#uomini e cani
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un piccolo frammento per ricordare due fantastici attori di un cinema che non esiste più.
In questa scena due estranei si ritrovano a fare conoscenza in un momento difficile per entrambi.
Vogel, interpretato da Gian Maria Volonté è un evaso, tutti lo inseguono, poliziotti, cani, posti di blocco, è un animale braccato che ha paura e non sa se potrà ancora fidarsi di qualcuno.
Corey, il personaggio di Alain Delon è invece appena uscito di prigione per buona condotta. Ha scontato la sua pena ma si rende conto di avere ormai perso tutto della sua vita precedente, la sua donna, gli amici, tutti lo hanno abbandonato, è un uomo allo sbando che sembra non provare più nessuna emozione.
Come in molti altri ruoli di Delon c'è anche un secondo livello, Corey è un uomo bellissimo e molto elegante, questo fatto non viene esplicitato in nessun modo durante il film ma è evidente agli occhi di tutti. Corey è bello e impossibile nella cella del carcere, mentre vaga all'alba tra bar e sale da biliardo nei bassifondi di Marsiglia, in questa scena in aperta campagna in cui il fango arriva fino alle caviglie. Tutti gli altri personaggi lo notano e hanno una naturale reazione, lo invidiano, lo disprezzano, non si fidano.
Alcuni dettagli rendono questo incontro per me indimenticabile cinematograficamente. Lo zoom che trasforma il campo larghissimo in un campo americano mentre Volontè si avvicina, come a sottolineare la distanza che si assottiglia tra i due uomini, e poi il momento topico della sigaretta: Vogel stringe la pistola con la destra e il pacchetto nella sinistra, così l'accendino gli cade a terra, se vuole recuperarlo deve distogliere sguardo e arma dall'altro uomo, è un dilemma, lo vediamo esitare e infine cedere, metaforicamente sotterrare l'ascia di guerra e accettare Corey, condividere una sigaretta che sancisce una fratellanza.
Il tutto in un paio di secondi e senza dire una parola, solo con gesti e sguardi. Tornare dopo questo a guardare un film americano in cui i gangster parlano del più e del meno e si urlano insulti e parolacce senza soluzione di continuità è un vero shock culturale.
da Le Cercle rouge di Jean Pierre Melville
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Donne e gatti faranno quello che vogliono.
Uomini e cani dovrebbero rilassarsi e abituarsi.
Robert Heinlein
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Tutti gli animali, Uomo compreso, sono di natura empatici, ma mentre i cani, le giraffe o i gorilla, hanno continuato ad esserlo, la Bestia Umana ha sepolto sotto la sabbia dell'indifferenza, l'EMPATIA che provava, temendo d'essere fragile dato che i sentimenti uccidono più di un coltello. Giacomo Rizzolatti, dell'Università di Parma, scopri' che nel cervello umano sono presenti dei "neuroni-specchio" che ci consentono di far nostre le emozioni degli altri.
La presenza o l'assenza di questi neuroni spiega la differenza tra Noi e i Leghisti.
Senza, non c'é condivisione né appartenenza. L' EMPATIA ci consente di metter dietro tutti i ragionamenti pratici, i perché e i percome di una vicenda, mette in risalto l'emozione e la partecipazione alla stessa.
Una barca che parte, carica di Uomini e Donne alla ricerca della Vita, il loro stringersi addosso per mitigare il freddo, per sconfiggere la Paura per trasmettersi l'un l'altro la Speranza, NON puo' lasciarci indifferenti.
Il nostro "non possiamo accoglierli tutti" é la patetica difesa che l'Egoismo mette in pratica per sconfiggere l' Empatia che vorrebbe invece farci aprire le braccia per accoglierli.
E questo vale per tutte quelle storie che ci sfiorano ogni giorno.
Dalle più drammatiche, tipo una Donna che si brucia per disperazione, all'anziano costretto a rovistare nei cassonetti dell'immondizia per racimolare un po' di cibo.
Da un Popolo oppresso come quello Palestinese, ad un Popolo schiavo come quello egiziano. La nostra EMPATIA ci costringe a fare i conti con noi stessi, con le nostre azioni, i nostri pensieri. Ci sbatte in prima linea nella guerra contro l'Indifferenza. Vi auguro di soffrire per chi soffre, di piangere per tutti coloro che piangono, di provare lo stesso freddo, la stessa fame o la stessa sete. Vi auguro di capire. Vi auguro di possedere la Maledetta Benedizione. Solo cosi', forse, un giorno, facendo nostre le altrui difficoltà, riusciremo a fare qualcosa per fermarle. Avremo la capacità di accogliere le barche, proteggere le Donne umiliate e ferite dal "troppo amore" dei loro padroni, proteggere dall'insulto tutti coloro che amano in modo ritenuto stupidamente "diverso" saremo accanto a chi soffre, dividendo con lui la sua sofferenza, stringeremo le mani, abbracceremo i deboli, aiuteremo chi é caduto a rialzarsi. Saremo dentro il cuore degli altri. Non vi dovete vergognare di provare questi sentimenti. Sono l'unica ragione valida per continuare a vivere, per dare uno scopo al quotidiano respirare, per dare un significato vero, alle nostre azioni.
Senza EMPATIA non saremmo che foglie. Io ho la presunzione e il desiderio d'essere un Animale. Nonostante tutto.
(Claudio Khaled Ser)
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"Siamo fatti per vivere. I lutti ci gettano nel vuoto, ma in quella disperazione c’è la luce del passato".
Da quello che alcuni suoi allievi raccontano, sarebbe stata questa l’ultima parola di Jacques Lacan.
Fine dei giochi, azzeramento, sparizione.
Non a caso l’ultimo dei suoi celebri Seminari porta come titolo premonitore Dissoluzione. Annuncio non solo della fine della sua Scuola
– che egli scioglierà, appunto, poco prima di morire.
–ma anche della fine della sua presenza in questo mondo. Annuncio, appunto, della sua imminente scomparsa.
Scomparire è una forma radicale della separazione.
Quando mancano le parole, quando c’è troppo dolore, quando tutto appare compromesso, quando tutto è divenuto impossibile da sopportare, quando si è alla fine delle nostre forze, quando è accaduto l’irrimediabile, quando muore qualcosa in cui abbiamo profondamente creduto, allora la separazione può assumere la forma netta e gelida della sparizione.
«Scompaio» significa interrompere per sempre i legami con il mondo così come l’ho conosciuto.
L’ascia del tempo ha tagliato d’un solo colpo la corda che ci legava alla vita.
Non resta che scomparire, farla finita, spegnere tutto.
Nel caso della morte questa scomparsa non è – fatta eccezione per i soggetti suicidari, che decidono di darsi la morte – l’esito di una scelta, ma quello di una condanna, di un’imposizione subita.
Non sono mai “io” che decido di scomparire, ma è la legge della morte che lo esige. Non c’è più tempo per me, non c’è più tempo per la mia vita.
La morte ci costringe a scomparire, a dissolverci, a ritornare, come direbbe ancora il Qoèlet biblico, alla polvere dalla quale proveniamo.
Il cerchio si chiude: l’essere, uscito dal nulla, ritorna nel nulla. Accade agli uomini, come ci ricorda sempre il Qoèlet, allo stesso modo in cui accade ai cavalli, ai cani, alle formiche, ai leoni, agli uccelli nel cielo.
Quante volte abbiamo sentito dire:
«È scomparsa», «È scomparso», come a sottolineare che chi se n’è andato ha sciolto ogni legame con noi, non è più reperibile, raggiungibile, non può più essere contattato.
E quante volte abbiamo avuto difficoltà a trovare le parole giuste per commentare questo
annuncio.
Impossibile, infatti, trovarle. Meglio tacere.
Non a caso Roland Barthes, in Frammenti di un discorso amoroso, ha descritto la separazione come l’allontanamento nello spazio di due navicelle che non possono più intercettare i messaggi dell’una verso l’altra.
Allontanamento siderale, distanza incolmabile, scomparsa dal radar.
Si scompare come l’aereo precipitato a Ustica o come l’inquietante colonnello Kurtz in Apocalypse Now di Francis Ford Coppola. È vero:
la scomparsa, se vuole essere davvero tale, deve occultare la traccia, deve impedire il ritrovamento o il ritorno.
-Prova a scomparire seguendo questa modalità anche il protagonista di un noto romanzo di Georges Simenon dal titolo La fuga del signor Monde, che dall’oggi al domani decide di lasciare bruscamente l’ordine borghese e indifferente della sua famiglia. Ritira tutti i soldi che ha sul conto e prende il primo treno, senza dare spiegazioni a nessuno.
-Accade al protagonista di Dissipatio H.G. di Guido Morselli che, dopo aver tentato di suicidarsi, ritorna nella sua città pronto a ricominciare a vivere ma, beffardamente, non trova più nessuno: tutto il genere umano (H.G. sta per Humani Generis) si è nel frattempo dissolto, si è dissipato senza alcuna ragione, è sparito dalla faccia della terra.
La scomparsa è una separazione che viene spinta verso il suo fondo più oscuro. Non ci sono più tracce di chi se n’è andato, non ci saranno più contatti, non ci sarà più alcuna possibilità di ritrovamento.
Questo significa che chi scompare se n’è andato davvero senza lasciare nulla di sé, senza desiderio di ritornare né speranza di essere ritrovato, con la volontà determinata di non appartenere più al mondo cui apparteneva.
Tutto questo sembra risuonare nell’ultima parola attribuita a Lacan: «Scompaio». Trascinare via con sé tutto quello che si è stati, nessun resto, nessuna traccia, nessuna nostalgia.
--La vita come separazione--
La morte fisica del nostro corpo non è la sola esperienza che noi possiamo fare della morte.
Esistono infatti innumerevoli morti che costeggiano le nostre vite.
Questo significa che ciascuno di noi ha fatto molteplici esperienze di cadute, separazioni, scomparse, abbandoni, perdite.
La nostra vita appare circondata da tutte le perdite che l’hanno segnata, dalle ferite che le separazioni le hanno impresso, dai fantasmi dei nostri morti.
Per la psicoanalisi le esperienze che annunciano quella della morte sono associate all’angoscia di castrazione.
Non a caso Freud descriveva il divenire della vita umana come una serie successiva di tagli:
-dalla placenta
-dal cordone ombelicale
-dal seno
-dalle proprie feci
-dalla propria madre
-dal proprio corpo infantile, eccetera.
In ognuno di questi passaggi evolutivi qualcosa è destinato a perdersi irreversibilmente.
Per questa ragione nel mito biblico l’umano (Adam), per poter entrare in un legame con l’Altro (Eva), deve essere in primo luogo tratto fuori da se stesso, deve poter perdere una parte di sé (la famosa “costola”), deve esporsi alla propria mancanza e alla dinamica del desiderio che lo conduce verso l’altro da sé.
Ma come accade, per esempio, nello svezzamento, non è solo l’oggetto (il seno) che si stacca dal soggetto, ma è anche un pezzo del soggetto che in questo tempo
di separazione si perde a causa della perdita dell’oggetto.
Ogni taglio ha topologicamente due bordi:
+la separazione non si limita a dividere il soggetto dall’oggetto perduto, ma lo divide altresì da una parte di se stesso. Precisamente quella parte che aveva aderito di più all’oggetto confondendosi con esso. Ecco perché quando finisce un amore ci si sente perduti.
Non si perde, infatti, solo l’oggetto amato, ma si perde, insieme a quell’oggetto, il senso del mondo e, di conseguenza, una parte significativa di noi stessi.
Qualcosa muore, si spegne, si stacca, non esiste più.
-Sicché la perdita dell’oggetto trascina con sé anche il soggetto, spogliandolo di una porzione del suo essere.
Di qui lo sguardo smarrito, vuoto e angosciato che vediamo sul volto di chi sta vivendo il lutto di una separazione. Al vuoto lasciato dalla perdita dell’oggetto che si è aperto nel mondo corrisponde il vuoto che si è aperto simultaneamente nel soggetto.
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Noi occidentali siamo fatti cosi. Nel mondo succedono cose e noi facciamo le tre scimmiette: "Non vedo, non sento, non parlo". Poi gli eventi precipitano e sempre noi occidentali mettiamo le labbra a tondino mostrando meraviglia per tutto cio' che succede.Tutti a fare gli indiani! Che poi, fare gli indiani sarebbe stato anche un merito, almeno non avremmo rotto il caxxo all'intero mondo. E invece, no. A noi piace essere prepotenti. Poi, quando succedono i guai, i morti, sono sempre gli altri i cattivi. Un po' com'è successo per la Russia, basi NATO sotto il loro naso, basi che il Papa ha definito "cani che abbaiano" e poi, quando Putin si è rotto il colbacco, tutti gli hanno dato del macellaio.
Da anni e anni lo facciamo con gli israeliani che massacrano i palestinesi portandogli via dignita' e terre giorno dopo giorno. Fomentare l'odio, come ha fatto l'Occidente in Palestina sostenendo tutte le malefatte di uno Stato israeliano potente e prepotente significa creare cause. I palestinesi li abbiamo sempre chiamati "terroristi". Il blocco occidentale ha creato un grande odio in Palestina lasciando che le ingiustizie verso quel popolo si accumulassero anno dopo anno.
Diamoci una calmata che le reazioni sono cieche, come sono ciechi gli uomini maledetti che non vedono tante ingiustizie ai danni dei più deboli. Perche', sapete, nei casini del mondo creato da potenti e prepotenti, chi ci rimette e' sempre la povera gente, che siano israeliani, palestinesi, ucraini, afgani, siriani, slavi o di qualunque altra parte della Terra. @ilpianistasultetto
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“ Disteso sul pagliericcio del carcere, mi sentivo a casa mia, dissi a Chiellino, nel sogno ora stavo bene, ma lui mi svegliò veramente dal bel torpore dell’ultimo sonno con le parole “La campagna si fa lunga”. Il carcere era per lui, come quella della Libia e del fronte italiano, un’altra campagna. Caddi dalla branda. Volli prendere lo straccio, non so se mi spettava, e se pure mi spettava, Chiellino in mia vece era già accoccolato e così, piegato sulle ginocchia, indietreggiava man mano che con lo straccio puliva il pavimento e la striscia bagnata arrivava ai suoi piedi. «No, no, deve venire uno specchio, tu lo lisci, devi calcare; calca forte» mi diceva Chiellino. Calcavo forte e nello sventagliare lo straccio due opposti pensieri, a destra e a sinistra, mi salivano in capo: perché dobbiamo pulirci noi il pavimento? Ecco l’origine della schiavitù. Giappone, perciò, non si abbassa mai, è lì che fischietta e sorveglia, da padrone: lui, ed anch’io, faremmo crescere la polvere dei mesi e degli anni, lui per protestare e chiedere il colloquio e dire al procuratore di provvedere con uno spazzino o con una guardia, io per richiudermi nello sdegno e nell’isolamento, per non darla vinta ai boia, ai comandanti, ai giudici: essi non ci hanno soltanto messi in galera per scacciarci dalle strade, ma così ottengono che ci avvezziamo all’umile ordine interno e che ricreiamo tra noi la gerarchia dei servizi, la necessità di una legge. Loro ci volano sopra, sorridenti e beati come il generale passa a cavallo a dire col mento, col mento suo e con quello del cavallo: “Bravi, voi siete il mio ordine e la mia volontà, il mio regolamento. Fra poco morirete da cani in battaglia; anche questo è previsto”. Noi siamo le pecore e i buoi dei macellai e dei proprietari di bestiame. Così essi mantengono la loro ragione sugli operai, sui contadini, sui pezzenti e il sempre nuovo annuncio del vangelo, ogni giorno e ogni domenica, ripete la legge degli uomini e ognuno dice a se stesso: “Io sono la via, la verità, la vita” e subito corre a comandare alla moglie, ai figli, al fratello più piccolo, al più debole di sé. Il pavimento si bagnava, potevo vedermi la faccia dentro e mi arrestai nel vederla. “
Rocco Scotellaro, L' uva puttanella-Contadini del Sud, Laterza (collana Universale, n° 4; prefazione di Carlo Levi), 1977⁴, pp. 79-80.
[Prime Edizioni originali, postume: Laterza (collana Libri del tempo), 1956-1954]
#Rocco Scotellaro#L' uva puttanella#antifascismo#Carlo Levi#narratori italiani del XX secolo#letture#libri#narrativa#Sud#Italia meridionale#Lucania#Basilicata#leggere#uguaglianza#letteratura italiana del '900#poeti#citazioni letterarie#carcere#romanzo autobiografico#anarchici#socialismo#Mezzogiorno#intellettuali italiani del XX secolo#reclusione#disoccupazione#intellettuali meridionali#Mezzogiorno d'Italia#meridionalismo#secondo dopoguerra#domenica
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LA RABBIA È LA GUARDIANA DELLA TRISTEZZA CHE È FIGLIA DELLA SOLITUDINE
Metto in ordine alcuni dei miei tanti pensieri, frutto di riflessione e confronto, quindi perdonatemi se non vi suonano nuovi e andate oltre se vi paio ripetitivo.
Nella scala da mignolo contro lo spigolo a genocidio di Gaza - quest'ultimo termine ci tengo e ci terrò sempre a ribadirlo finché il Mossad non mi caccerà in bocca una granata stordente - esiste, ovviamente, un'ampia gamma di accadimenti, traumi ed emozioni negative che, a domanda diretta, chiunque risponderebbe essere accomunati da un'unica cosa...
IL DOLORE CAUSATO
Ora, lungi da me mettere il dito sul piatto della bilancia della vittima per far risalire quello del carnefice e dire che alla fine sono tutte vittime di qualcosa di più grande - molto spesso i numeri e lo squilibrio di potere non lasciano dubbio su chi subisce e su chi perpetra - ma la conclusione a cui sono arrivato riguarda quel dolore intermedio che non soffoca popoli nel loro sangue o non ostracizza i deboli e i fragili ma che è comunque meritevole di riflessione perché spesso ci fa focalizzare sugli effetti e quasi mai sulle cause.
Io non credo nella cattiveria intrinseca e volontaria - semmai credo proprio nel suo esatto opposto cioè che l'essere vivente cerchi istintivamente connessione e mutuo supporto - e quindi mi sono chiesto QUANDO È CHE UNA PERSONA DIVENTA 'CATTIVA' E PERCHÉ?
La risposta - per me soddisfacente ma nient'affatto detto lo sia per altri - mi è arrivata come al solito per vie traverse e in un modo che a molti farà storcere il naso perché il primo istinto di risposta sarà MA QUELLI SONO ANIMALI, INVECE NOI SIAMO ESSERI UMANI E QUINDI PIÙ INTELLIGENTI.... POSSIAMO DISTINGUERE IL BENE DAL MALE!
lol
A parte la battuta semplice e riduttiva ('conosco animali più intelligenti di molti uomini') la realtà dei fatti è proprio questa: la differenza tra noi e, per esempio, i cani c'è ma non è quella che crediamo noi e non poi così tanta.
Al di là di quel sottile rivestimento di raziocinio che forse ci permette di comprendere dei meccanismi di causa-effetto lontani nello spazio e nel tempo, noi e i cani VIVIAMO E CI COMPORTIAMO ESATTAMENTE ALLO STESSO MODO, CON LE STESSE DINAMICHE SOCIO-RELAZIONALI E, SOPRATTUTTO, CON GLI STESSI OBIETTIVI.
Questo l'ho capito grazie all'aiuto del mio amico @salfadog e, in particolare, con la lunga frequentazione di Cthulhu e Otto, i miei cani, che sono più che compagni o amici: sono la mia famiglia... individui, esseri viventi e senzienti che hanno emozioni molto più potenti e oneste delle nostre perché la presunta 'inferiore' evoluzione non li ha costretti a mascherarle sotto la presunzione della superiorità dell'intelletto.
I cani cercano inclusione nel branco, noi cerchiamo inclusione nel gruppo; loro cercano calore, affetto e contatto, noi la stessa cosa anche se la chiamiamo con altri nomi; loro cercano validazione e gratificazione tramite l'altro... e noi non aneliamo disperatamente alla stessa identica cosa?
Se credete che la Piramide di Maslow riguardi solo gli esseri umani
è perché avete trattato i vostri cani - e molto probabilmente tutte le persone che non sono voi - come un qualcosa di esterno a voi e solo utile a voi.
I cani, come qualsiasi essere vivente, hanno bisogno di tutto ciò che è elencato, fino alla punta, solo che hanno modi e tempi diversi dai nostri.
Ma tutto questo discorso sui cani era utile 'solo' per arrivare al nocciolo del mio ragionamento, che è reso molto bene da una semplice immagine che rubo a @nusta e che è stata postata originariamente da @traumatizeddfox (thanks!)
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Non vi annoierò con lezioni di etologia cinofila (chi conosce la materia sa di cosa parlo) ma il concetto espresso - e che mi ha colpito come un pugno nello stomaco - è che alla fine è inevitabile, semplice e in certi casi utile parlare di PERSONA CATTIVA, soprattutto se ci dobbiamo occupare delle sue vittime, ma finché non ci interroghiamo sui motivi della sua 'cattiveria' (molto meno facile ma di gran lunga più utile per arrivare alla radice del problema) saremo destinati a limitarci a disinfettare col betadine il ginocchio in cui è piantato un chiodo arrugginito.
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E sulla terra, in quella città oscura ed eternamente nemica, non s'incontrava che gente malvagia, beffarda. Tutto si confondeva in una comune malevolenza verso di lui: i cani sghignazzavano alle sue spalle, gli uomini gli abbaiavano contro (Fëdor Sologub, Il demone meschino).
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La monta
C'è tutta una ritualità propiziatoria dietro l'atto della monta, dietro quell'inseminazione che si pone in quella terra di mezzo tra la natura dell'animale e l'esigenza forzata dell'uomo, del padrone, del fattore, del levatore di bestie.
La monta è un atto spontaneo, innato, ben ficcato nelle membra carnose delle bestie.
La monta non ha stagioni, nella sua necessità perpetua, al di fuori dal patinato mondo equino. Tuttalpiù la monta richiede una selezione di vacche fertili non gravide, un'attenta selezione.
Stride la vacchetta, ferma sotto il peso della bestia, in un rito antico, dove ancora la pratica di inseminazione prevede un membro che penetra, una minchia dura bovina.
Rosetta è curiosa e quella scena agita la sua malizia.
Rosetta guarda sempre la monta, cerca i dettagli, cerca l'animale, il cazzo, il dilatarsi della cloaca. Se lo sente addosso quel peso e sa bene cosa aspettare.
Lo sa che deve solo stare a guardare e non voltarsi mentre quello le mette le mani addosso, mentre le solleva il vestito, mentre si accorge della sua indecenza, della sua voglia indotta da quel gesto così sozzo, da quello stridere di vacca e quel grugnire di toro.
Adesso lo sente bene quel peso, adesso la sente la minchia del fattore farsi strada nelle carni e nei pensieri, sente quell'odore di piscio e violenza concupiscente entrarle dentro.
La virtù le era colata dalle gambe così, non molte volte prima, quando aveva capito che l'odore del suo calore era evidente agli uomini, come ai cani.
Finivano sempre al ritmo delle bestie, come animali, lo stesso subire e lo stesso godere. Solo che loro, si baciano.
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È bella di notte la città. C'è pericolo ma pure libertà. Ci girano quelli senza sonno, gli artisti, gli assassini, i giocatori, stanno aperte le osterie, le friggitorie, i caffè. Ci si saluta, ci si riconosce, tra quelli che campano di notte. Le persone si perdonano i vizi. La luce del giorno accusa, lo scuro della notte dà l'assoluzione. Escono i trasformati, uomini vestiti da donna, perché così gli dice la natura e nessuno li scoccia. Nessuno chiede conto di notte. Escono gli storpi, i ciechi, gli zoppi, che di giorno vengono respinti. È una tasca rivoltata, la notte nella città. Escono pure i cani, quelli senza casa. Aspettano la notte per cercare gli avanzi, quanti cani riescono a campare senza nessuno. Di notte la città è un paese civile.
Erri De Luca - da Il giorno prima della felicità
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𝑱𝒐𝒔𝒆̀ 𝑺𝒂𝒓𝒂𝒎𝒂𝒈𝒐 - 𝑨 𝒄𝒐𝒔𝒂 𝒔𝒆𝒓𝒗𝒆 𝒍𝒂 𝒍𝒆𝒕𝒕𝒆𝒓𝒂𝒕𝒖𝒓𝒂?
A niente, - risponde Saramago - prenda le opere letterarie più notevoli, quelle occidentali, se vuole, le più vicine a noi; prenda quelle che hanno messo il dito nelle piaghe delle miserie umane, quelle che con maggior acume e forza ci hanno avvertiti sul pericolo che rappresenta la nostra presenza umana per il mondo in cui viviamo, prenda le tragedie di Sofocle, la Commedia di Dante, il Don Chisciotte, i drammi e le tragedie di Shakespeare, i romanzi di Kafka, Tolstoi, Dostoievski, Musil, Camus, Sartre, quelle che vuole, e sarà d’accordo con me che nessuna di queste opere – nemmeno tutte loro insieme - sono riuscite a cambiare una virgola nella storia della barbarie umana.
– 𝑽𝒂 𝒃𝒆𝒏𝒆, 𝑺𝒊𝒈𝒏𝒐𝒓 𝑺𝒂𝒓𝒂𝒎𝒂𝒈𝒐. 𝑸𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊 𝒍𝒆𝒊, 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒆?
Questo è un altro paio di maniche. Sebbene sia vero che la letteratura non è mai servita a cambiare il corso della nostra storia, e in questo senso non nutro alcuna speranza nei suoi confronti, a me è servita per amare di più i miei cani, per essere un miglior vicino di casa, per curare i miei alberi, per non buttare la spazzatura in strada, per amare di più mia moglie e i miei amici, per essere meno crudele e invidioso, per capire meglio questa cosa tanto strana che siamo noi uomini.
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Le donne e i gatti faranno quello che vogliono e gli uomini e i cani dovrebbero rilassarsi ed abituarsi all'idea..
|| Robert Heinlein
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CHAPEAU
LETTERA DI UN VETERINARIO AL PAPA
Predicare l’amore e seminare l’odio
Mi presento, ho 62 anni, sono un Veterinario ed ho 2 figli di cui uno autistico, sono padre e proprietario di animali, genitore coscienzioso ed a contatto quotidianamente col mondo dell’animalismo e col mondo della disabilità, padre e veterinario contemporaneamente.
Una frase che i miei clienti mi ripetono costantemente è “chi non ha mai avuto un cane/gatto non riesce minimamente ad immaginare il mondo di amore che queste creature sanno donare.
Ecco, lei non ha mai avuto un cane o un gatto, lo si capisce dal modo in cui sottovaluta la questione, non è colpa sua, me ne rendo conto, se avesse provato quel tipo di affetto che il suo predecessore conosceva bene (Papa Ratzinger amava la compagnia dei gatti) non avrebbe detto cose tanto superficiali e fuorvianti.
La cosa grave che, mi permetta, non le fa onore è il creare la contrapposizione “chi ama gli animali non ama i bambini”, è un concetto errato e divisivo, chi ama la vita riconosce il dolore, negli occhi di un bambino o di un animale, amare vuol dire immedesimarsi, capire, ascoltare, quella dell’amore è una ginnastica quotidiana e non è mai divisiva, l’amore per la vita, sotto qualsiasi forma, arricchisce e non impoverisce.
Ma davvero lei crede che quello di Francesco di Assisi, il santo povero, l’uomo che camminava a piedi scalzi e coperto di umili panni, fosse tempo perso?, che non avrebbe dovuto parlare agli uccellini, scrivere il cantico delle creature, ammansire il lupo di Gubbio?
Ma lo sa che il santo d’Assisi diceva: “Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili”
Ma ha mai visto la benedizione degli animali che si tiene in molte chiese il 17 gennaio nella tradizionale festa di S. Antonio Abate? E’ un tripudio di gioia, vecchietti e bambini ognuno col proprio animaletto domestico, tutti uniti dalla fede e dalla speranza, io stesso ci andai portando Tommasino un gatto reso diversamente abile dall’aggressione di un branco di cani nella speranza di un miracolo
Ma davvero lei crede che la fame nel mondo sia dovuta allo spreco di risorse per acquistare le crocchette? E no, qui divento cattivo io!, ma non è che forse dovrebbe preoccuparsi della ristrutturazioni degli immobili da 700 mq del cardinale Bertone finanziate coi soldi delle elemosine?, non dovrebbe preoccuparsi degli spot a pioggia per l’8 per mille? (nel 2004 sono costati 4.650.000,00 euro, non oso pensare adesso) per accaparrarsi la gestione di fondi che normalmente andrebbero comunque alla beneficenza ma che passando per voi vengono ridotti da spese folli?
Ma lo sa quanti bambini avreste saziato coi 4 milioni dati a Mediaset e Rai?
Gesù diceva “quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”e allora tutti questi spot autocelebrativi per l’8 per mille? Il vangelo lo citate solo quando vi conviene?
Per giudicare bisogna conoscere la gente, non il lusso. Lei non ha la minima idea di quante vite hanno salvato gli animali, di quanto un gatto possa curare la depressione di un anziana vedova e col nido svuotato, di quanto un cane possa essere di aiuto all’autostima di un ragazzo disabile, di quanto un cucciolo possa aiutare un bambino abbandonato dal padre fuggito con un’altra donna, di quanto un cagnolino possa attenuare il dolore di una coppia di anziani che hanno perso il loro unico figlio, tutte storie di vita che non potrebbero sfociare nell’adozione di un bambino, tutte storie di vita che lei dal suo trono dorato non vede.
Le persone, caro Papa, non fanno più figli perché non se lo possono permettere, perché in Italia un fitto costa quanto uno stipendio e quindi si deve lavorare fulltime in due, perché a Milano un asilo nido costa più dello stipendio di un call center, perché ti offrono solo lavoro precario ed orari impossibili… con quale presupposto una persona coscienziosa e non ricca può fare un figlio?
Vuole più accudimento per i bambini? Faccia la guerra al precariato, al lavoro nero, allo sfruttamento e si troverà circondato da persone felici di fare figli ma, la prego, la smetta di far guerra agli animali, sono creature di Dio, sono un dono per l’anima, sono una palestra per imparare la tolleranza, il rispetto, sono una manna dal cielo nell’universo di solitudine ed alienazione che sempre di più attanagliano le nostre metropoli.
L’amore, quello vero, non divide ma aggrega, in ogni cuore ogni sentimento crea lo spazio per uno nuovo.
L’amore per la vita, qualunque vita, è un valore totalizzante e mai riduttivo.
Amare insegna ad amare.
La donna che lei ha pubblicamente scacciato e deriso è una credente ed ha 50 anni, non è propriamente l’età per fare o adottare figli, certamente avrà sbagliato dicendo “mi benedice mio figlio?” ma lei che ha benedetto finanche una lussuosa Lamborghini bianca forse avrebbe potuto perdonarla, in ogni caso quel cagnolino sarà importante per quella donna e lei era venuta fiduciosa ad incontrarla.
Una occasione persa
(Dottor Vincenzo Minuto, Medico Veterinario)
Medita Francesco!
Medita se ne sei capace!!!
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È bella di notte la città. C'è pericolo ma pure libertà. Ci girano quelli senza sonno, gli artisti, gli assassini, i giocatori, stanno aperte le osterie, le friggitorie, i caffè. Ci si saluta, ci si riconosce, tra quelli che campano di notte. Le persone si perdonano i vizi. La luce del giorno accusa, lo scuro della notte dà l'assoluzione. Escono i trasformati, uomini vestiti da donna, perché così gli dice la natura e nessuno li scoccia. Nessuno chiede conto di notte. Escono gli storpi, i ciechi, gli zoppi, che di giorno vengono respinti. È una tasca rivoltata, la notte nella città. Escono pure i cani, quelli senza casa. Aspettano la notte per cercare gli avanzi, quanti cani riescono a campare senza nessuno. Di notte la città è un paese civile.
Erri De Luca - Il giorno prima della felicità
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Parasceve. Questo è il giorno, questa è l'ora...
Pasqua significa "Pass-over", cioè passare oltre, risparmiare, salvare. La Pasqua, fu istituita per commemorare la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana. In essa si ricordava e si celebrava la memoria della notte in cui l'angelo sterminatore passò nelle case per uccidere tutti i primogeniti d'Egitto, risparmiando quei figli di Israele. L'ordine era: "Uccidete un agnello senza macchia per ogni famiglia e ogni casa, spargete il suo sangue sugli stipidi e sulle architravi degli ingressi. Quando l'angelo passerà non toccherà nessuna delle persone che si troveranno dentro le case segnate con il sangue, sugli stipidi delle porte chiuse. Cosi il sangue di quell'agnello sarà la salvezza di tutte le suddette persone, perchè l'angelo passerà oltre".
=🤍=
📖 Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo!". (Gv. 1:29)
==Gesù è la nostra Pasqua==
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Senza difetto e senza macchia e il suo sangue è il suo segno di giustizia, davanti al Padre, per la nostra giustificazione, e per la nostra salvezza. Mentre lui versava il suo sangue prima e dopo la croce, chi ha creduto è stato risparmiato perchè il giudizio é "passato oltre", e per questo è stato salvato, ma chi non ha creduto o non crede sarà condannato. La Pasqua, è la commemorazione del suo trionfo e non della sua morte, ma della sua vita. La Pasqua, è il ricordo del sacrificio più grande che si sia mai fatto al mondo, a favore di tutta l'umanità. Gloria, lode a te Signore. Amen!
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(3)Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo dei dolori conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Eppure egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito percosso da Dio, umiliato. (5) Ma egli è stato trafitto per tutte le nostre trasgressioni, schiacciato per tutte le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace, è caduto su di lui e per le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti, come pecore eravamo erranti, ognuno di noi seguiva la propria via e l'Eterno ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato ed umiliato, non aperse bocca. Come un agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aperse bocca. (Isaia 53:3-7 📖)
=❤️=
Sono versato come acqua e tutte le mie ossa sono slogate. Il mio cuore è come cera che si scioglie in mezzo alle mie viscere. Il mio vigore, si è inaridito come un coccio d'argilla la mia lingua attaccata al mio palato tu m'hai posto nella polvere della morte. Poichè cani mi hanno circondato, ed uno stuolo di malfattori mi ha attorniato, mi hanno forato le mani e i piedi. Ora io posso contare tutte le mie ossa, ed essi mi guardano, e mi osservano. Spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica.
(Sl. 22:14-18)
=🙏=
A te la lode, la gloria, l'onore e la magnificenza, la maestà, e la potenza, nei secoli dei secoli. Grazie Signore!
lan ✍️
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...Quando non si è nella luce ci si contenta di sentire delle ombre. Ombre nel cammino come alberi attorno a un viale. Soltanto i marciti, gli incattiviti non fanno ombra attorno a sé. L'ombra è la ricchezza che non si vede, ma rende luccicante il cammino là dove si deve andare da soli. Per quei viaggiatori soli, quelli che arrivano più lontano, ci vogliono le ombre. Per non perdersi del tutto. Che cosi passano tra gli uomini, dandogli a loro volta il bagliore, la perla che essi hanno intravisto. Nella nostalgia e nell'euforia. Così sono quelli che arrivando a sé trovano anche la vita, e nella loro ebrezza c’è la perla. Quelli che ancora si addentrano nella notte, nelle pieghe, nelle visioni, e rimangono altro da sé. Cantano celebrando, e allora soltanto amano. E amano così, come nella sbornia, nella luce che gli si apre davanti a squarci, e poi ritornano quelli di prima, peggio di prima, per quanto poco sopportano di ritrovarsi.
È tutto li fa soffrire e li ottunde... il miracolo appena accaduto, perfino. Non li appaga affatto!Continuano, come per acciuffarne ancora, però non si sa quando succede. Sono iracondi e non lo sanno fare a comando. Perciò soffrono come cani, come cani soli, rimpiangendo sempre la sera prima. E ogni cosa intravista è per loro un sorriso tra i denti nell'estasi e un lutto. Però… dignitosi. Nel continuo ombreggiare intricato, dignitosi. Come chi possiede qualcosa. Solo allora finisce. Senza abbracci si ritorna...
"Non si muore tutte le mattine" - Vinicio Capossela
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