#storia e cultura Monferrato
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Casale Città Aperta: un weekend tra arte e storia. Il 7 e 8 dicembre 2024 visite gratuite e percorsi culturali a Casale Monferrato
Casale Città Aperta, la tradizionale iniziativa organizzata dall’Assessorato alla Cultura e dal Museo Civico in collaborazione con l’Associazione Orizzonte Casale, torna con la sua edizione di dicembre per valorizzare i monumenti e i musei cittadini
Casale Città Aperta, la tradizionale iniziativa organizzata dall’Assessorato alla Cultura e dal Museo Civico in collaborazione con l’Associazione Orizzonte Casale, torna con la sua edizione di dicembre per valorizzare i monumenti e i musei cittadini. Sabato 7 dicembre e domenica 8 dicembre 2024, cittadini e visitatori avranno l’opportunità di esplorare il patrimonio artistico e storico di Casale…
#Alessandria today#arte e cultura Casale#Assessorato alla Cultura Casale#Biblioteca Civica Giovanni Canna#Carlo Vidua collezioni#Casale Città Aperta#Casale Monferrato eventi 2024#Castello del Monferrato#Cattedrale di Sant’Evasio#Chiesa di Santa Caterina#eventi Casale dicembre#eventi gratuiti Piemonte#Gipsoteca Bistolfi#Google News#Guglielmo Caccia Moncalvo#italianewsmedia.com#MonFest#monumenti Casale Monferrato#musei Casale Monferrato#Museo Civico Casale#Natale al Museo#Orizzonte Casale#Palazzo Langosco#passeggiate culturali Casale#patrimonio artistico Monferrato#patrimonio storico Casale#Pier Carlo Lava#simbolismo italiano#Sinagoga Casale Monferrato#storia e cultura Monferrato
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Casale Comics and Games 2023
Sarà l’edizione di Casale Comics & Games più grande di sempre del weekend del 27 e 28 maggio 2023 a Casale Monferrato. Infatti saranno oltre 500 i personaggi e addetti ai lavori provenienti da tutta Italia che animeranno il Castello dei Paleologi e il Palafiere Riccardo Coppo, con ospiti dal mondo dei comics, cosplayer, YouTube, doppiaggio, games. I due poli sono collocati a circa 15 minuti a piedi uno dall’altro, ma sarà comunque attivato un servizio di bus navetta con partenze continue in entrambi i giorni dal Castello al Palafiere. Per facilitare gli spostamenti sarà editata una mappa della Comics e della città con indicati gli eventi e per ogni luogo della Comics visitato sarà possibile avere un timbro e chi completerà il tour visitando tutte le location avrà in regalo un gadget. Da non perdere saranno gli eventi al Teatro Municipale, e poi ancora un’area gioco in piazza Mazzini e quattro mostre nel centro. alle quali si aggiungerà un’edizione straordinaria di Casale Città Aperta, che renderà accessibili i monumenti più importanti per i turisti e per gli scatti dei cosplayer. Sarà un evento che quest’anno coinvolge l’intera città, creando connessioni tra più punti strategici che consentiranno al pubblico di viverla apprezzandone la bellezza e la ricca storia. In questo nodo Casale Comics consolida la sua presenza a Casale Monferrato e rinnova un’interazione che amplia le opportunità di un territorio attento a un’offerta culturale vasta e diversificata, pronta a soddisfare tutte le esigenze. Il biglietto permetterà di entrare in entrambi i poli dell’evento, assistere ai concerti, e agli spettacoli al Teatro Municipale (fino ad esaurimento posti). Le mostre saranno ad accesso gratuito sia durante la fiera sia nel periodo successivo. Sia il Palafiere che il Castello saranno dotati di aree di ristoro in grado di soddisfare qualsiasi palato. Il Castello sarà il luogo deputato ai comics, all’area giapponese dove ci sarà Hirohiko Shoda, conosciuto ai più come Chef Hiro, all’area cos play dove troveranno lo spazio le associazioni di fan, un palco per gli eventi, sale incontri e workshop, oltre all’Artist Alley con 80 disegnatori e un ospite d’eccezione, Paolo Eleuteri Serpieri, e la seconda edizione di Casale ComiXXX. Il Palafiere sarà il cuore dell’area Game e non solo, oltre ad una dedicata alla Corea del Sud e alla cultura K-pop, un ring per emozionanti incontri di Wrestling, una grande area Lego, un’enorme area vendita per soddisfare ogni desiderio di collezionismo. Per la prima volta il Teatro Municipale è tra le location di Casale Comics and Games per ospitare alcuni protagonisti assoluti di Youtube Italia in una serie di incontri di domenica 28 maggio con Karim Musa universalmente conosciuto come Yotobi e il Gatto sul Tubo, ovvero Marco Gattuso, partner di Yotobi sul canale Games. Read the full article
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Patrimonio Mondiale
Cosa vuol dire essere Patrimonio Mondiale dell’Umanità?
La Grande Muraglia cinese; le Piramidi egiziane; Mont-Saint-Michel, Notre-Dame e Versailles in Francia, Petra in Giordania, la Grande Barriera Corallina in Australia, Machu Picchu in Perù, Westminster e Canterbury in Inghilterra, Yellowstone, Grand Canyon e Yosemite in America, le Cascate Vittoria in Zimbabwe, l’Acropoli di Atene in Grecia... e poi ancora Pompei, Venezia, Roma, l’Ultima Cena di Leonardo, Assisi, le Cinque Terre, le Dolomiti e molto altro ancora.
Cosa unisce questi luoghi conosciuti in tutto il Mondo? Che per L’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura) sono tutti siti che presentano un eccezionale valore universale... quindi degni di tutela. Ad oggi, per l’UNESCO in tutto il Mondo ci sono 1.121 di questi siti in 167 paesi differenti.
La scelta dell’UNESCO si basa su due criteri:
1. I paesaggi culturali dei vigneti piemontesi forniscono un'eccezionale testimonianza vivente delle tradizioni viticole e vitivinicole che derivano da una lunga storia e che sono state continuamente migliorate e adattate fino ai giorni nostri. Testimoniano un regno sociale, rurale e urbano estremamente completo e strutture economiche sostenibili. Includono una moltitudine di elementi armonici costruiti che testimoniano la sua storia e le sue pratiche professionali.
2. I vigneti di Langhe-Roero e Monferrato costituiscono un esempio eccezionale dell'interazione dell'uomo con il suo ambiente naturale. A seguito di una lunga e lenta evoluzione della competenza vitivinicola, è stato realizzato il miglior adattamento possibile dei vitigni a terreni con specifici suoli e componenti climatici, che di per sé è legato alla competenza enologica, diventando così un punto di riferimento internazionale. Il paesaggio vitivinicolo esprime anche grandi qualità estetiche, trasformandolo in un archetipo di vigneti europei.
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Ordinazione episcopale di Mons. Devasini, Vescovo eletto di Chiavari
Ordinazione episcopale di Mons. Devasini, Vescovo eletto di Chiavari
Arcidiocesi: Ordinazione episcopale di Mons. Devasini, Vescovo eletto di Chiavari È una terra gentile quella di Casale Monferrato, una lezione di storia e cultura all’aria aperta. Qui è cresciuto e si è formato il futuro Vescovo di Chiavari. La comunità casalese si prepara all’ordinazione episcopale di Mons. Giampio Devasini, 58 anni, fino ad oggi Vicario della Diocesi e Parroco di Pontestura e…
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Tutto pronto per la nuova iniziativa delle Giornate Fai all’aperto che si svolgerà nel week end di sabato 27 e domenica 28 giugno con varie tappe in tutta Italia. Un’edizione speciale, da vivere a tu per tu con la natura, per scoprire ben oltre 200 luoghi naturali, privati e non, solitamente chiusi al pubblico in più di 150 località d’Italia. Parchi, giardini, riserve, boschi, foreste, oltre ad orti e campagne, alberi monumentali, passeggiate tra sentieri selvaggi e nel verde urbano. Sono tante le proposte lanciate dalle diverse delegazioni Fai presenti in tutto il Paese e che permetteranno di vivere un’esperienza immersiva nel meraviglioso patrimonio naturalistico italiano, di riavvicinare le persone alla cultura della natura e del paesaggio e favorire una conoscenza del patrimonio verde dell’Italia, a cominciare dai suoi beni. Ecco che allora in queste due giornate si potranno scoprire piccoli e particolari borghi immersi nella natura italiana come Monesteroli a La Spezia, in Liguria, un borgo a picco sul mare che si trova in fondo a una scalinata di 1000 gradini e vive con pannelli solari, senza elettricità o gas metano. Oppure Borgo Universo, a Aielli, in Abruzzo, che ha ritrovato nuova vita grazie a un progetto di coloratissima street-art. Sarà interessante poi scoprire la storia degli alberi monumentali, come la famosa Sequoia del Vajont, a Longarone, l’unico albero sopravvissuto alla tragedia del 1963 che ha raso al suolo il paese e del Platano di Vrisi a Curinga, in Calabria, piantato secondo la tradizione dai monaci del vicino monastero medievale di Sant’Elia Vecchio. Borgo Universo. Fonte: FAI Fondo Ambiente Italiano Per chi cerca mete originali, immerse nella natura, di certo l’Art Park La Court a Castelnuovo Calcea, in provincia di Asti, saprà lasciare tutti a bocca aperta con le sue sculture contemporanee posizionate tra i vigneti delle Langhe e del Monferrato. A vedere, poi, il Giardino e la Collezione Gori-Fattoria di Celle a Pistoia, con una collezione privata con 80 opere d’arte ambientale, e il Giardino dell’Arcadia a Milano, dietro alle facciate dei moderni condomini di Crocetta. Per chi ama passeggiare sono consigliati gli itinerari tra le edicole votive di Bari Vecchia, alla scoperta delle 240 edicole votive anche note come “madonnelle” o una passeggiata al Molo San Vincenzo a Napoli, nel cuore della città, opera progetta alla fine del Cinquecento e di proprietà della Marina Militare. Mentre la Riserva naturale del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi, a Teramo, sarà una piacevole evasione dalla città per due passi tra dune e calanchi. Aperti anche orti e giardini urbani, come l’Aranciera e il Semenzaio di San Sisto Vecchio e l’Orto Botanico, entrambi a Roma; Villa del Balbianello sul Lago di Como e il Castello di Masino a Caravino, nel Piemonte, in cui il Fai, grazie alle storiche carte, ha ricostruito il labirinto settecentesco. Un’ultima sorpresa. Per la prima volta verranno infatti svelati gli imponenti Giardini di Palazzo Moroni a Bergamo, con oltre quattro ettari di verde tra le mura della Città Alta. Un polmone verde e suggestivo, con i suoi terrazzamenti tipici dei giardini all’italiana, le aiuole fiorite e le siepi potate. La prenotazione, assolutamente obbligatoria e a posti limitati, si può effettuare entro le ore 15 del 26 giugno dal sito dedicato alle Giornate Fai. Per partecipare è richiesto solo un piccolo contributo, di 3 euro per gli iscritti e di 5 euro per i non iscritti al Fai. Giardini di Palazzo Moroni, Bergamo. Fonte: Stefano Casiraghi/FAI Fondo Ambiente Italiano https://ift.tt/2BD1TPO Giornate Fai: alla scoperta della “cultura della natura” Tutto pronto per la nuova iniziativa delle Giornate Fai all’aperto che si svolgerà nel week end di sabato 27 e domenica 28 giugno con varie tappe in tutta Italia. Un’edizione speciale, da vivere a tu per tu con la natura, per scoprire ben oltre 200 luoghi naturali, privati e non, solitamente chiusi al pubblico in più di 150 località d’Italia. Parchi, giardini, riserve, boschi, foreste, oltre ad orti e campagne, alberi monumentali, passeggiate tra sentieri selvaggi e nel verde urbano. Sono tante le proposte lanciate dalle diverse delegazioni Fai presenti in tutto il Paese e che permetteranno di vivere un’esperienza immersiva nel meraviglioso patrimonio naturalistico italiano, di riavvicinare le persone alla cultura della natura e del paesaggio e favorire una conoscenza del patrimonio verde dell’Italia, a cominciare dai suoi beni. Ecco che allora in queste due giornate si potranno scoprire piccoli e particolari borghi immersi nella natura italiana come Monesteroli a La Spezia, in Liguria, un borgo a picco sul mare che si trova in fondo a una scalinata di 1000 gradini e vive con pannelli solari, senza elettricità o gas metano. Oppure Borgo Universo, a Aielli, in Abruzzo, che ha ritrovato nuova vita grazie a un progetto di coloratissima street-art. Sarà interessante poi scoprire la storia degli alberi monumentali, come la famosa Sequoia del Vajont, a Longarone, l’unico albero sopravvissuto alla tragedia del 1963 che ha raso al suolo il paese e del Platano di Vrisi a Curinga, in Calabria, piantato secondo la tradizione dai monaci del vicino monastero medievale di Sant’Elia Vecchio. Borgo Universo. Fonte: FAI Fondo Ambiente Italiano Per chi cerca mete originali, immerse nella natura, di certo l’Art Park La Court a Castelnuovo Calcea, in provincia di Asti, saprà lasciare tutti a bocca aperta con le sue sculture contemporanee posizionate tra i vigneti delle Langhe e del Monferrato. A vedere, poi, il Giardino e la Collezione Gori-Fattoria di Celle a Pistoia, con una collezione privata con 80 opere d’arte ambientale, e il Giardino dell’Arcadia a Milano, dietro alle facciate dei moderni condomini di Crocetta. Per chi ama passeggiare sono consigliati gli itinerari tra le edicole votive di Bari Vecchia, alla scoperta delle 240 edicole votive anche note come “madonnelle” o una passeggiata al Molo San Vincenzo a Napoli, nel cuore della città, opera progetta alla fine del Cinquecento e di proprietà della Marina Militare. Mentre la Riserva naturale del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi, a Teramo, sarà una piacevole evasione dalla città per due passi tra dune e calanchi. Aperti anche orti e giardini urbani, come l’Aranciera e il Semenzaio di San Sisto Vecchio e l’Orto Botanico, entrambi a Roma; Villa del Balbianello sul Lago di Como e il Castello di Masino a Caravino, nel Piemonte, in cui il Fai, grazie alle storiche carte, ha ricostruito il labirinto settecentesco. Un’ultima sorpresa. Per la prima volta verranno infatti svelati gli imponenti Giardini di Palazzo Moroni a Bergamo, con oltre quattro ettari di verde tra le mura della Città Alta. Un polmone verde e suggestivo, con i suoi terrazzamenti tipici dei giardini all’italiana, le aiuole fiorite e le siepi potate. La prenotazione, assolutamente obbligatoria e a posti limitati, si può effettuare entro le ore 15 del 26 giugno dal sito dedicato alle Giornate Fai. Per partecipare è richiesto solo un piccolo contributo, di 3 euro per gli iscritti e di 5 euro per i non iscritti al Fai. Giardini di Palazzo Moroni, Bergamo. Fonte: Stefano Casiraghi/FAI Fondo Ambiente Italiano Con il Fai si può andare alla scoperta della natura, dei percorsi storici e segreti, di giardini e orti botanici il 27 e 28 giugno, con posti limitati.
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La musica dell’organo attrae i turisti sulle colline.
L’estate volge al termine, lascia spazio ai colori dell’autunno, alle prime rinfrescate serali, agli ultimi strali delle feste e sagre che rappresentano il filo conduttore della stagione estiva in tutto il territorio nazionale.
Chiudo il mio percorso narrativo tra “queste colline che han fatto il mio corpo1” da dove sono partita: Spigno Monferrato.
Da alcuni anni, il primo appuntamento della quattro giorni di manifestazioni settembrine ha a che fare con la cultura e con la “musica alta” che ben si confà ad uno spazio affascinante e iconico come il sagrato della chiesa patronale di Sant’Ambrogio, grazie anche all’expertise del maestro Benedetto Spingardi Merialdi. L’edizione di quest’anno ha avuto un protagonista d’eccezione: l’organo della chiesa, magistralmente sfiorato dalle mani del maestro Luca Ferrari (contitolare degli Organi della Cattedrale S. Lorenzo di Genova).
L’organo è stato protagonista, nei gironi scorsi, di molti articoli di stampa qualificata che hanno puntato l’attenzione sull’attività di restauro che ha portato a nuova vita lo strumento, trovando nel sostegno economico di alcune importanti istituzioni e dei privati i mezzi finanziari necessari per il recupero dello strumento. Inoltre, si è posta l’attenzione sull’importanza che l’attuale amministrazione comunale ha dichiarato, nelle parole del primo cittadino, riconoscere ad un pezzo di storia del paese per attrarre i turisti in una terra di mezzo che non ha quasi mai vantato una natura turistica.
Quello che da osservatore esterno trovo affascinante �� come un singolo oggetto possa contribuire in modo determinante ad un efficace azione di marketing e di valorizzazione territoriale.
Sicuramente un’azione non facile sia per mancanza di un percorso continuativo di iniziative di promozione del territorio, ma non per questo impossibile se guidata con volontà ed impegno.
La realtà di un contesto che vuole intraprendere questa strada che prevede l’impegno di tutti gli stakeholder del territorio, sebben non semplice, è facilitata in parte dell’ausilio che la tecnologia e diffusione di strumenti di comunicazione che ci fanno essere tutti ovunque può apportare ad una efficace strategia di marketing.L’economia della cultura produce un moltiplicatore economico di 1,8: un euro investito nel settore culturale inteso in senso lato (arte figurative, musica, teatro, letteratura e saggistica) ne produce 1,8 sugli altri settori economici producendo una ricaduta immediata sul territorio.
Azione di promozione territoriale che deve tenere, a mio parere, in considerazione alcuni elementi di natura economica da cui non si può prescindere.
Il contesto economico del territorio ha perso nel corso degli ultimi trent’anni le attrattive che lo hanno caratterizzato per quasi cinquant’anni grazie alla presenza di un’azienda di rilievo internazionale che catalizzava risorse e persone.
L’economia si sposta sempre di più su attività legate al mondo dei servizi, in particolare di natura ricettiva, grazie ad un territorio e un contesto enogastronomico di livello.
Il mercato immobiliare, complice, un progressivo abbandono che ha caratterizzato per molto tempo quest’area e in linea con quanto registrato in tutta la regione, ha valori contenuti che possono tuttavia rappresentare un driver per attrarre investitori stranieri o italiani, interessati a godere di un territorio dai ritmi più lenti e le sinuosità delle colline.
L’economia della cultura produce un moltiplicatore economico di 1,8: un euro investito nel settore culturale inteso in senso lato (arte figurative, musica, teatro, letteratura e saggistica) ne produce 1,8 sugli altri settori economici producendo una ricaduta immediata sul territorio.
Per il buon esito di un’azione di promozione territoriale, agli elementi di contesto sopra elencati, si assommano altri fattori quali la disponibilità di strumenti finanziari per la promozione della cultura e del territorio che sono messi a disposizione dall’Unione Europea, l’attenzione che molti investitori, sull’onda dell’attenzione alla sostenibilità, pongono al tema del recupero delle infrastrutture culturali e soprattutto non si può prescindere da un driver immateriale, ma fondamentale come la “voglia di fare” delle istituzioni locali.
In questo scenario, è dal mio punto di vista, fondamentale fare rete con le altre realtà territoriali, arricchendo il cartellone delle iniziative che vivacizzano il territorio, soprattutto nel periodo estivo. Il track record di iniziative come ad esempio la “Via del Sale” o “TrasformAZIONI”, manifestazioni che hanno coinvolto sotto l’egida della cultura molti territori, è stato più che positivo e portano a considerare la collaborazione tra i diversi territori come uno dei driver per la valorizzazione.
1 “Incontro” - C. Pavese, 1932
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ITALIA INTIMA - DAL NEOREALISMO SPUNTI DI CONTEMPORANEITÀ”
MOSTRA ITINERANTE DI AFI IN VILLA POMINI DAL 26 MAGGIO AL 15 GIUGNO
L’Archivio Fotografico Italiano, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della Città di Castellanza presenta la mostra itinerante dal titolo Italia Intima e il nuovo libro omonimo presso la storica Villa Pomini di Castellanza dal 26 Maggio al 15 Giugno 2019.
ITALIA INTIMA - Dal neorealismo spunti di contemporaneità - libro in mostra – collana editoriale Afi.
L’idea dell’Italia è certamente quella di un luogo in cui architettura e paesaggio si incontrano dialogando attraverso le tante testimonianze dell’arte, rendendo il paese tra i più incantevoli al mondo.
Questo libro non è finalizzato a rimarcate le bruttezze che l’uomo moderno ha edificato ma piuttosto far riflettere sul patrimonio che dobbiamo tutelare e ammirare, partendo dalle storie del neorealismo, legate al dopoguerra, alla ricostruzione, alla vita semplice che da vestigie hanno costruito culturalmente l’uomo e il suo abitare.
Tra analogico e digitale, due teorie che si incontrano nel divenire delle generazioni, mettendo in relazione le esperienze che sconfinano nella narrazione visiva, che la mente elabora e traduce in rime cromatiche, sfumature di grigio, sguardi incantati, suggestioni emozionali.
Le immagini di Elio Ciol, legate agli anni ’60, sono la rappresentazione visiva di sentimenti e sensazioni personali che ha catturato con stile inequivocabile in vari luoghi, lasciandosi ammaliare dai paesaggi, dalla gente e dalle atmosfere. Una visione romantica che ci accompagna dentro la serie di Giuseppe Leone che narra della sua Sicilia, attraverso vedute più aspre, in un bianco e nero tagliente, componendo scene in cui l’uomo viene collocato tra le architetture scolpite nella memoria in un turbinio di grafismi. Il piccolo Rosario insieme al padre, nel racconto di Vittorini, ci conduco in un viaggio alla scoperta di Scicli delle sue strade, dei luoghi celati, dei volti di donne e delle bellezze inattese, in una Scicli senza tempo.
Come non apprezzare il progetto di Roberto Venegoni che nel suo girovagare tra i silenzi dell’isola di Pianosa, ritrova le tracce di un passato in cui un muro divideva gli spazi, la vita e la reclusione, offrendo con il suo sguardo discreto e una varietà di tinte tenui, un’amabile interpretazione dei luoghi, che pur nella deserto abbandono, paiono serbare i passaggi di vita che hanno popolato questi per anni.
Le immagini di Marco Ferrando ci portano invece in un paesino dell’alta Liguria.
Si tratta di una storia che arriva da lontano, dagli anni novanta, quando censiva i moltissimi edifici rurali della zona. Entra in contatto quindi con molti degli anziani proprietari, guadagnandone la fiducia e diventando l’amico, sciogliendo le diffidenze. Marco realizza la sua ricerca nei mesi invernali perché qui si concentra il maggior “pathos” nel vivere in un luogo con le caratteristiche di durezza tipiche di un borgo di montagna, pur essendo in territorio ligure. Il viaggio casa per casa, la vita che ruota intorno alla stufa, i racconti di viva vissuta, nei bar, quale posto migliore d’aggregazione e di ritrovo.
La serie di Renato Luparia è rivolta al paesaggio piemontese delle colline del Monferrato. Sono i campi privi di limiti, invasi da nebbie vergini ad indicare un possibile cammino di conquista. Contro i frastuoni e le volgarità dei grandi centri commerciali, degli svincoli autostradali all’ora di punta, dei campi sportivi gremiti da folle urlanti, le campagne silenziose si mostrano in tutta la loro enigmatica bellezza. È il silenzio la chiave di lettura e l’invocazione che l’artista esprime con pochi rarissimi elementi che affiorano dai bianchi eterei.
Mario Vidor ci porta in un luogo d’incanto, invidiato nel mondo: Venezia. Non è facile fotografare la città più fotografata al mondo, ma Vidor non subisce il condizionamento e cerca un proprio punto di vista, che non lascia spazio ai luoghi comuni. Si immerge nelle calle, attende la sera per vivere le atmosfere, riprende le persone nei momenti privati, si affaccia alla laguna con sentimento che il bianco e nero analogico traduce in armoniche nuance dal fascino senza tempo.
Infine, le fotografie di Claudio Argentiero che, affascinato dal paesaggio perduto, trova nei territori di Verdi una condizione di sospensione temporale che appaga l’animo. Case rurali appaiono senza tempo, i vicini centri abitati a misura d’uomo, la riservatezza regna perpetua, solo qualche accenno di modernità ad inglobare case e storie vissute. Il colore fissa la luce su un pentagramma virato sulle tonalità tenui, sullo sfondo appaiono, come un sussurro, piccole abitazioni, mentre la neve scende candida disegnando nuovi scenari.
L’Italia intima è prima di tutto il sentire di ogni autore, di chi ha scelto con coscienza il pretesto del tema per parlare di sé e delle proprie percezioni, delle nostalgie e delle scoperte, con rancore o con amore, nel pensiero espressivo che si fa immagine.
Progetti che sono degni di un posto d’onore negli archivi della memoria e per questo ancor più importante il ruolo che riveste l’Afi nel promuovere confronti e dibattiti attorno al tema delle esperienze, ben più significativa di quella prettamente tecnica.
Informazioni:
Luogo: Villa Pomini – Via Don L. Testori, 14 – Castellanza (VA)
Periodo espositivo: 26 Maggio – 15 Giugno 2019
Orario visita: venerdì e sabato 15-19 / domenica 10-12 / 15-19 – ingresso libero
Segreteria organizzativa Afi: [email protected]/ [email protected]
Sito web: www.archiviofotografico.org
Contatti: Claudio Argentiero – Tel. 347.5902640
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Presentazione libraria: Angelo d’Orsi e "Gramsci. La biografia". Un viaggio nella vita e nel pensiero di Antonio Gramsci con il professor Angelo d’Orsi
Un evento per celebrare la memoria storica. Il venerdì 17 gennaio 2025, alle ore 21.00, presso il Salone Anffas di via Leardi 8 a Casale Monferrato, si terrà la presentazione del libro “Gramsci.
Un evento per celebrare la memoria storica.Il venerdì 17 gennaio 2025, alle ore 21.00, presso il Salone Anffas di via Leardi 8 a Casale Monferrato, si terrà la presentazione del libro “Gramsci. La biografia” di Angelo d’Orsi, pubblicato da Feltrinelli. L’evento, organizzato dal Partito Democratico di Casale Monferrato, è dedicato all’80° Anniversario della Liberazione e si colloca nelle…
#Alessandria eventi.#Alessandria today#Angelo d’Orsi#ANPI#ANPI Valenza#Antonio Gramsci#Banda Tom#Casale Monferrato#Cesare Chiesa#Cultura Casale Monferrato#cultura e memoria#Daniele Borioli#eccidio partigiani#Enrico Beccaria#Eventi Alessandria#Eventi culturali#eventi gennaio 2025#Feltrinelli#Google News#Gramsci la biografia#Incontri culturali#intellettuali antifascisti#intellettuali italiani#italianewsmedia.com#Liberazione 80°#libri Feltrinelli#libri storici#Memoria e Storia#Memoria storica#Norberto Bobbio
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Borghi storici piemontesi
Il Piemonte è una regione ricca di storia e di tradizioni, e uno dei suoi tesori più preziosi sono i suoi borghi storici. Queste località rappresentano un patrimonio culturale e artistico di inestimabile valore, e offrono ai visitatori la possibilità di scoprire la bellezza e la ricchezza della regione attraverso la sua architettura, le sue opere d'arte e la sua cultura. I borghi storici del Piemonte sono caratterizzati da una grande varietà di stili architettonici, che spaziano dal Romanico al Barocco, dal Gotico al Rinascimentale. Ogni borgo ha la sua personalità e il suo fascino unico, che lo rende speciale e irripetibile. Uno dei borghi storici più famosi del Piemonte è certamente Alba, situata nel cuore delle Langhe. Questa località è famosa per i suoi vini pregiati e per le sue specialità gastronomiche, ma anche per la sua architettura medievale, che si può ammirare passeggiando per le sue strade acciottolate e visitando la Cattedrale di San Lorenzo, il Palazzo Comunale e la Torre dell'Orologio. Anche Asti è un'altra località di grande interesse storico e artistico. La città, situata sulla riva destra del fiume Tanaro, conserva molti monumenti medievali e barocchi, come il Duomo di Santa Maria Assunta, la Torre Troyana, il Palazzo del Comune e la Chiesa di San Secondo. Ma i borghi storici del Piemonte non si limitano solo alle grandi città: molte piccole località, come Nizza Monferrato, Canelli, Neive e Barolo, sono delle autentiche gemme nascoste, dove è possibile immergersi completamente nella storia e nella cultura della regione. Ad esempio, Nizza Monferrato è una piccola città situata tra le colline del Monferrato, famosa per il suo vino Barbera. Il centro storico è caratterizzato da un grande numero di edifici medievali e rinascimentali, come la Chiesa di San Giovanni Battista e il Castello di Mango. Canelli, invece, è una città che si trova nel cuore delle Langhe, famosa per i suoi vini spumanti. Qui è possibile visitare le antiche cantine sotterranee, che si estendono per chilometri sotto il centro storico, e ammirare le opere d'arte che adornano le chiese e i palazzi del centro storico. Neive è un'altra piccola città medievale, situata sulla cima di una collina tra le Langhe e il Monferrato. Il centro storico è caratterizzato da stradine acciottolate, case in pietra e antiche torri, e offre una vista spettacolare sulla campagna circostante. Barolo è una località famosa per il suo vino omonimo, ma anche per il suo castello medievale e per la sua chiesa parrocchiale, che ospita opere d'arte di grande valore. Non potevamo tralasciare di menzionare il borgo di Orta San Giulio, situato sulle sponde del Lago d'Orta, nella provincia di Novara. Il centro storico di Orta è caratterizzato da vicoli lastricati e da antichi palazzi, tra cui spicca il Palazzo della Comunità, risalente al Medioevo. Ma il vero gioiello del borgo è l'isola di San Giulio, che si trova al centro del lago. Sull'isola si erge la Basilica di San Giulio, un antico monastero benedettino che oggi ospita un convento di suore. La basilica è famosa per i suoi preziosi affreschi, tra cui spicca il "Ciclo di San Giulio", realizzato tra il XIV e il XV secolo. Un'altra attrazione imperdibile del borgo è il Sacro Monte di Orta, un complesso di 21 cappelle che rappresentano la vita di San Francesco d'Assisi e sono decorate con pregevoli affreschi e sculture in stucco. Inoltre, dal borgo di Orta è possibile godere di una vista panoramica mozzafiato sul Lago d'Orta e sulle montagne circostanti. Una visita a Orta San Giulio è un'esperienza unica e suggestiva, immersa nella bellezza del paesaggio lacustre e nella storia millenaria del borgo. Infine, ma non per importanza, menzioniamo il borgo di Saluzzo, situato ai piedi delle Alpi Marittime. Questa cittadina medievale è caratterizzata da strette strade lastricate e da numerosi palazzi storici, tra cui spicca il Castello dei Marchesi di Saluzzo, costruito nel XIII secolo. Saluzzo vanta anche numerose chiese antiche, come la Chiesa di San Giovanni e la Chiesa di San Bernardo, dove si possono ammirare affreschi e dipinti d'epoca. In conclusione, la regione Piemonte offre una grande varietà di borghi storici, ciascuno con la propria bellezza e fascino. La loro antica storia e le loro tradizioni culturali possono essere scoperte attraverso una passeggiata nel centro storico o una visita a monumenti e musei. Sono luoghi perfetti per immergersi nell'atmosfera delle epoche passate e godersi un'esperienza unica e suggestiva. Read the full article
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Asti. La città tirata a lucido in occasione della Douja d’Or e della Sagra dei paesi ha accolto i migliaia di turisti che hanno per la seconda domenica invaso le vie del centro storico di Asti.
La città a vocazione vitivinicola, capitale del Monferrato insieme a Casale Monferrato, per l’occasione ha esposto il meglio della sua cultura con l’apertura dei musei cittadini, la casa di Vittorio Alfieri, palazzo Mazzetti e distribuito in tutte le piazze del centro storico i gazebo per i tradizionali assaggi di vini pregiati, grappe e dolci.
Piazza campo del Palio è stata invece attrezzata con le casette delle pro loco giunte da tutta la provincia per distribuire i piatti tradizionali. La piazza gremita di turisti, prima ancora che la sfilata finisse, che hanno preso d’assalto le casette creando code interminabili per accaparrarsi i piatti appena sfornati dai cuochi e dagli chef delle pro loco.
La sfilata merita, come ogni anno, un attenzione particolare per come hanno costruito e addobbato i carri per raccontare ai turisti la storia dei mestieri antichi, un museo che ha viaggiato nel tempo conservando le tradizioni delle origini, fino ai giorni nostri.
Ma la sfilata la raccontiamo con le immagini di questo articolo e della pagina che è stata appositamente realizzata: “Asti. Le sagre dei paesi 2018” che potrà essere visualizzata in testa al giornale e prossimamente sulla Galleria di Giuseppe Amato
le fotografie sono state realizzate da Giuseppe Amato
Galleria di Giuseppe Amato
ASTI. PACIFICA INVASIONE DEI TRATTORI,TURISTI E FIGURANTI ALLA SAGRA PAESANA E DELLA DOUJA D0’OR DI ASTI . Asti. La città tirata a lucido in occasione della Douja d'Or e della Sagra dei paesi ha accolto i migliaia di turisti che hanno per la seconda domenica invaso le vie del centro storico di Asti.
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Espressione Barbaresco - Tasting
Stai pensando di sposarti nelle Langhe ma ancora non hai scelto la tua Location ?
Tuffati nelle Langhe e scopri l’atmosfera delle sue dolci colline che incantano milioni di visitatori ogni anno.
LANGHE E ROERO PATRIMONIO UNESCO
Langhe e Roero: luoghi stupendi che l'Unesco descrive come “Una eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basati sulla cultura del vino”. “I vigneti di Langhe-Roero e Monferrato - si legge nella motivazione ufficiale dell'iscrizione - costituiscono un esempio eccezionale di interazione dell'uomo con il suo ambiente naturale”.
Espressione Barbaresco - 28 / 29 Aprile 2019
Tutte le sfumature del Barbaresco DOCG 2016
Il Barbaresco DOCG 2016 è pronto a presentarsi al mondo. L’Enoteca Regionale del Barbaresco è lieta di annunciare la Presentazione dell’annata 2016 del Barbaresco DOCG in un Evento unico di due giorni che prenderà il via domenica 28 aprile e si concluderà lunedì 29 aprile 2019, nell’affascinante palcoscenico dello storico Castello di Neive e con un’ospite d’eccezione: la giornalista e scrittrice enologica statunitense KerinO’Keefe, editrice italiana di Wine Enthusiast – l’autorevole rivista americana dedicata al mondo del vino – e autrice del best-selling “Barolo and Barbaresco – The King and Queen of Italian wine”. Un evento prestigioso che presenterà il Barbaresco DOCG 2016 in tutte le sue sfumature, ma che si pone anche come occasione per immergersi nelle molteplici sfaccettature del Barbaresco stesso, nella sua storia, tradizione, essenza, terra, origine,… per raccontare e raccontarsi. Un appuntamento fondamentale in cui il Barbaresco sarà il solo protagonista.
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Festival del Turismo responsabile. Anche la Calabria inserita nella rassegna Itaca
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/festival-del-turismo-responsabile-anche-la-calabria-inserita-nella-rassegna-itaca/
Festival del Turismo responsabile. Anche la Calabria inserita nella rassegna Itaca
Festival del Turismo responsabile. Anche la Calabria inserita nella rassegna Itaca
Ritorna Itaca per la XI edizione in tutta Italia: 15 tappe fra città e territori, in una staffetta serratissima di convegni, eventi, progetti innovativi appuntamenti inclusivi, momenti di scambio, presentazione di libri, itinerari e molto altro. Il primo festival nazionale di Turismo Responsabile ci parlerà di cambiamenti, di trasformazioni, di valorizzazione e tutela della memoria, di superamento delle difficoltà esistenti, di disastri naturali dai quali ripartire per ricominciare con un nuovo senso dell’abitare i propri luoghi. È la storia dei Monti Sibillini per esempio, tappa di partenza di questa prossima edizione, che dal 25 al 28 aprile merita di tagliare il nastro d’inizio del festival nazionale. Proprio quei luoghi, duramente colpiti e messi in ginocchio dai terremoti del 2016, diventano emblema della restanza, terra che trova il suo senso in chi ha scelto di restare e impegnarsi in un percorso complesso e faticoso che sta permettendo una risalita ed una ricostruzione attraverso progetti d’innovazione tecnologica, di turismo, di riqualificazione e valorizzazione del territorio come chiavi di riscatto. Un movimento di vite per creare e costruire nuove comunità, appellandosi al diritto di poter restare e sopravvivere con dignità nel proprio territorio nativo. A seguire – dal 24 maggio al 9 giugno – Bologna, culla natale di Itaca che nella scorsa edizione ha raccolto più di 30.000 visitatori – accoglierà la seconda tappa del festival, riconfermandosi anche quest’anno come polo centrale e snodo nevralgico di scambio e riflessione sulla filosofia che la manifestazione persegue con tenacia da ben due lustri, a partire dal tema del viaggio, come opportunità di conoscenza e scoperta che parte da casa e arriva a casa (it a cà in dialetto bolognese significa sei a casa?): una qualsiasi casa, una qualunque Itaca da raggiungere. Un viaggio responsabile, dove non importa la meta, ma ciò che accade durante il percorso. Oltre agli innumerevoli eventi in città per promuovere la libertà di migrare, ma anche quella di restare, da Bologna ritorna forte la volontà di soffermarsi a riflettere anche sulla valorizzazione e la ripopolazione dell’Appennino Bolognese, terra di straordinaria eredità naturalistica e di storia antichissima, dove – nei primi due weekend di giugno – si parlerà di restanza e turismo responsabile. Ad aprire il tema, un grande convegno a Marzabotto, seguito da eventi, camminate fluviali, itinerari a piedi e a pedali, trekking in zone poco conosciute, laboratori, escursioni notturne e geo esplorazioni. Momenti culturali dal forte connotato simbolico, funzionale e produttivo per discutere delle conseguenze antropologiche, sociali ed economiche che sta provocando l’abbandono di questi luoghi verso un intasamento sempre più massiccio delle città. Itaca in questa XI edizione, riconferma le due caratteristiche peculiari del festival: la diffusione nazionale e la sua natura itinerante che dalla città delle due torri, accompagnerà temi e propositi in altri 13 territori di tutta Italia. Da nord a sud, le altre stazioni di sosta lenta sono attese nei territori di Rimini e le sue Valli, Calabria di Mezzo, Salento, Gran Sasso, Brescia, Ravenna, Trentino, Reggio Emilia, Parma, Pavia, Monferrato, Napoli e Levante Ligure in una staffetta nazionale che avrà come comune denominatore il consenso di centinaia di realtà coinvolte e il tema della restanza e della promozione del territorio, secondo valori di equità e giustizia sociale. Tra gli obiettivi esclusivi di questa XI edizione ci sarà anche quello di raccogliere e ripulire dalla plastica e dai rifiuti i luoghi toccati dal passaggio del festival. Durante la scoperta di luoghi straordinari, ricchi di natura, cultura e tradizioni, i viaggiatori collaboreranno attivamente nel restituire ai luoghi la loro originaria bellezza, fornendo un esempio virtuoso di turismo responsabile.
Ritorna Itaca per la XI edizione in tutta Italia: 15 tappe fra città e territori, in una staffetta serratissima di convegni, eventi, progetti innovativi appuntamenti inclusivi, momenti di scambio, presentazione di libri, itinerari e molto altro. Il primo festival nazionale di Turismo Responsabile ci parlerà di cambiamenti, di trasformazioni, di valorizzazione e tutela della memoria, di superamento delle difficoltà esistenti, di disastri naturali dai quali ripartire per ricominciare con un nuovo senso dell’abitare i propri luoghi. È la storia dei Monti Sibillini per esempio, tappa di partenza di questa prossima edizione, che dal 25 al 28 aprile merita di tagliare il nastro d’inizio del festival nazionale. Proprio quei luoghi, duramente colpiti e messi in ginocchio dai terremoti del 2016, diventano emblema della restanza, terra che trova il suo senso in chi ha scelto di restare e impegnarsi in un percorso complesso e faticoso che sta permettendo una risalita ed una ricostruzione attraverso progetti d’innovazione tecnologica, di turismo, di riqualificazione e valorizzazione del territorio come chiavi di riscatto. Un movimento di vite per creare e costruire nuove comunità, appellandosi al diritto di poter restare e sopravvivere con dignità nel proprio territorio nativo. A seguire – dal 24 maggio al 9 giugno – Bologna, culla natale di Itaca che nella scorsa edizione ha raccolto più di 30.000 visitatori – accoglierà la seconda tappa del festival, riconfermandosi anche quest’anno come polo centrale e snodo nevralgico di scambio e riflessione sulla filosofia che la manifestazione persegue con tenacia da ben due lustri, a partire dal tema del viaggio, come opportunità di conoscenza e scoperta che parte da casa e arriva a casa (it a cà in dialetto bolognese significa sei a casa?): una qualsiasi casa, una qualunque Itaca da raggiungere. Un viaggio responsabile, dove non importa la meta, ma ciò che accade durante il percorso. Oltre agli innumerevoli eventi in città per promuovere la libertà di migrare, ma anche quella di restare, da Bologna ritorna forte la volontà di soffermarsi a riflettere anche sulla valorizzazione e la ripopolazione dell’Appennino Bolognese, terra di straordinaria eredità naturalistica e di storia antichissima, dove – nei primi due weekend di giugno – si parlerà di restanza e turismo responsabile. Ad aprire il tema, un grande convegno a Marzabotto, seguito da eventi, camminate fluviali, itinerari a piedi e a pedali, trekking in zone poco conosciute, laboratori, escursioni notturne e geo esplorazioni. Momenti culturali dal forte connotato simbolico, funzionale e produttivo per discutere delle conseguenze antropologiche, sociali ed economiche che sta provocando l’abbandono di questi luoghi verso un intasamento sempre più massiccio delle città. Itaca in questa XI edizione, riconferma le due caratteristiche peculiari del festival: la diffusione nazionale e la sua natura itinerante che dalla città delle due torri, accompagnerà temi e propositi in altri 13 territori di tutta Italia. Da nord a sud, le altre stazioni di sosta lenta sono attese nei territori di Rimini e le sue Valli, Calabria di Mezzo, Salento, Gran Sasso, Brescia, Ravenna, Trentino, Reggio Emilia, Parma, Pavia, Monferrato, Napoli e Levante Ligure in una staffetta nazionale che avrà come comune denominatore il consenso di centinaia di realtà coinvolte e il tema della restanza e della promozione del territorio, secondo valori di equità e giustizia sociale. Tra gli obiettivi esclusivi di questa XI edizione ci sarà anche quello di raccogliere e ripulire dalla plastica e dai rifiuti i luoghi toccati dal passaggio del festival. Durante la scoperta di luoghi straordinari, ricchi di natura, cultura e tradizioni, i viaggiatori collaboreranno attivamente nel restituire ai luoghi la loro originaria bellezza, fornendo un esempio virtuoso di turismo responsabile.
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Dalle pagine del romanzo La misteriosa fiamma della Regina Loana, mirabilmente interpretate dalla musica dell’amico d’infanzia Gianni Coscia e dal racconto per parole, immagini e video del suo compagno di idee e di sogni editoriali Danco Singer, si dipana la trama di una vita straordinaria, quella di Umberto Eco, che segna i momenti salienti della storia del pensiero, della comunicazione, della cultura, dell’editoria e della società della nostra era.
Umberto Eco raccontato
I luoghi cari che portano il segno tangibile del suo passaggio, che trasforma quasi la loro morfologia: Alessandria, il Monferrato, Milano, Parigi, Montecerignone, Camogli, New York. Gli incontri, le relazioni, le amicizie, tra intimità, affetto e confronto intellettuale.
La sua passione per il bello, il grottesco, l’insolito, il diverso, per i giochi linguistici e le caricature.
La sua curiosità intellettuale, che lo spingeva ad esplorare i limiti di ogni forma d’espressione del pensiero, dalla musica al disegno, dal libro antico al digitale, tra la memoria di ciò che siamo e la visione di ciò che saremo, passando per i suoi ultimi grandiosi progetti, dalla Storia della Civiltà Europea al Festival della Comunicazione.
Un’intelligenza viva, caustica e mai paga, spirito poliedrico ed eclettico, accademico e uomo enciclopedico.
Una vita memorabile capace di farci vedere più lontano, non per l’acutezza della nostra vista ma perché ancora oggi, chi più chi meno, siamo tutti sollevati e portati in alto dalla sua statura, nani sulle spalle di un gigante.
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Testo e foto di Fabio Alcini
Ghemon si presenta al PeM! Parole e Musica in Monferrato per parlare del suo primo libro, Io sono. Diario anticonformista di tutte le volte che ho cambiato pelle e nel farlo racconta di tutta l’evoluzione e di tutti i problemi che lo hanno visto protagonista.
Il rapper avellinese ha un bagaglio di successi ma anche di sofferenze che ha raccontato con pochissimi filtri all’interno, prima, di canzoni nelle quali spesso era anche l’inconscio a parlare. E poi di questo volume (pubblicato da Harper Collins Italia) in cui si parla anche, ma non solo, della battaglia con la depressione.
Nella serata, che vede come sempre il giornalista e direttore artistico del festival Enrico Deregibus a condurre le danze, si parte parlando del libro ma anche di rap e hip hop (con la distinzione in base alla quale il rap è la tecnica e l’hip hop è la cultura di riferimento). Ghemon racconta come ci sia “inciampato” da ragazzino finché non è diventato “le lenti a contatto con cui guardo il mondo“.
Non ha problemi nel dichiararsi “un secchione”, uno che ha lavorato tanto anche per effettuare tutti quei cambi di pelle di cui si parla nel sottotitolo del libro. Così racconta delle origini del rap, che definisce democratico, perché alla portata di tutti, e meritocratico perché se sei bravo vieni ricompensato. Perché funziona tra i ragazzi? Perché fornisce messaggi chiari, veloci e diretti. E’ come Whatsapp: parla sempre di cose vicine e immediate.
Certo ha le sue regole: per esempio per il fatto che parlasse un italiano corretto, che conoscesse la consecutio temporum e che sapesse mettere in fila due congiuntivi “Mi hanno messo all’angolo”, racconta, un po’ ridendo ma un po’ anche no.
Ghemon: quando un motorino non comprato ti salva la vita
Ghemon @ PeM!
Il fatto che il padre non gli abbia comprato il motorino si trasforma in un evento decisivo per la sua vita. Lo ha portato infatti a camminare per strada con il walkman. “Ero ad Avellino, però nella mia testa ero a Brooklyn a girare un video. Se mio padre mi avesse comprato il motorino ora sarei in galera”.
Si arriva a raccontare de La rivincita dei buoni, titolo del primo disco solista del 2007, come provocazione contro il gangsta rap che in quegli anni andava per la maggiore. Ma non bastava: così arriva l’impegno per imparare a cantare con i primi esperimenti non proprio perfetti (Ghemon parla apertamente di “gallina strozzata”).
Ma poi con l’impegno “da secchione” le difficoltà si superano. E’ in questa fase che arrivano le canzoni che parlano della depressione prima ancora che questa abbia un nome e un giudizio clinico.
Sullo schermo intanto scorrono le immagini di alcuni dei video della sua carriera, testimoniando la consistente evoluzione anche fisica, dovuta a un disagio spesso combattuto con il cibo.
Il rap, spiega, è fumettistico al punto da permettere di fabbricarsi una propria personalità del tutto inventata. “Io ho rovesciato il pentolone e ho deciso di dire la verità. A rischio di sembrare fragile“.
Si parla della depressione. Che, spiega, non è un problema “caratteriale” e neanche la mancanza di forza di volontà. Anzi forse è più la mancanza di ciò che sta a monte, all’origine della forza di volontà.
Arriva il trarttamento psichiatrico, affidato all’esperienza del padre dell’allora fidanzata. “Sfido chiunque ad andare a dire cose del genere a tuo suocero”.
Ghemon: 500 sneakers e Massimo Ranieri
C’è spazio anche per momenti più tranquilli, come quando si parla della collezione di sneakers. Ne ha oltre 500, dice di essere l’unico uomo che ha più scarpe della fidanzata e confessa: “Mi è servita in passato. Diciamo che “vuoi salire a vedere la mia collezione di scarpe?” è la nuova edizione di “Vuoi salire a vedere la mia collezione di farfalle?”.
Adesso sono qui, video e canzone d’apertura di Orchidee del 2014, è presentato come uno spartiacque, perché ha significato provare a mettersi in gioco cantando e non rappando, e su musica veramente suonata e non su basi.
Ghemon @ PeM!
E arriva il momento di una rivelazione veramente scabrosa. “Quando mi chiedono che cosa vuoi fare da grande? Rispondo: Massimo Ranieri, voglio fare Massimo Ranieri”. Questo per spiegare l’aspirazione alla versatilità del grande cantante e attore napoletano.
Ma non è la tradizione melodica partenopea alla base delle sue aspirazioni (benché confessi ascolti, conditi fra l’altro da episodi di canto, in stile neo melodico napoletano). Ma è più l’America il motore e il target dei suoi intenti, tanto che racconta come sia nato circa un anno dopo il viaggio di nozze dei genitori a New York: “Dai, lì un bacino se lo saranno dati…”
Si arriva chiacchierando a tempi recenti, per esempio proprio di Adesso sono qui e del suo arrivo, per vie traverse, sul gioco per Playstation e Xbox NBA 2K17, il massimo per un grande appassionato di pallacanestro come Ghemon. Proprio nel periodo in cui le major di casa nostra rifiutavano il suo disco perché il disco non era “strutturato” secondo i loro criteri.
Si chiude con qualche domanda dal pubblico, dalla quale emerge anche qualche dettaglio sull’esperienza sanremese a fianco di Diodato e Roy Paci. E Ghemon racconta di una grande tranquillità durante l’esperienza. “Non mi fa paura. In fondo sarebbe peggio essere a casa con la depressione, no?”
Ghemon: l’intervista
TRAKS è media partner di PeM! e ha ovviamente approfittato per rivolgere qualche domanda faccia a faccia a Ghemon, parlando del libro, di musica e di parecchio altro.
Come nasce il libro?
L’idea di fare un libro era una cosa che avevo io in generale, da appassionato della scrittura e dell’italiano scritto. Che capitasse quando è capitato è stata una coincidenza fortunata. Coincidenza e non caso: stavo facendo una chiacchierata pubblica con una giornalista e una scrittrice perché il Corriere della Sera aveva organizzato un evento per sottolineare punti in comune e differenze della scrittura su se stessi tra un autore di canzoni e una scrittrice.
Alla fine dell’incontro, una persona di quella che è diventata la mia casa editrice, Harper Collins, mi ha presentato un bigliettino, prendendomi effettivamente di sorpresa. Diciamo che me lo sono abbastanza guadagnato sul campo, per fortuna…
Sei molto aperto nei testi delle tue canzoni, anche quando si tratta di parlare di cose che ti hanno colpito molto da vicino. Aprirti nel libro è stato diverso?
Il libro ha dei tempi dilatati rispetto alla canzone, il racconto è più estensivo, si ritorna sulle cose. Io volevo raccontare con dovizia di particolari. Quindi anche soltanto ritornare con la memoria su un ospedale o su un’altra cosa spiacevole non è il massimo.
Ghemon @ PeM!
Però ero talmente tanto stanco, come persona, ma già fin da ragazzino, delle apparenze, che ho iniziato a usare quest’arma abbastanza scocciante della verità. E quindi niente, vado avanti con questa perché mi ha portato bene.
Nel libro dire la verità su determinate cose è stato un po’ più difficile da elaborare ma mi ha aiutato a mettere ordine. A me è tornato utile comunque. Per quello lo chiamo “diario” più che autobiografia.
Ancora più catartico delle canzoni?
Sicuramente ne ha fatto un bel pezzo. Non saprei dire se uno o l’altro. Le canzoni si portano appresso il vantaggio di essere cantate dal vivo, che conclude la catarsi iniziata in studio. Quella è più o meno l’immagine per me: nel momento in cui dal vivo esprimi la canzone e davanti c’è una persona che la riceve, l’energia è messa in maniera definitiva. Il libro ha avuto una vita tutta sua, ma sicuramente è molto catartico.
Da quando lo hai pubblicato quante domande ti hanno già fatto sulla depressione?
Tutte! Ma anche prima… Diciamo che l’argomento trattato ha avuto tre stadi: il “pre”, cioè “so che ce l’ho, ne vorrei parlare perché credo possa essere utile”; il parlarne, che ha portato tantissimi ringraziamenti. E più che solidarietà, perché non volevo la compassione, ma far aprire gli occhi su una cosa della quale si fa fatica a parlare, tantissima gratitudine molto discreta, che ho tanto apprezzato.
E la terza fase, in cui sono adesso: io sto decisamente meglio, parlarne è stata una grandissima responsabilità che andava utilizzata con molta cautela, perché non tutti i casi sono uguali, non tutte le persone sono uguali. Perciò non si possono dare false speranze né affossare le speranze.
Ma so anche che quella non è l’unica cosa che definisce la mia vita. Se fossi diabetico non credo che il diabete mi definirebbe come persona. Di conseguenza ora sono anche più tranquillo da quel lato: nonostante le tante domande, so che non è l’unica cosa che faccio, ho tante cose di cui parlare e non rimarrò intrappolato nel personaggio.
Quindi anche le risposte sono state tante…
Tantissime. E’ stato sorprendente, anche il tenore dei messaggi, dei “grazie”. Zero sono state le persone che hanno detto una cosa compassionevole o contraria. Ma anche perché ho soltanto promosso il fatto che se ne parli, che ci si informi, che si contattino persone competenti. E ho raccontato la mia esperienza. Spero di averlo fatto in una maniera dignitosa.
Ci sono anche persone che sono arrivate da lontano, magari leggendo qualcosa su internet e soltanto poi sono arrivati ad ascoltare i dischi. Mi è successo anche con il libro: ed è una gran fortuna che qualcuno abbia letto il libro e poi abbia ascoltato i dischi. Perché così si è proprio capovolta la prospettiva: qualcuno ha letto la mia storia e poi è andato a cercare riscontro nei pezzi.
Ghemon: essendo onesto mi faccio voler bene
A proposito di pezzi: come nasce “Criminale emozionale”?
E’ figlio di questo momento qua. E’ la canzone di uno che si è appena svegliato e ha una gran voglia di fare colazione e mentre sta preparando il caffè se la balla… Spero che la metafora aiuti!
Volevo toccare un argomento: la questione che anche tra amanti le persone si giudicano sempre per l’apparenza. Io lo dico che sono uno che è un po’ “rotto”, con qualche rotella fuori posto… Però sono onesto, e anche se non sono affidabilissimo, essendo onesto mi faccio volere bene.
“Mezzanotte” è uscito l’anno scorso: stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Ghemon @ PeM!
Non ho cose da parte se non un paio abbozzate. Il tour è finito la settimana scorsa, ma sento “brulicare”, c’è qualcosa lì a cui devo andare a dare ascolto. E’ una cosa che farò a breve.
Mi ha sorpreso leggere che uno dei primi dischi che ti ricordi è “… but seriously” di Phil Collins, forse uno non se lo aspetterebbe da Ghemon… Dischi non hip hop che stai ascoltando in questo momento?
Sono un po’ fregato dal fatto che piacendomi la black music, se non sto ascoltando una cosa rap sto ascoltando una cosa soul, oppure una r&b, oppure una jazz… E adesso vado tantissimo di playlist.
Poi ogni tanto mi alzo la mattina e mi dico: “Cavolo c’era quella canzone…” Oggi mi sono messo ad ascoltare le canzoni di un cantante degli anni Settanta molto bravo ma molto poco conosciuto che si chiama Norman Connors… Posso consigliare di andare a cercare le sue canzoni, ce ne sono tante molto belle e di molta sostanza.
E invece uno hip hop?
Uno che sto ascoltando in questo momento, e che in fondo non è neanche tanto hip hop, è di un ragazzo che si chiama Masego: rapper, cantante, sassofonista e anche produttore… Un miscuglio di rap, cantato, una cosa molto libera, che è quello che mi attira di più.
Confesso che avrei voluto fare tutta l’intervista parlando della reunion degli Articolo 31, ma ormai ho finito il tempo. Ma mi devi spiegare una cosa, da insider della scena hip hop. Perché nelle interviste alla domanda: “Chi dei tuoi coleghi ti piace”, ogni rapper risponde: “Nessuno”?
Dirò una cosa che non è proprio un complimento… E’ come se noi fossimo, non voglio dire la serie B, ma il campionato greco… Sappiamo che in Europa c’è già la Premier League, la Liga, la Ligue 1 che sono più avanti…
Parliamone in termini cestistici: l’Eurolega e la NBA…
Esatto, con il basket si riesce a fare meglio. Sicuramente guardi con rispetto e curiosità quello che fanno i tuoi colleghi ma quello a cui ti appassioni di più è quello che viene dalla fonte.
Però un po’ di ragazzi che fanno cose interessanti li ho trovati. Non mi dispiace Tedua, che sta riscuotendo dei buoni numeri. Sicuramente il resto verrà. A me piace Mecna ma si tratta anche di un mio amico.
La trap?
Ci sono tantissime cose che si somigliano tantissimo, ancora non si capisce bene… A parte appunto Tedua, IZI, ragazzi di Genova, che trovo bravi e molto “distinti”. Per il resto faccio fatica a capire chi è chi… Secondo me invece arriveremo tra molto poco a un artista magari giovane, nuovo che però può riprendere a livello di poetica o lirica le cose più rap che si facevano prima.
Come negli Stati Uniti possono essere Kendrick Lamar, Jay Cole: insomma qualcuno che rappresenti non soltanto la parte trap ma anche quella più classica, un volto fresco. Sono sicuro che a breve ce ne sarà uno che farà un buon successo. Quello lo aspettiamo a braccia aperte.
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Ghemon al PeM! 2018: a rischio di sembrare fragile Testo e foto di Fabio Alcini Ghemon si presenta al PeM! Parole e Musica in Monferrato…
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MACERATA – Capitalizzare il lavoro svolto, renderlo strutturato e visibile in una prospettiva triennale attraverso un Grand Tour, il viaggio delle conoscenza, delle città incluse nella top ten delle finaliste per diventare Capitale italiana della Cultura 2020.
Da qui l’esigenza di arrivare a un protocollo d’intesa condiviso dai vari Comuni che definisca gli obiettivi delle rete, un programma delle attività e delle specificità da promuovere, progetti di formazione, fino a ipotizzare un bando per individuare un’agenzia che possa investire sul “racconto” del Grand Tour e la costruzione di una rete degli uffici stampa degli enti coinvolti.
Queste tra le tante idee emerse nella seconda tappa del percorso intrapreso dalle dieci città finaliste che ha visto la luce lo scorso aprile a Casale Monferrato e proseguito il 26 e 27 luglio a Macerata, a Palazzo Buonaccorsi, convocato su iniziativa del vice sindaco e assessore alla Cultura, Stefania Monteverde, che ha guidato è coordinato l’incontro.
“Due giorni molto intensi e ricchi, un laboratorio tra comuni che ha dato il via a una infrastruttura culturale per l’Italia, la rete delle piccole e medie città che fanno della cultura un punto di forza per la crescita della comunità. – afferma l’assessore Monteverde,- È un progetto ambizioso e molto importante perché parte dal basso e dalle città che sono periferiche ma rappresentano l’Italia dei comuni. Mettiamo insieme i giovani, le imprese culturali, gli eventi, le storie di ciascuno per percorrere un insolito Grand Tour dell’Italia”
Al tavolo dei lavori hanno partecipato il sindaco di Macerata Romano Carancini, il sindaco e l’assessore alla Cultura di Casale Monferrato, Titti Palazzetti e Daria Carmi, il primo cittadino di Bitonto Michele Abbaticchio, gli assessori alla Cultura di Piacenza e Nuoro Massimo Polledri e Sebastiano Cocco, la responsabile dell’ufficio stampa Antonietta Demurtas e il funzionario alla Programmazione Salvatore Boeddu del Comune di Nuoro, Simona Teoldi responsabile del servizio Beni e attività culturali della Regione Marche, il sovrintendente e la direttrice artistica del Macerata Opera Festival Luciano Messi e Barbara Minghetti, la dirigente del servizio Cultura del Comune di Macerata Alessandra Sfrappini, Massimiliano Colombi e Marco Marcatili, sociologo ed economista coordinatori del dossier di candidatura di Macerata Capitale Italiana della Cultura 2020.
Tema del confronto “Una mappa di sviluppo territoriale e progettazione integrata” intorno a cui si è sviluppato un intenso e partecipato dibattito, ricco di contributi, che ha toccato tematiche che hanno visto al centro dello scambio di idee per la creazione della rete della città anche buone pratiche su cui costruire consenso, produzione e condivisione culturale, alleanze economiche con le realtà dei diversi territori. Sottolineata l’esigenza di stringere un rapporto con le varie Regioni di appartenenza e la necessità di contatti con il Ministero competente.
“Questo secondo incontro – ha detto l’assessore di Casale Monferrato Daria Carmi – è stato fondamentale per delineare struttura o e obiettivi della rete delle dieci città finaliste a capitale Italiana della Cultura 2020. Abbiamo confermato l’impegno a sviluppare politiche cittadine dove la cultura è cuore di crescita e sviluppo”.
Per Sebastiano Cocco, vice sindaco e assessore alla Cultura del Comune di Nuoro “il sistema reticolare, proprio della proposta culturale di Nuoro 2020, trova maggiore compimento nella costituzione della rete delle città finaliste. L’intreccio delle varie specificità, la connessione tra le buone pratiche in ambito culturale, la promozione di una dimensione insolita delle varie realtà italiane, diventando un soggetto unico, rappresenteranno un interlocutore importante per le realtà pubbliche e private, nell’ottica delle rigenerazione dei territori e della creazione di nuove opportunità di sviluppo”.
“L’Italia è l’Italia del Comuni – ha affermato invece nel corso dei lavori l’assessore alla Cultura di Piacenza Massimo Polledri – dove identità, storia, usanze di vita hanno creato una cultura ineguagliabile. Metterle vicino e accostarle rappresenta un valore umano di convivenze e turistico senza uguali”.
Prossima tappa del laboratorio permanente delle dieci città finaliste al titolo di capitale Italiana della Cultura 2020 sarà il 28 e 29 settembre a Nuoro dove verrà definito il protocollo d’intesa che ogni Amministrazione dovrà approvare e sottoscrivere, un comune documento di identità che aprirà le porte delle successive fasi attuative della rete.
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Langhe-Monferrato: Cultura,storia e tradizioni: Vecchi mestieri del passato che sono rimasti solo un dolce ricordo d’infanzia
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