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#viadotto
primepaginequotidiani · 2 months
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PRIMA PAGINA Gazzetta Del Sud Messina di Oggi martedì, 30 luglio 2024
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soaveintermezzo · 6 months
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Viadotto Glenfinnan, West Highland Line a Glenfinnan, Inverness-shire, Scozia.
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instabileatrofia · 2 months
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La costruzione del viadotto (The construction of the viaduct)
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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unplaces · 1 year
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Viadotto Giovanni Gronchi, Rome.
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schizografia · 9 months
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La giovane schizofrenica avverte i suoi «primi sentimenti d’irrealtà» davanti a due immagini: quella di una compagna che si avvicina e il cui volto si ingrandisce esageratamente (si direbbe un leone); quella di un campo di grano che diventa illimitato, «immensità dorata, luminosa”. Ecco, rifacendosi alla terminologia di Peirce, come risulteranno i due segni dell’immagine-affezione: Icona per l’espressione di una qualità-potenza operata da un volto, Qualisegno (oppure Potisegno) per la sua presentazione in uno spazio qualsiasi. Certi film di Joris Ivens ci danno un’idea di cosa sia un qualisegno: in Regen, «la pioggia che si vede nel film non è quella data pioggia, concreta e determinata, caduta un certo giorno e in un certo luogo. Queste impressioni visive non sono raccolte in unità da alcuna figurazione spaziale o temporale. Con estrema sensibilità, Ivens ha scoperto non come la pioggia è in realtà, ma che cosa accade (e in qual modo) quando la pioggerella primaverile batte sulle foglie degli alberi, quando lo specchio dello stagno rabbrividisce, quando una goccia solitaria cerca esitando la sua via su una lastra di vetro, quando la vita di una metropoli si riflette sull’umido asfalto. […] Anche quando Ivens ci mostra un ponte, da lui stesso indicato come il grande viadotto ferroviario di Rotterdam (Il ponte), la costruzione di ferro si dissolve in immagini immateriali inquadrate in cento modi diversi. Basta il fatto che questo ponte possa essere visto in tanti modi per renderlo in un certo senso irreale. Esso non ci appare come l’opera concreta degli ingegneri che lo costruirono, ma come una serie di curiosi effetti ottici. Si tratta insomma di variazioni visive sulle quali ben difficilmente potrebbe transitare un treno merci». Non è un concetto di ponte, ma non è nemmeno l’individuato stato di cose definito dalla sua forma, dalla sua materia metallica, dai suoi usi e funzioni. È una potenzialità. Il rapido montaggio dei settecento piani-inquadrature fa sí che le diverse vedute possano raccordarsi in un’infinità di modi e, non essendo orientate le une in rapporto alle altre, costituiscono l’insieme delle singolarità che si coniugano nello spazio qualsiasi in cui questo ponte appare come pura qualità, questo metallo come pura potenza, la stessa Rotterdam come affetto. E neanche la pioggia è il concetto di pioggia, o lo stato di un tempo e di un luogo piovosi. È piuttosto un insieme di singolarità che presenta la pioggia cosí com’è in sé, pura potenza o qualità che coniuga senza astrazione tutte le piogge possibili, e compone il corrispondente spazio qualsiasi. È la pioggia come affetto, e niente si oppone maggiormente a un’idea astratta o generale, pur non essendo attualizzata in uno stato di cose individuale.
Gilles Deleuze
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ilblogdellestorie · 1 year
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Il 14 agosto 2018 crollava l'intero sistema bilanciato della pila 9 del viadotto del Polcevera, più noto come ponte Morandi, provocando 43 morti e 566 sfollati. Il 7 luglio 2020 è iniziato il processo con 59 imputati, centinaia di persone hanno chiesto risarcimenti. Il 3 agosto 2020 è stato inaugurato il nuovo viadotto Genova San Giorgio, costruito su disegno dell'architetto Renzo Piano. 
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lumasara · 11 months
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Torno dal viaggio che da un paio di anni desidero fare, sono davvero contenta però mi sento incompleta, avrei bisogno di stare più tempo perché mi piacerebbe tantissimo visitarla e viverla un po’ di più dal momento che non l’ho vissuta a pieno, non ho provato il whisky perché avevo paura di entrare in quei pub e fare un po’ più tardi la sera dato che comunque non gira molta gente dopo le 21, non ho provato il cibo tipico perché Rossella lo temeva e anche perché non sapevamo dove andare, non sono salita a Arthur’s seat per pigrizia di Rossella, non ho visto il viadotto dove passa il treno di harry potter, non sono andata a Glasgow, non ho fatto il tour dei fantasmi, non ho fatto il tour della città, quindi diciamo che è da rifare.
Sono grata di potermi permettere di fare questo grazie comunque ai sacrifici lavorativi che faccio che mi permettono di guadagnare abbastanza da potermi togliere questi sfizi.
Considerazioni varie su Edinburgh:
-persone super gentile e disponibili
-il tempo è particolare, piove quasi tutti i giorni
-il cibo che ho mangiato non è buonissimo
-la sera diventa un po’ pericolosa dal momento che tutti alzano il gomito
-è bellissima anche con la pioggia
-si può girare a piedi
-parlano troppo velocemente ed a volte non capisci cosa dicono, però se gli chiedi di ripetere lo fanno parlando lentamente
-loch ness non è nulla di che
-il castello mi ha fatto impazzire
-highlands purtroppo viste pochissimo però bellissime mi sono emozionata
-ho fatto più di 200 foto
-i colori sono magici
-voglio tornarci per un road trip
-viaggiare con un’amica non è poi così tanto facile
-probabilmente le cose non costano davvero tanto come si dice
-la colazione salata ti fa stare bene fino alle 14/15 di pomeriggio, se fatta abbondante.
-i kilt sono troppo belli
-il tour di harry potter ed I castelli inglesi è stato una noia mortale dato che il castello di anwilck era chiuso.
-il tour delle highlands e lochnees è stato altrettanto noioso se non fosse per le highlands che abbiamo visto.
-è una città cupa ma bellissima.
Voto:
Cibo: 5
Location: 10
Clima: 7
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valentina-photo · 2 years
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Il punto di vista della strada era così poco chiaro che non si poteva anche vedere oltre il viadotto successivo. Un profilo per un momento apparve nella nebbia e scomparve di nuovo, come se il mondo si fosse creato in quel momento e subito si fosse cancellato.
(Janet Fitch)
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riflessodiluce · 2 years
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Ho saputo che sulla tratta che ho preso ieri, più di una persona si è buttata sotto ad un treno. E pensare che, come mai prima di ieri, ho avvertito un forte impulso di richiamo del vuoto, quella voglia di intercettare il treno che passava. Un po' come quando per andare all'università passo per il viadotto, ed ogni volta quella piazzola mi chiama, mi attira, perché il mio cervello la vede come un'opportunità per buttarmici da lì su. La verità è che io voglio morire, non ce la faccio più a vivere, non sono fatto per essere qui, in questo mondo. Ho bisogno di essere leggero, di non sentire più niente, perché io non ce la faccio a sopportare di nuovo tutto questo, non ce la faccio a rivivere l'inferno della depressione.
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reading-marika · 2 years
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Follia - Patrick McGrath
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“Follia” è un romanzo psicologico scritto da Patrick McGrath nel 1996. È stato pubblicato in Italia dalla casa editrice Adelphi Editore. Il titolo originale dell’opera è “Asylum” poiché ambientato all’interno di un ospedale psichiatrico inglese del 1959. Infatti, il romanzo, ambientato proprio in quest’epoca, narra della storia d’amore e di passione avvenuta all’interno di un manicomio criminale, tra Stella Raphael, moglie di uno psichiatra (Max Raphael), e Edgard Stark, paziente del manicomio. La loro storia è una storia di passione, mista ad eventi cupi e tormentosi. Il caso, in particolare, si concentra sulla figura femminile di Stella e viene raccontato dal punto di vista di un altro psichiatra, Peter Cleave, che analizza gli aspetti clinici e psichiatrici.
“Per la prima volta Stella sentiva che era valsa la pena di saltare nel vuoto, perché alla fine avrebbero trovato il posto sicuro dove amarsi senza paura. E fu in quello spirito che fecero l'amore: senza paura, liberamente, mentre i treni rombavano sul viadotto nella notte. E Stella lo fece ridendo, gridando, urlando al magazzino intero tutta la vita che aveva dentro.”
Stella Raphael è indubbiamente la protagonista del romanzo, infatti la sua figura è quella meglio approfondita e delineata. Incontriamo la sua figura sin dalle prime pagine e con lei si affronta il cambiamento. Stanca della vita monotona, isolata in una casa vicina al lavoro del marito, Max Raphael, trova conforto nell’amore passionale che gli dà Edgard Stark, un paziente dell’ospedale, con un passato inquietante. Questa folle passione la porterà ad abbandonare ogni cosa nella su vita, a partire dall’affetto del marito, che si può supporre già inesistente da prima, ma che is prolunga con l’abbandono del figlio Charlie. La figura di Stella è una figura molto particolare, che, come nei romanzi ottocenteschi, non rappresenta un ideale buono, ma è un inetto. Ricorda, sotto molti aspetti, il personaggio di Emma Bovary, dal romanzo “Madame Bovary” di Flaubert. Entrambe le donne non sono conformi all’idea dell’epoca: donne sottomesse alla monotonia, alla noia, ma sono in costante ricerca di novità, di nuove emozioni. Entrambe non si accontentano di ciò che hanno, ma vogliono sempre di più, vogliono essere libere dalle regole imposte dalla società. Un ulteriore motivo che le accomuna è la mancanza di maternità: con i rispettivi figli, non riescono ad instaurare un legame, o meglio, non vogliono, e questo comportamento viene condannato dalla società, poiché, pur parlando di due epoche e di due paesi differenti, le donne venivano viste come madri. Questo paragone ha portato alla luce dei comportamenti in Stella che non portano il lettore a comprendere le sue azioni, alcune in particolare. La motivazione non sta nell’aver scelto un personaggio negativo, che può essere più interessante di un personaggio positivo, ma proprio nel personaggio stesso.
“Le donne romantiche, riflettei. Non pensano mai al male che fanno in quella loro forsennata ricerca di esperienze forti. In quella loro infatuazione per la libertà.”
Edgard Stark è il paziente con cui Stella ha una relazione. Lui è stato ricoverato per aver ucciso la moglie. Il suo crimine, però, lo nasconde molto bene, utilizzando la maschera di un paziente modello. Infatti, grazie a questo suo comportamento riesce ad entrare nella squadra che dovrà ricostruire la serra del nuovo psichiatra Max Raphael; riuscirà a conoscere Stella e a soggiogarla con i suoi aspetto e comportamento. Edgard sfrutterà la sua relazione con Stella per poter scappare dall’ospedale psichiatrico, ma non solo: la loro storia passionale diventerà per Edgard la ripetizione di una situazione già successa in passato e lo renderà incontrollabile.
“Non si dà creazione senza sofferenza, e la grande arte nasce solo da grandi sofferenze, non è così?”
Peter Cleave è il narratore. È un personaggio che non si incontra quasi mai in maniera diretta, ma lo si conosce attraverso i suoi commenti sul caso di Stella ed Edgard. Peter è un uomo sicuramente intelligente, dedito completamente al lavoro e al voler aiutare i suoi pazienti a stare meglio, però, nonostante l’età, è un uomo solo. Questo lo porterà al coinvolgimento nella vicenda tra Stella ed Edgard, infatti si potrebbe immaginare che il suo racconto sia solo un lato, o meglio uno dei tanti lati, della storia. Il caso, raccontato dal suo punto di vista, si incentra molto sugli aspetti clinici e psichiatrici, ma questo suo coinvolgimento lo rende meno chiaro e credibile. È un personaggio che si rivela essere diverso dall’inizio, solo per il bisogno di non sentirsi solo.
“È impossibile elevarsi al di sopra dell'ambiente in cui si vive; non molto a lungo almeno.”
Lo stile narrativo di Patrick McGrath è molto specifico e clinico. Qui appare la sua conoscenza dell’ambiente psichiatrico, poiché da bambino ha vissuto in un manicomio criminale, il cui direttore era il padre. L’esperienza diretta con tale ambiente ha reso la storia più credibile, più realistica agli occhi dei lettori, poiché vengono spiegate le dinamiche organizzative del luogo in cui ci si trova. Nonostante i riferimenti medici, lo stile è semplice e scorrevole, non si incontrano paragrafi complessi e difficili da comprendere: il tutto è chiaro e diretto. L’autore racconta la storia con un ritmo incalzante che invoglia il lettore a continuare a leggere, per capire cosa succede dopo. È una lettura che si affronta in relativamente poco tempo, ma che racconta di vicende e descrive immagini non proprio facili da affrontare, per questo motivo può essere necessario più tempo. Queste immagini forti vengono raccontate senza pudore, senza filtri: l’autore non vuole nascondere nulla, anzi, vuole che il lettore capisca prima dei personaggi cosa sta accadendo.
“Di solito vogliono che tu tenga la bocca chiusa, a volte pretendono che gridi, e si aspettano che tu sappia la differenza. Era questo che trovava buffo.”
In generale, è una lettura empatica: in base all’esperienza che ognuno prova, può apprezzare o meno la lettura.
3/10
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greenbagjosh · 2 months
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Days 11 to 13 04 August 2004 - across the Polentagraben to Zug and across the Roestigraben to Geneva, and back in time for the Street Parade 2004
Wednesday
04 August 2004
Hi everyone! Today we leave the Ticino and cross the "Polentagraben" for Zug, going through Lucerne, changing at Arth-Goldau. We explore Zug for a bit, do the laundry at the hostel, take a ride to Geneva by crossing the "Roestigraben" between Bern and Fribourg, a tram to Moillesullaz and walk to Gaillard in France, and eat in Zurich before returning to Zug for the night. Hope you will join me.
Dia duit gach duine! Sa lá atá inniu ann fágann muid an Ticino agus trasnaímid an "polentagraben" do Zug, ag dul trí Lucerne, ag athrú ag Arth-Goldau. Déanaimid iniúchadh ar Zug ar feadh tamaill, déanaimid an níocháin ag an mbrú, tóg turas go dtí an Ghinéiv trí thrasnú an "roestigraben" idir Bern agus Friborg, tram go Millesullaz agus siúl go Gaillard sa Fhrainc, agus ithe i Zurich sula bhfillfidh tú ar Zug le haghaidh Zug le haghaidh an oíche. Tá súil agam go dtiocfaidh tú liom.
Ciao a tutti! Oggi lasciamo il Ticino e attraversiamo il "Polentagraben" per Zug, attraversando Lucerna, cambiando ad Arth-GoldAu. Esploriamo Zug per un po ', facciamo il lavanderia all'ostello, facciamo un giro a Ginevra attraversando il "roestigraben" tra Bern e Friborg, un tram per Moillesullaz e cammina per Gaillard in Francia la notte. Spero che ti unirai a me.
Salut tout le monde! Aujourd'hui, nous quittons le Ticino et traversons le "Polentagraben" pour Zug, passant par Lucerne, changeant à Arth-Goldau. Nous explorons un peu Zug, faisons la lessive à l'auberge, faisons un tour à Genève en traversant le "roestigraben" entre Bern et Friborg, un tram la nuit. J'espère que vous vous rejoindrez.
Hallo allerseits! Heute verlassen wir den Ticino und überqueren das "Polentagraben" für Zug, durch Luzern und wechseln in Arth-Goldau. Wir erforschen Zug für ein bisschen, waschen im Hostel, fahren nach Genf, indem wir das "Roestigraben" zwischen Bern und Friborg überqueren, eine Straßenbahn nach Moillesullaz und gehen nach Gaillard in Frankreich, bevor sie nach Zug zurückkehren die Nacht. Ich hoffe, Sie werden sich mir anschließen.
Wednesday 4th August 2004, I woke up about 6:30 AM, checked my essential remaining clean clothes, and they were dry enough for the day. I took a shower and packed up before going down for breakfast. I checked out and took bus line 2 to the rail station. I boarded a 10 AM train for Arth Goldau via Bellinzona. It was another Cisalpino train. The train did not go through the Gotthard base tunnel, as in 2004 it was only under construction at the time. The only intermediate stop was Bellinzona, and at the time, there was no Ceneri base tunnel, so the train went along the steeper decline near Cadenazzo. We went through the corkscrew at Viadotto della Biaschina, and as high as Airolo and went through the St. Gotthard tunnel to Goeschenen, on the other side of the Polentagraben, which is the boundary between the Italian and the German-speaking parts of Switzerland. The train went down the mountain to Erstfeld, Altdorf, Flueelen, Brunnen, Schwyz and stopped only in Arth-Goldau. The Arth-Goldau station is like a triangle, the trains going to the right going to Zug and eventually Zurich, the left going to Luzern.
Leaving Arth-Goldau, the train went along the west bank of the Zuger See to Kussnacht. It turned southwest to Luzern, passing the Verkehrshaus, otherwise known as the Transit Museum of Switzerland. I alighted from the train, put my wheeled bag in a locker and walked around the Kapellbruecke and SBB rail station. I did not walk very far. I was waiting for a train to Zug. About 2:30 PM, I took the train from Luzern to Zug, passing Root and Cham. Zug is a triangle station, similar to Arth-Goldau.
I took a local bus from the rail station to the hostel. I did not know at the time, that the hostel was located close to the Schutzengel commuter rail station. At the hostel, I asked for the laundry, and I was able to have my laundry washed there. All my dirty laundry would finally be washed, and dried, for a single price. After I had finished the wash and rinse cycle, I put my laundry in the dryer, and went off to Wirtschaft Brandenberg nearby, on Allmendstrasse. I had at least a glass of Eichhof and some food. I got a headache and went back to my room after collecting the dried laundry. I lied down for an hour after taking aspirin. Then I took a bus ride, and ended up in neighboring Baar to the northeast. I was a bit lost, but found my way back to the bus stop going back to Zug. Along the way, I saw a Mitsubishi dealership, that was selling compact cars. One of them was the Colt of the "Z30" series, that appeared to share components from the second generation Fiat Punto. Locally it was built in the Netherlands.
I came back in the direction of Metalli before heading back to the hostel to sleep. When I was trying to sleep, I heard some fireworks. Those were leftover fireworks from the previous days' Nationaltag.
On Thursday, 5th August 2004, I woke up about 6:30 AM, took a shower and went for breakfast. In the breakfast room, was a large group of disabled people from the Netherlands coming to visit Switzerland. They happened to pick the 4th and 5th August of that year to stop in Zug. They had a big bus with Dutch registration. I am not sure where they were going that day. All I know, is that everyone was happy to be able to leave the Netherlands and have a nice time in Switzerland.
Breakfast included toast, butter, cheese, cold cuts, jam, coffee and orange juice. I was done about 8 AM, and was ready to take the bus to Zug station and on to Geneva via Zurich and Bern. That was the fastest way at the time. I had a bit of a challenge with the ticket machine at the hostel bus stop, though I could have walked to Schutzengel, and rode with my Eurail Pass and not bought a bus pass at all. Once the bus came, I told the driver that the ticket machine was not working. That helped, because after Aabachstrasse, the bus inspectors boarded. The bus driver told the inspector that I was okay, and they let me ride to the rail station without incident.
At Zug, I boarded the Intercity train to Zurich HB, making no stops in between, even at Thalwil. The train passed through Baar and Thalwil, and went all the way through the Zimmerberg tunnel, and I could not see Wollishofen or Lake Zurich as a result. The train emerged at Enge and again at Wiedikon, before ending at Zurich HB. I saw the big "ZURICH" sign and clock. I think it was around 10 AM when the train arrived. I was able to catch the connecting train to Geneva, stopping at Bern, Fribourg and Lausanne.
The train for Geneva left about 10:30 AM. It passed through Lenzburg, Aarau, Daeniken, Dulliken, stopped at Bern, crossed the Roestigraben after Duedingen, stopped at Fribourg, then Lausanne and Geneva CFF. The Roestigraben is the linguistic boundary between the German- and French-speaking parts of Switzerland. Between Neyruz FR and Oron VD, the countryside is very nice. I had been there as early as September 2000, and maybe three more times, in April 2001, November 2002 and August 2003. The train went through a tunnel, and emerged at Puidoux VD. There, the train ha a nice view of Lake Geneva. The train descended west-northwest to Pully and Lausanne.
The train arrived about 12:15 PM at Geneva CFF. Geneva CFF is a large rail station, about as large as Zurich HB. I had to buy a day pass for the tram, as the RER did not go to either Gaillard or Annemasse at the time. I took a tram to Plainpalais, then another to Moillesullaz. At the time, the tram terminated at Moillesullaz, but has since been extended to the Annemasse SNCF rail station. At the border with France, I had my passport handy, then walked to the SPAR grocery store at 118 Rue de Geneve, close to what would eventually be the Gaillard Liberation tram stop. I bought some andouille sausage, goat cheese, baguette bread and vanilla waffles. I would eat those later in the day.
Returning to Switzerland at the Moillesullaz tram stop, I took the tram to Molard, then walked to the Pont du Mont Blanc to see the Jardin Anglais and the Horologe Fleurie, the flower clock. Every year, the layout is different. I walked also to the Promenade du Lac to see the Jet d'Eau. That is the big water fountain at the end of Lake Geneva. I was watching the top of the water, and zoomed in with my camera watching how the water at the top started to fall. Before going back to the rail station, I ate a sandwich made with the andouille, goat cheese and baguette. I had some of my vanilla waffles, but had to put them away after eating one, because I got a severe sugar rush from them. Otherwise they were good.
About 5 PM I arrived back at the Geneva CFF rail station. I was about ready to return to Geneva. I saw the RER train, and its final destination was La Plaine, just a mile away from the international border with France. The train to Zurich would be leaving about 5:45 PM. The journey to Zurich took about two and a half hours. The train arrived in Zurich about 8:15 PM, and the sun was still shining.
I walked to Central and went on the Niederdorferstrasse. I went to my favorite restaurant (the Bierhalle Wolf is my other favorite restaurant, which has more of a Hofbrauhaus kind of vibe), for a large Feldschloesschen beer and a Zurcher G'Schnetzeltes, pork chunks in mushroom gravy, with Roesti. Roesti are shredded potatoes. The Roestigraben is sort of a boundary where Roesti is not served, generally not served in the French-speaking part of Switzerland, but is a staple in the German-speaking part. I enjoyed my G'Schnetzeltes with Roesti and beer, paid and left for Zug. The bus was still running at Zug. I took the bus to the hostel, went to my room and went to sleep.
Please join me for tomorrow's journey, when I visit Bern, and then be part of the Street Parade 2004 in Zurich for most of the day. Eventually we will go to Germany, so it's about two more days away. Hope you will join me then!
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iotnoitutti · 2 months
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siciliatv · 3 months
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Viadotto Morandi e Villaggio Mosè: tre feriti in due incidenti stradali
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Viadotto Morandi e Villaggio Mosè: tre feriti in due incidenti stradali Tre feriti in due incidenti stradali verificatisi in territorio di Agrigento.... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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lamilanomagazine · 3 months
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Como: “grazie ragazzi siete i miei angeli custodi”, donna salvata in extremis dalla Polizia di Stato.
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Como: “grazie ragazzi siete i miei angeli custodi”, donna salvata in extremis dalla Polizia di Stato. La Polizia di Stato nel pomeriggio di ieri è intervenuta sull'autostrada A/9 nel tratto che comprende il viadotto di Monte Olimpino, in quanto era stata segnalata la presenza di una donna che camminava a piedi sulla carreggiata.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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tifatait · 3 months
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Autostrada A2: lavori sul Viadotto Madonna del Monte in provincia di Salerno | www.ottopagine.it
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newsnoshonline · 4 months
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I rischi di crollo dei ponti sono reali e destinati ad aumentare: ecco perché La fragilità dei ponti: una problematica reale Il catastrofico crollo del Francis Scott Key Bridge a Baltimora ha evidenziato i rischi concreti legati alla sicurezza strutturale dei ponti. Le conseguenze devastanti di tali eventi richiamano l’attenzione sulle misure di prevenzione necessarie. Crolli dei ponti: un problema diffuso e sottostimato I crolli dei ponti sono più comuni di quanto si possa credere. Eventi tragici come il cedimento del viadotto Polcevera a Genova nel 2018 o le numerose perdite di vite in Cina dimostrano la vulnerabilità di queste infrastrutture cruciali. Spesso, però, tali incidenti non ricevono la giusta visibilità mediatica. Impatti economici
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