Tumgik
#traliccio
tartagliaarte · 2 years
Text
Taiyuan Botanical Garden. Riqualificazione green per un’ex miniera di carbone in Cina
Taiyuan Botanical Garden. Riqualificazione green per un’ex miniera di carbone in Cina
CON UNA DELLE STRUTTURE A TRALICCIO IN LEGNO PIÙ GRANDI DEL MONDO, DELUGAN MEISSL ASSOCIATED ARCHITECTS REINTERPRETA GLI ELEMENTI TRADIZIONALI CINESI PER IL PROGETTO DI RECUPERO DI UN’AREA GRANDE 180 ETTARI NEL NORD DEL PAESE Nonostante i suoi 2.500 anni di storia come capitale dello Shanxi, che la vide espandersi sotto la dinastia Tang ed essere un’importante base militare sotto la dinastia…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
soldan56 · 8 months
Text
Tumblr media
Attraverso un'immagine, il fallimento della civiltà occidentale. Se poi col flessibile tiri giù l’autovelox che ti ha castigato diventi Fleximan, l’eroe del Popolo Vessato e le autoritá si inchinano alla vox populi. Se invece con lo stesso flessibile tiri giù il traliccio che alimenta i cannoni x la neve per salvare il torrente sei un eco-terrorista.
50 notes · View notes
gregor-samsung · 5 months
Text
«Vede, a me non piace né comandare né essere comandato. A me piace lavorare da solo, così è come se sotto al lavoro finito ci mettessi la mia firma; ma lei capisce bene che un lavoro come quello non era per un uomo solo. Così ci siamo dati da fare: dopo quella gran tormenta che le ho raccontato era tornata un po' di calma e non si andava tanto male, ma a colpi veniva giù la nebbia. Per capire ognuno che tipo era ci ho messo un po' di tempo, perché non siamo mica fatti tutti uguali: specie poi coi forestieri. L'ortodosso era forte come un toro. Aveva la barba fin sotto gli occhi e i capelli lunghi fin qui, però lavorava preciso e si vedeva subito che era del mestiere. Solo che non bisognava interromperlo, se no perdeva il filo, cascava dalle nuvole e doveva ricominciare tutto dal principio. Di Staso è venuto fuori che era figlio di un barese e di una tedesca, e difatti si vedeva che era un po' incrociato; quando parlava facevo più fatica a capirlo che se fosse stato un americano d'America, ma per fortuna parlava poco. Era uno di quelli che dicono sempre di sì e poi fanno alla sua maniera: insomma bisognava starci attenti, e il suo guaio era che pativa il freddo, così tutti i momenti si fermava, si metteva a ballare magari anche in cima al traliccio, che mi faceva venire la pelle di gallina, e si metteva le mani sotto le ascelle. Il pellerossa era una sagoma: l'ingegnere mi ha raccontato che era di una tribù di cacciatori, e che invece di stare nella loro riserva a fare tutti quei gesti per i turisti, avevano accettato in blocco di trasferirsi nelle città per fare la pulizia delle facciate dei grattacieli; lui aveva ventidue anni, ma quel mestiere lo facevano già suo padre e suo nonno. Non è che sia la stessa cosa, per fare il montatore ci va un po' più di cervello, ma lui cervello ne aveva.
Però aveva delle abitudini strane, non guardava mai negli occhi, non muoveva mai la faccia e sembrava tutto d'un pezzo, anche se poi sul montaggio era svelto come un gatto. Anche lui parlava poco: era grazioso come il mal di pancia, e a fargli osservazione rispondeva; dava anche dei nomi ma per fortuna solo nel dialetto della sua tribù, così si poteva far finta di non capire e non nascevano questioni. Mi resta da dire del regolare, ma quello ho da capirlo ancora adesso. Era proprio un po' intiero, ci metteva tempo a capire le cose, ma aveva volontà e stava attento: perché lo sapeva, che non era tanto furbo, e cercava di farsi forza e di non sbagliare, e difatti in proporzione sbagliava abbastanza poco, appunto, non capivo come facesse a sbagliare così poco. Mi faceva pena perché gli altri gli ridevano dietro, e mi faceva tenerezza come un bambino, anche se aveva quasi quarant'anni e non era tanto bello da vedere. Sa, il vantaggio del nostro lavoro è che c'è posto anche per gente come quella, e che sul lavoro imparano quelle cose che non hanno imparato a scuola; solo che con loro ci va un po' più di pazienza.»
Primo Levi, La chiave a stella, Einaudi (Supercoralli Nuova serie); prima edizione 1978.
11 notes · View notes
urluch-in-dla-nebia · 2 years
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
En Lumbaart:
Arlechìn = Arlecchino
Brighèla = Brighella
el Meneghìn e la Cèca = Meneghino e Cecca
ol Giopì de Sanga = Gioppino
Tumblr media
ol Bortol Söcalonga e la Maria Scatolèra = Bortolo Socalonga [Gonnalunga] e Maria Scatolera
la Margì[n] e 'l Bartolì[n] = Marietta e Bartolino
ol Giacomì[n] = Giacomino
ol Bissanbraga / Pissa 'n Braga = Piscialetto [lit. nei pantaloni]
ol Bernàrd e la Bernàrda = Bernardo e Bernarda
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
el Baltramm = Beltrame
i Bej, i Brütt e i dü Sapor = i Belli, i Brutti e i due Zappatori Montanari
al Gagèt col sò uchètt = il Contadinello con la sua Ochetta
al Tarlisu e la Bumbasina = il Traliccio e la Bombasina (tipo di stoffa grezza originaria di Busto Arsizio)
Pin Girumeta = Pin Girometta
Bagòss = lit. “abitante di Bagolino”
Re Resegùn e Regina Grigna =Re Resegone e Regina Grigna
59 notes · View notes
abr · 9 months
Text
Non assegnerei a Toni Negri l'epiteto di terrorista: non era un fuori di sé come l'altro RIP d'élite criminogena Giangiacomo Feltrinelli, esploso per imperizia ai piedi di traliccio elettrico da sabotare - btw, che straordinaria ante-genesi dei fini (il destino a volte è beffardo).
Uomo mite di carattere, veemente solo nelle teorizzazioni idealiste ottocentesche retrò, basti e avanzi per lui la definizione di cattivo maestro. Scemi provinciali furono e sono i poveretti nel suo rimorchio.
RIP.
7 notes · View notes
abatelunare · 1 year
Text
Tumblr media
Traliccio (21 settembre).
13 notes · View notes
benzedrina · 1 year
Text
Quando vado da libraccio finisco per spende soldi, tanti soldi e per regalare libri usati. Pochi li hanno apprezzati (e se mi regali un libro usato sono felicissimo), molti, nel corso degli anni e diverse relazioni, non hanno apprezzato per tutto un tabù legato al fatto che vedono l'usato come una cosa da buttare e quindi "perché mi devo comprare una cosa da buttare se posso prenderla nuova?". A ognuno il suo.
Ritornando ai libri usati, questo che sto leggendo (la voce delle onde di Mishima) ha la firma di una certa Marta e l'anno di lettura (1996). L'ho quasi finito e ho trovato delle sottolineature negli stessi punti in cui avrei sottolineato io. Marta, mentre io avevo 4 anni, leggeva la cosa che avrei letto io 27 anni dopo e si emozionava negli stessi punti in cui mi sono emozionato io una vita dopo. Già solo raccontarmi questo mi riempie di cose che non so spiegare, il toccare con mano il tempo che passa per me è pienezza e dolcezza. È come vedere il mare e sapere che 1000 anni fa lo guardavano nello stesso modo e forse dallo stesso punto. Però capisco chi dice che l'odore dei libri usati dà fastidio. A me provoca mal di gola, ma anche sticazzi, sono i libri che finisco più velocemente.
Più di 10 anni fa a una bancarella di libri usati, presi da una scatola un libro, il cui titolo l'avevo letto nell'introduzione di un altro libro. Quel libro lo stava per prendere una ragazza ma feci prima di lei. Lei sorrise, mi guardò e chiese al tizio della bancarella un'altra copia. Fortunatamente l'aveva, ma di un'altra edizione. La ragazza pagò e mi disse "buona fortuna col libro". Forse l'aveva già letto. Quel libro me lo portai per qualche settimana in cartella per andare all'uni. Leggevo 2-3 pagine al giorno. Era pesante e nuovo per me, era qualcosa che mi agitava dentro e non capivo se nel bene o nel male. Su un treno del ritorno mi beccai 180 minuti di ritardo causa fulmine su un traliccio. Il vagone semi vuoto, il fresco estivo dovuto al temporale, mi convinsi a leggerlo bene e così fu. Ricordo che pensi il cellulare, tornai a casa e vuoto com'ero andai a letto subito. Ora come ora La Nausea di Sartre non è stato il libro che m'ha cambiato più di tutti, è nella lista dei libri più importanti ma quella lista non l'ho mai scritta perché mi costringe a fare paragoni. Ma all'epoca mi mangiò dentro, tanto che qualcosa me la porto dietro ancora, tipo qualche strumento per riconoscere il motivo per cui mi stufo e come combattere questo senso di nausea. Prima lo consigliavo spesso poi quando spiegai perché fosse così importante per me e questa ragazza mi rispose con "ma non è che tu sei i libri che leggi" in tutto un discorso un po' contro di me, smisi di consigliarlo. Di quel libro usato beccai la copia di un ragazzo. C'era scritto 1992 e oltre a varie sottolineature c'erano piccoli post-it con appunti del ragazzo. Nella parte finale del libro, quando il protagonista incontra la sua amata (che poi amata non è) dopo lunghe paranoie e notti insonni, ammette a sé stesso che tutta quell'attesa in fondo non era valsa molto, c'era un post-it con su scritto "Dio quanto hai ragione. Quanto tempo perso ad attendere".
12 notes · View notes
t-annhauser · 2 years
Text
Apeiron Feltrinelli
È segno della corruzione dei tempi che dopo la reductio ad Hitlerum ci tocchi la reductio ad Fusarum. Povero Diego, eppure i libri glieli pubblicano ancora, ci sarà pure un motivo. D'altronde è anche vero che Diego è ormai scivolato nello scaffale limitrofo ai Morelli e ai Recalcati, io ambisco invece allo scaffale degli Hegel, dei Berkeley, dei Kant, ambisco a diventare un classico (rido). Anzi, sapete che vi dico? Che arrivare in libreria, oggi come oggi, è motivo certissimo di imbarazzo vista la reductio ad Minchiam a cui vengono condannati tutti gli autori, seri e meno seri, ridotti a strenne e a scatole di cioccolatini per lettori dalle controverse capacità cognitive. Ci sono ancora i libri sulla Casta, ci sono quelli contro la Russia, ci sono quelli a favore della Russia, non ho visto quelli di Burioni che sono passati di moda, insomma, uno sciocchezzaio senza limite, puro apeiron privo di forma e di contenuti, coronato dal dvd di Rambo scontato del 70%. Ho visto sì un libricino di Bakunin sull'anarchia (mi trovavo alla Feltrinelli, Giangiacomo, il traliccio di Segrate, ecc.), o qualcuno che gli somigliava nel nome, ma con una copertina così perfetta nel suo accattivante packaging che ci si aspettava di trovarci dentro anche la pubblicità del Coccolino. Le librerie sono diventate dei Lidl, i negozi di dischi dei negozi dell'antiquariato, otto miliardi di persone non fanno un supercervello, fanno un supercolon.
11 notes · View notes
intotheclash · 2 years
Video
youtube
IDP - Cristo è morto di freddo
Era tutto sudato er vento s'è arzato senza la maglia de lana e Cristo è morto de freddo Pinelli è caduto che è inciampato Un incidente a Ustica e l'aereo è caduto Era una caldaia in Piazza Fontana l'aereo di Mattei una coincidenza strana Nella scuola Diaz c'erano i terroristi e Calvi s'è impiccato perché era molto triste Rachel sotto le ruspe un tragico incidente la CIA delle due torri non ne sapeva niente Era tutto sudato er vento s'è arzato senza la maglia de lana e Cristo è morto de freddo Era tutto sudato er vento s'è arzato senza la maglia de lana e Cristo è morto de ... reggae! Peppino Impastato è stato un attentato ha messo una bomba sul traliccio ed è scoppiato come Feltrinelli l'anarchico pazzo e a Carlo Giuliani sei stato tu con il tuo sasso
7 notes · View notes
adrianomaini · 4 days
Text
Tumblr media Tumblr media
Via Gradisca a Nervia di Ventimiglia (IM), una piccola strada a forma, più o meno, di mezzo anello, dotata di sottopassaggio ferroviario. Qualche casa di ferrovieri. Amici, conoscenti, compagni di scuola di un tempo abitavano là. Alla svolta degli anni Sessanta era anche un luogo di giochi. Non c'è più il traliccio elettrico della ferrovia, sul quale i più arditi osavano arrampicarsi per un bel tratto… #ventimiglia #nervia
1 note · View note
giardinoweb · 3 months
Text
Il Trachelospermum jasminoides
Tumblr media
un gelsomino che non è gelsomino, ma profuma d'estate lo stesso! Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di una pianta che amo particolarmente: il Trachelospermum jasminoides, conosciuto anche come falso gelsomino o rincospermo. Non è un gelsomino, ma che importa? In effetti, il Trachelospermum jasminoides non è affatto un gelsomino. Appartiene ad un genere completamente diverso, ma i suoi fiori bianchi e profumati sono così simili a quelli del gelsomino vero che gli hanno valso questo nome comune. Un'esplosione di profumo e colore per la tua estate Tra la fine della primavera e l'estate, il Trachelospermum jasminoides si regala una fioritura davvero spettacolare. I suoi fiori, a forma di stella, sbocciano in abbondanza e riempiono il giardino di un profumo inebriante. Facile da coltivare e poco impegnativa Oltre ad essere bellissima e profumata, questa pianta è anche piuttosto facile da coltivare. Non è molto esigente e si adatta a diverse condizioni climatiche. Resiste bene al freddo, quindi può essere coltivata in gran parte d'Italia. Come coltivare il Trachelospermum jasminoides Ecco alcuni consigli per coltivare il Trachelospermum jasminoides nel tuo giardino: - Scegli una posizione soleggiata o parzialmente ombreggiata. - Assicurati che il terreno sia ben drenato. - Annaffia regolarmente, soprattutto durante i periodi di siccità. - Concima con un fertilizzante per piante fiorite in primavera e in estate. - Pota leggermente dopo la fioritura per mantenere la forma della pianta. Dove piantare il Trachelospermum jasminoides Il Trachelospermum jasminoides è una pianta versatile che può essere utilizzata in diversi modi. Puoi coltivarla come rampicante su una pergola o un traliccio, oppure come coprisuolo. Ecco alcune idee per utilizzare il Trachelospermum jasminoides nel tuo giardino: - Crea un arco fiorito sopra un ingresso. - Coprire un muro o una recinzione brutta. - Pianta vicino a una porta o a una finestra per goderti il profumo dei fiori. - Crea una siepe profumata lungo un sentiero. Il Trachelospermum jasminoides è una pianta davvero speciale che può dare un tocco di classe e di profumo al tuo giardino. Con un po' di cura, ti regalerà anni di soddisfazioni! E tu, hai già il Trachelospermum jasminoides nel tuo giardino? Raccontami la tua esperienza nei commenti! P.S. Se hai domande o curiosità, non esitare a chiedere! Read the full article
0 notes
lamilanomagazine · 4 months
Text
Catania: armati di flex, avevano abbattuto un traliccio per rubare il ferro, arrestati dai Carabinieri
Tumblr media
Catania: armati di flex, avevano abbattuto un traliccio per rubare il ferro, arrestati dai Carabinieri. Nell’ambito della mirata campagna di prevenzione e contrasto ai reati ambientali avviata in tutto il territorio etneo dal Comando Provinciale Carabinieri di Catania, tra cui spiccano la lotta ai fenomeni di smaltimento illecito o irregolare di sostanze inquinanti, che possono comportare importanti conseguenze negative sulla salute pubblica, nonché il controllo sul settore del ciclo dei rifiuti, il Comando Carabinieri del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Catania ha arrestato due uomini per “furto aggravato”. Al riguardo, i militari dell’Arma, impegnati in un’attività mirata appunto al contrasto dello sversamento di ogni tipologia di rifiuto, nel transitare nell’area limitrofa alla Riserva Naturale Orientata hanno sorpreso due uomini “all’opera” su un palo della corrente elettrica. Dalla ricostruzione dei fatti è emerso che, i due soggetti, dopo essere entrati all’interno di un terreno a ridosso dell’argine del fiume Simeto a Catania, a pochissimi metri dal perimetro della predetta riserva, hanno abbattuto il traliccio in ferro in disuso, prima utilizzato per il passaggio della rete elettrica, per sezionarlo, in piccole parti, mediante l’utilizzo di un flex. Il pilone, infatti, era stato buttato giù mediante dei tagli alla base dei pali di sostegno fissati al suolo. I due catanesi di 35 e 41 anni, entrambi già noti alle Forze dell’Ordine per pregresse vicende giudiziarie, sono stati, infatti, colti in flagranza mentre con varie attrezzature, tra cui proprio una smerigliatrice da taglio, alimentata da un generatore di corrente portatile, stavano facendo a pezzi tutta la struttura ferrosa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Operaio travolto e ucciso da un treno alla stazione di Chiari nel Bresciano
AGi – Un operaio portoghese di 51 anni è morto nella notte alla stazione di Chiari nel Bresciano dopo essere stato travolto sui binari da un treno dell’alta velocità diretto a Napoli. La vittima era impegnato in alcuni lavori a un traliccio dell’alta tensione. A causa del violentissimo impatto il 51enne è deceduto sul colpo. Le indagini per ricostruire la dinamica sono affidate alla Polizia…
View On WordPress
0 notes
writetodrive · 9 months
Text
Provo la Benelli TRK 502X
Da diversi giorni il tempo è instabile, ripetuti rovesci si susseguono su Genova. E’ pomeriggio inoltrato quando guardando il mare, se verso Ponente il grigio del cielo sempre più scuro prevale, a Levante è tornato il sereno.
Pochi minuti per scegliere una meta da raggiungere in moto, seppur vicina – Sori.
Giro la chiave di accensione della Benelli TRK 502 X la “Benellona”, sì avete capito bene, così in molti la chiamano, strutture imponenti, sguardo da grande e motore alla portata di tutti, un mix di un Brand ricco di storia che ha fatto di questa moto negli ultimi anni, un enduro stradale votata al turismo, una scalatrice di classifiche vendite fino ad accaparrarsi il primo posto.
Bel risultato Benelli, ma su di te tornerò dopo!
Decido di costeggiare il mare fino a Nervi, con lo sguardo che incrocia uno dopo l’altro gli stabilimenti balneari e le zone di spiaggia pronte all’avvio della stagione estiva, laggiù, più lontano, la meta rimane fissa sotto un cielo che sembra voglia concederci il tempo di una tregua.
La Strada Statale 1 Via Aurelia che ci permette di costeggiare il litorale, ogni volta che la si sceglie, curva dopo curva, grazie ai suoi panorami ai suoi colori primaverili, ai piccoli centri abitati che si susseguono uno dopo l’altro come quadri degni dei migliori pittori, mostra a chi la percorre lo spettacolo della Riviera di Levante.
La moto di oggi, la Benelli TRK 502 X si mostra fin da subito un mezzo ideale per assaporare appieno il susseguirsi di curve in un misto stradale ad andatura turistica.
Comoda per il guidatore, tanto da non stancare neppure dopo ore e ore di guidato, offre un’importante porzione di sella anche per il passeggero che seppur rialzato potrà farvi compagnia così come per i semplici trasferimenti quotidiani, anche per il lungo viaggio.
Con un peso in ordine di marcia di 235 Kg e altezza sella da terra 860 mm questa versione X con lo scarico rialzato e sospensioni sostenute, strizza l’occhio al fuoristrada seppur leggero.
E’ un piacere lungo la strada statale panoramica utilizzare il cambio a sei marce dai rapporti corti e innesti precisi assecondato da una frizione morbida e modulabile.
Il motore, un bicilindrico frontemarcia da 500 cc per 47,6 CV a 8.500 giri/min e 46 Nm a 6.000 giri/min pur con la sua cavalleria ridotta, gira sempre rotondo, pronto ad ogni richiamo dell’acceleratore, assicurando un buon ritmo di marcia a fronte di consumi carburante ottimi.
La ciclistica, telaio a traliccio con piastre in acciaio, una forcella a steli rovesciati da ben 50 mm con una escursione da 140 mm, non regolabile ma ben tarata e sostenuta e un mono posteriore dall’escursione di 62 mm regolabile nell’idraulica in estensione, compressione e nel precarico molla, così come assicura stabilità nei tragitti extraurbani, mostra agilità insospettabile in ambito urbano.
L’impianto frenante con ABS costituito all’anteriore da dischi da 320 mm con pinza flottante a due pistoncini e disco al posteriore da 260 mm assicura sempre spazi di arresto sicuri e modulabili, con l’anteriore dalla frenata decisa anche se a fronte di uno sforzo alla mano marcato e un posteriore più che dall’attacco mordente, di accompagnamento alla decelerazione.
E’ così che curva dopo curva giungo presso Il borgo di Sori che si affaccia sul mare del Golfo Paradiso, a est di Genova, nella Riviera di Levante, un territorio, quello comunale che si protende nell'entroterra lungo la valle dell'omonimo torrente fino a raggiungere lo spartiacque con l'alta Val Fontanabuona.
Con la moto arrivo il più vicino possibile al mare, percorro il ponte, e su di esso mi soffermo un attimo ad ammirare lo scorcio che mi appare, subito dopo, parcheggio per una breve passeggiata sulla spiaggia.
Le piccole barche una dietro l’altra nel vicolo vicino, rapiscono il mio sguardo e la mia curiosità, la spiaggia deserta facilita l’ascolto delle onde che si infrangono sulla battigia mentre il piccolo parco per bambini li accoglie con i suoi giochi.
Riparto, e prima di indirizzare la moto verso Genova mi dirigo verso la stazione per una vista dall’alto, da qui, il punto panoramico, il piccolo Borgo incastonato appare ancora più bello.
Grazie Benelli TRK!
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
1 note · View note
personal-reporter · 1 year
Text
Storie delle Olimpiadi: Gli stadi olimpici di Tokyo
Tumblr media
Gli impianti sportivi delle Olimpiadi di Tokyo 2021 sono un omaggio al Giochi del 1964, che rappresentano ancora un momento emblematico della cultura architettonica nipponica. Il primo da vedere è il nuovo stadio di Tokyo disegnato da Kuma, un ovale su cui s’innalzano tre anelli di spalti per un totale di 5 piani fuori terra e 2 ipogei, sormontati da una copertura a traliccio sorretta da un fitto reticolo di travi in acciaio e legno, con una serie di logge che corre lungo tutta la circonferenza esterna dello stadio, la cui facciata è schermata da vegetazione e da un sistema di ventilazione ottenuto dall’accostamento ravvicinato di lamelle di cedro. Come da consuetudine, l’impianto ha ospitato le cerimonie di apertura e chiusura, nonché le gare di atletica leggera, oltre a 68.000 posti a sedere, che a fine Giochi sono aumentati agli 80.000 consentiti per le gare calcistiche. Lo stadio delle Olimpiadi del 1964 è formato da due arene, ancora oggi molto apprezzate e celebrate a livello nazionale e internazionale, che hanno contribuito all’affermazione di Kenzo Tange tra gli architetti più influenti del Novecento ed è Importante Cultural Property del Giappone, diventando la struttura più recente ad essere inserita nell’elenco stilato dall’Agency for Cultural Affairs. Il tempio delle arti marziali è il Nippon Budōkan,  dall’ impianto a forma ottagonale in ferrocemento, sormontato da un tetto concavo (tipico delle pagode) in acciaio, ispirato alla vetta del monte Fuji. Nonostante negli anni sessanta abbia ricevuto diverse critiche, il Nippon Budōkan è oggi una delle arene polifunzionali del Giappone più famose e ambite per sportivi e artisti, nazionali e internazionali. Con i suoi 2.300 mc di legno provenienti da tutto il Giappone, l’Ariake Gymnastics Centre è tra le nuove strutture simbolo dell’artigianato della nazione, che  rievoca la memoria del luogo in cui sorge, un tempo sito di stoccaggio di legname. Adiacente all’Ariake Gymnastics Centre e nell’omonimo distretto a nord della baia di Tokyo, è collocata l’Ariake Arene, che comprende un’arena principale, una sub-arena,  una palestra e una piazza. Le sedi olimpiche dell’Ariake Gymnastics Centre e dell’Ariake Arena s’inseriscono nel progetto denominato Tokyo Waterfront City, con riferimento a una zona di 442 ettari al centro della baia di Tokyo che comprende i distretti di Daiba, Aomi, Ariake-Kita (nord) e Ariake-Minami (sud). Invece il Tokyo Aquatics Centre, utimo tra le nuove realizzazioni, per le sue dimensioni e applicazioni high tech è al momento uno tra i più grandi e innovativi impianti di nuoto del mondo, che accoglie una piscina olimpica e una secondaria, entrambe con pareti e pavimento mobili che all’occorrenza possono variare in profondità e lunghezza, una vasca per i tuffi e un’area di allenamento. Al termine dei Giochi, come in altre strutture, le tribune temporanee degli anelli superiori sono state rimosse per portarne la capienza a 5.000 posti e quindi usarla per i campionati nazionali e come struttura natatoria per i cittadini. Read the full article
0 notes
notiziarioicurezza · 1 year
Text
0 notes