“Lui pensa che da qualche parte, nel mondo, incontrerà un giorno una donna che, da sempre, è la sua donna. Ogni tanto si rammarica che il destino si ostini a farlo attendere con tanta indelicata tenacia, ma col tempo ha imparato a considerare la cosa con grande serenità. Quasi ogni giorno, ormai da anni, prende la penna in mano e le scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da mettere sulle buste: ma ha una vita da raccontare. E a chi se, non a lei? Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle sul grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle:
- Ti aspettavo.
Lei aprirà la scatola e lentamente, quando vorrà, leggerà le lettere una ad una e risalendo un chilometrico filo d’inchiostro blu si prenderà gli anni – i giorni, gli istanti – che quell’uomo, prima ancora di conoscerla, già le aveva regalato. O forse, più semplicemente, capovolgerà la scatola e attonita davanti a quella buffa nevicata di lettere sorriderà dicendo a quell’uomo:
- Tu sei matto.
E per sempre lo amerà.”
Alessandro Baricco, Oceano Mare.
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Alessandro Gilioli
Può sembrare che un po' abbiano ragione i fascisti di Acca Larenzia: la commemorazione con i saluti romani c'è sempre stata, dal 1979 in poi, perché quindi lo scandalo a questo giro?
Forse, tuttavia, un breve - brevissimo - riassunto di storia recente può darci qualche informazione in più, sul perché.
Storia molto recente: siamo nel gennaio del 2012. Quando, sempre nel giorno dell'anniversario, i neofascisti cambiarono in via Acca Larenzia una serie di cose, a iniziare dalla targa che commemorava le tre vittime.
Quella precedente era stata posta nel 1978 in una cerimonia guidata da Gianfranco Fini, allora segretario generale del Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Msi. Le tre vittime della strage, in quella prima lapide, erano definite "vittime della violenza politica". C'era anche un appello: "Per la libertà e per un'Italia migliore".
Ecco, in quel sabato 7 gennaio 2012 quella lapide venne sostituita da un gruppo di ex missini che contestavano a Fini la sopravvenuta svolta moderata e la condanna del fascismo. Sulla nuova targa c'era scritto che i tre erano stati uccisi "dall'odio comunista e dai servi dello Stato". La firma: "I camerati". I muri attorno alla targa vennero dipinti con murales d'ispirazione tra il romano-imperiale e il fantasy ma soprattutto con una gigantesca croce celtica.
Chi erano quei giovani ex missini che nel gennaio del 2012 inscenarono un restyling commemorativo così identitario, rivendicativo del fascismo e di fatto polemico verso Fini?
Era il gruppo che solo dieci mesi dopo avrebbe fondato Fratelli d'Italia, inclusa l'attuale premier Giorgia Meloni. Con lei, a deporre la targa firmata "i camerati", c'erano tra gli altri Federico Mollicone e Fabrizio Ghera, entrambi tra i fondatori di Fratelli d'Italia. Con loro, quasi tutti i camerati di Colle Oppio, l'ex sede del Msi di Meloni da cui è uscito l'attuale gruppo dirigente del Paese.
In altre parole: quella commemorazione del 2012 - con i suoi saluti romani, la sua nuova targa, la sua grande croce celtica, i suoi richiami imperiali e i suoi "presente!" - è di fatto l'atto fondativo del partito che oggi governa l'Italia. Una fondazione realizzata in contrapposizione al vecchio gruppo dirigente finiano che dal Msi-An era confluito nel Pdl.
Forse per questo ha qualche senso parlarne. E forse per questo Meloni non è esattamente estranea alla sceneggiata dell'altro ieri.
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Nabucco
Teatro alla Scala, 1987 (Renato Bruson, Ghena Dimitrova; conducted by Riccardo Muti; no subtitles)
Teatro di San Carlo, 1997 (Renato Bruson, Lauren Flanigan; conducted by Paolo Carognani; no subtitles)
Ankara State Opera, 2006 (Eralp Kıyıcı, Nilgün Akkerman; conducted by Sunay Muratov; no subtitles)
St. Margarethen Opera Festival, 2007 (Igor Morosow, Gabriella Morigi; conducted by Ernst Märzendorfer; English subtitles)
Rome Opera, 2011 (Leo Nucci, Csilla Boross; conducted by Riccardo Muti; English and German subtitles)
Teatro Comunale di Bologna, 2013 (Vladimir Stoyanov, Anna Pirozzi; conducted by Michele Mariotti; Italian subtitles)
Rome Opera, 2013 (Luca Salsi, Tatiana Serjan; conducted by Riccardo Muti; no subtitles)
Gran Teatro Nacional, Perú, 2015 (Giuseppe Altomare, Rachele Stanisci; conducted by Fernando Valcárcel; Spanish subtitles)
Metropolitan Opera, 2017 (Plácido Domingo, Liudmyla Monastyrska; conducted by James Levine; Spanish subtitles)
Arena di Verona, 2017 (George Gagnidze, Susanna Branchini; conducted by Daniel Oren; English subtitles)
La Cenerentola (Cinderella)
Jean-Pierre Ponnelle studio film, 1981 (Frederica von Stade, Francisco Araiza, Paolo Montarsolo; conducted by Claudio Abbado; English subtitles)
Glyndebourne Festival Opera, 1983 (Kathleen Kuhlmann, Laurence Dale, Claudio Desderi; conducted by Donato Renzetti; no subtitles)
Salzburg Festival, 1988 (Ann Murray, Francisco Araiza, Walter Berry; conducted by Riccardo Chailly; English subtitles)
Tokyo Bunka Kaikan, 1991 (Lucia Valentini-Terrani, Toshiro Gorobe, Domenico Trimarchi; conducted by Antonello Allemandi; Japanese subtitles) – Act I, Act II
Houston Grand Opera, 1995 (Cecilia Bartoli, Raúl Giménez, Enzo Dara; conducted by Bruno Campanella; no subtitles)
Rossini Opera Festival, 2000 (Sonia Ganassi, Juan Diego Flórez, Bruno Praticó; conducted by Carlo Rizzi; Italian subtitles)
Gran Teatre del Liceu, 2008 (Joyce DiDonato, Juan Diego Flórez, Bruno de Simone; conducted by Patrick Summers; German subtitles)
Romeo Opera, 2015 (Serena Malfi, Juan Francisco Gatell, Alessandro Corbelli; conducted by Alejo Pérez; Italian and English subtitles)
Lille Opera, 2016 (Emily Fons, Taylor Stayton, Renato Girolami; conducted by Yves Parmentier; English subtitles)
Boboli Gardens, Florence, 2020 (Svetlina Stoyanova, Josh Lovell, Daniel Miroslaw; conducted by Sándor Károlyi; no subtitles)
Lucia di Lammermoor
Tokyo Bunka Kaikan, 1967 (Renata Scotto, Carlo Bergonzi; conducted by Bruno Bartoletti; English subtitles)
Mario Lanfranchi film, 1971 (Anna Moffo, Lajos Kosma; conducted by Carlo Felice Cillario; English subtitles)
Bregenz Festival, 1982 (Katia Ricciarelli, José Carreras; conducted by Lamberto Gardelli; no subtitles) – Part I, Part II
Opera Australia, 1986 (Joan Sutherland, Richard Greager; conducted by Richard Bonynge; English subtitles)
Teatro Carlo Felice, 2003 (Stefania Bonfadelli, Marcelo Álvarez; conducted by Patrick Fournillier; Japanese subtitles)
San Francisco Opera, 2009 (Natalie Dessay, Giuseppe Filianoti; conducted by Jean-Yves Ossonce; English subtitles)
Amarillo Opera, 2013 (Hanan Alattar, Eric Barry; conducted by Michael Ching; English subtitles)
Gran Teatre del Liceu, 2015 (Elena Mosuc, Juan Diego Flórez; conducted by Marco Armiliato; French subtitles)
Teatro Real de Madrid, 2018 (Lisette Oropesa, Javier Camerana; conducted by Daniel Oren; English subtitles)
Vienna State Opera, 2022 (Lisette Oropesa, Benjamin Bernheim; conducted by Evelino Pidó; English subtitles)
Il Trovatore
Claudio Fino studio film, 1957 (Mario del Monaco, Leyla Gencer, Fedora Barbieri, Ettore Bastianini; conducted by Fernando Previtali; English subtitles)
Wolfgang Nagel studio film, 1975 (Franco Bonisolli, Raina Kabaivanska, Viorica Cortez, Giorgio Zancanaro; conducted by Bruno Bartoletti; Japanese subtitles)
Vienna State Opera, 1978 (Plácido Domingo, Raina Kabaivanska, Fiorenza Cossotto, Piero Cappuccilli; conducted by Herbert von Karajan; no subtitles)
Opera Australia, 1983 (Kenneth Collins, Joan Sutherland, Lauris Elms, Jonathan Summers; conducted by Richard Bonynge, English subtitles)
Metropolitan Opera, 1988 (Luciano Pavarotti, Eva Marton, Dolora Zajick, Sherrill Milnes; conducted by James Levine; no subtitles)
Bavarian State Opera, 2013 (Jonas Kaufmann, Anja Harteros, Elena Manistinta, Alexey Markov; conducted by Paolo Carignani; English subtitles)
Temporada Lirica a Coruña, 2015 (Gregory Kunde, Angela Meade, Marianne Cornetti, Juan Jesús Rodriguez; conducted by Keri-Lynn Wilson; no subtitles)
Opéra Royal de Wallonie-Liége, 2018 (Fabio Sartori, Yolanda Auyanet, Violeta Urmana, Mario Cassi; conducted by Daniel Oren; French subtitles)
Arena di Verona, 2019 (Yusif Eyvazov, Anna Netrebko, Dolora Zajick, Luca Salsi; conducted by Pier Giorgio Morandi; German subtitles)
Teatro Verdi di Pisa, 2021 (Murat Karahan, Carolina López Moreno, Victória Pitts, Cesar Méndez; conducted by Marco Guidarini; no subtitles)
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Visto che molti giornali stanno riprendendo la campagna contro l'istruzione pubblica e per una scuola "meritocratica", bombardandoci quotidianamente con improbabili storie di fantomatici geni laureatisi a 15 anni solo grazie alla forza di volontà, vorrei riportare un breve aneddoto personale.
Alcuni mesi fa sono stato accettato per un dottorato (PhD) in Relazioni Internazionali dall'Università di Cambridge.
Il processo di selezione, più che meritocratico, mostra come le università più conosciute ("d'eccellenza", direbbero quei giornali) siano sempre più luoghi inaccessibili per chi non ha un privilegio di classe.
Per potersi candidare sono necessari una serie di pre-requisiti ufficiali, come le certificazione linguistiche, e ufficiosi, (per esempio, è quasi impossibile essere presi senza aver fatto esperienze di studio all'estero). Tutte cose estremamente dispendiose a cui solo una minoranza può avere accesso. Uno studente che va in Erasmus, per esempio, riceve circa 300€ mensili come borsa di studio, una cifra con la quale in una grande città europea si può a malapena coprire il vitto. Tutto il resto è a spese proprie. Per non parlare di esperienze lavorative utili al curriculum ma sottopagate o non pagate affatto (l'ONU, per nominarne uno, offre tirocinii di 6 mesi a New York senza prevedere alcuna remunerazione).
Chi viene da una condizione abbastanza agiata e si può permettere alcune di queste cose, con un po' di fortuna e un po' di bravura, può riuscire a venire accettato in un'università conosciuta e rinomata.
Le disuguaglianze più rilevanti e i maggiori privilegi, però, non si mostrano durante il processo di selezione dei candidati, ma dentro l'università stessa.
Molte delle "università d'eccellenza", infatti, non forniscono stipendio ai loro dottorandi/ricercatori e anzi chiedono loro un'ingentissima retta.
Di fatto, i dottorandi (che nella pratica sono lavoratori dell'università) devono pagare per poter lavorare gratis in cambio della nomea dell'università.
È vero che esistono alcune borse di studio, ma queste sono generalmente poche, spesso esterne all'università, e non di rado portano a una commisitione moralmente discutibile coi più variegati gruppi privati. Il loro criterio di assegnazione è infine generalmente opaco e spesso finiscono paradossalmente per essere vinte dagli studenti più benestanti e altolocati che meno ne necessiterebbero.
Per ritornare alla mia esperienza personale, io non ho vinto borse di studio.
L'Università di Cambridge ha stimato che per affrontare il dottorato, tra retta e costi di vita, avrei dovuto pagare di tasca mia 52 000€ l'anno, ossia più di 200 000€ per i quattro anni di studio/lavoro.
Poiché non dispongo di tale cifra (e anche avendola, non la regalerei a un'università con un patrimonio di 20 miliardi di € che semplicemente non vuole pagare i suoi dottorandi) ho rifiutato l'offerta di dottorato.
In futuro forse farò altre domande di dottorato, anche se in università con una maggiore attenzione alle condizioni dei suoi studenti/lavoratori.
Tuttavia, questa esperienza pratica mi ha confermato alcune cose: che l'unico modello universitario veramente di eccellenza è quello pubblico, gratuito e accessibile a tutti, anche e soprattutto ai più svantaggiati.
Che nel modello della fantomatica "università del merito", sempre più privatizzata e a pagamento, la norma non sarebbero gli scintillanti adolescenti geniali rallentati dalla burocrazia dell'istruzione pubblica (una minoranza statisticamente inesistente), bensì i ricchi ereditieri ed emiri che si possono permettere un diploma dal costo di una Maserati per fare bella figura in alta società.
E che, in quel modello, cultura e istruzione non sarebbero degli straordinari fattori di emancipazione sociale e collettiva, quali dovrebbero essere, bensì puri e semplici strumenti di disuguaglianza, esclusione e oppressione.
Alessandro Maffei, Facebook
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Sai cos’è bello qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un’orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c’è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta.
Sarebbe un rifugio perfetto. Invisibili a qualsiasi nemico. Sospesi. Bianchi come i quadri di Plasson. Impercettibili anche a se stessi. Ma c’è qualcosa che incrina questo purgatorio. Ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Il mare. Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto: il mare chiama. Lo scoprirai, Elisewin. Non fa altro, in fondo, che questo: chiamare. Non smette mai, ti entra dentro, ce l’hai addosso, è te che vuole. Puoi anche far finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti. Questo mare che vedi e tutti gli altri che non vedrai, ma che ci saranno, sempre, in agguato, pazienti, un passo oltre la tua vita. Instancabilmente, li sentirai chiamare. Succede in questo purgatorio di sabbia. Succederebbe in qualsiasi paradiso, e in qualsiasi inferno. Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà.
Alessandro Baricco
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