#Base Usa Camp Darby
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IL TABU' DELL'OCCUPAZIONE MILITARE USA IN ITALIA. 21 SETTEMBRE, FIRENZE SI MOBILITA CONTRO IL COMANDO NATO
EUROPA 20 Settembre 2024 di Leonardo Sinigaglia https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_tab_delloccupazione_militare_usa_in_italia_21_settembre_firenze_si_mobilita_contro_il_comando_nato/39130_56755/ A partire dall’ingresso dell’Italia nella NATO, la servitù militare è stata per il nostro paese una costante. Non solo i soldati italiani sono stati utilizzati come ascari degli Stati Uniti…
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+++Breaking Fancul News+++
In foto,70 ettari di bosco che a breve saranno sacrificati per una base militare pro USA.
Siamo in TOSCANA nel “PARCO DI SAN ROSSORE”, accanto a Camp Darby già base militare.
Lo scempio ambietale sarà realizzato con i fondi del PNRR dopo l'ok del presidente Mario Draghi.
Amen.
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btw the dock workers of livorno also protested in 2003 when the usa wanted to ship arms from camp darby (pisa) to iraq (the invasion of which was supported by—you guessed it—the berlusconi government). the workers went on a 24 hour strike in coordination with the disobbedienti movement, who, meanwhile, were trying to physically prevent the cargo from leaving the military base. that is to say—there have always been faint glimmers of hope in this country, and there probably always will be. they just happen to be located very very far from the palaces of rome.
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L’aviazione militare americana ha trasportato mezzo milione di test per il coronavirus dalla base di Aviano (PN) in Tennessee, secondo quanto riportato dal sito specializzato Defense One.
Nelle stesse ore in cui la Protezione Civile registrava il più forte aumento di contagi dall’inizio dell’epidemia da virus Sars-CoV-2, apprendevamo che un jet militare, con a bordo un carico di mezzo milione di tamponi, era decollato da Aviano, lunedì 16 marzo, nel primo pomeriggio. In quel momento in Italia erano stati appena censiti quasi 30 mila casi e 2.158 morti mentre negli Stati Uniti i decessi registrati erano solo 86 ed i positivi 4.500.
Una quantità di tamponi dieci volte superiore a quella usata fin qui proprio in Lombardia, regione che oggi è arrivata a contare quasi 20.000 contagiati dal virus Covid -19. Una quantità enorme che, da sola avrebbe coperto tutte le richieste dell’intero nord Italia (in tutto il paese, dall’inizio dell’epidemia, ne sono stati fatti poco più di 100 mila). Eppure 500.000 tamponi sono partiti per gli Stati Uniti dalla base americana di Aviano, in Friuli-Venezia Giulia, ai piedi delle Prealpi Carniche, circa 15 chilometri a nord di Pordenone.
Dunque, in Italia c’era una gigantesca scorta di test diagnostici, a qualche decina di chilometri dall’epicentro del coronavirus che ha preso il volo per gli USA. Quegli stessi tamponi che le Aziende Sanitarie Regionali stanno cercando in tutti i modi e che non riescono a trovare.
La notizia è stata diffusa in seguito alla pubblicazione su Instagram di un post (poi rimosso) che comunicava l’attività militare in corso accompagnata da una foto della stiva di un quadrireattore C-17 Globemaster dell’Air Force statunitense colma di contenitori con i kit. Notizia poi confermata in via ufficiale dal portavoce del Pentagono, Jonathan Hoffman e dal generale Paul Friedrichs, del comando medico centrale.
A produrre quel mezzo milione di tamponi è stata un’azienda di Brescia, una delle aree più colpite dall’epidemia, la Copan Diagnostics. Lo ha confermato a Repubblica l’ambasciatore USA, Lewis Einsenberg, che intervistato dal quotidiano romano ha precisato: “Gli Stati Uniti continueranno ad acquistare questi tamponi da aziende italiane secondo le proprie necessità. Gli Stati Uniti e l’Italia continuano a lavorare insieme in strettissima collaborazione”.
Dunque, un’azienda bresciana aveva a disposizione una quantità di tamponi sufficiente per le esigenze dell’intero nord Italia, ma li ha venduti agli USA. Come mai? Hanno pagato in anticipo con dollari fumanti? Business as usual?
Si sa che la Casa Bianca aveva già offerto somme altissime per avere l’esclusiva del vaccino sperimentato dai laboratori tedeschi CureVac. Solo che in quel caso è intervenuto il governo centrale tedesco supportato immediatamente dall’Unione Europea che ha stanziato 80 milioni per impedire la fuga del brevetto.
Pare, inoltre, che un’altra scorta si trovi a Camp Darby, alle porte di Livorno – la più grande base militare statunitense presente nel nostro paese – in cui è nota la presenza di magazzini strategici che nei documenti del Pentagono vengono indicati come utilizzabili per “le nazioni ospiti”. Tuttavia, nulla di tutto ciò è stato messo a disposizione del nostro Paese.
Insomma, a Brescia, nel cuore dell’epidemia, dove medici e infermieri lottano ininterrottamente e disperatamente per bloccare il virus, laddove dove ogni giorno migliaia di persone rischiano il contagio, c’erano tutti questi tamponi ed ora non ci sono più.
Proprio lì, in quella zona compresa tra Bergamo e Brescia, che è una delle zone più industrializzate d’Italia e che registra il più alto numero di contagi e di morti da Covid-19, in gran parte operai. Lo stesso sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, qualche giorno fa, in un’ intervista al Fatto Quotidiano, aveva denunciato le forti pressioni degli industriali locali sul governo e sui vertici della regione Lombardia per non far chiudere le fabbriche.
“Qui tanti contagi, colpa dei padroni delle industrie”, così titolava, martedì 17 marzo, l’intervista apparsa sul Fatto Quotidiano al sindaco di Brescia, che aveva ascritto la responsabilità dell’allargamento dei contagi e delle morti per il Covid-19 proprio alla pervicace ostinazione dai grossi e medi industriali del distretto bresciano nel voler mantenere attiva la “produzione” mentre la Confindustria, dichiarava in un suo comunicato del 10 marzo: “di non assumere decisioni affrettate che provochino la chiusura degli impianti e il blocco dell’attività”.
Mezzo milione di tamponi prodotti e poi fatti sparire da quella stessa zona che pullula di fabbriche e di morti da Covid-19, in cui, in barba alla pandemia in corso, gli operai sono costretti ad ammassarsi prima sugli autobus, sui treni e sui mezzi di trasporto pubblici per recarsi al lavoro e poi, una volta in fabbrica, sono costretti a lavorare gomito a gomito sulle linee di produzione, nel migliore dei casi con una mascherina e qualche vago appello a mantenere le distanze. E tutto ciò per produrre armi o altri beni non essenziali ma ai cui profitti i padroni non vogliono, in ogni caso, rinunciare, costi quel che costi. Anche la vita di migliaia di persone.
Se cercavate un esempio di cosa significa, in pratica, la “la prevalenza dell’interesse privato su quello collettivo”, eccolo qui.
La Lombardia paga non a caso più di altre regioni l’avidità e L’IRRESPONSABILITA’ SOCIALE degli “imprenditori”.
A seguire, il commento di Alberto Negri, decano dei corrispondenti italiani di guerra, giornalista che ha visto di tutto, ma questa infamia proprio gli mancava…
Tamponi criminali agli Usa, profitti privati e un governo di inetti
In Italia finora sono stati fatti 100mila tamponi. Ma secondo un’informazione di Repubblica, confermata dall’ambasciatore Usa Lewis Einsenberg, l’italiana Copan Diagnostics di Brescia, uno degli epicentri del Coronavirus, ha appena venduto 500mila tamponi agli Stati Uniti, una quantità sufficiente almeno per i bisogni del Nord.
Visto che “siamo in guerra” come ripetono gli inetti che ci governano – che mai hanno visto una guerra – questi tamponi dovevano essere messi a disposizione del nostro Paese che ha avuto persino più morti della Cina. Se è vero quel che scrive Repubblica, altro che “state a casa”, prendiamoli a calci nel sedere.
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La sera del 10 aprile 1991 al porto di Livorno c’era una situazione di preallarme militare. Una circostanza determinata dalla prima guerra del Golfo e che prevedeva la copertura radio “h 24”, ovvero la radio accesa per le comunicazioni 24 ore su 24. L’operazione “Desert Storm” venne dichiarata “chiusa” proprio la notte tra il 10 e l’11 aprile. Quindi, dal giorno successivo, le navi presenti nelle acque italiane sottoposte al diretto comando del governo statunitense sarebbero state messe a disposizione per altre operazioni militari. Quella sera nella rada di Livorno si trovavano almeno sette navi sottoposte al controllo degli Stati Uniti. Imbarcazioni che dovevano effettuare il trasbordo di armamenti provenienti dal Golfo nella base militare di Camp Darby, collegata alla rada del porto tramite il canale dei Navicelli. Le operazioni avvennero con l’ausilio di imbarcazioni più piccole, per transitare nel canale e passare sotto il ponte levatoio Calabrone. Ma non era tutto. La sera del 10 aprile avvennero operazioni di trasbordo di armamenti anche da una delle navi Usa a un’altra imbarcazione. Armi che non sarebbero mai giunte alla base di Camp Darby. Fu lo stesso comando militare Usa a precisarlo cinque giorni dopo, il 15 aprile: «La nave Efdim junior conteneva materiali di proprietà del governo degli Stati Uniti destinati alla base Usa/Nato di Camp Darby. Questi materiali sembrano essersi volatilizzati. Per quanto ci risulta». Quel 10 aprile l’ultima apertura del ponte Calabrone avvenne alle 15.45. La prima della mattina successiva alle 9.10. Dunque, anche le “movimentazioni” di armamenti di quella sera non seguirono le rotte del canale dei Navicelli. In quel contesto, alle 22.03 del 10 aprile il traghetto Moby Prince si staccò dal molo in direzione Olbia. A bordo sessantacinque membri di equipaggio e settantacinque passeggeri. Ventidue minuti dopo, il traghetto fu costretto a sterzare. In pochi istanti la sua prua penetrò l’imponente Agip Abruzzo, una petroliera alta come un grattacielo e lunga come tre campi di calcio messi assieme. L’impatto fu devastante. Il Moby Prince perforò uno dei tank pieni di petrolio e in pochi minuti tutto cominciò a bruciare. In qualche modo, il traghetto riuscì a disincagliarsi e il comandante Ugo Chessa lanciò un disperato «may day».
Franco Fracassi - The Italy Project
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Fonte: Il Manifesto (Italia)
“ L’8 agosto ha fatto scalo nel porto di Livorno la Liberty Passion (Passione per la Libertà) e il 2 settembre la Liberty Promise (Promessa di Libertà), che saranno seguite il 9 ottobre dalla Liberty Pride (Orgoglio di Libertà). Le tre navi ritorneranno quindi a Livorno, in successione, il 10 novembre, il 15 dicembre e il 12 gennaio.Sono enormi navi Ro/Ro, lunghe 200 metri e con 12 ponti, capaci ciascuna di trasportare 6500 automobili. Non trasportano però automobili, ma carrarmati. Fanno parte di una flotta statunitense di 63 navi appartenenti a compagnie private che, per conto del Pentagono, trasportano in continuazione armi in un circuito mondiale tra i porti statunitensi, mediterranei, mediorientali e asiatici.Il principale scalo mediterraneo è Livorno, perché il suo porto è collegato alla limitrofa base statunitense di Camp Darby. Quale sia l’importanza della base lo ha ricordato il colonnello Erik Berdy, comandante della guarnigione in Italia dello Us Army, in una recente visita al quotidiano «La Nazione» di Firenze.La base logistica, situata tra Pisa e Livorno, costituisce il più grande arsenale Usa fuori dalla madrepatria. Il colonnello non ha specificato quale sia il contenuto dei 125 bunker di Camp Darby. Esso può essere stimato in oltre un milione di proiettili di artiglieria, bombe per aerei e missili, cui si aggiungono migliaia di carrarmati, veicoli e altri materiali militari. Non si può escludere che nella base vi siano state, vi siano o possano esservi in futuro anche bombe nucleari.Camp Darby — ha sottolineato il colonnello — svolge un ruolo chiave, rifornendo le forze terrestri e aree statunitensi in tempi molto più brevi di quanto occorrerebbe se venissero rifornite direttamente dagli Usa. La base ha fornito la maggior parte delle armi per le guerre contro l’Iraq, la Jugoslavia, la Libia e l’Afghanistan. Dal marzo 2017, con le grandi navi che mensilmente fanno scalo a Livorno, le armi di Camp Darby vengono trasportate in continuazione nei porti di Aqaba in Giordania, Gedda in Arabia Saudita e altri scali mediorientali per essere usate dalle forze statunitesi e alleate nelle guerre in Siria, Iraq e Yemen.Nel suo viaggio inaugurale la Liberty Passion ha sbarcato ad Aqaba, nell’aprile 2017, 250 veicoli militari e altri materiali. Tra le armi che ogni mese vengono trasportate via mare da Camp Darby a Gedda, vi sono certamente anche bombe Usa per aereo che l’aviazione saudita impiega (come risulta da prove fotografiche) per fare strage di civili nello Yemen. Vi sono inoltre seri indizi che, nel collegamento mensile tra Livorno e Gedda, le grandi navi trasportino anche bombe per aereo fornite dalla Rwm Italia di Domusnovas (Sardegna) all’Arabia Saudita per la guerra nello Yemen.In seguito all’accresciuto transito di armi da Camp Darby, non basta più il collegamento via canale e via strada della base col porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. È stata quindi decisa una massiccia riorganizzazione delle infrastrutture (confermata dal colonnello Berdy), comprendente una nuova ferrovia. Il piano comporta l’abbattimento di 1000 alberi in un’area protetta, ma è già stato approvato dalle autorità italiane. Tutto questo non basta.Il presidente del Consiglio regionale toscano Giani (Pd), ricevendo il colonnello Berdy, si è impegnato a promuovere «l’integrazione tra la base militare Usa di Camp Darby e la comunità circostante». Posizione sostanzialmente condivisa dal sindaco di Pisa Conti (Lega) e da quello di Livorno Nogarin (M5S). Quest’ultimo, ricevendo il colonnello Berdy e poi l’ambasciatore Usa Eisenberg, ha issato sul Comune la bandiera a stelle e strisce. ”
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#Italia#2018#nato#terza guerra mondiale#USA#militarismo#camp darby#Livorno#porto di Livorno#antimilitarismo#nuova guerra fredda#Aqaba#Jedda#arabia saudita#giordania#medio oriente#iraq#siria#Yemen#guerra in Yemen#Domusnovas#Sardegna#Pisa#guerrafondai
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Ospedale, dagli Stati Uniti nuova donazione di dispositivi di protezione
Ospedale, dagli Stati Uniti nuova donazione di dispositivi di protezione #USA #CampDarby #RobertChartier #donazione #ospedale #dpi #covid
LIVORNO, 14 maggio 2021 Il direttore della base di Camp Darby, Robert Chartier ha accompagnato questa mattina, 14 maggio, una nuova donazione di dispositivi di protezione individuale (Dpi) destinata all’ospedale di Livorno e finanziata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti in collaborazione con il Comando delle forze statunitensi in Europa e l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma. Ad…
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La Carovana delle Donne per il Disarmo Nucleare si oppone all’ampliamento di Camp Darby
09.12.2017 – Camp Darby – WILPF (Women’s International League for Peace and Freedom) (Foto di Wilpf Italia) Nella mattinata di sabato 9 dicembre si è svolta una partecipata e appassionata manifestazione davanti alla Base militare Usa di Camp Darby che ha contestato la militarizzazione del territorio di Pisa e Livorno. Promotrice la WILPF nell’ambito della attività della Carovana delle…
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#informazione#Europa#In evidenza#disarmo nucleare#Pace e Disarmo#Livorno#Camp Darby#carovana delle donne per il disarmo nucleare#contenuti originali#pressenza#PressenzaIPA
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Can This Eagles Team Compete For the Playoffs?
This guy is the reason why we will have a chance. Photo: Bill Streicher-USA TODAY Sports
As far as the Eagles’ starters go, we’ve seen about all we’re going to prior to Week 1 of the regular season. After three preseason games in which the starters played cumulatively maybe four quarters worth of non-game-planned football, what’s your confidence level that this team will be legitimate contenders for the playoffs this season?
If you’re a follower of training camp practice reports by various beat writers, you may have been led to a sense of optimism. Or if you’re a bettin’ man (or woman), maybe you check what the sportsbook odds of a team are.
For the most part, Carson Wentz and crew along with most of the starting defense have drawn good practice reviews.However, looking good in practice is nowhere near the same as playing in an actual game.
Preseason games are also mostly meaningless as far as getting a read on how a team will perform once things start counting. But, they’re the closest indicator at this point and the only thing we can really go on.
Based on what I’ve seen from the starters so far, I think it’s a very mixed bag.
Carson Wentz has mostly looked sharp and has the appearance of being ready to take a step forward in his progression from his rookie season. Unfortunately, he has been routinely under duress thanks to an offensive line that has been shaky, at best.
The OL and the run game haven’t looked good. Wendall Smallwood finally played against Miami and his presence seemed to give the run game a boost. Blount has looked like just a guy, Pumphrey is showing that he needs time and Clement will likely end up on the practice squad.
Perhaps Sproles will inject some juice come Week 1, but he’s not an in-between-the-tackles guy.
I’m not worried about the passing game outside of pass protection. Jeffery, Smith, Mack Hollins (whom I really, really like) and Ertz will be fine.
Watching the starting defense, mainly against Miami, gave me flashbacks to last year where they could look really good on one play, then really bad the next. They can pressure the QB, get sacks and create turnovers, but are still susceptible to “chunk plays.”
Again, this is all just preseason and there hasn’t been any game planning on either side of the ball. Once the starters begin playing full games, they can start getting themselves into a groove and fix lingering issues (such as the erratic play of the OL).
I do think the OL will improve upon what we’ve seen. There’s just too much talent there not to. Peters, Seumalo, Kelce, Brooks and Johnson are solid players and should iron out the kinks and prove to be, at least, an above average group.
The biggest question is still the defensive secondary. Will Darby pan out? Will they be able to limit the deep balls? Can they be consistent? We may again find ourselves completely relying on the DL to consistently disrupt passing plays to help the secondary.
Let’s not forget being able to stop the run as well. Jay Ajayi gashed us a little and LeSean McCoy did the same the previous week. With so much focus on pressuring the QB, the defense needs to be stout against the run as well.
The biggest thing for me is Carson Wentz. He is the easiest thing to see and assess. He looks improved over last year and is primed to take the next step…as long as his OL doesn’t get him killed.
Wentz is the main reason why I think this team will, in fact, legitimately compete for the playoffs. A good QB can make up for deficiencies elsewhere.
Furthermore, our biggest deficiency is in the defensive secondary and at this point, I’m going to go with the optimistic view that Darby will prove he was worth the trade, Mills will improve upon last season and that the added firepower of Derek Barnett and Timmy Jernigan to the DL will push the defense towards being a top 10-12 unit.
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Source: Courtesy Rookie USA / Courtesy
Celeb Kids Shined On The Runway All Star Weekend For Rookie USA
This is super cute… The Rookie USA fashion show, presented by Haddad Brands and sponsored by Charlotte-based Belk, Inc. held their annual event during NBA All-Star Weekend; showcasing the world’s most fashionable kids and clothing lines. The show showcased the latest looks from top international brands, Levi’s®, Converse, Jordan, Hurley and Nike. The star-studded audience included celebrity attendees Russell Westbrook, Chris Paul, Diddy’s children, Adrienne Houghton, Dascha Polanco and more. Social media influencers including Dear Giana, The McClure Twins, Hails World and child actors Darby Camp, Jakari Fraser and Trinitee Stokes also rocked the runway this season.
Source: Courtesy Rookie USA / Rookie USA
Charlotte’s very own Mayor Vi Lyles, R&B sensation, Anthony Hamilton and Carolina Panthers Greg Olsen, Kyle Love, Captain Munnerlyn and former teammates Steve Smith, Charles Johnson and Thomas Davis also had their families in the show. The Charlotte Hornets’ Little Stingers and kid DJ Chase Dawson performed.
Source: Courtesy Rookie USA / Rookie USA
Belk’s sponsorship made it possible for 20 Charlotte Boys & Girls Club students to attend the show while two lucky kids, Tyler Dean and Jordyn Stevenson, walked the runway.
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DALLA BASE USA DI CAMP DARBY (PI) PARTONO ARMAMENTI PER ISRAELE?
tratto da https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com/2023/11/dalla-base-usa-di-camp-darby-partono.html A seguire un estratto del Comunicato del No Camp Darby inviato alla stampa. L’aggressione israeliana alla Terra di Palestina ha coinvolto i gangli vitali del complesso militare-industriale euro-atlantico. Come ha documentato il giornalista Antonio Mazzeo, le forze armate USA…
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In Italia la più grande polveriera Usa
di Manlio Dinucci
Alla fine della seconda guerra mondiale le truppe alleate occuparono il continente europeo. Francia e Russia le hanno ritirate, Stati Uniti e Regno Unito invece continuano a mantenere parte delle loro forze armate in Europa. In previsione di una guerra mondiale contro Cina e Russia, il Pentagono utilizza da un anno le numerose basi statunitensi in Italia per incrementare in modo massiccio lo stoccaggio di armi in Europa, bombe atomiche incluse.
Rete Voltaire| Roma (Italia) | 11 settembre 2018 français Português Español English Türkçe Deutsch
Lewis Eisenberg era il presidente del Porto di New York che vendette il World Trade Center appena prima degli attentati dell’11 Settembre per renderne possibile l’organizzazione. Eisenberg è oggi ambasciatore degli Stati Uniti a Roma e sta trasformando la penisola in un arsenale USA.
L’8 agosto ha fatto scalo nel porto di Livorno la Liberty Passion (Passione per la Libertà) e il 2 settembre la Liberty Promise (Promessa di Libertà), che saranno seguite il 9 ottobre dalla Liberty Pride (Orgoglio di Libertà). Le tre navi ritorneranno quindi a Livorno, in successione, il 10 novembre, il 15 dicembre e il 12 gennaio.
Sono enormi navi Ro/Ro, lunghe 200 metri e con 12 ponti, capaci ciascuna di trasportare 6500 automobili. Non trasportano però automobili, ma carrarmati. Fanno parte di una flotta statunitense di 63 navi appartenenti a compagnie private che, per conto del Pentagono, trasportano in continuazione armi in un circuito mondiale tra i porti statunitensi, mediterranei, mediorientali e asiatici. Il principale scalo mediterraneo è Livorno, perché il suo porto è collegato alla limitrofa base statunitense di Camp Darby. Quale sia l’importanza della base lo ha ricordato il colonnello Erik Berdy, comandante della guarnigione in Italia dello Us Army, in una recente visita al quotidiano «La Nazione» di Firenze. La base logistica, situata tra Pisa e Livorno, costituisce il più grande arsenale Usa fuori dalla madrepatria. Il colonnello non ha specificato quale sia il contenuto dei 125 bunker di Camp Darby. Esso può essere stimato in oltre un milione di proiettili di artiglieria, bombe per aerei e missili, cui si aggiungono migliaia di carrarmati, veicoli e altri materiali militari. Non si può escludere che nella base vi siano state, vi siano o possano esservi in futuro anche bombe nucleari. Camp Darby — ha sottolineato il colonnello — svolge un ruolo chiave, rifornendo le forze terrestri e aree statunitensi in tempi molto più brevi di quanto occorrerebbe se venissero rifornite direttamente dagli Usa. La base ha fornito la maggior parte delle armi per le guerre contro l’Iraq, la Jugoslavia, la Libia e l’Afghanistan. Dal marzo 2017, con le grandi navi che mensilmente fanno scalo a Livorno, le armi di Camp Darby vengono trasportate in continuazione nei porti di Aqaba in Giordania, Gedda in Arabia Saudita e altri scali mediorientali per essere usate dalle forze statunitesi e alleate nelle guerre in Siria, Iraq e Yemen. Nel suo viaggio inaugurale la Liberty Passion ha sbarcato ad Aqaba, nell’aprile 2017, 250 veicoli militari e altri materiali. Tra le armi che ogni mese vengono trasportate via mare da Camp Darby a Gedda, vi sono certamente anche bombe Usa per aereo che l’aviazione saudita impiega (come risulta da prove fotografiche) per fare strage di civili nello Yemen. Vi sono inoltre seri indizi che, nel collegamento mensile tra Livorno e Gedda, le grandi navi trasportino anche bombe per aereo fornite dalla Rwm Italia di Domusnovas (Sardegna) all’Arabia Saudita per la guerra nello Yemen. In seguito all’accresciuto transito di armi da Camp Darby, non basta più il collegamento via canale e via strada della base col porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. È stata quindi decisa una massiccia riorganizzazione delle infrastrutture (confermata dal colonnello Berdy), comprendente una nuova ferrovia. Il piano comporta l’abbattimento di 1000 alberi in un’area protetta, ma è già stato approvato dalle autorità italiane. Tutto questo non basta. Il presidente del Consiglio regionale toscano Giani (Pd), ricevendo il colonnello Berdy, si è impegnato a promuovere «l’integrazione tra la base militare Usa di Camp Darby e la comunità circostante». Posizione sostanzialmente condivisa dal sindaco di Pisa Conti (Lega) e da quello di Livorno Nogarin (M5S). Quest’ultimo, ricevendo il colonnello Berdy e poi l’ambasciatore Usa Eisenberg, ha issato sul Comune la bandiera a stelle e strisce.
Manlio Dinucci
Fonte Il Manifesto (Italia) Preso da: http://www.voltairenet.org/article202893.html https://ift.tt/2OBJGU5
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#Repost @supercalifragilistiche • • • Il 1 maggio non è una giornata di festa, i lavoratori e le lavoratrici non hanno nulla da festeggiare con quasi 4 morti al giorno sul lavoro, con la miseria crescente che ormai riguarda 5 milioni di persone, con la precarietà del lavoro divenuta precarietà delle nostre vite. Per questo diamo appuntamento il 1 maggio davanti alla base usa di Camp Darby alle 10,30 e rilanciamo la mobilitazione per il 2 Giugno con una manifestazione piu' grande
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(via PRIMO MAGGIO DI FESTA O DI LOTTA?)
Di ragioni per cui festeggiare ne abbiamo ben poche, numerosi invece sono i motivi per indignarsi e lottare. Ma di lotte in giro ne vediamo ben poche, istanze frammentate e scollegate tra di loro, vertenze aziendali legate alla chiusura della produzione, presidi e picchetti contro i licenziamenti. Mentre scriviamo apprendiamo del licenziamento di due delegati nella Sda appartenenti al Sindacato Generale di Base. Anche quest' anno non mancheranno manifestazioni del 1° Maggio, a Bologna, a Roma, a Milano, a Taranto dove all'Ilva è stata sospesa la trattativa per la volontà della nuova società di ridurre salari e organici aziendali. Ma tutte queste manifestazioni sono frutto di singole organizzazioni sindacali, i rapporti anche tra le sigle conflittuali non sono idilliaci e così vengono meno appuntamenti unitari, parole d'ordine comuni e per portare in piazza numeri maggiori di lavoratori e lavoratrici.
Il 1° Maggio per troppi anni è stata una giornata di festa all'insegna del pic nic all'aria libera, partiti di sinistra e sindacati hanno fatto di tutto perché si rientrasse nella normalità, quella normalità che scambia ormai la parola liberazione con libertà o il primo maggio come rimembranza del passato.
Di motivi per lottare nel 2018 ce ne sono fin troppi, basta solo ricordare le pensioni ormai alla soglia di 70 anni di età, le troppo numerose malattie contratte sui luoghi di lavoro, la lista troppo corta delle malattie professionali riconosciute dall'Inail, i quasi 4 morti sul lavoro al giorno, la precarietà del lavoro trasformatasi ormai in precarietà esistenziale.
I licenziamenti politici sono in continua crescita, magari travestiti da provvedimenti disciplinari, in questi anni hanno alimentato codici disciplinari, codici etici, le imprese impiegano loro consulenti e uomini per spiare i dipendenti, per passare in rassegna le pagine dei social network e colpire ogni commento giudicato lesivo per la immagine aziendale.
Basta un semplice like per essere licenziati, nel pubblico impiego poi il danno di immagine costa doppio per l'inchiesta della Corte dei Conti.
Mai come oggi le agibilità sindacali e politiche nei luoghi di lavoro sono state così ridotte, hanno alimentato un clima di paura e di rassegnazione, la paura di perdere il posto determina atteggiamenti di passività e spesso di collaborazione con i vertici aziendali.
Dove esisterebbero maggiori spazi di iniziativa non si intravedono segnali di cambiamento, parliamo del pubblico impiego dove alle ultime elezioni Rsu i consensi di Cgil Cisl Uil e sindacati autonomi sono rimasti invariati nonostante abbiano taciuto davanti a 9 anni di blocco dei salari e della contrattazione.
Memoria corta o subalternità? Non siamo di fronte a un accordo tacito tra sindacati complici del governo e lavoratori? Un accordo tacito costruito in anni di clientelismo, di quieto vivere, di luoghi comuni, per esempio pur in presenza di scarsa produttività il nostro lavoro sarebbe al riparo da licenziamenti, un compromesso rafforzato dal welfare aziendale, da sanità e previdenza integrativa che trasformano il sindacalista in una sorta di piazzista.
I lavoratori non sono più capaci di indignarsi, non lo fanno che sporadicamente e individualmente ma quasi più come forza collettiva. E senza l'agire collettivo non potranno esserci forze sufficienti in grado di cambiare lo stato delle cose presenti.
Il 1° Maggio 2018 costituisce motivo di riflessione oltre che di partecipazione alle poche iniziative conflittuali previste. In Toscana noi saremo davanti alla base Usa di Camp Darby, nel Nord alle manifestazioni di Torino e di Milano, appuntamenti importanti che vedranno protagonisti e partecipi i lavoratori subordinati, i rider, i pensionati e gli studenti, i collaboratori con partita iva, i precari. È il variegato mondo del lavoro all'insegna della precarietà il terreno dove operare per ricomporre un soggetto conflittuale, non dimentichiamoci delle fabbriche, del terziario e del facchinaggio, non siamo certo noi a stabilire acriticamente una figura lavorativa per eccellenza elevandola a emblema del conflitto.
Potremmo parlare dei facchini, dei rider, dei raccoglitori di pomodoro o degli operai in Fiat, lavoratori così diversi tra di loro ma uniti dallo sfruttamento che ogni giorno subiscono da differenti datori di lavoro.
Non ci siamo mai innamorati delle formule astratte, siamo invece convinti che la ricomposizione di un percorso conflittuale possa avvenire nel rispetto di tutte le vertenze in corso senza primogeniture o schematismi. se vogliamo cambiare lo stato delle cose presenti bisogna avere l'umiltà di ascoltare, capire, interagire con tutte le vertenze in corso, farlo per arricchire la conoscenza del mondo del lavoro e rilanciare una iniziativa di lotta all'altezza della situazione, per ricomporre e non dividere, per andare avanti e non guardarci indietro.
Il primo maggio 2018 per noi è anche l'occasione per denunciare le crescenti disparità economiche e sociali, crescono le disuguaglianze e se ne rende conto anche il Documento economico finanziario del Governo. Poi abbiamo le gabbie salariali, le gabbie sociali con la fidelizzazione della cittadinanza che ha preso piede in Inghilterra ma che poi ritroviamo in Cina con una sorta di punteggio assegnato ai cittadini e vincolante per accedere al sistema di credito sociale in via di sperimentazione. I comportamenti dei singoli saranno dirimenti per accedere ai servizi, una grande gabbia dentro la quale saranno ammessi solo comportamenti compatibili con la salvaguardia di un sistema da cui dipenderà anche la condizione di vita, il tipo di lavoro e l'accesso alla istruzione e ai servizi statali. La società della performance è ormai dilagante, si manifesta ovunque con le sue imposizioni sociali a difesa dello status quo.
E nella gabbia delle compatibilità capitalistiche non c'è futuro per il protagonismo delle classi sociali meno abbienti ma perfino per i diritti di cittadinanza con la crescente disuguaglianza, la povertà assoluta, il limitato accesso alla istruzione, la speranza di vita che sta diminuendo, etc.
La desertificazione della scuola e dell'università, la crisi che colpisce gli under 40 figli della precarietà lavorativa e sociale, la crisi delle famiglie e dei loro consumi dimostrano che la società odierna è sempre più caratterizzata da disuguaglianze e da meccanismi totalitari contro i quali dovremo costruire un conflitto a tutto campo, dalla cultura al mondo del lavoro, dalla società alle scuole. Sta qui il significato del 1° Maggio conflittuale di cui ci facciamo carico.
I COMPAGNI E LE COMPAGNE DELLA REDAZIONE DI LOTTA CONTINUA.
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Peculato, inchiesta chiusa su 4 carabinieri
Roma, 28 set 2017 - Le accuse: a Camp Darby uso personale di auto, benzina e Viacard dell’Arma. Anche per un capodanno in Versilia. Quello che era pubblico diventava privato. L’auto di servizio, ma anche la benzina e la Viacard. La tentazione trasformata in privilegio e alla fine anche in reato. È chiusa l’inchiesta della Procura su quattro carabinieri di Camp Darby sotto accusa per peculato. L’avviso di chiusura delle indagini, firmato dal sostituto procuratore Giovanni Porpora, è stato notificato in questi giorni agli indagati. Oltre ai quattro militari in forza, all’epoca dei fatti nella base americana, ci sono anche due posizioni riferibili a carabinieri della base Usa di Vicenza. Per loro si tratta di rivelazione di segreto d’ufficio.
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Da Pisa armi e munizioni verso il Medioriente
(stralci dall' articolo di Francesco Biagi su Comune-info) Potenziamento di aree di stoccaggio armi, nuove linee ferroviarie, ponti girevoli, nuovo molo, e ampliamento canale Navicelli. Aumento del traffico di treni militari da uno ogni due mesi a due treni al giorno nel Parco naturale di S. Rossore. Impatto ambientale: 1000 alberi abbattuti. L’Italia in prima fila accanto agli Usa per garantire ancora una volta che pezzi interi del nostro territorio siano devastati ad uso e consumod degli affari di morte statunitensi. Francesco Biagi Le guerre spesso ci appaiono lontane, tuttavia sono a noi molto vicine quando si decide di potenziare la rete ferroviaria per il trasporto di armi nei pressi della base militare di Camp Darby, estesa fra Pisa e Livorno. La base militare di Camp Darby è nata con un accordo con gli Usa su mille ettari del Parco Naturale di San Rossore. Nessuno sa precisamente cosa si nasconda e cosa succeda sotto quei pini marittimi Ciccio Auletta e Marco Ricci, consiglieri comunali di “ Una città in Comune-RC” di Pisa, hanno scoperchiato il vaso di Pandora . In questa occasione, la Giunta è costretta ad ammettere l’esistenza del progetto per bocca dell’assessora Ylenia Zambito. Progetto già da un anno pattuito in Regione con l’esercito statunitense e il Ministero della Difesa. “Opera strategica” si evince dai documenti, per questo coperti da un “patto di silenzio”. Tuttavia, il sindaco di Pisa Marco Filippeschi e l’assessore Andrea Serfogli smentiscono dichiarando che erano all’oscuro di tutto e stanno cercando di reperire le informazioni del progetto creando una zona grigia affinché sia impossibile capire le responsabilità. Il trasformismo e il doppiogiochismo sono ormai tratti costitutivi della forza politica renziana anche nei livelli di governo locale, con buona pace di chi crede di riformare da dentro (o da fuori) questo partito.
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