#terzo capitolo
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINS THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol.1 - From the Empire
WITCH HUNT - CAPITOLO 5
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
“Tres, ma cosa significa!?” Chiese Abel, incapace di credere a ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi.
“Ho controllato la ragazza.” La voce del prete, nell’aria impregnata di polvere da sparo, sembrava quella di un morto. La pistola, puntata al petto di Abel— o meglio alla testa di Eris accovacciata dietro di lui, non si mosse di un millimetro.
“Il primo caso è stato due anni fa. Il suo padre biologico ha sparato a sua madre e poi si è tolto la vita. Dopodiché lei è stata data in affidamento. Nel secondo caso si trattava di suo padre adottivo. Si è sparato in testa con un fucile mentre era a caccia. Il terzo caso è accaduto al suo orfanotrofio. Un anno fa, otto bambini ospiti dell’orfanotrofio si sono fatti a pezzi a vicenda con dei coltelli da cucina, ma le motivazioni non sono mai state chiarite.” Continuò Tres meccanicamente.
La ragazzina era impallidita mentre il prete descriveva senza pietà il suo passato. Si rannicchiò ancora di più dietro Abel, incapace di trattenere i singhiozzi.
“E poi c’é stato il caso della settimana scorsa al rifugio dei vampiri. Ora finalmente sappiamo perché si sono uccisi fra di loro. Non si è trattata si una faida territoriale. La ragazza ha manipolato le loro menti e li ha messi l’uno contro l’altro. Quando ho contattato il Dipartimento dell’Inquisizione ho scoperto che era già ricercata come strega.” Concluse il prete.
“Quando mi hai toccato, hai usato la telepatia, vero? Ecco come mi hai fatto cadere in trance.” Sussurrò Abel ad Eris.
Prima dell’Armageddon, gli scienziati erano stati in grado di decifrare il DNA umano, ed avevano sviluppato delle tecniche per alterarne il codice genetico. Le “streghe” erano le discendenti di questi esperimenti genetici. Avevano sviluppato incredibili poteri mentali: telepatia, ESP, telecinesi e perfino pirocinesi. Si pensava anche che potessero leggere il pensiero o muovere oggetti senza toccarli.
Dopo l’Armageddon, umani e vampiri erano entrati in guerra. Ma entrambe le parti detestavano le streghe e gli avevano dato la caccia senza pietà. Il risultato era stato un genocidio globale e le streghe si erano praticamente estinte. In rari casi, i poteri erano rimasti dormienti durante il periodo dell’Inquisizione; questi tratti saltavano qualche generazione e poi riapparivano casualmente nei discendenti… come Eris.
“Cerca di ragionare, Tres! È vero— ha dei poteri speciali. Ma come possiamo essere sicuri che sia stata lei la responsabile della morte di tutte quelle persone senza approfondire le indagini…” Iniziò Abel, ma fu subito interrotto dalla voce fredda di Tres.
“Le sue intenzioni non contano. La sua stessa esistenza é un pericolo. È molto probabile che i vampiri del rifugio abbiano cercato di impossessarsi dei suoi poteri. Devi esserti accorto anche tu della sua forza.”
Abel abbassò lo sguardo. Tres aveva ragione, e lo sapeva... Cosa accadrebbe se i suoi poteri potessero influenzare un’intera città come quella del Vaticano, o una base militare? Proteggere un’unica vita vale tanto rischio?
“La ragazza non è umana. È una bomba in forma umana. È una minaccia. Va neutralizzata. Adesso allontanati, Padre Nightroad.” Ordinò Tres.
“No.” Replicò Abel, con gli occhi ancora rivolti verso il basso. Estrasse la pistola dalla fondina sul suo fianco e si alzò in piedi davanti a Tres con aria di sfida. “Ho promesso di aiutarla, ed io mantengo le mie promesse.”
“Hai intenzione di combattermi, Crusnik?” Domandò Tres.
Abel non disse nulla. L’unico rumore era quello dei cavi della corrente recisi che sfrigolavano.
Dopo un lungo momento di silenzio, Gunslinger annuì. “Bene. Se dici così, non mi lasci scelta.”
“Quindi hai capito….” Disse Abel con un sospiro di sollievo.
Ma Tres continuò nel suo tono monocorde: “Affermativo. Mi rendo conto che non ci sono altri metodi che possa adottare. Rimuovere l’agente AX Abel Nightroad dalla lista degli amici.”
“Ma cos…” Abel strabuzzò gli occhi udendo quelle parole.
Se Tres fosse stato umano, si sarebbe detto che il suo sguardo avesse mostrato un istinto omicida. In una frazione di secondo, la sua CPU spinale aveva modificato il suo programma in modalità ‘genocidio’ e le sue pupille si erano dilatate ed avevano assunto un tono bluastro.
“Violazione delle leggi papali, Articolo Canonico numero 188. Abel Nightroad, devi essere eliminato.” Dichiarò.
“Tieniti stretta!” Gridò Abel prendendo Eris in braccio.
Abel fece un salto di lato, ma il corpo di Tres era già scomparso nel buio.
“Ahi!” Gemette Abel quando sentì il colpo sulla sua mano.
Un lampo di luce nell’oscurità li accecò momentaneamente entrambi. Il suo revolver gli era stato strappato dalla mano.
Un istante dopo fu colpito da un altro sparo, questa volta vicino la sua fronte.
“È inutile, Nightroad. Non puoi sfuggirmi, non con le tue abilità.” Lo informò Tres camminando con passo deciso. Rintracciando precisamente il passo zoppicante di Abel nel buio, Tres sparò di nuovo, e la colonna che lo separava dal suo obiettivo venne completamente polverizzata.
Istintivamente, Abel cercò di raggiungere la pistola che gli era caduta a terra.
“Sei 0.43 secondi in ritardo.” Disse Tres.
Un altro sparo.
“Padre!” Urlò disperata Eris, che fino ad allora era rimasta in silenzio, lanciando qualcosa verso il prete.
Abel perse sensibilità alla spalla sinistra e cadde a terra. Accanto a lui sentì rotolare il suo revolver, insieme a qualcos’altro. Con la vista annebbiata dal dolore cercò di raggiungerlo con le dita, senza successo.
Ma questo é… — quando sentì la gomma di uno dei cavi elettrici fra le sue mani, capì subito di cosa si trattava.
Passi metodici si avvicinarono, e si fermarono due metri da lui. “Rimani a terra, Padre Nightroad.”
“Cosa ne pensi di questo?” Zuppo di sudore, Abel pronunciò quelle parole con tono di sfida.
La forza di Tres era certamente soverchiante, e poteva sembrare che non avesse alcun punto debole da sfruttare o modo in cui sfuggirgli. Tuttavia…
“Fermati! È me che vuoi uccidere, giusto? Allora…” Eris si parò davanti ad Abel.
Gli occhi di vetro in cui si rifletteva la ragazzina che cercava di proteggere il prete facendogli da scudo sembrarono vacillare per un istante. Ma poi il dito si mosse inesorabilmente sul grilletto e…
In un batter d’occhio il corpo di Tres fu scaraventato all’indietro da un’ondata di scintille azzurre.
“…!”
La macchina assassina, nota come Killing Doll, si sbilanciò all’indietro e cadde in ginocchio, proprio come una bambola rotta. Una rete di scintille blu ricoprì il suo corpo come una ragnatela, a partire dal suo braccio destro.
“Eris, scappa!” Urlò Abel, gettando il cavo dell’alta tensione he aveva in mano, ancora sprigionante scintille.
“Che stai facendo Eris? Ti ho detto di scappare!” Gridò nuovamente, vedendo che non si era mossa.
“Scappa anche tu Padre!” Eris ancora esitava.
Insieme risalirono di corsa le scale e tornarono nella lobby. In quel momento, si udì la campanella che indicava la partenza del treno. Dalla locomotiva uscì uno sbuffo di vapore, mentre si preparava a lasciare il binario, stranamente deserto.
“Padre Nightroad, ma che succede?” Chiese Sorella Louise preoccupata, vedendoli arrivare in quello stato.
“Sorella, per piacere prendi la ragazza.” Implorò Abel.
“Ma Padre!” Protestò Eris.
Abel la spinse fra le braccia della suora, e si voltò indietro. Poteva già sentire il passo pesante e ritmico di Tres avvicinarsi.
Eris sussultò. “Non é ancora morto!”
“Eris, ti prego.” Implorò Abel, continuando a spingere la ragazzina verso la suora. “Per piacere… scappa. Mi occuperò io di lui.”
“Ma…!” Cercò nuovamente di protestare Eris, visibilmente preoccupata.
Tentò di prendere la mano del prete, che le sorrideva dolcemente da dietro gli occhiali rotondi, ma a metà strada esitò e ritrasse le dita, come se avesse toccato dell’acqua bollente.
“Perché… perché lo stai facendo?” Mormorò la ragazzina.
“Perché cosa?” Domandò il prete, sembrando non capire il senso di quella domanda.
“Perché sei così gentile con un mostro come me?” Eris lo guardava con sguardo triste.
“Non dovresti parlare di te stessa in questo modo. Non sei un mostro.” Abel le strizzò l’occhio.
“Forza, Eris.” La incalzò Sorella Louise, nervosa. Non sapeva cosa stava accadendo, ma capiva che era qualcosa di grave. Con un sorriso teso sul viso, strinse la manica della ragazzina e disse: “Non ho idea di cosa sia successo, ma ascoltiamo quello che dice Padre Abel.”
“M—ma…” Balbettò la ragazzina.
“Ti prego, vai…” Sussurrò il prete.
Abel le spinse gentilmente la spalla e Eris mise un piede sulla scaletta della carrozza passeggeri. Lasciandosi tirare per un braccio da Sorella Louise, scomparve dentro la porta. Ma poi improvvisamente riapparve, gettandosi verso di lui.
“Addio, Padre.”
Con un movimento veloce come quello di un animale selvatico, gli diede un bacio. Nel momento n cui le sue labbra sfiorarono quelle del sacerdote, il treno cominciò a muoversi.
Abel osservò con un sorriso un po’ amaro la ragazzina che si allontanava ancora aggrappata alla scaletta, poi si voltò, ritrovandosi faccia a faccia con Gunslinger, che gli puntava la pistola contro.
“È troppo tardi… se n’è andata.”
“Immagino sia così.” Concordò Tres impassibile, abbassando l’enorme arma. I passeggeri sulla banchina si accorsero della situazione e corsero a chiamare la polizia. Pochi secondi dopo erano circondati da agenti e funzionari della stazione.
“Ma é troppo presto per sentirsi sollevato, Padre Nightroad. Non mi sono ancora arreso.”
Tres si voltò verso gli agenti ed ordinò con voce secca: “Contattate la prossima stazione e fate in modo che fermino quel treno.”
“La prossima stazione?” Chiese uno dei funzionari, con un’espressione confusa. “Ma quel treno era fuori servizio.” Continuò l’uomo, senza capire il motivo di quella conversazione.
“Come!?” Esclamò Abel spalancando la bocca. Tres invece rimaneva in silenzio.
“Cosa intendete dire con ‘fuori servizio’?” Chiese Abel con crescente apprensione.
“Che quel treno sta andando in deposito…” iniziò a spiegare il funzionario, ma fu interrotto da una voce sconosciuta.
“Scusatemi, per caso voi siete del Dipartimento degli Affari dello Stato del Vaticano?”
Quelle parole rivolte sommessamente ai due sacerdoti li fece rimanere senza parole. Una donna anziana, grassottella e vestita da suora si era affacciata fra il capannello di persone.
“Scusate il ritardo. Sono Sorella Louise, del Convento di Santa Rachele. Sono qui per prendere la ragazza. Eris, giusto? Dove si trova?” Chiese pensierosa.
#trinity blood#abel nightroad#sunao yoshida#rage against the moons#trinity blood novels#traduzione italiana#tres iqus#thores shibamoto#eris wasmayer#witch hunt
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Appena postato il terzo capitolo di "Ed eccoci qua"
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Di cose convincenti e meno convincenti
Nella quarta stagione di True Detective ci sono diverse cose che mi convincono. La regia. L'ambientazione. La caratterizzazione dei vari personaggi (su tutti, spicca lo sceriffio della Foster: cinica, antipatica, intuitiva, in fondo meno dura di quanto lei stessa non voglia apparire). I dialoghi. Però c'è una cosa che mi convince poco. La commistione dei generi giallo e mistery. Un giallo - perché mi rifiuto di chiamarlo thriller - è un giallo. Mischiarci degli elementi soprannaturali mi sembra un po' forzato. Inoltre hanno messo troppa carne al fuoco e continuano a mettercene (io sono arrivato al terzo capitolo). Quando fanno così, il rischio - più che concreto - è quello di fornire una risoluzione banale e/o deludente del mistero cui si tenta di dare una spiegazione un minimo sensata. Un po' come quando ti promettono un raffinatissimo piatto gourmet. Poi ti mettono davanti un minestrone sciapo. E freddo.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Francesco Perizzolo
RUNE: ORIGINE, MITO E COMUNITÀ
Analisi e indirizzi archetipici per il Fare Sacro
Prefazione di Carlomanno Adinolfi
Considerazioni finali di Andrea Anselmo
Postazione di Alberto Brandi
La tradizione è l’Origine che ritorna sempre, in forme diverse, di ciclo in ciclo. I princìpi costitutivi del cosmo, cioè del Sacro, si manifestano dal piano metafisico a quello fisico, attraverso tutte le dimensioni: il filo conduttore è la Coscienza, la quale è continua lungo lo svolgersi dei cicli.
Gli archetipi costitutivi del cosmo sono ciclicamente celati e manifestati: le ventiquattro rune antiche ne sono la rappresentazione simbolica. Ciascuna runa convoglia un significato che non è univoco e nemmeno binario, e che – anzi – è una sorta di sfera semantica: messi insieme, tutti e ventiquattro questi elementi descrivono il Sacro costitutivo e ordinatore cosmico.
Come l’universo si contrae ed espande continuamente, essi non muoiono né si estinguono: ad ogni contrazione vengono celati, per poi essere riscoperti alla successiva espansione. È il Mito, radicato nell’Origine, a raccontare il Sacro e le sue manifestazioni ricorrenti.
Dopo aver indagato con i primi due testi le rune alla luce del sistema Uthark, della Vǫluspá e del Poema Runico Anglosassone, questo terzo capitolo procede attraverso poemi e testi mitologici alla ricerca degli elementi sacri e fondanti la comunità radicata della Gens/Kinþiz.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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L'amica geniale 4, episodi 3 e 4: Lila e Lenù, donne e madri insieme
L'ultima immagine del secondo episodio de L'amica geniale 4 ci ha mostrato Lenù tornare con le sue due figlie, Dede ed Elsa, nel rione di Napoli che l'aveva vista nascere e che si era lasciata alle spalle anni prima. Il terzo episodio riparte proprio da quelle strade, rumorose e piene di macchine. Sei anni senza essere lì, indirizzata verso un'altra vita che ha deciso di lasciare per amore di un uomo, Nino Sarratore, che vive una vita parallela. O meglio, che ha una vita, un lavoro, una moglie e dei figli. E poi ha anche Lenù da cui ritorna la sera tardi, a pancia già piena, fingendo che quella sia la loro quotidianità, tra le bambine da mettere a letto e il letto da condividere.
Capitolo 27, Compromessi
Irene Maiorino e Alba Rohrwacher
Il terzo episodio, intitolato Capitolo 27, Compromessi, vede Lenù fare ritorno anche tra le mura domestiche, in quella casa modesta dove era stata bambina, e dalla madre la cui salute è sempre più cagionevole. La colpa per Immacolata è della figlia che l'ha fatta ammalare quando ha deciso di lasciare Pietro per un altro e mandare in frantumi la facciata di rispettabilità che il matrimonio dava a lei e, per osmosi, alla sua famiglia. "Non è più come una volta. Puoi essere una persona per bene pure se lasci tuo marito e ti metti con un altro", cerca di spiegarle invano la figlia. Ma per la madre quelle sono parole al vento e non fa altro che confrontarla con Lila che, negli anni, è diventata una donna da rispettare e temere. L'unica che è riuscita a mettere sotto scacco i fratelli Solara e costruirsi una sua professione redditizia.
L'amica di sempre e la spina nel fianco di Lunù. Perché "il rione prima ancora che i parenti era Lila". Un rapporto complesso, viscerale, conflittuale. Così vero che Lenù per un anno scompare da lei per non esserne assorbita, perché ancora impossibilitata a ricongiungersi con il passato. Ma il rione è un microcosmo e non inciampare l'una nell'altra è impossibile. E come sempre la schiettezza di Lila non si fa attendere ricordandole che quella che vede dalla finestra dell'appartamento di via Petrarca è acqua impestata. Lenù deve solo guardare più da vicino per rendersene conto.
Lino Musella è Marcello Solara
Ma Nino l'affabulatore ha un'ascendente troppo forte e riesce a riportarla via per un viaggio a New York, complice anche una piccola casa editrice che ha deciso di pubblicare il suo libro. Così Lenù torna dall'amica per chiederle di tenere le sue bambine mentre i due sono dall'altra parte del mondo. Quello che accade al suo rientro le legherà ancora più profondamente. Entrambe le donne scoprono di essere incinte. E questo diventa un altro momento all'interno della serie per tornare alla riflessione sui cognomi dei figli e sull'appartenenza. L'aspetto più interessante è che ad aprire il discorso sia Dede, ancora bambina e simbolo di una generazione futura che, si spera, abbia più diritti e consapevolezza delle donne e madri che l'hanno preceduta.
Alla notizia della gravidanza Nino si dice entusiasta. "Fidati di me" dice a Lenù spaventata da quella che poteva essere la sua reazione. I due arrivano a festeggiare nella casa della famiglia di lui dove la donna si ritrova faccia a faccia con Donato Sarratore, padre di Nino e uomo con il quale Lenù, ancora ragazzina, perse la verginità su una spiaggia di Ischia in una delle sequenze più difficili da metabolizzare di tutta la serie. Un incontro capace di mettere a disagio noi spettatori così come la donna che si sente ancora gli occhi di quell'uomo addosso.
E mentre la storia dell'Italia continua a puntellare il racconto e a darci le coordinate temporali - in questo episodio con la strage alla stazione di Bologna - il privato dei personaggi ci riporta a mamma Immacolata che, in un corridoio di ospedale, confida a quella figlia così tanto giudicata e spesso trattata con durezza che è "la sua unica vera figlia". Ma fa di più: le dice che si è fermata. E ha ragione. Dopo la pubblicazione del romanzo, il successo, gli attestati di stima, Lenù ha perso la sua bussola interiore mandata in tilt dall'arrivo di Nino Sarratore nella sua vita.
Capitolo 28, Terremoto
Una scena dell'episodio 4
Con il quarto episodio, Capitolo 28, Terremoto, entriamo in un'altra fase della vita e dell'amicizia di Lila e Lenù. Le pance che crescono insieme e le due amiche hanno ripreso a condividere un rapporto stretto su base quotidiana. Ma per Lila l'amica si cela dietro una doppia identità: una per lei e una per la sua famiglia, da intendersi principalmente come Nino. L'uomo amato da entrambe in momenti diversi delle loro vite e osteggiato da Lila che ne riconosce il marcio da lontano. "Cosa sapeva Lila di Nino che io non sapevo?" è la domanda che ossessiona Lenù alla quale cercherà di dare una risposta.
Un episodio in cui ritroviamo le due amiche fianco a fianco sullo schermo assistendo alle dinamiche che abbiamo imparato a conoscere nel corso delle precedenti stagioni. La complicità da un lato e lo scrutarsi continuamente dall'altro. Lenù assiste al potere di Lila nel rione e come quel cumulo di strade che chiamano casa si stia trasformando ancora una volta con l'arrivo della droga introdotta da Marcello Solara (Lino Musella).
Renato De Simone e Irene Maiorino
Ma è la seconda parte dell'episodio a rapire per la sua violenza e bellezza. La storia entra prepotentemente nel racconto con il terremotò dell'Irpinia del 1980. Lila e Lenù, insieme, si ritrovano in un appartamento in cui tutto inizia a tremare. Una scossa lunga, apparentemente infinita, e il tentativo di lasciare il palazzo. Ma Lila sembra impietrita e solo con l'aiuto dell'amica riesce a scendere le scale e mettersi in salvo. Sedute al riparo in un auto, le due vedono i volti che affollano il rione disperarsi, cercare riparo, farsi forza a vicenda. E in quell'abitacolo arriva il punto finora più alto della stagione. Il monologo/confessione di Lila.
La donna, che già aveva manifestato problemi in gravidanza secondo la ginecologa dettati dalla sua testa, si confida con Lenù. E l'interpretazione di Irene Maiorino è di quelle difficili da dimenticare. "I contorni delle cose e delle persone sono delicati, si spezzano come fili di cotone", racconta Lila. E allora per arginare quei momenti è costretta a "coperture grandi e piccole" tutte fatte per restare nascosta, per non fermare la sua testa. Lila "deve fare, disfare, coprire, ricoprire e poi alla fine rompere, spezzare". La granitica Lila mostra la sua fragilità all'amica che le promette di restarle accanto.
Superata quella notte di terrore le due vanno alla ricerca di notizie di Nino. Arrivano fino al palazzo in cui abita con la sua famiglia. E il portiere spiega loro che se ne sono andati. Quando Lenù riuscirà a sentirlo al telefono, l'uomo confessa di essere scappato con i suoi figli. Quella frase, tagliente come una lama, trafigge in due la donna, come la crepa che il terremoto ha lasciato impressa sul soffitto della sua casa. "Il mondo è tornato al suo posto".
L'amica geniale: due episodi che parlando di maternità e identità
Sono fatti di contrasti Compromessi e Terremoto. Lenù, piena di sensi di colpa eppure consapevole che la sua identità di donna non può essere soffocata dalla maternità, torna ad essere figlia di una madre che la tiene a distanza. Non per mancato amore, ma per la consapevolezza che quella figlia speciale che è riuscita ad affrancarsi dal rione e dare un lustro al loro cognome si è impantanata nelle sabbie mobili di una relazione che non può andare né avanti né indietro.
Lenù e Lila
E proprio il cognome tramandato di padre in figlio torna ad essere al centro della conversazione. Dede, grazie alle parole di Lila, riflette sull'eredità che passa anche attraverso la linea tratteggiata dei documenti e riconosce, ancora bambina, la necessità di includere la madre - così come tutte le madri - in quell'atto dalla forte valenza simbolica. Un racconto personale ed intimo che coinvolge gli Airota e i Greco, ma che si fa universale e quindi politico.
La doppia gravidanza delle due protagoniste le riavvicina dopo anni di silenzi, tensione e risentimenti. E diventa anche la cartina di tornasole per testare la presenza e l'impegno di Nino nella vita di Lenù. Ma Lila nel mettere la pulce nell'orecchio all'amica circa il suo compagno continua a scavare al suo interno come una goccia. L'arrivo del terremoto e la sua ondata di distruzione è anche una metafora di ciò che si agita all'interno delle due donne. Un tumulto di emozioni e paure che lasciano segni indelebili nelle loro vite. Un caos interiore a lungo tenuto a bada e finalmente liberato con tutta la sua veemenza.
Conclusioni
Gli episodi tre e quattro della stagione finale de L'amica geniale, Compromessi e Terremoto, ci regalano una ritrovata complicità e vicinanza tra Lila e Lenù. Merito anche della scoperta delle rispettive gravidanze. E il tema della maternità continua ad essere fortemente esplorato nella stagione grazie al rapporto tra Lenù e sua madre Immacolata, la riflessione sui cognomi dei figli e l'appartenenza. La storia lasciata sullo sfondo emerge di volta in volta con avvenimenti più o meno determinanti nelle vite delle protagoniste, dalla strage di Bologna al terremoto dell'Irpinia. Infine, nel quarto episodio Irene Maiorino è protagonista di un monologo/confessione in cui dimostra tutta la sua bravura.
👍🏻
Il rapporto tra Lenù e sua madre Immacolata.
La riflessione sui cognomi dei figli e l’appartenenza.
La ritrovata complicità di Lila e Lenù.
Il monologo/confessione di Lila.
👎🏻
#l'amica geniale#my brilliant friend#l'amica geniale 4#my brilliant friend 4#my brilliant friend s4#elena ferrante#lenu#lila#lenu greco#lila cerullo#alba rohrwacher#irene maiorino#recensione#review#hbo#hbomax#rai 1
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Kabal, sei nel terzo capitolo 💔
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sto guardando Terrifier, cosa ne pensi del film?
Sono un fan di Damien Leone fin dal primo film.
Ho adorato il primo capitolo, mi è piaciuto il secondo e ho un po' paura per il terzo visto che ormai è diventato famoso, spero non si sputtani.
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Venom: The Last Dance - CB01 [ITALIA]
TRAMA Venom - The Last Dance
Eddie torna sulla sua Terra dopo una brevissima permanenza in quella degli altri eroi Marvel come Spider-Man, e scopre di essere ricercato per la morte del detective Patrick Mulligan. Nel mentre Knull si risveglia e manda i suoi cacciatori "xenofagi" in cerca di Venom. Mentre Eddie cerca di raggiungere New York, viene attaccato da uno di questi xenofagi ma riesce a sopravvivere. Si ritrova presto però braccato anche dai militari a caccia di alieni guidati da Rex Strickland. I suoi scienziati hanno infatti salvato dalla morte Patrick Mulligan. Un confuso terzo capitolo, che introduce molti personaggi, troppi simbionti e la consueta minaccia a base di CGI e poco altro. Più canzoni e balletti non redimono il clamoroso spreco di cast di Venom: The Last Dance. La logica è un fastidio non richiesto e se da una parte la Computer Grafica è un po' migliorata, tutto continua a sembrare piuttosto finto e posticcio, dall'aereo in volo a cui Venom si attacca fino ad alieni mutaforma o capaci di rigenerarsi che sembrano coperti di una patina di plastica.
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Venom: The Last Dance - CB01 2024
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LA MORTE DI PITON PER AMORE
L'interpretazione è quella canonica e il riassunto proviene dal capitolo 5 del libro di Laura Anna Macor, "Filosofando con Harry Potter" (Mimesis).
- SETTE ANNI DI GUAI -
Piton è il personaggio piu' sfuggente e contraddittorio perche', se ufficialmente e' schierato coi "buoni", non fa corrispondere a questa scelta un cambiamento di psicologia o una differenza di comportamento. Fin dal primo anno si dedica a salvare Harry Potter lanciando un controincantesimo che impedisce al professor Raptor di uccidere il bambino nella partita di quidditch: eppure Piton odia Harry, perche' è il figlio dell'uomo che lo bullizzava a scuola - James Potter. E Potter fu anche quello che gli porto' via la ragazza che amava: Piton non ha mai cambiato il suo punto di vista.
Il secondo anno, scoperta la gatta pietrificata, sostiene che potrebbe non essere stato Harry Potter ma lo dice come se facesse del sarcasmo.
Il terzo anno nessuno ha ancora capito che Sirius Black è innocente del tradimento dei genitori di Harry e della loro conseguente morte: benche' Piton odi Remus Lupin profondamente, non e' per odio che si oppone all'idea di assumerlo come insegnante, bensi' perche' era amico di Sirius e ritiene che potrebbe avere la tentazione di aiutarlo ad entrare a scuola, per consentirgli di uccidere Harry.
Durante il quarto anno, il Veritaserum che serve a tirare fuori la verita' da Barty Crouch jr proviene da Piton.
Nel quinto anno, Piton scopre che la visione trasmessa ad Harry di un Sirius Black torturato all'Ufficio Misteri era falsa. Pertanto avverte i membri dell'Ordine della Fenice perche' vadano in aiuto dell'esercito di Silente.
Durante il sesto anno, dopo aver ucciso Silente che stava proteggendo Harry Potter, impedisce ai Mangiamorte di torturare il ragazzo.
Nonostante tutto cio', è palpabile la sua avversione per ogni membro dell'Ordine, il disprezzo per individui di sangue non puro, il disgusto per chi cerca e accetta la compagnia di creature "subumane" come lupi mannari ed elfi domestici.
- IL NOCCIOLO DEL PROBLEMA -
< Che valore ha una scelta che non modifica in alcun senso il carattere di una persona?> (Cit.)
La chiave di lettura fornita dalla Macor deriva dal rapporto che ciascun personaggio, Piton in particolare, ha con la morte.
Dopo gli anni di scuola, Lily sposa il giovane che aveva bullizzato Piton e lo fa essenzialmente perche' membro dell'Ordine. Peraltro, lo stesso Piton da ragazzo tendeva a bullizzare i maghi nati babbani, da solo o in compagnia di altri Serpeverde. Non vede in questo comportamento una frattura o una contraddizione, come se Lily fosse altro da se stessa, un'idea della sua mente.
Severus Piton ammette davanti a lei le molestie ad altre babbane ma non ne comprende appieno la gravita'. È maligno, ma non corrotto, in caso contrario mentirebbe. È interessato unicamente ai propri desideri, ma non e' falso; tuttavia il suo è un amore immaturo rimasto ai primi anni dell'infanzia.
Piton diventa un Mangiamorte seguace di Voldemort, in parte per lenire la delusione d'amore, ma anche perche' convinto degli ideali della purezza della razza.
- DUE AMORI -
L'amore per Lily è cio' che lo ha convinto a passare definitivamente alla magia oscura, ma e' la morte di Lily che lo induce a diventare spia per conto di Silente.
Come puo' lo stesso sentimento spingere a due comportamenti antitetici?
La confusione è aumentata dal fatto che il Patronus di Piton è una cerva, come quello di Lily, il che denota sincerita' di sentimenti. Pero' non e' chiaro se lo sia sempre stato o se il Patronus sia diventato cosi' dopo la morte dell'amata, uccisa per mano di Voldemort.
Dopo aver implorato il signore oscuro di risparmiare la donna in cambio del marito e del figlio - inviano - Piton passa i successivi 17 anni a complottare contro il suo vecchio signore, facendogli credere di essergli ancora alleato. E senza dubbio Voldemort ci crede, perche' la loro ideologia condivisa vuole che Lily fosse un capriccio, un desiderio rimpiazzabile da una piu' degna pretendente di sangue puro.
Piton tuttavia non si sposa, ma chiede a Silente che nessun altro sappia le sue reali intenzioni, di fatto gettando fango su di se'. Ancora una volta, non e' con Voldemort che ha un conto in sospeso, ma con se stesso.
- LO SCOPO E LE INTENZIONI -
Se manifestare antipatia verso Harry Potter servisse al suo scopo di spia, egli dovrebbe dimostrare comprensione ed empatia verso il ragazzino, nelle occasioni in cui parla da solo con Silente. Invece il suo atteggiamento non cambia.
Piton si divide tra l'amore infantile - ma puro - l'amore maturo, corrotto e consapevole, e l'avversione per gli altri personaggi, per lo piu' conosciuti negli anni di scuola. L'amore infantile è quello dominato dall'egocentrismo e dal sacrificio chiesto agli altri. L'amore maturo porta al sacrificio di se', ragion per cui è probabile - anche se non reso esplicito - che Piton non avesse Patronus prima di apprendere della morte di Lily. O che ne avesse uno differente.
< Non stupisce che Harry ne rivendichi la centralita' (del Patronus) come testimonianza della fedelta' di Piton a Silente nel dialogo che precede il suo scontro finale con Voldemort. > (Cit.).
- LE NOSTRE CONVINZIONI -
L'odio che Piton nutre per i propri alleati, anziche' diminuire la credibilita' delle sue scelte, sembra esortare a "curare cio' che ci unisce, non cio' che divide". Il filosofo Vaihinger scrisse che le nostre idee e convinzioni non descrivono la realta', ma danno comunque una direzione che migliora la vita. "Comportati come se fosse vero", disse. Piton fa qualcosa di piu', si comporta come se ci credesse, dal momento che anche quella di Vaihinger è una convinzione.
< Egli non si limita a riconoscere la propria parte di colpa ne' acconsente semplicemente a proteggere Harry (...) Non porta solo dentro di se' il ricordo dell'errore commesso, quasi morso interiore che preclude il raggiungimento di qualsiasi felicita', ma sceglie consapevolmente e ripetutamente di confermare la decisione presa a suo tempo > (Cit.)
La morte per amore, invece dell'amore per la morte come era nei progetti iniziali.
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol. 1 - From the Empire
WITCH HUNT - CAPITOLO 4
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
“Va tutto bene.” Si stava dicendo per farsi forza. Le luci del passaggio sotterraneo tremolarono. Durante il giorno lì c’erano degli operai al lavoro, ma dopo il tramonto era deserto. Per lo scopo di Eris, quella era la strada migliore per uscire dalla stazione dei treni.
“Va tutto bene.” Ripetè. Era abituata a scappare. Fosse da un bunker, da una casa sontuosa o da un vicolo buio… aveva avuto molte residenze temporanee.
Era sempre stata sola. Occasionalmente qualcuno era stato gentile con lei— finché non scoprivano i suoi poteri. Allora la abbandonavano. A dir la verità, spesso erano proprio quelle persone a diventare i suoi persecutori.
“Io sono dalla tua parte.” Ricordò le parole del prete. L’aveva detto sinceramente, ma non sapeva dei suoi poteri. Appena l’avesse scoperto, si sarebbe di certo rivoltato contro di lei, proprio come gli altri. Non poteva fidarsi di lui.
“Ah!”
Aveva udito un rumore dietro di lei. Era il piccolo peluche di gatto che le aveva regalato Abel, che si era staccato ed era caduto a terra. Il pupazzetto la guardava con i suoi occhi di vetro che riflettevano le luci tremolanti. Eris rimase per un attimo a fissarlo, incapace di provare rimorso o rimpianto.
“Inutile paccottiglia.” Disse in tono sprezzante. È davvero un oggetto senza alcun valore. Non potrei nemmeno farci dei soldi rivendendolo…
“Mmph.” Sbuffò, e si piegò per recuperare il pupazzo. Ma in quell’istante udì un forte botto e diverse ciocche dei suoi capelli dorati si dispersero in aria.
“Eh?!” Eris non capiva cosa stesse succedendo.
La parete dietro di lei era stata colpita da qualcosa che ora emetteva scintille bluastre. Un secondo dopo tutto intorno a lei si oscurò. Solo allora si rese conto che il proiettile che le aveva sfiorato la testa pochi istanti prima, era andato a conficcarsi nel quadro elettrico sul muro.
Vide un puntatore laser dalla luce rosso sangue che si faceva strada verso il suo obiettivo. Istintivamente si acquattò ed un attimo dopo sentì un secondo proiettile sfiorarle la punta del naso.
“Ehi!” Gridò, rendendosi conto di essere in reale pericolo.
Chi è che mi sta sparando contro?! E perché?
Terrorizzata, Eris si voltò per scappare ed il piccolo punto rosso del puntatore laser apparve sulla sua schiena. Aspettò che il terzo proiettile la colpisse andando a trafiggerle il cuore, quando si sentì chiamare da una voce familiare.
“Eris, attenta!”
Una figura indistinta apparve all’improvviso spingendola via.
In mezzo all’oscurità, al terrore ed all’eco degli spari, i due rotolarono insieme al riparo dietro ad una colonna.
Lei gridò di nuovo.
“È tutto ok, sei al sicuro ora.” Le sussurrò la voce in tono calmo. “È tutto a posto, per cui per piacere cerca di calmarti.”
“Padre?” Esclamò sorpresa.
Al buio non riusciva a distinguerne il volto, ma quella voce apparteneva sicuramente a quel prete.
“Come hai fatto a trovarmi?” Chiese.
“Ne parliamo dopo, ora corri!” Urlò Abel.
Una pioggia di pallottole si abbatté implacabilmente su di loro, trasformando la parete dietro di loro in una forma di groviera.
Corsero verso la colonna successiva, ma non riuscirono a raggiungerla.
Abel inciampò in una tubatura e cadde a terra, ma per fortuna riuscì a rotolare dietro ad un pilastro. L’abilità del cecchino, che riusciva a sparare con precisione tra quegli ostacoli nella completa oscurità era incredibile.
“Padre!”
Eris si aggrappò disperatamente al corpo di Abel, scuotendolo, ma non ci fu risposta. Tutto quello che sentiva era un respiro ansimante ed affannoso, e l’odore del sangue che le riempiva le narici.
E poi dei passi che si avvicinavano dal profondo dell’ oscurità, con un andamento quasi meccanico.
Le luci di emergenza si accesero improvvisamente; anche se in ritardo, il generatore di emergenza doveva aver iniziato a funzionare. Nella fioca luce gialla Eris intravide la canna di un’enorme pistola, puntata contro i due, e l’uomo che la stava impugnando.
“Non é possibile, cosa ci fai qui…?” Chiese Abel alzandosi a sedere afferrandosi la gamba colpita dalla pallottola e riconoscendo il volto del cecchino.
“Tres? Che ci fai qui?”
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INCIPIT: UKA UKA
Per chi ha giocato la trilogia originale di Crash Bandicoot è apparso sempre molto strano il passaggio dal secondo al terzo capitolo, proprio a causa della comparsa improvvisa di Uka Uka che non è stata proprio spiegata a dovere.
Ecco perché ho deciso di dare una spiegazione all'apparizione dello stregone malvagio! "Pocket Crate" sarà dunque un midquel, una storia che si pone tra gli eventi di Crash 2 e Crash 3 e che andrà dunque a svelare da dove salta fuori Uka Uka, perché è stato imprigionato fino a quando non viene liberato dalla sua prigione prima degli eventi di Crash Bandicoot 3: Warped.
E Pokémon cosa c'entra in tutto questo? Lo vedrete presto...
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Genere: Darkromance, thriller, mistery.
Autore: Penelope Douglas.
Spicy:4,5/5.
Titolo: Kill Switch.
Editore: Newton Compton Editori
Voto:5/5
Recensione: Terzo capitolo della Devil's Night che vede come protagonisti Damon Torrance e Winter Ashby. Forse il romanzo più discusso, ma a mio parere il più affascinante. Scordatevi le storie precedenti, le parole che hanno spaccato anche i muri, scalato montagne e nuotato oceani immensi, per confluire poi nell'audacia per sconfiggere la paura. Il terrore del passato, il timore del tempo che passa, l'incertezza di un futuro in bilico. Ogni notte l'avrei avuta qui al mio fianco, tutta intorno a me, persa con me dove il resto del mondo non esisteva ed eravamo solo noi due. Sempre solo noi due. Damon è un fiume in piena. Di emozioni, di sentimenti, di dolore, ma non è per tutti. Damon è per chi lo comprende, per chi non lo giudica, ma lo ascolta, per chi lo sente. Come Winter, un piccolo fiocco di neve, incapace però di sciogliersi, nonostante tutte le tragedie che ha dovuto subire e affrontare. Eppure, Winter ha dato a Damon qualcosa senza il quale lui non può più sopravvivere senza: il suo amore. Ogni volta che Damon era lontano, Winter era appoggiata ad una porta immaginaria che la divideva dal suo cuore, non riuscendo a far capire a se stessa che avrebbe dovuto smettere di cercarlo. Non ce n'è per nessuno, quando sono insieme è come se il mondo sparisse. Una volta chiusi gli occhi, ci sono solo loro e la certezza di vivere una storia che non finisce mai. L'unico dubbio che non hanno mai dovuto affrontare è proprio questo: capire il posto a cui sono sempre appartenuti. L'uno accanto all'altra
Trama:"Sono stata io a mandare Damon in prigione. Sono passati tre anni da allora. Pensavo che nel frattempo sarei riuscita a scomparire nel nulla, o che lui avrebbe smesso di odiarmi. Ma mi sbagliavo. Il suo rancore è persino aumentato, al punto da progettare un piano perfetto per distruggermi. La sua vendetta va oltre ogni mia immaginazione. Vuole farla pagare a tutti quelli che l'hanno tradito. La paura sembra essere la sola emozione che ci lega. Ma, nonostante tutto, Damon è diventato parte di me. E non posso fare nulla per sottrarmi al nostro destino."
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Abhorsen
Scheda informativa
Titolo originale: Abhorsen
Terzo capitolo de: Trilogia del Vecchio Regno
Autore: Garth Nix
Editore: Fazi Editore
Prima edizione: 2024
Pagine: 380
Prezzo: € 18,50
Trama
Dopo secoli di cattività, il Distruttore sta per tornare libero: Orannis non è più imprigionato nelle profondità della terra e sta cercando di spezzare l'ultimo vincolo che gli impedisce di esercitare i suoi terribili poteri. Mentre il Vecchio Regno cade ancora una volta nell'oscurità e nel terrore, la popolazione può confidare solo nell'Abhorsen, flagello dei morti. Ma l'Abhorsen Sabriel si è recata ad Ancelstierre insieme a suo marito il re e nessuno ha più ricevuto notizie. Soltanto Lirael, erede alla carica di Abhorsen, ha qualche possibilità di fermare Orannis, anche se non ha idea di come fare. Fino a poco tempo fa era semplicemente un'assistente bibliotecaria, che speranze può avere di salvare il mondo? Guidata da una visione delle Clayr, Lirael decide di mettersi in viaggio insieme ai suoi fidati compagni – Sameth, la Canaglia e Mogget – per cercare ovunque, sia nel regno dei vivi che in quello dei morti, qualcosa che la aiuti a fermare il Distruttore. Ma tra i mostri d'ombra e malvagi negromanti, sembra che Nicholas, il migliore amico di Sameth, si sia lasciato manipolare dai poteri di Orannis e stia collaborando con lui. Che possibilità ha una giovane donna di sconfiggere un potere in grado di distruggere la vita stessa?
Recensione
È sempre meglio agire.
Con l'Abhorsen — il terzo volume della Trilogia del Vecchio Regno — si conclude il viaggio di Lirael che, partita dal Ghiacciaio delle Clayr come “Clayr senza vista” trova non solo il suo posto nel mondo, ma anche una famiglia e degli amici che, con il tempo, imparerà a conoscere, così come diventerà un'Abhorsen degna del suo ruolo, orgoglio di suo padre, Abhorsen prima di Sabriel,e della stessa Sabriel sua sorellastra, proprio come sua madre Arielle aveva previsto.
Meglio non contare le mele prima di aver piantato l'albero. [...] La vita andava avanti, sebbene in una lotta continua.
Come nei precedenti volumi Lirael e, prima ancora, Sabriel, anche nell'Abhorsen sono contenuti preziosi insegnamenti, tra cui il non mettere fretta al tempo e alle proprie capacità e abilità di spledendere, e il non arrendersi mai di fronte alle difficoltà.
La scrittura di Garth Nix ti tiene incollato alle pagine, piene di colpi di scena e avventure che vorresti davvero vivere in prima persona, nonostante l'oscurità e l'incombente malasorte del mondo che potrebbe polverizzare tutto il conosciuto, tanto che anche nel fortuito caso in cui Lirael e i suoi compagni non fossero riusciti a fermare il Orannis, il Distruttore, la fantasia del lettore sarebbe galoppata: se per pura fortuna un singolo individuo, o un paio di esseri viventi, fossero riusciti a scampare alla morte certa, cosa sarebbe loro successo? Un interrogativo che, comunque, non si pone se non in un finale alternativo.
L'epilogo dell'Abhorsen lascia comunque spazio all'immaginazione: in cosa consiste il nuovo e inaspettato percorso di Nicholas Sayre?
Valutazione
★★★★★ 5/5
La serie Trilogia del Vecchio Regno
Sabriel Lirael Abhorsen
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L’amica geniale 4, episodi 1 e 2: un inizio all'altezza delle aspettative
Laura Bispuri dirige la stagione finale della serie tratta dalla tetralogia di Elena Ferrante. Protagoniste Alba Rohrwacher e Irene Maiorino.
L'avevamo lasciata a guardarsi nello specchio del bagno di un aereo Lenù, con il passaggio di testimone tra Margherita Mazzucco e Alba Rohrwacher. La ritroviamo di spalle con un lungo e leggero abito verde dirigersi nella hall di un albergo per chiamare l'Italia dove le sue figlie sono rimaste con il padre dopo la fuga con Nino Narratore (Fabrizio Gifuni). La saga letteraria di Elena Ferrante è tornata con l'adattamento televisivo de L'amica geniale - Storia della bambina perduta, quarto e ultimo romanzo della tetralogia. Dopo il passaggio a Tribeca Film Festival, la messa in onda negli Stati Uniti su HBO Max, la serie arriva - finalmente - anche in Italia.
Alba Rohrwacher e Irene Maiorino
Dopo le prime due stagioni dirette da Saverio Costanzo - rimasto nella veste di produttore esecutivo e sceneggiatore insieme a Francesco Piccolo, Laura Paolucci ed Elena Ferrante - e Daniele Luchetti alla guida del terzo capitolo, ora è il turno di Laura Bisturi di sedere dietro la macchina da prese dei dieci episodi finali.
La separazione
Il capitolo 25 de L'amica geniale 4, intitolato La separazione, racconta dei mesi ed anni immediatamente successivi alla decisione di Lenù di lasciare la vita che si era costruita accanto a Pietro (Pier Giorgio Bellocchio) per seguire l'amore viscerale e totalizzante per Nino Sarratore. Un sentimento così forte, profondo, impetuoso da convincerla a lasciare le sue due bambine, Dede ed Elsa, alle cure della nonna paterna. Un ambiente fatto di regole e disciplina, di stabilità. La stessa che lei, sempre con la valigia in mano per lavoro e per amore, non può darle.
Fabrizio Gifuni e Irene Maiorino ne L'amica geniale 4
È drammatico il racconto di questa donna che alla fine degli anni Settanta attraversati da dibattiti, tensioni, contestazioni e tentativi di rivoluzione ammette a sua madre arrivata da Napoli per farle fare pace con il marito che "vuole bene ad un altro". Una confessione dalla quale non si può tornare indietro, che - una volta pronunciata ad alta voce - diventa realtà. Tutti, dal marito alla suocera passando per la madre, vogliono decidere per lei, farle ammettere di aver sbagliato e dimenticare quella fuga. Una madre separata con figli e ambizioni. Ognuno di loro sembrano dirle che le due cose insieme non possono coesistere, che deve rinunciare. Ma Nino Sarratore è per Lenù come il canto delle sirene. Seducente e fatale.
Una donna divisa in due che deve fare i conti prima di tutto con se stessa e una verità difficile da accettare nell'intima confessione interiore con il proprio io. Il corpo e la voce di Lenù, che nelle stagioni precedenti erano separate, si uniscono grazie ad Alba Rohrwacher che a quella voce fuori campo regala un volto, gesti, movimenti. La sua Lenù smette di subire e decide, con tutto il dolore e i sensi di colpa che questo comporta, di provare ad essere lei alla guida della sua vita. Non è un caso che il suo libro parli "dell'invenzione della donna da parte dagli uomini". Ora è lei che inventa se stessa. O almeno così crede. Perché Nino Sarratore è il manipolatore di sempre che la muove come un burattino.
La storia privata e collettiva
Fabrizio Gifuni e Alba Rohrwacher in un momento della serie
La Storia, come nelle stagioni precedenti, è sia sullo sfondo che in modo diretto nel racconto. Il rapimento di Aldo Moro, i posti di blocco, i morti ammazzati, la violenza fascista, la prevaricazione maschile che passa anche solo per il cognome tramandato di padre in figlio. C'è tantissimo nel primo episodio de L'amica geniale - Storia della bambina perduta che Laura Bispuri decide di riprendere concentrandosi sui primi piani dei suoi protagonisti - un cast tutto nuovo che coinvolge, tra i tanti, Stefano Dionisi, Lino Musella, Edoardo Pesce e Sonia Bergamasco - e i dettagli strettissimi di mani che si cercano, soffrono, provano rabbia e sconforto.
Chi manca quasi del tutto fisicamente, ma è una presenza quasi asfissiante per Lenù nel corso di tutto l'episodio, è Lila. L'amica con la quale ha un rapporto di attrazione e respingimento che le accompagna dall'infanzia. Rimasta a Napoli, la giovane donna è diventata un'imprenditrice informatica. Ad interpretarla Irene Maiorino, attrice dalla somiglianza incredibile con Gaia Girace, che cerca di mettersi in contatto con l'amica scrittrice per metterla in guardia su Nino.
Dispersione
Il capitolo 26, Dispersione, racconta dell'ulteriore perdita di coordinate di Lenù. Pronta ad andare a vivere a Napoli con le sue bambine insieme a Nino in una casa da cui si vede il mare, la voce narrante de L'amica geniale scopre le bugie dell'amato e decide di dirottare temporaneamente la sua vita a Milano ospite con le figlie della cognata Maria Rosa (Bergamasco) che vive insieme all'amore di gioventù Franco (Dionisi). Quella di Nino è una delusione enorme che la schiaccia e non le permette di scrivere nonostante abbia firmato per un nuovo romanzo. Anche in questo episodio la sceneggiatura inserisce la tematica femminile grazie a una riflessione sui "corpi informi" delle madri che non sono "corpi di donna" agli occhi dei loro figli. Lenù, come tante donne di quegli anni e di oggi, tenta una riappropriazione di se stessa. Essere donna oltre la maternità, oltre lo sguardo maschile.
Ma in lei c'è forte una divisione interiore. Da un lato la consapevolezza e il pensiero, dall'altra il cuore. Quello che la fa sentire come una bugiarda quando viene rappresentata libera e autonoma. Anche in una scelta non convenzionale per l'epoca, Lenù finisce per essere come la protagonista di un copione visto milioni di altre volte. Una donna innamorata che accetta tanto, troppo. Anche di essere una moglie parallela. Ma una volta tornata a Napoli, Lenù non deve affrontare solo le sue scelte di vita sentimentale. Deve tornare faccia a faccia con il rione. Lo stesso dal quale era fuggita anni prima, un cumulo di vie fatte di violenza, maschilismo e nessuna prospettiva di crescita. È arrivato il momento della resa dei conti.
Conclusioni
Quarto e ultimo capitolo della saga letteraria di Elena Ferrante, L’amica geniale -Storia della bambina perduta è l’ultima stagione della serie HBO e Rai-Fiction. Alla regia Laura Bisturi che prende il testimone da Saverio Costanzo prima e Daniele Luchetti poi. Nei primi due episodi vediamo Lenù, interpretata da Alba Rohrwacher che unisce corpo e voce della protagonista - cercare il suo posto nel mondo dopo la separazione con il marito e l’inizio della relazione con Nino Sarratore. Due episodi incentrati sulla scrittrice e il suo dramma interiore. La Storia, da prese presente nella serie, ci parla dell’atmosfera tesa della fine degli anni Settanta mentre la regia si concentra sui dettagli per enfatizzare un senso di vicinanza con i protagonisti.
👍🏻
La regia intima di Laura Bisturi.
La scelta del cast che “si parla” con i personaggi e le stagioni precedenti.
La riflessione sul femminile.
La Storia sempre presente in modo diretto nel racconto.
👎🏻
La poca presenza di Lila, anche se funzionale al racconto.
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