#umberto amato
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This Opera from Umberto Giordano has the World premiere at The Metropolitan Opera 1915. Here we see the castlist of the last Performance of this rare played Opera 1918. Only 19 Performances at the MET until today.
#classical music#opera#music history#bel canto#composer#classical composer#aria#classical studies#maestro#chest voice#Umberto Giordano#Madame Sans-Gêne#Geraldine Farrar#lyric soprano#soprano#Giovanni Martinelli#spinto tenor#tenor#Pasquale Amato#baritone#Sophie Braslau#contralto#Caterina Hubscher#Rita Fornia#Metropolitan Opera#Met
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Figaro's Famous Fanfare | 66 Brilliant Baritones Battle OUT NOW!
Gioachino Rossini’s opera Il Barbiere di Siviglia (The Barber of Seville) remains one of the most beloved and enduring works in the operatic repertoire.
Among its many memorable moments, Figaro's entrance aria, "Largo al Factotum," stands out as a tour de force for the baritone voice and a cornerstone for both character development and comedic expression.
The famous "Figaro, Figaro, Figaro" section, performed unaccompanied, exemplifies Rossini's wit, musical humour, and masterful control of operatic timing.
This moment showcases the singer’s vocal precision, agility, and musicianship, while also highlighting their acting skills, characterisation, dramatic flair, and ability to engage the audience.
In this 10-minute video, 66 great operatic baritones bring their own unique interpretations to this iconic a cappella passage.
List of Figaros:
Giuseppe Campanari [1855–1927] — Over 200 Met performances Mattia Battistini [1856–1928] — ‘King of Baritones’ Joseph Winogradoff [1866–1936] — Sang Figaro in Yiddish John Forsell [1868–1941] — Debuted as Figaro Mario Sammarco [1868–1930] — Noted for versatility & acting Emilio De Gogorza [1872–1949] — Recorded prodigiously
Riccardo Stracciari [1875–1955] — Figaro a signature role Giuseppe De Luca [1876–1950] — Created Sharpless & Schicchi Titta Ruffo [1877–1953] — ‘Voice of The Lion’ Pasquale Amato [1878–1942] — Sang at the Met 1908–1921 Peter Dawson* [1882–1961] — Bass-baritone. Over 1500 recordings Carlo Galeffi [1882–1961] — One of the finest interwar baritones
Enrico Molinari [1882–1956] — Sang as bass & baritone Armand Crabbé [1883–1947] — A lead in London 1906–1914, 1937 Giuseppe Danise [1883–1963] — Four Met premieres Anafesto Rossi [1883–1933] — Graduated as a bass Enrico De Franceschi [1885–1945] — Figaro in Turin & Honduras Umberto Urbano [1885–1969] — Recorded ‘marvels of lyric beauty’
Apollo Granforte [1886–1975] — c.1800 performances Giulio Fregosi [1887–1951] — Figaro in Paris Luigi Montesanto [1887–1954] — Created Michele Giacomo Rimini [1887–1952] — Sang Figaro with GalliCurci Heinrich Schlusnus [1888–1952] —Top German interwar lyric baritone Mariano Stabile [1888–1968] — Outstanding singing-actor
Richard Bonelli [1889–1980] — Sang Figaro in early sound film Benvenuto Franci [1891–1985] — A top Figaro interpretator John Charles Thomas [1891–1960] — Hollywood Walk of Fame Mario Basiola [1892–1965] — 66 roles. Taught by Cotogni Giovanni Inghilleri [1894–1959] — Sang with Ponselle & Gigli Lawrence Tibbett [1896–1960] — Legendary singer & actor
Iso Golland [1898–1961] — Respected pedagogue Dennis Noble* [1898–1966] — Bristolian [UK]. Prolific broadcaster Carlo Tagliabue [1898–1978] — Sang Wagner, Excelled at Verdi Ivan Petroff [1899–1963] — Debuted as Figaro Igor Gorin [1904–1982] — Cantor fluent in 8 languages Alexander Sved [1906–1979] — Taught by Sammarco & Stracciari
Frank Valentino [1907–1991] — 26 roles in 21 seasons at the Met Leonard Warren [1911–1960] — Met lead. Had a top C Gino Bechi [1913–1993] — Cast in musical films Tito Gobbi [1913–1984] — 136 roles over 44 years Paolo Silveri [1913–2001] — Sang as bass, baritone & tenor Giuseppe Valdengo [1914–2007] — Debuted as Figaro
Josef Metternich [1915–2005] — Created Hindemith’s Kepler Giuseppe Taddei [1916–2010] — Aged 69 at Met debut Robert Merrill [1917–2004] — Met’s principal baritone Manuel Ausensi [1919–2005] — Famous full recording of this opera Sesto Bruscantini [1919–2003] — Also sang Bartolo Aldo Protti [1920–1995] — Student of Basiola
Ettore Bastianini [1922–1967] — Recorded this opera for Decca Cornell MacNeil [1922–2011] — ‘Rivals, but [..] no equals’ Renato Capecchi [1923–1998] — Singer, actor & director Frank Guarrera [1923–2007] — Figaro a signature role Rolando Panerai [1924–2019] — More than 150 roles. Famed for buffo Piero Cappuccilli [1926–2005] — 17 major Verdi roles
Nicolae Herlea [1927–2014] — Sang Figaro c.550 times Peter Glossop [1928–2008] — A lead in London, Europe & USA Hermann Prey [1929–1998] — Figaro in film and live TV Yuri Gulyayev [1930–1986] — Figaro a best role Yuri Mazurok [1931–2006] — People’s Artist of the USSR Stoyan Popov [1933–2017] — ’The Bulgarian Titto Gobbi’
Sherrill Milnes [1935-] — Recorded Figaro under Levine Franco Pagliazzi [1937–2018] — Became dramatic tenor Silvano Carroli [1939–2020] — Taught by Mario Del Monaco Muslim Magomayev [1942–2008] — ’Soviet Sinatra’ Allan Monk [1942-] — Awarded a Golden Jubilee Medal Amartuvshin Enkhbat [1986-] — Numerous international awards
*Recorded 'Largo al Factotum' in the Key of Bb
Please join me for the premiere of this new video and share your thoughts in the comments and in the chat! I’m curious… Who’s YOUR favourite Figaro?! 🎶
There's a 'notify me' option available on the video page
Feel free to invite anyone else who might enjoy it— I look forward to you joining me there! Moodoo Van Spoon
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Il tradimento non è solo un esercizio di sessualità a bassa definizione, io penso che abbia una sua dignità e soprattutto che non debba essere giudicato da figli adulti che, nel condannarlo, pensano di più alla loro quiete perduta che al percorso anche drammatico in cui chiunque di noi, a un certo punto della sua vita, può venirsi a trovare. Tradire un amore, tradire un amico, tradire un'idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa infatti svincolarsi da un'appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera. Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: "Non sono come tu mi vuoi". C'è infatti in ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti a quello delle idee e delle cause che abbiamo sposato, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all'interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c'è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d'ombra. Eppure senza questo profilo d'ombra, quella che puerilmente chiamano "fedeltà" è l'incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero "addio". E in ogni addio c'è lo stigma del tradimento e insieme dell'emancipazione. C'è il lato oscuro della fedeltà che però è anche ciò che le conferisce il suo significato e che la rende possibile. Fedeltà e tradimento devono infatti l'una all'altro la densità del loro essere che emancipa non solo il traditore ma anche il tradito, risvegliando l'un l'altro dal loro sonno e dalla loro pigrizia emancipativa impropriamente scambiata per "amore". Gioco di prestigio di parole per confondere le carte e barare al gioco della vita. Il traditore di solito queste cose le sa, meno il tradito che, quando non si rifugia nella vendetta, nel cinismo, nella negazione o nella scelta paranoide, finisce per consegnarsi a quel tradimento di sé che è la svalutazione di se stesso per non essere più amato dall'altro, senza così accorgersi che allora, nel tempo della fedeltà, la sua identità era solo un dono dell'altro. Tradendolo l'altro lo consegna a se stesso, e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino. Sembra infatti che la legge della vita sia scritta più nel segno del tradimento che in quello della fedeltà, forse perché la vita preferisce di più chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in un'area protetta dove il camuffamento dei nomi fa chiamare fedeltà e amore quello che in realtà è insicurezza o addirittura rifiuto di sapere chi davvero si è, per il terrore di incontrare se stessi, un giorno almeno, prima di morire, con il rischio di non essere mai davvero nati. Umberto Galimberti
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«Se il tradimento non è solo un esercizio di sessualità a bassa definizione, io penso che abbia una sua dignità e soprattutto che non debba essere giudicato da figli adulti che, nel condannarlo, pensano di più alla loro quiete perduta che al percorso anche drammatico in cui chiunque di noi, a un certo punto della sua vita, può venirsi a trovare. Tradire un amore, tradire un amico, tradire un'idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa infatti svincolarsi da un'appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera. Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: "Non sono come tu mi vuoi". C'è infatti in ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti a quello delle idee e delle cause che abbiamo sposato, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all'interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c'è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d'ombra. Eppure senza questo profilo d'ombra, quella che puerilmente chiamano "fedeltà" è l'incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero "addio". E in ogni addio c'è lo stigma del tradimento e insieme dell'emancipazione. C'è il lato oscuro della fedeltà che però è anche ciò che le conferisce il suo significato e che la rende possibile. Fedeltà e tradimento devono infatti l'una all'altro la densità del loro essere che emancipa non solo il traditore ma anche il tradito, risvegliando l'un l'altro dal loro sonno e dalla loro pigrizia emancipativa impropriamente scambiata per "amore". Gioco di prestigio di parole per confondere le carte e barare al gioco della vita. Il traditore di solito queste cose le sa, meno il tradito che, quando non si rifugia nella vendetta, nel cinismo, nella negazione o nella scelta paranoide, finisce per consegnarsi a quel tradimento di sé che è la svalutazione di se stesso per non essere più amato dall'altro, senza così accorgersi che allora, nel tempo della fedeltà, la sua identità era solo un dono dell'altro. Tradendolo l'altro lo consegna a se stesso, e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino. Sembra infatti che la legge della vita sia scritta più nel segno del tradimento che in quello della fedeltà, forse perché la vita preferisce di più chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in un'area protetta dove il camuffamento dei nomi fa chiamare fedeltà e amore quello che in realtà è insicurezza o addirittura rifiuto di sapere chi davvero si è, per il terrore di incontrare se stessi, un giorno almeno, prima di morire, con il rischio di non essere mai davvero nati.»
(Umberto Galimberti)
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Quella mattina a scuola c’era il compito in classe di italiano. Il titolo del tema era
“La persona più speciale per me”.
Umberto scrisse tutto d’un fiato, come se le parole si scrivessero da sole.
“Mio fratello si chiama Bruno.
Sono sicuro che mi vuole un mondo di bene, come io ne voglio a lui, anche se non me l’ha mai detto. Lui le cose le dimostra, non si perde in inutili parole.
Quando è entrato nella nostra famiglia, era già grande, i miei l’hanno adottato un giorno di quattro anni fa. E dal primo momento in cui ci siamo guardati, è come se fossimo stati sempre fratelli.
Mio padre dice che l’amore, in qualunque sua forma, è proprio questo: due anime che si riconoscono, tra miliardi di anime.
Non so nulla della sua storia prima che entrasse in casa nostra, ma mi piacerebbe sapere se era amato quanto lo amiamo noi.
E perché si sia ritrovato solo.
So che un giorno lo scoprirò, e che quel segreto mi farà piangere. Perché allora capirò quei momenti di malinconia in cui ogni tanto lo trovo perso.
Ma anche se non conosco la sua storia, sento che il suo mondo è cos�� simile al mio, da potercelo scambiare.
Noi abbiamo diviso tutto, fin dal primo momento: i giochi, il letto, i genitori. Le bravate. Lui è un complice perfetto, non fa mai la spia e mi dà fiducia assoluta.
Ogni volta che gli propongo qualcosa, è sempre pronto a seguirmi. Come se non avesse mai di meglio da fare che stare con me, come se fossi io il suo meglio.
E questo mi fa sentire la persona più importante al mondo.
Una delle sue passioni più grandi è il cibo, ad ogni pasto mangerebbe fino a scoppiare, come se non si saziasse mai. Ma nonostante questa sua debolezza, non è grasso, e si mantiene in forma perché è un tipo sportivo.
Corre tutti i giorni e nuota appena ne ha la possibilità.
Quando vede una qualunque distesa d’acqua, che sia il mare, un lago o un fiumiciattolo, lui si butta e comincia a nuotare, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
La scorsa estate al mare ha salvato anche un paio di bambini che stavano per essere trascinati via dalla corrente.
Lui li ha visti per primo, e si è buttato in mare senza nessuna esitazione, senza nessuna paura, riportandoli a riva sani e salvi, tra gli applausi commossi e increduli di tutti i bagnanti.
Quando sono in ospedale, è lui che mi manca più di ogni altra cosa al mondo. La sua contagiosa allegria. Le risate che mi fa fare. Quel suo modo speciale di essermi vicino, sempre.
So che quando sto male, lui non soffre per me, ma con me, e allora il dolore si divide, ed è come se facesse meno male.
E quando sono felice, lui non è felice per me, ma è felice con me, e allora qualunque felicità si moltiplica e diventa ancora più grande.
Pochi al mondo sanno esserci, come lui.
Un giorno, dopo un’anestesia, lo vidi stare male, trascinarsi a terra stremato, guardarmi con gli occhi sbarrati, tremare e cercare con tutte le forze il mio aiuto.
Io non potevo fare nulla per salvarlo, allora mi feci mettere a terra vicino a lui e l’abbracciai più forte che potei, finché non riprese le forze.
Lo aspettai.
Mi ha insegnato lui a farlo.
Guardandolo, ogni giorno imparo qualcosa...
La dignità, la lealtà, il coraggio, il rispetto, la riconoscenza, il perdono. L’amore.
Ah, dimenticavo… lui non è una persona,
è un cane, anzi un labrador,
ma per me non fa nessuna differenza.
E’ il fratello migliore che potessi avere.
I fratelli non si scelgono, ma se si potessero scegliere, pure in altre mille vite,
io sceglierei lui.
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Gianni Sassi
A cura di: Fondazione Mudima Collana Fluid XXX a cura di: Gino Di Maggio, Achille Bonito Oliva, Daniele Lombardi. Testi di: Sergio Albergoni, Gino Di Maggio, Nanni Balestrini, Monica Palla, Arrigo Lora Totino, Alberto Capatti, Jean-Jacques Lebel, Aldo Colonetti, Marco Maria Sigiani, Roberto Masotti.
Fondazione Mudima, Milano 2015, 324 pagine, 17x14,5cm, ISBN 978-88 86072- 94-6
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
Non ci crede nessuno a che Gianni Sassi fosse soltanto “uno di noi”. Difficile pensarlo, vista la mole di lavoro che è riuscito a metter su in circa trent’anni di attività imprenditoriale e culturale. Una quantità impressionante di idee, spunti e riflessioni, soprattutto di fatti ed eventi artistici così prestigiosi che al solo pensarci oggi ti viene ancora il mal di testa. Facile insomma descriverlo come un non umano. In realtà è una frase usata da chi ci ha lavorato assieme, utile per sentirsi ancora vicino a un personaggio amato e discusso come lui. Ma cosa ha fatto di così importante? La Gola: eterogenea rivista di cultura del cibo che ha praticamente dato il via al movimento Slow Food, quello che Carlo Petrini fonda a Bra, in Piemonte, a metà degli anni Ottanta circa. Milano Poesia: con ospiti internazionali come Gregory Corso, Walter Marchetti e outsider come Victor Cavallo, Il Treno Di John Cage: splendida avventura sonora nel corso della quale l’autore di “4’33”” interagiva coi suoni d’ambiente delle carrozze, aiutato da ospiti prestigiosi: Daniel Charles, Walter Marchetti, Stratos e Hidalgo tra gli altri, che si muovevano da Bologna a Porretta Terme, o da Rimini a Ravenna. La rivista Alfabeta con Nanni Balestrini del Gruppo 63, dove trovavano posto menti raffinate come quelle di Maria Corti e Umberto Eco. La Cramps Records: Area (il ruolo di Sassi è centrale nella formazione della band di Stratos & soci), Claudio Rocchi, Eugenio Finardi, Alberto Camerini, Skiantos. L’ormai storica etichetta ai tempi vantava pure delle “strane sorelle”, nate per far uscire apposite collane di “ricerca” come DIVerso, Multhipla Records e nova musicha col socio Gianni-Emilio Simonetti: cito i dischi di Walter Marchetti, John Cage, Demetrio Stratos, Juan Hidalgo, Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza. Non vanno dimenticate le campagne pubblicitarie per la sua agenzia pubblicitaria Al.Sa: celebre quella con un giovane Franco Battiato col viso truccato di calce bianca che guarda dritto all’obiettivo mentre sta seduto su una “comoda poltrona Busnelli”. Sassi muore di una brutta malattia, fumava troppo, nel 1993.
04/05/24
#Gianni Sassi#La Gola#Alfabeta#Il Treno di John Cage#Cramps Records#Fondazione Mudima#fashionbooksmilano
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Il tradimento non è solo un esercizio di sessualità a bassa definizione, io penso che abbia una sua dignità e soprattutto che non debba essere giudicato da figli adulti che, nel condannarlo, pensano di più alla loro quiete perduta che al percorso anche drammatico in cui chiunque di noi, a un certo punto della sua vita, può venirsi a trovare. Tradire un amore, tradire un amico, tradire un'idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa infatti svincolarsi da un'appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera. Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: "Non sono come tu mi vuoi". C'è infatti in ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti a quello delle idee e delle cause che abbiamo sposato, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all'interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c'è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d'ombra. Eppure senza questo profilo d'ombra, quella che puerilmente chiamano "fedeltà" è l'incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero "addio". E in ogni addio c'è lo stigma del tradimento e insieme dell'emancipazione. C'è il lato oscuro della fedeltà che però è anche ciò che le conferisce il suo significato e che la rende possibile. Fedeltà e tradimento devono infatti l'una all'altro la densità del loro essere che emancipa non solo il traditore ma anche il tradito, risvegliando l'un l'altro dal loro sonno e dalla loro pigrizia emancipativa impropriamente scambiata per "amore". Gioco di prestigio di parole per confondere le carte e barare al gioco della vita. Il traditore di solito queste cose le sa, meno il tradito che, quando non si rifugia nella vendetta, nel cinismo, nella negazione o nella scelta paranoide, finisce per consegnarsi a quel tradimento di sé che è la svalutazione di se stesso per non essere più amato dall'altro, senza così accorgersi che allora, nel tempo della fedeltà, la sua identità era solo un dono dell'altro. Tradendolo l'altro lo consegna a se stesso, e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino. Sembra infatti che la legge della vita sia scritta più nel segno del tradimento che in quello della fedeltà, forse perché la vita preferisce di più chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in un'area protetta dove il camuffamento dei nomi fa chiamare fedeltà e amore quello che in realtà è insicurezza o addirittura rifiuto di sapere chi davvero si è, per il terrore di incontrare se stessi, un giorno almeno, prima di morire, con il rischio di non essere mai davvero nati.
Umberto Galimberti
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"Quella mattina a scuola c’era il compito in classe di italiano. Il titolo del tema era “La persona più speciale per me”. Umberto scrisse tutto d’un fiato, come se le parole si scrivessero da sole.
“Mio fratello si chiama Bruno. Sono sicuro che mi vuole un mondo di bene, come io ne voglio a lui, anche se non me l’ha mai detto. Lui le cose le dimostra, non si perde in inutili parole.
Quando è entrato nella nostra famiglia, era già grande, i miei l’hanno adottato un giorno di quattro anni fa. E dal primo momento in cui ci siamo guardati, è come se fossimo stati sempre fratelli. Mio padre dice che l’amore, in qualunque sua forma, è proprio questo: due anime che si riconoscono, tra miliardi di anime. Non so nulla della sua storia prima che entrasse in casa nostra, ma mi piacerebbe sapere se era amato quanto lo amiamo noi. E perché si sia ritrovato solo.
So che un giorno lo scoprirò, e che quel segreto mi farà piangere. Perché allora capirò quei momenti di malinconia in cui ogni tanto lo trovo perso. Ma anche se non conosco la sua storia, sento che il suo mondo è così simile al mio, da potercelo scambiare. Noi abbiamo diviso tutto, fin dal primo momento: i giochi, il letto, i genitori. Le bravate. Lui è un complice perfetto, non fa la mai la spia e mi dà fiducia assoluta. Ogni volta che gli propongo qualcosa, è sempre pronto a seguirmi. Come se non avesse mai di meglio da fare che stare con me, come se fossi io il suo meglio. E questo mi fa sentire la persona più importante al mondo.
Una delle sue passioni più grandi è il cibo, ad ogni pasto mangerebbe fino a scoppiare, come se non si saziasse mai. Ma nonostante questa sua debolezza, non è grasso, e si mantiene in forma perché è un tipo sportivo. Corre tutti i giorni e nuota appena ne ha la possibilità. Quando vede una qualunque distesa d’acqua, che sia il mare, un lago o un fiumiciattolo, lui si butta e comincia a nuotare, come se fosse la cosa più naturale del mondo. La scorsa estate al mare ha salvato anche un paio di bambini che stavano per essere trascinati via dalla corrente. Lui li ha visti per primo, e si è buttato in mare senza nessuna esitazione, senza nessuna paura, riportandoli a riva sani e salvi, tra gli applausi commossi e increduli di tutti i bagnanti.
Quando sono in ospedale, è lui che mi manca più di ogni altra cosa al mondo. La sua contagiosa allegria. Le risate che mi fa fare. Quel suo modo speciale di essermi vicino, sempre. So che quando sto male, lui non soffre per me, ma con me, e allora il dolore si divide, ed è come se facesse meno male. E quando sono felice, lui non è felice per me, ma è felice con me, e allora qualunque felicità si moltiplica e diventa ancora più grande. Pochi al mondo sanno esserci, come lui.
Un giorno, dopo un’anestesia, lo vidi stare male, trascinarsi a terra stremato, guardarmi con gli occhi sbarrati, tremare e cercare con tutte le forze il mio aiuto. Io non potevo fare nulla per salvarlo, allora mi feci mettere a terra vicino a lui e l’abbracciai più forte che potei, finché non riprese le forze. Lo aspettai. Mi ha insegnato lui a farlo.
Guardandolo, ogni giorno imparo qualcosa. La dignità, la lealtà, il coraggio, il rispetto, la riconoscenza, il perdono. L’amore.
Ah, dimenticavo…lui non è una persona, è un cane, anzi un labrador, ma per me non fa nessuna differenza. E’ il fratello migliore che potessi avere. I fratelli non si scelgono, ma se si potessero scegliere, pure in altre mille vite, io sceglierei lui.”
(Tratto dal romanzo "Lasciati trovare" dedicato al mio labrador Bruno)
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Ieri ho letto la considerazione di un filosofo [Emil Cioran] che rimpiangeva il tempo trascorso in "conversazioni insipide",
affermando che avrebbe potuto impiegarlo meglio imparando il cinese o il sanscrito. Tu, invece, non hai mai definito insipida una conversazione: non assumi un atteggiamento di sufficienza e chiusura, neppure per vezzo. E sai perché, secondo me, niente nella tua vita è "insipido"? Perché il sale sei tu, sei tu stesso il sapore della vita, intesa come ininterrotta osservazione e pensiero.
In una letterina a Ranieri, la tua adorata Fanny Targioni-Tozzetti si definiva "insulsa", invece tu vedevi in lei meraviglie: l'hai quasi deificata e trasferita nel nostro immaginario come una donna sensualissima che con un solo bacio avrebbe risolto la tua vita: tu sei "il sale della terra"...
Tu vedi negli altri delle bellissime qualità, perché hai uno sguardo vivido e un cuore buono. Tu esalti il valore della realtà. Per questo è oltremodo piacevole stare con te.
Avversando una pletora di critici e di giornalisti che addirittura te lo fanno rinnegare, a me piace moltissimo il tuo canto "Consalvo", perché in esso dici delle cose "normali": parli di come ti fa sentire l'amore, senza eccessive sovrastrutture filosofiche. Immagini che Fanny ti baci, e per quel bacio consideri la tua vita non vissuta inutilmente; vorresti un amore lungo e tranquillo e accetteresti serenamente la vecchiaia; quel bacio cambia tutta la tua visione della vita e della morte. Che dolcezza, che semplicità! Esprimi un amore "sano", equilibrato, "normale". Nel "Consalvo" dai un saggio di come sarebbe stato Leopardi se fosse stato amato.
Pensa che uno psichiatra [Mariano Luigi Patrizi], in uno studio su di te, ha asserito che tu, se ricambiato, saresti stato "tirannico" con la tua donna. Evidentemente non ha capito niente di te.
[...]
Posso descrivermi fisicamente?
Ho i capelli lisci castani, gli occhi castani scuri, la pelle chiara, sono alta 1,64 m, porto la taglia italiana 42-44, non sono grassa né magra, ho il viso rotondetto con una particolarità che mi accomuna a te, ovvero la parte centrale del viso (zigomi e naso) più avanzata rispetto al resto del volto: si chiama "prognatismo alveolare", l'ho letto in un trattato di Cesare Lombroso. Se mi avessi vista, forse avresti detto anche di me che sono bella. Di solito, quando si vede una persona simile a sé, almeno per qualche particolare, la si ritiene bella. Ho il naso simile al tuo, ma in miniatura; il tuo è ovviamente più grande perché è un naso maschile. Se ti piacciono le statue delle dee classiche, purtroppo io non sono come loro; ma se ti piace il tuo volto, ti piacerà anche il mio.
Ho appena scoperto che tu, a 18 anni, nel 1816, hai predetto l'avvento dell'arte cinematografica, nonché la poesia di Aldo Palazzeschi fatta di suoni onomatopeici. E questo non lo dice nessuno storico della letteratura, l'ho scoperto io leggendo un tuo scritto. Tu non sei un uomo dell'800, sei un uomo di tutte le epoche: nella tua immaginazione c'erano frammenti di tutte le epoche a venire.
A te non andava mai bene niente.
Mi spiego: eri critico su tutto, tranne su ciò che possiede bellezza e valore essenziali e fondamentali, come la classicità, con l'eroismo e le altre sue virtù, l'antichità primigenia, la natura non modificata dall'uomo. Giudichi persino il cinema, che immagini, "una diavoleria". A me, questo tuo ipercriticismo e il tuo saper discernere, nel gran caos, ciò che è essenziale, connaturato all'uomo e a lui veramente utile, piace moltissimo. Credo che avresti da ridire su tutto, ma sempre con una saggezza che non è cattiveria, anzi è profonda bontà, e mi piacerebbe ascoltare i tuoi pareri, che mi manterrebbero viva e mi divertirebbero. Un famoso intellettuale, Umberto Eco, scrisse che probabilmente tu avresti pareri banali sull'attualità: niente di più inverosimile, secondo me. Credo che Eco, per quanto fosse coltissimo e ti avesse studiato, non si fosse connesso, emotivamente, con il tuo spirito. E quando non c'è connessione emotiva, non c'è vera comprensione.
Io mi piaccio. Quando mi guardo allo specchio, vedo che il mio volto esprime la mia interiorità, è in armonia con essa. Ricordo che un ragazzo che mi piaceva e che non mi ricambiava, mi suggerì ironicamente di gettarmi da uno scoglio denominato "degli innamorati infelici". Un po' come fece Saffo dalla rupe di Leucade. Questo ragazzo era quasi arrabbiato perché ero innamorata di lui.
L'innamoramento non ricambiato è una sorta d'inimicizia.
Quando passa, si fa intimamente pace con quella persona dalla quale volevamo qualcosa che non era in grado di darci. Quando guardo le sue foto e ricordo che lo trovavo bello, penso che dovevo essere sotto l'influsso di una qualche forma di pazzia.
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Baritone Pasquale Amato as Napoleon in silent film Glorious Betsy - 1928
It was no accident that the great Neapolitan baritone Pasquale Amato was enlisted to play the role of Napoleon Bonaparte in this semi-historical film. He had created the role of Napoleon in Umberto Giordano's opera Madame Sans-Gêne. While it is basically a silent film, Vitaphone talking sequences were recorded, but the sound disks seem now to be lost. Nevertheless Amato's noble, natural bearing gives one a tantalizing hint of his stage persona.
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Alla fine ricordo che ho amato..
..ed ha un po’ il colore dell’allegria.
Grazie
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Pub Catania e luoghi della movida: i più amati
Scopri i migliori pub Catania per vivere la vera movida catanese, tra atmosfere uniche, birre artigianali e ottimo cibo. Se sei in vacanza in città e stai cercando i migliori pub Catania, devi sapere che ogni angolo del centro storico si anima al calar del sole, offrendo un’esperienza unica per chiunque voglia vivere la movida della città. È qui che troverai numerosi pub che mescolano tradizione e modernità. Dalla Piazza Teatro Massimo fino a Via Etnea, c’è solo l’imbarazzo della scelta. La sera, questo angolo di Catania diventa il punto di riferimento per chi vuole rilassarsi dopo una giornata di gite turistiche o lavoro. Pub Catania: i 7 più consigliati Che tu sia un fan della birra artigianale, del vino siciliano o dei cocktail elaborati, i pub di Catania sapranno conquistarti con atmosfere rilassate e autentiche. Tra locali dall’arredamento vintage e terrazze all’aperto, ecco alcuni dei pub più amati dove trascorrere una serata all’insegna del buon bere e, naturalmente, del buon cibo. 1. Ostello Catania: A Putìa dell’Ostello A Putìa dell’Ostello è uno dei pub più particolari e cosmopoliti di Catania. Questo locale offre una combinazione unica di storia e modernità: la sala da pranzo si trova all’interno di una grotta lavica, formatasi durante l’eruzione dell’Etna nel 1669, mentre il fiume Amenano scorre silenziosamente sotto il locale. Immerso tra il Mercato Storico del pesce e Piazza Duomo, A Putìa dell’Ostello è un punto di riferimento sia per i catanesi che per i turisti. Il menù non è quello tipico da pub ma ci sono moltissime opzioni. Un luogo magico dove cenare e bere, perfetto per chi desidera immergersi nella storia e nella vivace movida catanese. 📍 Piazza Currò, 3 – Catania CT 2. Fab Catania Se ami abbinare il buon cibo ai drink, il Fab Catania è il posto giusto. Situato in Via Umberto, questo locale è noto per i suoi piatti creativi che combinano tradizione e innovazione. Che tu stia cercando una pizza gustosa o un cocktail rinfrescante, il Fab saprà come deliziare il tuo palato. L’ambiente moderno e raffinato lo rende una scelta perfetta per una serata rilassante in centro città. 📍Via umberto 47 – Catania CT 3. Mosaik pub Catania Se sei un amante delle birre artigianali, Mosaik è il tuo paradiso. Situato in Via Musumeci, questo pub è rinomato per la sua ampia selezione di birre di qualità, sia alla spina che in bottiglia. Oltre alle birre, il nuovo menù offre prodotti d’eccellenza del territorio, perfetti per una serata all’insegna del gusto e del relax. 📍 Via Musumeci, 60 Catania CT 4. Vermut Vicino a Piazza Carlo Alberto, Vermut è un locale che sfugge a qualsiasi definizione. Specializzato in vermut, salumi e formaggi, questo pub-salumeria è perfetto per chi vuole assaporare prodotti di alta qualità, anche a tarda notte. Che tu scelga di sederti all’aperto o di sorseggiare un bicchiere in piedi, Vermut è un must della movida catanese, amato sia dai locali che dai turisti. 📍Via Gemmellaro, 39- 35 Catania CT 5. Razmataz Catania wine bar e pub Il Razmataz più che un pub è un wine bar dal fascino retrò, ma te lo consigliamo perché è una delle tappe più amate della movida catanese. Questo locale è perfetto per chi ama sorseggiare un buon calice di vino in un’atmosfera rilassata e sofisticata. I tavolini all’aperto lo rendono un luogo ideale per trascorrere una serata tranquilla, magari accompagnata da un tagliere di salumi e formaggi locali. Il Razmataz è un punto di ritrovo molto amato. 📍 Via Montesano, 17/19 Catania CT 6. Teapot Catania Per chi desidera un’atmosfera più tranquilla e intima, Teapot Catania è una piccola oasi dal sapore inglese. Situato in Viale della Libertà, questo locale è perfetto per chi ama tè e dolci, ma offre anche un’ottima selezione di piatti salati come insalate e club sandwich. Ideale per chi cerca un’esperienza più calma, lontana dal caos della movida tradizionale. 📍 Viale della Libertà, 184 Catania CT 7. Boheme Pub Catania Per una serata all’insegna della musica e del buon bere, Boheme è una tappa obbligatoria. Situato in una posizione centrale, questo pub è noto per le sue serate live e la sua offerta di drink. Che tu preferisca birre artigianali o cocktail elaborati, qui troverai l’atmosfera giusta per una serata divertente in compagnia. Probabilmente i migliori cocktail di tutta Catania. 📍Via Montesano, 27/29 Catania CT Pub Catania e movida: atmosfera, drink e cibo Catania offre una grande varietà di pub che si distinguono non solo per i loro drink, ma anche per le atmosfere uniche. Molti pub propongono eventi tematici, serate a tema e musica live, rendendo ogni visita un’esperienza diversa. Potrai degustare birre artigianali siciliane, famose per la loro alta qualità, o optare per cocktail preparati con maestria, magari da sorseggiare in una terrazza con vista sull’Etna o sulle pittoresche vie del centro. Oltre ai drink, una delle sorprese più piacevoli nei pub Catania è l’offerta gastronomica. Molti locali propongono piatti tipici siciliani e finger food perfetti per accompagnare una serata tra amici. Ecco cosa non puoi perderti: - Burger e panini: panini con hamburger spesso realizzati con carni dell’Etna particolari. Molti pub offrono anche salumi e formaggi locali che arricchiscono i panini e salse di produzione artigianale. - Bruschette siciliane: servite con ingredienti freschi e saporiti come pomodori di Pachino, acciughe, capperi e ricotta salata. - Taglieri di salumi e formaggi locali: una selezione di pecorino, salame e prodotti tipici della zona che esaltano i sapori della Sicilia. - Frittura di pesce: calamari e gamberi fritti, leggeri e croccanti, per chi non mangia carne o se si vuole provare un “fish and chips” ma siciliano! Devi accompagnare i piatti tradizionali con birre artigianali locali o con un buon calice di vino siciliano. Queste sono solo alcuni dei piatti che si possono assaggiare nella maggior parte dei pub di Catania, ognuno ha poi le sue specialità. Catania ti aspetta! Per il weekend o per un breve o lungo, se non sai dove dormire nel centro di Catania e cerchi qualcosa di centrale e funzionale, ci sono diverse soluzioni, tra B&B, Hotel e Casa Vacanze che potrebbero fare al caso tuo. Ti consigliamo di pensare sempre alla soluzione ideale per le tue vacanze di famiglia o con amici in tranquillità e comodità magari in un punto strategico della città, vicino ai luoghi più iconici e alle maggiori attrazioni. Read the full article
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“Il 27 ottobre 2005, nel programma su Rai 1 Rockpolitik, Adriano Celentano e Roberto Benigni fanno il verso a Totò e Peppino e scrivono una lettera di scuse al premier Silvio Berlusconi. Benigni detta a Celentano: «Silviuccio, hai fatto tante cose belle per gli italiani, come per esempio …». E li si blocca. Lunga pausa di imbarazzo, poi Benigni telefona a un ex compagno di scuola per farsi dare un suggerimento. Invano. «Ha detto che fa un giro di telefonate e poi richiama». E torna a dettare a Celentano: «Le cose belle che hai fatto sono tante e le sai te. Per scriverle tutte ci vorrebbero talmente tanti fogli e biro …». Quella sera, mentre in secondo governo Berlusconi volge al termine e i sondaggi danno il centrodestra in picchiata, molti italiani si riconoscono nell’imbarazzo di Roberto e Adriano: che cosa ha lasciato il Cavaliere di utile per tutti i cittadini all’infuori di sé? Nulla”.
(Marco Travaglio, Il santo. Beatificano B. per continuare a delinquere. Il libro definitivo per non dimenticare nulla, Paper First, Roma, 2023, p. 349).
Il cdx è al potere dal 1994, con alcune pause in cui ha governato il csx, stupisce oggi dopo 30 anni constatare il divario fra le promesse elettorali e ciò che hanno davvero realizzato, l’incapacità di ciascuno di noi di poter affermare che qualcosa di buono per tutti l’hanno veramente fatto, insieme, o singolarmente.
Salvini è stato più volte ministro, vi viene in mente qualcosa da ricordare durante questi suoi incarichi? Giorgia Meloni fu ministra della Giovinezza, ricordate qualche provvedimento speciale per i giovani?
Nulla? Ma proprio nulla?
A dire il vero io qualcosa l’ho trovata, la legge che vieta di fumare nei luoghi chiusi del ministro della salute Sirchia nel 2003 durante il governo Berlusconi II; la cosa stupisce ancora di più se consideriamo che i suoi predecessori furono Umberto Veronesi (governo Amato) e Rosy Bindi (governo Prodi - D’Alema I e D’Alema II), nessuno di loro ci aveva nemmeno pensato.
Per il resto il NULLA, non sto qui a ripetervi dell’aumento delle pensioni, del calo delle tasse, della lotta alla disoccupazione, delle infrastrutture, del Ponte sullo Stretto …
E ora se ne viene ancora Salvini, bello fresco come un mazzo di rose e spara: “Voglio un treno ad alta velocità che colleghi Palermo a Vienna, altro che grigismo ideologico”.
Vienna calling! Lucio Dalla cantava del "treno Palermo Francoforte" però.
Tutto questo accade durante una catastrofe in cui treni, aerei, piroscafi, navi, bus e corriere arrivano regolarmente in ritardo, tanto che il ministro ha furbescamente modificato l’orario di percorrenza, allargandolo, così da rientrare nei limiti.
Questo è l’unico fascismo dove i treni non arrivano in orario, oppure vengono fermati ad personam per far scendere qualche ministro.
Già che ci siamo io vorrei anche un negroni con la fetta d’arancia e l’ombrellino sopra, servito dolcemente da cameriere giovani e belle vestite di un pareo multicolori hawaiano e di una collana di fiori, prego ministro, veda un po’ se ci può stare nel suo treno.
#roberto benigni#adriano celentano#rockpolitik#marco travaglio#il santo#sirchia#legge contro il fumo#matteo salvini#treno alta velocità palermo vienna#lucio dalla#palermo francoforte
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Quella mattina a scuola c’era il compito in classe di italiano. Il titolo del tema era
“La persona più speciale per me”.
Umberto scrisse tutto d’un fiato, come se le parole si scrivessero da sole.
“Mio fratello si chiama Bruno.
Sono sicuro che mi vuole un mondo di bene, come io ne voglio a lui, anche se non me l’ha mai detto. Lui le cose le dimostra, non si perde in inutili parole.
Quando è entrato nella nostra famiglia, era già grande, i miei l’hanno adottato un giorno di quattro anni fa. E dal primo momento in cui ci siamo guardati, è come se fossimo stati sempre fratelli.
Mio padre dice che l’amore, in qualunque sua forma, è proprio questo: due anime che si riconoscono, tra miliardi di anime.
Non so nulla della sua storia prima che entrasse in casa nostra, ma mi piacerebbe sapere se era amato quanto lo amiamo noi.
E perché si sia ritrovato solo.
So che un giorno lo scoprirò, e che quel segreto mi farà piangere. Perché allora capirò quei momenti di malinconia in cui ogni tanto lo trovo perso.
Ma anche se non conosco la sua storia, sento che il suo mondo è così simile al mio, da potercelo scambiare.
Noi abbiamo diviso tutto, fin dal primo momento: i giochi, il letto, i genitori. Le bravate. Lui è un complice perfetto, non fa mai la spia e mi dà fiducia assoluta.
Ogni volta che gli propongo qualcosa, è sempre pronto a seguirmi. Come se non avesse mai di meglio da fare che stare con me, come se fossi io il suo meglio.
E questo mi fa sentire la persona più importante al mondo.
Una delle sue passioni più grandi è il cibo, ad ogni pasto mangerebbe fino a scoppiare, come se non si saziasse mai. Ma nonostante questa sua debolezza, non è grasso, e si mantiene in forma perché è un tipo sportivo.
Corre tutti i giorni e nuota appena ne ha la possibilità.
Quando vede una qualunque distesa d’acqua, che sia il mare, un lago o un fiumiciattolo, lui si butta e comincia a nuotare, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
La scorsa estate al mare ha salvato anche un paio di bambini che stavano per essere trascinati via dalla corrente.
Lui li ha visti per primo, e si è buttato in mare senza nessuna esitazione, senza nessuna paura, riportandoli a riva sani e salvi, tra gli applausi commossi e increduli di tutti i bagnanti.
Quando sono in ospedale, è lui che mi manca più di ogni altra cosa al mondo. La sua contagiosa allegria. Le risate che mi fa fare. Quel suo modo speciale di essermi vicino, sempre.
So che quando sto male, lui non soffre per me, ma con me, e allora il dolore si divide, ed è come se facesse meno male.
E quando sono felice, lui non è felice per me, ma è felice con me, e allora qualunque felicità si moltiplica e diventa ancora più grande.
Pochi al mondo sanno esserci, come lui.
Un giorno, dopo un’anestesia, lo vidi stare male, trascinarsi a terra stremato, guardarmi con gli occhi sbarrati, tremare e cercare con tutte le forze il mio aiuto.
Io non potevo fare nulla per salvarlo, allora mi feci mettere a terra vicino a lui e l’abbracciai più forte che potei, finché non riprese le forze.
Lo aspettai.
Mi ha insegnato lui a farlo.
Guardandolo, ogni giorno imparo qualcosa...
La dignità, la lealtà, il coraggio, il rispetto, la riconoscenza, il perdono. L’amore.
Ah, dimenticavo… lui non è una persona,
è un cane, anzi un labrador,
ma per me non fa nessuna differenza.
E’ il fratello migliore che potessi avere.
I fratelli non si scelgono, ma se si potessero scegliere, pure in altre mille vite,
io sceglierei lui."
~ dal romanzo "Lasciati trovare" ~
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La Ragione di Stato - " Delitto e castigo"
“Delitto e castigo, l’Italia a Euro 2000” è sicuramente il libro sul calcio più atteso del momento. Dopo averci raccontato i mondiali nostrani ed essersi ingrandito a dismisura su svariate pagine online, ritorna il collettivo calcistico più sardonico ed aggiornato del panorama sportivo italiano. Su carta stampata, però, non è come sui social. Avverti il passare del tempo, ritorni sui tuoi passi, non hai paura dei giudizi degli altri, tieni il tuo ritmo, respiri a seconda dello sforzo e soprattutto non sei spinto da un’innaturale foga a voler dire la tua. I libri ti aiutano a soffermarti sui tuoi ricordi: possiamo risalire tutti a cosa stessimo facendo durante l’estate del 2000, è inutile negarlo. Io, per esempio lavoravo in una sala corse, e guardai tutte le partite dell’Italia dalla mia postazione, dietro ad una lastra di plexiglass, sugli schermi di quell’ambiente poco salubre ma così, drammaticamente, connesso con la realtà in cui mi trovavo.
Chi lavorava, chi studiava, chi aveva la fortuna di essere già in vacanza. Chi era pendolare e chi aveva un bar o una panetteria. Delitto: i rigori contro l’Olanda in semifinale, le parate di Francesco Toldo, i falli di Iuliano e la tracotante giovinezza di Totti, che raggiunse l’apice con la leggendaria “Panenka” all’altissimo portiere olandese Van der Sar. Castigo: il disastro di Del Piero in fase di ripiego e le reti di Wiltord in pieno recupero e Trezeguet al golden goal, per quella finale che sembrava vinta. Fato, destino, karma e meriti. C’è poco Dostoevskij e tanto folklore, in questo libro che si legge tutto d’un fiato, complice una narrazione ficcante e sarcastica che, nonostante il finale noto, lascia, con il trascorrere del tempo di gioco, sempre un barlume di speranza nel lettore. Amato e Chirac in tribuna, noi e i francesi nelle piazze. Pizzul che non ce la fa più, Umberto Bossi che, abbandonata ormai del tutto l’idea federalista, si lascia scappare un “non tiferò per la Francia” a un giornalista che gli chiede di esprimersi sul risultato della finale. Nonostante il troppo scontato il capitolo finale, dedicato presente dei protagonisti di questa storia che sa tanto di “dove sono adesso”, “Delitto e castigo, l’Italia a Euro 2000” è uno dei volumi più commoventi e intimisti mai scritti sul nostro calcio. Dall’inizio alla fine. Non siamo usciti vivi dagli anni ’90, come non siamo riusciti a spazzare un pallone al novantatreesimo minuto di una finale europea. “Ma stavolta c’è qualcosa di diverso. A Napoli dieci anni fa, nel 1990, sono stati gli argentini a portarci contro la nostra volontà all’epilogo dal dischetto. A Pasadena nel 1994 e in Francia nel 1998 le partite si sono stancamente trascinate ai rigori per forza d’inerzia, senza che nessuno abbia fatto nulla o quasi per evitare questo finale. Stavolta è diverso. Stavolta siamo noi che abbiamo deciso, in scienza e coscienza, di portare l’incontro alla lotteria, di buttarla in caciara, di evitare che potesse vincere il più forte. Non dobbiamo avere paura di quanto abbiamo voluto.”
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[30/6, 11:40] Marcos: Hey, sono venuto in chat per dirti !
Che sei stata veramente una persona importante per me, sei davvero preziosa e penso di averti amato con tutto me stesso, c'ho messo il cuore mi sono davvero impegnato con te, l'ho fatto a distanza e l'ho fatto da vicino, perché volevo te.
Ho accettato tutto di te, ti ho accettato quando avevi il cuore rotto da Umberto e quando avevi un solo cuore con me, ti ho lasciato andare a malincuore quando ti serviva il tuo tempo, ma l'ho fatto, mi sono sempre preoccupato dei minimi dettagli di quanto tu possa essere al col tempo forte ma anche delicata.
Sei sicuramente stata una relazione significante, tra le più valide ed importanti, ti ho veramente amato in modo viscerale amato con dissennatezza,
Ho trasformato il tutto questo amore in bene, un bene assoluto, tengo a te.
Ti voglio veramente bene, ed ogni cambiamento è valso la pena, ho sempre fatto attenzione a come pormi a come impegnarmi a come penetrare nella tua vita senza commettere errori, senza insolenza, se sbaglio non commento lo stesso errore, perché voglio mettermi alla prova per dimostrarti che ci tengo, tengo alla persona che sei.
Ora ci siamo adattati, siamo sesso e attenzioni, io ti penso, a volte non so se scriverti, sono sempre io a farlo, resto sveglio perché ho voglia di te, cerco le tue attenzioni le notti più acute.
Ma tu non mi curi, bisogna curarsi, tu mi lasci in chat e non comunichi con me, sparisci.
Non mi cerchi mai, io non mi sento abbassatanza, non mi sono sentito abbastanza nella nostra relazione quando volevi stare da sola, ma ora non voglio non sentirmi abbastanza nel nostro piacere.
Tutti i rapporti in modo imprescindibile hanno una loro importanza, se non comunichi io non capsico, mi lasci inatteso, io voglio di mio solo sapere che mi vuoi, e non credere che mi aspetti di tornare con te, non è questo il discorso, voglio solo sentirmi apprezzato da te.
Ti penso perché sei bella, vorrei baciarti e fare l'amore con te tutto il giorno, c'è desiderio, ce pensiero.
Quando vedo la gente la metto sempre a paragone a te, quando esco, penso sempre che nessuno sia bella come te.
In quel tavolo quando tutti mi forzavano a scegliere Susanna, io avevo già scelto te, avevo già scelto il tuo sorriso, i tuoi occhi scuri come una goccia di miele scuro su un guscio di nocciola, profondi.
La tua bellezza ha sempre parlato per te, ed era destino che ci scegliessimo allora e che dopo la nostra storia ci scegliessimo in modo diverso a distanza di tempo siamo così connessi, che ti piaccia o no c'è qualche formula chimica che non ho sul braccio tra me e te, quando stiamo insieme siamo cane e gatto, si crea un interspazio ed emaniamo un campo energetico che è solo nostro.
Io non ti so spiegare, ma sei diversa, tu sei bella e difforme, non sei come gli altri.
Con te posso scegliere qualsiasi rapporto ma c'è e ci sarà sempre questa connessione forte, mentale e fisica .
Tu mi fotti con il tuo fisico da venere e il tuo intelletto acuto, con quel tuo tocco delicato, che mi sento venire solo quando mi sfiori, vado in ecstasy quando mi sei vicino a letto nudi, io nostro piacere mi manca, mi manca il nostro erotismo .
Realisticamente ho sempre scelto quello che volevi tu,
mi sono sempre adattato a cosa ti facesse meno male, è l'ho fatto con premura .
Ma tu non sarai ne una Laura, ne un Alessia.
Non sarai mai una mia conoscente o amica, il mio istinto sessuale, il mio bene che si riversa in te non vuole .
Ti trovo sempre troppo bella ed attraente e ti trovi sempre un passo avanti al mondo, alle persone, la tua creatività, voglia di esplorare e partire, mi affascina, perché siamo così diversi come caratteri ma così simili nei sogni e nel piacere.
Tu mi piaci bianca, ma non posso e non voglio non essere abbastanza, non ti ho cagato una settimana intera e forse lasceresti mesi senza scrivermi, che va bene, tu hai scelto la tua vita sei libera di scendere con chi vuoi e dedicare il tempo a chi vuoi tu.
Però mi lasci spesso senza risposta, e se non sono io a cercarti tu non lo fai, e allora non posso volere questa scopamicizia da solo, non voglio aspettarti e poi non comunichi con me, mi impegno per non oltrepassare i tuoi limiti, però trattami da persona, fammi capire che mi vuoi, che anche se è NO, è no solo per quella sera, voglio sentirmi desiderato da te, sessualmente e come persona.
Sai che comunicare è importante, ed io voglio capire .
Altrimenti, scimmietta
Bloccami, se mi devi ghostare, fare love bombing, e se ti devo scrivere solo io lasciami andare.
Per me è difficile farlo, quando lo fai tu, so che non posso cercarti e c'è un limite che non valico, quando fumo io penso solo a te su di me .
Se non mi vuoi se non vuoi che ti dico che sei bella perché sai che davvero lo penso, sai che sei una venere tutti i giorni, sono sicuro che troverai apprezzamenti da altra gente, ti ho trovato bella in pigiama alle 2 di notte senza trucco, ti troverò sempre bella..
Se non mi vuoi bloccami e fallo perché mi vuoi bene, perché l'indecisione fa male, altrimenti fammi solo capire che mi vuoi, comunica con me e apprezzami, anche i no vanno bene, ma esprimiti, e starò il doppio del bene, con te tra le mia braccia a fare sesso.
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