si era rivelata troppo amara, trascorrendo ogni sabato notte in questo o quello strip club di Soho tra spettacoli di tette sode e culi marmorei (il tutto innaffiato da due o tre bottiglie di champagne) – salvo poi risvegliarsi all’indomani con lo stesso stato d’animo del giorno prima: ovvero, cupo e pensieroso. Al colpo del pensionamento anticipato e non voluto, si era aggiunta la botta dell’ultimo caso di omicidio avuto tra le mani come chief inspector: un vero e proprio rebus, uno dei pochi suoi casi rimasti insoluti, che seguitava a tormentarlo ed a plasmarne il mood. Una coppia di giornalisti scandalistici, lavorativa ed affettiva (i due convivevano), era stata uccisa a colpi di pistola in un vicolo senza telecamere nella periferia sud di Londra.
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Il Papa è in Piazza San Pietro per la messa delle Palme, 30mila i fedeli presenti
Il Papa ha aperto la celebrazione della Domenica delle Palme con la voce debole e lievemente affannata. Indossa i paramenti liturgici e ha raggiunto la sua sedia a piedi con l’aiuto del bastone, con passo lento, senza sedia a rotelle. Sono circa trentamila i fedeli a Piazza San Pietro per la messa della Domenica delle Palme celebrata da Papa Francesco. E’ quanto stima la gendarmeria…
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Il Papa è in Piazza San Pietro per la messa delle Palme - Politica
Il Papa ha aperto la celebrazione della Domenica delle Palme con la voce debole e lievemente affannata. Indossa i paramenti liturgici e ha raggiunto la sua sedia a piedi con l’aiuto del bastone, con passo lento, senza sedia a rotelle. Papa Francesco è arrivato in Piazza San Pietro dove presiede la celebrazione della messa della Domenica delle Palme. Francesco è arrivato nei pressi dell’obelisco,…
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PARAMENTI LITURGICI – restauro pianeta Restauro paramenti liturgici : fase preliminare - analisi ricamo e proiezione delle aree mancanti su pianeta o casula del 700 con fili oro Info: [email protected]
#alessandra restelli#casula#chi restaura pizzi#chi restaura ricami#corredo sacro#fili oro#kartika980#la camelia collezioni#la camelia collezioni vigevano#la camelia vigevano#liturgico#paramenti liturgici#pizzi liturgici#restauro#restauro paramenti sacri#restauro pianete#restauro ricami#restauro tessuti#ricami oro
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Museo Davia Bargellini
Il Museo Davia Bargellini è l’ultima mia tappa (per il momento) qui a Bologna. L’allestimento del museo è ancora quello del 1924, anno in cui è stato aperto al pubblico da Francesco Malaguzzi Valeri, Soprintendente delle Belle Arti, che voleva mostrare il tipico arredamento di una dimora bolognese del Settecento.
Non troverete solo ritratti e sculture ma anche ceramiche, una collezione di ferri battuti, paramenti liturgici, una carrozza ed un teatrino con marionette.
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CHIESE DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
La Chiesa confraternale della Madonna del Carmine (soprannominata "del Millanta", o "delle Rose") di Castagneto Carducci (LI) si trova in Via Bolgherese 6, facente parte della Diocesi di Massa Marittima-Piombino. Esisteva in loco un'antica chiesetta semidistrutta, già di proprietà della Confraternita della Madonna del Carmine di Castagneto e, dal 1790 circa, di proprietà della famiglia Millanta. Stando al dettato di un'epigrafe, un loro discendente, Niccola (1818-1884), donò la chiesa alla Confraternita della Misericordia, più specificatamente destinò alla costruzione un lascito del fratello Don Giuseppe (il "Maestro" del Carducci), ma la morte lo colse qualche mese prima dell'ultimazione della chiesa e la donazione fu effettuata a suo nome dai figli Francesco (detto "Cecconaso"), Maria Annunziata, Agata ed Evaristo (detto "Marcellino"), i quali avrebbero quantomeno ricordato nell'epigrafe quello zio Don Giuseppe che aveva finanziato l'opera. Attualmente ospita (dal febbraio 2000) un museo a carattere religioso, intitolato "Centro per la conservazione dell'arredo sacro e del costume religioso", nella cappella della Madonna delle Rose, che fu sede della Confraternita del Carmine, fino alla soppressione leopoldina del 1785. Raccoglie gli arredi liturgici e paramenti e altri oggetti sacri della Confraternita della Misericordia, della famiglia Della Gherardesca e di Chiese della zona. Gli arredi sono esposti a rotazione in collegamento alle feste triennali in onore del SS. Crocifisso. L'esposizione degli oggetti è corredata da didascalie che ne illustrano l'uso liturgico. Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/Castagneto.html Per aggiungere informazioni: [email protected]
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Nessun Papa può abusare del diritto liturgico
Nessun Papa può abusare del diritto liturgico
Il 12 marzo Francesco si è recato presso la chiesa gesuita del Gesù a Roma per una messa in occasione del 400° anniversario della canonizzazione di sant’Ignazio di Loyola e di san Francesco Saverio. Non indossava paramenti liturgici e quindi non dava alcuna indicazione che stesse concelebrando o presiedendo. Invece, ha concelebrato, stendendo la mano e pronunciando le parole di consacrazione,…
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#abusi liturgici#Bergoglio#bergoglionate#bergoglionismos#culto divino#diritto divino#disobbedienza#Jorge Bergoglio#Jorge Mario Bergoglio#Papa Bergoglio#papa Francesco
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I Tessuti delle Fieschine
Marzia Cataldi Gallo
Sagep, Genova 2012, 112 pagine, 24,5x30,7cm, ISBN 9788863731842
euro 25,00
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Collana di Studi Fondazione Conservatorio Fieschi
Nel volume "I tessuti delle Fieschine" è analizzato il bel patrimonio tessile del Conservatorio Fieschi, formato soprattutto dai paramenti destinati al culto nella Chiesa delle Fieschine. Alcuni furono donati dalle nobildonne e forse confezionati con i loro abiti smessi, altri ricamati dalle sapienti mani delle "maestre" e delle "figlie", altri acquistati, anche in tempi recenti, per completare la collezione con tutti i colori liturgici. I tessuti delle Fieschine permettono di spaziare dalle mirabolanti composizioni dei tessitori francesi del Settecento fino ai damaschi, fiore all'occhiello delle manifatture genovesi, protagonisti della collezione con teli settecenteschi e con rivestimenti acquistati ancora negli ultimi anni anche per arredare la magnifiche sale del Conservatorio. I ricami documentano i risultati eccellenti raggiunti dai ricamatori genovesi, per un verso dalle "figlie" aiutate dalle "maestre" per altro dai molti e rinomati laboratori attivi in città. Il volume, grazie anche alle splendide foto di Dario Nicolini, documenta la collezione di tessuti del Conservatorio Fieschi.
11/09/23
#Tessuti Fieschine#Conservatorio Fieschi#patrimonio tessile#tessuti settecento#damaschi genovesi#ricamatori genovesi#Dario Nicolini#textiles books#fashionbooksmilano
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LUNEDI 21 FEBBRAIO 2022 - ♦️ SAN PIER DAMIANI ♦️ San Pier Damiani o Pier di Damiano o Pietro Damiani (Ravenna, 1007 – Faenza, 21 o 22 febbraio 1072) è stato un teologo, vescovo e cardinale italiano della Chiesa cattolica che lo venera come santo, proclamato dottore della Chiesa nel 1828. Fu grande riformatore e moralizzatore della Chiesa del suo tempo, autore di importanti scritti liturgici, teologici e morali ed uno dei migliori latinisti del suo tempo. Diceva di considerarsi Petrus ultimus monachorum servus (Pietro, ultimo servo dei monaci). Pier Damiani continuò a non amare la vita di curia e chiese più volte a Papa Alessandro II di permettergli di ritornare al chiostro. Dieci anni dopo la nomina a vescovo, nel 1067, ottenne il permesso di tornare a Fonte Avellana, rinunciando a tutte le sue cariche. Ma dopo soli due anni venne richiamato per un'ultima missione: trattenere Enrico IV dal divorziare da Berta di Savoia. La missione fu coronata da temporaneo successo (Concilio di Magonza, 1069). La vita monastica da lui praticata a Fonte Avellana, e diffusa altrove, era tra le più dure conosciute dal monachesimo occidentale: autoflagellazione, penitenze, recita quotidiana del salterio, quantità minime di cibo, lavoro manuale (egli stesso dichiarò di essere stato particolarmente abile nella produzione di cucchiai di legno). Nel 1071 si recò a Montecassino per la consacrazione della chiesa abbaziale. Agli inizi dell'anno seguente si recò a Ravenna per ristabilire la pace con l'arcivescovo Enrico, che aveva appoggiato l'antipapa Clemente III provocando l'interdetto sulla città. Urna con le ossa di San Pier Damiani, presso la cattedrale di Faenza. Le ossa del volto e delle mani sono ricoperte da ricostruzioni d'argento, il resto dello scheletro è ricoperto di paramenti sacri. Durante il viaggio di ritorno all'eremo di Gamogna (uno dei tanti da lui fondati), un'improvvisa malattia lo costrinse a fermarsi a Faenza. Fu ospitato nel monastero benedettino di Santa Maria Fuori le Mura (oggi conosciuta come Santa Maria Vecchia), dove spirò la notte tra il 21 e il 22 febbraio 1072. Trovò dapprima sepoltura nella chiesa del monastero ed in seguito le sue ossa furono traslat (presso Ravenna, Italy) https://www.instagram.com/p/CaPgV5SMszV/?utm_medium=tumblr
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P. Fabrizio Cristarella Orestano Commento Domenica 27 marzo – Quarta di Quaresima
P. Fabrizio Cristarella Orestano Commento Domenica 27 marzo – Quarta di Quaresima
IV Domenica di Quaresima – Laetare (Anno C) (27/03/2022) Vangelo: Lc 15,1-3.11-32 Davvero oggi dobbiamo gioire, davvero oggi è necessario spalancare il cuore alla letizia… oggi la liturgia ci invita a contemplare ed a cantare la misericordia del Signore! È la domenica detta laetare proprio per questo richiamo alla gioia che essa contiene; il colore rosaceo dei paramenti liturgici è…
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Ma sapete il vero motivo del perché porta male il viola in ambito teatrale ? Nel Medioevo, nel periodo della Quaresima, erano vietate le rappresentazioni teatrali, comportando disastri economici per gli attori, che quindi odiavano il viola, colore dei paramenti liturgici usati durante la Festività. Ed ecco che nasce questa forma di rifiuto/scaramantico nei confronti del colore viola. Ma il viola non è il solo colore odiato nell’ambito teatrale, infatti in Francia non vestono il verde in scena, perché era il colore indossato da Molière, che morì in scena il 17 febbraio 1673, durante la rappresentazione de Il Malato immaginario. In Spagna invece è considerato di cattivo auspicio indossare in scena vestiti di colore giallo, collegato alla corrida: il mantello del torero all’interno è giallo e se quel colore dovesse venire fuori, vorrebbe dire che il toro avrebbe ottenuto la vittoria. In Inghilterra è considerato sfortunato il colore blu: superstizione collegata al fatto che un tempo le stoffe di questo colore erano molto costose. https://www.instagram.com/p/CHjFJWSnNz-/?igshid=1e548r9i0upon
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Pell, tutte le tappe di una condanna senza fondamento
A marzo il cardinale condannato per abusi sulla sola parola dell’accusatore, malgrado più di 20 testimoni a discolpa. Ad agosto, il rigetto dell’appello con il voto di 2-1 e il parere del giudice dissenziente, secondo cui le evidenze rendono «impossibile accettare» l’accusa. Nel 2020 l’esame dell’Alta Corte. E l'Australia è spaccata tra pregiudizio anticattolico e laici che parlano di malagiustizia.
di Marco Tosatti (27-12-2019)
Nei prossimi mesi l���Alta Corte australiana esaminerà il ricorso del cardinale George Pell, condannato in primo e secondo grado per presunti abusi, che sarebbero stati commessi in una domenica imprecisata di metà anni Novanta, poco dopo essere stato nominato arcivescovo di Melbourne.
La speranza di molti è che l’Alta Corte renda finalmente giustizia a un uomo che molto probabilmente è stato condannato ingiustamente; e che sicuramente è stato messo al centro di una situazione di linciaggio mediatico e non solo, al colmo di una frenesia anti-cattolica del mondo “progressista” australiano.
È interessante notare, e fa sperare, che negli ultimi mesi diverse voci si sono levate non solo e non tanto in difesa del cardinale, ma anche per muovere dubbi sul corretto funzionamento della macchina giudiziaria australiana (vedi per esempio qui e qui). Quella stessa macchina in cui Pell ha avuto tanta fiducia da scegliere di lasciare il Vaticano (era a capo della Segreteria per l’Economia e le Finanze), dove avrebbe potuto godere di immunità diplomatica, per affrontare a viso aperto un’accusa di cui si è sempre dichiarato innocente.
Ma il clima in cui si sono svolti i processi - con Pell e i suoi avvocati insultati da una folla urlante di attivisti fuori dal tribunale, e gran parte dei mass media impegnati ad alimentare un clima di odio e di caccia alle streghe - testimonia della difficoltà di ottenere un processo equo in quel Paese.
LE TAPPE GIUDIZIARIE
Nel marzo del 2019, il giudice Peter Kidd ha condannato il cardinale Pell a sei anni di prigione, con la possibilità, dopo tre anni e otto mesi, di ottenere la libertà su cauzione. Pell è stato ritenuto responsabile dalla giuria di cinque atti di aggressione sessuale (quattro dei quali contemporanei) contro due ragazzi del coro che nel 1996, all’epoca della sua nomina ad arcivescovo di Melbourne, avevano 13 anni. Secondo l’accusa, Pell, subito dopo una solenne Messa domenicale, ancora vestito con i paramenti liturgici, avrebbe assaltato sessualmente in una sacrestia non isolata due ragazzini del coro, sorpresi a bere il vino da usare per la consacrazione, obbligandone uno alla fellatio e usando l’altro per masturbarsi. Il tutto in cinque-sei minuti. In un’altra occasione avrebbe spinto una delle vittime contro un pilastro toccandogli i genitali.
Da rimarcare che questi sarebbero stati gli unici abusi commessi dall’imputato in tutta la sua vita. E già questo appare singolare. Chi è esperto di questi casi sa che i responsabili reiterano le aggressioni; anche in luoghi diversi e a distanza di tempo, con diverse vittime. Non si fermano certo a un singolo episodio.
La prima condanna è stata pronunciata da una giuria popolare, composta di 12 persone. Ora, è interessante osservare che la condanna è venuta in un secondo processo (di primo grado). Infatti, una prima giuria si era espressa - dieci contro due - a favore del proscioglimento dell’accusato. Ma il giudice aveva poi scelto, in mancanza dell’unanimità, di aprire un secondo giudizio.
Da ricordare anche che, sin dal 2014, la Polizia dello Stato di Vittoria aveva aperto un’inchiesta “open ended” per cercare testimonianze e prove per eventuali reati di abuso commessi dal cardinale Pell; e questo anche in assenza di denunce o segnalazioni. L’impressione - e anche più di un’impressione - è che nella polemica lanciata contro la Chiesa cattolica per gli abusi si sia cercato un bersaglio eccellente. E che questo sia stato identificato nel porporato, inviso all’opinione pubblica progressista per le sue posizioni in fatto di omosessualità, gender e matrimonio gay.
La squadra legale di Pell ha presentato appello. Ha detto che il verdetto, emanato dalla (seconda) giuria di 12 persone, è “irragionevole”, perché si basa “unicamente sulla parola del denunciante”. E in effetti, vista dall’esterno, questa circostanza appare assolutamente incredibile: che cioè, a circa vent’anni di distanza da un fatto presunto, chiunque possa essere condannato in base a un’accusa priva di testimonianze di appoggio o di qualsiasi altra prova. Il ricorso affermava poi che “in base a tutta l’evidenza, compresa l’evidenza a discolpa e non contrastata di più di venti testimoni della Corona, non era possibile per la giuria essere soddisfatta oltre ogni ragionevole dubbio unicamente sulla parola dell’accusatore”. La difesa aveva preparato anche un filmato per mostrare alla giuria come fosse impossibile compiere attività sessuale nei luoghi e nei modi descritti dall’accusatore - nella cattedrale e in quel momento della mattina - subito dopo la Messa principale celebrata da Pell: ma la proiezione di questo filmato non è stata permessa dal giudice. Una decisione che viste le circostanze - un’accusa senza testimoni - non appare comprensibile, se non nell’ottica di un pregiudizio contro Pell.
Il ricorso di Pell è stato rigettato nell’agosto 2019, con due voti contro uno. Ma uno dei tre giudici, Mark Weinberg, ha scritto una memoria di duecento pagine per spiegare perché secondo lui esiste “una possibilità significativa” che il cardinale non abbia commesso l’abuso per cui è in galera. Weinberg avrebbe liberato Pell, e ha detto di non poter escludere che alcune parti della denuncia dell’ex ragazzino del coro fossero “costruite”.
Da notare fra l’altro che la seconda presunta vittima, morta per overdose di eroina nel 2014, aveva detto a sua madre di non aver mai subito abusi. Se fosse stata in vita, probabilmente, tutta l’accusa sarebbe caduta. Secondo Weinberg c’era tutto un corpo di evidenze che “rendevano impossibile accettare” il racconto del denunciante. “C’erano inconsistenze, discrepanze, e un certo numero di risposte semplicemente non avevano senso”, ha scritto Mark Weinberg. E continua così: “Un elemento inusuale di questo caso era che dipendeva interamente dall’accettazione del denunciante, al di là di ogni dubbio ragionevole, come di un testimone credibile e affidabile. Tuttavia la giuria è stata invitata ad accettare la sua versione senza che ci fosse nessuna conferma indipendente per essa”.
Per cui Pell è stato condannato a sei anni di prigione in base alla testimonianza della stessa persona che ha sporto la denuncia. Di recente Andrew Bolt di Sky News ha svolto un’inchiesta, ricostruendo, in base all’accusa, i movimenti dei personaggi in quella - non specificata - domenica del 1996 ed è giunta alla conclusione, documentata con un filmato, che semplicemente Pell non avrebbe potuto compiere ciò per cui è stato condannato. Ora, dopo il nuovo ricorso del cardinale, la parola spetta all’Alta Corte.
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/05/25/tesori-e-inventari-della-cattedrale-di-nardo-sec-xv-xix/
Tesori e inventari della Cattedrale di Nardò (sec. XV-XIX)
Dalla prefazione di Maurizio Nocera
SUI LIBRI SACRI DEGLI INVENTARI
DELL’ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI NARDO’
Giuliano Santantonio è un dotto uomo di chiesa, e di chiesa tratta in questo volume. Trattasi infatti del patrimonio storico e sacro-oggettuale della Cattedrale di Nardò. La sua ricerca, di difficile impegno (lui stesso lo afferma nella sua introduzione), ha seguito un percorso rintracciabile nelle Visite Pastorali di differenti Vescovi succedutisi sulla cattedra della Diocesi neritina. Il suo campo d’indagine è stato il deposito del ricco Archivio Storico Diocesano di Nardò (ASDN), da lui stesso indicato in un suo precedente saggio Ecclesia Mater[1] come il luogo in cui
«oltre agli atti delle visite pastorali, conserva una grande quantità di altre fonti documentarie, come per esempio i processi benificiali».
L’autore, ovviamente, scrive pure che in quell’archivio c’è molto altro ancora. Per cui la ricerca non finisce con questo suo nuovo saggio.
A premessa di quanto qui si leggerà, va detto che sarà utile sapere che Giuliano Santantonio si è già cimentato con queste stesse fonti in occasione appunto del libro Ecclesia Mater citato nel quale, con una prosa asciutta ed eloquente, ha fatto conoscere i differenti avvicendamenti architettonici e manutentivi della costruzione della fabbrica della Matrice neretina, costruita sul sito di una più antica chiesa (sec. XI) su pianta basilicale di origine normanna, attribuita «all’iniziativa di Goffredo l’Inclito (1035-1100), conte di Conversano e di Nardò».
Qui, a differenza della precedente ricerca, l’autore riporta gli inventari (tutti scritti in latino, ad eccezione di uno, e da lui tradotti) degli oggetti sacri posseduti dalla cattedrale a iniziare da quelli indicati nelle tre Visite Pastorali di Mons. Ludovico De Pennis (16 giugno 1451 – gennaio 1483 deceduto), la prima effettuata nel 1452, con le aggiunte redatte in una sua seconda Visita (1460), ed ancora altre aggiunte rilevate in una terza Visita (1485), quest’ultima compiuta dal suo successore Mons. Ludovico De Justinis (31 gennaio 1483 – 1492 deceduto).
Leggendo e rileggendo gli Inventari di una così importante chiesa salentina, per me laico ma sempre attento agli eventi della Chiesa, mi sono chiesto cosa sottolineare della grande massa di oggetti e paramenti sacri elencati durante le diverse Visite Pastorali in un arco di tempo così lungo (1452-1763). Sicuramente, a causa di una mia sorta di “deformazione professionale”, la curiosità mi ha portato a puntare lo sguardo sui libri posseduti dalla diocesi. Grande è stato sempre il mio interesse per i libri liturgici e in genere religiosi, soprattutto per la loro straordinaria bellezza tipografica, e penso alla grande Bibbia delle 42 linee di Gutenberg del 1454[2]. Occorre dire che da sempre la Chiesa ha dato massima importanza ai libri. Ricchissima è l’iconografia cristiana che mostra immagini di apostoli, di santi e sante, di martiri e martirizzati, di beati e beate con tra le mani codici, cartigli o Exultet. Si pensi ad esempio a san Paolo, l’apostolo delle genti, che viene raffigurato con due immancabili attributi: la spada e il codice. La spada perché antico servitore (esattore) della Giudea e il codice, contenente i suoi scritti sulla base dei quali verrà poi edificata la Chiesa di Roma…
Note
[1] Ecclesia Mater. La fabbrica della cattedrale di Nardò attraverso gli atti delle visite pastorali, Congedo, Galatina 2013.
[2] La biblioteca “Antonio Sanfelice” della diocesi di Nardò-Gallipoli vanta il possesso della rarissima edizione della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. In folio, fu stampata nel 1470 da Johannes Andreas, per i tipi di Conrad Sweynheim e Arnold Pannartz, prototipografi renani, allievi di Gutenberg, che, stabilendosi a Subiaco, e poi a Roma, introdussero l’arte tipografica in Italia. L’esemplare neritino, con coperta in pergamena rigida, è miniato con fregi floreali e geometrici; nelle prima pagina riporta un bellissimo stemma degli Avogadro. Oltre a numerosi capilettera miniati, contiene un’epistola a Joh. Andreae, Alariensis episcopi. Dell’esemplare sono note solo altre 14 copie, conservate in importanti biblioteche italiane ed in quella vaticana (Cfr. M. Gaballo, La biblioteca “Antonio Sanfelice” della diocesi di Nardò-Gallipoli. La restitutio ad integrum di una pregevole raccolta defraudata, in D. Levante (a cura di) Studia Humanitatis. Scritti in onore di Elio Dimitri, Barbieri Selvaggi, Mottola 2010, pp. 167-208). Sull’edizione neritina Alessandro Laporta ha scritto: “l’incunabolo posseduto dalla Biblioteca Vescovile di Nardò, esemplare che surclassa le due edizioni pliniane possedute dalla Biblioteca Innocenziana di Lecce (1483) e dalla Consorziale di Bari (1496). L’ex-libris della copia neritina recita esplicitamente Bibliothecae Episcopii Neritonensis addixit Antonius Sanfelicius Ep[iscop]us Nerit[inus], mentre in calce l’incunabolo reca l’impresa araldica degli Avogadro. Prima di passare al Sanfelice, il Plinio di Nardò appartiene verosimilmente ad uno sconosciuto discepolo di Esculapio che, al verso della carta 374, appunta alcune ricette, rendendo ancora più prezioso questo straordinario documento (A. Laporta, Il Plinio di Nardò. Un incunabolo da riscoprire, in http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/09/11/alessandro-laporta-il-plinio-di-nardo-un-incunabolo-da-riscoprire/ ).
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