#Alberto Bardi
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adrianomaini · 1 year ago
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Il 4 dicembre del 1944 rappresenta per la città di Ravenna una data fondamentale
Bulow sul balcone del Palazzo Comunale di Ravenna. Fonte: Ravenna Today cit. infra La situazione è bloccata. Il fronte è fermo. Un altro inverno di occupazione? No, bisogna fare qualcosa. Parole molto comuni fra i partigiani dell’Italia ancora occupata, pensierosi di fronte alla sconfortante prospettiva di trascorrere anche l’inverno del 1944 sotto la dominazione nazifascista.Questa paura è…
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bagnabraghe · 1 year ago
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Il 4 dicembre del 1944 rappresenta per la città di Ravenna una data fondamentale
Bulow sul balcone del Palazzo Comunale di Ravenna. Fonte: Ravenna Today cit. infra La situazione è bloccata. Il fronte è fermo. Un altro inverno di occupazione? No, bisogna fare qualcosa. Parole molto comuni fra i partigiani dell’Italia ancora occupata, pensierosi di fronte alla sconfortante prospettiva di trascorrere anche l’inverno del 1944 sotto la dominazione nazifascista.Questa paura è…
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tina-aumont · 5 months ago
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Play Patricio, 1972
The 28th September 1972 "Play Patricio" started at the Teatro Jacinto Benavente in Madrid, this play was written by Emilio Romero and it was directed by Alberto Closas.
Cast:
Alberto Closas - Patricio
María Asquerino
Antonio Bardis
María del Rosal
María Dolores Gordón
Katia Loritz
María Montez
Esperanza Roy
Yumi Yamada
Susana Mayo
These publicity photos are from: October and November 1972 ABC and 15th October 1972 La Estafeta Literaria.
ABC Hemeroteca
Biblioteca Virtual de Prensa Histórica
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francescosatanassi · 5 days ago
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COSA CI SIAMO VENUTI A FARE?
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Se c'è una cosa che El Alamein ha insegnato è proprio l'opposto di ciò che viene celebrato dall'attuale governo: i soldati italiani combatterono una guerra da sconfitti sapendo di uscirne sconfitti, e scoprendo le menzogne del fascismo proprio al fronte, partecipando a guerre coloniali, di aggressione e di invasione scatenate per scaldare l'ego di un dittatore. Trasformare una sconfitta militare del fascismo in una vittoria, facendo leva su altro, come la dimostrazione di orgoglio del soldato italiano che continua a combattere nonostante la sconfitta o la nostra libertà raggiunta grazie al loro sacrificio (??), è un'operazione revisionista molto pericolosa per come la storia viene ribaltata e per come verrà raccontata e percepita tra alcuni anni. Alberto Bardi, il comandante Falco che in Romagna guidò la 28° Brigata e fu vice della Brigata Garibaldi Romagnola, prima di entrare nella Resistenza partecipò alla campagna di Russia ricordandola così: "Noi soldati ci chiedevamo 'Ma cosa ci siamo venuti a fare qui?' Vedemmo da vicino, con i nostri occhi, tutto il marcio del fascismo, che eravamo destinati a essere sconfitti, che si combatteva per una causa ingiusta." Queste sono le persone e i valori da ricordare e celebrare, non chi portò l'Italia al baratro con guerre, tradimenti e menzogne.
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fancysrunninghome · 2 years ago
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Brutalismus in Latin America
1. Edificio Jenaro Valverde Marín, Costa Rica, Alberto Linner Diaz
2. Embajada de Rusia en Cuba, Aleksandr Rochegov
3. Banco de Londres y Sudamérica, Buenos Aires, Clorindo Testa
4. SESC Pompeia, São Paolo, Lina Bo Bardi
5. Tribunal De Contas, São Paolo, Aflalo y Gasperini
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delectablywaywardbeard-blog · 9 months ago
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Regionali, accordo nel Centrodestra su Bardi, Tesei e Cirio
“I presidenti di Basilicata, Piemonte ed Umbria che hanno ben governato saranno i candidati di tutto il centrodestra unito ai prossimi appuntamenti elettorali regionali. Si tratta della conferma del Presidente Vito Bardi per la Lucania, del presidente Alberto Ciro per il Piemonte e della Presidente Donatella Tesei per l’Umbria.” Così una nota congiunta di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia,…
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jacopocioni · 1 year ago
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Famiglia Sapiti seconda parte
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Segue alla prima parte. La bravura di Andrea fu tale da guadagnarsi un posto di preminenza fra i procuratori della Curia. Questa ascesa ebbe dei benefici sulla sua famiglia, ne trassero vantaggi altri suoi due fratelli: Pietro preposito di San Felice in Aquileia; Simone, Clericus florentinum dal 1314 ebbe la propositura di Pietro ad Aquileia, il canonicato di San Giovanni Laon da suo nipote Filippo. Quest’ultimo venne impiegato per amministrare gli affari della famiglia in Inghilterra e Irlanda, come rappresentante di Andrea. I figli di Andrea divennero amministratori del patrimonio di famiglia. Berto divenne canonico presso San Lipardo di Meung-Sur-Loire. Nel 1319 Filippo era canonico a Firenze e prebendario della chiesa di Meriett della diocesi di Bath e Wells, ottenne anche il canonicato di San Giovanni di Laon. In seguito, il sunnominato Filippo venne nominato cappellano papale di Giovanni XXII° e incaricato esecutore di diversi mandati riguardanti petenti fiorentini e inglesi. Alla sua morte lo zio Simone prebendario di Eglisclif, subentrò negli incarichi del nipote in Inghilterra e nella Curia, dove fu annoverato fra i cappellani papali e esecutore di alcuni mandati. Ottenne nel 1336 il canonicato di Lichfield, già assegnato a suo fratello Eduardo. La maggior fortuna si riversò sui due figli minori di Andrea. Remigio dottore in teologia venne raccomandato dal padre al re di Sicilia e Gerusalemme Roberto d’Angiò a presentare una supplica per il figlio al Papa Giovanni XXII°, questa supplica è annotata in un registro da Andrea stesso. Grazie a questa supplica Remigio venne nominato Abate dell’Abbazia Cistercense fiorentina di San Salvatore a Septimo. Suo fratello Oddone affiancò il padre come procuratore, subentrando alla sua morte avvenuta nel 1338. Cumulò prebende regie e ecclesiastiche, divenne ufficiale di Eduardo III°, amministrò alcuni negozi con le società mercantili fiorentine presenti nel porto di Londra. Era ancora attivo alla metà del secolo XIV°, quando è presente presso la Curia papale come ambasciatore della Repubblica Fiorentina. La notevole fortuna della famiglia di Notai fiorentini e l’ascesa sociale nella città d’origine dal quartiere di Oltrarno, in una generazione riuscirono ad avere un Abate e un Ambasciatore e a operare per i re inglesi. Un’altra famiglia di Notai fiorentini i Boccadibue, rogando atti per la Compagnia dei Bardi, riuscirono ad avere nella terza generazione un Vescovo di Aleria professo dello Ordine dei Minori continuando a servire i Bardi. Tutto questo a dimostrazione della potenza e affidabilità della loro categoria.
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cada-atletismo · 1 year ago
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Ciampitti, sexto en una final de 200 de primera clase, con el superstar Asinga
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Fuente: Atletismo Sudamericano / foto Wagner Carmo, CBAT Sin dudas, el superstar de este Campeonato Sudamericano por su histórica actuación en los 100 metros llanos donde venció con récord de 9.89 (también plusmarca mundial junior), el surinamés Issamade Asinga prolongó sus éxitos en Sao Paulo en la jornada de clausura, este domingo 30 de julio sobre la pista del Centro Olímpico, en Vila Clementina. Protagonizó un intenso duelo con  un coloso de la especialidad, el veterano -33 años- panameño Alonso Edward, quien lleva casi 15 temporadas en los primeros planos internacionales: recordman sudamericano con 19.89 desde que escoltara a Usain Bolt en la finalísima mundial de Berlin 2009, desde entonces ha estado en finales mundiales, panamericanas, centroamericanas, bolivarianas y un largo etcétera. Edward exhibió otra vez su experiencia y calidad, pero no pudo ante el embate y la soltura de Asinga en el tramo decisivo de la carrera, mientras que el paraguayo César Almirón conquistó una meritoria medalla de bronce. Y así, este prodigio oriundo de Texas consumó el doblete (100-200), privilegio de los mejores velocistas del historial sudamericano. La final se disputó con un viento de 0.7ms y Asinga marcó 20.19, que representa el nuevo récord de los campeonatos, dejando atrás los 20.41 del colombiano Bernardo Baloyes en Lima, hace cuatro temporadas. Edward registró 20.30 y Almirón llegó al bronce con 20.49. Estas actuaciones reflejan el nivel que alcanzó la velocidad en los distintos países de nuestra región, tal como se anticipó con los históricos 100 metros llanos del viernes. Ahora, el brasileño Jorge Henrique da Costa Vides quedó cuarto con 20.59, un puesto por delante del colombiano Oscar Baltán (20.89). El argentino Juan Ignacio Ciampitti fue sexto con 21.10 y cerró el ecuatoriano Katriel Angulo, séptimo con 21.14. No participó el otro colombiano clasificado para la final, Carlos Andrés Palacios. (Ciampitti tuvo un excelente desempeño en la posta 4x100, durante la jornada anterior, donde el equipo nacional igualó el récord de 39.85 y ocupó el cuarto puesto. Y este domingo avanzó a la final de 200 en un marco muy competitivo al registrar 20.92, a una centésima de su registro personal. Su compañero Bautista Diamante marcó 21.19 en las series). Estos son los hombres que ganaron 100 y 200 en un mismo Campeonato Sudamericano: . 1926, Eduardo Albe (Argentina) . 1927, Juan Bautista Pina (Argentina) . 1929, Hernán Spinassi (Argentina) . 1931, Carlos Bianchi Luti (Argentina) -finalista olímpico en Los Angeles . 1939, 1941 y 1945, José Bento de Assis (Brasil) . 1958, José Telles da Conceicao (Brasil) -también finalista olímpico . 1963, Arquímedes Herrera (Venezuela) . 1969, Iván Moreno (Chile) . 1974, 1975 y 1977, Rui da Silva (Brasil) . 1979, Altevir da Silva (Brasil) . 1987, 1991, 1993 y 1995, Robson Caetano da Silva (Brasil) – medallista olímpico en Seúl . 2005, André Domingos da Silva (Brasil) . 2009, Alonso Edward (Panamá) . 2013, Alex Quiñonez (Ecyuador) . 2021 Felipe Bardi dos Santos (Brasil). . 2023, Issamade Asinga (Surinam) Asinga se convierte también en uno de los más jóvenes campeones de la historia de los 200 llanos en el Sudamericano: cumplirá 19 años recién en diciembre. También tenían 19 años cuando ganaron los 200 metros los argentinos Hernán Spinassi en 1929 y Alberto Triulzi en 1947. Read the full article
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atletasudando · 1 year ago
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Issamade Asinga sigue haciendo historia, ahora con su doblete
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Sin dudas, el superstar de este Campeonato Sudamericano por su histórica actuación en los 100 metros llanos donde venció con récord de 9.89 (también plusmarca mundial junior), el surinamés Issamade Asinga prolongó sus éxitos en Sao Paulo en la jornada de clausura, este domingo 30 de julio sobre la pista del Centro Olímpico, en Vila Clementina. Protagonizó un intenso duelo con  un coloso de la especialidad, el veterano -33 años- panameño Alonso Edward, quien lleva casi 15 temporadas en los primeros planos internacionales: recordman sudamericano con 19.89 desde que escoltara a Usain Bolt en la finalísima mundial de Berlin 2009, desde entonces ha estado en finales mundiales, panamericanas, centroamericanas, bolivarianas y un largo etcétera. Edward exhibió otra vez su experiencia y calidad, pero no pudo ante el embate y la soltura de Asinga en el tramo decisivo de la carrera, mientras que el paraguayo César Almirón conquistó una meritoria medalla de bronce. Y así, este prodigio oriundo de Texas consumó el doblete (100-200), privilegio de los mejores velocistas del historial sudamericano. Estos son los hombres que ganaron 100 y 200 en un mismo Campeonato Sudamericano: . 1926, Eduardo Albe (Argentina) . 1927, Juan Bautista Pina (Argentina) . 1929, Hernán Spinassi (Argentina) . 1931, Carlos Bianchi Luti (Argentina) -finalista olímpico en Los Angeles . 1939, 1941 y 1945, José Bento de Assis (Brasil) . 1958, José Telles da Conceicao (Brasil) -también finalista olímpico . 1963, Arquímedes Herrera (Venezuela) . 1969, Iván Moreno (Chile) . 1974, 1975 y 1977, Rui da Silva (Brasil) . 1979, Altevir da Silva (Brasil) . 1987, 1991, 1993 y 1995, Robson Caetano da Silva (Brasil) - medallista olímpico en Seúl . 2005, André Domingos da Silva (Brasil) . 2009, Alonso Edward (Panamá) . 2013, Alex Quiñonez (Ecyuador) . 2021 Felipe Bardi dos Santos (Brasil). . 2023, Issamade Asinga (Surinam) Asinga se convierte también en uno de los más jóvenes campeones de la historia de los 200 llanos en el Sudamericano: cumplirá 19 años recién en diciembre. También tenían 19 años cuando ganaron los 200 metros los argentinos Hernán Spinassi en 1929 y Alberto Triulzi en 1947.   Read the full article
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gacougnol · 7 years ago
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Alberto Bardi On the Red 1974 Crayon, wax and tempera on canvas
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condamina · 2 years ago
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Spie e provocatori tra gli antifascisti esuli in Francia
Spie e provocatori tra gli antifascisti esuli in Francia
Il più frequentemente citato nelle storie dell’antifascismo tra i libelli denigratori dei fuorusciti prodotti in periodo fascista dai propagandisti di regime, è il volumetto di Pietro Maria Bardi 15 giorni a Parigi tra i fuorusciti, pubblicato nel 1932, anno X dell’era fascista <76. Eppure trattasi, al di là di ogni considerazione politico-ideologica, di una alquanto modesta, sia per quanto…
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veredes · 5 years ago
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Diálogos con el arquitecto Marcelo Ferraz. Acerca del Sesc de Pompeya y de Lina Bo Bardi | Luis Alberto Monge Calvo
 “Correr riesgos, ser libre de frente a lo que la vida nos presenta, ante las decisiones y elecciones, con rigor y claridad de que se quiere lo mejor, así era trabajar con Lina.”
Ferraz, 2017
El arquitecto Marcelo Carvalho Ferraz colaboró con la arquitecta Lina Bo Bardi1 aproximadamente 15 años, principalmente en el proyecto del Sesc Pompeya2, en el que empezó siendo estudiante de arquitectura de último año de carrera, además dirigió el Instituto Lina Bo e P.M. Bardi de 1992 a 2001, estos 24 años al lado de la arquitecta y su trabajo, sumado al hecho de que ha escrito varios libros y artículos sobre la obra de Lina y sobre el Sesc en Pompeya, lo convierten sin duda en la persona más calificada para explicar el complejo arquitectónico y la particular visión de la arquitecta detrás de la obra. El presente diálogo fue documentado por el arquitecto Luis Alberto Monge Calvo el 28 de enero de 2018 en la ciudad de San Pablo, Brasil.
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diceriadelluntore · 4 years ago
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Storia Di Musica #143 - Litfiba, 17 Re, 1986
Il disco di oggi l’ho comprato in gita scolastica liceale a Firenze in un negozio di dischi che si chiamava Data Records 93. Spero che quel negozio, dal fascino incredibile per gli interi scaffali a muro pieni di dischi, ci sia ancora (sosteniamo per quanto possibile i piccoli negozi di musica, baluardi di emozioni e idee come le librerie). A me del disco piacque la copertina, e poi in quel periodo i Litfiba, anni dopo la pubblicazione del disco di oggi, erano una band molto famosa in Italia. La storia dei Litfiba inizia a Firenze agli inizi degli anni ‘80:  Federico “Ghigo” Renzulli alla chitarra e alla voce (ex Cafè Caracas, formazione che al basso aveva un ragazzo pugliese, Raf), Sandro Dotta alla chitarra, Gianni Maroccolo al basso, Antonio Aiazzi alle tastiere, Francesco Calamai alla batteria (tutti ex membri dei Destroyers) e dopo che Dotta abbandona il gruppo, Piero Pelù (ex Mugnions) alla voce. Il loro riferimento è il punk, o quello che era rimasto, il rock psichedelico e i primi esperimenti europei della new wave, che proprio in quegli anni stava diventando il “genere” di riferimento. C’è un problema: non hanno ancora un nome. E l’idea venne a Renzulli che prese l’ipotetico indirizzo del telex della sala di registrazione dove suonavano, di Via De’ Bardi 32 a Firenze (il telex era un sistema di comunicazione telegrafica tra le aziende): "L"= sigla fissa di chiamata del sistema Iricon; “IT”= Italia; “FI”= Firenze; “BA”= Bardi, Litfiba. Iniziano a suonare per locali e a farsi un nome, nel 1982 il primo Ep, Litfiba, poi la vittoria al  Rock Festival Italiano, il cui premio prevede la pubblicazione di un disco. Cambi di formazione fino al 1983, quando Ringo De Palma diventa batterista ufficiale. Nel 1985 vengono scritturati dalla IRA di Alberto Pinelli e Anne Marie Parroncel (IRA sta per Immortal Record Alliance, una delle prime e grandi etichette indipendenti della musica italiana) e hanno in mente una serie di album collegati tra loro nelle tematiche, immaginando una tetralogia del potere: si inizia con Desaparecido (1985) il disco che li fa conoscere, caratterizzato dal quel suono new wave che contaminano con echi mediterranei (un po’ come il Banco Del Mutuo Soccorso fece con il progressive). Nel 1986, esce il secondo capitolo, il disco di oggi: 17 Re. In copertina, il cuore di Cristo spinato, simbolo del Re dei Re, in un disco che per i fan è il loro migliore, di gran lunga, per la critica idem ma che vendette pochissimo, tanto è che la mia copia comprata a Firenze adesso vale sui 75€. È un disco ambizioso, sin dalla durata ( doppio lp, 4 facciate per 16 brani) e che si doveva chiamare 17 Re proprio per una traccia omonima, la diciassettesima, che fu scartata alla fine perchè ritenuta più debole. Tutta la band è in fase esplosiva di crescita: Pelù sembra un cantante diverso rispetto a Desaparecido, tutta la musica è densa di emozioni, con i primi grandi riff di Renzulli, le grandi tastiere dal suono internazionale di Aiazzi, con la guida ritmica di Maroccolo e gli arrangiamenti di Francesco Magnelli. Alcune canzoni diventano dei loro classici: Re Del Silenzio, sulla depressione, con l’ossessivo giro di basso, Resta sul disastro di Cherobyl, Apapaia che già focalizza sul rispetto delle minoranze etniche, a cui si accompagnano canzoni davvero visionarie, anche a distanza di anni, cupe e introspettive come Vendette,  Pierrot E La Luna,  Sulla Terra e la commovente Ballata. Il disco ha due gemme: Come un dio, immagina le emozioni nell‘essere una divinità, pronta a far “morire di paura” tutti gli uomini; Gira Nel Mio Cerchio è quasi sperimentale nella sua psichedelia, e molti nel testo ci videro capziosamente il racconto di una messa nera. Cane, dal testo quasi nonsense, è puro punk.. Da ricordare anche Tango, inno antimilitarista contro la leva obbligatoria con le sue fisarmoniche, e Oro Nero, orientaleggiane nelle atmosfere dato che parla delle guerre per il petrolio in Medio Oriente e Ferito che chiude il disco è il brano dedicato alle popolazioni colonizzate dal “grande capo bianco”. Come dicevo in precedenza, l’album fu acclamato dalla critica, anche perchè è stato il primo album doppio della musica indipendente italiana, è considerato uno dei dischi italiani più importanti di sempre, per i testi, il respiro internazionale della musica e per la qualità delle canzoni, ma vendette pochissimo, pur rimanendo un culto. Dopo un live, bellissimo, 12-5-87 (aprite i vostri occhi) registrato al Tenax di Firenze, che in verità taglia molto dalla scaletta ufficiale del concerto (per la rabbia dei fan), i Litfiba svoltano verso il rock classico con Litfiba 3: sempre temi politici, antimilitaristi e attenti ai soprusi dei potenti, ma musica decisamente meno rifinita, più venata dell’ardore dell’hard rock degli anni ‘70, decisione che porterà all’uscita dal gruppo di Maroccolo (che assieme a De Palma e Magnelli entrerà nei CCCP) e anche di Aiazzi, che però continuerà a collaborare con il duo Pelù-Renzulli. Va da sè che per molti è il trampolino del tradimento (e non mi dilungo perchè chi ha letto qualche volta le storie di musica sa che trovo pretestuosi i ragionamenti così). Rimane un disco storico, intenso e che va riscoperto, avvolto dall’aura magica di esperimenti che per ragioni oscure rimangono irripetibili. E se qualcuno sa se esiste ancora Data Records 93 me lo segnali.
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francescosatanassi · 1 month ago
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NOME DI BATTAGLIA FALCO
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Tra le storie "dimenticate" della Resistenza locale c'è quella di Alberto Bardi, il comandante Falco che fu vice di Libero nella Brigata Romagnola, poi comandante della 1° brigata nel periodo in cui la formazione si divise in tre e di nuovo comandante in pianura della 28° Brigata. Lui e i suoi uomini furono al centro di un dibattito nato dal tragico eccidio di Fragheto, quando si scontrarono con i tedeschi sul crinale oltre il borgo. Una volta abbandonata la zona, la rappresaglia nazifascista si scatenò tra le famiglie contadine in una strage che fece molto discutere. I sopravvissuti maturarono un forte risentimento verso i partigiani, “colpevoli” di aver provocato il massacro a causa del loro passaggio. Negli stessi giorni la zona venne attraversata dal grande rastrellamento di aprile che scompaginò l’intera brigata. Per scongiurare uno scontro impari, Falco portò i suoi uomini sul versante toscano lasciandoli liberi di restare inquadrati o consegnare le armi e passare le linee. Per questo fu criticato duramente dal nuovo comando, passato da Libero a Pietro in un contesto complesso che un giorno racconterò meglio. Falco proseguì la lotta in pianura, a capo della 28° Garibaldi con la quale entrò vittorioso a Ravenna, anche se spesso la memoria collettiva associa l’operazione al comandante Bulow, che sostituì Falco soltanto dopo la liberazione della città. Dopo la guerra militò in diverse sezioni del PCI ma senza ruoli dirigenziali come i suoi vecchi compagni. Alcuni di questi maturarono su di lui un giudizio critico mai veramente chiarito, da comprendere forse dentro al contrasto tra la gestione di Libero e quella di Pietro, più che dalle sue azioni militari, che la storia ha riconosciuto come successi. Uscì un po' dalle scene e si dedicò alla pittura, parlando poco della sua militanza partigiana. Resta la testimonianza di quando negli anni ’80 tornò a Fragheto, per spiegare ai parenti delle vittime le dinamiche di quel maledetto giorno: “Gli autori della strage furono i tedeschi e i fascisti - disse - la nostra colpa fu quella di aver tardato a tornare qui per spiegarvi cosa accadde, ma noi eravamo quassù per uno scopo: combattere per voi.”
[nella foto: Falco al centro dopo la liberazione di Ravenna]
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paoloxl · 6 years ago
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7 aprile 1944 truppe nazifasciste compiono l’eccidio di Fragheto nell’omonimo borgo, frazione del comune di Casteldelci, situato nella zona appenninica a cavallo tra Marche e Romagna. Sempre il 7 aprile 1944 avviene la strage della Benedicta, un’esecuzione sommaria di settantacinque partigiani, compiuta da militari nazifascisti in località Benedicta presso Capanne di Marcarolo, nel comune di Bosio, nell’Appennino Ligure. SCOPRI LA SEZIONE APPROFONDIMENTI
Eccidio di Fragheto
Nella zona dell’Alta Valmarecchia è intensa l’attività partigiana, sia dell’VIII brigata Garibaldi Romagna che della V brigata Garibaldi Pesaro, con interventi sempre più audaci e efficaci. Su tutti l’occupazione di Sant’Agata Feltria del 3 aprile 1944, azione che vede la cattura dei gerarchi del paese, il sequestro di denaro e la distribuzione di viveri alla popolazione. I comandi fascisti sopravalutano le forze partigiane. Questa situazione porta le forze nazifasciste ad organizzare un importante rastrellamento il 6 di aprile, mettendo in campo circa 600 soldati tedeschi e 150 militi fascisti. Le forze partigiane, subito avvertite di questa azione di repressiva, decidono di ripiegare.
La compagnia del comandante “Falco” Alberto Bardi, la notte tra il 6\7 aprile arriva a Fragheto, dove chiede ospitalità e cibo. La mattina presto i partigiani sono avvertiti da due staffette che in località Calanco forze tedesche si sono fermate in posizione favorevole per un attacco. Lo scontro vede un predominio partigiano che sfrutta le posizioni di combattimento più favorevoli. Dopo l’assalto i partigiani continuano la loro azione di ripiegamento e lasciano uno di loro, Remigio Saviotti, gravemente ferito a casa di Albini Giovanni.
I tedeschi inviano una pattuglia di quattordici soldati tedeschi dello Sturmbattaillon OB Sudwest coinvolto nello scontro a controllare i paesi vicini per eventuali partigiani feriti e nascosti. Alle 17:30 arrivano a Fragheto. Trovano subito il partigiano ferito e l’uccidono immediatamente così come le persone della casa. Contemporaneamente, Gambetti Guglielmo spara e ferisce probabilmente a morte due soldati tedeschi.
La rappresaglia
Questo scatena la rappresaglia tedesca. Uccidono un totale di 30 persone tra donne, bambini e anziani, ritenuti indistintamente nemici e collaboratori dei partigiani. Successivamente bruciano le case e la canonica della chiesa. In tutto questo orrore inspiegabilmente viene risparmiata la casa di Gabrielli Dario ove erano riparate 29 persone. I giovani e gli uomini del borgo si sono in precedenza nascosti nelle vicinanze, perché avvisati dai partigiani di un’imminente incursione nazista. Forse sottovalutando i tedeschi, essi pensano che nulla faranno a donne, bambini e vecchi e che solo gli uomini sono oggetto di rappresaglie in quanto possibili partigiani.
Sempre a Fragheto, durante la medesima operazione militare, sono uccisi dai tedeschi 5 partigiani catturati nei giorni precedenti. La tragedia di quel rastrellamento termina il giorno successivo con l’assassinio di 7 partigiani e un civile sulle rive del Senatello da parte dei militi della Guardia Nazionale Repubblicana nel luogo ora denominato “Ponte degli 8 Martiri”.
Strage della Benedicta
La strage della Benedicta fu un’esecuzione sommaria di settantacinque partigiani appartenenti alle formazioni garibaldine. Gli autori sono militari della Guardia Nazionale Repubblicana e reparti tedeschi in località Benedicta presso Capanne di Marcarolo, nel comune di Bosio, nell’Appennino Ligure. Altri settantadue partigiani cadono nei precedenti scontri.
Sull’Appennino Ligure, tra Genova e Alessandria, nella primavera del 1944 operano due brigate partigiane, la Brigata Autonoma Alessandria e la 3ª Brigata Liguria. Tra il 3 e 6 aprile 1944 reparti tedeschi appoggiati da quattro compagnie della Guardia Nazionale Repubblicana (due provenienti da Alessandria e due da Genova) e da un reparto del reggimento di Granatieri di stanza a Bolzaneto, accerchiano la zona del monte Tobbio.
Il 6 aprile iniziano gli scontri armati. La 3ª Brigata Garibaldi Liguria cerca di rompere l’assedio dividendo i propri uomini in piccoli gruppi. La Brigata Autonoma Alessandria cerca una disperata difesa all’abbazia della Benedicta e a Pian degli Eremiti. Il 6 aprile le truppe italo-tedesche fanno saltare la cascina dell’abbazia dove i partigiani della 3ª Brigata Liguria hanno insediato il loro comando. Catturano molti uomini e incendiano numerose cascine. Il 7 aprile settantacinque prigionieri vengono fatti scendere a gruppi di cinque lungo il sentiero che porta al torrente Gorzente. Sono fucilati da un plotone di esecuzione composto da italiani comandati da un ufficiale tedesco. I cadaveri vengono sepolti in una fossa comune insieme a quelli di ventidue giovani catturati e trucidati nei boschi lì vicino.
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delectablywaywardbeard-blog · 9 months ago
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In Basilicata il candidato del centrodestra sarà Bardi
“I presidenti di Basilicata, Piemonte ed Umbria che hanno ben governato saranno i candidati di tutto il centrodestra unito ai prossimi appuntamenti elettorali regionali. Si tratta della conferma del Presidente Vito Bardi per la Lucania, del presidente Alberto Ciro per il Piemonte e della Presidente Donatella Tesei per l’Umbria.” Così una nota congiunta di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia,…
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