#Alessandro il grande
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[Fuoco dal cielo][Mary Renault]
Combinando con maestria precisione storica, densità letteraria, finezza introspettiva e dimensione epica, Mary Renault ripercorre in questo romanzo l'infanzia e la giovinezza di Alessandro Magno, il re che, inseguendo il suo sogno di bambino, riuscì a emu
Bellezza, forza, audacia li ebbe in dono dagli dei. Tutto ciò che gli serviva per divenire il sovrano più potente del mondo conosciuto, Alessandro lo avrebbe imparato fin dalla più tenera età. L’odio e le lotte tra i genitori per conquistare la sua lealtà gli insegnarono a usare le armi della politica: lusinghe, tradimenti e vendetta. L’amore del giovane Efestione gli mostrò quanto siano preziose…
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Zora la vampira Vol.4 #51 - Il Grande Pube - Edifumetto. Italy, 1976.
Cover art by Alessandro Biffignandi?
#zora#zora la vampira#alessandro biffignandi#il grande pupe#horror art#horror comics#fumetti#italian comics
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ALESSANDRO IL GRANDE: MITO IMPERO E GEOPOLITICA
ALESSANDRO IL GRANDE: MITO IMPERO E GEOPOLITICA
Videoconferenza del canale YouTube FRATRIA ALTOTIBERINA, trasmesso online in live streaming il giorno 21 febbraio 2024. Un intervista di Augusto Bianconi a Giacomo Maria Prati. “Un sepolcro ora basta per colui al quale il mondo non era abbastanza.” ALESSANDRO IL GRANDE: MITO IMPERO E GEOPOLITICA ALESSANDRO IL GRANDE: MITO IMPERO E GEOPOLITICA
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PREVISIONI DEL TEMPO: IN ARRIVO GIORNATE FREDDE
Corriere della sera: «L'Italia nella morsa del ghiaccio».
La Verità: «Freddo a novembre. Scacco matto, Greta Thunberg!».
Matteo Renzi: «La sinistra del no può dire quello che vuole, ma nei prossimi giorni indosserò il mio cappotto Emporio Armani. Poi andrò alla ricerca di un clima più caldo nella simpatica cornice rinascimentale dell'Arabia Saudita».
Carlo Calenda: «Io invece vado a Dubai. Questo dimostra che esistono profonde differenze tra la mia visione e quella di Matteo Renzi».
Gennaro Sangiuliano: «Io me ne andrò nell'isola caraibica di Copenhagen (e non di "Helsinki", come erroneamente aveva scritto il mio social media manager. Ovviamente l'ho già licenziato».)
Diego Fusaro: «Con grande disappunto delle vestali che propalano turbodottrine climatiche globaliste di gretiniana ispirazione per fomentare la sostituzione etnica, l'oracolo meteorologico annuncia un'italica frescura novembrina che mal si concilia con la narrazione sorosiana».
Matteo Salvini: «Roba da matti! Alla faccia del surriscaldamento globale! Greta Thunberg non sarà d'accordo, ma io mi mangio una polenta con la salsiccia. Viva l'Italia, viva le nostre tradizioni. La carne sintetica la lascio ai buonisti».
Giorgia Meloni: «Il freddo a novembre è un'altra sfida vinta dal nostro governo nella sua battaglia contro gli scafisti».
Alessandro Giuli: «La profezia ipotermica impone un tecnocratico asservimento al calorifero, mitigato dalla nobile rapacità aritmetica delle nostre bollette. E non fatemelo ripetere perché non ci ho capito un c4zz0 neanche io».
[L'Ideota]
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Storia Di Musica #351: Bob Dylan & The Band, Before The Flood, 1974
C'è un'altra ricorrenza periodica nelle Storie di Musica, e che capita quasi sempre a Dicembre: un racconto di un disco di Bob Dylan. Dopo tanto tempo vi racconto quando nasce la mia fascinazione per lui. Tra i libri della libreria dei miei mi capitò tra le mani, io andavo alle elementari, un libro, Bob Dylan: folk, canzoni e poesie, a cura di Alessandro Roffeni, Newton Compton Editori, pubblicato nel 1978 e comprato anni dopo dai miei ad una Festa dell'Unità. Mi affascinava anche perché aveva i testi inglesi a fronte e quel libro, che conservo ancora con affetto, aveva un'introduzione che finisce così: in un "ritmo di distorsione impoetica" si consuma l'impossibilità stessa di fare "grande" poesia, di additare le risoluzioni definitive: nelle pulsioni dell'eros, nella ricerca martellante di concatenazioni linguistiche nervose e oltraggiosamente impure, Dylan, e con lui l'uomo contemporaneo, cerca un instabile e mai risolto rapporto con l'irriducibile spietatezza del divenire storico.
Siccome è dicembrina, la collezione del mese avrà un'idea celebrativa, perchè i dischi che ho pensato festeggiano tutti mezzo secolo, omaggio questo anche ad una delle mie migliori amiche che è nata nello stesso anno di questi album.
La storia di oggi inizia quando Dylan, con una mossa clamorosa, abbandona la Columbia nel 1973, la casa discografica che lo scoprì e per cui aveva pubblicato i suoi primi 13 dischi, per passare alla neonata Asylum di David Geffen (che la fondò nel 1971 con Elliot Roberts) costruita per riabilitare la musica folk. Dylan in quel periodo iniziò a curare personalmente la sua attività finanziaria. Con la Asylum pubblica Planet Waves nel gennaio del 1974, un disco nato quando Robbie Robertson si trasferì a Malibù vicino casa di Dylan a metà del 1973. Il rapporto con Robertson e The Band è fortissimo: erano ancora The Hawks quando furono chiamati ad aiutare Dylan nella fondamentale transizione elettrica di metà anni '60, gli innumerevoli concerti insieme, e fu con questi musicisti che Dylan, dopo il misterioso e terribile incidente in moto del 1966, si ritirò in cantina a suonare per riabilitarsi (cose che diventeranno i mitici The Basement Tapes nel 1975). Planet Waves è un disco intimo, quasi di emozioni domestiche, che spiazza perchè sembra che Dylan abbia abbandonato l'epica universale della sua musica. Nasce l'idea di promuovere il disco con un tour e appena dopo la pubblicazione Geffen organizza 30 date in 21 città, in teatri e palazzetti al coperto, in circa un mese di tour. Il materiale registrato, nelle due date di Los Angeles del 13 e 14 Febbraio e a New York il 30 gennaio, venne pubblicato a Giugno con il titolo Before The Flood, addirittura un doppio live, il primo live della storia discografica dylaniana (le registrazioni precedenti verranno pubblicate molto tempo dopo) a testimonianza di un evento non secondario: dall'incidente del 1966, e tolta la partecipazione al Concerto per Il Bangladesh organizzato da George Harrison, è la prima tournee di Dylan in 8 anni.
Il titolo prende probabilmente spunto da un racconto, Farn Mabul, scritto da Sholem Asch, scrittore e drammaturgo ebreo-polacco, il cui figlio, Moses, era molto amico di Dylan, che lo aiutò ad organizzare la sua casa discografica, Folkways Records, che era attiva nel folk revival (e che quando chiuse, nel 1987, aveva così materiale ritenuto importante che fu acquisita dalla Smithsonian Society). Tra l'altro, l'ultima canzone di Planet Waves, Wedding Song, finisce così: We can't regain what went down in the flood. Nonostante il Tour fosse stato pensato per promuovere il disco, alla fine da Planet Waves arriva pochissimo, è piuttosto l'occasione per Dylan e i fidati musicisti della Band di riprendere le meraviglie spesso suonate insieme in studio e rivoltarle, riarrangiarle nel modo più imperscrutabile, tanto che le canzoni si riconoscono solo quando il canto irrompe e ne rivela la natura. In generale, dopo qualche data di rodaggio, le serate erano composte da un set con Dylan con la Band, un set solo del gruppo, uno solo di Dylan, e poi qualche bis di nuovo insieme. Ricordo qui gli strepitosi musicisti della Band, tutte leggende: oltre a Robbie Robertson, Garth Hudson, Levon Helm, Richard Manuel e Rick Danko, una line up indimenticabile.
Il risultato fu all'epoca rivoluzionario, perchè non si era abituati a sentire Dylan live sul disco: nel doppio c'è la sua massima espressione poetica, con buona parte dei suoi classici, da Like A Rolling Stone a Blowin' In The Wind, da Ballad Of Thin Man a Knockin' On Heaven's Door, da Just Like A Woman ad una rockeggiante Highway 61 Revisited. A questi si aggiungono le meraviglie della Band: capolavori come The Weight, The Night They Drove Old Dixie Down, The Shape I'm In. Dylan si ricuce le canzoni in abiti diversi, abbandona il canto romantico e spesso è furente nell'interpretazione, tanto che il critico Robert Christgau dirà in una famosa recensione del disco appena uscito "Without qualification, this is the craziest and strongest rock and roll ever recorded. All analogous live albums fall flat.", puntando l'attenzione sulla intensificazione musicale dei suoi classici in veste dal vivo.
Il disco divenne un successo, in Top Ten negli Stati Uniti e in Gran Bretagna (che va ricordato per numero di dischi in classifica era un luogo di Dylan mania da oltre un decennio). E in Dylan scatta qualcosa: la Columbia, pentita, gli richiede di ritornare a casa, e Dylan prima regala alla storia uno dei dischi più belli di sempre, Blood On The Tracks e poi parte il circo musicale del Rolling Thunder Avenue, il secondo tour consecutivo.
Negli anni furono ripubblicati dalla Columbia altre date, anche in cofanetto, ma niente di così sfavillante come l'edizione del cinquantenario che è arrivata nel 2024: 27 cd, 417 esibizioni inedite, registrazioni appena mixate e note di copertina di Elizabeth Nelson, che raccolgono tutti i concerti di quel tour, storicamente uno dei più importanti della musica rock occidentale.
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Lui pensa che da qualche parte, nel mondo, incontrerà una donna che, da sempre è la sua donna. Ogni tanto si rammarica che il destino si ostini a farlo attendere con tanta indelicata tenacia, ma con il tempo ha imparato a considerare la cosa con grande serenità. Quasi ogni giorno, ormai da anni, prende la penna in mano e le scrive.
|| Alessandro Baricco
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"Io ti ho amato e non saprei immaginare come si possa amare di più. Avevo una vita che mi rendeva felice e ho lasciato che andasse in pezzi, pur di stare con te. Non ti ho amato per noia, per solitudine o capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. E lo sapevo che poi, la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce ad immaginarsi il desiderio. Ma non ho cercato di fermarmi, nè di fermarti. "
Alessandro Baricco
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Il giudizio degli altri ha sempre a che fare con i nostri confini interni, e con l'importanza che diamo a chi ci giudica.
Infatti, se io non do importanza all'altro, il suo giudizio non mi tocca.
Se l'altro mi giudica, mi critica, mi insulta, ma per me egli non rappresenta nulla, le sue critiche non scalfiscono il mio orgoglio, non feriscono la mia sensibilità, non toccano una mia ferita passata.
Se viceversa l'importanza che do alla sua persona è elevata, ogni suo gesto o parola sono pugnali che aprono uno squarcio nella mia carne.
I confini si fanno labili perché egli, essendo per me importante, acquisisce un potere tale nei miei confronti da riuscire a sfondare le mie difese interne, i miei confini protettivi.
La sua forza, nel giudicarmi, è così grande da manipolare i miei stati d'animo e comportamenti.
Ma in realtà il suo potere su di me dipende sempre da me, dalla mia capacità di mettere un argine alla percezione amplificata che io ho di lui.
E dipende anche da quanto i miei confini interiori sono forti, solidi, concreti.
Quanto e fino a che punto nutro rispetto nei miei confronti, da non farmi trattare a pesci in faccia da qualcuno che, per altro, a volte, neanche merita il mio rispetto?
In qualsiasi lavoro di crescita personale riguardante la sensibilità nei confronti del giudizio altrui, si procede nell'indagine del perché si dà tanta importanza alle parole dell'altro, quali parti di noi egli va a toccare, e al tempo stesso si approfondiscono i motivi che stanno alla base di confini troppo labili.
Si decostruisce l'importanza dell'altro, e si rafforzano i confini interni.
Quando Alessandro Magno decise di andare a trovare il grande filosofo Diogene di Sinope, pensando di onorarlo regalandogli qualsiasi cosa egli volesse, gli chiese cosa desiderasse di più dalla vita.
Il filosofo, per nulla intimorito dalla figura di Alessandro, gli rispose in questo modo:
"Mi fai ombra, spostati dal mio sole".
Omar Montecchiani
#armaturainvisibile
#quandolosentinelcorpodiventareale
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Alessandro Gilioli
Può sembrare che un po' abbiano ragione i fascisti di Acca Larenzia: la commemorazione con i saluti romani c'è sempre stata, dal 1979 in poi, perché quindi lo scandalo a questo giro?
Forse, tuttavia, un breve - brevissimo - riassunto di storia recente può darci qualche informazione in più, sul perché.
Storia molto recente: siamo nel gennaio del 2012. Quando, sempre nel giorno dell'anniversario, i neofascisti cambiarono in via Acca Larenzia una serie di cose, a iniziare dalla targa che commemorava le tre vittime.
Quella precedente era stata posta nel 1978 in una cerimonia guidata da Gianfranco Fini, allora segretario generale del Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Msi. Le tre vittime della strage, in quella prima lapide, erano definite "vittime della violenza politica". C'era anche un appello: "Per la libertà e per un'Italia migliore".
Ecco, in quel sabato 7 gennaio 2012 quella lapide venne sostituita da un gruppo di ex missini che contestavano a Fini la sopravvenuta svolta moderata e la condanna del fascismo. Sulla nuova targa c'era scritto che i tre erano stati uccisi "dall'odio comunista e dai servi dello Stato". La firma: "I camerati". I muri attorno alla targa vennero dipinti con murales d'ispirazione tra il romano-imperiale e il fantasy ma soprattutto con una gigantesca croce celtica.
Chi erano quei giovani ex missini che nel gennaio del 2012 inscenarono un restyling commemorativo così identitario, rivendicativo del fascismo e di fatto polemico verso Fini?
Era il gruppo che solo dieci mesi dopo avrebbe fondato Fratelli d'Italia, inclusa l'attuale premier Giorgia Meloni. Con lei, a deporre la targa firmata "i camerati", c'erano tra gli altri Federico Mollicone e Fabrizio Ghera, entrambi tra i fondatori di Fratelli d'Italia. Con loro, quasi tutti i camerati di Colle Oppio, l'ex sede del Msi di Meloni da cui è uscito l'attuale gruppo dirigente del Paese.
In altre parole: quella commemorazione del 2012 - con i suoi saluti romani, la sua nuova targa, la sua grande croce celtica, i suoi richiami imperiali e i suoi "presente!" - è di fatto l'atto fondativo del partito che oggi governa l'Italia. Una fondazione realizzata in contrapposizione al vecchio gruppo dirigente finiano che dal Msi-An era confluito nel Pdl.
Forse per questo ha qualche senso parlarne. E forse per questo Meloni non è esattamente estranea alla sceneggiata dell'altro ieri.
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A distanza di giorni ho letto lo sproloquio reboante dell’attuale Ministro della Cultura Alessandro Giuli.
Non è insignificante. È banale. Un vestito appariscente che nasconde il trito, il ritrito e il quasi niente.
«Di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice e speculare. L’entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della ipertecnologizzazione, e per converso l’apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro intese come una minaccia».
Provo a tradurre in italiano semplice. Dice più o meno che di fronte alla grande trasformazione della nostra epoca, con l’influenza della tecnologia e dell’informazione globale, ci sono due rischi opposti. Da un lato, l’entusiasmo eccessivo che ignora i pericoli della tecnologia avanzata. Dall’altro, la paura esagerata che vede il passato come migliore e considera la tecnologia e il futuro come una minaccia.
Un concetto che 60 anni fa aveva espresso molto meglio (e anche in modo più leggibile) Umberto Eco in “Apocalittici e integrati“.
[...]
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Quando hai il cuore grande finisci per diventare sempre troppo. In tutto.
Troppo sincero, troppo buono, a volte anche troppo pesante.
Alla fine arriva il giorno in cui inizi a credere che sia tu la persona sbagliata, ma non è così.
Le uniche cose di troppo certe volte sono le persone non le attenzioni.
Alessandro Di Domizio
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Carla Mura architetture sensibili
curated by Alessandro Riva
Maretti editore, Imola 2015, 112 pagine, 23x27cm, Brossura, testi in italiano, inglese e tedesco, ISBN 978-88-89477-76-2
euro 20,00
email if you want to buy [email protected]
Catalogo della mostra tenutasi a Milano, presso la Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter, dal 3 giugno al 19 giugno 2015. - Testi in italiano, inglese e tedesco.
Carla Mura tra evanescenza della visione e rigore “Dall’inizio degli anni Duemila a oggi, la pittura aniconica in Italia (e, più in generale, in Europa) ha ripreso nuovo vigore, causa forse (anche) un po’ di stanchezza per forme di rappresentatività che tendevano fatalmente a tradursi in ‘genere’, vuoi in una rilettura, sebbene fortemente contemporanea, della tradizione novecentesca, vuoi in una pittura di figurazione con tendenze informali che, nella loro ripetitività, rischiavano spesso di sfiorare un virtuosismo un po’ stantio, vuoi in forme di pittura mediale, o di gusto analogico-digitale, che, nel loro carattere marcatamente tecnologico, finivano fatalmente per apparire precocemente datate. […] In questo scenario, il lavoro di Carla Mura rappresenta senz’altro un esempio, se non unico, certo raro e fortemente caratterizzato, di ricerca originale e omogenea, in grado di elaborare, con grande coerenza linguistica e una marcata sensibilità sul piano delle urgenze metodologiche, compositive e formali, una propria autonoma chiave di riappropriazione del reale attraverso il grimaldello di un materiale (nel caso specifico, il filo di cotone), che nel lavoro dell’artista è insieme mezzo e messaggio, forma e colore, segno e allegoria, strumento significante e compositivo dell’opera”.
Alessandro Riva
03/12/24
#Carla Mura#exhibition catalogue#Galleria B.M.Rizzi&MatthiasRitterMilano2015#pittura aniconica#filo di cotone#Alessandro Riva#art books#fashionbooksmilano
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Opera on YouTube 5
Nabucco
Teatro alla Scala, 1987 (Renato Bruson, Ghena Dimitrova; conducted by Riccardo Muti; no subtitles)
Teatro di San Carlo, 1997 (Renato Bruson, Lauren Flanigan; conducted by Paolo Carognani; no subtitles)
Ankara State Opera, 2006 (Eralp Kıyıcı, Nilgün Akkerman; conducted by Sunay Muratov; no subtitles)
St. Margarethen Opera Festival, 2007 (Igor Morosow, Gabriella Morigi; conducted by Ernst Märzendorfer; English subtitles)
Rome Opera, 2011 (Leo Nucci, Csilla Boross; conducted by Riccardo Muti; English and German subtitles)
Teatro Comunale di Bologna, 2013 (Vladimir Stoyanov, Anna Pirozzi; conducted by Michele Mariotti; Italian subtitles)
Rome Opera, 2013 (Luca Salsi, Tatiana Serjan; conducted by Riccardo Muti; no subtitles)
Gran Teatro Nacional, Perú, 2015 (Giuseppe Altomare, Rachele Stanisci; conducted by Fernando Valcárcel; Spanish subtitles)
Metropolitan Opera, 2017 (Plácido Domingo, Liudmyla Monastyrska; conducted by James Levine; Spanish subtitles)
Arena di Verona, 2017 (George Gagnidze, Susanna Branchini; conducted by Daniel Oren; English subtitles)
La Cenerentola (Cinderella)
Jean-Pierre Ponnelle studio film, 1981 (Frederica von Stade, Francisco Araiza, Paolo Montarsolo; conducted by Claudio Abbado; English subtitles)
Glyndebourne Festival Opera, 1983 (Kathleen Kuhlmann, Laurence Dale, Claudio Desderi; conducted by Donato Renzetti; no subtitles)
Salzburg Festival, 1988 (Ann Murray, Francisco Araiza, Walter Berry; conducted by Riccardo Chailly; English subtitles)
Tokyo Bunka Kaikan, 1991 (Lucia Valentini-Terrani, Toshiro Gorobe, Domenico Trimarchi; conducted by Antonello Allemandi; Japanese subtitles) – Act I, Act II
Houston Grand Opera, 1995 (Cecilia Bartoli, Raúl Giménez, Enzo Dara; conducted by Bruno Campanella; no subtitles)
Rossini Opera Festival, 2000 (Sonia Ganassi, Juan Diego Flórez, Bruno Praticó; conducted by Carlo Rizzi; Italian subtitles)
Gran Teatre del Liceu, 2008 (Joyce DiDonato, Juan Diego Flórez, Bruno de Simone; conducted by Patrick Summers; German subtitles)
Romeo Opera, 2015 (Serena Malfi, Juan Francisco Gatell, Alessandro Corbelli; conducted by Alejo Pérez; Italian and English subtitles)
Lille Opera, 2016 (Emily Fons, Taylor Stayton, Renato Girolami; conducted by Yves Parmentier; English subtitles)
Boboli Gardens, Florence, 2020 (Svetlina Stoyanova, Josh Lovell, Daniel Miroslaw; conducted by Sándor Károlyi; no subtitles)
Lucia di Lammermoor
Tokyo Bunka Kaikan, 1967 (Renata Scotto, Carlo Bergonzi; conducted by Bruno Bartoletti; English subtitles)
Mario Lanfranchi film, 1971 (Anna Moffo, Lajos Kosma; conducted by Carlo Felice Cillario; English subtitles)
Bregenz Festival, 1982 (Katia Ricciarelli, José Carreras; conducted by Lamberto Gardelli; no subtitles) – Part I, Part II
Opera Australia, 1986 (Joan Sutherland, Richard Greager; conducted by Richard Bonynge; English subtitles)
Teatro Carlo Felice, 2003 (Stefania Bonfadelli, Marcelo Álvarez; conducted by Patrick Fournillier; Japanese subtitles)
San Francisco Opera, 2009 (Natalie Dessay, Giuseppe Filianoti; conducted by Jean-Yves Ossonce; English subtitles)
Amarillo Opera, 2013 (Hanan Alattar, Eric Barry; conducted by Michael Ching; English subtitles)
Gran Teatre del Liceu, 2015 (Elena Mosuc, Juan Diego Flórez; conducted by Marco Armiliato; French subtitles)
Teatro Real de Madrid, 2018 (Lisette Oropesa, Javier Camerana; conducted by Daniel Oren; English subtitles)
Vienna State Opera, 2022 (Lisette Oropesa, Benjamin Bernheim; conducted by Evelino Pidó; English subtitles)
Il Trovatore
Claudio Fino studio film, 1957 (Mario del Monaco, Leyla Gencer, Fedora Barbieri, Ettore Bastianini; conducted by Fernando Previtali; English subtitles)
Wolfgang Nagel studio film, 1975 (Franco Bonisolli, Raina Kabaivanska, Viorica Cortez, Giorgio Zancanaro; conducted by Bruno Bartoletti; Japanese subtitles)
Vienna State Opera, 1978 (Plácido Domingo, Raina Kabaivanska, Fiorenza Cossotto, Piero Cappuccilli; conducted by Herbert von Karajan; no subtitles)
Opera Australia, 1983 (Kenneth Collins, Joan Sutherland, Lauris Elms, Jonathan Summers; conducted by Richard Bonynge, English subtitles)
Metropolitan Opera, 1988 (Luciano Pavarotti, Eva Marton, Dolora Zajick, Sherrill Milnes; conducted by James Levine; no subtitles)
Bavarian State Opera, 2013 (Jonas Kaufmann, Anja Harteros, Elena Manistinta, Alexey Markov; conducted by Paolo Carignani; English subtitles)
Temporada Lirica a Coruña, 2015 (Gregory Kunde, Angela Meade, Marianne Cornetti, Juan Jesús Rodriguez; conducted by Keri-Lynn Wilson; no subtitles)
Opéra Royal de Wallonie-Liége, 2018 (Fabio Sartori, Yolanda Auyanet, Violeta Urmana, Mario Cassi; conducted by Daniel Oren; French subtitles)
Arena di Verona, 2019 (Yusif Eyvazov, Anna Netrebko, Dolora Zajick, Luca Salsi; conducted by Pier Giorgio Morandi; German subtitles)
Teatro Verdi di Pisa, 2021 (Murat Karahan, Carolina López Moreno, Victória Pitts, Cesar Méndez; conducted by Marco Guidarini; no subtitles)
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