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Torna il Bookasalecrossing a Casale Monferrato: Scambio Libri in Piazza Mazzini
Sabato 26 ottobre 2024, la 42ª edizione del Bookasalecrossing offre una giornata di lettura, cultura e condivisione per i cittadini di Casale Monferrato.
Sabato 26 ottobre 2024, la 42ª edizione del Bookasalecrossing offre una giornata di lettura, cultura e condivisione per i cittadini di Casale Monferrato. Sabato 26 ottobre 2024, dalle 10:00 alle 19:00, Casale Monferrato ospiterà un nuovo appuntamento con il Bookasalecrossing, l’iniziativa di scambio libri che ormai da 42 edizioni offre alla comunità un’occasione di incontro e condivisione…
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Bridgerton 3, Parte 1: un ritorno tra amori, segreti e scandali
Ah, la primavera! Con i suoi colori e i suoi profumi, è davvero la stagione perfetta per il debutto di una nuova tranche di episodi della romance saga che ormai dal 2020 appassiona gli abbonati Netflix: la prima parte della terza stagione di Bridgerton è infatti disponibile per lo streaming sulla piattaforma, così come l'attesissima storia d'amore tra Colin Bridgerton (Luke Newton) e Penelope Featherington (Nicola Coughlan)… Ma come se la sarà cavata lo show a questo giro? Scopriamo insieme cosa ci riservano Shonda Rhimes e i primi 4 episodi di Bridgerton 3.
Scelte mirate
Nicola Coughlan è Penelope
Dopo una lunga attesa carica di speculazioni di ogni tipo sul futuro dei protagonisti di Bridgerton, siamo finalmente di ritorno nella 'Ton più amata dagli spettatori Netflix, quella che, assieme ai suoi abitanti, ci regala sempre un turbinio di emozioni. Questa volta capitanata da Jess Brownell - nuova showrunner della serie dopo l'addio di Chris Van Dusen - che accompagna fedelmente la produttrice delle produttrici, Shonda Rhimes, la terza stagione di Bridgerton si mostra in tutto il suo sfarzo, la sua eleganza e la sua intensità, ma solo per quattro episodi… la seconda parte della stagione arriverà domani 13 giugno su Netflix. Una delle novità dell'adattamento televisivo dei romanzi di Julia Quinn per questa nuova stagione è stata la decisone di scindere in due parti la distribuzione degli episodi.
Ritorno a Bridgerton
Per il momento, è difficile valutare se una tale scommessa sarà vincente o meno e solo l’uscita della seconda parte di stagione c’è lo dirà, ma i presupposti sembrerebbero dar ragione alla produzione: dopotutto, anche per gli appassionati del genere, un binge-watching tutto d'un fiato di 8 episodi di una serie che fa un cospicuo uso di cliché e archetipi narrativi come Bridgerton, nonché assai affezionata a plot twist e cliffhanger ad effetto, potrebbe risultare più pesante da digerire, e nel tempo controproducente rispetto a una ripartizione in due blocchi. Così facendo, invece, non solo ci si assicura che un prodotto di grande interesse attirerà audience più a lungo termine, ma si dà anche modo a storia e spettatori di "respirare", e a questi ultimi di assimilare al meglio quanto visto sullo schermo. E in questa stagione, di certo non c'è da annoiarsi…
Dai Polin, con amore
Luke Newton e Nicola Coughlan
Fin dal termine della seconda stagione di Bridgerton, nella quale abbiamo visto nascere e concretizzarsi l'amore tra il primogenito di casa Bridgerton, Anthony (Jonathan Bailey), e la maggiore delle sorelle Sharma, Kate (Simone Ashley), ci si è chiesti a chi i due avrebbero passato il testimone e consegnato il titolo di "coppia dell'anno" nella stagione successiva. Se lo show avesse voluto seguire pedissequamente l'ordine dei libri, sappiamo che l'onere e l'onore sarebbe spettato a Benedict (Luke Thompson), alla cui storia è stato dedicato il terzo volume della saga letteraria, "La proposta di un gentiluomo". Tuttavia, l'amore era già nell'aria da tempo per i Polin, ovvero Colin e Penelope, gli amici di sempre il cui rapporto sembrava serbare qualcosa di più fin dal principio, sebbene avevamo visto un maggiore interesse in quel senso da parte di Pen (che ricordiamo, non leggere se non hai ancora visto la serie, è colei che si cela dietro il nom de plume di Lady Whistledown).
Luke Newton è Colin Bridgerton
E malgrado in ordine cronologico cartaceo il loro momento sarebbe dovuto arrivare più in là nel tempo, sullo schermo, complice la chimica tra i due attori e l'impostazione data dal team creativo alle loro interazioni sin dalla prima stagione, è stato possibile procedere in questa direzione, senza tuttavia dimenticarsi degli altri Bridgerton. Nella prima parte della terza stagione abbiamo comunque dei focus su Benedict, Francesca (Hannah Dodd), e la Eloise di Claudia Jessie (malgrado una curiosa assenza…).
Claudia Jessie è Eloise Bridgerton
Ma, come dicevamo, gran parte dell'attenzione in Bridgerton 3 è riversata sui Polin che, dopo gli accadimenti della stagione 2, si trovano ora in una fase di stallo: Penelope aveva infatti udito le parole di Colin che escludevano a priori un risvolto amoroso nel loro rapporto, e le frizioni nella sua amicizia con Eloise (che aveva scoperto la sua identità di Regina del Gossip) non avevano fatto che allontanarla dai Bridgerton. Adesso però la ragazza finisce con il ritrovarsi in una situazione, se vogliamo, ancora più scomoda, dato che, nel tentativo di recuperare la loro amicizia, Colin si offre di aiutarla a trovare marito, e cerca di impartirle "lezioni su come uscire dal guscio" ora che lui stesso, a seguito della sua estate in giro per il mondo, sente di aver trovato una nuova dimensione. Ma quando il suo aiuto finisce con creare più guai per i loro cuori che altro, cosa farà Colin? E come si comporterà Penelope? E non dimentichiamoci che Colin è ancora all'oscuro della doppia identità di Penelope…
Bridgerton non molla
Bridgerton: una foto di Benedict e Colin nella stagione 3
Arrivati dunque al nostro quarto appuntamento con il mondo di Bridgerton (se contiamo anche lo spin-off sulla Regina Carlotta) ci si potrebbe preoccupare di una fisiologica fatigue del prodotto che, solitamente con le serie, giunti a questo punto inizia già a fare capolino. Per quanto riguarda lo show targato Shondaland, a ogni modo, il tutto sembra "tenere botta", poiché, almeno in questi primi quattro episodi, non si rileva una pesantezza di fondo nel seguire le vicende (seppur in gran parte prone a stereotipi) dei vari personaggi, né viene da pensare di essere stufi del suo modus operandi.
Un ritorno tra amori, segreti e scandali
Le scenografie si fanno sempre più spettacolari, i dettagli visivi sempre più ricercati (guardate anche solo le parrucche della Regina!), il comparto musicale continua a regalare gioie con le sue versioni classiche di hit da classifica, da Dynamite dei BTS a Cheap Thrills di Sia, passando per Give Me Everithing di Afrojack, Ne-Yo e Pitbull, e nulla di tutto ciò risulta gratuito o fuori luogo. C'è solo da sperare che una tale cura possa continuare a essere tangibile anche nella costruzione di storie e personaggi, nello sviluppo delle dinamiche e tanto nella trasposizione del materiale già fornito dalla Quinn, quanto nell'incorporazione di elementi originali nel tessuto del racconto.
Conclusioni
In conclusione, si guarda con favore ai primi quattro episodi di Bridgerton 3, che con la sua Parte 1 ha già fatto approdo su Netflix. La tanto attesa storia d’amicizia che si trasforma in amore tra Colin Bridgerton e Penelope Featherington sta finalmente prendendo piede, e non resta che augurarsi che i due non finiscano con l’inciampare e divenire protagonisti di una rovinosa caduta. Per ora, tuttavia, non sembra questo ciò che è scritto nelle carte. Possiamo fidarci?
👍🏻
Coerenza formale e attenzione ai dettagli.
Focus sui vari personaggi, non solo sui protagonisti dichiarati.
👎🏻
Rischio esagerazione e saturazione.
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“ Il sabato, il mercato apre al pubblico alle nove. Questo vuol dire che i veri appassionati alle otto in punto sono già lì, in attesa. Ci si incontra in un bar proprio di fronte al mercato, tutti dotati di enormi zaini vuoti che si spera di riempire. Qualche saluto imbarazzato fra persone che si conoscono di vista da anni, di cui spesso si sanno nome e professione, ma con cui non si è mai davvero scambiato quattro chiacchiere. Si beve un caffè e ci si guarda sospettosi, soprattutto fra rivali con gli stessi gusti. È una specie di maledizione, qualunque sia l’argomento della tua ricerca ci sarà sempre qualcuno contro cui combattere. Anch’io, naturalmente, ho il mio antagonista. È un signore anziano, alto e sottile come un giunco. Avvizzito e scuro di carnagione come se fosse stato a seccare per anni al sole del deserto, vestito sempre con quello che a me sembra essere lo stesso lungo impermeabile chiaro, estate o inverno che sia. Insensibile al clima come i migliori cercatori di libri: che piova, nevichi o tiri vento, che si ghiacci o ci sia un’afa irrespirabile, lui è sempre lì. Ogni sabato alle otto. Si aggira fra i banchi con una leggera zoppia che usa come un’arma per dissimulare la sua ferocia. Pensi possa essere lento nel muoversi e, invece, appena qualcosa attrae la sua attenzione è capace di scalare degli enormi mucchi di libri con la stessa agilità di un ragazzino. Io ormai lo so, ma tra i neofiti la sua apparente fragilità fa molte vittime. Fragilità? Non sa cosa sia. È duro come il legno stagionato di cui sembra essere fatto. È resistente anche, il maledetto! Non si stanca mai, controlla con pignoleria ogni mucchio e non c’è sabato che a fine giornata non vada via con il suo zaino stracolmo di pesanti tomi. Ho sentito un libraio una volta chiamarlo professeur e un altro Henri. Professor Henri era, quindi, tutto quello che conoscevo del mio avversario, oltre al fatto che era temibile, un vero osso duro, che adora la botanica e la Rivoluzione francese. E che mi sta antipatico. Sembra avere un sesto senso per i libri di botanica. Si tuffa nei mucchi come una donnola dentro la tana di un coniglio e ne emerge sempre con qualcosa fra le mani. Quando ci si incrocia fra i cumuli, sembra sempre che mi osservi con uno sguardo dove si mescolano in parti uguali sufficienza e divertimento. Ci teniamo d’occhio da lontano e normalmente a inizio giornata ci dirigiamo ai poli opposti del mercato alla ricerca di mucchi appena scaricati guardandoci in cagnesco, con la speranza di trovare per primi qualcosa che possa suscitare l’interesse dell’altro. Una vitaccia, ve lo garantisco. “
Stefano Mancuso, La pianta del mondo, Laterza (collana i Robinson / Letture), 2022⁷, pp. 19-20.
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LA VALLE CHE SALVA I LIBRI DAL MACERO
Salvare i libri dalla discarica, in un periodo in cui la carta rischia di essere sostituita dal digitale e la cultura sembra essere sempre più volatile.
Un’iniziativa nata nelle valli piacentine dove un gruppo di amici appassionati di libri ha deciso di costruire un’alleanza tra territorio e letteratura, creando un percorso che unisce alcuni Comuni della bassa val Trebbia in una filiera di rinascita del libro. Un sentiero dove dare la possibilità ai vecchi libri destinati al macero di tornare a vivere, di essere conosciuti, riscoperti, venduti, trasformati e valorizzati attraverso la nascita di piccole attività artigianali e artistiche di legatoria, grafica, fumetto, disegno e in generale di valorizzazione della cultura e del territorio, per riportare interesse in zone che hanno bisogno di essere ritrovate e non dimenticate, come i libri. Un modo per dare opportunità di lavoro ai giovani ma anche di salvare le collezioni di libri di privati che con le loro donazioni trovano nuovi spazi alternativi al macero.
La rete della ‘Valle dei libri’ è nata ad ottobre e comprende oggi 5 Comuni: Calendasco, Gragnano, Gazzola, Agazzano e Piozzano situati nella Val Luretta, che hanno messo a disposizione spazi e locali dove i libri donati stanno trovando posto. “L’idea è quella di caratterizzare ogni Comune con un genere; per esempio, nel castello di Rivalta confluiranno titoli di arte, architettura, design, a Gragnano, nell’ex cinema, troveranno posto libri di cinema, teatro, musica e danza” racconta Giangiacomo Schiavi, editorialista del Corriere della Sera ideatore del progetto insieme a Lanfranco Vaccari, già direttore del Secolo XIX.
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Fonte: Libertà; con il gentile contributo di Giangiacomo Schiavi; foto di Bsr Gulluk
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Che strana cosa i baci! Funzionano solo all'inizio, all'inizio di una nuova storia, poi passano, come cose superate; e ti sorprendi a invidiare i ragazzi che si baciano, alle fermate degli autobus o contro le porte della notte, come dice Prévert. Quando cominci una storia, lo fai anche tu, li dai anche tu quei baci appassionati, in pubblico, quando puoi, per far rabbia ai passanti, ma dopo un po' ti ritrovi nel ruolo di passante, di chi ha già consumato la propria riserva di baci.
Alessandro Perissinotto - Una piccola storia ignobile
Ph Robert Doisneau
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Arienti pondus100 copie numero 5
a cura di Maria Morganti
fotografie di Stefano Arienti, Roberto Marossi, Niccolò Gandolfi, Giacon Daguanno, Massimo Kaufmann
grafica Lorenzo Fioranelli
copia numero 21 / 100
Pondus Associazione Culturale, Milano 208, 56 pagine, 12,2 x 16,9 cm
euro 80,00
email if you want to buy : [email protected]
Nel 2016 nasce a Milano – da un’idea di Silvia Barbieri e Massimo Kaufmann – pondus100copie, una collana di libri d’artista, curati di volta in volta da critici, artisti, scrittori e poi numerati e firmati in cento copie. Una tiratura molto limitata dedicata a collezionisti e appassionati d’arte che è già preziosa testimonianza del nostro tempo.
Solo 100 copie, numerate e firmate, come delle grafiche. Le prime dieci diventano proprietà dell’autore, e dalla numero 11 alla 100 sono a disposizione.
23/08/23
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter:@fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano
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tumblr: fashionbooksmilano
designbooksmilanoillustration books
#Stefano Arienti#pondus 100 copie#numero 5#Massimo Kaufmann#artist books#rare books#fashionbooksmilano
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“Ogni angelo è tremendo”
«Addio cara lou, Dio lo sa, la tua figura è stata davvero la porta attraverso cui sono giunto per la prima volta all’aperto»
*Rilke a Lou – Castello di Duino presso Nabresina, Costa austriaca, 28 Dicembre 1911*
~Osare tutto e non aver bisogno di niente~
Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore
La vicenda umana è fatta non da uomini, né da donne, ma solo da persone, che con la loro libertà e con la loro sfida alla livella della banalità, rendono effettivamente possibile il progresso
“Pensa come un uomo”, si diceva di lei. “Non conformerò mai la mia vita a dei modelli, e non lo faccio per principio, ma c’è qualcosa dentro di me che brucia, e quel qualcosa sono io”
“Non parlava mai delle sue stesse creazioni poetiche e letterarie (…) Fu una donna straordinaria, di rara modestia e discrezione (…) sapeva bene dove bisogna cercare i veri valori della vita (…) chiunque l’avvicinasse riceveva un’impressione fortissima dell’autenticità e dell’armonia della sua natura e poteva asserire, non senza stupore, che tutte le debolezze femminili, e forse la maggior parte delle debolezze umane, le erano estranee o erano da lei state superate nel corso dell’esistenza”
[#SigmundFreud, Elogio funebre per Lou Andreas Salomè in Lou Andreas Salomé, I miei anni con Freud, Newton Compton Editori, Roma, 1980, p. 30]
Subito dopo la morte di Lou Andreas-Salomè , la Gestapo fece irruzione nella casa di Gottinga per portare via tutti gli scritti, i libri, i documenti che le erano appartenuti. In quanto «propugnatrice della psicoanalisi, scienza giudaica», Salomè doveva considerarsi «nemica dello Stato», e il suo stesso ricordo doveva essere cancellato. Nei 25 anni che quel prezioso materiale rimase chiuso nel seminterrato del palazzo municipale di Gottinga, la memoria di Lou Salomè sarebbe comunque, con prepotenza, riemersa dall’oblio: troppo aveva sparso, durante la sua vita, in termini di parole, sentimenti, opere e incontri. Ma è probabile che la lunga clausura dei suoi scritti - poi ritrovati da Heinz Peters, che resta uno dei suoi biografi più appassionati - abbia contribuito a costruire un’immagine di lei piuttosto parziale.
chi era veramente Lou Andreas-Salomè?
Figlia di un generale dell’esercito imperiale russo, adorata da Friedrich Nietzsche e Paul Rèe, sposa di un accademico con cui non ebbe mai rapporti sessuali (ma a cui rest�� legata per oltre 30 anni) amante di Rainer Maria Rilke, involontaria seduttrice di quasi tutti gli intellettuali fin de siècle che ebbe modo di incontrare e allieva ascoltatissima da Sigmund Freud...
Il punto d’unione tra Freud e Lou Salomé è #RainerMariaRilke. Lou svela a Rilke la Russia, dove conosce Lev Tolstoj e Leonid Pasternak, il padre di Boris. Di Rilke, Lou percepisce l’altezza e l’abisso (“Queste crisi depressive ravvisavano con estrema evidenza quanto la natura originaria di Rilke anelasse, al di là dell’opera d’arte, anche la più perfetta, all’esperienza vissuta, alla rivelazione della vita come unica fonte di quiete e di pace”) C’è qualcosa di primitivo e di infantile nel desiderio di questi uomini di testa di precipitare nella bocca di Lou, tra le maglie del suo incantesimo?
Nata a Pietroburgo nel 1861, portava la Russia dentro di sé. Si fa fatica a credere che da ragazzina odiasse studiare il russo - a casa sua si parlava in prevalenza tedesco e francese - ma così era, tanto che nei suoi ricordi, la figura dell’amatissimo padre si colora di una ulteriore nota di benevolenza quando lui la dispensò dall’andare avanti con le lezioni, nella convinzione, come disse egli stesso anni dopo, che Lou era un’autodidatta nata, e che la sua intelligenza non aveva limiti. Con sua madre, cattolica tedesca tutta d’un pezzo, i rapporti non furono mai così calorosi.
#Nietzsche e #PaulRèe erano pazzi di lei, adoravano i discorsi, le passeggiate, gli scambi di lettere, ma volevano entrambi possederla - che poi significava sposarla - e su questo Lou era irremovibile: «C’era una volta una soffitta - recitava l’incipit di una fiaba che Lou scrisse qualche anno dopo - Lì gli uomini tenevano prigionieri ogni sorta di animali e con ogni cura cercavano di disabituarli alla loro vita naturale in libertà.
Più di ogni cosa, Lou voleva essere libera, indipendente, slacciata da qualsiasi guinzaglio. La celebre foto che la ritrae su un carretto con Rèe e Nietzsche a guisa di cavalli era stata in realtà architettata da un Nietzsche risentito e rifiutato, che aveva voluto immortalare una Lou-padrona (le mise in mano un frustino) più a incarnare un desiderio, che una realtà. Lei non voleva padroni, né voleva esserlo per alcuno. Ma acconsentì a quello scatto per un misto di arrendevolezza e fragilità: amava quei due come fratelli, e non voleva contrariarli per non perdere il loro favore (vista anche la fermezza con cui, a un certo punto, li rifiutava).
“Pensa come un uomo”, si ripeteva “Ogni amore è sempre, nella sua profonda essenza, una tragedia”, scriveva. Poi abbandonò la letteratura per dedicarsi esclusivamente alla psicoanalisi.
Nel settembre del 1911, la cinquantenne Lou si presenta al primo congresso ufficiale di Psicanalisi che si svolge a Weimar: “Vi giunsi per puro interesse oggettivo, spinta dalla curiosità che nasce dal sentirsi avviata a fare nuove scoperte”. La curiosità. “Cammini nel vento che trasforma il mondo”, le diceva Rilke, e Lou è davvero come il vento che passa e non si ferma. Le teorie enunciate da Freud durante il congresso sono per lei una rivelazione. Rientrata a casa, studia per un anno da autodidatta, poi scrive a Freud chiedendo l’autorizzazione di partecipare alle sue lezioni. Sono poco più che coetanei, lui la conosce di fama, è affascinato dai suoi trascorsi insieme a Nietzsche e Rilke: “Gentile Signora, l’aspetto a Vienna”
Il rapporto con Freud si consolida velocemente, lo psicanalista la incoraggia a scrivere dei saggi e a dare inizio a una carriera di psicoterapeuta, e per darle fiducia le affida l’ultima dei suoi sei figli, Anna, che riteneva essere inibita nei confronti degli uomini a causa di un irrisolto rapporto col padre. Per meglio seguire Anna, Lou si trasferisce in casa Freud per un mese. Inutile dire quanto sia stato importante il legame, proseguito per anni, tra le due donne. La parabola finale di Lou Salomé è consacrata esclusivamente alla pratica della psicanalisi. Non si occuperà più di letteratura. Commentando uno suo saggio sull’erotismo, Freud le scriverà: “Cara Lou, ho letto il tuo studio. Non mi capita spesso di ammirare un lavoro invece di criticarlo, ma questa volta mi tocca farlo. E’ il tuo scritto più bello, la prova involontaria della tua superiorità su noi tutti.
Al femminismo non si interessò mai: niente del suo desiderio di libertà aveva a che fare con una rivendicazione collettiva o un lamento di genere. Lou teorizzava piuttosto un’espansione delle individualità, un narcisismo portato alla sua massima estensione. Freud la rimproverava per questo, ma lei non cedeva: e forse, più che a Narciso la sua vita finì per somigliare allo specchio d’acqua, in cui ciascuno vedeva se stesso, e per rifrazione si innamorava di lei.
L’amore-fratellanza che aveva segnato i primi trent’anni di Lou evolve, nell’incontro con un medico di Vienna che le restò legato per tutta la vita - Friedrich Pineles - in quello che lei stessa definì «l’emancipazione della carne». Una vita erotica, la sua, cominciata relativamente tardi, consumata rigorosamente fuori dall’infelice matrimonio con #FriedrichCarlAndreas e che conobbe il punto di massima maturità nell’incontro con #RainerMariaRilke, all’epoca dieci anni più giovane di lei. Il carteggio tra loro - pietra miliare dell’epistolario amoroso del Novecento - si conclude simbolicamente con la parola «Inferno», pronunciata da Rilke sul letto di morte. La famiglia di lui costrinse Lou a cambiare quel finale - sembrava spudorato e eccessivo - e lei lo fece, per non dover sopportare quelle maldicenze che per tutta la vita avevano accompagnato la sua condotta (in particolare quella della terribile sorella di Nietzsche, Elisabeth)
L ’ascesa del nazismo in Germania fu segnato da un forte attacco in generale e a lei stessa, personalmente. La sorella minore di Nietzsche, Elisabeth, odiava fortemente Lou Salomé la accusò di “aver pervertito gli insegnamenti del grande filosofo” e per essere di origine ebraica.
Ma la testarda Salomé riuscì comunque a far fronte alla sua calunniatrice dimostrando che Elisabeth Nietzsche aveva falsificato molte opere del fratello.
Fino all’ultimo Lou Salomè non perse quell’andatura fiera di ragazza forte e sola. Quando le ordinarono l’asportazione di una mammella in seguito a un cancro che l’aveva colpita, uscì di casa senza dire a nessuno dove stava andando. Odiava essere compatita. Dopo i postumi dell’operazione sostituì il seno amputato con un’imbottitura e su uno dei suoi quaderni appuntò: «Nietzsche aveva ragione. Adesso ho proprio il seno falso»
Il suo camminare, sicura, nella vita di tanti uomini, con quel suo eros magnetico, sempre idealizzato e spesso sublimato, consegnato a splendide riflessioni sull’amore, sembra voler suggerire che l’oltre-uomo nietzschiano forse, può esprimersi davvero solo nella pienezza di un animo femminile
Lou morì nel sonno, il 5 febbraio 1937
TRATTO DA FB” LA CAMERA DEL MISTERO”
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Parlami del museo egizio di Torino
Il Museo Egizio di Torino è uno dei più antichi e importanti musei egizi al mondo, fondato nel 1824. Possiede una vasta collezione di oggetti d'arte, mummie, papiri, statue e monumenti che coprono un arco temporale di oltre 5000 anni di storia egizia. Il museo è famoso per la sua esposizione di sarcofagi, tra cui quello del re Ramesses II, e per la sua sezione dedicata alla vita quotidiana in antico Egitto. La sua posizione a Torino, in Italia, lo rende una tappa obbligata per gli appassionati di storia e cultura egizia.
Questo è quello che ho chiesto a ChatGPT e cosa l’AI di produzione testi mi ha suggerito in risposta. È tutto corretto? Sono andata al museo di recente e non mi è sembrato per un cazzo di vedere il sarcofago di Ramses II, vero è che di sarcofagi è pieno il museo, ma non c’era quello di nessun Ramses. ChatGPT deve smetterla di dire minchiate e affinare la tecnica di ricerca, approvvigionamento e rielaborazione delle info se vuole competere con boold and flesh, ma ci sta, di certo non demonizzerei la tecnologia, bisogna imparare ad addestrarla e ad usarla invece di ostracizzare in un moderno ritrovato luddismo, il flusso non lo fermi caro mio, no no.
Volevo parlare di ChatGPT? No. Volevo parlare di morti.
Il Museo Egizio di Torino è il secondo contenitore al mondo di antichità egizie, il primo mi pare sia al Cairo. Come mai proprio a Torino? Eh beh come te lo spiego? Diciamo che i regnanti all’epoca volevano della storia da esporre e visto che di proprietà non ne avevano, almeno non ne avevano di prestigiosa, allora hanno deciso di andarsela a cercare. Contesto e congiunture vogliono che si vada a finire in Egitto, mettono insieme una squadra e si va alla scoperta di archeologia del luogo, precisamente archeologia di pratiche funerarie, insomma si va a trafugare tombe. Belle tombe per carità. Tombe ricche, ma sempre tombe. Mi immagino tipo che tra mille anni comincino a scavare nei vari cimiteri monumentali e a portarsi via le lastre, le urne, i mausolei, che ne so, i lumini, ste cose e poi le mettono tutte in un edificio per mostrarle ai posteri: guarda cos’abbiamo trovato, che grande civiltà, morivano, vedete? Una volta morivano. Mi è piaciuto il museo egizio di Torino? Please, Ferragni, come to visit Musei Egizi Because we want be famous like Uffizi Ecco boh io ho preferito gli Uffizi, ma ho un debole per le statue e un po’ più di idiosincrasia verso resti biologici umani dentro delle fasce. I cocci mi annoiano, ma vengo da quindici anni trascorsi a Roma e lì i cocci la gente li trovava anche sotto il lavandino della cucina se scavava un metro di troppo, quindi non è che vado matta per le ciotole in cui si mangiava tremila anni fa, non sono cambiate di molto, son sempre ciotole, l’ikea è piena, meno della metro di Roma certo. I cocci mi annoiano, i gioielli mi annoiano, ho scoperto che pure i libri dei morti mi annoiano, i lunghissimi libri dei morti che venivano redatti per chi trapassava per evitare una vita ultraterrena difficile, voi dell’aldilà non trattatemi male il mio morto. Insomma la visita partiva già male prima di iniziare, in più nel museo egizio c’erano i morti, quelli veri. Antichissimi morti. Morti per i quali il libro dei morti è ben servito a poco visto che nessuno avrebbe mai potuto prevedere che il corpo del defunto venisse usato come oggetto da esposizione per orde di visitatori della domenica, don’t you think? Ecco il morto, ecco il lunghissimo libro del morto. Benvenuti. Non sono una fan dei musei, non di certi tipi di musei, del resto non sono ancora molto convinta del restauro a tutti i costi, quindi mi spiace non andremo mai d’accordo. Da Torino, e non solo, partivano spedizioni di studiosi per scavare ste tombe, tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900 per scoprire e portare alla luce queste tombe ormai sotterrate dal tempo sotto strati di terra e colline, operai egiziani, all’epoca ancora di colore, non mediorientali, quanto ancora proprio africani, non so come dirlo, ma oggi quelli che ho visto (direttamente in egitto) e che ho conosciuto qui sembrano di un’altra razza proprio, voi non trovate? Scavavano tombe, le ripulivano, ne mettevano insieme i pezzi, mummie, arredi, gioielli, animali tumulati insieme a loro, sarcofagi, libri dei morti e poi una volta pronti li portavano in Europa per esporli. A Torino ci sono anche delle enormi statue dedicate agli dei egizi che sono state portate fin qui e tirate su, in una stanza ci saranno decine di statue identiche della stessa dea, altissime, enormi, come le palle che mi sono fatta a girarle tutte. Ad un certo punto, nella prima stanza c’è un morto (che stranezza) infilato in un buco e messo in posizione fetale, un morto in un buco, ma era un bel buco, con del terreno interessante, evidentemente un terreno che aveva delle caratteristiche particolari al punto che il morto dall’Egitto di migliaia di anni fa stava a Torino in una teca per il nostro piacere culturale. Del resto chi non si sveglia una mattina e pensa che è proprio la giornata giusta per andare a farsi un tour dei morti. Uno scheletro vero, di una persona vera, chissà chi, infilata in un buco. Bellissimo rega’, bellissimo. Poco dopo c’era questa mummia, nel senso di cadavere conservato dentro delle bende, di uno scribacchino, un funzionario dell’epoca, che è morto ovviamente, essendo uno che in un certo senso contava, lo hanno fasciato, inserito in un sarcofago con i propri oggetti personali, amuleti, che ne so cocci, cosette sue, calato nel suo sarcofago e via biglietto di sola andata per Torino, in una teca. Ci pensate? Io impazzisco. Sfilze di morti fasciati nelle bende, che sia chiaro, cambiano da epoca ad epoca bende e rito, ed è l’unica cosa interessante, perché tutto il museo parla della civiltà egizia come se questi avessero una sola cosa interessante e solo quella: il rito del morto. Per carità, ci sta, ma davvero il rito funerario è arte? E che lo sia o no, ammettiamo pure che lo sia, è davvero un elemento, un momento, un passaggio da esporre come se fossero numeri da circo? Che senso ha esporre i morti? E se non è arte, ma una componente di una civiltà evidentemente più grande di ciò allora perché incaponirsi sulle mummie? Vedete? Qui c’è una mummia col sarcofago. E qui un’altra mummia con sarcofago e col suo gatto, anch’esso mummificato. Certo ok tutto a posto, tutti tranquilli, hanno mummificato pure il gatto, oggi volevo proprio vederlo un gatto mummificato. E qui la sua sedia e i vestiti per la vita ultraterrena. E i due chilometri di testo del libro dei morti. Qui una coppia, era una tomba matrimoniale, due sarcofagi e due mummie yeah! Qui c’è la galleria con dentro le mummie di ogni età, vanno dai neonati fino ad alcune mummie adulte, ma se non vi regge lo stomaco potete evitarla, c’è un avviso prima. È vero. C’è la galleria che spiega come funziona il processo di mummificazione che in ogni caso è cambiato nel corso delle epoche e prima di entrare in questa galleria c’è proprio un disclaimer che parla di questo dilemma etico: esporre o no i morti? Io sono entrata a vederli, so che mi lamento e me ne sono lamentata tutto il tempo, ma Luca ormai è abituato e di solito ride, però la curiosità mi mangia viva e allora anche se non tollero la vista di cadaveri, di nessun tipo, e sono sinceramente sensibile al tema, sono andata a vedere le mummie dei neonati e no, il dilemma etico per me parte da ben prima della decisione di esporre o no i morti, ha senso certamente, dal punto di vista culturale, come la buona parte di voi direbbe, ma è anche vero che la maggior parte di voi attraverserebbe questo museo, e buona parte della cultura di cui siamo invasi, come un fantasma letterario attraversa i muri, senza curarsene e senza notarlo nemmeno. Quindi non venitemi a dire niente per favore, ok? C’erano gli animali domestici mummificati, i pet, gatti, cani, piccoli coccodrilli, uccellini, uno spettacolo raccapricciante, pareva di stare nel castello di francesco ferdinando in boemia perdio. Pare che, nell’antico egitto, ci fossero le bancarelle con gli animali mummificati in vendita, che magari se ti moriva un parente e tu volevi che un dio in particolare lo prendesse sotto la sua tutela allora lo tumulavi con un animale, mummificato in sacrificio, però il problema è che se non te lo mummificavi tu l’animale, è possibile che ti vendessero un fake, tipo come il mattone al posto dell’iphone e il dio col cazzo che ti tutelava. Succedeva anche nell’antico egitto, ma ste cose al museo non te le dicono, devi informarti ed è forse per questo che serve il museo, a traumatizzarti. Ovviamente gioco, più o meno, non è un posto in cui muoio dalla voglia di tornare e non ho un interesse così estremo verso i riti funerari in generale, né verso i cadaveri, però è chiaramente un’opinione personale. È ancora più controverso, a mio avviso, che quelli che abbiamo visto, essendo quelli meglio conservati e “facilmente” ritrovati erano in un certo qual senso quelli che se lo potevano permettere, che avevano soldi per un processo costoso, che avessero soldi per occupare spazi molto grandi anche da morti, che avessero talmente tanta roba al punto che valesse la pena di portarsela appresso in un’altra vita, gente che scriveva per loro lunghissimi testi di presentazione per il regno dei morti, il libro dei morti è una sorta di curriculum praticamente e quindi mi immagino che anche oggi noi stiamo qui a celebrare chi si è potuto permettere un posto nel futuro, quelli che si so fatti il sarcofago più bello e grosso, i vestiti dei tessuti migliori e la storia è sempre la stessa insomma. Fatto sta che se fosse come dicono loro, nell’aldilà noi saremo quelli co le pezze al culo senza uno straccio e decomposti per intero, loro invece c’avranno pure gli animali da compagnia e un curriculum coi controcoglioni. Chiamali scemi.
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Al giorno d'oggi tutti esperti nel parlare dell'amore.🤔
Ma l'amore...l'amore non lo puoi spiegare in una sola forma. Non esiste solo un unica immagine che rispecchia l'amore. Voi come lo immaginate? con le farfalle nello stomaco, con sguardi intensi, baci appassionati, abbracci e contatti fisici. Beh si, anche ciò viene compreso, ma io, quando si parla d'amore, immagino quello vissuto nei film, scritto sui libri, quello che quando fai la scema ti sorride, perché già per esempio il solo suo sorriso ti fa accelerare il battito del cuore più di quanto possa farlo il contatto fisico, quello che ti fa il solletico fino a farti mancare il respiro e ridartelo accarezzandoti la guancia, quello che ti protegge, che ti ascolta mentre canti e urli ma anche quando piangi, come quella serata conclusa peggio del solito tu che mi chiamasti alle 2 di notte affogando nelle lacrime con il cuore a pezzi, ero distrutta, il tuo pianto l'ho sentito scorrere così vivido sui miei occhi, lo percepivo e volevo morire nel sentirti avvilita per l'ennesimo pezzo di merda, pensavo: 'Ma come fa ad essere così stupida da non rendersi nemmeno conto di quanto amore le sto dando in questo preciso momento? come fa a non rendersi conto che davanti ai suoi occhi c'è una persona che morirebbe per vederla felice sul serio, che glielo dimostra da anni, e spera che prima o poi possa capirlo, perché merita il meglio.' Volevo solamente stringerti la mano, farti appoggiare la testa sul mio petto e darti la tranquillità che avevi bisogno in quel momento, volevo solo tenerti tutta la notte tra le mie braccia, al sicuro, lontana dall'oscurità. Starti accanto per sempre. L'amore credo sia un po' questo dimostrare a piccoli gesti, che ti porta rispetto e ti accompagni nella tua vita, che te la faciliti non che te la complichi. Che non abbia paura di cadere. Quell'amore che ti guarda con orgoglio, con presenza costante, che ti ricordi ogni giorno quanto sei bella, che sia complice in amicizia, perché io credo che l'amore esiste anche in essa, non ho mai visto amore più grande come quello tra due semplici amiche che si rispettano a vicenda e ci sono sempre l'una per l'altra, e se ciò fa di me una persona innamorata allora permettimi di dirti che lo sono follemente, e ne sono fiera, amare te, è la cosa più bella e reale che potessi provare nella mia vita, anche se dolorosa, perché prima di scegliere il bello di te ho sempre tenuto il peggio, e per quanti aspetti tu abbia che mi fanno girare i coglioni, amo anche quelli, non cambierei nemmeno una virgola di te. Perché sei bella da morire così come sei. Questo è il vero amore non tutte le apparenze che vengono mostrate al di fuori.
Ricordati che se ami una rosa devi prima amare le spine 🥀❤
E io ti amo...
Sono state proprio le tue spine meravigliose,simili alle mie a trafiggermi il cuore.🌈
@occhicastanitristi-blog @cuoregelidoo-blog @delusa-da-tutti
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Museo Gazhane
Il museo Gazhane (Müze Gazhane) è un centro culturale ed artistico attivo dal 2021. È un museo della scienza e della tecnologia, dispone di sezioni espositive, biblioteca con circa 10mila libri, due sale teatrali, caffetteria, ristorante e aree sociali. Copre un'area di circa 30mila m2.
Il museo Gazhane sorge su quella che era la fabbrica di gas illuminante costruita nel 1892 per soddisfare il bisogno di gas ed energia elettrica nella parte asiatica di Istanbul. Qui arrivava il carbone che veniva trasformato in gas illuminante.
L'impianto ha cessato di funzionare nel 1993 a causa del calo della domanda di gas illuminante e l'entrata in uso del gas naturale. Grazie a gruppi di cittadini e ad alcune organizzazioni non governative, l'area non ha subito demolizioni, ha ottenuto un riconoscimento come bene di valore storico ed é stata restaurata diventanto un centro culturale moderno e all'avanguardia.
Un luogo interessante anche per gli appassionati di archeologia industriale.
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Guinea: Una Corsa per la Sopravvivenza nel Cuore della Giungla. Fernando Gamboa ci trasporta in una storia mozzafiato, tra pericolo, amore e lotta per la verità. Recensione di Pier Carlo Lava
Guinea di Fernando Gamboa è un avventuroso thriller ambientato nella giungla della Guinea Equatoriale, un romanzo che incolla il lettore alle sue pagine sin dal primo capitolo.
Guinea di Fernando Gamboa è un avventuroso thriller ambientato nella giungla della Guinea Equatoriale, un romanzo che incolla il lettore alle sue pagine sin dal primo capitolo. La protagonista, Blanca Idioa, una giovane antropologa in missione per l’UNICEF, si ritrova ingiustamente accusata di un crimine e inseguita da un pericoloso militare. Senza vie di fuga, Blanca si rifugia nelle profondità…
#Alessandria today#amore e pericolo#antropologia#avventura#avventura e mistero#Azione#cultura africana#Fernando Gamboa#Fernando Gamboa autore#Fernando Gamboa bestsellers#Fernando Gamboa libri#giungla africana#Google News#Guinea#Guinea Equatoriale#inseguimento nella giungla#italianewsmedia.com#lettori appassionati#lettura coinvolgente#narrativa africana#narrativa contemporanea#narrativa internazionale#narrativa moderna#narrativa spagnola#Pier Carlo Lava#romanzi bestseller#romanzi d&039;avventura#romanzi di viaggio#romanzi famosi#romanzo di sopravvivenza
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Come si fa a non essere appassionati di musica e a non ascoltarne mai.. red flag gigante questo
Ascolto se qualcuno mi vuole far ascoltare qualcosa. Gli altri rimangono sempre straniti quando dico che non è mia abitudine farlo, ma io non ci vedo nulla di anormale. È una passione, un piacere come un altro che qualcuno può avere un'altra persona no. A me piace leggere libri ogni giorno, altrimenti sento che qualcosa mi manca, è come per te con la musica immagino. Se piace a tante persone, non significa che piace a tutti però.
A tal proposito, se qualcuno ha voglia di mandarmi qualche canzone perché ha voglia di trasmettermi qualcosa in particolare, mi farebbe troppo piacere.
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Per gli appassionati di radio e calcio, ma anche di sport in generale, è disponibile sulla piattaforma @udemy il corso di radiocronaca sportiva, creato da Daniele Antonio Battaglia @rugantino7 , che ti guida, passo dopo passo, in tutto quello che bisogna apprendere per diventare un radiocronista sportivo professionista. Il corso su Udemy è economico, può essere svolto con le proprie tempistiche grazie alle video lezioni sempre disponibili e ti rilascia un certificato quando si completa il corso.
Usa il link per iscriverti al corso su Udemy:
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youtube
Gionata Nencini, motoviaggiatore toscano del 1983, autore di un giro del mondo, libri e dvd, organizzatore eventi e tour leader in 70 paesi del mondo.
https://www.partireper.it/
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Jerry Todd / Poppy Ott - Leo Edwards / Gianluca Gemelli
Se anche voi siete nostalgici appassionati di libri per ragazzi – in particolar modo gialli – e siete cresciuti leggendo le tante serie proposte dalla Mondadori negli anni ’70 e ’80, potreste non sapere che almeno uno degli autori più quotati (Robert Arthur, ideatore de I Tre Investigatori – che in Italia risultavano invece scritti da Alfred Hitchcock) aveva avuto come fonte di ispirazione anche…
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"Livraria Lello", una famosa libreria situata nella città di Porto, in Portogallo. È stata fondata nel 1906 dai fratelli José e António Lello, ed è famosa per la sua bellezza architettonica e per la vasta collezione di libri rari e di pregio che ospita al suo interno. La libreria si trova in un edificio di tre piani in stile neogotico, con una facciata ornamentata da sculture e decorazioni in ferro battuto. L'interno della libreria è altrettanto suggestivo, con una scala a chiocciola in legno, scaffali di legno scuro e un soffitto decorato con affreschi.
Tra i clienti famosi che hanno visitato la Livraria Lello ci sono stati autori come J.K. Rowling, che ha tratto ispirazione per la descrizione di Hogwarts dalla bellezza della libreria. Inoltre, il negozio è stato anche utilizzato come location per il film "La casa dei libri" (2013).
Oggi la Livraria Lello continua ad essere una delle attrazioni più popolari di Porto, attirando turisti e appassionati di libri da tutto il mondo.
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