#soldatini
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Una cosa che ho notato stando in questo mondo infame è che, per quanto siano addestrati al combattimento corpo a corpo e all'uso delle armi, i militari/la polizia hanno sempre una paura fottuta dei civili. Ma del tipo che hanno visto l'uomo nero e non riescono a dormire la notte. Temono sempre per la loro incolumità questi uomini forti [citation needed] anche davanti a minori disarmati, in un modo quasi infantile.
Credono a tutte le stronzate che le catene di comando gli dicono riguardo ai danni delle armi improprie, sognando probabilmente di andare a combattere contro i vietcong.
E perciò vedo che devono continuamente giustificare tra di loro l'uso della forza, anche contro connazionali incensurati, figurarsi contro una forza d'invasione. “Mi avrebbe attaccato! Era o lui o me!” Pensavo che gestire le crisi fosse una skill indispensabile nel vostro curriculum.
E mi ritornano alla mente i casi di manifestanti picchiati, gente tenuta in carcere e poi massacrata per futili motivi, la tirannia stessa e l'umiliazione delle prigioni.
Non vedete l'ora che ci sia una guerra. La guerra è la vostra ragion d'essere. Mi sbaglierò, ma a volte date l'impressione che tutto ciò che volete è sfogare questo bisogno psicotico di violenza, non importa la ragione né contro chi.
Sarò scemo io, ma questo desiderio di legge marziale non mi fa sentire sicuro.
#soldatini#carramba che sorpresa#“we like war. we are war-like people.”#holiday in cambodia#l'ultimo rifugio degli incapaci
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Alpini ww2 con obice Skoda 75 mm. Scala 1/72, dipinti a smalto e acrilico
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MeinKampf di Antonio Strafella https://www.design-miss.com/meinkampf-di-antonio-strafella/ Antonio Strafella, fotografo di Lecce, Italia, ha realizzato MeinKampf, un racconto fotografico di una battaglia di soldatini e carne, per sottolineare la crudezza della guerra.
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pod al popolo #037, esercito alieno, di soldatini atlantic (un ricordo di luca zanini)
Grazie a Luca Zanini per questo ricordo di quando gli eserciti erano solo per gioco. Su Pod al popolo. Il podcast irregolare, ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon ascolto. https://slowforward.net/wp-content/uploads/2024/08/un-ricordo-di-luca-zanini.mp3
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#000000#audio#audio archive#Luca Zanini#PAP#pap 037#pap037#pod al popolo#podcast#poema oggetto#poesia#poesie:#ricostruzione#ricostruzioni#soldatini Atlantic#un ricordo
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Roberto Soldatini "Alla ricerca dei porti romani. A vela lungo una rotta antica", Mursia
Roberto Soldatini, velista e violoncellista, con Denecia – la sua barca-casa – ha girato il mondo e navigato la storia Prefazione di Ammiraglio Vincenzo Leone, già Comandante del porto di Civitavecchia Roberto Soldatini navigatore, ex solitario, alterna mesi di navigazione e mesi in cui sverna nella barca-casa Denecia. Il suo compagno di viaggio è un violoncello del Settecento, Stradi , che…
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...chi glielo dice al generale, abituato a vedere tutti i suoi soldatini tutti uguali allineati e coperti ?
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Non c'è niente da fare: se tocchi il sacro mondo LGBT vieni automaticamente tacciato di fascismo. Subito, all'istante, un'orda di isterici soldatini ti assale con la bava alla bocca.
E niente, questo è oggi il cosiddetto "antifascismo". Ogni riferimento al significato storico del termine è stato del tutto cancellato e distorto. Oggi è fascista rivendicare l'esistenza stessa del sesso femminile e di quello maschile.
Dunque ha senso preoccuparsi di simili etichette? Ha senso perdere tempo a spiegare a questi lobotomizzati la differenza tra un fascio littorio e la genetica? Tanto ti daranno del fascista a prescindere, basta che tu diverga anche di un millimetro dai pilastri del verbo arcobaleno. Non importa che tu non ti riconosca in quell'ideologia o che provenga, come nel mio caso, persino da sinistra. Sei fascista perché sì. Punto.
Certo, fa orrore (e senso) pensare che un simile pensiero fanatico abbia ormai impregnato le scuole e le università. Ma d'altronde da sempre il potere cerca di cogliere le mele dall'albero.
Rimane lo sconforto e la preoccupazione davanti a un simile livello di rincoglionimento. Forse mai raggiunto nella Storia.
Matteo Brandi
Pro Italia - Segreteria Nazionale
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❓️A CHI GIOVA IL PROCESSO DI MOSTRIFICAZIONE DEL MASCHILE ? IL PATRIARCATO E' UNA FORMA DI CONTROLLO DI TUTTI, NON SOLO DELLE DONNE
Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne proponiamo di uscire dalla narrativa che degli uomini sembra saper solo restituire un'immagine mostruosa e pericolosa.
Come siamo arrivati a vedere degli uomini solo sotto questo aspetto? Perchè le uniche parole che si spendono per descrivere la psicologia maschile sono più o meno sempre le stesse?
Assistiamo quotidianamente a profezie che si avverano, laddove gli uomini sembrano non avere strumenti alternativi alla violenza per manifestare la propria fragilità. Ed in effetti è così. A fronte di un sistema nervoso che alla nascita è più immaturo e sensibile nei maschi rispetto alle femmine, tale per cui i bambini maschi avrebbero bisogno di maggior accudimento e vicinanza perchè oggettivamente più bisognosi e meno autonomi, abbiamo sviluppato una cultura educativa che li spinge precocemente ad essere indipendenti, a negare i propri bisogni di vicinanza ed evolutivi in genere.
A questo scopo i modelli maschili a tutti i livelli insegnano che per produrre l'illusione del maschio adeguato alle aspettative culturali occorra imparare a sopprimere e a non ascoltare le proprie emozioni, in particolare quelle della paura e della tristezza, antidoti naturali alla rabbia e all'ira che sono alla base degli agiti sia auto ( i suicidari sono in larga maggioranza di sesso maschile) che eterolesionisti ( non solo violenza sulle donne, ma condotte pericolose come la guida ad alta velocità).
In pratica è come se per avere l'illusione di saper guidare una macchina altamente sofisticata si dicesse ai conduttori di disattivare delle spie e regolarsi unicamente su un paio: la rabbia e il disgusto.
In questo video provo a dimostrare come tutta questa ignoranza sul funzionamento psicologico degli uomini sia delle donne che degli uomini stessi favorisca una dimensione immatura delle relazioni che porta necessariamente a poter controllare più facilmente gli uni e gli altri attraverso l'influenza esterna come i modelli culturali che gli uomini forti e sicuri sarebbero più attraenti.
A pensarci bene l'indicazione che viene data ai maschi fin dalla tenera età è "Non essere te stesso. Fa di te una copia del modello dominante".
Ed è proprio questa distanza sempre più siderale tra l'immaturità interiore e l'immagine esteriore, di negazione del bisogno dell'altro, che porta gli uomini a rifugiarsi nelle dipendenze in generale, non solo dalle donne, ma anche da sostanze o da lavoro: gli uomini anestetizzati sono burattini, soldatini, schiavi che non possono che muoversi in copioni copia e incolla, fortemente influenzabili e controllabili che non reggono all'impatto di una realtà, come quella intima, che chiede loro di esistere, di esserci.
La deriva di tutto questo si manifesta nella solitudine profonda in cui vive la maggior parte degli uomini: privati della capacità di condividere la propria interiorità, resi totalmente muti, privi di parole per dire cosa stanno vivendo e incapaci di chiedere aiuto, perchè non legittimati a farlo per non sprofondare in una vergogna che annichilisce, non resta loro che obbedire al mondo esterno e reagire ad esso come sistemi ipersemplificati stimolo-reazione, incapaci di portare una mediazione personale che verrebbe dal mondo interiore.
Anche questo è un lato del patriarcato di cui non si parla.
La lotta alla violenza passa anche dal creare una #cultura che aiuti e supporti i maschi a fare una ormai sempre più necessaria rivoluzione.
Servono nuovi Ulissi, pronti a scoprire le terre del mondo interiore maschile e donne in grado di affrontare il maschile immaturo e a tenervi testa, proprio come fece Penelope con i proci.
Il nostro contributo alla creazione di questa cultura proviamo a darlo, come abbiamo già fatto in passato in altre occasioni pubbliche, organizzando insieme al Comune di Mozzo la presentazione del libro di Alberto Penna "Uomini che piangono poco" (Ed. Garzanti) mercoledi 4 dicembre ore 20.30 presso la Sala Civica della Biblioteca di Mozzo.
L'evento è gratuito e a prenotazione obbligatoria. Il contrasto alla cultura della Violenza parte dalla creazione di premesse culturali diverse.
Contaminiamoci con nuove idee. Allarghiamo gli orizzonti di senso.
🤗ecco il link per iscrivervi all'evento:
https://www.eventbrite.it/e/maschi-che-piangono-poco-tickets-1082914248669?aff=oddtdtcreator
Centro Divenire Bergamo
#uominisidiventa
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Vittorio è un ragazzo Napoletano che confessa in una lettera la propria omosessualità al papà. La risposta è spettacolare! Leggete! ❤️
"Caro papà perdonami, sono gay.
Non so bene quando è cominciato, forse alle elementari. Forse alle superiori, quando solo guardando gli occhi di un compagno di classe mi batteva il cuore.
Mi dispiace perché la storia con Gianna non andava bene, le volevo bene, questo è certo, siamo stati insieme 3 anni, ma c'era sempre qualcosa che tra di noi non andava.
Mi dispiace perché spesso commentavi le Veline di Striscia la Notizia e io non ti andavo dietro con le battute, MA NON LO SAPEVO ANCORA.
Per fortuna siamo Napoletani, e ho vissuto questo periodo di accettazione con una popolazione speciale. Per fortuna siamo Napoletani, e abbiamo nel DNA l'amore per il prossimo, quello che ho trovato nelle persone che come me cercavano di capire.
Sono ormai 5 anni che vivo da solo, perché mi sentivo DIVERSO.
A soli 19 anni ho voluto scappare da quel nucleo familiare PERFETTO, e forse è stato quello a spingermi ad andare via... forse ero io a RENDERLO IMPERFETTO, non volevo rovinare il tuo immenso lavoro di padre e capofamiglia.
Ora mi ritrovo in una casa da SOLO a 24 anni, CON LA CONSAPEVOLEZZA di essere gay .
Per fortuna siamo Napoletani, dove non mi sono mai sentito solo e mai sentito DISPREZZATO da nessuno. Non so come sarebbe andata a finire in una altra citta'.
CARO papà mi manchi tanto, POSSO TORNARE A CASA ? questa volta da Gay...
Vittorio"
"Caro Vittorio.
Mi dispiace ma allora si STUNZ... ( in modo affettivo )
Io e tua mamma avevamo già intuito i tuoi gusti sessuali da bambino, quando non ti interessava giocare con i compagni ai famosi soldatini, ma collezionavi migliaia di riviste per adolescenti.
Perdonami, forse avrei dovuto dirtelo prima, in modo che evitavi questo inutile IMBARAZZO, ma ho sempre ritenuto che siano stati "CAZZI tuoi" (scusa la battuta, pero' è simpatica ja' , ejaa').
Visto che siamo Napoletani, e per fortuna che siamo Napoletani, la nostra storia ci ha sempre insegnato che solo aprendo la mente e non creando muri c'è la possibilità di SALVARSI, di SOPRAVVIVERE.
Mi sei sempre mancato dal primo giorno, sei mio figlio e CASTANO, BIONDO O GAY per me non fa differenza.
È solo un gusto, a me ad esempio piacciono le cozze, a te forse piaceranno i CANNOLICCHI (scusa ja' è n'altra battuta, uammamia non si puo' pazziare qua, e che è?)
Grazie a DIO siamo Napoletani.
Da genitore devo farti un rimprovero.
Non azzardarti mai, e poi mai di ritenermi cosi stupido...
La tua stanza è pronta, vieni quando vuoi, non vedo l'ora... Ricordati i genitori la porta di casa non la chiudono mai, la lasciano sempre un pochino aperta per fare in modo che il figlio possa “INFIZZARSI” da un momento all'altro.
TI AMO
Papa'"
P.S
Nella mia famiglia non esiste, e non dovrà esistere mai nessun tipo di RAZZISMO mai tranne per gli JUVENTINI... a casa mia JUVENTINI non ne voglio... CHIARO?
Puoi anche fidanzarti con un CAMMELLO e portarmelo a casa, basta che non sia Juventino.
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Non so cosa mi avesse spinto ad abbandonare la mia pila verde di soldatini per incamminarmi verso di lei, distesa sotto una coperta sul pavimento di legno, con le braccia incrociate sul petto. Gli occhi le si muovevano dietro le palpebre mentre dormiva. La fronte, sferzata da solchi profondi, tradiva i suoi cinquantasei anni. [...] La pelle, butterata da grossi punti neri, si increspava sotto la luce del sole. Non avevo mai notato tutto quel movimento durante il sonno prima di allora, tranne nei cani che si mettono a correre in sogni di cui nessuno di noi saprà mai niente. Ma c’era un’immobilità di cui andavo alla ricerca, adesso me ne rendo conto. Non del suo corpo, che continuava a ticchettare mentre dormiva, ma della sua mente. Solo in quella quiete fatta di spasmi il suo cervello, selvaggio ed esplosivo durante le ore di veglia, si raffreddava fino a somigliare a una specie di calma. Sto fissando uno sconosciuta, ho pensato, una sconosciuta le cui labbra sono sgualcite da un’espressione di contentezza aliena alla Lan che conoscevo da sveglia, la donna che mitragliava frasi incoerenti fuori dal suo corpo, una forma di schizofrenia destinata a peggiorare dai tempi della guerra in poi. Selvatica e indomita, ecco come era sempre stata per me. Da quando potevo ricordare, Lan guizzava e lampeggiava davanti a me, affondando e uscendo da strati di senso. Era il motivo per cui, studiandola in quel momento, tranquilla nella luce del pomeriggio, mi pareva di guardare indietro nel tempo.
#pag.22#Brevemente risplendiamo sulla terra#brevemente risplendiamo sulla terra#citazioni#citazione#citazioni libri#citazione libro#narrativa#frasi#libri letti#libri#Ocean Vuong#ocean vuong citazioni#ocean vuong citazione#libri da leggere#descrizione#migrazione pensieri#letteratura#narrativa contemporanea#ocean vuong#vuong
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L’offensiva di Israele contro gli Hezbollah è iniziata ufficialmente il 17 settembre, con l’esplosione di migliaia di cercapersone in Libano e in Siria. Poi, ondate continue di bombardamenti e attacchi di precisione che, oltre a spazzare via ufficiali di alto e medio rango del Partito di Dio, hanno distrutto migliaia di postazioni, lanciarazzi e depositi di armi. (...)
Venerdì 27 settembre, lo Squadrone 69 dell’aviazione israeliana ha sganciato 80 bombe bunker busters su Beirut, uccidendo il numero uno di Hezbollah Hasan Nasrallah. Un’operazione condotta con estrema precisione (...).
L’Unità 8200, la squadra dell’intelligence israeliana dedita al cyber warfare, ha costruito sistemi informatici all’avanguardia per intercettare le comunicazioni dei terroristi libanesi e ha creato nuovi team all’interno dei ranghi del gruppo per far sì che le informazioni fossero inviate rapidamente all’esercito e all’aviazione. Tel Aviv, inoltre, ha fatto volare sempre più satelliti e droni sopra il Libano, in modo da fotografare continuamente le roccaforti di Hezbollah e registrare anche le più piccole modifiche agli edifici che potrebbero, per esempio, indicare la costruzione di un deposito di armi. In più, Israele ha sfruttato la vicinanza geografica con il Paese dei cedri per far infiltrare in profondità dei commando sotto copertura, incaricati di condurre delicate missioni di intelligence. Uno sforzo enorme, quello dello Stato ebraico, e segnale di un’audacia degli 007 di Tel Aviv che, secondo ex funzionari statunitensi, li distingue dai membri delle agenzie di intelligence più “tradizionali” e meno inclini a incorrere in rischi e problematiche legali.
Nel corso degli ultimi due decenni, questo lungo e paziente lavoro ha dato i suoi frutti. Nel 2008, il Mossad e la Cia hanno collaborato per eliminare Imad Mugniyah, un operativo di alto livello di Hezbollah. Nel 2020, l’intelligence israeliana ha monitorato i movimenti del generale iraniano Qassem Soleimani, il capo delle forze Quds, e ha passato le informazioni agli americani, che hanno provveduto ad ucciderlo in un attacco con drone all’aeroporto internazionale di Baghdad.
Nel giugno scorso, gli israeliani hanno eliminato Fuad Shukr, confidente di Nasrallah e ritenuto il numero due di Hezbollah. All’inizio di settembre, le forze speciali delle Idf hanno condotto un raid in una fabbrica di missili segreta legata al Partito di Dio e all’Iran in Siria, guidate dalle informazioni raccolte dall’Unità 8200. Poi, l’operazione dei cercapersone, resa possibile grazie alla creazione di una compagnia fasulla da parte del Mossad, che ha acquisito la licenza per fabbricare i dispositivi da una società taiwanese. Alcuni giorni dopo, è stato ucciso anche Ibrahim Aqeel, alto comandante militare di Hezbollah, ed è stato spazzato via il comando delle forze speciali Radwan. Infine, è stata la volta di Hassan Nasrallah, il bersaglio numero uno. (...)
Un avvertimento per tutti i capi del cosiddetto “asse della resistenza”, primo tra tutti l’ayatollah Ali Khamenei.
di F.J. Carpani via https://www.ilgiornale.it/news/guerra/unoperazione-lunga-ventanni-cos-israele-ha-decapitato-2374372.html
TERRORISHMO !!! Ululano i servi delle Istituzzioni statali, finalmente sotto mira, finalmente terrorizzati loro, assieme al mainstream colluso e ai boccaloni che ci credono.
Chiamatelo come volete, la guerra è sempre merda sempre e per tutti ma se ti ci ritrovi, non c'è paragone tra questo modo di condurla, con bombe intelligenti nel senso che vaporizzano i capi e i buroApparati, non i soldatini carne da macello come nella Ucraina che tanto piace ai capintesta nostrani, ma pensa.
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Giovanni ha 6 anni e sta giocando con il suo Cicciobello. Passa un signore anziano lo guarda e gli dice:
"Ma giochi con le bambole? Sei un maschio dovresti giocare con i soldatini."
Me lo immagino già uno degli uomini della vecchia generazione cresciuto con l'idea che commuoversi, lavare i piatti, prendersi cura della casa ma soprattutto prendersi cura dei propri figli, cambiargli i pannolini renda l'uomo meno virile e meno uomo.
Giovanni lo guarda negli occhi e non si scompone e regala una risposta da Oscar:
"Sono il papà mica la mamma!"
Il bambolotto è suo figlio e si chiama Mario.
Giovanni non lo sa che con una semplice risposta sta rendendo il mondo un posto più bello. La sua saggezza ha tanto da insegnare a chi probabilmente si crede più saggio.
In un attimo non è sbagliato quello che fa ma quello che gli viene chiesto.
Avanti Giovanni sarai un grande papà e un grande uomo. E sicuramente hai dei grandi genitori.
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Non smettiamo mai di giocare. Iniziamo con le giostrine, le costruzioni, le bambole, i peluche, i soldatini, le matite colorate, i carillon, le macchinine, le palline, la sabbia, gli aquiloni, le altalene, gli scivoli. I giochi di gruppo, il pallone, il tennis, le gare di corsa, nascondino, i castelli di sabbia, i videogiochi. Poi i casinò, i giochi di azzardo, la tombola, le scommesse, i giochi di società. A chi arriva primo, a chi mangia più costolette, a chi centra la boccia dei pesciolini rossi con la pallina. Immaginiamo, inventiamo, scherziamo. Giochiamo a carte, ai cruciverba, a sudoku, ai quiz, alla corsa dei sacchi. A chi fa i tuffi più spericolati, a chi indovina più canzoni, a chi mangia più salsicce. Giochiamo tanto e giochiamo sempre. Ed è bellissimo che sia così.
Tra i giochi, un tempo, ce n’era uno terribile. Un gioco che solo poche persone amavano e del quale loro decidevano le regole. E poi obbligavano tutti a giocarlo. Un gioco crudele inutile. Era un gioco in cui nessuno vinceva e milioni di persone perdevano. Un gioco dove non si rideva mai e si moriva per davvero. Ma per fortuna ormai non lo ricorda più nessuno e nessuno ci chiede più di giocarlo. Per fortuna…
Domani si va di lotto e superenalotto, e a guardare il Milan che gioca a Torino. Chissà come andrà. Scommettiamo? VB
(Immagine di Thomas Bossard)
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Da quando i soldatini di Toy Story cantano
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Cuspide scarlatta!
Ho il cervello troppo pieno di cose per poterle scrivere in maniera ordinata, mettendole in fila come tanti soldatini di plastica. Avevo anche io, come tanti bimbi della mia età, dei soldatini di plastica, ma non mi divertivano un granché. Nell'epoca in cui sono stato bambino c'è stata una esplosione di giocattoli che faceva sembrare i soldatini di plastica un passatempo per sfigati: tutti a gara a farli più belli, con più funzioni, con più accessori. La mia vera droga sarebbero stati i Masters of the Universe prima, i Cavalieri dello Zodiaco dopo. Il primo che ricevetti in regalo (non posso davvero dire "comprai" anche se lo scelsi personalmente, in un negozio che vendeva giocattoli misti a zaini, materassini da pare e altre cose che non c'entravano un cazzo) fu Crystal, il cigno. Che non sapevo si chiamasse così: la scatola era tutta in giapponese e l'unica cosa che vi si poteva leggere sopra era questa scritta, "Cygnus". Ma era fighissimo: aveva un sacco di punti di giunzione, e l'armatura (smontabile! con un pezzo per ogni arto!) era in gran parte di metallo. Solo dopo sarebbero arrivati i cartoni animati (e non sulla cazzo di mediaset, ma sulle benemerite reti locali) e solo dopo sarebbero arrivati quelli di Giochi Preziosi a commercializzarli persino alla Standa (se non sapete cos'è la Standa non posso farci niente, magari ci farò un post più avanti). Solo dopo avrei avuto anche Artax, Sirio (il mio preferito) e tutti gli altri. Ora non mi ricordo più quali. Avevo un sacco di "pupazzetti". Spariti tutti: con tanti nipoti da una parte e dall'altra e cugini, parenti di terzo grado... a un certo punto la roba si distribuisce dove capita. Ma finché li ho avuti, ci giocavo. Creavo storie. Parlavo da solo (spesso venivo preso allegramente in giro dalla famiglia per questo, ma sticazzi) e inventavo le peggio trame su quei pezzetti di plastica. Per un periodo l'ho fatto anche assieme ad un compagno di classe, ed erano dei pomeriggi bellissimi. Vedevamo i cartoni assieme e poi andavamo a fare le nostre storie. Avevo altri pupazzetti. Le Tartarughe Ninja! Mica quelle deformi di Nickelodeon, quelle cicciose e muscolose. Avevo un pupazzetto di B.A. Barracus di A-Team. Avevo UN SACCO di Masters of the Universe, e poi a un certo punto mi ricordo di intere estati passate a ripescarli dal cesto che c'era in terrazzo, chi senza testa e chi senza braccia o gambe, e rimetterli insieme mischiandone i pezzi a colpi di scotch. E poi è finita l'infanzia. Non ho capito bene quando. E oggi, non riesco a mettere in fila i pensieri o a riarrangiarli come se fossero quei pupazzetti; riesco solo a tirare avanti questo cranio pieno di cose dove ci sono ancora due parti di me che fanno a pugni tra loro, una che vorrebbe vivere da eremita e l'altra che muore non appena si trova senza un minimo d'attenzione da parte delle altre persone. Ed io li affogherei entrambi.
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Parla Alberto di Monaco: “Vi racconto i regali di mio padre Ranieri”
«Soldatini, macchinine, vestiti… Con lui e mamma Grace era una vita di famiglia spensierata e senza alcun protocollo». Il principe ricorda il papà, in occasione del centenario della nascita. Continue reading Untitled
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#Oggi#prince albert#prince rainier#princess caroline#princess charlene#princess grace#princess stephanie
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