#studio di registrazione
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campadailyblog · 7 months ago
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Il Mondo della Creazione della Musica House
La musica house è un genere che nasce dalla cultura afro-americana degli anni ’80. Ha unito talento, tecnologia e innovazione fin dalle sue origini. Scopriamo come i pionieri hanno usato drum machine, sintetizzatori e campionatori per creare un suono unico. Questo suono è ancora oggi amato in tutto il mondo. È un mix di cultura e tecnologia che ha cambiato la musica. Punti Chiave La musica house…
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gagliandi · 10 months ago
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The Poetic Roots of Rap: A Journey Through Rhymes and Rhythms
The realm of rap is inherently connected to the world of poetry, both sharing a profound appreciation for rhythm, rhyme, and the evocative power of words. This article explores how these two art forms intertwine, offering insights into enriching your rap artistry inspired by poetic tradition. Rhythm: The Heartbeat At the heart of both poetry and rap lies rhythm, an element that guides the…
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marcogiovenale · 2 months ago
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audio completo della presentazione di "stiamo sprecando internet", di antonio pavolini, allo studio campo boario, 15 nov. 2024
https://www.francocesatieditore.com/catalogo/stiamo-sprecando-internet/ https://archive.org/details/ssint-15112024
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raccontidialiantis · 1 month ago
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L'adorata umiliazione (2 di 2) Il marito
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So tutto. Da tempo. E soffro come un cane, ma se questa mia sofferenza muta basterà a farti restare fisicamente a casa, se la notte potrò ancora respirare l’odore della tua pelle accanto alla mia, allora che sia. Da qualche mese, il giovedì mattina hai preso ad andare al lavoro vestita, profumata e truccata come una dea. All’inizio ero molto contento per te; qualsiasi uomo poi è orgoglioso di avere a fianco una donna che si cura, che è ammirata e sognata quando è in società.
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Poi, ho iniziato a fare due più due: nel mio studio d’ingegneria infatti, assieme agli altri due soci e ai collaboratori, da anni abbiamo deciso che il giovedì si tira avanti sino quasi a ora di cena, in modo da finire tutto il lavoro di una settimana e lasciare per il venerdì un carico relativamente leggero, di rifinitura. Così che verso le quattro del pomeriggio del quinto giorno possa iniziare il weekend per tutti. Così, un po’ per scrupolo, non credendoci ancora per davvero, un po’ con la morte nel cuore, la settimana passata mi sono deciso e ho dato l’incarico a un investigatore privato.
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Venerdì pomeriggio scorso ho staccato dal lavoro un po’ in anticipo. Verso le tre sono andato nel suo ufficio e ho avuto il resoconto. Il giorno precedente, giovedì, appunto, lui ti aveva seguita e fotografata. T'aveva vista uscire dal lavoro presto e andare direttamente a casa sua. A seguire il tuo ingresso, dopo dieci minuti ha visto anche il tuo stallone tornare dal lavoro. E quindi sei uscita da quell’appartamento solo un paio d’ore dopo.
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Con i suoi microfoni direzionali ad alto guadagno puntati verso i vetri, egli è riuscito anche a carpire molti e chiarissimi brandelli delle vostre conversazioni. Ho voluto sentirli. Lui, esperto di queste cose, ha cercato di dissuadermi; poi però, dietro mia ostinata insistenza ha acceso l’apparato ed è uscito dallo studio. Lasciandomi solo con la mia disperazione di marito neo-cornuto. Dapprima non avevo capito, la ragione del suo uscire dalla stanza. Poi, man mano che ascoltavo la registrazione, ho realizzato.
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L’ha fatto per discrezione: ho infatti iniziato a piangere come un bambino! Ti sentivo ridere e lanciare gridolini di gioia, mentre lui ti schiaffeggiava il culo!!! Il culo di mia moglie! La donna che io curo e vizio come una rosa, ma che in cambio mi tratta sempre abbastanza freddamente, adesso era con lui ben partecipe. Appassionata, sottomessa e calda! E ti sei fatta addirittura inculare, da quel bestione d’uomo! Cazzo! Mentre con me hai sempre avuto un comportamento di sopportazione, quasi… sacrificale, nelle cose di sesso.
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Un po' come se avessi nausea di me. La nostra è sempre stata una pratica svolta rapidamente, in posizione canonica e senza troppi entusiasmi. Ascoltando la registrazione che andava avanti, non riuscivo neppure a crederci! Mi sembrava un incubo. Alla fine sentivo che lui ti ordinava chiaramente di pulirlo per bene e tu, docile, eseguendo la pulizia mugugnavi di piacere. Mentre evidentemente prendevi avida in bocca il suo uccello, grosso organo che dopo un po’ ti riempiva la gola! Era chiarissimo ciò che gli stavi facendo. 
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E mi sono anche eccitato, maledetta puttana di una traditrice! Ma non riesco a volertene: perché ti amo nonostante tutto. Anzi, forse proprio perché ho scoperto finalmente che sei una gran porca. Ti diceva: “dai, troia lurida che altro non sei: succhia tutto, per bene…aaaah… dai ecco che vengo di nuovo… brava la mia maialina… com'è tuo marito?” e tu gli rispondevi: "un grandissimo e povero cornuto." Ti faceva anche i complimenti per l’expertise dimostrata nel succhiarglielo! Io te l’ho sempre chiesto un pompino, ma tu non me l’hai mai fatto! Maiiii!
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Bastarda femmina! Si, alla fine devo ammettere che sei una vera adorabile porca! E ora ti desidero ancora di più! Lì per lì confesso che m’è preso l’impulso di andare a regolare i conti, con quel tizio; anche se è alto quasi due metri e ben robusto. E t’ho maledetta, t’ho chiamata troia mille volte urlando e imprecando, in quell’ufficio. Forse è proprio questo ciò che ti mancava, con me. Avrei dovuto dominarti, maltrattarti, addirittura. Invece di cercare sempre la correttezza, l’onestà, la parità, il rispetto reciproco tra noi… tutte cazzate!
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Sono tornato a casa sconvolto. E ho fatto finta di nulla. Il weekend è passato in tranquillità. Per te, almeno: io avevo l’inferno dentro. Poi comunque mi sono calmato ed è passata quasi tutta la settimana. Oggi è giovedì e sono tornato a casa un po’ prima apposta. Tu sei arrivata subito dopo di me ed eri molto sorpresa, nel vedermi. Sei arrossita. M’hai dato un bacino rapido sulla guancia e sei corsa in bagno. Ho sentito chiaramente su di te l’odore del suo profumo, o dopobarba che fosse.
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Quando sei uscita, sono andato a esaminare e annusare a lungo le tue mutandine: oltre all’odore tuo noto e adorato, c’erano evidenti tracce d’amore. Solo che non era il nostro. Ho pianto di passione repressa. Sei mia, mia… sei mia moglie, cazzo! Però ho deciso di stringere i denti, tacere e continuare come se nulla fosse. Perché ti amo da morire malgrado tutto. Perché mi piace sempre vederti ballare mezza nuda e contenta in casa con la cuffia in testa. Perché amare vuol dire per me essere felice solo se tu sei felice. E se questo è ciò che adesso ti fa star bene, mi adatterò a questo nuovo amaro equilibrio a tre, pur di non perderti.
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Comunque, ripensandoci, ora capisco le allusioni neanche troppo velate delle tue presunte amiche. Sai, nel confidarti dovresti stare molto attenta a scegliere la persona più discreta e leale, con te. Basta che parli con quella sbagliata che, tempo mezza giornata, lo sa tutto il circuito! E le donne generalmente amano molto parlare. Se si tratta di corna, poi... Già che ci siamo, sappi comunque che ben tre delle tue amiche intime in qualche modo in questi mesi a turno hanno provato a farmela capire, la tua tresca. Con lo scopo abbastanza chiaro di prepararsi il terreno per rubarmi a te e iniziare ciascuna la propria storia segreta con me.
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E io scemo a credere che quelli fossero solo maldestri tentativi di screditarti ai miei occhi per farsi scopare! Mia moglie? Ma dai, impossibile: lei è una santa! Che stupido a non approfittarne! Un vero idiota! Avere una fica nuova a portata di mano, offerta chiaramente su un piatto d'argento e non approfittarne! Sai, nel proporsi erano tutte evidentemente molto disponibili, bellissime e assolutamente sexy nell’abbigliamento. E avevano creato ognuna da parte sua delle occasioni veramente ghiotte. Impossibili da non cogliere. Solo io, scemo… ho declinato sempre.
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In fondo, forse è meglio sia andata così. Io comunque ti aspetto: lui un giorno si stancherà, ti getterà dal balcone delle sue voglie mutevoli e io sarò lì a raccoglierti a braccia aperte. Io ci sarò, per te. Perché sei mia moglie. T’ho sposata e ti voglio tutta per me. T’asciugherò le lacrime, t’aiuterò a raccogliere i cocci della tua anima a pezzi e li rimetterò insieme, con la colla forte del mio amore per te. Ti amo più che mai, mio tesoro preziosissimo. E aspetto: mentre lui ti tratta come una puttana di infimo bordello e tu ne godi. Quanto ci soffro, sapessi.
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Spero solo che dopo tutto questo tornado, alla fine anche la nostra vita sessuale potrà avere un nuovo e miglior corso. Vorrei provare con te finalmente tutte le cose che ti faranno piacere: non vedo l’ora che tra voi finisca. Anche e soprattutto per questo. Perché io lo so che a breve finirà: lui ha trent’anni e cerca solo il suo piacere, con te. È un ragazzone oggettivamente bellissimo e ha attorno stuoli di ventenni. Da qualche  parte ci deve essere una lezione anche per me. Vorrei capire dove e come ho sbagliato, cosa ti è mancato, stando con me.
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So solo che non potrei mai rinunciare a te: vederti a sera mentre ti spogli per metterti a letto semi nuda al mio fianco resta sempre il mio spettacolo preferito. Intanto adesso ti osservo mentre dormi e non mi stanco mai di guardarti: sei più bella e rilassata che mai, dopo aver fatto l’amore con lui nel pomeriggio. Quanto t’ha scopata: un’ora? Due? E quanto hai goduto tu, nel prenderlo ancora una volta in culo e in bocca? O forse quel bestione t’ha sfondato anche la fica, oggi? Ti duole ancora, quella deliziosa ed elastica fica da cui sono usciti i tuoi figli? Ora però mi calmo.
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Perché sono troppo emozionato; smetto di scrivere al computer e fra un po’ salverò il file. Non so se ti invierò questa cosa che ho scritto. Preferisco calmarmi, aspettare che tutto rientri nella norma. Se una norma c'è ancora tra noi. Ne parleremo a tempo debito. Ora spegnerò il laptop, mi infilerò sotto le coperte vicinissimo a te e mi girerò dal mio lato. Piangendo in silenzio: per rabbia, ma soprattutto per amore. Pensando a quanto sarà bello vederti domani mattina guardare il sole che sorge, col caffè fumante che ti avrò preparato pensandoti e desiderandoti più che mai. E pregherò per noi.
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RDA
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diceriadelluntore · 21 hours ago
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Storia Di Musica #360 - Manuel Göttsching, E2-E4, 1984
Dal 13 marzo 2024 la Cultura Techno di Berlino fa parte della lista del Patrimonio Immateriale dell'Unesco. Oltre l'aspetto musicale, la decisione è stata possibile, riporto le motivazioni, perchè recupera e valorizza gli spazi urbani industrializzati e crea comunità libere e sicure dove ogni persona viene accolta allo stesso modo a prescindere da genere, etnia, orientamento sessuale, età o provenienza geografica. Il movimento, che ha il suo culmine nella Love Parade nata nel 1989 a Berlino Ovest (dal 2022 ha cambiato nome, in Rave The Planet) e poi esportata in tutto il mondo.
Uno dei papà nobili della musica techno berlinese è il disco di oggi, che ha una storia bellissima. Autore è il chitarrista e compositore Manuel Göttsching, fondatore degli Ash Ra Temple, una delle più importanti formazioni del kosmic rock tedesco. Quella band fu attiva per tutti gli anni '70, con alcuni dischi fondamentali del genere (l'omonimo Ash Ra Temple del 1971, Schwingungen del 1972, il bellissimo Inventions For Electric Guitar del 1975), Göttsching affiancò all'impegno negli Ash Ra Temple anche delle attività soliste.
E la leggenda del disco di oggi nasce proprio per una questione del genere. Nel 1981, organizza con il suo amico e componente della band Klaus Schulze, altra figura mitica della musica tedesca di quegli anni, una serie di concerti. Decide quindi di registrare della musica che lo accompagni nel walkman durante i viaggi per incontrarsi con lui. Nel suo studio di registrazione di Berlino, che si chiama Studio ROMA, inizia a suonare un accordo con la chitarra mi2 e mi4, che nella trascrizione delle note dei paesi anglosassoni e tedeschi si scrive in E2 e E4. Suona così, con effetti e sovraincisioni, per circa un'ora, dove, e lo racconterà lui stesso dopo, va tutto per il meglio: tutte le attrezzature funzionano alla perfezione, non c'è nessun intoppo, lo studio era così piccolo che se fosse suonato il telefono il trillo sarebbe stato registrato per poi dover iniziare tutto da capo. Prende quella registrazione, la riporta su una cassetta e rimane per anni solo una cosa privata.
Tutto cambia nel 1984, quando il catalogo degli Ash Ra Temple viene comprato dalla Virgin di Richard Branson. Tutti gli album vengono ristampati con il nome della band ridotto ad Ash Ra, e Manuel Göttsching invitato da Branson sulla sua barca, fa ascoltare quella cassetta al discografico, che nel frattempo stava cercando di far addormentare sua figlia. Ci riesce con quella musica, e Branson lo spinge a pubblicarla: piccola nota simpatica, la prima edizione del disco sarà comunque pubblicata dalla Inteam, la casa discografica di Klause Schulze.
E2-E4 oltre che l'accordo, è anche una famosa mossa di apertura degli scacchi: pedone davanti al re in avanti di due caselle, mossa che il padre di Manuel gli aveva insegnato da bambino. Ma E2-E4 è anche una possibile codifica del programma Basic che lo stesso Göttsching usava sul suo Apple II per le sub-routine dei programmi.
Pubblicato nel 1984, con l'iconica copertina a scacchiera, è considerato il primo album di dance elettronica: alla sua chitarra di sottofondo si innesta la drum machine e pochi interventi ai sintetizzatori. Ne viene fuori una sorta di suite di un'ora, che per convenzione viene divisa in 9 brani dai titoli tutti legati dal riferimento agli scacchi, dove non c'è un vero e proprio sviluppo nella melodia e nell'armonia quanto piuttosto un uso della musica quasi come un tribale induttore di stato di trance tramite la ripetizione della complessa interazione tra strumenti e ritmo. Diventerà un disco icona: la base verrà saccheggiata e campionata da decine di artisti, ma l'esempio più famoso rimane quello che il gruppo dei Sueño Latino (che sono in realtà tre ragazzi bolognesi Riccardo Persi, Claudio Collino e Andrea Gemolotto) che nell'omonimo singolo del 1989 campionano il disco a cui aggiungono una voce sensuale femminile. Diventerà una delle prime hit del cosiddetto stile balearico, poichè divenne un must delle discoteche di Ibiza ma anche dei rave party berlinesi.
Nel 2006, dopo essersi dedicato per lo più a colonne sonore e musica per documentari, Manuel Göttsching registrerà un'intera esibizione di E2-E4 in Giappone, che verrà pubblicata in un disco, E2-E4 Live In Japan nel 2009. Il grande chitarrista tedesco morirà nel 2022 di Sars Cov2.
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siamocasevuote · 5 months ago
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Oggi dopo tre anni e mezzo sono tornato in studio di registrazione
Quanto mi era mancato
In questi anni ho pensato tanto a quello che avevo perso per strada, e no, non ero più disposto a rinunciare a tutta questa felicità, a questa parte di me che non riesce a stare assopita.
Arriveranno pezzi nuovi prossimamente, se intanto vi andasse, qui ci sono quelli vecchi 🫶🏻
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yellowinter · 5 months ago
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Anche stanotte ho dormito senza prendere niente, mi sono svegliata alle 6 e ho fatto la mia solita routine, poi sono andata a lavoro. Sono arrivata prima e ho fatto tutto quello che c'era da fare, sono stata insieme agli animali, ho sorriso e aiutato chi aveva bisogno, ho girato per il rifugio fissando cartelli con l'avvitatore elettrico e mangiato taralli e patatine al burro di arachidi, ho parlato con una ragazza di salute mentale e mi ha confidato di avere il disturbo borderline, la responsabile del turno mi ha detto delle cose bellissime che mi hanno illuminato la giornata. Poi due ragazzi mi hanno accompagnata in macchina fino a casa e abbiamo chiaccherato, mi hanno invitata a cena e nel loro studio di registrazione per suonare la batteria. Ho pranzato, mi sono sdraiata un po' e ho ascoltato la musica, poi ho lavato il bagno e la cucina, ho passato l'aspirapolvere, sono andata avanti a leggere il libro, ho fatto meditazione e cambiato sia il catetere che il sensore, ho cenato e adesso sono sul divano. Entra l'aria fresca dalla finestra. Va bene tutto ciò che provo e io non sono i miei pensieri. Non sono qualcuno o qualcosa, io scelgo chi e come essere. E scelgo l'amore.
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jazzandother-blog · 6 months ago
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https://youtu.be/9B7ZWDaKECI?si=xFf6HwQfex3zQCUm
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(English / Español / Italiano)
On March 2, 1959, at 2:30 in the afternoon, a group of musicians entered an old church on 30th Street in New York that the Columbia record company had converted into a recording studio thanks to the special sonority of the place. The musicians belonged to the sextet of Miles Davis, trumpeter and composer extraordinaire, a cornerstone of modern jazz. The first to arrive was drummer Jimmy Cobb, who calmly and carefully set up his drum kit. Soon after, bassist Paul Chambers, saxophonists Cannonball Adderley and John Coltrane, pianists Bill Evans, who no longer belonged to the sextet but would record on this album, and Wynton Kelly arrived. Finally, Miles, the leader of the group. Without even knowing it, this first session and the second recorded on April 22 would become fundamental in the history of both jazz and music. The product of those two days would be called Kind of Blue and was released on August 17 of the same year.
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El 2 de marzo de 1959, a las dos y media de la tarde, un grupo de músicos entraron a una antigua iglesia en la calle 30 de Nueva York que la compañía discográfica Columbia había convertido en estudio de grabación gracias a la sonoridad especial que tenía el lugar.Los músicos pertenecían al sexteto de Miles Davis, trompetista y compositor extraordinario, piedra angular del jazz moderno. El primero en llegar fue el baterista Jimmy Cobb quien con tranquilidad y esmero montó su batería. Poco después llegarían el bajista Paul Chambers, los saxofonistas Cannonball Adderley y John Coltrane, los pianistas Bill Evans, quien ya no pertenecía al sexteto pero que grabaría en este disco, y Wynton Kelly. Finalmente, Miles, el líder del grupo. Sin siquiera saberlo, esta primera sesión y la segunda grabada el 22 de abril se volverían fundamental tanto en la historia del jazz como de la música. El producto de ese par de días se llamaría Kind of Blue y salió a la venta el 17 de agosto del mismo año.
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Il 2 marzo 1959, alle due e mezza del pomeriggio, un gruppo di musicisti entrò in una vecchia chiesa della 30ª strada a New York che la casa discografica Columbia aveva trasformato in studio di registrazione grazie alla particolare sonorità del luogo. I musicisti appartenevano al sestetto di Miles Davis, trombettista e compositore straordinario, pietra miliare del jazz moderno. Il primo ad arrivare fu il batterista Jimmy Cobb, che con calma e attenzione sistemò la sua batteria. Subito dopo arrivarono il bassista Paul Chambers, i sassofonisti Cannonball Adderley e John Coltrane, i pianisti Bill Evans, che non faceva più parte del sestetto ma che avrebbe registrato su questo album, e Wynton Kelly. Infine, Miles, il leader del gruppo. Senza nemmeno saperlo, questa prima sessione e la seconda registrata il 22 aprile sarebbero diventate fondamentali nella storia del jazz e della musica. Il prodotto di quei due giorni si sarebbe chiamato Kind of Blue e sarebbe stato pubblicato il 17 agosto dello stesso anno.
Fuente: Pasión por el Jazz y Blues
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fridagentileschi · 1 year ago
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Nel 1950 il barone Marcel Bich, francese, lanciò uno "strumento di scrittura" assolutamente rivoluzionario (come direbbero oggi i pedagoghi di Terra Nova che non erano nati all'epoca): la penna a sfera, che chiama Bic, abbreviazione più facilmente pronunciabile della sua nome. Niente più matita la cui mina si rompe costantemente e il suo essenziale temperamatite, niente più tratti in alto e in basso con un pennino Sergent-Major immerso nell'inchiostro viola e che ha fatto grandi blocchi!
La Bic Cristal, la più semplice in plastica, venduta all'epoca a 0,50 franchi (meno di tre volte niente...) sarebbe diventata presto la penna più venduta al mondo: oltre 100 miliardi di copie vendute in 160 paesi sul 5 continenti fino ad oggi! Ma restiamo in Francia… Da oltre 70 anni generazioni di scolari, liceali, studenti e adulti hanno utilizzato Bic anche. E per quanto ne so, nessuno fino ad oggi è morto per questo. A parte ovviamente quelli che inavvertitamente ne hanno ingoiato uno intero masticandone l'estremità.
La storia della penna a sfera potrebbe finire qui ed essere molto bella, quella di un successo francese come il Concorde, il TGV o il Beaujolais. L'asso! Senza tener conto della cultura Woke e dell'immaginazione delirante delle generazioni di palle morbide e cretini da allora prodotte dall'Educazione Nazionale... Apostoli delle tre religioni più alla moda nelle loro file (la mania dei bambini, il principio di precauzione e la paura del panico di avvelenarsi quando respirano normalmente o mangiano una salsiccia) questi idioti senza cervello chiedono loro di smettere di comprare penne a sfera per bambini! E come al solito, non me lo sto inventando...
Secondo UFC-Que Choisir, componenti POTENZIALMENTE pericolosi si nascondono di nascosto nel serbatoio del nostro buon vecchio Bic... "...a volte dosi considerevoli di composti tossici, cancerogeni, allergenici o interferenti endocrini". Ha capito bene, signora Michu? Non vi stiamo dicendo che ci sono, non abbiamo studio scientifico per dimostrarlo, vi stiamo dicendo che potrebbero esserci...😱😛
Gli ecologisti veri e propri gendarmi del finto ambientalismo ormai tutto ciò che è civiltà e cultura lo aborriscono...Ma prima di arrabbiarmi, ho provato a immaginare con cosa potremmo sostituire la penna a sfera:
- Non la penna del Sergente Maggiore, è di acciaio e le acciaierie inquinano molto! L'impronta di carbonio, la tosse...
- Non la piuma d'oca, non si sa mai: si scatena tutto l' arsenale fintamente interessato agli animali...
- Lo stilo e la tavoletta, non è possibile neanche: se la tavoletta è di legno, attenzione alla deforestazione. E se è fatto di pietra, ardesia, ecc., colpendolo con uno scalpello e un martello, fa volare la polvere. Fai attenzione alle particelle fini che si infiltrano nei polmoni, negli alveoli. La silicosi, la tosse, è ben nota...
Allora?... Buon Dio, ma certo! Perché preoccuparsi di insegnare loro a scrivere, le nostre care teste bionde o crespi? Adesso hanno tutti i cellulari. Non ha più senso avere una penna e saperla usare. Dittafono e funzione di registrazione per prendere appunti, riconoscimento vocale quando vuoi scrivere qualcosa e voilà!
In un click tutto viene cancellato ma non importa...la storia non serve...
Cara vecchia BIC, sei ormai vintage come la cabina telefonica, come il rullino di foto, come il mondo che fu ..pieno di valori che abbiamo perso e che manca. Verba volant scripta manent..ah no...ora solo verba volant perché la tecnologia non conservera' se non serve al potere. 🥹
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danzameccanica · 3 years ago
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Ricordo perfettamente quando uscì The Sham Mirrors. Era il 2002 e io stavo passando l’estate nello studio di architettura e mentre tiravo linee col CAD mi ascoltavo a ripetizione questo album e The Cold White Light dei Sentenced. La sera andavo in giro per le sagre col motorino cercando metallari e metallare in giro con cui parlare e da cui farmi notare. Probabilmente nel momento in cui li incontravo gli parlavo di Burzum, Gorgoroth, Immortal, Dissection…tutto tranne forse i due album sopracitati che in realtà stavano scavando, quotidianamente la colonna sonora di quella mia estate. The Sham Mirrors è un punto di non-ritorno degli Arcturus, fino ad allora band mitologica che rispecchiava più un’entità piuttosto che una vera band visto che tutti i membri stavano con altrettante rispettive band. La Masquerade Infernale per noi metallari era visto come uno dei dischi più strani e irripetibili della scena norvegese e sinceramente nessuno avrebbe scommesso di sentire Garm cantare su un tappeto metal, anche se davvero stravagante.
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The Sham Mirrors è forse pure meglio de La Masquerade perché è più concreto, ha dei brani che hanno una metrica godibile e fruibile. The Sham Mirrors è il parossismo di ogni componente sul proprio strumento; è forse l’unico album dove la schizofrenia (per me intollerabile) di Hellhammer ha davvero uno scopo. "Kinetik" ci mostra subito una band che spinge sul progressive rock ma anche sugli assoli heavy metal e anche sulla componente elettronica e di campionamenti. Anche Garm dà davvero del suo meglio con la voce e durante tutta la durata dell’album si ha questa sensazione di una crociera nello spazio, nella moltitudine dei suoi colori e sensazioni. Sì lo so, è anche colpa dell’iconografia che la band ha creato su sé stessa, sui loro artwork eccetera ma quando si sentono quei synth in stile Tears For Fears in "Nightmare Heaven" è impossibile non pensare ad un lento e immaginifico viaggio interspaziale. Sentite questo brano dove va arrivare al minuto 4:30, dopo che chitarra, pianoforte e voce fanno a gara a chi va più in alto sempre solleticando l’ingresso nel kitsch ma senza mai oltrepassarlo. È quella la potenza di questo disco: che è divertente ma senza essere buffo, che è tragicomico ma senza mai abbandonarsi completamente e separatamente alle due accezioni della parola. "Ad Absurdum", come dice il titolo, rispecchia le tonalità più fuori controllo e grottesche del genio di Garm mentre i colpi di Hellhammer non sono mai pari né quadrati; tutto il songwriting a volte sembra saltare sulla puntina del disco; ci sono degli attimi nei quali il glitch sembra far saltare il CD o sembra che tagli delle frazioni di canzoni. Altra cosa che stordisce dell’album è che quando c’è un forte passaggio da un’emozione all’altra (dal collasso alla tranquillità, dall’andamento ondeggiato a quello rettilineo) questo non avviene nettamente fra un brano e l’altro ma all’interno di ogni brano. Vedasi la parte centrale di "Nightmare Heaven" che vede da un lato delle chitarre che sembrano esplodere in sala di registrazione e dall’altra synth e voce che richiamano quasi una colonna sonora di Tim Burton. "Collapse Generator" è il brano dove Hellhammer spinge di più sulle pelli come non mai, nemmeno nei Mayhem. Ma è un brano che mantiene il suo dramma apocalittico anche se non avesse la batteria, e questo perché Sverd è un genio che tira fuori musica sacra e barocca che a metà strada diventa una colonna sonora, come se ci volesse mostrare la Città del Natale. Per non parlare della performance di Garm che gareggia davvero con quella di ICS Vortex. "Star-Crossed" emette dei giochi giullareschi e circensi dove il registro di Garm passa continuamente fra il cantato e il parlato, come se volesse amplificare quello che era già stato fatto in Themes from William Blake. In realtà lungo tutto l'album più volte si sentiranno le massicce influenze dei Faith No More, quelli soprattutto di Angel Dust e Garm più volte ricalcherà le orme del collega Mike Patton.
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Il Trickster che sta dietro la produzione (che può identificarsi nella figura di Tore Ywlizaker degli Ulver, ma anche dall’aiuto di Garm e dello stesso Knut Magne Valle) è come se si divertisse a girare una manovella con la quale cambia il settaggio a tutti i suoni che escono: passando dal Soundtrack-piano al progressive-metal all’elettronica iper-satura. Questa è la sensazione che appare scorrendo le tracce di questo album; è come se qualcuno si divertisse dall’alto a velocizzare i brani, a pitcharli per alterare la voce fino a farla urlare in "Radical Cut" (in realtà è Ihsahn che fa una comparsata come ospite). Gli Arcturus hanno creato un maestro mascherato che diverte con le macchine, coi suoni e coi mixer come un bambino; modifica e altera, giocando e camuffando i vary layer sonori. A volte abbassa la leva delle tastiere, a volte alza gli overdrive delle chitarre; a volte imposta i suoni sul lato elettronico, altre enfatizza la batteria. "For to End yet Again" e l’ultima suite di puro stampo carnevalesco e costu-mistico, dove la band si confronta col suo lato più prog e schizofrenico. Archi, trombe e fiati, voci narranti e urla pazzesche si danno il cambio con i synth e le chitarre in un continuo gioco di fusioni e interscambi senza soluzione di continuità. La cosa più importante e mastodontica è che gli Arcturus hanno creato il famoso “Trickster”, il master of puppets, il manovratore extra-diagetico. The Sham Mirrors non è solo la messa in musica di musicisti straordinari e spinti all’eccesso nella loro follia ma è anche – e soprattutto – la decisione collettiva di creare un’entità dietro al mixer, alla postproduzione che sia in grado di modificare digitalmente, elettronicamente tutte quelle sfumature che ora escono sobbalzando, graffiando, disturbando, accelerando, alterando anche per pochi secondi ogni strumento. Il Trickster è lo stesso musicista invisibile di cui parlava Brian Eno; è colui che sceglie i suoni che tutti quanti ascolteranno e in The Sham Mirrors il Trickster è andato alla velocità della luce tenendo testa ad ogni musicista dentro quella stanza. Forse superandoli anche…
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marcogiovenale · 20 days ago
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c'è tempo fino al 30 gennaio per partecipare al premio nazionale di poesia elio pagliarani, decima edizione, 2024-25
Il termine per le domande di partecipazione per le sezioni Editi, Inediti, e Progetti di Traduzione è fissato per il 30 gennaio 2025. Le domande vanno presentate esclusivamente attraverso il sito mediante registrazione (www.premionazionaleeliopagliarani.it) Il premio è una delle attività dell’Associazione letteraria Elio Pagliarani dedicata allo studio della poesia contemporanea. Il Premio…
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tananaifanblog · 7 months ago
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Tananai: «La persona che non voglio essere»
Alberto Cotta Ramusino detto Tananai non ama stare fermo: nella vita, nella musica e persino in questa intervista. Nello studio di registrazione dove abbiamo appuntamento, infatti, Tananai dondola sulla sedia girevole come un adolescente, si tormenta i capelli scarmigliati e si sfrega le dita davanti alle domande che lo obbligano a riflettere a fondo sulle risposte. L'occasione del nostro incontro è l'uscita di Rave, Eclissi, il suo primo album di inediti pubblicato a neanche un anno dall'ultimo posto al Festival di Sanremo che, però, gli ha spalancato le porte dello star-system, visto che da quel momento il nome di Tananai è ormai sulla bocca di tutti.
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Leggi l'intervista completa.
di MARIO MANCA 25 NOVEMBRE 2022
In Rave, Eclissi le anime che convivono e ogni tanto fanno a botte tra le tracce sono due: quella «più cazzona», come la definisce Alberto, e quella più introspettiva. Il Rave e l'Eclissi, appunto, il tormento e l'estasi, due facce di una medaglia tutta da scoprire che Tananai ci aiuta a comprendere facendoci sentire subito nelle casse la canzone di cui sente di avere bisogno in questo preciso momento: si chiama Piccola Gabber, e il suo ritmo è talmente energico da spingere il tuo piede ad andare a tempo anche se non lo vuoi.
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kiki-de-la-petite-flaque · 1 year ago
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Sheila E. La E sta per Escovado. Nasce a Oakland, California, da un matrimonio misto tra una nera e un messicano. Dirla così potrebbe suggerire un quadro da suburbio squallido e vittima dello sprezzo razziale WASP. Non correte subito a rifugiarvi nelle solite immagini sociali. Suo padre non è un fattorino qualsiasi che cerca di mantenere la conigliata. Pete Escovado è un percussionista di fama internazionale. Già da ragazzo entra nel giro che conta, affastellando esperienze lavorative invidiabili, come quella assieme a Marvin Gaye.
Ma il vero fenomeno in famiglia è la piccola Sheila E. Ma ditemi se un talento in boccio non rigogli in un contesto simile. Suo zio Alejandro è un rispettato cantautore. Un altro zio, Javier, è il fondatore di una cult band punk rock californiana nota come The Zeros. I suo padrino è un certo Tito Puente… basta a dare un’idea?
DALLA CULLA AL PALCO
In una culla di stimoli come questa il talento eccezionale di Sheila E. non può che venir fuori come un portento sismico, no? E così non si stenta a credere che a 15 anni faccia già quello che fa ora ma pagata milioni. E visto il carnet di appuntamenti con la storia del pop-rock che ha già depennato. Roba da far impallidire i maschietti se proprio non possiamo evitare di metterla sul piano sessuale.
La sua prima esperienza ufficiale in uno studio di registrazione è nel 1976, quando ha appena diciannove anni, assieme al bassista jazz Alphonso Johnson (Santana). Ma in poco tempo il percorso già battuto da papà Pete, Sheila E. lo ripercorre pari pari e così veloce da lasciare una scia di fuoco alle calcagna.
UN PICCOLO PRINCIPE PER SHEILA E.
A vent’anni ha già suonato con George Duke, Marvin Gaye, Diana Ross e Herbie Hancock… Questo prima di esibirsi davanti a un certo ragazzetto bruttino ma affascinante che si fa chiamare Prince.
Lei ha una tale padronanza ritmica da intimidire turnisti che vantano oltre 30 anni d’esperienza. Per quello scugnizzo del funk è amore al primo beat.
La prima volta che si incontrano, nel 1978 Prince assiste a uno spettacolo di Sheila E. assieme al padre. Lui dopo lo show si fa avanti nervoso e imbarazzato. Le rivela che per tutta la sua esibizione ha litigato a oltranza con il suo bassista su chi dei due la porterà all’altare.
Lei ride, arrossisce ma non è tempo di matrimonio. Ha molti progetti, collaborazioni da paura, una carriera solista, tanto per dire, non può mica convolare a nozze. Il Principe Roger Nelson, giura che se non riuscirà a sposarla, di sicuro farà qualsiasi cosa per averla nella sua band. – Seguo la tua carriera da anni. So chi sei e ti vorrei con me.
Sheila E. stenta a crederlo ma prende nota e trascorre quasi più di un lustro di intensa attività concertistica e da turnista. Intreccia sempre più il proprio cammino a quello del principino. Batti oggi, batti domani, inizia un vero e proprio intruglio sentimental-artistico molto fertile e stimolante.
BATTERIA O MICROFONO?
Lui è premuroso, incoraggiante, convincente. Sembra avere una visione precisa e molto ambiziosa riguardo lei (insieme a letto?). Per via del suo talento, no? E si offre di spingerla (ehm…) un po’ nell’incipit della sua carriera come singer.
È quello che vuole, Sheila E.? Diventare come Diana Ross? Il problema di Sheila E. infatti è di non sapersi decidere tra la batteria e il microfono. Dopo tanta dedizione al primo strumento, negli iridescenti anni 80 decide di tentare con il secondo.
Prince approva e le regala una hit, The Glamourous Life, che inizialmente doveva essere incisa da Vanity. Chi è Vanity? Ma l’ex-compagna di lui e futura dalia nera delle scorribande di Nikki Sixx. Il bassista dei Crue le racconta nel libro The Heroin Diaries.
Il brano che da anche il titolo al primo album solista di Sheila E. si piazza in cima alle charts di dance music. Il connubio con Prince si perpetra nel tour di Purple Rain, dove lei apre i concerti. I due consumano una relazione infuocata ma inizialmente clandestina. Lui ufficialmente esce ancora con la corista ed ennesima figlioccia artistica Susanna Melvoin.
SHEILA E. DOPO IL SUCCESSO UN ALTRO SUCCESSO
Dopo il successo di The Glamorous Life, Sheila E. sempre assistita da Prince, incide Romance 1600. Il nuovo singolo vincente vanta sempre lo zampino del reuccio: A Love Bizarre.
Il brano porta l’album a nuovi traguardi di vendite rivelandosi il picco commerciale di Sheila E. da solista. Da qui però inizia ufficialmente il suo periodo discografico come batterista. Nello specifico e in esclusiva assoluta di Prince.
In realtà Sheila E. è già presente in Parade, ottavo disco del singer. Solo nei brani Life Can Be So Nice e Venus de Milo, però.
A partire da Sign O The Time (1985) sarà lei a occuparsi del cuore ritmico della musica del suo mentore e amante. A chi le addebita un’influenza creativa “princiana” lei ribatte che è stato lui a lasciarsi contaminare da lei.
Andatela un po’ a contraddire! In realtà si può affermare che quei due siano un buon esempio della correlazione tra equazione di Dirac e Amore. Due sistemi che si influenzano vicendevolmente danno una svolta alle rispettive carriere, l’uno grazie all’altro.
DOPO SIGN O THE TIME
Dopo Sign O The Time, Sheila resta al suo posto anche in Lovesexy. Il disco consacra Prince come una delle star di successo più controverse della storia del pop. Nel mentre lei non dimentica il suo terzo disco da solista. E sebbene il singolo Koo Koo dell’omonimo album Sheila E. ottiene discreti risultati, si sente che le cose non vanno proprio al massimo.
Presto Sheila E. deve fare una scelta: riconoscere di non essere lei la nuova Whitney Houston e lasciar perdere la voce. O provarci sul serio.
Mossa letale: una volta lontana dall’aletta protettrice del suo “Petit Prince” i successivi lavori solisti di Sheila E. ottengono attenzioni più moderate dalla stampa e dal pubblico. Fino a ridursi, come singer, a un lumicino in balia del borioso vento dell’indifferenza.
Nonostante la collaborazione con Prince sia ufficialmente finita, Sheila E. seguita a scrivere musica con lui e a non raccogliere i meriti che le spetterebbero.
ANNI 90
Negli anni 90, messa un po’ da parte la carriera di cantante, Sheila E. riprende a darsi da fare come batterista. Dal 1995 collabora con un sacco di bella gente: Phil Collins, Ringo Starr, Beyoncé e l’artista nipponica Namie Amuro.
Poi Jazz a tutto spiano; rock pop con Billy Cobham e Ringo Starr, ballabili con Gloria Estefan, Lionel Richie. E ancora Jennifer Lopez, Hans Zimmer e quel pezzo di sgombro di Kanye West.
Meglio nota come la batterista di Prince che per tutto il bagaglione curriculare o gli album solitari, Sheila E. ha mostrato di valere soprattutto con i piatti più che le stoviglie. La sua è una tecnica di classe finissima supportata da un potere straordinario nel dar feeling alle costruzioni ritmiche di tutti i generi.
Purtroppo ha pagato il suo esser donna, e non lo si dice per retorica femminista. Lei si è vista mettere in secondo piano accanto a Prince. E anche dopo ha sofferto il confronto con un ambiente professionale esclusivamente maschio, guadagnando attenzione per la sua presenza scenica e soprattutto la sua sensualità.
Una batterista donna è un concetto che spiazza il pubblico. Questo Prince l’ha sempre saputo. Può aver solo pensato: se è lei la tipa giusta, al diavolo cosa pensa il mondo, la prendo anche se è donna.
Ma il bricconcello sulfureo, autore di decine di brani altamente sexy. Pezzi scabrosi che hanno spinto la figlia di Al Gore alla masturbatio compulsiva nella sua stanzetta. Lui ha sempre pensato doppio sulle mosse da fare in carriera.
Francesco Ceccamea
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diceriadelluntore · 8 days ago
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Storia Di Musica #358 - Killing Joke, Night Time, 1985
Se c'è un luogo che esprime il rapporto tra la musica rock e Berlino è un edificio di Köthener Straße, la Meistersaal, eretto nel 1913 come sede della Società Edilizia della città, ristrutturato dopo gli ingenti danni subiti durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1964 due fratelli, Peter e Thomas Meisel, in alcune stanze di questo edificio costruiscono uno studio di registrazione musicale, gli Hans Ton Studios, conosciuti nel mondo della musica come Hansa By The Wall Studios perchè fisicamente erano situati al confine con il muro divisorio della città, vicino a Potsdamer Platz. Li Bowie con Eno, e poi decine di artisti, tra cui Cave (come visto la settimana scorsa), i Depeche Mode (che registrano missano qui Construction Time Again del 1983 e registreranno poi Some Great Reward, 1984, e Black Celebration del 1986), tanti gruppi new wave, post punk, i R.E.M. nel 2011 con Collapse Into Now registrano il loro ultimo disco in studio. C'è a tal proposito uno stupendo documentario, Hansa Studios: By The Wall 1976-90 diretto da Mike Christie che racconta un po' di storia di questo luogo leggendario.
Che fu il teatro delle registrazioni del disco di oggi, di una delle più innovative e all'epoca dirompenti formazioni della prima metà degli anni '80. Questa band emerge con forza dall'ondata new wave innescando la musica con cose molto particolari: i Killing Joke. Jaz Coleman, voce e tastiere, la fonda con Kevin "Geordie" Walker alla chitarra, Martin "Youth" Glover al basso e Paul Ferguson alla batteria. Sono sin dalle prime registrazioni indicati come rock d'avanguardia. Prendono il loro nome, Killing Joke, da una scenetta di uno spettacolo dei Monthy Python, e lo "scherzo che uccide" stupirà gli appassionati con un suono che mischia punk, dark, hard rock, dub creando in Gran Bretagna il seme della musica "industrial" e, per molti, persino della musica Techno. Cantano di depressione, di sensazioni apocalittiche, quasi con idee divinatorie (ne parleremo tra poco) e brani come Requiem e Wardance, dal loro omonimo esordio Killing Joke del 1980, e come Follow The Leaders dal successivo What's This For! (dell'anno successivo, 1981) divengono dei piccoli culti musicali di una band che ha ancora poco successo ma è adorata dai fan. Nel 1982 succede qualcosa: Youth si chiama fuori, e fonderà di lì a breve un nuovo gruppo, i Brilliant, ma soprattutto Coleman, immedesimandosi in un novello Nostradamus, preannuncia la fine dei tempi e se ne va in Islanda. Non si è mai capito quanto fosse una stramba copertura per un ritiro creativo, dove Coleman incontra e frequenta numerosi artisti locali di musica elettronica, ma ha una certa eco all'epoca. A questo punto, rimpiazza Youth con Paul "Raven" Vincent al basso e scrive un disco dove, a detta dei musicisti, usano delle droghe per trovare il giusto editing: Fire Dances (1983) ha la prima canzone "normale" in Let's All Go (To The Fire Dances) ed è ben accolto da critica e pubblico.
Tutto cambia l'anno successivo: Coleman va a "respirare decadenza" a Berlino e decide lì di scrivere il prossimo disco. In risposta alle prime critiche sul fatto che la furia iconoclasta degli esordi si fosse trasformata in qualcosa di noioso (che è la critica di ogni band che ha successo, più o meno relativo) esce fuori un disco che riprende soprattutto la ritmica iconica del suono Killing Joke, le tematiche scure e dolorose, ma le riveste in un'atmosfera nuova, vista la storia musicale della città berlinese (questo aspetto, anticipo, sarà la chiusura del viaggio di queste settimane), che vira verso suoni dance. Night Time esce nel Febbraio 1985, ridando nuovo lustro al gruppo che riesce a mettere insieme il suono esplosivo e trascinante che lo ha reso famoso con canzoni più mirate, alcune delle quali diventeranno degli inni generazionali. Geordie Walker, che fino ad allora ne era sempre stato avarissimo, tira fuori alcuni assoli sbalorditivi tra i suoi riff feroci (vedasi Night Time), mentre Paul Ferguson mescola e abbina molto bene i ritmi elettronici con i suoi naturali della batteria. Jaz Coleman è un personaggio strano, ma è anche un cantante formidabile, capace di fare di tutto, dal growl degli esordi ai toni taglienti e acuti come in questo disco, dove non forza mai la mano. Le canzone del disco sono due: Love Like Blood, dal testo gotico, che ebbe un certo successo anche per via del videoclip all'epoca definito dark, ma che oggi fa tutt'altro effetto, ma soprattutto Eighties: i Nirvana, tra tutti i gruppi, hanno clonato completamente la linea di chitarra acquosa al centro del brano per Come As You Are. Il disco vende moltissimo, ed è bellissimo, a mio parere, il commento che il New Musical Express fece del disco all'uscita: "suonano così diversi che fanno sembrano gli Smiths come Simon & Garfunkel".
Eppure all'apice, come spesso succede, arriva la crisi creativa: dissidi artistici e di linea musicale (con la decisione di rifare in pratica all'infinito il mood di Love Like Blood) portano a cali drastici di qualità e ad una sorta di isolamento di Coleman, che in pratica scriverà dischi solisti a nome Killing Joke, ed esempio massimo in questo sono il parlato sermonico suo su esoterismo, magia e occulto in The Courtard Talks del 1989 (addirittura doppio lp).
Rimangono un esempio seminale di contaminazione di generi, e i primi 4 dischi sono meravigliosi: dalle loro note nascerà tantissimo in tutta Europa, e ancora una volta è stata l'aria berlinese che ha dato la quadra.
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gcorvetti · 1 year ago
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Buona la prima.
Sono nello studio e dopo un paio di ore tra prove e regolazioni ho fatto una registrazione niente male, certo si può sempre migliorare, ma come prima sperimentazione non è male. Ho collegato il basso alla pedaliera, sparato delay come se fossi in guerra e usato oggetti vari sul rullante oltre ad una spazzola, quella che si usa nel jazz non per capelli che non ne ho :D.
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jose-rossetti · 2 years ago
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[Estratto dei documenti sulle conversazioni emerse tra il direttore dell’AIFA Magrini e il capogabinetto del ministro Speranza, Zaccardi; da “La Verità” di oggi 21/03/2023]
22 novembre 2020. Magrini riceve alcuni dettagli sulla negoziazione dei contratti con le case farmaceutiche e scrive a Zaccardi (presso Speranza):
«Caro Ministro ricevo questo da un giornalista. Lo ritengo molto serio e anche grave. Non credo di poter essere tenuto all’oscuro di queste cose». «Il protocollo Pfizer recita: “I dati saranno messi a disposizione [dei ricercatori che li chiederanno] 24 mesi dopo la conclusione dello studio” a certe condizioni: 1) tra i ricercatori ci deve essere uno statistico 2) i dati non potranno essere usati in tribunale. Secondo i documenti di registrazione, il completamento del trial è previsto per l’11 dicembre 2022. Quindi, i dati grezzi saranno disponibili a partire dall’11dicembre 2024. Probabilmente il vaccino sarà già stato somministrato a miliardi di persone».
Dialogo successivo:
Magrini:
“Ritieni sia normale che i contratti che abbiamo firmato per farmaci e vaccini nessuno li abbia letti? O tu li hai letti?”
Zaccardi:
“No il ministro ha voluto fare da solo. Mandami in sintesi le condizioni ordinarie di questa tipologia di contratti.
Magrini:
“Grazie, capisco meglio ora. No non vi sono tipologie tipo contratti ma manco sto capestro che sembra scritto come una presa in giro per analfabeti con l’anello al naso. . . E sapere chi se ne occupa e come sarebbe il minimo tra di noi del gabinetto ristretto.
(…)
Zaccardi: “Domani alle 12 da me con Ruocco.”
Magrini:
“Incontro di oggi assai problematico e soprattutto inconclusivo.”
Zaccardi:
“Non è vero, ora sei dentro il nucleo decisionale come è giusto che sia.”
Magrini:
“Non si capisce che ci faccia Ricciardi, coi gravi conflitti di interesse che ha. La situazione mi preoccupa ed è seria.”
Zaccardi: “Anche questo è tema del ministro e non di altri. Non trascurare che la trattativa Ue ci mette abbastanza al riparo.”
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COMMENTO
Tralasciamo quella che sarebbe una impietosa comparazione con quanto veniva negato e censurato in simultanea (e anche mesi dopo) e che ripercorreva esattamente quanto riportato (mancanza di evidenze scientifiche, carattere sperimentale dell’operazione, totale opacità contrattuale, ecc.)
Il punto che voglio sottolineare è solo uno, perché è lo stesso che è riemerso più volte in questi giorni, ad esempio nell’intervista a Sileri, ovvero la funzione cruciale dell’omertà e della copertura reciproca di questi “responsabili”, con la specifica funzione di “mettersi al riparo”.
Credo che solo se si comprende questo meccanismo fondamentale sia possibile avviare un processo di risanamento.
Per tutti questi personaggi le parole pubblicamente espresse non hanno niente a che vedere con ciò che ritengono essere la verità.
Essi dicono ciò che ritengono di dire con la sola fondamentale funzione di proteggere sé stessi e i propri interessi. E questo risultato si ottiene in due modi:
1) facendo corpo comune contro ogni critica e 2) subordinandosi ad una catena di comando ritenuta adeguatamente potente.
Così il ministero e il CTS si arroccano sulle stesse posizioni, pur sapendole prive di fondamento, e si trincerano dietro la catena di comando UE, che a sua volta viene gestita privatisticamente da Ursula von der Leyen, con contratti secretati, email cancellate, su dirette indicazioni di multinazionali americane che collaborano con la Difesa USA.
Ecco, questo scolo a cielo aperto è ciò che è stato fatto passare per “fede nella scienza” e “lotta alla disinformazione”.
Finché non si farà pubblica ammenda per tutto questo e non si metteranno in campo riforme legali che rendano impossibile il ripetersi di tutto ciò, le istituzioni italiane ed europee avranno la credibilità di una televendita di bigiotteria.
Per tutti quelli che hanno fatto vaccinare i propri figli perché solo i complotisti potevano credere che era tutto basato su dati scientifici..
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