#universo ci-fi
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pier-carlo-universe · 26 days ago
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Anomalia di Nicola Marco Camedda: Una Saga Sci-Fi tra Intrighi e Sospetti nell’Ammasso Stellare Zero. Recensione di Alessandria today
Un’emozionante avventura futuristica che esplora il conflitto tra tecnologia e verità nascosta
Un’emozionante avventura futuristica che esplora il conflitto tra tecnologia e verità nascosta Con Anomalia, primo volume della saga Star Cluster Zero di Nicola Marco Camedda, ci troviamo immersi in un universo fantascientifico denso di misteri e intrighi politici. L’Ammasso Stellare Zero è un mondo avanzato, prospero grazie ai traguardi della ricerca scientifica, e il sistema predittivo di…
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multiverseofseries · 5 months ago
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Rebel Moon - Parte 1: figlia del fuoco, Zack Snyder ha il suo Star Wars
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Rebel Moon - Parte 1: figlia del fuoco, film di Zack Snyder che apre le porte a una nuova saga ispirata all'universo di Star Wars. Su Netflix.
Zack Snyder è uno di noi. Con lo slow motion facile e un piano di allenamento sicuramente migliore, ma è comunque uno di noi. Perché anche lui, quando ha visto il primo Star Wars da bambino, ha detto: un giorno voglio fare un film di Guerre Stellari tutto mio. La differenza è che Snyder non si è fermato alla collezione di action figures: lui ce l'ha fatta sul serio. Nato proprio come storia facente parte dell'universo creato da George Lucas, con l'acquisizione di Lucasfilm da parte di Disney il progetto è stato modificato, diventando un mondo a sé stante. Questa è la versione in carne e VFX dei giochi immaginati da un bambino che sognava una galassia lontana lontana.
Rebel Moon - Parte 1: figlia del fuoco, disponibile su Netflix, è la prima parte di una saga che si articolerà su più media. Il secondo capitolo, girato back to back con questo, è arrivato questo aprile, sempre su Netflix, ma Snyder ha già dichiarato di voler fare anche un terzo film. Arriveranno poi un videogioco, una serie prequel a fumetti, dal titolo House of the Bloodaxe, e un corto animato. Le potenzialità sono quindi elevatissime. Non solo: Rebel Moon è, per ammissione del regista, ambientato nello stesso universo di Army of the Dead, altra saga, di stampo più horror, che sta sviluppando sempre insieme a Netflix. Chissà quindi che le due prima o poi non si incrocino.
Rebel Moon si poggia sulle spalle di Sofia Boutella, ballerina che nel cinema d'azione ha trovato una seconda vita brillante. L'attrice interpreta Kora, che potremmo definire una Darth Vader sotto coperta: ha fatto intatti il percorso opposto a quello del personaggio immaginato da Lucas, passando dal Lato Oscuro al Lato Chiaro. Era una delle più potenti guerriere al servizio dell'Imperium, ma poi ha preferito abbandonare la lotta, scegliendo una vita semplice in mezzo ai coltivatori di grano. Quando l'ammiraglio Atticus Noble (Ed Skrein) porta terrore nel suo villaggio, decide però che è arrivato il momento di ribellarsi e di mettere insieme una squadra dei migliori combattenti della galassia per contrastare il Motherworld.
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Rebel Moon - Parte 1: Figlia del Fuoco, Sofia Boutella in una sequenza
L'universo muscolare di Snyder
In un'altra vita Zack Snyder probabilmente era uno scultore nella Grecia classica: tutto il suo cinema è infatti basato sulla plasticità dei corpi. È stato così in 300, lo è stato nel suo viaggio con i supereroi DC e continua in Rebel Moon. Le parole a Kora non servono: il suo strumento è il suo corpo, che esprime una chiara e netta volontà. Nessuno può decidere per lei. È con questo spirito indomito e libero che si affianca e conquista i suoi compagni di avventure.
Con lei c'è Gunnar (Michiel Huisman), contadino che decide di seguirla per aiutarla. Sul cammino si aggiungono poi il mercenario Kai (Charlie Hunnam); il nobile Tarak (Staz Nair), diventato un fabbro; il generale Titus (Djimon Hounsou), caduto in disgrazia, ma formidabile stratega; la spadaccina Nemesis (Doona Bae) e infine uno dei capi dei ribelli contro l'Imperium, Darrian Bloodaxe, interpretato da Ray Fisher, che torna a collaborare con Snyder dopo il travagliato Justice League.
Un gruppo vario e dalla fortissima presenza scenica, che per Snyder sfoggia tutto il carisma di cui è capace, dando vita a intense scene di combattimento. Le interazioni tra questi interpreti sono tra i momenti più interessanti del film e, come si intuisce, saranno fondamentali nei capitoli a venire.
Una lunga preparazione
Rebel Moon, proprio come Star Wars, è fantascienza piena di vento e sabbia ed è anche un western tra Sergio Leone e Kurosawa. I riferimenti non finiscono qui però: ci sono anche influenze da Matrix e Il Signore degli Anelli. Insomma, praticamente il meglio che il genere fantasy e sci-fi abbiano offerto negli ultimi 40 anni. Il regista non rinuncia ai suoi tratti distintivi, ovvero fotografia desaturata e scene in slow motion, ma sembra aver trovato un equilibrio nel loro utilizzo rispetto ad altre opere più recenti. Trattandosi di un lungo prologo, il film risulta però decisamente frammentato, perché è un susseguirsi di introduzioni dei vari personaggi e pianeti.
Le premesse però per un universo che lascia la curiosità di continuare a essere esplorato ci sono tutte. Infine il desiderio di Snyder di mettere in piedi squadre numerose di protagonisti che lottano per uno scopo comune è quasi commovente: in questo momento storico pensare a eroi che agiscano insieme per il bene della collettività e non come agenti del caos solitari è qualcosa che fa piacere vedere.
Conclusioni
In conclusione Rebel Moon - Parte 1: figlia del fuoco, la nuova saga creata da Zack Snyder si ispira dichiaratamente a Star Wars. Al centro di tutto c'è la guerriera Kora interpretata da Sofia Boutella: passata dalle forze oscure dell'Imperium a una vita semplice in mezzo a dei contadini, quando questa comunità viene minacciata decide di ribellarsi e mettere insieme una squadra dei migliori combattenti della galassia per reagire al potere. Cast dal carisma muscolare, Rebel Moon è un primo assaggio di questo nuovo universo creato da Snyder, che risulta molto frammentato perché è un continuo susseguirsi di introduzioni di personaggi e luoghi. Le basi per un mondo che si fa guardare con curiosità sono però gettate.
👍🏻
Il carisma della protagonista Sofia Boutella.
Il cast dalla forte presenza scenica.
Le scene di combattimento.
La costruzione consapevole di una nuova mitologia.
👎🏻
Dovendo introdurre molti personaggi, il film è frammentato.
Gli elementi caratteristici e divisivi di Snyder, slow motion e fotografia desaturata, ci sono: nel bene e nel male.
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v3rtigine · 1 year ago
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l’universo mi terrorizza
mi spiego meglio, la vasta ed illimitata nullità dello spazio mi fa sentire un granello infinitesimale in un universo indifferente
non comprendo come valentina riesca a trovare conforto nella presenza fissa della sua stella, Cassiopea, mi dice che la rincuora il fatto che lei sia sempre lì, non se ne possa andare - credo che questo abbia a che fare con l’abbandono di suo padre, il bisogno di qualcosa che resti per sempre e non possa abbandonarti. lo trovo incomprensibile per il mio vissuto, i miei non mi hanno abbandonata, quindi non riuscirò mai a comprendere nel profondo il suo senso di appartenenza e di bisogno a un allineamento (fittizio) di soli sparsi per l’universo
torno al punto
ricordo la prima volta che ho avuto un attacco di panico: quando ero piccola, stavo vedendo Captain Harlock (dove c’è un film con un pirata potente e sicuro di sé al punto da farti cadere ai suoi piedi con un “aye, captain”, ci sarò anch’io) e questo film d’animazione sci-fi è ambientato nell’universo. il terrore del concetto della morte mi ha colpita per la prima volta in pieno come un treno ad alta velocità, il pensiero che un giorno smetterò di esistere e tutto quello che penso, il mio essere protagonista nel mio mondo, non sarà più reale e tutto continuerà ad andare avanti senza che io possa essere lì a viverlo. questa cosa mi ha letteralmente scosso le membra fino a sentire il cuore scuotere le mie ossa e lo stomaco rivoltarsi su se stesso, attorcigliandosi come se volesse mettersi in posizione fetale e calmarsi. dovetti andare a dormire con mamma perché stavo piangendo e tremavo dalla paura dei miei pensieri
non riesco a credere in qualcosa di più oltre la morte perché sono tipa da scienza e perché credo fermamente che, per quanto alcuni possano dire il contrario, l’universo è indifferente e privo di magia, privo di sentimenti umani, privo di un significato che vada oltre le nostre azioni: siamo solo cellule che, in qualche bizzarro e fortunato modo, sono riuscite a diventare individui bipedi pensanti, non fortunati come gli ignoranti animali - che non hanno mente sviluppata e che quindi non si preoccupano di ciò che non possono comprendere - ma nemmeno elevati a uno stato spirituale di quiete dell’animo, come il Buddha - che ha compreso l’essenza stessa delle cose e non si preoccupa minimamente perché porcamadonna basta che ami te stesso e vivi fedele solo a te stesso e vedrai che sarai felice .. a pensarci, l’insegnamento del buddha è fenomenale (grazie Record of Ragnarok per avermelo fatto comprendere al meglio)
vorrei tanto riuscire a elevarmi spiritualmente ma sono così ammalianti le distrazioni mondane
morale della favola: preferisco non pensare al vuoto cosmico e cercare di non deprimermi MA con consapevolezza => sono un animale buddhista ???????
buonanotte
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weirdesplinder · 2 years ago
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Ecco un'altra delle mie ultime letture, un altro sci-fi perchè dopo Hunt the stars volevo rifarmi, e in parte ci sono riuscita, ma solo in parte purtroppo.
Questo libro Astray, è il primo di una serie di 5 libri, tutti inediti in italiano, intitolata The Adventures of a Xeno-Archaeologist, dell'autrice Jenny Schwartz.
Ora la Schwartz non è famosa, la potremmo definire quasi un'autrice esordiente più o meno, quindi non avevo aspettative altissime, e quindi posso dire che non mi ha deluso, ma vediamo come è andata questa mia lettura più nel dettaglio.
Cosa mi è piaciuto:
1. La costruzione della storia: Si vede che ci ha pensato, che l'ha studiata a tavolino, che ha pensato bene ai luoghi dove collocare le scene in modo da farci vedere scorci diversi di questo mondo, cosa far fare ad ogni personaggio per mostrarci delle loro caratteristiche. La costruzione della struttura narrativa è buona, i personaggi principali ci vengono ben mostrati, specie la protagonista, e anche i secondari hanno tuutti dei tratti distintivi. Inoltre la storia raccontata non sarà nuovissima, ma ha un senso logico ed è molto interessante.
2. La storia: Niente di nuovo, ma ben mescolato. Eroina che viene dai basfondi ma ne è emersa vincente, con forse e debolezze ben calibrate, vedova, ma non distrutta, dal caratterete forte, ma che ha anche un cuore e che ha un segreto legato alle sue origini, collegato ad un'antica civiltà scomparsa che però è ancora molto importante per il potere politico di questo universo. Incontra militare provato dalla guerra, capace e giusto, ligio al dovere ma con un cuore, amato dai sottoposti e punito ingiustamente per un atto eroico dall'elite politica corrotta e viziata. L'idea di partenza è molto buona, la scelta dei protagonisti pure e gli intrecci politici uniti alla misteriosa civiltà e ai suoi artefatti creano un mix che è molto intererssante. Inoltre l'ambientazione è abbastanza ben spiegata.
Cosa non mi è piaciuto:
1. La costruzione è troppo visibile. Si sente fin troppo che l'autrice aveva in mente le scene, e come si dovevano muovere i personaggi, e le scene in sè sono pure belle, ma non sono collegate fluidamente. Lei doveva farli andare da A a B, e ce li fa andare ma, o salta proprio tra le scene, lasciandococi un buco temporale, o fa collegamenti veramente minimi, non abbastanza forti da spiegare il percorso dei personaggi a volte.Inoltre seppur non fa spiegoni, in alcuni punti invece di mostrare fa dire cose che spiegano troppo, o le spiega brevemente, ma comunque troppo, perchè si trattava di cose deducili da altro. Mentre in altri casi non spiega cose nel momento dove andavano invece spiegate. Specie all'inizio del libro.
2. I personaggi sono ben scelti e mostrati, ma manca ancora un poco di approfondimento in più, di empatia in più. E il cyborg...oddio il cyborg a volte non ha senso, non è coerente con se stesso, agisce in modo strano, fa spiegoni a tutto spiano, da quando appare diventa il motivo per quasi tutto ciò che fa la protagonista.Troppo semplice muovere i personaggi così.
3. Lo stile: La scrittura non è male ma può essere molto migliorata a tratti appare sconnessa e manca di fluidità
4. Dedicare più spazio ai nobili regnanti e alle due famiglie in conflitto, alle loro macchinazioni, mostrandole meglio e mostrando questi nobili di più, avrebbe molto giovato al libro credo.
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infoalien · 5 years ago
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Ya está aquí la nueva web de NEOBARNA
neobarna.net // universo de ciencia-ficción
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neovallense · 4 years ago
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perilleonedisanmarco · 4 years ago
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Sci-fi au? ✨
/ ALLORA intanto mi scuso per la lentezza scusate sono una personcina con 578843 dubbi in corpo, davvero, ci ho messo un po' di giorni, ma ho bisogno di ragionarli gli AU e questo era un suggerimento bellissimo!
Il risultato non è esattamente fantascienza classica, ma ho voluto sfruttare questa vecchia idea per un romanzo che avevo scartato a suo tempo e ho fatto un po' un mix, ecco.
PREMESSE:
- Ci troviamo in un mondo molto simile al nostro, dall'ambientazione incerta. Potrebbe essere sia un universo parallelo che un improbabile futuro, non ne siamo certi: l'unica sicurezza è che si tratta di un mondo altamente tecnologico, ma che ha dovuto far ritorno in massa all'utilizzo del carbone, a causa dell'esaurimento delle riserve petrolifere mondiali. Si, in pratica è un universo steampunk.
- Qualche secolo prima, alle prese con uno studio per cercare di contenere il disordine sociale, causato anche dalle pessime condizioni di vita, alcuni scienziati si sono ritrovati dinanzi ad una rivelazione senza eguali: l'anima non solo esisteva, dimostrato da concrete prove scientifiche, ma poteva "cambiare ospite" nel momento del trapasso. Erano davanti all'evidenza scientifica dell'esistenza della reincarnazione.
- Si era fatto quindi immediatamente pressione, una volta resa nota la scoperta a livello mondiale, perché il fenomeno venisse studiato in modo più approfondito. Si stava diffondendo il sospetto tra la popolazione che la scoperta potesse essere un modo per risolvere molti dei problemi sociali alla radice, sospetto cavalcato dai maggiori leader politici del pianeta.
- Ci vollero decenni per arrivare ad inquadrare in modo più chiaro il fenomeno. Inizialmente, si arrivò a scoprire che era possibile individuare i precedenti ospiti dell'anima fino a tre generazioni indietro. In un secondo luogo, si arrivò ad identificare l'antichità stessa dell'anima in questione, per arrivare alla fine alla rivelazione che tutti stavano aspettando: era possibile dividere le anime in buone e cattive, non solo guardando agli ospiti precedenti, ma anche a livello quantistico.
SECOLI DOPO:
- Marco è un ragazzo di quasi 18 anni e vive, da tutta la sua vita, in un collegio maschile. Non sa nulla della sua famiglia, da dove viene o chi sono i suoi genitori; non sa neppure com'è fatto il mondo al di fuori delle mura di quel collegio visto che è da quando è nato che non ha mai messo un piede fuori dalla struttura.
- Attende con ansia una sola cosa: il giorno del suo diciottesimo compleanno, quello che gli permetterà, a quanto gli hanno sempre spiegato le guardie, di abbandonare l'edificio per sempre. Marco infatti non resiste più lì dentro, si sente soffocare: ha provato numerose volte, da bambino, di "evadere", ma son sempre riusciti a ripescarlo e metterlo in isolamento. Dopo l'ennesimo tentativo, ha quindi deciso di provare a stringere i denti e attendere.
- Nessuno di età superiore ai 18 anni infatti può continuare a risiedere nel collegio o avere contatti con gli altri ragazzi. È severamente proibito ai minori di intrattenere rapporti con adulti al di fuori delle guardie e con i ragazzini del sesso opposto. Il collegio femminile della città è un luogo proibito. Ma, d'altronde, è proibito anche solo uscire dalle mura dell'edificio, quindi la norma potrebbe anche non sussistere.
- Non tutti però attendono la libertà con la stessa euforia di Marco, anzi: tra i suoi compagni di camerata, lui sembra l'unico curioso di scoprire cosa si trova al di fuori.
- Vito, il ragazzino con cui divide il letto a castello, ad esempio non sembra voler aprire bocca sull'argomento. Marco non riesce davvero a capirne il motivo, / quel ragazzo è sempre così misterioso / almeno fin quando non sente Alessandro e Emanuele, altri due ragazzi della struttura, parlarne tra loro: il primo non fa altro che rispondere stizzito a tono al secondo, che sembra agitato all'idea di uscire da lì perché convinto che non li aspetti nulla di buono.
- È una parola quella che cattura l'attenzione di Marco: omicidio. Una parola che non aveva mai sentito nominare prima e di cui non conosce minimamente il senso. Emanuele sembra, da quanto riesce a captare nascosto, esserne a conoscenza perché qualcuno dice di aver scoperto, durante una faccenda, l'esistenza di una stanza segreta sotto la cantina, una stanza ricca di macchinari dei più assurdi e pieni di strani tomi antichi, molto diversi da quelli permessi loro.
- La voce di quanto accade in seguito all'espulsione del collegio aveva quindi iniziato a serpeggiare tra tutti, con molta discrezione e paura. Non tutti sembrano però crederci, un po' come Alessandro. Marco non era semplicemente ancora venuto a contatto.
- Arrivato il giorno tanto atteso, Marco viene effettivamente portato in una stanza sotterranea, mai vista prima di allora. La confusione si fa sempre più grande quando si ritrova spogliato, seduto su di un lettino, con quello che sembra una guardia vestita di bianco impegnato a fargli degli esami. Allora è tutto vero. Non li vogliono fare uscire. Li vogliono uccidere.
- Il timore si rivela essere infondato, in quanto Marco viene, ad un cenno dell'uomo, fatto rivestire in fretta e furia e buttato dentro ad una carrozza. Non appena il sollievo iniziava a farsi sentire, si ritrova però ad essere legato ai polsi e alle caviglie, in modo da non riuscire neppure a muoversi.
- Marco si ritrova quindi ad affrontare un viaggio infinito, della durata di alcuni giorni, fino a quando la carrozza non viene fatta fermare di fronte ad un bosco, dove viene fatto smontare. Lo portano quindi al suo interno, lo legano al primo albero che trovano e guardia e uomo misterioso si allontanano velocemente, lasciandolo lì.
- Passate alcune ore, quando ormai si è addormentato per lo sfinimento, sente il tocco delicato di qualcuno liberarlo dalle corde, permettendogli di liberarsene.
- Marco si ritrova davanti una ragazza / la prima mai vista nella sua vita / che bisbiglia di chiamarsi Maria che gli fa cenno di seguirla, facendo silenzio: è arrivato il momento di avere dei chiarimenti e il suo gruppo, che abita nel folto del bosco, glieli può dare.
SPIEGAZIONI:
- Dopo la scoperta della possibilità di poter determinare scientificamente la bontà o meno di un'anima, i leader mondiali si sono messi d'accordo per giungere ad un accordo su come gestire il problema della sicurezza sociale: la soluzione più efficace era quella di allontanare i soggetti ritenuti "cattivi" da quelli invece "buoni".
- Inizialmente si erano semplicemente limitati a incarcerare tutti coloro che venivano scoperti ospiti di un'anima pericolosa, ma si era notato molto presto quanto ci fosse bisogno di misure più rigide, viste le numerose evasioni. Anche il sottoporsi ai test di accertamento si era rivelato necessario imporlo obbligatoriamente per legge al compimento dei diciotto anni d'età, quando, almeno secondo gli studi, avveniva il cambiamento interno a causa del completo sviluppo del binomio anima e corpo.
- Si decise quindi di procedere alla eliminazione fisica delle anime in questione. Dopo i primi omicidi pubblici, si era ricorsi a metodi più "nascosti" per evitare il malcontento dei famigliari: coloro marchiati dall'ospitare un'anima indesiderata vengono da allora abbandonati in un bosco isolato, lasciati a morire di stenti.
- Solo le anime adulte buone possono abitare la società ed avere rapporti con gli altri esseri umani. A loro è permesso anche l'eventuale ricongiungimento con i figli, ormai maggiorenni, se questi risultino anch'essi in possesso di un'anima adatta al vivere in civiltà.
- Per evitare fughe precedenti al test, si è quindi deciso di prelevare i bimbi dai genitori il momento successivo alla nascita, per rinchiuderli quindi in un luogo adatto a loro, attentamente sorvegliato e privo di stimoli che possano influenzare il loro sviluppo. I giochi e i libri son completamente privi di citazioni che possano rimandare a concetti quali la violenza o la sessualità. È possibile uscire solo successivamente ad un test positivo dopo i 18 anni.
- Ogni possibile infrazione viene punita con l'isolamento. Non è possibile infatti picchiare fisicamente i bambini. I ragazzini vengono inoltre tenuti rigidamente separati in base al genere.
- I test hanno però un problema: non identificano l'area grigia, esiste solo buono o cattivo, senza possibilità di errore. Per questo motivo, può capitare che persone né carne né pesce si ritrovino abbandonate nel bosco, in attesa della morte. Questo ha portato alla formazione di bande segrete nei boschi, che lottano per poter essere inseriti nella società.
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libero-de-mente · 4 years ago
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I DIALOGHI DI ALBERTO ANGELA:
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Capitolo 8 - Alberto Angela e Cupido.
 Febbraio il mese più corto dell’anno, breve e intenso esso racchiude a metà del suo percorso la festa dell’amore. La ricorrenza in cui le coppie si amano e si ripromettono amore eterno…. Si insomma, così dovrebbe essere. Si spera.
Il nostro sommo divulgatore mentre percorre un prato spoglio, si diverte a far sbocciare i fiori con il solo suo passaggio, gesticolando come solo lui sa fare. Quand’ecco che dal nulla, no non è vero, da dietro un albero del vicino boschetto una leggiadra e curiosa figura si para davanti al percorso del “divulgator cortese”:
C- Cucù!! A- Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris . Nascio, sed fieri sentio et excrucior..
C- Ehm… *viso crucciato* i-io ho qualche lacuna in questo momento e non mi sovviene il significato… *agitando le mani*, tu parli mia lingua? Io essere Cupido. Tu capito? A- Capito.
C- No no no, *sorrisino  di scherno*, io Cupido no “capito”.. A- Ma certo che ho capito.
C- M-ma tu allora parli la mia lingua? A- Ma certo, *allargando le braccia e 1.284 fiori sbocciano contemporaneamente*, tu sei Eros. 
C- No, scusa io sono Cupido non conosco questo Eros. A- Eros, il dio dell’amore nell’antica Grecia.
C- Ah si certo, bei tempi quelli, era il periodo in cui si veniva serviti e riveriti. Rispettati, bastava una preghiera di chi cercava amore ed io apparivo, scoccavo la freccia ed il gioco era fatto. Oggi al massimo accoppio i calzini spaiati. A- E perché, nessuno ti cerca più?
C- Scherzi? Oggi ci sono Tinder, Badoo ed altri social…. Gli umani fanno tutto li e da soli, si tirano di quelle frecce. Anzi frecciate … delle vere e proprie lance a volte, nella schiena per di più. A- Tra poco è San Valentino, sarai molto ricercato.
C- In realtà sono molto ricercato tutto l’anno, nel senso che c’è una taglia sulla mia testa. Mi detestano… in effetti qualche freccia l’ho tirata al buio, dopo qualche birra. Insomma, alcune volte le frecce era meglio “non uscirle”. L’ultima volta che ho cercato di colpire una persona con la mia freccia, questa mi disse: “Aò, ma che ce l’hai con me? Che t’ho fatto?” A- Mi dispiace, quindi a San Valentino non ti farai vivo?
C- No, e tu che farai? Hai bisogno di una freccia che ti colpisca? *sorriso ammiccante* A- Ti ringrazio, ma ho una vita sentimentale così gratificante, così appagante, così anticamente romana che mi sono iscritto a un seminario full-immersion di chimica inorganica, in particolare sui Metalloidi e metalli di maggiore importanza; loro principali composti e minerali. Che si svolgerà proprio il giorno di San Valentino.
C- Quindi non lo festeggi? A- No, non festeggio San Valentino… sono ateo.
C- Io il giorno di San Valentino sono impegnato in un corso professionale di tiro con l’arco. Me lo hanno offerto l’AAMC, Associazione Accoppiati ad Mentulam Canis. A- Beh storicamente parlando di San Valentino martire, fu lapidato e decapitato… due domande io, se fossi in te, a questo punto me le farei.
C- Io stavo pensando di far saltare tutte le reti Wi-Fi il giorno di San Valentino, niente internet nei ristoranti. Così le coppie saranno costrette a guardarsi e parlare tra loro. Per me il 70% dei rapporti saltano già durante gli antipasti, prima che servino i primi piatti. A- Ma così ci saranno molti casi di disperazione, passare da San Valentino a Sangiovese è un attimo poi.
C- Già, tutte queste coppie. A- San Valentino non è la festa delle coppie, ma la festa di chi si ama. Troppi single innamorati e troppe coppie che fingono di amarsi.
C- Si vero, le cose stanno degenerando anno dopo anno. San Valentino divide l'umanità in due categorie: gli accoppiati e i single che li invidiano. A- Ci sono anche gli accoppiati che invidiano i single sai?
C- Per forza! San Valentino innesca nelle donne quel diabolico meccanismo delle settimanaversario, poi mesiversario e infine gli anniversari. Gli uomini vanno in confusione e si dimenticano. E tutto finisce con le classiche battute: “Cos’hai cara?”, e lei “Ti ho detto che non ho niente”. A- E quel “niente” apre un intero Universo parallelo, sai mio padre dedicò uno speciale di SuperQuark al “niente” pronunciato da una donna, durò tre puntate. Quindi caro Eros il 14 febbraio niente San Valentino?
C- No, niente San Valentino… o smesso grazie.
Con un fragor di battito d’ali e di piume volanti prese a sollevarsi e a volare, allontanandosi e salutando con la mano ed un sorriso che fa davvero innamorare… eh niente, invece Cupido (o Eros) mesto mesto a piedi si avviò di nuovo nel boschetto.
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saveyourdata · 5 years ago
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IL MIO PRIMO “NON-CONTATTO” CON LA RETE
Internet, il mondo parallelo in cui tutti noi oggi giorno entriamo almeno una volta al dì per fare innumerevoli cose, non è sempre stato così “presente”.
Se devo essere sincero non ricordo qual è stato (o quando) il mio primo contatto con la rete, ma ricordo bene qual è stato il mio primo “non contatto”: sì, proprio così, ricordo la prima volta che lo conobbi ma non lo usai.
Avevo circa 11 anni: le prime uscite il pomeriggio con gli amici e i tragitti casa-scuola senza mamma e papà. Nacque quindi l’esigenza di dover essere reperibile in remoto: e così arrivò il primo smartphone (se così mi azzardo a chiamare quel cellulare col tastierino numerico che di moderno aveva solo lo schermo touch) adoperato per chiamare, scrivere sms e ascoltare qualche canzone di Fabri Fibra caricata con la chiavetta da mia mamma.
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_Immagine di un modello simile al mio primo cellulare, foto di 
William "Willster3" Carpenter _
Ricordo molto bene quando, cercando nelle impostazioni (esatto, nelle impostazioni, non nelle app come oggi) trovai la voce “internet”: sapevo cos’era, ne avevo già sentito parlare (soprattutto quando mia mamma cercava su wikipedia qualcosa che non conosceva) ma lo vedevo più come un “mondo dei grandi”. Non lo associavo a qualcosa di brutto che i piccoli non possono vedere, quale poteva essere C.S.I., ma come un universo per i VIP, che solo chi era grande ed esperto avrebbe avuto la possibilità di varcare e poter usufruire di tutti vantaggi.
Tenni quel cellulare per circa 2 anni e spesso mi capitava di cliccare sopra quella misteriosa icona: non avevo una promozione con traffico dati, ma io non lo sapevo e per me la scritta “nessuna connessione” stava a significare che ero ancora troppo piccolo e che sarei dovuto crescere per sbloccarlo.
Poi gli anni passarono, capii che avrei avuto bisogno di una promozione con la rete, ma non arrivò subito: in compenso però mia mamma cambiò il cellulare, e il suo i-phone 4 finii a me. Ero diventato abbastanza grande da poter accedere alla rete, ma solo a casa con il wi-fi: e così arrivarono i primi giochi installati dal app store, i primi brani scaricati e i primi messaggi su WhatsApp agli amici.
Passò ancora qualche anno prima di attivare la promozione con 3 Gbyte al mese, ma quando arrivò mi sentii finalmente grande.
Mi fa un po' impressione scrivere queste cose, forse perché credo che quelli della mia generazione siano gli ultimi a poter scrivere un testo sulla loro “prima esperienza in rete”. Un tempo si dava il ciuccio per far smettere un bambino di piangere, ora basta un video su You Tube. Magari tra qualche anno ci emozioneremo a leggere un post su “la mia prima esperienza non-in-rete”.
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La generazione d’oggi ormai in rete fin da piccoli, foto di George Hodan
Autore: Pixterix
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pleaseanotherbook · 4 years ago
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Gli umani di Matt Haig
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Di solito agli umani non piacciono i matti, a meno che non siano bravi a dipingere, e comunque soltanto da morti. Ma sulla Terra la definizione di matto non è per niente chiara, e neppure coerente. Quel che è perfettamente normale in un'epoca può diventare una follia in un'altra. I primi umani se ne andavano in giro nudi senza problemi. Alcuni di loro, soprattutto gli abitanti delle foreste pluviali umide, lo fanno ancora oggi. Se ne deduce che a volte la follia è una questione di tempi, altre dipende dal codice postale.
In sostanza, la regola fondamentale è che se vuoi sembrare sano di mente sulla Terra devi trovarti nel posto giusto, avere i vestiti giusti, dire le cose giuste e calpestare le aiuole giuste.
“Gli umani” è uno sci-fi appassionante e commovente nato dalla penna di Matt Haig e arrivato in Italia grazie a Einaudi. Durante il blocco del lettore più spaventoso che abbia mai affrontato ho iniziato a leggerlo dietro suggerimento di una mia amica e devo dire che me ne sono innamorata immediatamente. È uno di quei libri che rifugge un genere di appartenenza e diventa universale, perché parla di sentimenti, di umanità, di vita.
Per il bene dell'intero universo, il professor Martin deve essere eliminato. E con lui chiunque sia al corrente delle sue scoperte. Ma a causa di un contrattempo, l'alieno mandato sulla Terra si materializza ai bordi di un'autostrada, in una sera fredda e umida, completamente nudo, nonché privo delle più basilari nozioni della vita sociale. Inizia così una divertente commedia degli errori, in cui il finto professor Martin impara a vivere da terrestre. E ben presto, contro le previsioni aliene, la forzata vicinanza con la specie umana, soprattutto con i due esemplari (moglie e figlio) che compongono la famiglia del professore, lo costringe a rivedere il suo giudizio, passando dal più completo disgusto a un'inconfessabile simpatia. Certo, i terrestri sono tutt'altro che perfetti, eppure hanno inventato la poesia, la musica e persino il burro di arachidi...
Quando ho preso in mano questo libro non sapevo esattamente cosa aspettarmi ma ero molto contenta di iniziarlo perché l’idea mi interessava molto. È una storia che non si può incastrare in una etichetta, che non si può fermare alla sua natura fantascientifica perché Matt Haig alza lo spettro delle sue potenzialità per regalare al lettore una storia capace di colpire al cuore di una questione annosa, senza pretendere di fornire soluzioni, senza la presunzione di avere tutte le risposte, ma con l’intenzione di aprire una strada. Il protagonista, arriva da un pianeta remoto, non ha viaggiato nel senso classico del termine, ma si ritrova all’interno del corpo del professor Martin, un matematico. Non c’è molta scelta, eliminarlo è essenziale, ma soprattutto è essenziale eliminare tutte le prove. Ma navigare in un pianeta sconosciuto con regole completamente diverse da quelle a cui siamo abituati è una sfida non indifferente, soprattutto quando sono ci sembra di essere troppo avanti. La catena evolutiva dell’alieno protagonista è arrivata molto avanti, ma allo stesso tempo ha perso qualcosa di molto importante. C’è da un lato l’evoluzione tecnologica dall’altra l’involuzione emotiva. Da un lato la matematica ha risolto le equazioni più complicate, dall’altra la solitudine ha investito qualsiasi aspetto della vita cosciente, non c’è bisogno di oggetti, di medicine e apparentemente neanche di conforto. Il nuovo professor Martin è completamente impreparato quindi a fare i conti con l’emotività, la tecnologia primitiva, è come un bambino che si affaccia per la prima volta nel mondo. Ma più va avanti nella sua missione, più si rende conto di come la vita sulla Terra nasconda dei pregi, più si rende conto della sua fame d’amore. Le sue interazioni sono spassose e stravaganti, perché manca del contesto e dei ricordi del vero professor Martin, ma nel frattempo impara, memorizza, archivia, si adatta, con una velocità sorprendente. Scopre la poesia e la musica, l’arte in genere, conosce la fedeltà di un animale domestico, si ritrova a desiderare l’amore di sua moglie e il mondo migliore per suo figlio. È un viaggio che non si ferma, perché ogni giorno cresciamo e miglioriamo, in un processo che finalizza le nostre intenzioni e i nostri desideri. Se l’alieno parla il linguaggio della matematica, il cui conforto arriva dai numeri primi e dal loro essere infiniti, la realtà in cui approda è definita dalle relazioni, dai rapporti, dalle interazioni che accrescono la famiglia, gli amici, la vita. Ed è questo che fa la differenza in un mondo apparentemente alieno, la capacità di costruire anziché distruggere, la capacità di sacrificarsi anche quando spezza il cuore, la disponibilità a partire, ma soprattutto a tornare. Siamo tutti un po’ folli, l’importante è conoscere le regole per navigare questo mondo oscuro.
 Il particolare da non dimenticare? Una radio…
 Una storia intensa e speciale, che supera i confini dello spazio-tempo e disegna un viaggio nel mondo degli umani, che accompagna il lettore nella scoperta di cosa rappresenti la vita umana, la convivenza di scienza e spiritualità, sentimenti e raziocinio, intelligenza e intuizione, amore e dolore, la perdita e la coscienza.
Buona lettura guys!
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BEHIND THE SCENE OF… …I Prologhi di Arcani - La Raccolta. 1)Si tratta di cinque storie brevi che facevano parte dell’inizio del mio primo romanzo “Arcani”, ma essendoci già molti personaggi nella storia decisi di eliminarli, condensando le loro storie in un unico prologo e citandoli nei flashback dei personaggi rimasti. 2)I punti di vista ed i personaggi sono molti diversi tra di loro: ho creato un mix davvero molto vario di personalità e mi sono divertita (anche se c’è voluto impegno per descrivere alcune sfaccettature, come quelle di Nemesi e di Fuharun!). 3)Ci sono molti accenni alle questioni ecologiche, all’eterna “lotta” tra Fede e Scienza e le diversità culturali (temi che mi sono sempre stati cari). 4)Benché le storie siano cinque in realtà i protagonisti sono sei: nell’ultima storia infatti si alternano ben due punti di vista! 5)Il videogioco FFVII e le canzoni del cd “Humanoid” dei TH hanno ispirato la creazione di Arcani e dei Prologhi. ~~~~ 🔮 I Prologhi di Arcani - La Raccolta ����Genere: Sci-fi 📃Estratto Gratuito (disponibile) 📱Formato Kindle 2,99€ 📖Formato Cartaceo 9,99€ ⭐️Valutazione complessiva 4/5 📎 Link nella bio!!! #maralamagnabooks#amazon#libro#librofantasy#ebook#fantasybook#fantasy#kindle#kindlebooks#readers#bookporn#bookslovers#book#instapost#instabook#bookish#bookaddict#bookphotography#bookstagram#letture#leggere#libri#booknerd#readingtime#youngadult#romancebooks#youngadultbooks#librifantasy#scifi (presso Pianeta Terra - Via Lattea - Universo) https://www.instagram.com/p/Cinb-dyMIGb/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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levysoft · 3 years ago
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Dune, l’universo futuro immaginato da Frank Herbert, è divenuto una delle rappresentazioni più simboliche della space opera letteraria, contribuendo a dare corpo ad aspetti fondanti dell’immaginario collettivo. Gran parte della fantascienza moderna, specialmente cinematografica, ha un debito nei confronti di Dune, soprattutto in relazione alla fallita trasposizione cinematografica dia Alejandro Jodorowsky, ma all’interno di questa ambientazione si rileva, almeno all’interno del corpus letterario principale, una particolarità che sembra contrastare con il concetto di fantascienza: l’assenza di macchine pensanti. Nel dare vita al suo universo futuro, infatti, Herbert aveva scelto di non rendere l’elemento tecnologico come fondamentale, e per eliminare questo aspetto aveva introdotto un remoto evento del passato della galassia: il  Jihad Butleriano.
Parlando di Dune, come sempre, è necessario fare una distinzione tra il ciclo iniziale dei sei libri, scritti da Frank Herbert, e la successiva espansione di questo universo portata avanti dal figlio Brian Herbert con Kevin J. Anderson. Nella sua descrizione della società futura di Dune, Herbert padre non si premurò di dare una particolare definizione al passato dell’impero in cui si muovevano i suoi personaggi, una concezione che lo portò quindi a introdurre l’elemento della Jihad Butleriana come motivazione di una condizione socio-tecnologica, l’assenza di macchine pensanti e la presenza dei Mentat, senza contestualizzare storicamente questo evento nella lore della sua saga.
Il Jihad Butleriano in Dune
A ben vedere, per Frank Herbert il Jihad Butleriano era essenzialmente un monito, con cui il romanziere americano voleva trasmettere un senso di allarme sulla crescente dipendenza delle menti dalla crescente tecnologia, vedendo nella pigrizia derivante dal servilismo delle macchine e nell’abbandono di esercizi mentali i presupposti per una caduta della società umana. Una visione che sembra rifarsi al romanzo Erewhon di Samuel Butler, da cui probabilmente il nome di questa rivolta umana contro le macchine, pubblicato nel 1872, in cui si immaginava che l’umanità avesse deciso di distruggere le macchine, all’epoca della stesura del romanzo anche rudimentali meccanismi, per timore che evolvendosi potessero superare l’intelletto umano, una concezione che sembra risentire della filosofia luddista, ancora presente nella società vittoriana dell’epoca.
Un accenno a quello che sarebbe divenuto poi il conflitto tra uomo e macchina di Dune compare, con l’evolversi della trama della saga, nei libri successivi a Dune. Il ruolo delle macchine pensanti, infatti, viene rivisto in un’ottica secondo la quale la loro presenza avrebbe leso l’evoluzione umana, ma erano comunque necessarie, motivo che portò alla creazione di sostituti (come Mentat, Bene Gesserit e Navigatori), che potessero svolgere i ruoli solitamente demandanti nella narrativa fantascientifica alle macchine. Una concezione intrigante, che tende però a innescare una nuova problematica: la disumanizzazione dei sostituti delle macchine pensanti.
Ne L’Imperatore-Dio di Dune, Leto II, mentre avvia l’umanità sul suo Sentiero Dorato, ricorda il Jihad Butleriano come l’istante in cui l’umanità aveva preso coscienza di come fosse divenuta controllata e guidata dalle macchine. Momento in cui viene creata la Bibbia Cattolica Orangista, in cui sono contenuti precetti morali che riportano a una condizione tecnologica retrograda ma focalizzata sulla valorizzazione umana, che diventa uno dei tratti essenziali della dialettica di Herbert. A ben vedere, quindi, nell’esalogia originale di Dune, il ruolo della Jihad Butleriana era di espediente narrativo che serviva a motivare un assetto tecnologico scarno e lontano dall’immaginario fantascientifico classico, dove erano totalmente assenti le macchine pensanti. Il Jihad Butleriano, infatti, non esclude ogni forma di macchina, ma solo quelle che, in virtù di una anche basilare forma di intelligenza artificiale, possano essere autonome e sviluppare un’auto-coscienza. Per rimanere in ambito sci-fi, sarebbero banditi tutti i robot di Asimov ma non le gigantesche astronavi che invece Herbert affida alla guida dei Piloti della Gilda.
Una distinzione importante, che ribadisce il senso del Jihad Butleriano all’interno della dinamica delle diverse forze sociali presenti in Dune. Questo breve accenno alla Jihad Butleriana fu tale che non venne nemmeno sviluppato all’interno della trasposizione di Dune del 1984 di David Lynch, che non si addentra nello spiegare questo dettaglio della saga. Una sua rapida, quanto blanda spiegazione viene introdotta nella versione estesa di Dune, firmata come Alan Smithee da Lynch, in cui è presente un prologo in cui viene presentata questa guerra, ribattezzata la Grande Rivolta, ambientata circa 4050 anni prima degli eventi di Dune.
Per avere un racconto preciso del Jihad Butleriano e della sua influenza sulla società galattica si dovette aspettare decenni, quando Herbert figlio diede vita a Legends of Dune, una serie di archi narrativi che vanno a definire il passato dell’universo di Dune.
Il Jihad Butleriano in Legends of Dune
Partendo da materiale non sviluppato dal padre, Brian Herbert ha dato risalto ai trascorsi dell’universo di Dune, scegliendo proprio il Jihad Butleriano come punto di partenza dell’universo di Dune. Con un approccio differente da quello paterno, più filosofico, Herbert e Anderson hanno improntato il loro lavoro su un piano più dinamico, considerato utile per andare a creare le basi cronologiche dell’universo di Dune.
L’umanità si trova ad affrontare una spietata battaglia contro i Pianeti Sincronizzati, mondi popolati da macchine pensanti guidati da Omnius. Questa intelligenza artificiale è stata creata dai Cymeks, umani che hanno rinunciato alla caducità del proprio corpo fisico per racchiudere i propri cervelli in corpi robotici indistruttibili, con lo scopo di raggiungere un’immortalità tramite cui governare la galassia. Dopo aver creato Omnius, come strumento per avere un controllo dei pianeti conquistati, i Cymek ne sono divenuti schiavi, che con il nome di Titani esercitano il ruolo di generali delle armate di Omnius.
Nel contrastare le armate robotiche, l’umanità è guidata da alcune casate, una sorta di nobiltà pre-imperiale al vertice della Lega dei Nobili. Al vertice di questa organizzazione umana ci sono due casate, Harkonnen e Butler, che cercando di spronare l’umanità a non subire passivamente gli attacchi ma a reagire. Xavier Harkonnen, uno di comandanti militari, guida le armate umane per proteggere il futuro dell’amata Serena Butler, che cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sul piano politico. Durante un attacco, Serena, incinta del figlio di Xavier, viene catturata da uno dei Titani, che la consegna come cavia al robot Erasmus, che cerca di comprendere il comportamento umano. Durante la prigionia, Serena conosce il figlio biologico del comandante dei Titani, Vorian Atreides, che da convinto sostenitore della società delle macchine cambia visione quando assiste alla crudeltà di Erasmus, che non esita a uccidere il figlio di Serena davanti agli occhi della donna, un evento che diventa la scintilla del Jihad Butleriano.
Fuggiti dalla Terra, capitale dei Mondi Sincronizzati, Vorian e Serena si fanno voce della necessità di attaccare le macchine. Per decenni questa guerra continua, e Vorian, dotato di una longevità superiore grazie alla tecnologica dei Titani, continua a lottare al fianco degli Harkonnen, prendendo sotto la sua protezione il giovane Abulurd. Durante lo scontro finale con Omnius e i Titani sul pianeta Corrin, però, Abulurd decide di usare armi atomiche sulla Terra, nonostante la presenza di milioni di schiavi umani, che muoiono sotto il bombardamento. Azione scriteriata, che spinge Vorian a dissociarsi dal suo operato, che viene pesantemente condannato dalla Lega dei Nobili, portando alla caduta in disgrazia della casata Harkonnen. Questo è il momento in cui ha inizio la faida tra le due casate, vista anche in Dune.
La sconfitta dei Mondi Sincronizzati porta alla creazione di un nuovo ordine sociale. La crescente lotta a ogni forma di macchina pensante conduce alla distruzione di computer troppo evoluti, mentre la Battaglia di Corrin consegna alla famiglia Butler un ruolo di preminenza nella Lega dei Nobili, che viene rinominata Landsraad, e riformata su un modello imperiale, dove regnala famiglia Butler, in virtù del suo ruolo nella guerra, che sceglie un nuovo nome per la propria casata: Corrino, in onore della battaglia finale contro le macchine.
L’impatto del Jihad Butleriano sul mondo di Dune
Durante il Jihad Butleriano, sul pianeta Rossak una setta femminile di donne dotate di particolari poteri mentali, utilizza dei computer nascosti nelle profondità delle foreste del pianeta per perseguire un piano eugenetico volto alla creazione di una razza di telepati. Con il bando delle macchine pensati, questi computer diventano un pericolo per quelle che sono state ribattezzate le Streghe di Rossak, che iniziano quindi a seguire un rigido programma di eugenetica, aiutandosi con i loro poteri mentali, sempre più evoluti dall’utilizzo delle sostanze estratte dalle piante velenose di Rossak. Le Streghe di Rossak diventano il primo gruppo di Bene Gesserit.
Durante la guerra con le macchine, il magnate Aurelius Venport scopre sul remoto pianeta di Arrakis una sostanza che sembra avere incredibili proprietà. Ribattezzata spezia melange, questa droga diviene sempre più richiesta e per continuare a soddisfare la richiesta, la società di trasporto di Venport, grazie alla genialità dell’inventore Tio Holzman e della sua assistente Norma Cenva, si avvale di motori che possono piegare lo spazio. Impossibilitati a utilizzare computer per calcolare le complesse rotte spaziali, Aurelius e Norma scoprono che l’utilizzo del melange espande le capacità dei propri piloti, che assumendo la droga ottengono poteri di traslocazione, anche se i loro corpi subiscono orrende mutazioni. Da questa scoperta nasce la Gilda dei Navigatori.
Con il bando delle macchine pensanti, si rende necessario trovare un sostituto organico alle loro funzioni. Su un remoto pianeta, esiste una scuola in cui le menti di giovani allievi sono formate per essere rese dei computer viventi, chiamati Mentat. A dirigere l’istituto è Gilbertus Albans, un ex-schiavo delle macchine che è stato per anni soggetto di esperimenti del robot Erasmus, che ha salvato durante la distruzione del suo centro di ricerche. E’ proprio Erasmus, ora ridotto al suo solo cervello elettronico e conservato nei meandri della scuola, a fornire a Gilbertus le indicazioni su come addestrare menti umane a divenire dei computer viventi.
Il Jihad Butleriano ha portato alla scomparsa delle macchine pensanti, ma non della tecnologia in quanto tale. L’universo creatosi dopo la guerra contro i Mondi Sincronizzati non ha privato l’umanità di astronavi o semplici macchinari, che specialmente nei secoli seguenti alla fine della Jihad Butleriana hanno lentamente cominciato a riprendere un percorso evolutivo, sempre in considerazioni dei limiti imposti. Su IX, ad esempio, sono state sviluppati macchinari non intelligenti che aiutano la vita e lo sviluppo della società imperiale, come raccontato nei prequel House Atreides, House Arkonnen e House Corrino., mentre su Tleilax, il Bene Tleilax è detentore di incredibili scienze mediche e tecnologie biologiche, compresa una particolare forma di clonazione.
Un termine scomodo
Quando nel 1956 Frank Herbert scrisse Dune, il mondo islamico era percepito in modo differente rispetto alla visione attuale, macchiata da eventi tragici e da un contrasto ideologico che ne ha reso complesso l’utilizzo anche in trasposizioni come il Dune di Villeneuve. All’interno dell’esalogia di Herbert, il termine Jihad veniva interpretato nel suo significato più puro, ossia uno sforzo incredibile, oltre i limiti dell’individuo. La scelta di usare un termine islamico, relegando crociata a sinonimo usato in rare occasioni, era frutto della visione di Herbert dell’umanità futura e del suo rapporto con l’elemento religioso, unito al fatto che, nel creare i Fremen, aveva già introdotto termini mutuati da radici islamiche, come Muad’Dib o Shai-Hulud. Scopo di questa scelta era il voler trasmettere un senso di familiarità a quelle che erano viste, dai lettori dell’epoca, come le popolazioni del deserto per eccellenza, in modo da definire al meglio la figura dei Fremen, come svelò in un’intervista nel 1976:
“Se si vuole dare al lettore un sensazione credibile che non si trovi qui e ora, ma che qualcosa del presente sia stato portato lontano nel tempo e nello spazio, quale modo migliore del dare a questa realtà la lingua di un posto preciso…questo strumento orale, ha la sua forza inerziale, aiuta a formare la mente mentre la stessa mente lo usa”
Soprattutto, Herbert non voleva creare un futuro che vedesse la cristianità come unica religione sopravvissuta, ma che fosse rispettoso delle diverse fedi. Nelle sue ricerche per dare vita a Dune, Herbert aveva svolto studi sulle religioni caratterizzate da aspetti messianici, e aveva identificato nell’Islam una leva narrativa interessante, senza affidarsi a una visione monolitica, ma sondandone pregi e difetti. Per Dune, questa fede era importante per quello che lui definiva il ‘concetto di controllo assoluto’, un complesso, per Herbert, che conduceva alla definizione di una mentalità che era fertile per l’apparizione di figure messianiche, mostrandone anche i pericoli insiti nel ruolo. Come accade in Dune, prima con Paul e infine con Leto II, o con la Jihad Butleriana in Legends of Dune, quando Manford Torondo, leader di quella che diviene una setta alla fine delle ostilità con le macchine pensanti, trascende i dettami che hanno guidato Serena Butler, trasformandola in una martire e dando vita a un culto della persona che esula aspetti religiosi, diventando una manifestazione di potere temporale.
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heresiae · 7 years ago
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Sci-fi, questo sconosciuto
Va bene, spieghiamo un attimo cos’è la fantascienza, perché qui mi sa che c’è un po’ di confusione.
Se pensate che sia questa:
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ci siete lontani anni luce.
Star Wars non è sci-fi, Star Wars è un fantasy. Se non ci credete potete andarlo a chiedere a Lucas e vederlo sospirare frustrato mentre gli spiegate che per voi navi spaziali = fantascienza. NO.
(ocio che da qui in poi è lunga)
Non sono le ambientazioni a fare il genere, ma gli argomenti (e la struttura della storia. Quale racconto di fantascienza inizia con “C’era una volta in una galassia molto lontana…” che è praticamente la versione di Lucas per “C’era una volta in una terra molto lontana…”?).
La fantascienza può contenere, come che no, azione. Può essere ambientata nello spazio o su altri pianeti, ma anche no. Può contenere tecnologia superbolica, come gente che combatte ad arco e frecce. Può essere ambientata nel futuro, in un universo alternativo (lo steampunk è un ramo della fantascienza) o nel passato (Terminator anyone?).
Esempio: Un secchio di aria [edit: corretto, grazie Kon ^^’]. Un secchio di aria è un racconto di fantascienza di Fritz Leiber. È ambientato nel futuro sulla terra e non c’è uno straccio di tecnologia. Questo perché è un futuro post apocalittico dove la Terra non ruota più intorno al sole ma se ne naviga allegra per lo spazio e tutto è ghiacciato e gelato, inclusa l’aria. La famiglia protagonista vive in un rifugio tenuto più o meno stagno da strati e strati di tappeti, teli di plastica e coperte. Il ragazzino che se ne va a raccogliere il secchio di ossigeno per la serata, indossa una tuta stagna costruita alla buona dal padre, senza bombole né niente e quindi ha un’autonomia limitata. Certo, altre persone verso la fine saltano fuori, ma non vedremo mai la tecnologia di cui parlano.
Questa è fantascienza. Pressoché nessuna azione, esplorazione dei rapporti umani, spiegazioni sul passato e l’evoluzione nel presente, introspezione dei personaggi. Un altra cosa della fantascienza, è che a differenza del fantasy i ruoli buono/cattivo sono nebulosi e interscambiabili. In un fantasy (e nelle favole), il cattivo è il cattivo fin dall’inizio e il buono rimarrà sempre il buono (quindi pochi cazzi, Luke Skywalker non sarebbe mai passato al lato oscuro, ma Kahn Noonien Singh viaggia su entrambi i binari - io ho letto il sequel in fumetto e voi no e so le trame dei film della serie originale, quindi buoni). Nella fantascienza insomma, le persone finiscono per fare le cose più orribili per le migliori ragioni o le cose migliori per le più pessime ragioni. Pessimi personaggi salveranno la giornata e persone meravigliose la condanneranno. La fantascienza è grigia, colorata, rimescolata. Il fantasy è bianco e nero, netto, non confondibile (no, non potete portarmi Darth Vader come esempio, che il poveraccio è più che altro sempre stato una pedina. A malapena aveva un carattere di suo. Che poi mi viene voglia di ribattere con Gollum, dai). Quindi, quando leggo le brutte recensioni su Blade Runner 2049, da un lato so che ci sono nostalgici dei film anni ‘80 (ma veramente vi aspettavate la buzzurraggine della CGI dell’epoca e la trama a buchi e saltoni? Vabeh ok, ci sta se siete quelli che su questo film ci hanno fondato la loro religione cinematografica, quindi non vi voglio male), dall’altro so che c’è gente che si aspettava questo:
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E invece si sono beccati i pipponi sugli androidi, i rapporti sociali, l’evoluzione delle AI, i lunghi panorami e le idelogie, Jared Leto, etc… (Nemmeno io ero contenta di JL, eh) È ovvio che per portare la fantascienza al cinema e sperare di avere un ritorno economico, quando gli sceneggiatori devono prendere i libri da cui trarre il film tagliano le parti troppo spiegate, tengono solo l’azione, la enfatizzano e già che ci sono aggiungono un po’ di erotismo spinto, che i fan service sono ancora purtroppo apprezzati. Ma la fantascienza si compone di lunghe spiegazioni sul come/quando/perché si è lì a quel punto e sta succedendo quello e Tizio/Caio/Sempronio hanno fatto così e quindi Grazia/Graziella/Graziealcazzo dovranno fare cosà. Ai fan della fantascienza, quelli veri, tutte queste pippe piacciono (e Blade Runner 2049 è  praticamente solo fantascienza. Perché con Blade Runner hanno rischiato? Perché è bastato il nome a portarvi al cinema, ecco perché).
Nella fantascienza poi c’è sempre qualche mistero da dipanare, mentre nel fantasy ti danno una missione, la devi svolgere e fine. Certo ci sono sassi in mezzo alla strada e ops! questo era un traditore, quest’altro è stato posseduto, etc… ma la fantascienza è esplorazione. Se non c’è niente da dipanare allora probabilmente è altro.
Se proprio vogliamo dirla per bene, tutti i film Marvel viaggiano sul fantascientifico andante. Fantascienza comica ovviamente. Naturalmente voi non avete mai aperto i fumetti e non vi siete beccati le pippe mentali che si fanno i personaggi. Sapeste quanto sono scritti… Certo ogni tanto ci sono botte da orbi, qualcuno muore, resuscita, combattono ancora e qualcun altro muore, resuscita, etc… Pensate che la DC di pippe se ne fa anche di più (salvo essere arrivata con quasi 15 anni di ritardo sull’idea del franchising cinematografico. Good Job!).
Naturalmente nella fantascienza c’è anche una certa attitudine a cercare di mettere della scienza corretta. Che poi ormai sia sorpassata o magari cerchino di modificare le leggi della fisica aggiungendo nuove teorie/scoperte, è un altro discorso (uno dei motivi per cui volevamo tutti per un po’ decapitare Abrams e abbiamo baciato la terra su cui camminava Simon Pegg quando ha preso finalmente il testimone).
Il che mi porta a parlare del “realismo”. Quel che si vede in un racconto/film di fantascienza è qualcosa che in una certa misura potrebbe/avrebbe potuto accadere. Gli scrittori di fantascienza prendono le loro idee dalla realtà, le metabolizzano e ipotizzano un futuro/realtà parallela. Sono cose che se a un turning point avessimo preso altre decisioni o fossero saltati fuori diversi eventi, avrebbero anche potuto succedere. Quante volte avete sentito nominare 1984 negli ultimi anni? Ecco. Il fantasy è tutt’altro. Il fantasy non potrebbe mai accadere. È un altro universo, una fantasia. Il ché da agli scrittori di fantasy la libertà di esprimere le proprie idee sulla società con una certa libertà. Tanto è una favola, nessuno si preoccupa. Quando lo fa la fantascienza è un po’ un altro discorso. 
Come potete capire da questo pippone, la fantascienza o la si ama o la si odia. Il fantasy è più approcciabile da tutti, perché a tutti sono state raccontate le fiabe da bambini. Per questo le recensioni sui film de Il signore degli anelli e Lo hobbit sono state sempre abbastanza in accordo, mentre Blade Runner sta dividendo le genti. La fantascienza è di nicchia, altro motivo per cui in libreria la sezione fantasy batte in quantità quella sci-fi 10 a 1. Una cosa però ha la fantascienza di buono: se la ami, la amerai per tutta la vita. Il fantasy può andare e venire, può anche scocciarti dopo un po’ e certamente avrai sempre un po’ di affetto per quei vecchi compagni di avventure, ma la fantascienza ti entrerà nella testa e ci rimarrà. Tutta la roba figa che avete ora, gli smartphone, i computer, gli elettrodomestici intelligenti, le foto di una cometa, li avete per merito di gente infognata così tanto di fantascienza che ha deciso di renderla realtà. Quindi, se non vi è piaciuto il nuovo Blade Runner e non siete quelli che ci hanno fondato la propria religione cinematografica, forse non è il caso che andate a vedere altri film di fantascienza, perché non è il vostro genere (e prima o poi la gomitata vi arriva se continuate a parlare nei momenti di silenzio, siete avvisati). Sì, certo che i Marvel potete continuare ad andarli a vedere, ma badate che ormai sono sul seriale andante e se non li avete visti tutti nei prossimi vi sentirete un po’ confusi.
A tutti gli altri: stanno per fare un remake di Jumanji senza Jumanji. C’è di peggio nella vita.
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weirdesplinder · 6 years ago
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I miei libri preferiti del 2018
Dopo aver proclamato il Libro blog del 2018 è il momento di rivelarvi il mio libro preferito del 2018.
Per me il 2018 è stato un anno difficile per vari motivi, ho letto meno del solito, ma se non altro ho scritto molto di più. E sono stati in particolare due i libri che mi hanno veramente colpito e a cui su Goodreads ho dato il massimo dei voti.
Si tratta di due libri in inglese, non ancora pubblicati in italiano e molto diversi da loro, anche se hanno qualcosa in comune sono entrambi un misto di Sci -fi e fantasy.
Il primo dei due è:
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Titolo: Terminal alliance
Autore: Jim C. Hines
Trama: Il mondo degli uomni è finito a causa di un misterioso virus che li ha trasformati in esseri primitivi pronti ad uccidersi e divorarsi a vicenda, ma una razza di alieni buoni e gentili che li teneva d’occhio ha deciso di guarire dal virus alcuni esemplari umani per salvaguardarne la specie. Questi umani non hanno più ricordi del mondo umano e sono stati educati dai Krakau che purtroppo non avevano molta conoscienza degli usi e costumi umani, perciò quasi tutto della cultura umana è andato perduto o salvaguardato con significato sbagliato (cosa che risulta molto divernte a volte).
Inoltre gli umani non vengono educati con conoscenze scientifiche oltre un certo livello, poichè la galassia li reputa troppo selvaggi visto ciò che hanno causato sul loro pianeta e finiscono quindi per essere sempre malgiudicati o utilizzati per mansioni fisiche e di bassa lega e quasi mai su astronavi. Solo i Krakau i loro salvatori si fidano ad imbarcarli come equipaggio, ma sempre con mansioni basse tipo come uomini delle pulizie.
Quetsa è la storia di una squadra umana delle pulizie di una nave Krakau che per una serie di fortunate coincidenze si ritroverà a salvare il popolo Krakau e a scoprire la verità sul virus che decimò gli umani, armati solo del loro cervello non educato e delle loro conoscenze delle pulizie spaziali.
La squadra è guidata però da una donna umana che fin dal suo risveglio dopo essere stata salvata dai Krakau, nonostante la totale amnesia è sempre stata più curiosa di molti altri umani e ha sempre ambito a molto di più di ciò che le veniva permesso di fare...lei non lo sa ma forse nell’altra sua vita era stata qualcuno che comandava...e ora deve tornare a farlo per salvare i suoi amici, i Krakau e forse il suo stesso pianeta.
La mia opinione: Per me che amo Star Trek è stata una lettura super piacevole. Inoltre lo consiglio a tutti coloro che hanno amato anche il film parodia Galaxy Quest. Gli alieni Krakau somigliano molto agli alieni di quel film e anche i cattivi del film hanno alcune cose in comune con i cattivi di questo libro. Purtroppo è inedito in italiano, ma se potete leggetelo velo consiglio caldamente. Unisce avventura, ironia, fantascienza in un mix trekkiano che vi farà anche riflettere. Inoltre vengono citate anche alcune opere di Jane Austen, sia Lady Susan che Orgoglio e pregiudizio. Neppure l’Apocalisse le ha cancellate e Mr. Darcy colpisce anche i viaggiatori dello spazio.  E soprattutto è super divertente. Potete ascoltare la mia recensione più dettagliata del libro qui: https://youtu.be/eralHxF3dII
Il secondo mio libro top del 2018 è opera di Keri Arthur una autrice super nota anche in Italia nel genere urban fantasy grazie alla serie Riley Jensen:
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Titolo: Unlit
Autore: Keri Arthur
Trama: Anche qui ci troviamo su un altro pianeta o un altro mondo, non ci è dato saperlo, ma è un mondo pieno di magia. Almeno lo era. Poi venne la guerra contro un popolo insettoide e le streghe del regno umano di Winterborne  usaurirono la loro magia pur di distruggerli facendo morire la terra stessa e loro con essa. Quindi ora secoli dopo gli umani ne pagano ancora le conseguenze abitando un luogo estremamente inospitale e difficilmente raggiunto anche dal commercio a causa del clima ostile.
Ma la città esiste ancora e con essa i suoi abitanti divisi in caste a seconda delle poche abilità magiche rimaste nel sangue umano, ormai molto poche, anche se si cerca di salvaguardarle con matrimoni strettamente combinati tra le famiglie nobili. Ma alcuni uomini hanno il potere sulla terra e alcune donne sul vento...poi c’è che non ha potere e chi invece ha nel sangue ancora qualche gene ereditato da antemtai mutaforma, ormai del tutto estinti.
Ah. Dimenticavo e poi ci sono i nati macchiati...con macchie color lavanda, malvisti dalla gente e considerati ancora di più basso rango. La protagonista del libro è una macchiata, ma per sua fortuna ha anche dei geni mutaforma, perciò invece di finire in fondo alla struttura di casta, è un adelle guardie e quindi gode di un acerta libertà. Come tutti i macchiati non sa chi siano i suoi genitori ma non è infelice le piace la sua vita almeno finchè un giorno non salva una nobile e inizia così un aserie di eventi che la porterà a entrare  acontatto con gli intrighi di corte, e con la verità delle sue stesse origini.
La guerra sta per tornare e solo lei potrà fermarla stavolta.
La mia opinione: gran bel libro dal respiro quasi epico, che contine tutto, intrighi, regni rivali, magia, avventura, battaglie, intricati legami famigliari, amore...proprio tutto e con un suo finale ben definito, poichè è un libro a se stante, in quanto gli altri libri della serie saranno ambientati nello stesso universo, ma con protagonisti diversi. Lo straconsiglio a tutti e se voltee leggere una mia recensione più accurata qui c’è il video della mia videorencensione: https://youtu.be/wW8wSgfRAlY
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infoalien · 6 years ago
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EMMA el primer cuento de Neobarna
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neovallense · 4 years ago
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