#uncino wendy
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carmenvicinanza · 4 months ago
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Maggie Smith
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Maggie Smith è stata la straordinaria attrice britannica vincitrice di due premi Oscar.
Il primo, nel 1970, per La strana voglia di Jean, come è stata premiata come attrice protagonista interpretando un’insegnante carismatica e non convenzionale che s’impone in un collegio femminile nella Scozia degli anni Trenta. E ancora, nel 1979, si è portata a casa la celebre statuetta come miglior attrice non protagonista per California Suite, squisita commedia firmata da Neil Simon.
Nella sua lunga carriera, si è dipanata con grazia e maestria tra teatro e cinema.
È una delle poche artiste al mondo ad aver conquistato l’EGOT, il premio simbolico che va a chi vincere l’Oscar, il Grammy, l’Emmy e il Tony Award.
Per i suoi servizi all’arte drammatica è diventata prima Commendatrice e poi Dama di Commenda dell’Ordine dell’Impero Britannico.
Dame Margaret Natalie Smith è nata a Ilford, il 28 dicembre 1934, si è formata alla scuola della Oxford Playhouse, per poi distinguersi come interprete delle opere di Shakespeare.
Ha fatto parte della prestigiosa compagnia teatrale dell’Old Vic, fino al suo scioglimento, nel 1963.
Come attrice televisiva ha debuttato nel 1955 in uno show della BBC. Nel 1958 ha ottenuto il primo ruolo da protagonista nel film Senza domani che le era valso la candidatura ai BAFTA come miglior attrice debuttante.
Il ruolo che l’ha consacrata come star è stato quello di Desdemona in Otello, del 1965, accanto a Laurence Olivier, per il quale aveva ottenuto la candidatura ai Golden Globe e all’Oscar.
Ha recitato in numerosi film e produzioni teatrali, particolarmente apprezzata in In viaggio con la zia (1972) e Camera con vista (1985), per cui ha vinto il secondo Golden Globe come miglior attrice.
È stata una fantastica versione adulta di Wendy in Hook – Capitan Uncino, di Steven Spielberg e ha spopolato nel ruolo della Madre Superiora in Sister Act – Una svitata in abito da suora (1992) e Sister Act 2 – Più svitata che mai (1993), diventati dei classici del cinema comico.
Nel 1999 ha recitato in Un tè con Mussolini di Franco Zeffirelli, e nel 2002 è stata ancora candidata all’Oscar per Gosford Park di Robert Altman.
Dagli anni Duemila aveva avuto una rinnovata popolarità grazie ai ruoli della professoressa Minerva McGranitt negli otto film della saga di Harry Potter e della contessa Violet Crawley in Downton Abbey nella serie tv girata dal 2010 al 2015 e nei due film del 2019 e del 2022.
Non si è fermata fino alla fine, gli ultimi film a cui ha preso parte sono stati Downton Abbey II – Una nuova era del 2022 e The Miracle Club, l’anno successivo.
Si è spenta il 27 settembre 2024 a Londra, aveva 89 anni.
È stata un’attrice gigantesca, dall’espressività straordinaria, con una voce e un accento inconfondibili e quell’umorismo inglese che tanto l’ha contraddistinta.
Nella sua recitazione, mai artificiosa, c’è stata eleganza nei gesti, grande ironia, autorevolezza morale, presenza scenica e un carisma naturale. È stata un’artista generosa, che si è messa con rigore e umiltà al servizio della storia.
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Jude Law: "Il mio capitan Uncino complesso e rabbioso"
Comprendere “il passato di Capitan Uncino, e cosa l’avesse reso un cattivo”, anche se lui “ovviamente non si vede così, tutti i villain pensano di essere gli eroi della storia”. È stato il punto di partenza, per Jude Law, nell’interpretare l’arcinemico di Peter Pan in Peter Pan & Wendy, rilettura dell’omonimo romanzo di J. M. Barrie uscito nel 1911 e remake live action del cult animato Disney del…
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blog-melacque-role · 5 years ago
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⋰             𝗕 𝗘𝗡𝗝𝗔𝗠𝗜𝗡 + 𝗝 𝗔𝗖𝗞𝗜𝗘                /  hook - wendy #002               ▎ ₁₇ . ₁₀ . ₂₀₁₉             b  a  n  c  a            (    #WAIrpg    )
    « Conosce quest'uomo? » Tre mesi in quella cazzo di isola, e ancora nessuna traccia concreta di Peter Pan, dall'ultima volta in cui l'aveva intravisto sul retro di un locale. La foto che protese dinanzi al volto del direttore della banca l'aveva scattata proprio allora - quanto era passato? Due settimane? L'idea, però, di andare di cittadino in cittadino a domandare dell'acerrimo antagonista gli era venuta solamente qualche sera prima. In veste di capo della polizia si era imbattuto nella fatina del suddetto rosso malpelo; perché non continuare su quella strada, si era detto. Dopotutto il ragazzino era stato un delinquente della peggior specie sull'isola che non c'è; era giunto il momento di ricambiare gli onori.
    Lo vide tentennare. Avvicinò ulteriormente il braccio esalando aria dal naso, pazientemente. « La guardi pure con calma » fece un cenno con il polso, invitandolo ad afferrare la fotografia. Dunque si alzò dalla comoda poltrona e si mise a ficcanasare discretamente nell'ufficio; mani congiunte dietro la schiena. " Non vorrei sbagliare ma credo... " cominciò a dire l'uomo, massaggiandosi il mento, pensieroso. Uncino tese le orecchie, attento. " Credo sia- argh, mi scusi, avanti! " Qualcuno aveva bussato alla porta e quel qualcuno si rivelò essere Wendy ( Jackie ) Darling.
Jackie Jackie e la sua famiglia vivevano a Mykonos ormai da mesi, ma la primogenita dei Dalton non si era ancora abituata all’isola e a tutto il suo splendore. Le mancava Londra. Quella sua pioggerella leggera, gli scoiattoli nei vari parchi che sgranocchiavano il cibo dato dai turisti, la moda londinese e soprattutto quella pace che si percepiva nelle vie più nascoste. Non si sentiva parte di Mykonos, infatti quel suo trasferimento lo stava vivendo come una vacanza, in realtà. Però, non denigrava per nulla quell’isola greca, anzi. Mykonos era diventata l’ambientazione del suo primo libro. Riusciva a ispirarla. La ragazza stava buttando giù alcune idee riguardo un capitolo, quando la barista di starbucks chiamò il suo nome. L’ordinazione erano due drink freddi: un Iced London Fog Tea Latte per lei e un Iced Black Tea per suo padre. A Ottobre a Mykonos faceva ancora molto caldo e siccome Jackie non aveva ancora fatto amicizia e aveva quindi molto tempo libero, a volte si recava in banca da suo padre con qualcosa di fresco. Bussò alla porta con delicatezza. « Papà, ti ho portato il... Tea... » La frase andò a scemare di tono. Suo padre non era solo, con lui c’era quello strano tizio che le aveva offerto un drink, se non errava, ad uno dei tanti locali famosi. « Che ci fai tu qui? » Rispose secca con un’espressione curiosa ma al tempo stesso seria, siccome era alquanto diffidente. Qualcosa non le quadrava. “ Tesoro! Ero sicuro di averti insegnato le buone maniere! “ La sgridò suo padre. Lei senza distogliere il suo sguardo azzurro dall’uomo sospetto, si avvicinò a suo padre per porgergli il tea. ‘’ Scusi mia figlia “ Jackie senza aprir bocca, buttò lo sguardo sulla fotografia che suo padre teneva ancora tra le dita. « Perché hai in mano una foto del ragazzo che sbaglia sempre le ordinazioni del tuo caffè? »
Benjamin Uncino la riconobbe, è chiaro. Così come l'aveva riconosciuta in quel locale, pub, ristorante... non se lo ricordava più, qualche giorno dopo essere approdato a Mykonos. Tra i due ci fu un rapido sguardo. Da parte di Jackie probabilmente fu solo il tipo di occhiata che si lancia ad un estraneo che si ritrova in un luogo dove risulta essere fuori posto. Da parte di Uncino non ci fu alcun cenno d'interessamento invece; rimase distaccato; passivo agli eventi. Assunse solo un cipiglio interrogativo, poiché pensò fosse il più adeguato in una situazione simile. Gli occhi di dosso però non glieli tolse neppure per un secondo. Invero, udendola interrompersi nel mezzo della frase rivolta al banchiere, ebbe quasi il timore che lei l'avesse riconosciuto in quanto Capitan Uncino e non solo come l'uomo che aveva tentato di offrirle un drink - con il senno di poi avrebbe fatto meglio a non tentare un avvicinamento a Wendy Darling, quel fatidico pomeriggio. Prima si sarebbe dovuto accertare che la giovane fosse legata a Peter Pan anche in quella realtà. Una Wendy senza Peter, per quanto potesse essere graziosa, si presentava pressoché inutile. « Prego? » Come temeva, la noncuranza con la quale aveva accolto il suo ingresso non era servita a farlo passare inosservato. Si ricordava di lui. Tuttavia proseguì su quella linea. Non sarebbe giovato alle sue indagini riconoscere davanti all'uomo cui stava ponendo delle domande, di aver tentato di abbordare sua figlia. Ostentò totale smarrimento, dunque. E scostandosi dalla parete vicino alla quale aveva indugiato nel mirare un piccolo dipinto, con un sorriso bonario e del tutto non colpevole, rivolgendosi al padre di lei disse: « non si preoccupi, sono cose che capitano. Temo - » ed ora ricadde nuovamente sulla rossa, con una scintilla machiavellica appena percepibile nei suoi occhi, « - temo ci sia stato un fraintendimento signorina. » Valeva a dire: mi avrai scambiato per qualcun altro oppure, avrai scambiato la mia offerta di abbeveraggio per qualcos'altro. Non era dato specificare. Uncino contò sul fatto che all'orecchie dell'uomo sarebbe risuonata più appetibile la seconda ipotesi. « È certa sia lui? Dove ordinate il caffè? »
Jackie Il suo sguardo puro si era soffermato ben poco sulla fotografia di quel ragazzo con la testa fin troppo sulle nuvole. Non le interessava e da quel poco che aveva conosciuto di lui, lo trovava terribilmente immaturo. La cosa strana era che le sembrava di conoscerlo da tempo, invece si erano solo incontrati qualche volta e solo di sfuggita. Forse, si erano scambiati solamente qualche occhiata curiosa. “Prego” mimò la voce dell’uomo solo mentalmente, senza far notare quella leggera espressione di fastidio che trapelava dal suo labbro superiore. C’era qualcosa che non la convince di quel poliziotto, era come se il suo sesto senso le dicesse di stare alla larga da lui, sebbene si sentiva in qualche strano modo, attratta da lui. Sistemò l’ordinazione sopra il tavolo, mentre riprese parola. « Non c’è nessun fraintendimento... signore! » Le sue parole erano ferme e il tono di voce pressoché basso e saccente. La gentilezza che la caratterizzava sembrava svanire nel nulla in sua presenza. “ JACKIE MOIRA DALTON “ Suo padre la riprese nuovamente, questa volta alzando la voce e utilizzando un tono molto più deciso. Jackie per la seconda volta, non rispose a suo padre e si limitò ad appoggiare la schiena al muro e incrociare le braccia sotto il seno, come se suo padre non fosse all’interno di quella stanza. Non gli dava retta. « Sicurissima. Quei capelli rossi e quel non so che di spavaldo e immaturo, la fotografia non gliela toglie. » Se lo ricordava bene poiché in quei momenti che lo guardava, se l’era studiato curiosa, cercando di capire se lo avesse visto prima di vivere a Mykonos. « Il caffè, come vede... » Lanciò un’occhiata ai contenitori di Starbucks. « Lo prendiamo da Starbucks. Ma ultimamente preferisco ordinarlo e portarlo io a mio padre, che sia caffè o tea. » Continuò, staccando il suo corpo dalla parere di pietra bianca e avvicinarsi lentamente al poliziotto che cercò di offrirle da bere tempo addietro. « Come le ho già detto sbaglia le ordinazioni. E se sbaglia spesso delle semplice ordinazioni di caffè significa automaticamente che quel ragazzo è inaffidabile e incompetente. » Suo padre sbuffò in totale disperazione per il comportamento a tratti maleducato della figlia. Jackie si stava comportando così solo a causa della sua diffidenza e quella sensazione strana che percepiva in presenza di quell’uomo. “Jackie? Cosa ti prende? “ « Niente! » Rispose secca senza abbassare lo sguardo. « Non si è identificato e non ha mostrato il distintivo, come possiamo essere certi che lei... » Lo squadrò. « Non faccia solo finta di essere delle forze dell’ordine, e che questa sia tutta una messa in scena? Cosa ha fatto questo ragazzo? »
Benjamin Divertito da quel botta e risposta padre-figlia, Uncino rise sotto i baffi. Riuscendo, al contempo, a simulare sussiegosa comprensione. « Non c’è problema, davvero » ripeté all’uomo, volendo tranquillizzarlo sulla sua totale indifferenza all’astio che la figlia serbava nei suoi confronti. Ignorò lei totalmente, invece; con il proposito ulteriore di farle intendere quanto poco contasse quella questione, in quel momento. Fortunatamente si degnò di rispondere a ciò che più gli premeva. Burbero, quasi digrignò i denti alla descrizione della sua spavalderia; Jackie era stata in grado, con quelle parole, di far comparire nella sua mente - ma in verità gli parve quasi di avercelo davanti - l’immagine del ghigno maledetto che sfoderava ogni qual volta si ritrovavano a scontrarsi. « Ottimo, vi ringrazio per l’aiuto » sorvolò sul fatto che avesse lasciato intendere fosse manchevole di spirito d’osservazione; i bicchieri di Starbucks li aveva notati. Chiunque l’avrebbe fatto. Ignorarla, dunque, gli parve fosse il miglior modo di contrattaccare. Inoltre, aveva un certo qual che di stuzzicante, fingere che una persona non esistesse. Uncino l’aveva sempre pensato. Indi per cui, con una stretta di mano, si congedò degnamente solo dall’uomo; riprendendo ed intascando la fotografia, nella tasca posteriore dei suoi jeans. « Arrivederci. » Appropinquandosi verso la porta, guardò lei, finché non fu obbligato a lasciarlo scivolare via sul resto della stanza da lui percorsa in pochi passi. Ma giunto davanti alla porta, ecco un altro attacco. Sperò d’avvero fosse l’ultimo. Si era dimostrata di una perspicacia fuori dal comune, con quella accusa. Peccato che nessuno, eccetto Uncino, l’avrebbe potuto confermare. « Ha ragione » bloccò il tentativo dell’uomo, rosso di rabbia e vergogna, di difenderlo, in un cenno della mano - che lasciò ferma a mezz’aria finché non lo vide richiudere la bocca. « A lei non l’ho mostrato; fa bene a non fidarsi. Di questi tempi non si sa mai chi si ha davanti » e lo tirò fuori dalla giacca. 
« Benjamin Ward, nuovo capo del dipartimento di polizia. » « Per quanto riguarda il ragazzo: sono informazioni riservate, legate ad un indagine, di cui non posso far parola. Siamo a posto? »
Jackie Per quanto a Jackie non le andasse a genio quell’uomo a parer suo, farabutto e impostore, il suo non darle retta e non degnarla di un saluto come invece fece con suo padre, la infastidì parecchio. Incrociò la braccia sotto i seni mentre l’espressione solitamente genuina e dolce si trasformava in offesa. Era stata lei dopotutto a rivelargli le risposte delle domande che aveva posto. Lei, non suo padre. « Il rispetto dovrei avercelo solo io papà? Quest’uomo non si è degnato di salutarmi con una stretta di mano come con te. Secondo te lo fa perché sono una ragazza ed è quindi maschilista oppure perché il mio modo di fare la infastidisce? » Si era rivolta a suo padre al limite dell’esasperazione e rosso in volto, ma i suoi occhi azzurri erano ancora riposti impavidi, verso quel tipo. Aveva parlato a voce alta proprio per infastidirlo. Prima Jackie lo aveva accusato e poi gli rivolse nuovamente la parola poiché qualcosa in lei, non voleva porte fine alla conversazione. Altro che uno stupido arrivederci già all’altezza della porta. Cocciuta e diffidente ma al tempo stesso curiosa e determinata, si avvicinò ancora più vicino all’uomo che finalmente si presentò. Con sguardo indagatore prima di allungare la mano verso il distintivo lucente e accarezzarlo in modo delicato con le sue dite morbide, si soffermò sul suo viso, sul suo sguardo, per notare qualche cenno di cedimento. Una bugia. Ma l’unica cosa che percepì avvicinandosi e sfiorargli la mano che teneva la prova di chi era stretta tra le dita mascoline, era una sensazione strana alla stomaco. Secondo Jackie era per il ricordo di lui che le offrì un cocktail. « Molto bene. » Disse lasciando il dito indice sopra il distintivo. « Ora so chi è lo sconosciuto che mi ha offerto da bere... » Sussurrò così piano che suo padre non riuscì a sentire neppure il fiato della figlia. « Saremo a posto solo quando avrà intenzione di offrirmi ancora qualcosa da bere... oppure è rimasto deluso dalla mia personalità? Scommetto che quel giorno sperava in qualche oca superficiale che accettasse il primo cocktail offerto da un bell’uomo... » Non avrebbe mai detto o fatto qualcosa del genere a Londra. Ma Jackie oltre ad essere diffidente era anche curiosa e la questione della foto non gliela raccontava giusta. Jackie non era suo padre, e qualcosa le diceva che il poliziotto Benjamin Ward lo aveva capito.
Benjamin Ancora una volta, esimersi dal ridere gutturalmente, da pirata vile e disonesto quale era: fu difficile, quando lei lo scrutò con la convinzione di poter strappargli la verità dal volto.  Tenne lo sguardo senza difficoltà. Ragazzina era a Wonderland, e ragazzina rimaneva qui, nell’ufficio del padre. Uomo che entrambi stavano completamente estromettendo da quella sfida di sguardi; da quella conversazione silenziosa senza capo ne coda, in cui tutto ciò che a Uncino premeva trasmettere, era trasparenza e, al contempo, supremazia. Perché l’avrebbe avuta, questa volta; avrebbe avuto la sua rivincita.
Non ci volle molto comunque, prima che il direttore della banca riacquisisse un minimo di rilevanza. Gli occhi di un Benjamin Ward totalmente spiazzato, saettarono su di lui, alle parole bisbigliate da Jackie. Verificò che non avesse sentito, e che, soprattutto, non si stesse facendo strane idee sul bisbigliare della figlia. Annuì in sua direzione, tirando un sorriso tutto labbra. Accaldato. Suole delle scarpe ben piantate a terra, meccanicamente avanzò verso quest’ultimo. Tolse di mezzo la ragazza sospingendola gentilmente per un fianco; trattenendo, tra due dita, il tessuto leggero della maglietta, che, suo malgrado, dovette lasciar scivolare via.
« Mi suggeriva di lasciarle il mio biglietto da visita » apostrofò, inventando tutto di sana pianta. Tirò fuori - non si capì da dove, per la rapidità - il rettangolino di carta e lo adagiò sulla scrivania. « È preoccupata e non posso darle torto. Lavorare in banca... per qualsiasi cosa conti pure su di me. Sono a disposizione - di nuovo, è stato un piacere. »  Sarebbe letteralmente volato via, ora: e lo fece. Benché ringalluzzito dal non aver giocato male le sue carte, si stava facendo imbarazzante.  « Lei deve uscire? » porta tenuta aperta con un gomito, mentre si preparava ad indossare gli occhiali da sole, si capiva stesse andando di fretta. Ancora non le aveva risposto: sperava di poterlo fare fuori. 
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carapiccolanimue · 6 years ago
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Non potrei sopportare che a Moira si spezzasse il cuore sapendo che non può tenerti con sé.
Wendy, Hook Capitano Uncino
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zillyeah · 2 years ago
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Peter Pan - James Matthew Barrie
Peter Pan – James Matthew Barrie
Con la fine delle vacanze sono andato nell’isola che non c’è con questo bambino di nome Peter Pan, che è molto amato lì in questo luogo fantastico magico dai bambini e non solo, eppure questo Peter Pan è pieno di contraddizioni che mi ci rivedo pure io a 48 anni, no no guai Peter Pan, tu sarai sempre un bambino, ma seguendo le tue storie le tue avventure e anche le tue emozioni c’è tanta…
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baciaminelloscurita-blog · 6 years ago
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Vuoi volare con me? Come Peter Pan
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my-always-is-you · 7 years ago
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-pintarest
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giovannirosignoli · 5 years ago
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#vivere #avventura #meravigliosa #hook #hookcapitanuncino #uncino #peterpan #wendy #robinwilliams (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/CAPZT54I2MG/?igshid=1tb329s25p43r
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my-camilla-stuff · 3 years ago
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Lo sai cosa vorrei? Vorrei essere felice. Vorrei esserlo tanto quanto lo sono con te. Ma non so neanche se questa sia una felicità giusta. Quella che fa bene al mio cuore. La felicità giusta L ho vista oggi. Negli occhi di un bimbo di 8 anni, mentre scartava i suoi regali. Ogni pacchetto che apriva , era un buon trampolino di lancio per continuare a fantasticare. Gli occhi brillavano. Tutti intorno a lui cercavano di far rimanere impresso quel momento che già non esisteva più. Tra i tanti regali c’era uno in particolare che ha catturato la mia attenzione: un telescopio. Quel bambino era sicuramente un appassionato di pianeti e stelle. E in quel bambino ho rivisto la me di tanti compleanni fa. Era la stessa bambina curiosa. Aveva voglia di scoprire, inventare, fare. Aveva voglia di salire su una navicella e arrivare sulla luna. Poi vedere tutti gli altri pianeti. Mentre osservava la terra e capiva quanta piccola potesse essere. Mentre ascoltava quel silenzio li. Ma anche l’armonia perfetta che la circondava. Volevo continuare ad essere quella bambina. Purtroppo ho dovuto fare i conti con il tempo e la sua irreversibilità. Ora sono grande. Non posso più basare la mia vita sui sogni. Ho dovuto abbandonare l’isola che non c’è tanti anni fa. Come Wendy. Ho dovuto abbandonare Peter Pan e i bambini sperduti. Capitan Uncino e Spugna. Dovevo farlo. Spero però che un giorno, possa anche io ritornare ad abbracciare e rivivere quei momenti li. Per ora mi basta guardare quel bambino. Sta sorridendo. Spero lo faccia sempre.
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holly-s-cinema · 5 years ago
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Cine News della settimana #2
HALLE BERRY - L’attrice costretta a rinunciare ad un ruolo da transgender dopo furiose contestazioni. 
BRAD PITT tornerà sul grande schermo con il thriller Bullet Train tratto da un romanzo giapponese ancora inedito in Italia.
TRON 3 - Il film si farà! Fonti attendibili affermano che il protagonista dell’attesissimo sequel di Tron Legacy sarà Jared Leto. 
PETER PAN & WENDY - Jude Law interpreterà Capitan Uncino nella nuova versione live action della Disney. 
PAOLO SORRENTINO - Il suo nuovo film sarà prodotto e distribuito da Netflix. 
THE WOLFMAN - Leigh Whannell (”L’uomo invisibile”) dirigerà Ryan Gosling nella nuova versione di The Wolfman. Il film sarà prodotto dalla Universal. 
MALCOM & MARIE - Zendaya ha girato un film durante il lockdown con John David Washington. 
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ceravolo · 5 years ago
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UNA LETTERA A PETER PAN
Caro Peter,
ti scrivo perché voglio condividere con te il mio pensiero.
Il mio rammarico sincero verso quei pensieri felici che, seppur frugando nella mia testa, non trovo più.
Io e te ci somigliano molto e, se mi permetto di scriverti, è perché sono sicuro che tu riuscirai a capirmi.
Ho volato tante volte fino alla seconda stella a destra e, voltando con una piroetta a mezz'aria, ho sfrecciano nel firmamento fino al mattino.
Ho vissuto l'isola che non c'è miliardi di volte e, ogni volta, ho avuto la sensazione che la vita vera fosse lì, tra i sogni e la libertà, invece che qui tra doveri e responsabilità.
Caro Peter, ricordo quei giorni di giochi e di spensieratezza con amorevole nostalgia e, ancor più, ricordo le battaglie con i pirati al fine di rubar loro il rhum, per condividerlo tra di noi accanto ad un fuoco.
Ti scrivo, amico mio, perché trovo più semplice esternare i miei sentimenti a te che affrontare me stesso attraverso il riflesso di uno specchio.
Lo sai meglio di me che, quando si incrocia il proprio sguardo, spesso non si trovano le parole e si finisce per mentirsi.
Quante volte mi hanno detto che ero immaturo, che arrivare ai trent'anni e vivere di sogni mi avrebbe reso solo. Quante volte mi hanno detto che, per essere maturo, avrei dovuto pensare al lavoro, a creare una famiglia e a sfornare uno o due bimbi.
Quante volte ho sopportato in silenzio questi discorsi, facendo finta di dar loro ragione per concludere il discorso senza sentire lezioni di vita?
La verità, Peter, è che io non sono mai stato portato per essere regolare, ma questo tu lo sai.
Non riesco a reggere l'idea di essere vincolato a desiderare una vita come quella che ci vogliono imporre.
Io voglio scegliere. Voglio scegliere per me stesso come Wendy, prima di me, ha scelto per sé stessa.
Lei ha voluto uniformarsi, reputando presto stupido vivere di sogni ma, in cuor suo, sperando di poter tornare a piacimento indietro.
Io voglio fare la scelta opposta e sognare.
Vivere dietro i miei sogni, creare progetti magnifici ed apparentemente impossibili e lottare contro tutti quei pirati che bisbigliano alle mie orecchie che non ce la farò.
Io ce la farò, Peter.
Tu mi hai insegnato che, se voglio intensamente qualcosa, impegnandomi, posso averla.
Magari non subito, magari dopo mille tentativi sbagliati ma, con determinazione e costanza, posso raggiungere tutti i miei traguardi.
Ti ricordi quando mi insegnasti a volare, Peter?
Quante cadute. Quante risate ti sei fatto mentre io precipitavo rovinosamente a terra, incapace di sollevarmi in aria come te.
Eppure, a quei tempi, avevo tantissimi pensieri felici... Ma non ci riuscivo proprio.
Hai dovuto mentirmi, con il supporto di Trilly, facendomi credere che la polvere di fata mi avrebbe fatto volare.
Ed io ci ho creduto. Ci ho creduto così tanto che, con stupore, mi sono sollevato in aria e ti ho seguito, per la prima volta, all'Isola Che Non C'è.
Ho capito solo allora che non esisteva la polvere di fata e che, credendoci davvero, ero riuscito a realizzare l'irrealizzabile.
Peter, amico mio, leggendo questa lettera, forse, riderai di me assieme ai Bambini Sperduti.
Sarò l'ennesimo caso di essere umano che ripone i suoi sogni in un cassetto per vivere quella vita che altri hanno programmato e che definiscono normale.
Lavoro, famiglia, figli, tasse e doveri.
Lavoro, famiglia, figli, tasse e doveri.
Lavoro, famiglia, figli, tasse e doveri.
Sarò un altro amico che la vita reale ti avrà allontanato perché, in questa società, nessuno ha più tempo per sé stessi.
Sarò una brutta copia di Wendy che ti ha promesso di esserti sempre fedele ma che, alla fine, si troverà incastrato nella vita regolare per essere reputato una persona matura.
Si, perché i pirati hanno bandito il tuo nome, qui.
Anzi, hanno associato il tuo nome a un disturbo della personalità come se, essere dei sognatori e sentirsi eternamente bambini capaci di meravigliarsi e giocare con il mondo, con i giorni a nostra disposizione, fosse stupido e immaturo.
Esatto, Peter.
Oggi, per essere maturi, bisogna essere grigi, spenti e programmabili.
Oggi, per essere adulti, bisogna ostentare comprando quanti più oggetti costosi possibili, dimenticandoci pure di donare un abbraccio alle persone che vogliamo bene.
Qui ormai non si vive per godersi i giorni a nostra disposizione ma si vive per lavorare, adempiere a quei doveri da Grande e preferibilmente dimenticare ogni altra cosa che esuli dai canoni.
Qui, quelli che una volta erano Bimbi Sperduti, ora sono schiavi dei Pirati che li sfruttano. E ringraziano pure, di poter essere sfruttati.
Qui le sirene non cantano più, gli indiani non fanno festa ed la gente venera il grosso Uncino che, per tanti anni, abbiamo combattuto con fatica, ma sempre con il sorriso.
Il Capitano, con i suoi lunghi baffi e il suo fisico snello, ha conquistato il mondo ed il tempo, che a lui ha sempre terrorizzato, ora è la sua arma prediletta per mantenere il dominio assoluto sulla gente.
Metà della giornata la si vive a lavoro, l'altra metà a sopravvivere con il poco che ci danno.
Peter, amico mio, se tu vedessi i volti della gente scapperesti a gambe levate per non fare più ritorno.
Ecco, io vorrei poterlo fare ma non ho più pensieri felici.
Li ho smarriti durante questi ultimi anni di schiavitù e, qualche pirata che li ha trovati, me li ha confiscati.
Sento il peso dell'esistenza schiacciarmi a terra e, ogni giorno che passa, dimentico sempre più cosa sia la vera felicità.
Eppure io non sono mai stato per una vita regolare, e lo sai.
Lo sai molto bene.
Siamo simili io e te, Peter, dunque se leggi questa lettera, ti prego: vieni a prendermi e fammi tornare, con te, sulla tua Isola.
Ne ho bisogno.
Non voglio diventare un grigio Pirata pure io.
Vorrei vedere il mondo a colori e meravigliarmi con le luci calde dell'alba.
Vorrei volare sopra i tetti delle città e toccare con mano la Luna.
Vorrei... Anzi no, voglio.
Si, me lo ricordo il tuo insegnamento.
Voglio vivere di sogni. Voglio sfruttare il tempo a mia disposizione senza dover diventare un vecchio pieno di rimpianti.
Voglio essere me stesso e fare ciò che mi fa stare bene senza preoccuparmi se, agli occhi degli altri, io sia immaturo.
Ecco, l'ho detto.
Voglio essere ancora come te, Peter.
Perché io sono questo.
E se per gli altri io soffro di quella sindrome che prende il tuo nome, poco mi importa.
Nessuno mi può giudicare se io non voglio dare peso alle loro parole.
La vita è la mia, Peter, soli ora che ti scrivo me ne sto rendendo conto di nuovo.
Non ho più pensieri felici da qualche tempo ma, adesso, in questa lettera che scrivo a te ma dedico a me stesso, ho ritrovato la consapevolezza che io non voglio diventare un pirata.
Sento la tua voce riecheggiarmi in testa.
"Ripetilo".
Non voglio diventare un pirata.
"Ancora".
Non voglio diventare un pirata.
"più forte".
NON VOGLIO DIVENTARE UN PIRATA.
Peter! Peter!
Sto volando...
Io... Io... Sto volando.
Sto volando di nuovo, Peter.
Ho le lacrime agli occhi mentre ti scrivo, sono così emozionato che ancora non ci credo.
Sto volando, di nuovo.
Sto volando perché l'ho voluto davvero.
Mi dispiace per quelli che giudicheranno la mia vita e per quelli che deluderò, ma non mi importa nulla.
Non sono fatto per una vita regolare, Peter, dunque aspettami: apro la finestra e arrivo.
Seconda stella a destra, questo è il cammino.
Poi via: dritti fino al mattino.
Sto arrivando, Peter.
Ora so cosa voglio: io voglio vivere.Awen Soul
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teaofjefferson · 5 years ago
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Allora mal capitati benvenuti al the delle cinque ( non sono esattamente le cinque)
Ho iniziato da poco la terza serie di OUAT, quindi faremo il commentary della seconda
Anche qui ci sono spoiler
Iniziamo con il mio preferito, Jefferson, si allea con Tremotino e il dottor Frankenstein per vendicarsi di Regina e spezzarle il cuore definitivamente. E ci credo che Jefferson vuole vendicarsi dopo essere stato ingannato e costretto a rimanere nel Paese delle Meraviglie (che lui odia) per colpa di Regina.
La gang non si infama
(Fanart presa da Pinterest quindi se il creatore della fan art volesse essere taggato per favore commenti)
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E vorrei anche sapere la ricetta del the che fa Jefferson. LA VOGLIO. La userei per i miei scopi malvagi (tipo rapire Jefferson)
Passiamo al Dottor Frankenstein visto come un mostro da suo padre perché ha cercato di riportare in vita suo fratello, ci è anche riuscito, e sì vorrei sapere di più su di lui
Emma aiuta Regina a liberarsi da una specie di dissennatore, creando un portale e facendolo cadere lì dentro. Sfortunatamente Emma e Biancaneve cadono nel portale, vengono trovate da Mulan e Aurora che inizialmente le imprigionano insieme a Cora, perché Mulan è convinta che siano state loro a portare quella specie di dissennatore che ha marchiato Filippo (probabilmente Mulan possiede delle capacità divinatorie di cui non siamo al corrente). Dopo essere uscite di prigione cercano un modo per ritornare a Storybrooke, quindi si dirigono verso il Castello di Biancaneve accompagnati da Lancillotto. In realtà Lancillotto si rivela Cora che li ostacola nell'arrivare alla teca, che viene bruciata da Emma per evitare che venga utilizzata da Cora. Trovano un'altro modo per tornare a Storybrooke, trovare una bussola che si trova sopra la pianta di fagioli. Emma viene aiutata da Uncino a scalarla, ma viene brutalmente incatenato nella stanza dei tesori del gigante (ma come si fa ad abbandonare Uncino?)
Quando stanno per andarsene arriva Cora che vuole rubargli la possibilità di ritornare a Storybrooke. Dopo una lunga lotta con Cora strappa cuori e Uncino riescono ad entrare nel portale per prime aiutate dalla Magia (questa è la prova che il tedesco fa male) da Tremotino e Regina
Praticamente potrei riassumere le prime due serie in una frase "io lo faccio per Henry"
Aurora in questa serie serve soltanto a mettere in contatto Emma con Henry, perché chi è stato colpito dal sortilegio del sonno è imprigionato in una stanza rossa ricoperta di fiamme.
E anche in questa serie abbiamo modo di shippare Biancaneve e il Principe azzurro. Soprattutto nelle scene in cui il Principe azzurro viene colpito dal sortilegio del sonno, solo per mettersi in contatto con Biancaneve
Regina inizia a starmi più simpatica di Emma perché alla fine effettivamente cambia per Henry. Ma prima arriva sua madre, Cora, (anche lei vista recentemente a scuola, come supplente) che le fa cambiare completamente idea portandola verso la cattiva strada. Anche se ce l'ha con Tremotino,quindi quando Belle perde la memoria Regina le fa riacquistare i ricordi,ma non i suoi, e fa diventare Belle una bad girl
Tremotino cerca in tutti i modi di riconquistare Belle facendo il gentile fallendo miseramente, quando gli è bastato pestare uno davanti agli occhi di Belle per riconquistarla. Tremotino in questa stagione ha una missione quella di ritrovare suo figlio Bellfire e ostacolato in tutti i modi da Uncino, tanto da trafiggerlo con il suo uncino intinto nel veleno fatto da sé. Quindi è costretto a tornare a Storybrooke il più velocemente possibile, al di sopra della Jolly Roger. Per curarsi non usa la sua magia ma convince Biancaneve a fare una brutta cosa
Bellefire è il figlio di Tremotino, e si scopre anche essere il padre di Henry (ed io sono ancora profondamente scioccata). Cerca in tutti i modi di evitare il padre, dopo che l'ha abbandonato preferendo la magia a lui. Dopo essere caduto in un portale si trova a Londra con Wendy, e si sacrifica al posto di uno dei suoi fratelli per farsi portare all'Isola che non c'è (che è molto diversa da quello che raccontano). Lì incontra Uncino che gli insegna a navigare. Ora Bellefire ha una ragazza che finge di non credere alla magia delle fiabe e in realtà si scoprirà che lavora per Peter Pan insieme ad Owen (Mannaggia a questa tipa che non ho nemmeno voglia di cercare il suo nome, perché ha fatto altri danni)
La ragazza di Bellefire e Owen addirittura torturano Regina perché il loro obiettivo e distruggere la magia. E sempre per colpa della Ragazza di Bellefire Storybrooke sta per essere distrutta, uccide Pinocchio e spara a Bellfire facendolo cadere in un portale.
Tutti credono che Bellefire sia morto, ma io mi chiedo perché crederlo quando Emma e Biancaneve sono finite nella Foresta Incantata? Anche lui può essere finito lì (infatti è lì) e quindi trovato da qualcuno e curato
Pinocchio è diventato completamente di legno e vorrebbe ritornare come prima, ma ha quasi perso le speranze. Quando incontra la ragazza di Bellefire lei le racconta i suoi piani malvagi e le propone un affare. Lei le darà una pozione per ritornare umano (che si trova a New York)e lui non dovrà dire niente di quello che sta facendo. Ovviamente Pinocchio non fa una sola cosa di quello che gli viene detto dalla ragazza di Bellefire e cerca in tutti i modi di contattare Emma, ma muore prima. Arriva la fata turchina che lo trasforma di nuovo in un bambino e dimentica tutto quello che è successo prima, come se avesse ricominciato da capo (PERCHÉ?! Io rivoglio indietro August da grande)
Uncino è un doppiogiochista ma alla fine si rivela bravo e simpatico e non puoi fare a meno di shipparlo con Emma già dalla 2/3 stagione (altro che Swanfire). Uncino ha un motivo per voler uccidere Tremotino. La moglie di Tremotino di sua volontà era andata da Uncino, perché era curiosa di scoprire nuovi posti. I due si sono innamorati tenendolo nascosto a Tremotino. Quando Tremotino l'ha scoperto era già il Signore Oscuro, e si arrabbiò molto, tanto che per far capire ad Uncino come si sentiva, non solo gli taglia la mano, ma strappò il cuore alla sua ex-moglie uccidendola.
Biancaneve si fa convincere da Tremotino ad usare la candela magica per riportarlo in vita. La stessa che non aveva usato per sua madre (è davvero triste la morte di sua madre, praticamente è come se ti strappassero il cuore, guardando quell'episodio mi sono sentita vuota)
La magia di questa candela consiste nel sacrificare una vita al posto di un'altra. In questo caso Biancaneve maledice il cuore di Cora e convince Regina a metterglielo di nuovo nel suo corpo. Dopo questo evento il cuore di Biancaneve comincia ad annerirsi.
Cora sarà anche cattiva ma alla sua morte ti dispiace per Regina, perché ci rimane malissimo
Detto questo possiamo parlare di Cora.
Cora è la figlia del mugnaio. Un giorno visto che suo padre è uno svogliato va lei stessa a consegnare la farina. Una nobile (Eva la mamma di Biancaneve) la fa inciampare e tutta la farina cade per terra e visto che ha rovinato le sue scarpette per quel giorno non le daranno nemmeno la paga, costringendola ad inchinarsi. Riesce ad infiltrarsi ad un ballo in maschera a corte, ma viene subito scoperta dal re. Lei per non essere uccisa trova una scusa "so fare diventare la paglia in oro". Così la notte stessa fa un patto con Tremotino che le insegna a trasformare la paglia in oro. Sposa il principe e dalla loro unione nasce Regina.
Io Cora non potrò mai perdonarla per un motivo. Quando Biancaneve e il principe azzurro devono trovare per primi il pugnale di Tremotino Cora e Regina arrivano nello stesso momento. Cora minaccia Biancaneve che se non le cede il pugnale lei ucciderà una sua amica (che era una serva del castello a cui era molto legata). Anche se le cede il pugnale Cora scaraventa fuori dalla finestra l'amica di Biancaneve...
Poi voglio capire come ha fatto la mamma di Biancaneve a cambiare da così a così. Prima si credeva superiore a tutti, tanto da chiamare Cora "plebea", quando è un po' più grande con Biancaneve è la persona più buona sulla faccia della terra. Ed è la stessa cosa per Biancaneve perché anche lei quando era una bambina aveva lo stesso comportamento della madre
Partiamo di Emma che si lamenta dell'ottimismo dei suoi genitori, perché secondo lei è eccessivo e in teoria dovrebbe essere una cosa buona essere ottimisti
Poi non ha neanche perdonato i suoi genitori per averla abbandonata (anche se su questo potrebbe avere ragione) ma come fai a non perdonarli quando sono così carini insieme, e Biancaneve ti segue a ruota nel portale, che ti potrebbe portare in qualsiasi posto, perché non vuole lasciarti di nuovo da sola?
E adesso
Un minuto di silenzio per i miei personaggi preferiti che non spunteranno mai più nella serie
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continuo-schianto · 8 years ago
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Peter, tu davvero non sai chi sei? Hook - Capitan Uncino (1991) Regia: Steven Spielberg
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pangeanews · 5 years ago
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Nel lato oscuro di Peter Pan. I manoscritti di J. M. Barrie e una lettera da Antartide
Nel nome è tutto. Peter è Pietro, la pietra su cui fondare un regno di sogni, l’uomo che possiede le chiavi della terra di nessuno, della contea del mai, Never Land. Pan è il figlio di Ermes, il demonio dei boschi, l’etica della foga. Peter Pan è il bimbo eterno che non ha ombra – è pura luce o puro inganno – e come le divinità non puoi sfiorarlo, “Nessuno mai deve toccarmi”, dice, in una delle sue prime battute, il bimbo eterno, a Wendy. Peter Pan non immagina, vive nel proprio immaginario fino alla lacerazione di ogni cronologia: Peter Pan non ricorda, dimentica, brucia (“Buffo che tu abbia dimenticato i ragazzi perduti. E perfino Capitan Uncino”, lo rimprovera con delizia Wendy). Nel suo perpetuo presente, bianco, la ripetizione è una novità e niente è innocuo.
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L’anniversario non è rotondo – 115 anni dalla prima rappresentazione di Peter Pan: the Boy Who Wouldn’t Grow Up, era il 27 dicembre – però ogni pretesto è valido per omaggiare la creatura di J.M. Barrie, capace, con potenza mitica rarissima – ne ricordo altri due, bambini uguali&diversi, in quel giro di anni: l’Alice del reverendissimo Carroll e il Mowgli dell’inquieto Kipling – di sfuggire dal proprio creatore per diventare noto a tutti, spaziando nel tutto (pan, appunto). Per la cura di Jessica Nelson, infatti, in formato elegantissimo – direi, ‘natalizio’ – SP Books (sottopancia: publisher of manuscrits) pubblica il manoscritto – appunto – di Peter Pan & Wendy, la versione romanzata, del 1911, dell’originario testo teatrale.
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La scansione esatta è questa. Nel 1885 Barrie, scozzese, sbarca a Londra. È un poverello, si paga il primo romanzo (Better Dead, 1887), fa amicizia con George Meredith, che lo foraggia, e con Robert Louis Stevenson, che lo incoraggia dalle Samoa. Il matrimonio con Mary Ansell, attrice che gode nel cornificarlo, è un netto disastro: ma è proprio al culmine del precipizio che Barrie, portando a passeggio il cane a Kensington Park – la storia è volgarizzata in Neverland, 2004, con Johnny Depp nel ruolo di JM e Kate Winslet in quello della fascinosa Sylvia Llewelyn Davies – incontra i Davies. Per loro, rivivendo la propria infanzia, Barrie inventa Peter Pan, che prima appare in The Little White Bird (1902), poi esplode nel testo teatrale del 1904, segue una avventura preliminare nel 1906 (Peter Pan in Kensington Gardens), infine evolve in romanzo nel 1911. Nel tempo perso, Barrie gioca a cricket e fonda una squadra dilettantistica, gli “Allahakbarries”, nelle cui fila hanno militato, in quella Never Land della letteratura, H.G. Wells, Kipling, Conan Doyle, Jerome K. Jerome, Chesterton, P.G. Wodehouse, mica male.
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Il bello del manoscritto pubblicato è che possiamo osservare i patimenti e i pentimenti operati da Barrie. In questo modo è ancora più evidente ciò che è chiaro da mo’, cioè che Peter Pan non è il bambino felice che piroetta nel cielo disneyano. Peter è un dio selvaggio, un dio pericoloso. “Il manoscritto dimostra che nell’edizione del 1911 Barrie attenua alcuni caratteri scontrosi di Peter Pan. Ad esempio, cancella la descrizione dell’eroe come di ‘un ragazzo elfo’ che parla ‘con aria di sfida… più sprezzante che mai’”, ha detto la curatrice del fatal tomo al Guardian. “Dai testi manoscritti appare una creatura più oscura, disumana, direi più cattiva… Barrie non aveva paura di frequentare i luoghi oscuri dell’uomo: nel suo libro ci dice che i bambini possono essere feroci”.
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Sembra qui – nella ferocia – il punto di giunzione tra Peter Pan e i bambini perduti nella selvaggia Never Land di William Golding, descritti ne Il Signore delle Mosche. I bambini, privi di legacci sociali e di legami parentali, naufraghi su un’isola, costruiscono un mondo orientato alla ferocia, desunto dalla sopraffazione (“Ai maiali si taglia la gola per farne uscire il sangue, disse Jack. Sapevano benissimo perché non avevano colpito la bestia: per quell’enormità del coltello che scendeva a immergersi nella carne viva, per quella cosa insopportabile, quel sangue… Sfoderò il coltello d’un colpo e lo conficcò in un tronco d’albero. Un’altra volta, niente pietà”). Golding ribalta la concezione di Robinson Crusoe – l’uomo non è connaturato al buon senso, tenta di ornare il caos di vizi – e riempie la sua isola di famelici Peter Pan.
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Nel testo teatrale del 1904, in effetti – cito dall’edizione Feltrinelli 1992, con bella introduzione di Francesco M. Cataluccio –, i rapporti, pur velati dal magico, sono cruenti. Peter Pan scappa di casa “perché ho sentito papà e mamma parlare di quello che sarei dovuto diventare quando fossi stato uomo”; d’altronde, la madre non lo ha voluto indietro (“mia madre mi aveva completamente dimenticato”), e i “ragazzi perduti… sono i bambini che cadono dalla carrozzina mentre la governante sta guardando da un’altra parte” e che “nessuno più reclama”. Il mondo degli uomini è retto e corrotto dal denaro (“Tutto quello che ricordo di mia madre è che diceva spesso a papà: ‘Oh, come vorrei avere un libretto degli assegni tutto mio’”), quello di Peter dalla ferocia di dimenticare tutto, di slegarsi da tutti.
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La ‘Lilly Library Digital Collections’ della Indiana University custodisce “il manoscritto originale autografo di Peter Pan” che comprende “correzioni, variazioni e le illustrazioni di Barrie”. Il testo è digitalizzato quindi potete togliervi lo sfizio di sfogliarlo: la scrittura di Barrie è microscopica, come una civiltà di insetti. Le indicazioni cartografiche per l’Isola Che Non C’è sono tutte lì.
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Secondo Diogene Laerzio, alla compagnia degli efesini, che gli chiedono di redigere per loro la costituzione, Eraclito preferisce quella dei bambini, giocando con loro a dadi, all’ombra del tempio di Artemide. I bambini, nel racconto morale, sono fuori legge, sotto egida del caos (i dadi), per questo prossimi al sacro. Per questo Gesù vuole i bambini a sé (“chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli”, Mt 18, 4), perché vivono l’insolito, oltre il fango della legge: a patto che non si confonda il bambino con il pio inetto (“divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino”, 1 Cor 13, 11).
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La biografia di Barrie ghiaccia. Ultimo di dieci figli, si fa obbligo di consolare la madre dopo la morte del prediletto, David. A volte lo imita – morì, quattordicenne, pattinando sul ghiaccio – indossando i suoi vestiti, per estorcere un sorriso alla madre in verticale depressione. Segue il matrimonio bianco, presto defunto e il rapporto, ai limiti dello stralunato, con i figli di Sylvia e Arthur Davies, che di fatto saranno suoi dopo la morte dei genitori – nel 1907 il padre e tre anni dopo la madre. La sfortuna mina la vita dei Davies, che hanno ispirato Peter Pan. “George, ammazzato, nel 1915, sul fronte francese; Michael, scopertosi omosessuale, si uccide gettandosi in un lago ghiacciato, nel 1921, con l’amico del cuore; Peter, che aveva fatto l’editore e pubblicato alcuni libri su Barrie, si buttò, nel 1960, sotto il treno della metropolitana, nella stazione di Sloane Square, pochi mesi dopo la morte del fratello Jack” (Cataluccio). Barrie morì in giugno, nel 1937. In tasca, custodiva un cimelio: la lettera che Robert Falcon Scott gli aveva scritto poco prima di morire, tra i ghiacci, nel 1912. Erano amici, Barrie aveva da poco pubblicato il romanzo di Peter Pan, Scott gli affidava la cura del figlio, di cui JM era padrino, che si chiamava Peter, pure lui. Antartide, forse, agli occhi di entrambi, era una specie di Never Land. (d.b.)
*In copertina: Maude Adams, il primo Peter Pan a teatro, nel dicembre del 1904
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lovepassionsposts · 6 years ago
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Caro Peter Pan,
Voglio dirti tutto quello che sento.
Ricordo quando quel pomeriggio di giugno sei arrivato a casa mia per cercare la tua ombra e mi hai insegnato a volare.Abbiamo volato per mesi, abbiamo cantato per mesi, abbiamo suonato, abbiamo ballato, abbiamo giocato, abbiamo corso, abbiamo litigato, abbiamo riso, abbiamo fatto cazzate, abbiamo pianto, abbiamo sofferto, abbiamo lottato, abbiamo vinto. Siamo arrivati sull'isola che non c'è, ho conosciuto i tuoi bimbi sperduti, ho litigato con la nostra Trilli, ho volato in lungo e in largo per tutta l'isola, per i monti, per i palazzi, per le città, per i paesi. Ci siamo scambiati abbracci e baci, abbiamo passato pomeriggi abbracciati nel nostro rifugio, le tue mani sui miei fianchi mentre camminando esploravamo l'isola,i tuoi sguardi se un pellerossa mi guardava troppo. Poi abbiamo suonato il tuo strumento fino alla noia e io cantavo, cantavo quelle canzoni che tanto ti piacevano mentre mi poggiavo sulla tua spalla. E poi abbiamo volato ancora, abbiamo riso tanto, ci siamo voluti bene tanto, tantissimo. Ne abbiamo passate di tutti i colori in quell'isola, i bimbi sperduti che mi chiamavano, tu che ti arrabbiavi, io che ti prendevo in giro. Dopo mesi di volo, spensieratezza e lotte e arrivato uncino. Questa volta uncino ti ha catturato e ti ha portato con se, lontano dall'isola che non c'è, lontano da me. Così io, Wendy Darling, sono rimasta sull'isola che non c'è con i miei fratellini, ed aspetto ancora un tuo ritorno Peter. Chissà se ora che sei con Uncino mi pensi,
Mi pensi Peter?
Ci pensi a quello che siamo stati? Al nostro legame? Ai nostri momenti? Ai miei occhi? Ai miei capelli, quelli con cui giocavi sempre? Ci pensi ancora alla mia voce mentre cantavo? Ai brividi che ti facevo provare? Ci pensi ancora a me seduta sul muretto ad aspettarti? Con la mia vestaglia azzurra al vento e i capelli disordinati? Ci pensi ai miei regali?
Ti regalo un ditale, mio caro Peter Pan, un bacio rubato all'angolo destro della bocca.
Quando torni a casa?
-La tua piccola Wendy
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valeack · 8 years ago
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Dimenticali Wendy, dimenticali tutti, vieni con me dove non dovrai mai, mai pensare alle cose dei grandi
Peter Pan
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