#A Mano Disarmata
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ La camera era in penombra, anche se ormai Bonaria non pativa più né luce né buio. Il corpo ridotto alle sue funzioni elementari era così minuto che il letto sembrava pronto a inghiottirselo tra le coperte. Andrìa stette un istante sulla soglia, guardò Maria in cerca di un cenno e poi si accostò al capezzale di Bonaria. La ragazza non fece niente per impedirglielo, neppure quando lo vide piegarsi sul cadavere vivo. Andrìa non si sedette accanto al letto, si inginocchiò sul tappeto per farsi più vicino, come a vederla meglio. Maria avvertì l'impulso di lasciarlo solo e uscire, ma lui se ne accorse. – Resta, disse, e a nessuno dei due parve strano che a dare il permesso fosse stato lui. Maria non replicò, e rimase in piedi accanto alla porta, mentre Andrìa in silenzio guardava il volto emaciato dell'accabadora di Soreni. Gli vide chinare le spalle fino a posare il capo sulla coperta senza però abbandonarvelo, come temesse di schiacciare il corpo fragile che c'era sotto, in un gesto di tenerezza che rivelò a Maria la parte di lui che credeva persa. Rimasero così per un tempo necessario e impreciso, lei in piedi a guardare, lui in ginocchio a respirare. Poi Andrìa si alzò, e sfiorò appena la mano inerte della vecchia in coma. Maria aprì la porta, ed entrambi uscirono senza scambiarsi una parola fino alla soglia di casa. – Grazie, disse Andrìa. – Di nulla... si sorprese a dire Maria, disarmata dal tono mite che lui aveva usato. Se vuoi venire, qualche volta. Lui scosse la testa. – No, non serve, mi bastava vederla così. Ma se invece tu hai bisogno di uscire, di prendere aria. si interruppe, con un imbarazzo che gli stava addosso come un guanto. ... insomma, sai dove sono. Lei gli sorrise, e quando tornò in casa si sentiva il cuore molto meno pesante. Per una misteriosa associazione di senso con la visita di Andrìa, il pensiero che da settimane la divorava come un verme aveva bucato la soglia della sua potenzialità, ed era divenuto decisione chiara. Entrando in camera trovò il cuscino in attesa sulla poltrona accanto al letto e lo prese, poi si avvicinò con la certezza che stavolta nessun senso di colpa l'avrebbe fermata. Forse fu il gesto di tenerezza che aveva visto compiere ad Andrìa a spingerla a chinare il capo verso il volto di Bonaria prima di agire, sfiorandole la guancia con le labbra con una levità che non sentiva di aver mai avuto da quando era tornata a casa. Ci sono cose che si sanno e basta, e le prove sono solo conferma; fu con l'ombra netta di una intuizione che Maria Listru seppe con certezza che sua madre Bonaria Urrai era morta. “
Michela Murgia, Accabadora, Einaudi (collana Super ET), 2014; pp. 160-161.
[1ª Edizione originale: Einaudi (collana Supercoralli), 2009]
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imponderabile · 2 years ago
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sto bene, non mi sarei mai aspettata di riuscire a provare tranquillamente, o per lo meno a sopportare, quelle cose terribili che chiamavo emozioni. non mi sento più prigioniera di quella tristezza che condiva sempre ogni mia giornata rendendola insopportabile, trascinata da sempre da una depressione sussurrata. sto arrivando alla consapevolezza di come sono fatta, del mio corpo, della mia anima e non ho più tanta paura. si, la paura di provare emozioni, di viverle appieno, di sentirmi nuovamente importante e accettata. ho svolto un lungo e doloroso processo identitario sulla mia persona ed è ormai da più di due anni che ho iniziato a ricostruire tutto quello che il mio passato aveva distrutto. comprendi che le armi per affrontare il dolore interiore non sono mai a portata di mano, ma devi costruirle ogni volta, sempre con nuovi metodi e nuove scelte. quello che devo ancora fare è accettare anche che questi momenti di serenità non dureranno per sempre, ma che sarò messa alla prova nuovamente, ma starà a me farmi trovare preparata e non disarmata. potrà sempre tutto questo scontato ad occhi di molti, ma quando nella vita hai sempre e solo visto il nero, degli altri colori non ne conoscevi neanche l’esistenza.
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universalmovies · 6 years ago
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Box Office Italia - Pets 2 vince un weekend povero di emozioni
Box Office Italia – Pets 2 vince un weekend povero di emozioni
Il grande caldo sta arrivando, ed a farne le spese sono ovviamente gli incassi del Box Office Italia, solitamente debole nei periodi estivi.
Pets 2 – Vita da Animali ha vinto il botteghino nazionale, ma senza emozionare più di tanto, e con incassi vertiginosamene in calo rispetto al primo capitolo. Nella quattro giorni d’esordio, Pets 2ha incassato 1,03 milioni di euro, contro i 4,6 milioni…
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spadotto-ottodespade · 2 years ago
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I've found a 'bad' but 'good' news today.
Bad part: It's been found that Netflix/Suburra's production has rented a garage for the spin-off that has been confiscated because part of numerous business premises located in the complex of social housing in Ostia managed by a couple connected to the F4sc14ni and Sp4d4 clans.
The couple appears to have illegally 'appropriated' as many as 8 non-residential properties and all the garages (over 70).
The second part of the article suggests that 'Has Netflix paid the m4fia to shoot Suburra?
The title and what it contains is related to Italy and Italians's hate towards who shows and tells about these clans behaviours. I don't agree on their views but it's an evergreen. (Suburra doesn't even show ALL of what happens)
So, it's actually known that these kind of series and movies take who's in that business, to make it real and just because they can be already involved in cinema.
I don't think Netflix will ever talk about it, we'll wait.
The good news is that those places have been taken away from them but that means almost nothing anyway because many buildings never find a new life and they get abandoned and abusively occupied again .-.
Italy👏👏
10 gennaio 11 gennaio
Books to read where you can find about Hollywood/M4f14/more:
- C4s4m0nica (Floriana Bulfon)
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- A Mano Disarmata (Federica Angeli)
+ movie (she's portayed by Claudia Gerini our Sara Monaschi)
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- Gomorra (Roberto Saviano)
+ movie
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Podcast:
- Maxi (Roberto Saviano)
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C4s4monica (Nello Trocchia, contiene meno fatti)
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Il podcast contiene gli audio dal processo e dialoghi in dialetto che rendono meglio per seguire la vicenda.
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allecram-me · 3 years ago
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Prospettiva di oggi, #136
Il puzzle del vuoto nelle mie giornate si fa peggio intricato man mano che lo studio. Agosto è la minaccia che non ha bisogno di inseguirmi: vado io da lei, disarmata. Questa volta, giuro, non ho nessuna fiducia e alcuna idea di come mai potrò salvarmene. Non so nemmeno più cosa mi resta da sacrificare. Immagino che lo scoprirò. Sono già sopravvissuta a troppi improbabili miracoli per poterne pretendere ancora, ma da qualche parte mi aggrappo ancora all’idea irrealizzabile di scovare un modo nuovo di morire, e poi rinascere. Invece non sono più un bruco, e ho già perso anche le ali.
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corallorosso · 3 years ago
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Due ragazzi perbene uccisi e una certezza: le armi in casa non sono legittima difesa, ma follia pronta ad esplodere Avete sentito il silenzio assordante di queste ore intorno alla vicenda di Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro, 26 e 27 anni, ammazzati da un uomo che credeva fossero due ladri? L'assassino, Vincenzo Palumbo, ha detto proprio così, pensava fossero ladri. E ha  preso la pistola dal cassetto, legalmente detenuta. Ha fatto fuoco non una, non due, non tre volte. Ha fatto fuoco non quattro volte, non cinque volte. Ha sparato 5 volte, Palumbo, tutte sull'auto dei ragazzi (i proiettili esplosi alla fine risulteranno 11, undici!). E li ha uccisi entrambi, colpi alla testa. Una mira da cacciatore di selvaggina. La stradina sterrata di Ercolano si è inondata di sangue e di silenzio. Non parla nessuno, soprattutto le destre che invece poi bombardano periodicamente sulla necessità di leggi per la legittima difesa. Ora sono tutti troppo occupati a dire che in questi casi «si fa silenzio». E invece no, la morte di questi ragazzi è la dimostrazione, l'ennesima, che la sicurezza individuale non deve e non può essere affidata all'uso di pistole e fucili tenute nel cassetto. Che significa «legalmente detenuta» se poi un uomo usa un'arma per sparare ad alzo zero contro gente disarmata e per di più innocente (anche se non è certo un privato cittadino a dover dare patenti di innocenza o colpevolezza a nessuno)? È una sentenza di morte in mano ad una persona della cui sanità mentale nulla si sa. Giuseppe e Tullio avevano vita davanti, avevano sogni, aspettative, amore da dare ad amici, a genitori, ai loro cari. La loro morte è un fatto che tutta la società deve caricarsi. Non è da rubricare a vicenda di cronaca e non può passare solo come tale. La loro storia non va dimenticata. Ciro Pellegrino
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susieporta · 3 years ago
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Come in un incontro amoroso
noi cerchiamo una risposta al nostro gesto,
un fervore che incoraggi la mano a inoltrarsi
la lingua a intrecciarsi,
così nello scrivere
è da cercare l'intreccio del semplice
e del mistero, la vertigine non è detto
che sia oscura, la vertigine
non deve andarsene per fatti suoi,
ma parlare ad altri, fermarsi
a bere alla stessa fontana
anche se è diverso il cammino di ognuno.
Allora è dall'amore che si apprende a scrivere,
dalla contentezza e non dal rancore prestabilito,
dall'abito di gesso delle nostre insofferenze.
Le parole sul foglio stanno come le dita
sulla schiena, non stanno ferme,
ignoriamo dove andranno
le dita e cosa risponderà il corpo
su cui proviamo a scrivere.
L'amore è un vangelo che nasce
nell'incontro, è una teologia
intima che dura quanto dura,
ma non si dà spazio alla durezza,
al chiasso volgare dell'intelligenza
che diventa astio.
L'amore possiede la semplice evidenza
che siamo qui per poco
ma questo poco è la nostra eternità,
è la dolcezza disarmata
di chi si è arreso, di chi si è defilato
dalla contesa e tocca l'altro e si fa toccare
e questo incontro si fa luce
e per un poco si fa gioia
pure la paura.
Franco Arminio
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canesenzafissadimora · 3 years ago
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Quindi si stendono mappe celesti, del
tipo: la prossima volta che vai in pezzi, non cercare
di restare insieme, spolverati sul paesaggio interiore
finché scopri un puntino intatto. Credo proprio che
si chiami cuore o luogo fondamentale o nucleo inviolabile
o orto della tenerezza. Quando chiudi gli occhi,
lascia andare ricordi e anticipazioni e resta nella vastità
dello spazio, senza darle nomi.
Ci sono poi le mappe terrestri: la prossima volta
che ti colpiscono, anche con uno spillo nascosto nella
manica del sorriso, urla forte: «Ahi!», poi gira le spalle
e vattene al piú presto.
Oppure mappe d’emergenza: ferma la mano di chi
sta per colpire, spostati e lascia che il colpo cada nel
vuoto, fai un silenzio cosí profondo che il colpo trovi
ad aspettarlo solo l’eco.
Ma anche: prima di colpire, rifletti. Prima di colpire,
esita. Prima di colpire, ricordati che male fa.
Trasforma il colpo in parola precisa e disarmata. Aggiungi
alti dosaggi di silenzio, di ascolto di cosa senti
davvero in quel preciso, instabile momento.
In sintesi, sapere cosa sia e cosa senta il cuore è una
faccenda di cicatrici, segui la cartina muta delle ferite
e trovi il luogo spoglio che chiamano cuore. Da lí in
poi, guardati intorno e parla pure. Lascia segnali per
tutti gli altri che seguiranno le loro piste, le loro cicatrici,
per arrivare alla stessa spoliazione.
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Chandra Candiani
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abr · 4 years ago
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... forse non tutti sanno che (dato che nessun media ne parla) ...
... mentre Minneapolis e non solo is on fire per via della morte di un tizio che di notte, invece di obbedire al fermo di una poliziotta, ha pensato bene di andarsene e mettersi a ravanare tra i sedili dell’auto; contemporaneamente e nel silenzio assordante, col passa parola emerge che L’ASSASSINO DI ASHLEY BABBIT non verrà nemmeno indagato. 
Chi sarebbero questa e codesto?  Lei è l’unica vittima del famigerato “assalto” al Campidoglio di Washington del 6 gennaio scorso: una madre di famiglia, ex marine, disarmata, con un cartello in mano, freddata deliberatamente da un figlio di puttana dei servizi segreti in agguato, mentre lo show degli sciamani vestiti di pelli pagati dalla Pelosi era già partito in favore di telecamere e fotografi.  
Tutto procede come da piani.  RESISTANCE IS FUTILE. 
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megmacgillivray · 4 years ago
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rage
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 «Sai cosa potremmo fare? Qualche allenamento assieme. Di Cheers, dico. Sono una delle cose che preferisco fare, e secondo me ci coordineremmo benissimo.» ammicca appena, anche se poi gli sorge il dubbio «Hai già un ruolo?»
«Faccio la base perché Priscilla è una nana» e lo dice proprio con l’aria di chi vorrebbe tanto fare la flyer. «Però magari possiamo fare qualcosa insieme io e teee!!!» ed è super contenta nel dirlo. «Tanto Clarisse» la sua capitana «è solo contenta se mi alleno un po’ di più! E poi almeno eviterei alcuni allenamenti che facciamo con i Serpeverde» e storce anche il nasino al pensiero «menomale che c’è B, se no io mi ammazzerei piuttosto che andare al campo» drammatica as always.
E quando sente degli allenamenti con Serpeverde, reclina il capo di lato «Perché, li fate sempre assieme?» sconvolto. «Noi siamo quasi sempre per conto nostro. E non sei - contenta? Cioè. Non ti piacciono?» i Serpeverde? Gli allenamenti condivisi? Non specifica poi troppo. Però assottiglia lo sguardo, e fa una cosa che ancora non è che sappia fare così bene. Ma a Maegan tiene. E allora ci prova. Cerca di concentrarsi sull`altra, per un momento. Di abbassare qualsiasi scarsa difesa mentale lui abbia, e di cercare di sfiorare così, tacitamente, le emozioni dell`altra. Cerca di capire quale sia la predominante, ora che parlano di allenamenti, perché il storcere il naso e la drammaticità non gli piacciono se con l`altra. Non sa cosa potrebbe o non potrebbe trovare, ma cerca di spingersi addosso quanto l`altra provi. Vuole capire, ovvio.
Serra un po’ le labbra una contro l’altra e si prende qualche secondo prima di rispondere all’ultima domanda posta dal Tasso « non ce l’ho con tutte» le studentesse verdeargento «è che ho avuto un incontro spiacevole con una di loro.» e va a prendere un altro morso si muffin, senza aggiungere molto di più, ma con quella rabbia, che nonostante il tempo passato non si è affievolita del tutto.
La sfiora di proposito, e ciò nonostante non sembra riuscire a schermarsi in fretta, o del tutto, da quanto gli arriva addosso. La sente infilarsi sottopelle, e spingere fra le sue, di emozioni, adesso. La accoglie con la mascella che si stringe. Il petto che trattiene un respiro, per un istante, e gli occhi che si chiudono un momento. Sente quella rabbia mischiarsi a ciò che prova lui, e lasciargli addosso un sentore di amaro che viene espresso, a parole, da un tono che sembra terribilmente contrariato «Cosa ti ha detto?» la domanda, forse, esce piu` veloce, diretta, del solito. Lo sguardo la cerca, ancora, perché non vuole lasciar andare il discorso. Cosa le ha detto. Come se anche una parola sbagliata, verso Maegan, fosse un`offesa a lui stesso.
Non cerca lo sguardo dell’amico, e quindi non coglie nemmeno tutti quei piccoli movimenti che fa non appena anche lui riesce a percepire quella rabbia latente dentro la piccoletta. Si limita a mordersi un pochino il labbro inferiore e chiudere leggermente i pugnetti. «Non ha detto molto.» e ora guarda finalmente il Tasso con quell’espressione un po’ indecifrabile sul volto «Mi ha disarmata e poi bruciato il maglione»
Abbandona la presa, perdendo la concentrazione sulle emozioni altrui, e tornando semplicemente ad aggrapparsi a quanto di generico ha attorno. Inspira. Espira. E quando poi sente cosa la Serpeverde le ha fatto, rimane in silenzio per un istante. E adesso la rabbia che sente è solo ed esclusivamente sua. Pizzica allo stesso modo, perché è una di quelle emozioni che generalmente non è in grado di provare così spesso. Ma ci sono sempre le prime volte. Inspira. Espira. Segue lo sguardo di Maegan vagare altrove. PROVA ad allungare la mano piu` prossima a CERCARE di sfiorare piano piano quella altrui. E` un tocco delicato, se concesso, e che evidentemente sta chiedendo il permesso. Perché sì, ha notato che la corvonero è migliorata coi contatti, ma insomma. «Spero tanto si rompa una gamba facendo qualche stupida acrobazia.» e il Tassorosso che augura male a qualcuno è una visione.
Nonostante non trovi il suo sguardo, Emile trova la sua mano. La MacGillivray si limita ad avvicinarla quasi impercettibilmente verso quella dell’altro, senza fare di più, come se gli desse appunto il permesso per quel contatto fisico, senza però muovere di più la sua manina e tranquilla nel “subire” il tutto. Torna a puntare le iridi chiari su di lui solo quando augura che la Serpeverde in questione si rompa una gamba, con un sorrisetto grato e un semplice «Anche io» e non aggiunge altro. godendosi semplicemente la sensazione di rabbia che piano piano scivola via.
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xsavannahx987 · 4 years ago
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- Un avversario pericoloso - cap. 6
“Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi non avrò vissuto invano. Se allevierò il dolore di una vita, o guarirò una pena, o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido non avrò vissuto invano.” EMILY DICKINSON
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Era una notte splendida. La luna argentea regnava nel cielo con le stelle a farle compagnia, migliaia di puntini luminosi nell'immensità celeste. La luce biancastra tingeva le punte degli abeti secolari e faceva risplendere la neve. Un'atmosfera quasi perfetta, se non fosse che Helena si trovava nel piccolo borgo antico, il covo più rinomato di vampiri e dimora del male primordiale. Camminava da sola come ogni notte. Nessun membro dell'Organizzazione si era ancora fatto vedere tra quelle strade deserte, ma lei era abituata a cacciare in solitudine. Lo aveva sempre fatto, fin da quando aveva saputo di essere una cacciatrice. Non aveva mai avuto alcun aiuto, neppure dal suo Osservatore che rimaneva sempre in disparte, i primi tempi. Quando le sue capacità erano state affinate, l'uomo non l'accompagnava più durante la ronda notturna, sebbene rimanesse sempre in attesa del suo ritorno preoccupato come fosse stato suo padre. Ovviamente i genitori di Helena non sapevano nulla della sua natura di cacciatrice. Separati quando lei era appena una bambina, il padre era andato a vivere altrove e si era fatto una nuova famiglia. Per qualche anno aveva telefonato e, di rado, era andato a trovare la figlia per trascorrere con lei qualche weekend, ma con la nascita di un figlio maschio dal suo secondo matrimonio, pian piano, aveva allentato i rapporti fino a sparire. Ad Helena era mancata la figura paterna, soprattutto negli anni dell'adolescenza. Avrebbe tanto desiderato avere accanto suo padre, l'autorità maschile che ogni ragazza necessita, ma se l'era cavata grazie alla presenza costante di sua madre. Una donna dal carattere forte che aveva saputo arrangiarsi dopo la fine del suo matrimonio, crescendo quella figlia con le sue sole forze fino all'ultimo respiro. Morì quando Helena compì 21 anni, lasciandola sola al mondo. Dovette ricominciare tutto da zero, trovando un lavoro e diventando adulta prima dei suoi coetanei. L'Osservatore giocò un ruolo fondamentale in quella sua transizione, diventando a tutti gli effetti l'unico membro di una famiglia un pò atipica. L'aiutò come solo un padre avrebbe potuto fare, continuando sempre a vegliare su di lei e a prepararla per le sfide che la vita le avrebbe messo davanti, sia come donna che come cacciatrice. Quattro anni dopo però, mentre si trovava all'estero per un convegno del Concilio degli Osservatori venne ucciso. Un clan di vampiri del luogo fece irruzione all'interno del palazzo dove si trovavano riuniti tutti i membri e fece una strage. Solo qualcuno di loro riuscì a sopravvivere, ma il Concilio venne ufficialmente sciolto. Rimasta nuovamente da sola, Helena si trasferì. Il suo Osservatore le aveva raccontato tutto riguardo il conte che viveva in quel borgo e l'aveva preparata all'ineluttabilità del fato. La ragazza era consapevole che, presto o tardi, lei o un'altra cacciatrice avrebbe dovuto affrontare il capo di tutti i vampiri e apporre così la parola fine a tutta la stirpe.
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Era ben allenata, sebbene dopo la prematura scomparsa di Quentin non aveva più avuto qualcuno che l'addestrasse a dovere, ma credeva nelle sue doti di cacciatrice e non aveva paura. Camminava sotto il cielo stellato, lo sguardo guardingo e l'udito affinato, ma la sua mente quella notte era lontana. Pensava agli eventi di poco prima e riviveva tutto daccapo: il corpo di Cullen che si muoveva adagio sopra di lei, il piacere che arrivava prorompente dopo tanto tempo di astinenza e le parole dell'uomo che le confessava di provare dei sentimenti. Sorrise al pensiero del comandante che l'aspettava ancora nudo nel suo letto e non si accorse di un gruppo di vampiri che la stavano seguendo.
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"Ehi! Dove te ne vai tutta sola in questa bella serata invernale?!" Helena si voltò, forse troppo lentamente, perchè uno dei due, un vampiro dai lunghi capelli le fu subito alle spalle e l'afferrò bloccandole i movimenti. "Non si afferrano le ragazze alle spalle. La mamma non te l'ha insegnato?" pronunciò quelle parole sebbene una parte di sè iniziò ad avere paura. "L'ho uccisa prima che potesse dirmelo" ridacchiò il vampiro alle sue spalle. "Due contro uno. Coraggiosi!" disse ancora Helena cercando di farsi coraggio dietro al sarcasmo. Una donna dai capelli color fuoco apparve alle spalle del secondo vampiro che stava di fronte alla cacciatrice. Marmorea come una statua, gli occhi dello stesso colore dei capelli e uno sguardo truce. "Non uccidetela, se potete! Appartiene al maestro" annunciò tenendo le braccia conserte e gustandosi la scena.
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Il secondo vampiro dagli occhi porpora assestò un primo pugno dritto in faccia della cacciatrice, troppo distratta dalla vampira per schivare quel colpo. Il labbro le si spaccò e il sangue iniziò a defluire lungo il mento eccitando quelle creature. Sopraggiunse un terzo, capelli ossigenati e occhi di ghiaccio, stretto in un abito di pelle. "Ehi ragazzi! Fatemi divertire un pò!" dichiarò avvicinandosi. Helena tentò di difendersi, ma i tre vampiri erano più forti e rimpianse di non aver più ricevuto un addestramento adeguato. La massacrarono di calci e pugni finchè sembrarono soddisfatti nel vedere la cacciatrice stesa in terra, le mani che tentavano di riparare la testa e un dolore accecante che le toglieva il respiro.
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Erano sul punto di farla a pezzi quando un suono alle loro spalle li mise in allarme, dando così il tempo ad Helena di rialzarsi e tentare la fuga. Si trascinò a fatica nella neve, arrancando per il dolore e la vista che si annebbiava ad ogni passo, pregando che qualcuno dell'Organizzazione giungesse in suo soccorso. "Dove credi di andare bastarda!" gridò la vampira apparsa dal nulla. Helena non fu in grado di controbattere. Il suo sarcasmo l'aveva abbandonata e la paura la faceva da padrona. Tentò ancora una volta di difendersi estraendo il paletto di legno dalla tasca dei jeans, ma invano. La rossa l'afferrò per il collo con un gesto fulmineo, talmente rapido che la cacciatrice neppure se ne accorse. L'arma le scivolò dalle mani rotolando lungo una discesa. Sola e disarmata contro un avversario più forte di lei.
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"Non ho speranze" pensò "E' finita" e chiuse gli occhi. Nella sua mente apparvero in sequenza tutti i momenti più felici della sua vita. Rivide sua madre, il suo sorriso dolce mentre le pettinava i lunghi capelli e pensò che presto l'avrebbe raggiunta. Così come Quentin, l'Osservatore che l'aveva amata come fosse sua figlia e tutti i membri dell'Organizzazione che non conosceva ancora, ma a cui si sentiva già legata. Per ultimo si fece strada il viso di Cullen, quel sorriso un pò sghembo che tirava la cicatrice di lato, i suoi occhi profondi sotto i capelli dorati. "Mi dispiace" bofonchiò sentendo il respiro venirle meno dalla stretta della vampira.
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Quest'ultima la scaraventò a terra ed Helena percepì il rumore sordo di qualche costola che si rompeva nell'impatto col suolo ghiacciato. Il dolore si fece ancora più forte e i dintorni si annebbiarono. "Il maestro non si arrabbierà se sarò io ad uccidere la cacciatrice" annunciò la vampira schiacciando il petto di Helena con il tacco dello stivale. "Adesso sai che si prova quando qualcuno ti trafigge il cuore" e spinse bucando la pelle. La cacciatrice urlò dal dolore sperando finisse il prima possibile e la pace eterna sopraggiungesse, ma la sua nemica era sadica e voleva infliggerle il maggior tormento possibile. Tolse il piede dal petto di Helena e l'afferrò nuovamente issandola in piedi.
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"Sarebbe divertente avere la cacciatrice nelle nostre file. Massacreremo tutti i membri dell'Organizzazione, a cominciare da quel loro comandante" e rise scoprendo il collo della ragazza. Helena chiuse gli occhi al pensiero di diventare una di loro e di essere la mano che avrebbe messo fine alla vita di Cullen. "Preferisco morire che essere una sporca sudicia vampira! Ammazzami!" gridò con l'ultimo fiato che aveva nei polmoni. La vampira era pronta ad affondare i suoi lunghi canini affilati nel collo di Helena, ma successe qualcosa che nè lei, nè la cacciatrice avrebbero mai sospettato.
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Qualcuno apparve dal fitto del bosco di pini e si scagliò con violenza contro la rossa. Helena cadde a terra e non riuscì a distinguere la misteriosa figura corsa in suo soccorso. Ci fu una violenta colluttazione tra i due, finchè il suo soccorritore non ebbe la meglio sulla vampira.
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"Te ne pentirai amaramente" furono le ultime parole che uscirono dalla bocca della donna. Un secondo dopo divenne polvere nell'aria e tutto tornò silenzioso. Helena vide il suo salvatore avvicinarsi cauto verso di lei, ancora stesa a terra incapace di alzarsi sulle gambe. "Cullen! Sei qui!" sussurrò un attimo prima di perdere i sensi.
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Il misterioso uomo giunto in soccorso della cacciatrice la sollevò da terra con estrema facilità, come se pesasse meno di una bambola e se la caricò sulle braccia, avanzando nel silenzio di quella notte stellata verso un'abitazione vittoriana con le luci del portico che risplendevano nel buio.
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puntidistacco · 3 years ago
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Ti ho stretta nel mio letto, con la febbre alta. Ci siamo urlate che stavamo sbagliando direzione mentre uno sfigato con la falsa passione per Nietzsche provava a rimorchiare al nostro ultimo falò insieme. Ho creduto di averti ferito solo perché eravamo cadute dal mio cinquantino per stare dietro a un camionista scorbutico. Ti ho lasciato mangiare l’ultimo pezzo di tiramisù al cioccolato. Ci siamo raccolte per strada a vicenda, piagnucolanti, per niente lucide, sofferenti da morire ma con amore, l’una per l’altra. Mi hai struccata quando alla fine dell’ennesimo disastro che avevo combinato non riuscivo a reggermi in piedi. Abbiamo cantato a meno di cinque metri da Jovanotti “Mi Fido di Te”, abbracciate, euforiche, stanche di gioia. Sei stata l’unica a cui ho concesso di sfogliare il mio libro preferito, il solo che è stato in grado di riparare il tuo cuore spezzato. Andare alla Mondadori era il pomeriggio migliore in cui potessimo sperare e ascoltare musica triste con alla mano un buon rosso sembrava poter guarire ogni nostra malinconia. Ti ho guardata dormire dopo le albe più attese della storia. Ho provato a non farti morire quando di pomeriggio ci veniva solo voglia di hot dog, sushi, caramelle e dopo qualche boccone continuavamo a sfidarci a chi dovesse vomitare prima. Quando ascolto “Certe Notti” non riesco a non pensarti perché nonostante fossimo -un cerchio- e -un quadrato- sono quasi sicura che non ci fosse incastro migliore nelle giornate più fredde e in quelle più calde. Parlarti era come attraversare un Cézanne disarmata. Guardarti sfinita coincideva con un mio fallimento.
Scusarmi non è mai stato così difficile come con te.
So che mi leggi. So che non tornerai. So che non tornerò da te. So che c’è tanto altro ma probabilmente te lo ricordi come me ne ricordo anch’io. Non dimentico nulla, non potrei mai. Volevo solo farti sapere che stai diventando sempre più straordinariamente bella e che sono fiera di te, piccolo essere umano tra i più strampalati che potessi mai immaginare di conoscere. Ti vorrò bene, ovunque tu possa trovarti, ovunque io possa trovarmi. Te l’ho promesso, nonostante tutto.
E quindi insomma, non eravamo mai d’accordo su niente ma cazzo se mi manca non essere mai d’accordo su niente con te.
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kon-igi · 4 years ago
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I VIDEOGIOCHI SONO DAVVERO DISEDUCATIVI
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Chiunque abbia mai pensato di affrontare uno zombie outbreak impugnando il piede come nella figura N.1 è evidente come non abbia mai combattuto con un piede di porco.
Non solo i videogiochi ma tutta la filmografia di genere ha fatto passare il messaggio diseducativo (ed estremente pericoloso) che in un qualche modo il collo di cigno (quello è il nome della parte curva) potesse essere più efficace nel neutralizzare uno zombie e invece è l’esatto contrario.
Certo, tecnicamente un colpo inferto in tale modo avrebbe il vantaggio di concentrare la forza dell’impatto sui due punti acuminati e avere un coefficiente di penetrazione molto alto ma considerate i seguenti fattori.
Un piede di porco è un utensile che normalmente non ha un’impugnatura per renderne stabile la presa.
Un piede di porco è pesante... MOLTO pesante.
Ne consegue che qualsiasi colpo sferrato in tal modo stressa enormemente l’articolazione del polso e la muscolatura del braccio, soprattutto perché è richiesta molta abilità per mantenere le punte del collo di cigno allineate alla superficie da colpire; se non sono allineate - come può succedere per imperizia oppure nel colpire più volte o più bersagli da direzioni diverse - il collo di cigno può impattare lateralmente e imprime all’asta un movimento di torsione che potrebbe lesionare ossa e legamenti di mano e polso.
Inoltre, avendo un peso notevole, la presa può non essere ottimale e con ogni affondo andato a vuoto - o per ogni colpo che restituisce una vibrazione percussiva di ritorno - il rischio tangibile è che la mano scivoli oltre lo scalpello (questo è il nome dell’apice meno curvo) e la persona si ritrovi disarmata.
Ragion per cui, il modo più sicuro di impugnarlo è senz’altro quello di figura N.2, con il quale forse potremo non avere un effetto contusivo/penetrativo ottimale ma di sicuro il collo di cigno fungerà da curva di arresto, andando a migliorare la presa e dimunendo il rischio di perdita dell’arma.
Inoltre, in un combattimento ravvicinato, la mano non dominante può andare velocemente a stringere l’asta sotto lo scalpello e la mano dominante a impugnare il collo di cigno, dando la possibilità all’utilizzatore di colpire di punta come se usasse una lancia corta.
So che è sabato sera e state facendo cose più divertenti, tipo... ehm... uscire con... fare sess... stare su tumblr, però vi posso assicurare che gli zombie outbreak non aspettano che voi siate vestiti e armati per scatenarsi.
Non deludetemi.
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universalmovies · 6 years ago
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Claudia Gerini e Federica Angeli ospiti all'UCI Porte di Roma per presentare A Mano Disarmata
Claudia Gerini e Federica Angeli ospiti all’UCI Porte di Roma per presentare A Mano Disarmata
Il prossimo 6 giugno UCI Porte di Roma ospiterà un evento legato alla promozione di A Mano Disarmata, il nuovo film di Claudio Bonivento.
In occasione dell’uscita del film nelle sale (previsto proprio per il 6 giugno), UCI Cinemas e Eagle Pictures, e nell’ambito della rassegna Moviement, l’attrice Claudia Gerini e la giornalista Federica Angelisaranno ospiti del noto multisala romano.…
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cartofolo · 5 years ago
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Tumblr media
Tentativo di rapina a mano...disarmata.
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app-teatrodipisa · 5 years ago
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youtube
Tobia Zoppello & Monica Brogi
"Cammino per le strade e cerco la gente, cammino fra la gente e incontro le strade; mi domando come mai noi esseri umani ci facciamo scivolare la bellezza dalle mani. Vivo dentro me e vivo da sola come te, vivo senza me e vivo in silenzio come te; mi domando dove sia andata la mia tenerezza forse l'ho racchiusa dentro a una fortezza. Cerco una frase per dire ciò che sento ma in questo suono piano io mi ci perdo, voglio dirti di sperare e di provarci ancora piano piano puoi trovare qua la tua dimora. Giro con un piano in mano ma senza piano in testa c'è una festa in questo piano dai ti prego resta. Giro con un piano in mano ma senza piano in testa c'è una festa in questo piano dai ti prego resta. Però... Disarmati siamo disarmati Disarmati, noi siamo disarmati Disarmati, siamo disarmati Disarmati, noi siamo disarmati. Ricomincio da capo senza uno spartito, ricomincio a provare il senso dell'infinito cerco la salvezza della Libertà la voglia di umanità cerco la salvezza della Libertà la voglia di umanità. Sono disarmata rispetto a ciò che accade, non so più che fare quando incontro le Crociate, non so muovere la testa di fronte alle ingiustizie non so più curare le ferite di Maciste. Ho avuto un piano per lottare e scuotere la gente Ho avuto un piano per cantare e per non fare niente Ho avuto tanti piani per le mani in questi anni Ora posso solo, reinventarmi... Giro con un piano in mano ma senza piano in testa c'è un festa in questo piano dai ti prego resta. Non ho più un piano in testa fermati alla mia festa suoneremo questo piano dai ti prego resta Però... Disarmati siamo disarmati Disarmati noi siamo disarmati Disarmati siamo disarmati Disarmati noi siamo disarmati"
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