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#’impero Ottomano
istanbulperitaliani · 2 months
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Il minareto con la meridiana
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La moschea Muhaşşi Sinan è una importante moschea facente parte del patrimonio storico e culturale di Beykoz. Muhaşşi Sinan Efendi é stato un importante studioso ottomano del XVI secolo. Ha svolto anche il ruolo di Kazasker dell'Anatolia. Il Kazasker originariamente, era responsabile di risolvere le dispute legali tra i soldati. Successivamente, il ruolo si estese a includere anche la giustizia civile. Nell'ambito dell'amministrazione ottomana, viene spesso considerato secondo solo alla figura del Gran Visir. La moschea venne costruita nel 1574 e si distingue per il suo minareto, l'unico del genere in tutto il mondo. Invece del classico alem (la mezzaluna) sulla sommità del minareto è posta una meridiana. La scelta di installare un orologio solare rifletteva l'interesse dello studioso per l'astronomia e la misurazione del tempo.
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Ad Istanbul esiste un'altro minareto unico nel suo genere e si trova ad Eyüp. Il minareto della moschea Defterdar presenta un calamaio ed una penna. Chi aveva commissionata lo moschea era Mahmut Çelebi, ministro delle Finanze (Defterdar) durante il regno di Solimano il Magnifico e famoso calligrafo. La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città. Scrivi una e-mail a: [email protected] Seguici anche su www.facebook.com/istanbulperitaliani
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gregor-samsung · 1 year
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“ Quando Maometto II s'impadronì di Costantinopoli, la città non era più da diversi decenni la grande metropoli del passato; già prima del 1453 numerosi abitanti l'avevano abbandonata, e ancorché non si possa stabilire esattamente l'ammontare della popolazione nel momento della conquista, essa era molto probabilmente inferiore ai 100.000 abitanti. Questi, beninteso, erano greci nella quasi totalità, anche se esisteva già un piccolo nucleo di musulmani, la cui presenza risaliva almeno alla seconda metà del XIV secolo. Subito dopo aver conquistato la città, Maometto II deportò la maggior parte della restante popolazione greca, e per sostituirla fece venire dei turchi dall'Asia minore, ma anche dei non musulmani già sottomessi all'autorità ottomana, che risiedevano in Anatolia nelle province balcaniche. Questo primo popolamento effettuato dai turchi ha lasciato tracce nella capitale, in quanto i nuovi arrivati si sono raggruppati secondo il luogo d'origine e hanno spesso dato questo nome ai quartieri che occupavano, come per esempio i quartieri di Aksaray, di Balat, di Karaman, di Çarşamba, popolati da genti provenienti dalle città omonime. Tra le minoranze che furono installate a Istanbul negli anni che seguirono la conquista, citiamo i greci delle isole e del Peloponneso, gli armeni d'Asia minore, gli ebrei di Salonicco. Praticamente questi trasferimenti di popolazione sono attuati in modo autoritario e si potrebbe quasi parlare di deportazione. In ogni caso i nuovi arrivati si videro attribuire le case abbandonate dai greci e alcune facilitazioni per esercitare nella capitale la loro attività artigianale o commerciale: Maometto II voleva restituire a Costantinopoli vita e animazione e fare della città il primo centro del mondo musulmano, soppiantando il Cairo, ancora nelle mani dei mamelucchi. Egli proseguì nel suo intento e le conquiste che fece nei Balcani facilitarono l'impresa. Non è tuttavia certo che la popolazione di Istanbul, alla fine del XV secolo, superasse le 200.000-250.000 unità. “
Robert Mantran, La vita quotidiana a Costantinopoli ai tempi di Solimano iI Magnifico e dei suoi successori (XVI-XVII secolo), traduzione di Maria Luisa Mazzini, BUR (Biblioteca Universale Rizzoli), Milano, 1985¹; pp. 75-76.
[Edizione originale: La Vie quotidienne à Constantinople au temps de Soliman le Magnifique et de ses successeurs (XV ͤ  et XVII ͤ  siècles), Paris, Hachette, coll. « La vie quotidienne », 1965 ]
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divulgatoriseriali · 3 months
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Tra storia e speranza: analisi approfondita della questione Palestinese e il cammino verso la pace
La questione della Palestina è uno dei conflitti più complessi e dibattuti nel panorama geopolitico mondiale. Le radici di questo conflitto affondano profondamente nella storia, con cause che risalgono a decenni, se non secoli, fa. Esplorare le cause e il passato di questa controversia richiede un’analisi approfondita delle dinamiche storiche, politiche, sociali e culturali che hanno plasmato la…
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mchiti · 7 months
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IL PRATO SEMRE PIÙ VERDE = ISLAM. Il verde è il colore della Shaaria ISLAMICA, verde è il colore dei passaporti dei paesi ISLAMICI in un chiaro richiamo all'islamizzazione. Eppure MUSSOLINI ricevette nel 1937 la SPADA DELL'ISLAM dai BERBERI della LIBIA ITALIANA. Lui venne proclamato protettore dell'ISLAM,poiché si fece voce dell'astio arabo nei confronti dei nemici colonizzatori inglesi e francesi. Ghali nel rivendicare l'islamizzazione sul palco del festival italiano e nel farsi idolo delle sinistre ha dimenticato che il governo fascista italiano aveva già stabilito un patto di alleanza con il mondo arabo mussulmano
"pace, giustizia, benessere e rispetto delle leggi del Profeta"
il patto di suggellanza tra fascismo e islam contro il nemico unico che ci ha reso niente più che colonie e puttane del liberismo occidentale e schiavi. Ma il signorino Ghali purtroppo queste cose le ignora, la sua canzone è una interpretazione allegorica del sogno islamico alla distruzione della civiltà italiana, mancando totalmente lo scopo del Duce di stabilire una continuità con il mondo mussulmano e il centro di cultura islamica a Tripoli da lui fondato per la nascita di un nuovo impero fascista più forte di quello ottomano. Ignorare la storia e minacciare la nostra cultura fa di te niente più che un nemico da DISTRUGGERE
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diceriadelluntore · 2 years
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Epidemie
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Si dice spesso che un grande romanzo è quello che racchiude in sé, oltre sue le storie, un Tempo che il suo autore ha voluto fermare nelle sue pagine. Questa è ovviamente una delle possibili soluzioni alla domanda su cosa sia un grande romanzo, ma se vogliamo tenerla per buona, questo che ho appena finito di leggere è un grandissimo romanzo. Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006, torna con un libro che si rifà negli intenti ai  romanzi storici dell’Ottocento, quelli di Tolstoj, di Manzoni, di Stendhal: Le Notti Della Peste (Einaudi) Lo è nella struttura, nell’incedere, nella costruzione della trama. Ma è allo stesso tempo tempo una grandiosa allegoria dei nostri tempi, soprattutto di un epocale biennio appena passato.
Tutta la storia è incentrata nei circa 240 giorni che sconvolsero l’isola di Mingher, tra aprile e ottobre del 1901: isola fittizia, è situata sulla rotta che da Alessandria d’Egitto porta a Smirne, non lontano da Creta. Perla dell’Impero Ottomano, in quei tempi sull’orlo della dissoluzione, è famosa per l’acqua di rose, la bellezza dei paesaggi e per la pacifica e centenaria convivenza tra i romei, ovvero le diverse popolazioni orientali di tutte le regioni dell'antico Impero bizantino che utilizzavano il greco come lingua franca nei servizi liturgici, per i commerci e gli affari, i musulmani e le altre minoranze. Ma dall’Asia sono arrivati, su una nave proveniente da Honk Kong, dei ratti portatori di peste. Ai primi segnali, su una nave che trasportava anche una principessa nipote del Sultano, Pakize, con suo marito medico, il dottor Nuri, scende il Dottor Bonkowski, il massimo esperto di malattie infettive dell’Impero, con il suo fido assistente, Dottor Ilias, tutte e due inviati dal Sultano. La prima cosa che trova Bonkowski è la reticenza delle autorità che non credono ci sia la peste, infatti tutto sembra scorrere come sempre: arrivano le navi dagli altri porti, le strade brulicano di commerci, i minareti e i campanili chiamano alla preghiera. Ma basta una settimana a Bonkowski per confermare, scientificamente, che è in atto un’epidemia di peste. Subito la voce percorre le strade, sono già in atto le prime azioni di contenimento e di quarantena, quando il Dottor Bonkowski viene trovato senza vita. Pochi giorni dopo stessa sorte toccherà al Dottor Ilias, avvelenato durante un pranzo. Il Sultano ordina al Dottor Nuri di indagare sulle morti dei due medici. In un drammatico crescendo  di eventi, la peste dilaga, acutizzando e frantumando quell’equilibrio che aveva regnato, magari fittiziamente, sull’isola: ogni decisione ha troppe implicazioni politiche, religiose, di diplomazia internazionale (l’isola è contesa dalle grandi potenze europee che fiutano la malattia dell’Impero intero), dove si intrecciano vecchi dissapori, nazionalismo, paura della scienza, obblighi tradizionali. L’isola ne verrà totalmente sconvolta, in modi talmente travolgenti che la Storia verrà totalmente cambiata, facendo anche di chi era lì per altri motivi radice storica e comunitaria indelebile, pedina indiretta di una nuova speranza.
Questo è un libro monumentale, per l’idea mondo che contiene: le analogie, le sensazioni che trasmette nelle sue oltre 600 pagine, sono un motivo per ricordare ciò che tutta l’umanità ha appena passato, non si sa nemmeno ancora se definitivamente.  È un affresco che brulica di personaggi, di strade e monumenti inventati, di personaggi storici e di religioni, tradizioni, profumini e cibi esotici, e che indaga a fondo e in maniera esemplare alcuni dei problemi dei nostri giorni: il legame tra paura e potere, tra particolare e generale, tra fede e ragione, tra pratica e scienza, tra passato, presente e futuro.
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marcel-lo-zingaro · 2 years
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Dalla finta rivoluzione inglese ( 1620/1640) i banchieri guidati da Rothschild capirono che la maniera migliore per controllare il popolo sia illuderli che stia cambiando qualcosa in meglio, talvolta con repentini cambiamenti che portino effettivamente ad un miglioramento temporaneo.
Se la rivoluzione inglese serviva oltre a fare ingrassare la banca Rothschild affittando e finanziando gli eserciti, conquistando la proprietà della city di Londra che tuttora persiste e nessuno osa mettere in discussione e, porre fine all'annosa questione Stuart-Tudor, la finta rivoluzione francese oltre a depredare le ricchezze transalpine e guadagnare enormemente sempre sugli eserciti, sancì di fatto la fine della sovranità francese, la Francia da allora è sempre stata governata da personaggi fedeli alla corona di Inghilterra, o per meglio dire a chi ne tira le redini.
E così un poco per volta questa egemonia di controllo occulto delle Nazioni venne esteso a quasi tutto il mondo, certo, ogni tanto qualcosa sfugge di mano e quindi si organizzano finte rivoluzioni, primavere arabe, guerre di liberazione, esportazione di democrazia e quant'altro.
Tralasciando gli intrighi che precedettero la WWI e finalizzati a decapitare le più grandi sovranità europee, ovvero, Serbia, Austria Ungheria, impero zarista, impero ottomano e impero di Prussia, voglio far notare che i più grandi protagonisti del 900 sono tutti passati attraverso un famoso caffè di Parigi, evidentemente sarà di buon auspicio, tuttavia chiunque sia passato di li, nel corso degli anni ha sempre e comunque in un certo qual modo favorito gli inglesi.
Lenin e Trotsky passarono di là, ma anche Hitler e Mussolini, come pure Gorbaciov e Eltsin e recentemente anche Putin.
Il lavoro di Putin è esattamente lo stesso fatto a suo tempo da Mussolini e Hitler, ovvero, politiche interne scaltre che favorissero l'economia e il benessere nazionale, ma politiche estere tali che a lungo termine favorissero la distruzione del paese.
Ma andiamo sui dettagli, Mussolini salì alla ribalta grazie ad una ridicola marcia su Roma fatta in treno e nella quale non venne sparato un colpo di moschetto, il Re nano illegittimo figlio di una delle numerose amanti di re Umberto, ucciso da un complotto nel quale la massoneria addestrò e finanziò un gruppo di anarchici, e del quale parlai nel dettaglio a suo tempo ( se trovo l'articolo ve lo posto) avrebbe potuto schierare l'esercito, invece aprì le porte del palazzo e diede il là ad un ventennio prospero per gli italiani, i quali in breve divennero tutti fascisti. Lo stesso buon senso non dimostrò evidentemente durante la WWII, il Re e Badoglio da una parte sancirono ufficialmente lo stato di colonia per il nostro bistrattato paese, con la complicità appunto di Mussolini agente inglese, il quale volutamente non attaccò e distrusse l'esercito Inglese in più occasioni nelle quali avrebbe potuto farlo, ma anzi dispiegò inutilmente le truppe spargendole in Slovenia, Croazia, Istria e Dalmazia, Albania e Grecia, contribuendo allo smantellamento di un apparato militare già di suo abbastanza debole seppur valoroso e disgregando quindi i principi del fascismo, ovvero l'unità nazionale. Stessa cosa fece Hitler in Germania, una politica economica che in breve portò al benessere la popolazione, ma scriteriata in materia di politica estera: in Africa avrebbe potuto sterminare l'esercito Inglese, invece lo lascio fuggire per poi schierare truppe in Francia, Belgio, Olanda e Est Europa, Ucraina, paesi baltici, paesi nordici, e infine Russia.
Lo scopo di Hitler era distruggere la Germania e fare il maggior numero di morti possibile tra tedeschi e Russi.
In mezzo a loro Stalin, al potere dopo aver fatto uccidere tutti i traditori, non ebbe altra scelta che stare al gioco e radere al suolo mezza Europa facendo milioni di vittime.
Dopo la WWII creò un blocco di controllo da contrapporre agli anglo americani, Blocco che ovviamente dava fastidio, per cui, i dubbi sulla naturalità della sua morte non cesseranno mai d'essere; il suo successore Berjia venne detronizzato in fretta e furia e sostituto da Nikita Chruščëv, un altro simpaticone passato dal caffè di Parigi e chiaramente filo americano, non ostante la fuffa mostrata col finto braccio di ferro con l'Occidente, destalinizzo' il paese come prima cosa.
Vengo al dunque, io non sono mai stato filosovietico, ma riconosco che la Russia assieme alla Serbia, sono gli ultimi baluardi rimasti per la tutela del mondo tradizionale contro il globalismo; se la Serbia è già stata fatta a spezzatino da quasi 30 anni e adesso al comando c'è un filoamericano che provvede a tenere tutto sotto controllo, lo stesso non può dirsi per la Russia e per la Bielorussia, in quest'ultimo stato è prevista a breve una sorta di colpo di stato in stile Ucraino, in Russia la situazione è tale e quale a quelle italiane e tedesche degli anni 30/40.
Putin in questi anni ha fatto una politica economica che ha migliorato notevolmente il tenore di vita dei russi, lo stesso non si può dire sotto altri aspetti.
Provo a spiegarmi meglio, la guerra in Ucraina chiaramente è stata causata dalle persecuzioni ucraine alla popolazione russofona degli ultimi 8 anni, quindi apparentemente la reazione Russa è stata lecita e dovuta, tuttavia, nel momento in cui ti trovi ad affrontare l'esercito più numeroso, armato e addestrato d'Europa, e tu:
✅ schieri il 5% delle tue forze
✅ non utilizzi armi tattiche
✅ non distruggi le infrastrutture strategiche del nemico
✅ non proteggi le tue infrastrutture strategiche
✅ lasci che ti affondino la tua nave ammiraglia
✅ schieri le truppe in maniera tale che tu subisca più perdite del nemico
✅ sprechi inutilmente tantissimi armamenti in tattiche di sfondamento oscene, giustificando che non vuoi creare vittime tra i civili, ma le crei al tuo esercito
Ecco, se tu persona indubbiamente intelligente, fai tutte queste cose, non stai commettendo errori di valutazione: stai commettendo un atto di tradimento, oscuro, ma neanche tanto, è semplicemente la storia che si ripete, la sola differenza spero la facciano i Russi, il loro orgoglio e il loro amor patrio, l'ultimo baluardo di normalità nel mondo cristiano.
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aki1975 · 5 months
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Giuseppe Bertini - Varese - Villa Ponti - Galileo mostra l’uso del cannocchiale al Doge di Venezia - 1858
Galileo, che insegnava a Padova, nel 1609 mostra il telescopio al Doge Leonardo Donato realizzato grazie all’esperienza delle vetrerie di Murano e valorizzato per scopi militari. È il simbolo di un periodo che cambia il mondo con fenomeni tra loro collegati:
- il diffondersi degli archibugi che determinano la fine della cavalleria medievale;
- sospinte dagli alisei (“trade winds”) e da uno spirito tardo-crociato, favorite dalle innovazioni navali, le scoperte geografiche (Cristoforo Colombo scopre l’America nel 1492, Vasco de Gama doppia il Capo di Buona Speranza nel 1497, Magellano nel 1519 parte per circumnavigare il mondo);
- le iniziative coloniali che, dopo la Spagna (Cortes in Messico e Pizarro in Perù) e il Portogallo, sono condotte dqll’Olanda, dall’Inghilterra e dalla Francia;
- la crisi climatica, agraria (eccessiva cerealizzazione), demografica e sociale (i picari) del Seicento;
- il declino della centralità del Mediterraneo a vantaggio dell’Atlantico e, più in generale, dell’”economia mondo” con la nascita del capitalismo (es. Lombard Street a Londra) e il successo di città quali Bruges, Anversa e la Lega Anseatica;
- l’invenzione della stampa (1455);
- la Riforma e la Controriforma con i conflitti creati in Francia e nell’Europa dell’Est;
- la rivoluzione tecnico - scientifica che distanzia l’Europa dall’Impero ottomano;
- l’imporsi degli Stati nazionali sulle città stato e sul Sacro Romano Impero di Carlo V dopo il declino della Spagna per via della politica della “limpieza de sangre” che allontana i ceti produttivi (o li combatte, come in Olanda) e impedisce all’economia di svilupparsi con la conseguente inflazione per via dell’afflusso dell’oro e dell’argento americani.
Qualche evento in particolare:
1494 - Trattato di Tordesillas: Portogallo e Brasile si spartiscono le Indie orientali e occidentali
1500 - i Portoghesi scoprono il Brasile
1516 - dopo il fenomeno dei “marrani” spagnoli, viene fondato il primo ghetto italiano, quello di Venezia
1517 - Lutero affigge le sue tesi a Wittenberg
1522 - Battaglia della Bicocca (presso il villino degli Arcimboldi) in cui Carlo V sconfigge il re di Francia Francesco I e consolida il proprio dominio sul Ducato di Milano: “c’est un bicoque” significa “è un gioco da ragazzi”
1525 - Assedio di Pavia. Francesco I viene condotto prigioniero a Madrid
1527 - Sacco di Roma: per comporre il conflitto fra Clemente VII Medici e Carlo V, la figlia di quest’ultimo Margherita d’Austria (la “Madama”) sposa prima (1536) Alessandro Medici - ed i Medici tornano a Firenze - e poi (1538) Ottavio Farnese, nipote di Paolo III
1542 - Concilio di Trento
1555 - Pace di Augusta: Carlo V costretto ad accettare il luteranesimo dei principi tedeschi;
1558 - Alla morte di Carlo V, gli Asburgo si separano: Filippo II in Spagna, Margherita d’Austria in Olanda, Ferdinando I in Austria
1570 - Pio V scomunica Elisabetta I
1571 - Battaglia di Lepanto
1572 - Notte di San Bartolomeo
1574 - i Gonzaga, vassalli spagnoli, estendono il proprio potere sul Monferrato
1588 - L’Invencible Armada sconfitta dagli Inglesi
1598 - Enrico IV, convertendosi al cattolicesimo, termina le guerre di religione
1608 - I francesi fondano Quebec, poi conquistata nel 1775 dagli Inglesi
1609 - Le provincie olandesi si costituiscono in repubblica indipendente dalla Spagna: inizia il secolo d’oro dei Paesi Bassi
1621 - Fondazione della Compagnia olandese delle Indie Occidentali
1624 - Fondazione di New Amsterdam
1640 - Indipendenza portoghese
1652 - Gli olandesi fondano Cape Town
1664 - New Amsterdam ribattezzata New York
Al termine di questo lungo periodo di cambiamento e di instabilità (es. inflazione, epidemie), ne emergerà la società dell’Assolutismo e poi dell’Illuminismo del XVIII secolo, il “secolo delle rivoluzioni”.
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cinquecolonnemagazine · 10 months
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Interventisti e neutralisti prima guerra mondiale
La prima guerra mondiale fu un conflitto globale che vide contrapposti le potenze centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano e Bulgaria) alle potenze dell'Intesa (Francia, Regno Unito, Russia, Italia e altri). Il conflitto ebbe inizio il 28 luglio 1914 con l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria-Este e terminò il 11 novembre 1918 con la resa della Germania. In Italia, l'entrata in guerra fu un evento molto controverso. Il paese era diviso tra due fazioni: gli interventisti, che sostenevano la necessità di entrare in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa, e i neutralisti, che invece erano favorevoli a mantenere la neutralità. Le ragioni degli interventisti Gli interventisti sostenevano che l'Italia aveva interesse a entrare in guerra per diversi motivi. Innanzitutto, ritenevano che la Germania fosse una minaccia per l'Italia, in quanto aveva già occupato la Libia e aveva mire espansionistiche sul Mediterraneo. In secondo luogo, credevano che l'Italia dovesse sostenere la Francia, con cui era alleata da un trattato difensivo firmato nel 1896. In terzo luogo, sostenevano che l'Italia avrebbe potuto ottenere importanti vantaggi territoriali dall'entrata in guerra, come il Trentino-Alto Adige, la Venezia Giulia e la Dalmazia. Le ragioni dei neutralisti I neutralisti, invece, sostenevano che l'Italia non aveva interesse a entrare in guerra. Innanzitutto, ritenevano che la guerra fosse un evento disastroso che avrebbe portato solo morte e distruzione. In secondo luogo, credevano che l'Italia non fosse pronta per la guerra, in quanto non aveva un esercito sufficientemente forte. In terzo luogo, sostenevano che l'Italia avrebbe dovuto concentrarsi sul suo sviluppo economico e sociale, piuttosto che impegnarsi in un conflitto bellico. La propaganda Entrambi i fronti si impegnarono in una intensa campagna propagandistica per convincere l'opinione pubblica a sostenere la propria posizione. Gli interventisti utilizzarono i giornali, la radio e le manifestazioni pubbliche per diffondere il loro messaggio. I neutralisti, invece, si concentrarono sulla pubblicazione di articoli e libri che mettevano in guardia dai pericoli della guerra. L'entrata in guerra Dopo mesi di dibattito, il governo italiano decise di entrare in guerra a fianco delle potenze dell'Intesa. La decisione fu presa il 23 maggio 1915 e fu annunciata dal presidente del Consiglio, Antonio Salandra, in un discorso alla Camera dei deputati. L'entrata in guerra dell'Italia fu un evento di grande importanza per il conflitto. Il paese si aggiunse alle potenze dell'Intesa, dando loro un vantaggio decisivo. La guerra terminò con la vittoria dell'Intesa, ma l'Italia pagò un prezzo molto alto per la sua partecipazione al conflitto: oltre 600.000 morti e 1 milione di feriti. La prima guerra mondiale per l'Italia La questione dell'intervento italiano nella prima guerra mondiale fu un evento molto importante per la storia del paese. Il dibattito tra interventisti e neutralisti divise l'opinione pubblica e il governo, e la decisione di entrare in guerra fu presa dopo mesi di incertezze. L'entrata in guerra dell'Italia ebbe un impatto decisivo sul conflitto, contribuendo alla vittoria dell'Intesa. In copertina foto di Eveline de Bruin da Pixabay Read the full article
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reginadeinisseni · 11 months
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GERÇEK BİR LİDERİN GERÇEK HAYAT HİKAYESİ - MUSTAFA KEMAL ATATÜRK
❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️ ❤️❤️ Mustafa Kemal Atatürk
STIAMO PER FESTEGGIARE IL CENTENARIO DEL PADRE DELLA PATRIA TURCA
Atatürk negli anni '30 del XX secolo 1º Presidente della Turchia Durata mandato 29 ottobre 1923 – 10 novembre 1938 Capo del governo İsmet İnönü Ali Fethi Okyar Celâl Bayar Predecessore carica istituita Successore İsmet İnönü 1º Primo ministro del Governo della Grande Assemblea Nazionale Turca Durata mandato 3 maggio 1920 – 24 gennaio 1921 Predecessore carica istituita Successore Fevzi Çakmak 1º Presidente della Grande assemblea nazionale della Turchia Durata mandato 24 aprile 1920 – 29 ottobre 1923 Predecessore carica istituita Successore Ali Fethi Okyar 1° Leader del Partito Popolare Repubblicano Durata mandato 9 settembre 1923 – 10 novembre 1938 Predecessore carica istituita Successore İsmet İnönü Dati generali Partito politico Partito Popolare Repubblicano Professione Ufficiale Firma Firma di Mustafa Kemal Atatürk Mustafa Kemal Atatürk Mustafa Kemal Pascià nel 1923, comandante in capo dell'esercito turco Nascita Salonicco, 19 maggio 1881 Morte Istanbul, 10 novembre 1938 Cause della morte cirrosi epatica Luogo di sepoltura Anıtkabir, Ankara (dal 1953) Precedentemente: Museo Etnografico, Ankara (1938-1953) Dati militari Paese servito Bandiera dell'Impero ottomano Impero ottomano Bandiera della Turchia Turchia Forza armata Esercito ottomano Esercito turco Anni di servizio 1893-1927 Grado Maresciallo Guerre Guerra italo-turca Guerre balcaniche Prima guerra mondiale Guerra d'indipendenza turca Comandante di 19ª Divisione 16º Corpo 2ª armata ottomana 7ª armata ottomana Gruppo d'armata Yildirim "fonti nel corpo del testo" voci di militari presenti su Wikipedia Manuale Mustafa Kemal Atatürk (IPA: [mustaˈfa ceˈmal aˈtaˌtyɾc]) (Salonicco, 19 maggio 1881[1] – Istanbul, 10 novembre 1938) è stato un generale e politico turco, fondatore e primo Presidente della Repubblica turca (1923-1938). Dal 1916 fu chiamato Mustafa Kemal "Paşa", dal 1934 Kemal "Atatürk".
È considerato l'eroe nazionale turco, e il padre della Turchia moderna.[2] Forte del suo prestigio in patria per aver assicurato la vittoria turca nella battaglia di Gallipoli del 1915 durante la prima guerra mondiale, Mustafa Kemal guidò il Movimento Nazionale Turco che resistette all'occupazione e alla spartizione della Turchia continentale da parte delle Potenze alleate dopo la sconfitta e dissoluzione dell'Impero Ottomano. Sotto il suo comando, nella guerra di indipendenza turca le forze turche sconfissero e cacciarono le armate armene, francesi, italiane e greche, nonché gli ultimi lealisti del sultano ottomano, ottenendo così la rinegoziazione dei trattati di pace e quindi la firma del Trattato di Losanna (1923) in sostituzione a quello di Sèvres. Infine dichiarò decaduto il sultanato, proclamando così la Repubblica di Turchia.
Fu promotore di una radicale politica di riforme volte alla modernizzazione e secolarizzazione della Turchia, facendola diventare una nazione laica e in via di industrializzazione, favorendo inoltre una profonda occidentalizzazione dal punto di vista culturale e dei costumi, volta a creare un distacco dalla precedente cultura ottomana e islamista. Ideologicamente laico e nazionalista, le sue politiche e teorie sociopolitiche divennero note come kemalismo.
Per i suoi meriti in patria, così come in Europa, è considerato una delle più importanti figure del XX secolo.
Rapporti con la Russia e poi Unione Sovietica Il 26 aprile 1920, Mustafa Kemal inviò un messaggio a Vladimir Lenin, leader bolscevico della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (non ancora Unione Sovietica), promettendogli di coordinare le loro operazioni militari con i bolscevichi nella comune "lotta contro i governi imperialisti", richiedendogli 5 milioni di lire in oro e in armamenti. Per i successivi due anni, il governo di Lenin inviò aiuti militari alla Turchia tra i quali 6000 fucili e 5 milioni di munizioni.[38]
Nel 1921, Kemal firmò il Trattato di Mosca (Amicizia e Fratellanza) con la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, il quale fu poi seguito dal Trattato di Kars per assicurare i confini settentrionali della Repubblica di Turchia con la Repubblica Socialista Sovietica di Armenia, la quale era ancora formalmente indipendente ma nell'orbita sovietica. Le relazioni tra la Turchia di Kemal e l'Unione Sovietica furono fin da subito amichevoli ma basate sul fatto che erano contro un nemico comune: la Gran Bretagna e l'Occidente.[39] Nonostante i suoi rapporti con l'Unione Sovietica, Atatürk non era disposto a far penetrare il comunismo in Turchia. «L'amicizia con la Russia», disse, «non è finalizzata ad adottare la loro ideologia del comunismo in Turchia».[39]
#gustavopetro #colombia #DONALDTRUMP #TRUMP #BOLSONARO #DORIGHEZZI #STRISCIALANOTIZIA #FRANCESCO #RUTELLI #PROPAGANDALIVE #ELUANA #ENGLARO #ELUANAENGLARO #CRISTIANODEANDRE #twitter #facebook #skyrock #linkedin #instagram #okru #tiktok
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michelangelob · 1 year
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La Scultura del giorno: la Schiava greca del Tadolini
La scultura del giorno che vi propongo oggi è la sublime Schiava Greca scolpita da Scipione Tadolini nel 1860. Per dar forma a quest’opera Tadolini si ispirò alle terribili storie delle ragazze greche che venivano fatte prigioniere dai turchi e poi vendute alla stregua di merce durante la guerra d’indipendenza combattuta fra Grecia e Impero Ottomano fra il 1821 e il 1832, terminata con la…
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gregor-samsung · 2 years
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“ Le campane di Otranto suonavano a piena festa, mentre da ogni quartiere della città uomini e donne, vestiti di mille colori, con andatura disinvolta, gioiosa e spedita, che dava a tutti un piglio di giovinezza, avanzavano verso la piazza della cattedrale, raccontandosela e ridendo, sotto i raggi del sole ottobrino rimbalzanti con tanta leggiadria dalla terra al mare che il mondo sembrava improvvisamente piombato in una eccezionale pausa di felicità. Spiccavano tra gli uomini di guerra dame di fattura delicata, di carne fresca, in sopravveste di broccatello, belle più che mai e fiere come se fossero state la gloria stessa dei soldati vincitori fattasi persona. Qua e là invece qualche vecchio nobile salentino camminava da filosofo de contemnenda gloria, sguardando la folla festosa, in mezzo a cui ufficiali napoletani caracollavano su bestie snelle e capricciose, ornate di frange d’oro, eccitate dalla novità. Erano i primi di ottobre dell’ anno 1481 e a Otranto si festeggiava solennemente con un Te Deum nella cattedrale la liberazione della città, avvenuta il 13 settembre dello stesso anno ad opera delle milizie di don Alfonso d’Aragona. Dai tempi della giovinezza io non vedevo Otranto in un giorno di festa, gli stendardi sulla torre gialla, il dragone, il crocefisso con la scritta d’oro "Recordatus sum virtutis eius" e le sbarre rosse di casa d’Aragona, da quando la mia famiglia s’era trasferita a Napoli e io avevo vent’anni. Era dunque passata una decina d’anni, durante i quali la distanza dalla città nativa, la vita della capitale e della corte avevano trasformato Otranto in una di quelle realtà interiori che assomigliano più a un fatto dell’immaginazione che a una somma di cose vere: le piccole case bianche dei pescatori nei paraggi del porto, complici dei miei avvenimenti infantili e delle fantasie d’allora, vivevano entro la mia anima di una vita specialissima, intermittente, legata alle occasioni della solitudine e del profondo raccoglimento. Quando il duca Alfonso radunò le truppe per liberare la città dall’occupazione turchesca, mi trovai di mezzo fra gli agi pacifici della vita napoletana e il richiamo sottile della mia giovinezza; optai per il secondo e presi parte alla spedizione. “
Maria Corti, L'ora di tutti, con un saggio di Oreste Macrì, Bompiani (collana Tascabili n° 164), 2008¹⁷; pp. 312-313.
[1ª Edizione originale: 1962]  
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SABATO 04 MARZO 2023 - ♦️ 🔸 SAN CASIMIRO 🔸♦️ San Casimiro (Cracovia, 3 ottobre 1458 – Hrodna, 4 marzo 1484) è venerato come santo patrono della Polonia e della Lituania[1] dalla chiesa cattolica, che lo ricorda il 4 marzo. Casimiro della nobile famiglia dinastica dei Jagelloni, nacque a Cracovia nel Wawel, il famoso palazzo reale della città. Terzogenito di Casimiro IV re di Polonia, e della regina Elisabetta d'Austria, nipote di Ladislao II di Polonia. Suo nonno materno era Alberto II d'Asburgo, Re di Boemia, d'Ungheria, e "Re dei Romani" nel Sacro Romano Impero. Dall'età di nove anni ricevette la propria educazione da Giovanni Dlugosz, storiografo e canonico di Cracovia, e da Filippo Buonaccorsi (anche conosciuto come Callimachus). A tredici anni gli fu offerto il trono d'Ungheria dalle fazioni avverse al Re Mattia Corvino al momento in carica. Casimiro, inizialmente entusiasta di difendere i territori cristiani dai Turchi, esternò la propria disponibilità in tal senso e si recò in Ungheria per essere incoronato. La sua nomina aveva legittimazione per il fatto che suo zio Ladislao III, Re di Polonia e di Ungheria, era stato ucciso nella battaglia di Varna nel 1444. Appena seppe però della contrarietà del Papa Sisto IV alla sua incoronazione, contrarietà legata all'obiettivo di non accrescere le tensioni già elevate con l'Impero ottomano, Casimiro fece ritorno nella propria terra polacca. Suo padre, Re Casimiro IV, iniziò allora ad indirizzarlo verso la politica interna della Confederazione polacco-lituana e sugli affari pubblici del regno e quando suo fratello Ladislao ascese al trono boemo, Casimiro diventò l'erede designato per il trono polacco. Nel 1479 il Re si recò per 5 anni in Lituania, lasciando di fatto il figlio al potere in Polonia. Dal 1481 al 1483 amministrò lo Stato con grande saggezza ed equilibrio. Suo padre nel frattempo cercò di combinare il suo matrimonio con la figlia dell'Imperatore Federico III, ma Casimiro preferì rimanere celibe. Per la sua grande devozione religiosa, si esponeva a frequenti e prolungati digiuni che forse minarono il suo stato di salute. Indebolito nel fisico, fu colpito dalla tubercolosi, dalla quale non riuscì più (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/CpXs42_I3Wv/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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crironic · 2 years
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Lo Strudel di mele, il dolce del Trentino
Lo strudel rientra in quella cucina che è frutto di storia, di identità culturale. Usa gli alimenti che le appartengono per tradizione, economia, geografia. Ecco perché un dolce tipico dell’antico Impero ottomano, la Baklava, lascia la sua identità laddove le conquiste di Solimano il Magnifico si espandono, dalla Turchia alle terre europee.  La storia dello strudel Lo strudel, arrivato fino al…
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lamilanomagazine · 2 years
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Piacenza, al via la nuova edizione di “Piacenza che scrive”
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Piacenza, al via la nuova edizione di “Piacenza che scrive”. Al via la nuova edizione di “Piacenza che scrive”, il ciclo di incontri dedicato agli scrittori piacentini, tra narrativa e saggistica: martedì 18 ottobre, alle 17, presso il sSalone Monumentale della biblioteca Passerini-Landi, il primo appuntamento della rassegna vedrà come ospiti Filippo Lombardi e Ippolito Negri, per la presentazione di “Piacenza alla guerra di Libia 1911–1912”, primo volume della collana “Piacenza coloniale 1882-1960”. Coordinerà l’incontro Daniela Morsia della biblioteca Passerini-Landi. Il volume prende in esame la partecipazione di Piacenza e dei piacentini alla guerra italo-turca del 1911-1912, di cui ricorre il 110° anniversario. Un volume che ripercorre il tessuto cittadino dell’epoca, il vissuto rispetto alla guerra, le azioni messe in atto in ambito locale, per terminare con le storie di molti piacentini che vi parteciparono. La data della presentazione non è casuale: il 18 ottobre 2022 è infatti il giorno del 110° anniversario della firma del Trattato di Losanna che sancì la pace fra Italia e Impero Ottomano. La collana “Piacenza coloniale 1882-1960” si concentra sugli oltre 80 anni di storia coloniale italiana. Dal 1882, anno del primo possedimento italiano, la base di Assab sul mar Rosso, al 1960, anno in cui si chiuse l’Amministrazione Fiduciaria Italiana in Somalia (AFIS), colonia che gli Alleati, vincitori della Seconda Guerra Mondiale, avevano ritenuto di lasciare all’Italia affinché ne gestisse il passaggio all’autonomia. Sono migliaia i piacentini che hanno vissuto, lavorato e sono ancora sepolti nei territori delle colonie italiane: concittadini che hanno affrontato anni di campagne militari ed epiche battaglie ma hanno anche sognato e creato con immensa progettualità. A loro è dedicata la collana, che non vuole raccontare unicamente eventi bellici, ma nasce con l'intento di essere aperta alle memorie di tutti, ai diari personali che giacciono in un cassetto, ai racconti dei figli e dei nipoti di coloro che vissero quel periodo ormai lontano e irripetibile. “Piacenza che scrive” proseguirà con i successivi appuntamenti nella sala Balsamo della biblioteca Passerini-Landi, sempre con inizio alle 17. Giovedì 20 ottobre, Sara E. Stangalino-Schulze presenterà “La consistenza dello spirito”; martedì 25 ottobre, Jonne Bertola parlerà del suo libro “Di chi è questo corpo”, mentre martedì 15 novembre Livio Gambarini proporrà al pubblico il suo romanzo “Ottone, il primo dei Visconti” e martedì 29 novembre Adriano Carini sarà ospite con la sua raccolta di poesie “Tra le ossa e l'attaccatura del cielo”. Appuntamento presso il Salone Incontri della biblioteca Giana Anguissola, invece, sabato 19 novembre alle 16.30, quando Elena La Rosa presenterà il libro “Il 97% sono maschi”. La scrittrice proporrà ai partecipanti anche una dimostrazione di calcio da tavolo, nell'ambito delle iniziative per l'International Games Week. Tutti gli aggiornamenti si possono consultare al link diretto, sul sito della biblioteca: https://www.passerinilandi.piacenza.it/novita/calendario/piacenza-che-scrive .... Read the full article
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personal-reporter · 11 months
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La grande storia dell’Impero Ottomano
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Il 29 ottobre 1923 fu la data che segnò la fine dell’Impero Ottomano, uno dei più grandi della storia moderna… La storia dell’Impero Ottomano cominciò quando, dopo aver abbandonato le loro sedi nelle steppe asiatiche dei mongoli, le tribù nomadi turche si convertirono all’Islam nel VIII e IX secolo d.C. Attorno al decimo secolo, una delle tribù, i Selgiuchidi, assunse un ruolo chiave nel mondo islamico e adottarono una vita basa sulla religione, un'amministrazione centrale, ed un sistema di tasse. Ma molti altri turchi rimasero nomadi e cercarono di conquistare la terra per l’Islam, ciò li mise in conflitto con i Turchi Selgiuchidi, che li diressero verso il dominio orientale dell'Impero Bizantino, in Anatolia. La tribù degli Ottomani fu il risultato di uno di questi emirati stabiliti in Anatolia nordoccidentale dopo il 1071 e prese il nome da Osman nel 1299, che aveva cominciato ad espandere il suo regno nel territorio bizantino in Asia Minore, spostando la sua capitale a Bursa nel 1326. Dopo la fondazione dell'Impero Ottomano nel 1299, gli Ottomani cominciarono a organizzarsi in un governo e con un forte esercito per una espansione costante. Nel 1354 gli Ottomani superarono lo stretto dei Dardanelli, nel 1361 conquistarono Adrianopoli, nel 1389 abbatterono il regno di Serbia nella battaglia di Kosovo, nel 1393 conquistarono il regno di Bulgaria, e nel 1396 vinsero la battaglia di Nicopoli contro l'Ungheria. Questa avanzata degli Ottomani venne bloccata dai Tatari di Tamerlano nel 1402 quando li sconfisse ad Ankara, prendendo prigioniero il sultano Yildirim Bayazid I. Dopo Tamerlano, gli Ottomani cominciarono ad avanzare e alla battaglia di Varna nel 1444 un esercito europeo di Serbi, Polacchi e Ungheresi non riuscì a fermare l'avanzata turca durante il regno del sultano Murad II. Soltanto Costantinopoli era rimasta nelle mani bizantine, ma solo fino alla conquista nel 1453 per mano del sultano Mehmet II, detto poi il Conquistatore. Costantinopoli cambiò nome in Istanbul e divenne la nuova capitale dell'Impero e i Turchi così stabilirono un impero in Anatolia ed in Europa del sud-est. Gli Ottomani continuarono a conquistare nuovi territori, infatti presero Atene nel 1456, assediarono l'isola di Rodi e conquistarono Otranto nel 1480, poi si rivolsero verso l'Asia e il Nordafrica, abbattendo il Sultanato Mamelucco di Siria ed Egitto e conquistando tutti i paesi arabi del Vicino Oriente. Durante il regno del sultano Solimano il Magnifico, l'Impero Ottomano arrivò alla sua massima espansione, con le conquiste nei Balcani, nel Mar Nero e il Mediterraneo e molti stati balcanici, tra cui il Montenegro, la Transilvania, la Repubblica di Ragusa, la Serbia, la Bosnia, la Moldavia e la Valacchia, firmarono un patto di sottomissione all'Impero e pagarono le tasse per conservare la loro libertà. Gli Ottomani assunsero anche il controllo delle vie commerciali all'est e molti paesi europei, tra cui Venezia e Genova, pagarono forti somme per il privilegio di accesso a queste rotte. Nel 1570, il sultano Selim II conquistò l'isola di Cipro dai Veneziani, provocando la reazione del mondo cristiano e un anno dopo una flotta formata dai Veneziani, Spagnoli, Genovesi e Cavalieri di Rodi, sconfisse quella Ottomana a Lepanto,  grazie al supporto di Andrea Doria e di don Juan d'Austria. Attorno al XVI secolo, le lotte interne nell'Impero cominciarono a minare la supremazia militare degli Ottomani, dato che i problemi di organizzazione nel governo, le lotte di potere nella famiglia imperiale, scontri violenti fra i successori del sultano,  sultani incapaci, e la corruzione facilitò il crollo del sistema politico, economico e militare. Nel 1829 la Grecia ottenne l’indipendenza dagli Ottomani con l'aiuto delle nazioni europee e nel 1830 l’Algeria fu occupata dalla Francia, Dopo che nel 1908 la rivoluzione dei Giovani Turchi costrinse il governo ottomano a concedere una costituzione, l'Impero combattè contro l'Italia nella guerra di Tripolitania e di Cirenaica, e alla fine nel 1912 i Turchi firmarono la pace accettando a dare il territorio libico all'Italia, mentre la prima Guerra Balcanica venne  combattuta fra gli Ottomani e una coalizione formata da Bulgaria, Grecia, Serbia e Montenegro, dopo la quale l'Impero perse i suoi territori in Europa tranne una piccola parte in Tracia. Nel 1913 ci fu la seconda Guerra Balcanica e questa volta i Turchi erano insieme a Grecia, Serbia e Romania contro la Bulgaria, questa volta vincendo e riottennero arte della Tracia, per controllare gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Durante la Prima Guerra Mondiale, l'Impero si alleò con i Tedeschi e venne sconfitto, così i Russi si presero il nord-est del Mar Nero e dell'Anatolia, i Britannici ebbero il controllo degli stretti e i paesi arabi nel sud-est dell'Anatolia, i Francesi e  Italiani ottennero la costa sud del Mediterraneo , ed i Greci presero l'Egeo, incluso Smirne. A questo punto Kemal Atatürk , un generale dell’esercito ottomano, notando che il sultano non faceva nulla contro l'occupazione straniera, decise di combattere contro le forze dell’Impero Ottomano. Dopo una serie di guerre fra il 1920  e il 1922, finalmente Atatürk riuscì  a proclamare la Repubblica nel 1923, il sultanato ed il califfato furono aboliti e Kemal divenne il primo presidente della Turchia. Read the full article
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iannozzigiuseppe · 2 years
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Claudia Berton - Crimea. Viaggio nella penisola contesa - Oltre Edizioni
Claudia Berton – Crimea. Viaggio nella penisola contesa – Oltre Edizioni
Claudia Berton – Crimea. Viaggio nella penisola contesa – Oltre Edizioni Le vicende storiche della splendida penisola che si affaccia sul Mar Nero. Scritto nel 2013 dopo un viaggio a Kiev e, appunto, in Crimea, per visitare i luoghi in cui si svolse a metà Ottocento la guerra feroce contro l’impero zarista delle potenze occidentali (Francia, Regno Unito, Regno di Sardegna) e dell’impero Ottomano…
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