#vorrei abbracciarvi
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mi devo smuovere, mi rendo conto che il mio cervello è ancora bloccato lì, dentro quella casa, in quelle situazioni; la mia mente ripercorre quei momenti e mi sento strano, come se mi mancasse quella vita anche se io odiavo quella vita, infatti mi manca ma mi disgusta altrettanto. stavo riguardando fotografie, guardavo la mia faccia, i miei occhi e il mio volto e mi sono reso conto che io non c'ero li, in quelle fotografie. mi sono reso conto che mi manca avere degli amici ma non mi manca quella vita, non mi manca drogarmi, non mi manca stare chiuso ore di notte e di giorno in casa a fumare, non mi manca vedere gli amici con cui sono cresciuto farsi e farmi con loro, non mi manca infilarmi in quelle storie in cui finivo sempre per darmi del coglions, sapevo di starmi rovinando e mi sono rovinato, ancora di più di quanto non abbiano fatto le persone intorno a me a quei tempi. ma allora perché ci rimango così aggrappato? cosa mi manca? mi manca organizzarmi con loro per fare quelle cose da amici e non da tossici, mi manca andare alle cascate con loro o di organizzare una grigliata durante una giornata di primavera, mi manca andare in mezzo ai pereti e le vigne sempre a fare le grigliate e a bere vino e a ridere mentre ci ascoltavamo quinto dan di Inoki, mi manca dor mmm ire in spiaggia e guardare l'alba la mattina, mi manca partire di notte anche se il giorno dopo si lavorava per andare al lago di Garda, per poter fumare in compagnia della luce arancione dell'autostrada e sentirci liberi, liberi di evadere, liberi cazzo ma da cosa non si sa. mi manca andare a ballare con voi, di abbracciarvi, di sorridervi di sentirmi al sicuro soltanto vedendovi. mi mancate, mi manca mio fratello, mi manca anche mio padre e mi manca anche mia madre nonostante io ci viva insieme a lei, mi mancano non perché stavo bene insieme a loro nella stessa casa, quella casa era a tutti gli effetti l'inferno. non riesco e non mi va neanche di parlarne ma mi manca avere una famiglia e sentirmi in una famiglia, cosa che ormai non sento da troppo, tra poco sono 10 anni; mi manca tattoo, mi manca jack e soprattutto mi manco io. So che mi sono perso da tanto, so che non ci ho neanche provato a ritrovarmi per altrettanto tempo, so che sono riuscito a distruggermi sempre di più, e stavo male sempre di più e ora che vi vedo praticamente mai a volte penso che preferirei quel caos a questa pace ma soltanto perché in quel caos io non ho mai imparato a stare con me stesso, da solo ed ora sto male cazzo perché mi sembra di non riuscire a vivere. Ogni volta che rimanevo solo mi sentivo morire, mi ricordo tremavo nel letto per ore prima di riuscire a dormire. mi sentivo intrappolato nel mio corpo, impotente e sbagliato e non vorrei mai tornare indietro no ma vorrei che fosse andata diversamente, vorrei riuscire ad usarla e non demolirla questa mente e vorrei vorrei vorrei
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a me fate parecchia tenerezza quando dite di essere “complicati” perché la vita vi ha fottuti troppe volte
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Il dolore della comunità di Ravanusa coinvolge tutti noi siciliani. Da anni in Sicilia è morta la speranza, vivere e morire in una terra matrigna, dove tutto viene trascurato, dove i politici fan da padroni in commistione spesso con la mafia. Questa è una colpevole disgrazia, è accaduta a Ravanusa, ma può accadere in ogni angolo della nostra isola, sindaci che trascurano le città, strade interrotte o piene di buche, lavori che non finiscono mai, controlli zero, noi siciliani che abbiamo perso la speranza e non rialziamo la testa. L'abbiamo fatto tante volte, ci siamo ribellati milioni di volte, ma adesso i giovani abbandonano l'isola, sono stanchi di vedere andare avanti solo raccomandati. Epperò il professore di storia e filosofia Pietro Carmina, morto nella terribile esplosione insieme a tutta la famiglia di Ravanusa, salutò così i suoi alunni quando andò in pensione: "Ai miei ragazzi, di ieri e di oggi. Ho appena chiuso il registro di classe. Per l’ultima volta. In attesa che la campanella liberatoria li faccia sciamare verso le vacanze, mi ritrovo a guardare i ragazzi che ho davanti. E, come in un fantasioso caleidoscopio, dietro i loro volti ne scorgo altri, tantissimi, centinaia, tutti quelli che ho incrociato in questi ultimi miei 43 anni. Di parecchi rammento tutto, anche i sorrisi, le battute, i gesti di disappunto, il modo di giustificarsi, di confidarsi, di comunicare gioie e dolori, di altri, molti in verità, solo il viso o il nome. Con alcuni persistono, vivi, rapporti amichevoli, ma il trascorrere del tempo e la lontananza hanno affievolito o interrotto, ahimè, quelli con tantissimi altri. Sono arrivato al capolinea ed il magone più lancinante sta non tanto nell’essere iscritto di diritto al club degli anziani, quanto nel separarmi da questi ragazzi. A tutti credo aver dato tutto quello che ho potuto, ma credo anche di avere ricevuto di più, molto di più. Vorrei salutarvi tutti, quelli che incontro per strada, quelli che mi siete amici sui social, e, tramite voi, anche tutti gli altri, tutti, ed abbracciarvi ovunque voi siate. Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato; una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita; una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista. Ho imparato qualcosa da ciascuno di voi, e da tutti la gioia di vivere, la vitalità, il dinamismo, l’entusiasmo, la voglia di lottare. Gli anni del liceo, per quanto belli, non sempre sono felici né facili, specialmente quando avete dovuto fare i conti con un prof. che certe mattine raggiungeva livelli eccelsi di scontrosità e di asprezza, insomma …. rompeva alla grande. Ma lo faceva di proposito, nel tentativo di spianarvi la strada, evidenziandone ostacoli e difficoltà. Vi chiedo scusa se qualche volta non ho prestato il giusto ascolto, se non sono riuscito a stabilire la giusta empatia, se ho giudicato solo le apparenze, se ho deluso le aspettative, se ho dato più valore ai risultati e trascurato il percorso ed i progressi, se, in una parola, non sono stato all’altezza delle vostre aspettative e non sono riuscito a farvi percepire che per me siete stati e siete importanti, perché avete costituito la mia seconda famiglia. Un’ultima raccomandazione, mentre il mio pullman si sta fermando: usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha; non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare, non state tutto il santo giorno incollati a cazzeggiare con l’iphone. Leggete, invece, viaggiate, siate curiosi (rammentate il coniglio del mondo di sofia? ). Io ho fatto, o meglio, ho cercato di fare la mia parte, ora tocca a voi. Le nostre strade si dividono, ma ricordate che avete fatto parte del mio vissuto, della mia storia e, quindi, della mia vita. Per questo, anche ora che siete grandi, per un consiglio, per una delusione, o semplicemente per una risata, un ricordo o un saluto, io ci sono e ci sarò. Sapete dove trovarmi. Ecco. Il pullman è arrivato. Io mi fermo qui. A voi, buon viaggio". È arrivato a destinazione il pulman per te e la tua famiglia. Buon riposo professore a te e ai tuoi cari, a noi le lacrime e il dolore per voi, eroi inconsapevoli, che avete amato la terra che vi ha dato i natali ma dove si muore come in un territorio di guerra. Santina Sconza
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Stanotte vi vedo malinconici, con le paure dentro al cuore, e vorrei abbracciarvi uno a uno.
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Si aggiunge nell’articolo:
«I nostri dati mostrano che gli individui vaccinati che si infettano dopo la vaccinazione, sebbene rappresentino una piccola percentuale della popolazione vaccinata (0,3% nel nostro contesto), possono portare elevate cariche virali nel tratto respiratorio superiore, anche se infettati molto tempo dopo la seconda dose; cioè quando avrebbe dovuto essere sviluppata l’immunità correlata al vaccino. Abbiamo dimostrato per la prima volta che il virus infettivo può essere coltivato da Nps (tamponi nasofaringei, ndr) raccolti da individui vaccinati sia asintomatici che sintomatici; suggerendo che potrebbero essere in grado di trasmettere l’infezione a persone suscettibili e potenzialmente far parte delle catene di trasmissione».
Vorrei abbracciarvi tutti, ma so che siete contagiosi... di rabbia.
#zombie#covid#contagi#greenpass#scuola#obblighi#dittatura#società#società malata#sistema#genitori#figli#svegliatevi#aprite gli occhi#virus#coronavirus#infetti#cariche virali#vaccino#vaccinati#vaccinazioni#salute#stato#OMS#medicina#scienza#spallanzani
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Momento sentimentale
Ormai sono anni che ho creato il blog, stare qui sopra è praticamente parte della mia quotidianità e, che io lo voglia o no, sono affezionatissima alle persone che seguo. Alcuni di voi li seguo da poco altri da tantissimo tempo, ma poco cambia. Anche se non vi conosco personalmente mi sento in qualche modo legata a voi. Vorrei poter festeggiare con voi per i vostri traguardi raggiunti, abbracciarvi quando sembra andare tutto storto e vorrei fosse possibile potermi prendere un po’ del vostro dolore per alleggerirvi anche solo un minimo.
Sembra una dichiarazione d’amore (pessima tra l’altro) però qui mi sento come parte di una “grande famiglia” (aiuto che paragoni sto facendo) e vorrei che lo sapeste.
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-TRATTO DAL DIARIO DEL DOLORE
In genere scrivere mi fa bene. Ma non so se ancora è così. Non scrivo da tanto, ho paura di non ricordarmi come si fa.
Mi sono persa un po' in questo periodo, le mie amiche dicevano "non sei tu, non ti abbiamo mai vista così". Io mi piacevo com ero. Sarò cambiata oppure sotto sotto sono ancora io? Io sento che sotto questo vuoto e questo peso che sento dentro ci sono ancora io. E sono io quando sono con i miei amici. E non mi sento me quando invece sono da sola.
Non dovrebbe essere il contrario? Non so in che direzione andare, che strada devo prendere.
Perché ti sto aspettando ancora?
Dopo tutto il dolore che mi hai dato senza nemmeno rendertene conto. Avrei voluto buttartelo in faccia, per farti capire. Sono ancora due settimane, pensavo fosse passato più tempo, forse perché ho troppa voglia di dimenticare. Dicevi di essere una persona empatica, proprio come me, ma non lo sei mai stato. Mi fai schifo. Tantissimo, giuro. Eppure ancora ti voglio, ancora ti cerco nei pensieri. Ancora immagino di guardare la Polaroid sotto a tutte le cose che mi hai regalato e che ho buttato nell angolo della stanza. Le foto incastrano i ricordi, e quando ci scattammo quelle foto ero felice. Felice perché mi sembrava che quella foto in qualche modo potesse davvero "intrappolare" qualcosa, una parte della mia vita che mi sembrava in qualche modo piena e completa. Sentivo che quella foto in qualche modo potesse essere una piccola cosa che stava diventando una costante. Una parte della mia vita su cui potevo contare e stare tranquilla.
E la guardavo costantemente, e quando studiavo la guardavo, sorridevo e continuavo a ripetere. Mi faceva sentire un po' completa. Come se per una volta nella mia vita non fossi stata ancora solo io e me stessa. Sentivo in qualche modo di essere legata a qualcuno, e mi sentivo estremamente bene. Mi sentivo bene solo al pensiero che una persona che amavo aveva me nei suoi pensieri e a cuore il mio bene.
Ma in realtà non era così, e ti sei rivelato diverso, eri Tu solo scena e superficie. Quella foto fa male, anche solo al pensiero di avere una foto così bella con una persona così orribile. Non trovo modo per descriverti in una sola parola. Ci ho pensato parecchio e alla fine ho scritto orribile. Ma avrei voluto scrivere il dolore che provo. È passato troppo poco tempo per essere arrabbiata con te. Perché penso al tuo viso, al tuo sorriso, ai tuoi occhi quando li guardavo e mi piaceva pensare che guardassero solo me. Quando guardo quella foto con l'occhio della mente mi sembra ancora che ci sia qualcosa. Che non tutto sia finito.
In questo periodo ho messo da parte troppe cose. Ho messo al primo posto lo studio. Giravo per la stanza ripetendo le frasi e i concetti dei libri cercando di tenere solo quelli in mente. E quando camminando per sbaglio abbassavo lo sguardo verso quell'angolo e tutto mi saliva velocemente, cercavo di trattenere. Provavo a disinnescare. Cercavo di tenere chiuse con forza in quel barattolo le emozioni che avevano bisogno di uscire, come quando la valigia è piena e non si chiude, e tu ti ci siedi sopra perché entri tutto fino a chiudere la zip. E invece ingoiavo sempre un boccone amaro e facevo un gran respiro, "okay", continuando a ripetere per quell'esame. E ho fatto bene. Non mi pento. Già per colpa tua ho saltato una data in cui potevo dare quest'esame. Perché mi facevi stare male, e facevo finta di niente con te, e invece passavo i pomeriggi a piangere. Ti ho dato troppo. Mi hai prosciugata. E più ti davo più tu prendevi, e più cercavo di continuare a tenere con me quella me che amavo tanto nei suoi modi di essere. Penso sia giusto scavare dentro di sé.
Oggi ho dato questo esame, e speravo di tirare un sospiro di sollievo e liberarmi di quel peso che sentivo costante.
Invece non so se è per il voto che non mi ha soddisfatta, ma non penso, quel peso è ancora lì. È ancora qui con me.
È il peso di tutto quello che ho accumulato, è il peso dei bocconi amari che ho ingoiato in tutto questo tempo ogni volta che guardavo quell'angolo e decidevo di non pensarci. E adesso è il momento di lasciare che quel tappo si alzi e che quel barattolo di svuoti.
La cosa che più mi frena, che non mi lascia andare avanti è la speranza. Una speranza nutrita dai bellissimi ricordi che ho con te, di quelle bellissime ultime giornate che abbiamo passato insieme che mi facevano sentire libera, e che adesso mi bruciano forte addosso, fuori e dentro. Perché quando guardo a quei ricordi mi sembra di averli vissuti con una persona diversa, una persona che non sei tu. Non il tu che eri con me. Mi sei sembrato un'altra persona. Ecco perché ho speranza. Perché spero che quella persona che conosco torni da Livorno e venga da me. E vorrei vederti e dimenticare tutto quello che mi hai fatto e tutto quello che mi stai facendo ogni giorno. Vorrei vederti come niente fosse successo. Vorrei che mi abbracciassi come solo tu mi abbracciarvi e vorrei mi stringessi forte a te facendomi sentire solo tua, e tu solo mio. Ma vorrei che da me venisse quel bravo ragazzo che ho salutato prima che partisse, quello a cui ho portato l'Oki per il mal di testa e una fetta di torta pan di stelle. Vorrei lui. Perché io il ragazzo che mi ha fatto tutto questo non lo conosco.
Vorrei odiarti, vorrei davvero odiarti ma non ci riesco. E spero che un giorno lo farò. Voglio odiarti a tal punto da non volerti nemmeno più sentire se un giorno tornerai con i sensi di colpa, quando potrei sentire viva la soddisfazione sulla pelle che alla fine sei davvero tornato. E invece vorrei così tanto odiarti e provare una tale e reale indifferenza da accennare un minimo di sorriso e continuare dritto nella mia direzione.
Io mi sento una bella persona, ma mi sento svuotata. E ho bisogno di riempirmi. Penso che sarà il tempo a farlo, e non il cercare qualcuno che colmi quello che devo colmare da sola.
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"Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano.
Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita.
Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno.
Insegnami l’arte dei piccoli passi."
Antoine de Saint-Exupery
Buongiorno anime belle 😊🌻🌻🌻 Vorrei abbracciarvi tutti 🤗
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Me lo avessero detto qualche anno fa - che le seconde possibilità esistono e accadono - avrei probabilmente faticato a crederci. E per togliere ogni dubbio, ogni briciola di speranza e fattibilità, avrei scavato ancora più a fondo, tra carne lacerata e abbuffate farmacologiche.
Poi gli anni dell’università. Educazione è cambiamento. Possibilitá. Recuperabilità. Che senso avrebbe, altrimenti, parlare di educazione all’interno delle carceri, nell’ambito della tossicodipendenza, della prostituzione, del disagio psichico, di quello giovanile.
E ora, che la mia seconda possibilità la sto respirando a pieni polmoni, torno in questo luogo. Non-luogo. In quello che è stato uno degli scenari del primo atto della mia esistenza. Sfoglio alcuni blog. Esploro quegli hashtag che mi erano tanto familiari. Ci trovo ancora tante vite simili alla mia.
Vorrei abbracciarvi.
Non è vero. La questione della prossimità fisica devo ancora risolverla e ‘sta cosa del distanziamento sociale la si considerasse buona prassi anche al termine del lockdown mi si farebbe un favore.
Vorrei rovesciarvi un secchio d’acqua fresca in testa. Darvi un pizzicotto e una sonora sberla. Strappare una vostra foto. Cancellare tutte le pagine del vostro diario virtuale. Darvi una pacca sulla spalla. Portarvi in montagna. Regalarvi un foglio bianco. Una penna.
E augurarvi buon cammino.
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a volte mi sento nel posto sbagliato e vorrei sparire da tutto e ho questi perenni sbalzi d'umore perché io lo so che ho cuore e tutto il resto come so che non mi sopportate e mi sento così in colpa da non riuscire neanche ad abbracciarvi perché penso continuamente che la mia presenza vi dispiaccia.
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Finalmente ho ricevuto la risposta ad un'istanza chiarificatrice dei divieti che mi sono imposti in questa che si preannuncia una lunga detenzione domiciliare. Purtroppo sono lontana dalla mia amata valle e da tutta La mia famiglia no tav e ho trovato casa a Torino. Posso andare a lavoro, ma ho il divieto di incontro assoluto (fisico) con tutti coloro che la polizia può indicare come appartenenti all' Askatasuna o al movimento No Tav. Che beffa...mi negano dopo quasi 8 mesi (di cui 7 in carcere) un abbraccio con le persone che più amo e con cui ho condiviso buona parte della mia vita, se lo facessi per me si riaprirebbero le porte del carcere e senza possibilità di uscita fino a fine pena, nel settembre 2022. Negazione dell'affettività, la pena aggiuntiva per noi detenute, che dal carcere si prolunga anche fuori. Mi chiedo come tale decisione, dal carattere fortemente limitante, possa trovare giustificazione nel timore che io possa ricommettere reati. Non è questione di mera applicazione del codice penale, c è la volontà di reprimere (attraverso una pena esemplare) il dissenso sociale e di questo resto convinta nonostante le numerose osservazioni che mi sono state mosse dal tribunale, in primis che non so distinguere "il lecito dell'illecito" (sic!). Sosterrò, come ho fatto i questi mesi, questa pena a testa alta, rispettandone i divieti imposti perché voglio tornare ad essere libera. Senza libertà non si può essere davvero felici. In queste 3 settimane ho avuto modo di prendere davvero coscienza di quanto avete fatto per me, per la mia liberazione e per sostenere le nostre rivendicazioni dal carcere. Sento di non meritarmi tutto questo amore e non posso che sentirmi fortunata. Non potrò abbracciarvi, vorrei poterlo fare uno per uno, ma lo faccio ogni momento col cuore. Vi immagino vicin* a me. Il tempo che passa saprà riconoscerci le violenze subite. Io sono salda, energica e terminerò gli studi. Questa foto per rassicurarvi che sto bene...siate saldi, avanti No Tav!!! Dana Lauriola
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Io davvero vorrei avere braccia abbastanza lunghe per abbracciarvi tutti. #Carnaio https://www.instagram.com/p/Bt0ctIKFMne/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=fj9k279plhll
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old suicide note (friends ver), 20 aprile
Ai miei amici,
non voglio fare nomi sui destinatari perché mi pare stupido e non voglio mettere nessuno in imbarazzo. Le persone che mi sono state amiche sanno chi sono.
Vorrei sapervi dare spiegazioni precise, ma forse già immaginate che in questi casi non ci sono spiegazioni, men che meno precise. Penso semplicemente di essere una persona inadatta alla vita. Non sarei stato capace di andare avanti, mi manca la forza e la volontà. Non penso che avrei vissuto una vita dignitosa, o meritevole di essere vissuta. Tutto qui. Spero vi sia abbastanza come spiegazione. Non voglio parlare di cose tristi con toni tristi, immagino che lo siate già un po’, quindi meglio dedicare questo ultimo spazio che mi prendo per dirvi cose belle.
Grazie per ogni cosa che avete fatto per me. Se sono arrivato fin qui è stato anche grazie a voi. Mi avete donato un po’ di spensieratezza quando ne avevo decisamente bisogno, e avete saputo ascoltarmi con molto più affetto e pazienza di quanta ne ho mai avuta io per me stesso. Non so se sono stato un buon amico, non so cosa pensate veramente di me, ma credo di essere stato fortunato a conoscervi e ho cercato di dedicare a voi le parti migliori di me stesso.
Grazie per la vostra dolcezza. Mi sarebbe piaciuto invecchiare con voi, vedervi crescere e cambiare, diventare davvero adulti, lamentarci insieme delle bollette, delle tasse, e sentire ogni volta lo stesso affetto, anche quando le telefonate e i messaggi sarebbero inevitabilmente diventati sempre più rari per colpa del lavoro e della stanchezza. Però non ce l’ho fatta. Sono tanto contento di essere arrivato fin qui; so che ormai è un meme dirlo, ma neanche me l’aspettavo di rimanere in giro così a lungo. E mi avete sicuramente reso questo compito più leggero. Vorrei tanto abbracciarvi un’ultima volta tutti quanti insieme. Però siamo fisicamente lontani ora, quindi fate finta che invece di questa lettera ci sia io che vi stringo forte forte forte per salutarvi. Non so se c’è qualcosa dopo la morte, io non ci ho mai creduto, ma se c’è spero di potervi rivedere dall’altra parte. Sappiate che ogni volta che vi scriverete “sabato storie?” ci sarà sempre implicito il mio sì con annessi i soliti 35 minuti di ritardo.
Con voi sono stato felice, almeno per un po’. E alcuni di voi (non dico “tutti” perché alcuni li ho conosciuti dopo) hanno il grande merito di aver reso sopportabile il lungo e inutile calvario che è stato il liceo, a volte sparlando ferocemente di chiunque respirasse, a volte offrendomi una spalla su cui piangere. Grazie per aver amato ogni parte di me che avete avuto occasione di vedere, anche quelle imbarazzanti, brutte, codarde, impaurite, tristi, arrabbiate. A meno che non abbiate fatto finta, in tal caso avete finto piuttosto bene. Ma spero di no.
Avrei voluto conoscere più a fondo alcuni di voi, avrei voluto condividere altre esperienze insieme, tra le altre cose avrei tanto voluto fare un viaggio da qualche parte tutti insieme. Se mai lo farete divertitevi anche per me e portatemi un souvenir o siete cafoni (scherzo, non dovete farlo per forza).
So che ho detto che non avrei fatto specificazioni su identità o altro, ma mi rendo conto che scrivendo mi sto rivolgendo maggiormente ai miei amici di Bari, perciò preciso che sono incluse tutte le persone che mi sono state vicino, anche quelle che non ho avuto l’opportunità di vedere mai dal vivo. Sapete chi siete.
Mi sento come se avessi tantissime cose ancora da dirvi, ma allo stesso tempo nessuna. Forse l’unica cosa che conta veramente dire a questo punto è che vi ho voluto tanto tanto bene, grazie per avermi insegnato che l’amore non ha un senso solamente romantico, siete stati amici meravigliosi che ho amato con tutto me stesso, e spero di essere stato alla vostra altezza.
Un fortissimo abbraccio, grazie di tutto,
Federico
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Sono così triste da affrontare il dolore con la rabbia, con il rifiuto delle lacrime. E chi mi ama è vittima del mio violento parlare.
Vorrei solo abbracciarvi e non staccarmi mai, piangere a dismisura, ma, invece, con un viso di pietra resto distante trattengo il dolore che urla nella mia gola.
Perdonatemi.
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Caro adulto che è in me. Tu avrai imparato a fare la cosa giusta per te stesso e sei rimasto buono, hai acquisito un po'di forza in più e sei indipendente. Non ferisci mai il tuo volto e nemmeno quello degli altri,vorrei essere onesto, ci arriverai mai ora che stai crescendo? Ce la farai mai? Tu non offri mani grandi, ma offri un sorriso e una carezza se stanno male le persone e abbraccerai te stesso nel letto, gestendo quella dannata solitudine che ti fa soffrire e un po'ti fa piacere, perché puoi scegliere di farti del bene come meglio puoi,e sei vicino ai tuoi familiari perché imparerai da ognuno di loro quello che più desideri. Da tuo padre ti porterai dietro l'amore e il rispetto, da tua madre il sorriso, da tua sorella l'essere impenetrabile e morbido dentro, ti porterai dentro il sole che è e della vecchia te il ricordo, ti porterai un bracciale e dei capelli In ordine, perché a te piacciono sempre ordinati e non scompigliati, come prima. Ma nel mentre li avrai arruffati. Caro adulto che è in me, so che avrai imparato ad apprezzare tutto perché tutto lo puoi sperimentare e vedere con amore metafisico, so che speri nel meglio e che dai il tuo meglio, so che ti basta così perché sei comunque tu, e che impari piano piano a sentirti speciale, a farti del bene e che non desidererai mai quelle notti brutte dove vieni riempito di mazze solo per il gusto di versare due lacrime o urlare un urlo che ti fa vibrare le corde vocali fino a perdere la voce, davanti a te si può sempre fare. Tu ti ritagli uno spazio per sapere nuove cose, cercare dio e riconciliarti con te e il tuo bambino interiore e poi scrivere, miri a quei cuori, a quei cuori triturati che cercano una carezza, a quelli che vogliono svagarsi, a chi manca la sua famiglia, tu miri ad amare e ad essere amato. Tu ogni tanto sbagli, e so che sarai in quelle sere piene di tristezza dove non reagirai, dove non ti risolleveranno nemmeno tutte le sigarette e i dolci del mondo, so che in qualche modo ne saprai uscire perché ne lo ha imparato l'adolescente che è in te e si chiede se si rialzerà fino a diventare te. Ti prego, diventa me, nel senso, io come te. Il cambiamento sia nella forza che nella debolezza sa essere sorprendente. Imparerai a trovare il tuo sorriso non solo in angela o anche in lei, apprezzerai questa cosa e non avrai solo te stesso, al primo posto. Avrai anche lei di notte ad abbracciarvi mentre si dorme, avrai lei che colmerà quella brutta solitudine, che sarà lì per te è soprattutto tu avrai imparato a conoscerla e ad esserci per lei, perché vi conoscete e siete la sola cosa che avete, e vi volete bene. Caro adulto che è in me, so che la troverai ogni giorno bellissima sempre di più, so che la sveglierai con la colazione a letto, so che le chiederai di abbracciarvi quando sei triste,la porterai a ballare quando è notte in angoli nascosti e le chiederai se le piace e se vuole stare con te, le chiederai se ti ama e lo riscoprirai in una tua risata e in un suo bacio. Vorrei poter essere onesto? So che potrebbe diventare il tuo primo pensiero e l'ultimo di quando vai a dormire. Sei felice? Spero davvero davvero di sì, perché qualcuno che sorride a sentire il nome Val è come un raggio di sole che esce dalle nuvole in un giorno nuvoloso. Ti amo, va bene? (Entrambi) prego per il meglio: che tu impari a sognare come un tempo anche se non sai cosa vuol dire e di arrivare sotto la luna con lei a esporre la vostra verità. -tua, Val
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Ascolto calling my spirit
Penso a quanto male sto.
Penso al fatto che vorrei piangere.
Penso anche tanto al fatto che senza voi nn c’è la farei mai.
Penso al fatto che senza di voi nn riesco a piangere. Ho voglia di piangere con voi. Voi che mi capite e mi aiutate. E io voglio fare lo stesso per voi, e spero di riuscirci.
Penso alla mia vita così vuota e che se è piena lo è solo quando sn con voi o penso che vi ho e mi avete.
Penso al grande grazie che vi devo.
Penso al fatto che il pianto che mi sale e pure dovuto a voi, nn mi sento abbastanza, mi commuovo..
Penso al fatto che vi vorrei qua
Penso che vorrei abbracciarvi.
Penso che vi amo. Lo penso e ne sn sicura.
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