#siti radioattivi
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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Le Miniere di Pasquasia e Bosco Palo Escluse dalla Proposta CNAI per il Deposito Nazionale. La Sogin chiarisce che le due miniere dismesse siciliane non rientrano nell’elenco delle aree idonee per il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi
Il 7 ottobre 2024, la Sogin ha rilasciato una dichiarazione per precisare che le miniere dismesse di Pasquasia (Enna) e Bosco Palo (Caltanissetta) non sono incluse nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI), pubblicata dal Ministero dell'A
Il 7 ottobre 2024, la Sogin ha rilasciato una dichiarazione per precisare che le miniere dismesse di Pasquasia (Enna) e Bosco Palo (Caltanissetta) non sono incluse nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI), pubblicata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il 13 dicembre 2023. La precisazione arriva a seguito di alcune speculazioni emerse sulla stampa locale…
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scienza-magia · 1 month ago
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Individuati i siti per il deposito nazionale nucleare
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Riparte l'iter per il deposito nazionale di scorie nucleari, sito possibile in provincia di Trapani. A nove mesi dalla fine della fase delle autocandidature, riparte l’iter per individuare il sito che ospiterà il deposito nucleare nazionale, un progetto richiesto da anni dall’Unione Europea per garantire una gestione sicura delle scorie radioattive disperse in tutto il Paese. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha recentemente annunciato in Parlamento le nuove tempistiche: la scelta del sito è prevista per il 2027, la progettazione per il 2029 e l’entrata in funzione dell’impianto per il 2039. Tutto ciò senza alcuna modifica normativa. La Sogin, la società responsabile della gestione del progetto, ha avviato la fase della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) per i 51 siti individuati come idonei nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI). La VAS servirà a valutare l’impatto ambientale del futuro deposito, ma il percorso si preannuncia tutt’altro che privo di ostacoli. Il progetto Il deposito nazionale è progettato per ospitare circa 95.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, provenienti sia dalle centrali nucleari dismesse che dalle attività di medicina nucleare e industriali. L'infrastruttura, che occuperà una superficie di 150 ettari, prevede un investimento di circa un miliardo di euro. Il progetto prevede la costruzione di 90 edifici in calcestruzzo armato speciale da 27×15,5×10 metri di dimensioni che verranno riempiti con migliaia di “moduli” al cui interno verranno inseriti centinaia di migliaia di fusti radioattivi. Il tutto verrebbe poi coperto di terra per creare una collina artificiale di circa 10 ettari di estensione, circondata da altri 140 ettari di terreno sorvegliato dai militari per evitare attacchi terroristici e furti di materiale nucleare. Le polemiche in Sicilia In Sicilia sono state molte le polemiche e le prese di posizione contro l’ipotesi di realizzare un deposito di scorie nucleari. Sono due i siti ritenuti idonei ad ospitare il deposito, entrambi in provincia di Trapani. Uno nella zona di Fulgatore, l’altro a Calatafimi. I siti di Calatafimi Segesta e Fulgatore-Trapani sono stati inseriti nella lista delle 51 aree idonee ad ospitare le scorie nucleari delle vecchie centrali nucleari (Trino Vercellese, Montalto di Castro ect.) dimesse, e di tutti i rifiuti radioattivi d'Italia. La decisione ad opera del Mase (Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica) è stata presa, nonostante le osservazioni di natura tecnica presentate oltre 3 anni fa da parte del Comitato "Mai rifiuti radioattivi in provincia di Trapani”. Il comitato, insieme ai sindaci del territorio, politici, e associazioni, hanno ribadito, in più occasioni la contrarietà all’ipotesi di realizzare il deposito. E il governo regionale guidato da Renato Schifani è stato spesso accusato di non aver fatto abbastanza per far escludere, categoricamente, il territorio siciliano dall'ipotesi di realizzare il deposito. Il ruolo dei Comuni e delle associazioni Un altro punto critico riguarda il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Non è chiaro se i Comuni che ospitano le aree individuate saranno considerati “soggetti competenti in materia ambientale” e, di conseguenza, se potranno formulare proposte durante la VAS. Questo aspetto è particolarmente rilevante, dato che il progetto di un deposito nazionale è atteso dal 2008, e i territori coinvolti chiedono da anni maggiore trasparenza e partecipazione. Tempi e prossimi passi Enti e associazioni hanno ora 30 giorni per presentare osservazioni sulle modalità di esecuzione della VAS. Si tratta di un’opportunità cruciale per sollevare dubbi e proporre miglioramenti. Tuttavia, le polemiche e i sospetti sull’intero iter non mancano. Mentre il 2039 sembra ancora lontano, la necessità di individuare un sito idoneo per lo smaltimento delle scorie nucleari rimane una priorità urgente, non solo per ragioni ambientali, ma anche per rispettare gli obblighi internazionali e garantire maggiore sicurezza per cittadini e territori. Read the full article
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pettirosso1959 · 1 year ago
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QUALCHE BUONA NOTIZIA
Stefano Buono e Luciano Cinotti, due allievi di Rubbia hanno dato vita a "Newcleo", una startup che sviluppa piccoli reattori da 200 MWe. Sono reattori ultra-compatti che possono essere prodotti in serie e trasportati nei siti di installazione. Costeranno una frazione dei reattori tradizionali a parità di potenza e, a regime, saranno prodotti nel 2026
Il reattore di Newcleo userà come carburante la miscela Mox (mixed oxide fuel, composta da uranio impoverito e plutonio ricavato dagli scarti di altri impianti.
In sostanza, brucia scorie anziché produrne. “Non avremo bisogno di estrarre uranio: per centinaia di anni potremo usare quello già estratto”, spiega Buono. “Produrremo meno di un metro cubo di scarti per ogni gigawatt elettrico annuo. E i rifiuti avranno vita breve: saranno radioattivi per 250 anni, contro i 250mila delle scorie delle centrali tradizionali”. Per il raffreddamento si userà il piombo invece dell’acqua. “Le proprietà del piombo rendono il sistema intrinsecamente sicuro. In altre parole, il design stesso rende impossibili incidenti come quelli del passato”.
Newcleo, oggi ha 360 dipendenti, è stata costituita in Inghilterra e ha sedi anche in Francia e in Italia, dove impiega 130 scienziati nel centro di ricerca di Torino. I test – su sistemi non nucleari – cominceranno a breve al centro Enea del Brasimone, sull’Appennino bolognese, che nel 2026 ospiterà anche un prototipo (sempre non nucleare). Un primo reattore da 30 MWe e la prima fabbrica di combustibile partiranno nel 2030 in Francia. Il primo reattore commerciale diventerà operativo nel 2032, in Inghilterra.
Nel giugno 2023 newcleo ha usato una parte dei fondi per comprare Srs e Fucina, aziende italiane di sistemi a piombo liquido per uso nucleare. Ad agosto ha speso 69 milioni per l’acquisizione di Rütschi, gruppo svizzero delle pompe nucleari. “Stiamo creando la catena di fornitura. Vogliamo mantenere sia i brevetti, sia la manifattura dei componenti chiave. Tutte le competenze devono rimanere a bordo”.
Il governo francese si accinge ad entrare nel capitale della startup, pioniera del nucleare pulito di quarta generazione, con una quota di minoranza. In Francia sono già previsti investimenti per 3 miliardi ed è stato avviato il piano di autorizzazione per la costruzione del primo impianto.
Qui sotto li schema del prototipo realizzato per lo studio di fattibilità in cui è entrata anche Finmeccanica, per dotare le grandi navi di propulsione a zero emissioni, azionate dai reattori Newcleo con la miscela Mox
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alessandro54-plus · 1 year ago
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Lombardia radioattiva, rifiuti stoccati da anni nelle discariche: Brescia maglia nera
articolo: Lombardia radioattiva,  rifiuti stoccati da anni nelle discariche: Brescia maglia nera (ilgiorno.it) Rifiuti radioattivi in seguito all’attività di bonifica industriale: nel Bresciano si concentrano più siti dove sono stoccati resti Resti di bonifiche accatastati in attesa di trovare un deposito nazionale Secondo l’ultimo inventario 15 siti sui 18 interessati sono nella…
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cartacei · 4 years ago
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Sono sette le regioni in cui sono state individuate le aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale. La notizia è arrivata direttamente dal Governo, che ha tolto il segreto su una mappa di siti già in via di redazione dal 2003.
Le regioni interessate sono Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Nella Tavola generale allegata alla Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, dal cui sito è tratta la mappa) sono indicati anche i Comuni interessati nelle sette regioni.
In Sicilia sono state individuate quattro aree potenzialmente adatte. Si trovano nelle province di Trapani, Palermo e Caltanissetta. Nel dettaglio, i Comuni sono Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera.
Ma il fronte del “no” al deposito di scorie nucleari in Sicilia è molto ampio: i siciliani si uniscono nei momenti che contano e, pure da Messina, si alza il grido "No Alle Scorie".
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corallorosso · 4 years ago
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È stata pubblicata la lista delle aree potenzialmente idonee al deposito dei rifiuti radioattivi Oggi Sogin, la società pubblica che ha il compito di smantellare le centrali nucleari presenti in Italia e di mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi provenienti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare, ha pubblicato la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, ovvero un elenco dei siti dove potrebbero essere sistemati in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. In Italia esistono ancora quattro centrali nucleari: quella di Trino Vercellese, in Piemonte, quella di Caorso, in provincia di Piacenza, quella di Latina, in Lazio, e quella di Garigliano, in Campania. Sono ferme dal 1987, quando con un referendum fu deciso di chiuderle, ma ancora oggi in ognuna di esse lavorano decine di persone che si occupano di analizzare, catalogare e preparare per il trasporto nei centri di lavorazione o smaltimento qualsiasi cosa ci sia nelle centrali, compresi i rifiuti nucleari che erano stati prodotti prima della chiusura. Il ministero dell’Ambiente ha stimato che in totale nelle aree selezionate dovranno essere depositati circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività che provengono sia dalle centrali nucleari, sia dal mondo civile e da quello medico e ospedaliero, tra cui per esempio le sostanze radioattive usate per la diagnosi clinica o per le terapie anti tumorali. Nella lista, che era attesa da alcuni anni, sono incluse 67 località potenzialmente idonee, distribuite tra Lazio, Toscana, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Basilicata e Puglia. Nei prossimi mesi questi siti verranno ulteriormente studiati e analizzati. (...) Il Post
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aneddoticamagazinestuff · 3 years ago
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La Cina alla conquista delle terre…rare
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La Cina alla conquista delle terre…rare
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Nell’ultimo periodo, lo sviluppo impressionante di alcuni settori ha reso l’economia di molti paesi strettamente dipendente dalla disponibilità di alcune risorse naturali. Alcune note e quasi ovvie (ad esempio, le risorse energetiche), altre meno. Tra queste un ruolo di primissimo piano è occupato dalle cosiddette terre rare (o REE, Rare Earth Elements): 17 elementi chimici (Ittrio, Scandio, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio) fondamentali per l’industria moderna. Sono indispensabili per molti settori: dagli smartphone alle macchine elettriche, dai computer alle turbine eoliche, dall’industria petrolchimica a quella del vetro, a quella aerospaziale e persino alla medicina. Per questo motivo, questi elementi rientrano nei cosiddetti “metalli tecnologici”, cioè quegli elementi del gruppo dei “metalli” (sulla tavola periodica) richiesti e utilizzati in ambito tecnologico (altri esempi famosi in questo campo sono l’oro e l’argento, ottimi conduttori, perfetti per i dispositivi elettronici; il palladio, l’osmio, ma ci sono anche il platino, l’iridio, il rutenio e il rodio). Sono così importanti che, nel 2017, un rapporto della Banca Mondiale disse che la domanda di questi elementi avrebbe continuato a crescere in modo rilevante.
A rendere questi elementi “rari” è la difficoltà di trovarli in alte concentrazioni. Questo rende il processo di estrazione in quantità industriali costoso (oltre che, come vedremo, estremamente dannoso per l’ambiente). E scatena gli appetiti dei grandi compratori che fanno di tutto per accaparrarsi i siti dove la loro concentrazione è maggiore. I giacimenti di terre rare sono classificati in due grandi gruppi: “giacimenti primari” e “giacimenti secondari”. I primi sono quelli che contengono minerali, nei quali sono presenti terre rare, che si sono cristallizzati direttamente dal magma dei vulcani. Mountain Pass (USA) è il giacimento primario di REE più importante al mondo. I giacimenti secondari, invece, sono quelli che si originano da alterazione di magma già solidificato. Il giacimento di questo tipo più famoso è quello di Bayan Obo, in Cina.
Aspetto non trascurabile è l’impatto sul territorio legato all’estrazione dei minerali di terre rare: per separarle dagli altri minerali vengono utilizzati acidi che hanno effetti devastanti sull’ambiente. Anche i passi successivi (devono essere filtrate e ripulite) sono decisamente poco “verdi”. A questo si aggiunge che la loro lavorazione emette prodotti tossici e (a volte) radioattivi. In genere gli effetti di questi processi estrattivi sull’ambiente è devastante: in Cina, dopo l’estrazione delle terre rare, i siti da cui sono state estratte non possono essere utilizzati per scopi agricoli. Anche le risorse idriche appaiono contaminate. Sanare l’ambiente inquinato da questi processi estrattivi richiede tempi lunghissimi: in Cina, c’è chi ha previsto che saranno necessari decenni, in qualche caso  o addirittura secoli, per “pulire” i siti estrattivi.
Questo significa che ove possibile, si preferisce estrarre le terre rare dove i governi non si curano più di tanto degli effetti sull’ambiente. É un fattore determinante se non addirittura “strategico”. In un rapporto dell’esercito americano del 2019 si legge: “La Cina è meno gravata da requisiti normativi ambientali o di lavoro che possono aumentare notevolmente i costi sostenuti per l’estrazione e la produzione di prodotti di terre rare”.
Le maggiori riserve di terre rare si trovano in paesi come Cina, Russia, Stati Uniti, Australia, Brasile, India, Malesia, Tailandia, Vietnam, Canada e Sudafrica. Nella prima metà del Novecento la maggior parte delle terre rare proveniva da giacimenti indiani e brasiliani. Poi, negli anni Cinquanta, il primo produttore mondiale divenne il Sudafrica. Poco dopo questo primato passò nelle mani degli Stati Uniti. Dagli anni Novanta, la Cina ha fatto di tutto per assumente il monopolio (o quasi) dell’estrazione di terre rare. Oggi il più grande sito di produzione è Bayan Obo, nella Mongolia interna. Altri depositi (più piccoli ma pur sempre importanti) sono nelle province cinesi di Shandong, di Sichuan, di Jiangxi e di Guangdong.
Questi 17 elementi sono diventati un “imperativo geopolitico” e sono stati causa di tensioni tra Usa e Cina. Nel 2019, il presidente cinese Xi Jinping minacciò di tagliare le importazioni di terre rare come rappresaglia contro l’opposizione degli Stati Uniti a Huawei.
La Cina estrae circa il 60% delle terre rare e ne lavora e raffina circa l’80% di tutto il pianeta. Grazie ad alcune scelte strategiche importanti (costruire i centri di produzione e raffinazione nei pressi delle miniere) e al basso costo per la salvaguardia dell’ambiente e per la manodopera, controlla il mercato internazionale. Ciò è stato possibile grazie all’acquisizione dei diritti esclusivi di estrazione in molti paesi africani (in cambio di promesse per lo sviluppo e la costruzione di infrastrutture). Ad esempio, nella Repubblica Democratica del Congo. O in Kenya, dove la Cina ha promesso investimenti per quasi 700 milioni di dollari per la costruzione di un data-center e di un’autostrada. Grazie al controllo del mercato mondiale delle terre rare monopolio, le principali economie mondiali sono di fatto dipendenti dalle importazioni cinesi: l’80% delle importazioni negli Stati Uniti e il 98% delle importazioni nell’UE provengono dalla Cina. A poco sono servite le contromisure (peraltro tardive) adottate, ad esempio, dai paesi dell’UE. Eppure, già nel 2013, l’Unione Europea aveva inserito questi elementi nell’elenco dei “materiali grezzi critici per la strategia”. Ora, il tentativo dell’Unione europea di ridurre la propria dipendenza quasi totale dalla Cina dovrebbe basarsi sullo sfruttamento dei depositi di terre rare presenti sul territorio e sul riciclaggio, oltre che, come confermato nel settembre 2020, su nuovi partenariati strategici con i – pochi – paesi africani ancora liberi. Lo steso cercano di fare gli USA stipulando accordi per sfruttare i giacimenti di terre rare in Australia. Tentativi che non hanno avuto altri effetti se non quello di accrescere la presenza della Cina in Africa.
Nelle scorse settimane, in Cina, è nato il gigante mondiale delle terre rare, frutto della fusione delle principali aziende di proprietà statale. A darne la notizia, nei giorni scorsi, l’AD di China Minmetals Rare Earth, il braccio delle terre rare di China Minmetals Corporation. Le società coinvolte nella fusione sono China Minmetals Rare Earth, Aluminum Corporation of China (Chinalco) e Ganzhou Rare Earth Group. Ciascuno di essi deterrà il 20,33% nel nuovo gruppo, mentre la Commissione statale per la supervisione e l’amministrazione dei beni deterrà il 31,21%. China Minmetals Rare Earth e Chinalco sono due delle “Big Six” imprese statali che dominano l’industria delle terre rare in Cina.
  Scenarieconomici.it
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darthdodo · 3 years ago
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IL BOW SHOCK O ONDE D’URTO SPAZIALI NON SONO ALTRO CHE IL PLASMA CHE SI RIVERSA IN TUTTA  L’ELIOSFERA, CHE SI SPINGE OLTRE IL SISTEMA SOLARE ESTERNO, E CHE TRASPORTATO DAL VENTO SOLARE ELETTROMAGNETICAMENTE CARICO ANCH’ESSO IMPEDISCE A SONDE DI OGNI GENERE DI ESPLORARE PIANETI O INOLTRARSI ALDILA’ DEL SISTEMA SOLARE ESTERNO: LE IMMAGINI DIGITALIZZATE RICOSTRUITE ATTRAVERSO LA COOPERAZIONE DI OSSERVATORI IN TUTTO IL MONDO NON COSTITUISCONO  CHE UN RICCO ARCHIVIO CATALOGATO DI IMMAGING A RIUSO DOVE OGNI FOTOGRAFIA VIENE SCATTATA ATTRAVERSO SATELLITI GEOSTAZONARI E CON VARI PASSAGGI DI PULIZIA DELL’INFORMAZIONE O CON ALGORITMI CHE SGRANANO E INGRANDISCONO QUESTE FOTO SCATTATE PERMETTONO ANCHE LA FALSIFICAZIONE DEI PASSAGGI RAVVICINATI DI SONDE COME CASSINI CHE DI FATTO NON POTREBBERO MAI TRANSITARE FINO A QUEI GIGANTI GASSOSI, PROPRIO PERCHE’ SI POTREBBERO DANNEGGIARE E NON SAREBBERO RECUPERABILI.
LA PROVA REGINA DI QUESTO COSTANTE BOMBARDAMENTO SOLARE CONSISTE NEL FATTO CHE UN VENTO CHE VIAGGIA A MIGLIAIA DI KM ORARI, IMPLACABILE E CHE S’ABBATTE CON LA FORZA TERMICA DI 400 GRADI IRRADIANTI DISTRUGGENDO L’ATMOSFERA (DA MILIARDI DI ANNI) DI PIANETI SPOGLI COME MARTE, E’ DI FATTO UNA CORTINA CORROSIVA, UNA SFIDA INVALCABILE PER QUALSIASI VETTORE AVVENIRISTICO, POICHE’ RIESCE A SFERZARE GIA’ LA TERRA CHE SI TROVA  AL LIMITE  DI UNA ZONA ABITABILE SOLO A PAROLE..  E CHE SE LA CAVA NEL SOLO E RELATIVAMENTE STABILE  EQUILIBRIO DI UN RIPARO  FORNITO DALLA PRESENZA DELLE FASCE DI VAN ALLEN E DEL CAMPO GEOMAGNETICO SEMIPERMANENTE: UNA REGIONE IN BILICO TRA LO SCHERMO GEOMAGNETICO TERRESTRE E QUELLO LUNARE SU CUI VENGONO ESERCITATE ENORMI DISTRAZIONI E DISALLINEAMENTI DEI TENSORI DI TRAZIONE DELLO SCUDO MAGNETICO FLUTTUANDO PERIODI IN CUI QUESTE CORRENTI PERCORRONO ALL’ESTERNO LUNGO QUESTE LINEE INVISIBILI DI PROTEZIONE  E  DEFLETTONO VERI E PROPRI EVENTI AD ALTE ENERGIE  CHE AVVOLGONO  QUESTA CALMA  APPARENTE DI PLASMA ACCELERATO, DOVE TUTTA  QUESTA DIROMPENZA ACQUISTA FORZA GENERANDOSI  COME TURBOLENZE E UNA FORZA IONIZZANTE DEL SOLE CAPACE DI RIVERSARSI E  IMPERVERSANDO FINO AGLI STRATI DI OZONO PIU’ INTERNI..  RAGGIUGERE E CAUSARE DI FATTO UN FENOMENO POSSIBILE IN QUELLA ZONA CUSCINETTO CHE SOLO IN PARTE  DIFFRAE TALI EVENTI IN AURORE POLARI E CHE IN UNA MAGGORANZA DEI CASI SI TRASFORMA IN UNA PIOGGIA  DI FENOMENI CHE HANNO UN ALTO VALORE REAGENTE IN GRADO QUINDI DI SPAZZARE POTENZIALMENTE O DETERIORARE  PORZIONI INTERE DI ALTA ATMOSFERA DURANTE UN BRILLAMENTO OPPURE IN UNA MASSICCIA ATTIVITA’ SOLARE, CAPACE DA SOLA DI INONDARE DI RESIDUI RADIOATTIVI I SITI ARTICI E ANTARTICI E FAR PRECIPITARE CORRENTI A GETTO COSI’ FREDDE E GELIDE DALLA TROPOSFERA, IN GRADO DI INNESCARE LA GLACIAZIONE AL SUOLO, NEL NOSTRO CASO DA ALMENO 10000 ANNI CONFINATA AI POLI, MALGRADO IL  BUCO DELL’OZONO NON SI ESPANDA MAI TROPPO E QUESTI FOTTUTI CREDANO DI RIUSCIRE A CONTROLLARE QUELLE  GRANDI CELLE CLIMATICHE INFLUENZANDOLE COLLE PAPPINE DI MICROONDE CHE INTANTO GENERANO E INCASINANO L’ALTERNANZA STAGIONALE CON BOLLE DI STAGNAZIONE TERMOIONIZZATA IN STRATOSFERA .. DOVE QUESTE ULTIME SI CONVERTONO DA MICROONDE A PURA  FORZA CINETICA O IN URAGANI TROPICALI CHE SCATENANO SPRIGIONANO E SI RIVERSANO TUTTA LA LORO POTENZA NELLE CITTA’  AI  TROPICI RAGGIUNGENDO PERSINO LE QUOTE PIU’ BASSE ED EQUATORIALI.
POI TRASCINANDO FENOMENI DI STAGNAZIONE ASFISSIANTE IN ESTATE E DETERMINANDO DESERTIFICAZIONE DEI TERRENI, AL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA D’INVERNO QUESTO ASSET VERRA’ IMPIEGATO NEL SUO MASSIMO D DISSIPAZIONE, NON INVERTENDO IL PROCESSO MA ALL’APICE SOLSTIZIALE INVERNALE, CONVERTENDO APPUNTO L’ENERGIA TERMICA CHE INNALZA QUESTO CALORE ..QUANDO LA TERRA E’ DI FATTO PIU’ VICINA AL SOLE INNESCANDO CASCATE DI QUESTI EFFETTI DI MICROONDE CHE CAUSANO OPPORTUNAMENTE DEI FRONTI PERTURBATI DI SUPERCELLE CHE AUMENTANO LE INTERAZIONI ELETTRODINAMICHE E SCATENANO TEMPESTE ASSIEME A ROVESCI PIU’ VIOLENTI O GEOSTORM CLIMATICI COL FINE DI DISSIPARE QUEL COEFFICIENTE TERMICO IN UNA TRANSIZIONE CINETICA METEOROLOGICA..
LADDOVE UN FALSO EFFETTO SERRA CHE DIPENDE DAL SURRISCALDAMENTO GLOBALE OGNI ANNO IN REALTA’ E STRETTAMENTE LEGATO A COME REAGISCE E ASSORBE E SMALTISCE  ENERGIA DAL SOLE IL CAMPO MAGNETICO TERRESTRE.. ORMAI DA TEMPO E DA DIVERSI ANNI DI SATURAZIONE LUOGO DOVE A FATICA VENGONO CONTENUTI I DISASTROSI ESITI DI UNA MENTALITA’ OTTUSA CHE TENDE A PORRE RIMEDI PALIATIVI DOVE UNA CONDIZIONE CLIMATICA AL LIMITE NON NE SOSTIENE PIU’ LE PREMESSE.
CON QUESTO SI INVITANO I MONUMENTI RETICENTI OMERTOSAMENTE AFFLITTI DA SPIRITO DI PATATE, AL G8 DEI DSGRAZIATI E AL G20 DEI RINNEGATI COLLA BREXIT ..A PRENDERSI FINALMENTE UNA PAUSA DALLA LORO VITA O UNA LUNGA VACANZA  A TEMPO INDETERMINATO, DICIAMO FINCHE’ QUESTI EFFETTI NON AVRANNO ESTINTO LORO E OGNI RIMASUGLIO DELLA LORO PROGENIE FONDATA SULLA GENETICA INFELICE DEI LORO PADRI NAZISH.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Aperto il Cantiere Sogin a Latina per lo Smantellamento dei Boilers della Centrale Nucleare
Un progetto complesso e innovativo per la rimozione sicura di sei enormi generatori di vapore, con tecnologie avanzate e sostenibilità ambientale al centro.
Un progetto complesso e innovativo per la rimozione sicura di sei enormi generatori di vapore, con tecnologie avanzate e sostenibilità ambientale al centro. Articolo Completo: Latina, 14 novembre 2024 – Sogin ha dato il via al cantiere per lo smantellamento dei sei grandi generatori di vapore (boilers) presso la centrale nucleare di Latina, segnando un altro passo fondamentale nel processo di…
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Nella mattinata dell’8 marzo 2021, ha avuto luogo una videoconferenza nel corso della quale il Presidente della Regione, Vito Bardi, e l’Assessore all’Ambiente e Energia, Gianni Rosa, hanno presentato il Documento Unico delle Osservazioni Tecnico - Scientifiche (DOTS) alla “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, con il quale la Giunta regionale ha espresso la propria “totale contrarietà alla proposta di localizzazione” del deposito in Basilicata.
All’interno del confronto a distanza, ha preso la parola il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Matera, Ing. Giuseppe Sicolo, che ha riconosciuto alla Regione Basilicata l’utilità di aver coinvolto enti, associazioni e ordini professionali nel dibattito, al quale l’Ordine materano ha preso parte proponendo, nei vari tavoli tematici, contributi di colleghi specializzati, onde pervenire alla stesura di un documento il più possibile esaustivo.
Ha dichiarato inoltre il presidente Sicolo: “Nella prima riunione mi permisi di dire che l’approccio non doveva essere di tipo Nimby (Not In My Back Yard = non nel giardino di casa mia); non credo che la Basilicata abbia più dignità rispetto alle altre regioni parimenti individuate dalla Sogin. Dovevamo, invece, realizzare uno studio che dimostrasse tecnicamente come la nostra regione non sia proprio idonea per questo tipo di attività, e riteniamo di averne dato dimostrazione tecnica in modo inoppugnabile: in definitiva, i nostri terreni non sono adatti ad ospitare in sicurezza gli impianti deputati a raccogliere i rifiuti radioattivi”.
Il video dell’intervento di Sicolo è disponibile all’indirizzo https://youtu.be/6U-awd-QwhY?t=3131; sulla stessa pagina di YouTube è accessibile tutta la videoconferenza. Testo del Comunicato Stampa della Regione Basilicata No a deposito scorie, Bardi e Rosa presentano osservazioni  “Il lavoro condotto negli anni da Sogin e Ispra, con riguardo alla idoneità delle aree identificate in Basilicata, è risultato datato, poco credibile e soprattutto non recepisce gli strumenti di pianificazione e di programmazione adottati dalla Regione Basilicata negli ultimi anni”. Lo ha detto il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, illustrando ai giornalisti, in una videoconferenza che si è svolta oggi, il Documento Unico delle Osservazioni Tecnico - Scientifiche (DOTS) alla “Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”, con il quale la Giunta regionale ha espresso “la totale unanime contrarietà alla proposta di localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico ex D.lgs. n. 31/2010 redatta dalla Sogin nei 16 siti individuati e ricadenti nel territorio regionale”. “Dal punto di vista politico – ha detto l’assessore all’Ambiente Gianni Rosa – con questo documento la Basilicata si presenta con un un’unica voce, dimostrando con osservazioni puntuali che la Basilicata non è il luogo idoneo per la localizzazione di questo sito. La Sogin ha guardato con informazioni datate ad una Basilicata che non c’è più, con le nostre osservazioni abbiamo invece fotografato la Basilicata di oggi e questo è l’elemento di forza. Sono convinto che una lettura attenta delle nostre osservazioni dovrebbe portare ad una esclusione delle aree lucane dalla Cnapi, noi comunque attendiamo con serenità e siamo pronti a partecipare alla prossima fase della consultazione pubblica”.  Bardi ha ringraziato le Province, i Comuni interessati, l’Anci, la comunità scientifica regionale (UNIBAS, CNR, CGIAM, ARPAB), i corpi sociali e professionali e le Associazioni di settore, sottolineando che il Documento “è il frutto di un importante lavoro di condivisione e di partecipazione che costituisce l’espressione di tutti i cittadini lucani”. Ha inoltre ringraziato i funzionari della Regione che hanno elaborato il documento, evidenziando in particolare “il difficile lavoro di coordinamento svolto della Direzione Generale del Dipartimento Ambiente e Energia con il prezioso supporto di FARBAS per la redazione di questo corposo documento che è stato portato a termine nei tempi e nelle modalità previste dalla procedura senza tenere conto della proroga assegnata negli ultimi giorni”. Rosa ha sottolineato inoltre che tanti professionisti coinvolti nei gruppi di lavoro della Regione “hanno messo a disposizione su base volontaria le proprie conoscenze per una Basilicata che si presenta unita”.  Le osservazioni presentate dalla Regione Basilicata “non rappresentano un diniego immotivato ed egoistico nei confronti delle esigenze del Paese – ha ribadito ancora Bardi -, né una sterile contrapposizione istituzionale tra Stato e Regione, ma sono il frutto di accurate riflessioni, valutazioni e determinazioni tecnico-scientifiche. Del resto, bisogna tener presente che la Basilicata ha già dato. È sufficiente ricordare il contributo che diamo a livello di approvvigionamento di petrolio, con il più grande giacimento on shore d’Europa e con l’impianto ITREC di Rotondella. Senza trascurare che siamo ancora fortemente penalizzati nell’accessibilità infrastrutturale: siamo la regione con minori chilometri di autostrada in Italia e con una rete ferroviaria marginale ed inadeguata. La Basilicata è ricca di risorse naturali: stiamo parlando dell’oro blu di cui siamo i maggiori esportatori verso altre regioni con oltre il 70% di produzione idrica. La nostra regione ospita il Parco nazionale più grande d’Italia e custodisce parte del patrimonio mondiale UNESCO con Matera. Per non dimenticare che i siti del Deposito Nazionale individuati si collocano all’interno delle aree agricole più importanti della Basilicata. I paesaggi rurali interessati, così come definiti dal Piano Paesaggistico in corso di avanzata formazione, sono quelli dei Terrazzi e della Pianura costiera; i terrazzi del Bradano; l’altopiano della Murgia materana. ll Piano paesaggistico regionale che la Basilicata considera l’integrità di questi paesaggi rurali come il bene primario per lo sviluppo sostenibile dell’economia e il futuro produttivo della regione, basato sull’integrazione dell’agricoltura multifunzionale di qualità, con la bellezza e l’attrattività turistica dei paesaggi”. Ad illustrare i contenuti del documento è stato il dirigente generale del Dipartimento Ambiente, Giuseppe Galante, il quale ha evidenziato in particolare che l’insieme delle informazioni riportate nella documentazione resa disponibile dalla Sogin ai fini della consultazione pubblica, “risulta non aggiornata rispetto agli strumenti di pianificazione, di programmazione, agli atti approvati ed adottati dalla Regione Basilicata negli ambiti specifici del paesaggio, infrastrutture, rete ecologica, sviluppo rurale, agricoltura, energia, gestione delle risorse naturali, infrastrutture strategiche e dei servizi, in una visione di ‘soggettualità territoriale’ e pianificazione strategica integrata”. L’analisi condotta ha inoltre evidenziato “forti elementi di criticità e di incompatibilità – ha aggiunto Galante - con la previsione di idoneità emersa nella fase di individuazione delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito Nazionale ed il Parco Tecnologico”. Nel pomeriggio il Documento Unico delle Osservazioni Tecnico - Scientifiche (DOTS) sarà reso disponibile per la consultazione sul sito web www.regione.basilicata.it. Sarà inoltre possibile accedere alla registrazione integrale della conferenza stampa collegandosi all’indirizzo web https://www.youtube.com/watch?v=6U-awd-QwhY
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italiavivadelchierese · 4 years ago
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Deposito nazionale unico dei rifiuti radioattivi: abbiamo capito tutti di cosa si tratta davvero? Conosciamolo insieme.
Poirino 16 gennaio 2021
Lettera aperta indirizzata a tutti i Carmagnolesi e a tutti gli abitanti dell’area metropolitana omogenea 11
Deposito nazionale unico dei rifiuti radioattivi: abbiamo capito tutti di cosa si tratta davvero? Conosciamolo insieme.
Per poter rispondere abbiamo letto il progetto e provato a fare alcune comparazioni fra i diversi siti. Per semplicità ci siamo limitati ai 23 siti ritenuti “molto adatti” o “adatti” in base alle analisi preliminari. Dalla nostra verifica è emerso:
●     l'importanza di darsi un metodo nella valutazione di iniziative come queste che comprendono molti aspetti tecnici, normalmente appannaggio solo degli addetti ai lavori.
●     la necessità di individuare i punti chiave per capire come muoversi e agire in modo corretto, con l'obiettivo di tutelare e far crescere il nostro territorio.
●     la necessità di definire un piano operativo per non farsi trovare impreparati.
Ed ecco cosa è emerso dalla nostra analisi.
Quanto tempo ci vorrà prima che il deposito venga realizzato?
Ci vorranno diversi anni, oggi siamo solo nella prima fase del processo di selezione, ne seguiranno altre più mirate per individuare l’area migliore.
Quanti sono stati i siti ritenuti idonei in Italia?
Sono 67 in tutto, ma verranno privilegiati i siti continentali rispetto a quelli nelle isole, le zone meno sismiche rispetto a quelle più sismiche. Per questo i siti più adatti si riducono a 12 molto adatti e 11 adatti.
Conterrà solo rifiuti ospedalieri a bassa o media attività come le radiografie?
No, potrà contenere anche i rifiuti ad alta attività e combustibile irraggiato riveniente dagli impianti nucleari.
Quante possibilità ci sono che venga scelta Carmagnola?
Non molte, l’area è una delle più piccole fra le 23 giudicate buone o molto buone. Mediamente sono di 368 ettari, fino a 898 ettari e Carmagnola si ferma a soli 165 ettari, molto vicino al minimo richiesto di 150 ettari.
Quali sono i fattori con i quali è stata redatta la classifica provvisoria?
1.   Classificazione sismica regionale
2.   Trasporti marittimi o terrestri
3.   Insediamenti antropici
4.   Valenze agrarie
5.   Valenze naturali
Cosa è stato preso in considerazione per valutare gli insediamenti antropici?
E’ stato rilevato se nell’area ci sono interferenze residenziali, industriali e produttive da spostare o vincoli edificatori e di espansione urbana. Sono stati valutati due elementi in particolare:
●       la distanza dell'area dai centri abitati,1.5 km per Carmagnola; molte altre aree sono più distanti dai centri abitati.
●       il numero degli edifici residenziali presenti sull’area da spostare, nel caso di Carmagnola 20, ma in molte altre aree non vi sono edifici da spostare.
Cosa hanno valutato per pesare la valenza agraria dell’area?
E’ stata valutata la presenza nel comune dove ricade l’area di Filiere Agroalimentari di Qualità e in particolare la presenza di colture DOP-IGP e Biologiche rispetto alla superficie totale agricola dell’intero territorio comunale:
●       Se la percentuale di DOP-IGP e Biologico è maggiore del 25% il fattore è ritenuto meno favorevole;
●       Se la percentuale di DOP-IGP e Biologico è minore del 25% il fattore è ritenuto favorevole.
Come hanno descritto la nostra area dal punto di vista agrario?
Una zona pianeggiante con colture intensive di mais e peperoni e hanno rilevato una sola azienda agricola con coltivazioni DOP-IGP e tre presidi Slow Food fra cui il Peperone corno di bue di Carmagnola.
Il lavoro che ci aspetta per rappresentare correttamente la nostra zona è tanto.
Quando hanno fatto il sopralluogo?
Nell’autunno del 2014, più di 6 anni fa.
Occorreranno altri sopralluoghi o verifiche puntuali?
Si, la seconda fase prevede indagini di dettaglio e verifiche tenendo conto anche di fattori socio-economici.
La terza fase comporterà analisi molto approfondite su uno o più dei siti “finalisti”.
Cosa possono fare oggi le istituzioni per tutelare i cittadini del Chierese e Carmagnolese?
Una verifica puntuale di tutti i fattori utilizzati dalla Sogin, per formulare tutte le obiezioni entro due mesi, salvo proroghe, ovvero entro l’inizio di marzo.
Un lavoro molto accurato per far emergere tutti gli errori e le incongruenze delle analisi preliminari, in particolare per quanto riguarda le valenze agrarie e naturali del territorio, perché i sopralluoghi utilizzati finora risalgono all’autunno 2014.
Serve chiedere oggi a Mattarella, al Presidente Cirio o alla Sindaca Appendino di depennare il sito di Carmagnola?
Non sono loro i soggetti incaricati, inoltre si tratta di un percorso di diversi anni.
Serve accelerare la costituzione e l’avvio operativo del Distretto del Cibo del Chierese e del Carmagnolese?
●       Si, perché renderà unico il nostro territorio rispetto a tutti gli altri con un suo preciso indirizzo e una precisa vocazione, destinatario di contributi pubblici per la sua crescita e il suo sviluppo. Per esempio il nostro distretto del cibo potrà essere interlocutore nella elaborazione del prossimo Programma di Sviluppo Rurale regionale (PSR).
●       Si, perché il distretto del cibo rappresenta un volano per l’economia locale sia dal punto di vista agricolo che turistico.
Un recente rapporto dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo sul turismo in Piemonte post Covid-19, ha evidenziato le enormi potenzialità del turismo di prossimità, rispetto ai grandi viaggi, del turismo enogastronomico e del turismo sostenibile, proprio quei filoni che il nuovo distretto del cibo potrà sviluppare.
In ultima istanza il processo di selezione del sito per il deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi ci vedrà in posizione di vantaggio se avremo avviato per tempo il nostro distretto del cibo.
I referenti di Italia Viva del Chierese e Carmagnolese
Federica Zamboni e Pier Antonio Pasquero
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aneddoticamagazinestuff · 3 years ago
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La Cina alla conquista delle terre…rare
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La Cina alla conquista delle terre…rare
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Nell’ultimo periodo, lo sviluppo impressionante di alcuni settori ha reso l’economia di molti paesi strettamente dipendente dalla disponibilità di alcune risorse naturali. Alcune note e quasi ovvie (ad esempio, le risorse energetiche), altre meno. Tra queste un ruolo di primissimo piano è occupato dalle cosiddette terre rare (o REE, Rare Earth Elements): 17 elementi chimici (Ittrio, Scandio, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio) fondamentali per l’industria moderna. Sono indispensabili per molti settori: dagli smartphone alle macchine elettriche, dai computer alle turbine eoliche, dall’industria petrolchimica a quella del vetro, a quella aerospaziale e persino alla medicina. Per questo motivo, questi elementi rientrano nei cosiddetti “metalli tecnologici”, cioè quegli elementi del gruppo dei “metalli” (sulla tavola periodica) richiesti e utilizzati in ambito tecnologico (altri esempi famosi in questo campo sono l’oro e l’argento, ottimi conduttori, perfetti per i dispositivi elettronici; il palladio, l’osmio, ma ci sono anche il platino, l’iridio, il rutenio e il rodio). Sono così importanti che, nel 2017, un rapporto della Banca Mondiale disse che la domanda di questi elementi avrebbe continuato a crescere in modo rilevante.
A rendere questi elementi “rari” è la difficoltà di trovarli in alte concentrazioni. Questo rende il processo di estrazione in quantità industriali costoso (oltre che, come vedremo, estremamente dannoso per l’ambiente). E scatena gli appetiti dei grandi compratori che fanno di tutto per accaparrarsi i siti dove la loro concentrazione è maggiore. I giacimenti di terre rare sono classificati in due grandi gruppi: “giacimenti primari” e “giacimenti secondari”. I primi sono quelli che contengono minerali, nei quali sono presenti terre rare, che si sono cristallizzati direttamente dal magma dei vulcani. Mountain Pass (USA) è il giacimento primario di REE più importante al mondo. I giacimenti secondari, invece, sono quelli che si originano da alterazione di magma già solidificato. Il giacimento di questo tipo più famoso è quello di Bayan Obo, in Cina.
Aspetto non trascurabile è l’impatto sul territorio legato all’estrazione dei minerali di terre rare: per separarle dagli altri minerali vengono utilizzati acidi che hanno effetti devastanti sull’ambiente. Anche i passi successivi (devono essere filtrate e ripulite) sono decisamente poco “verdi”. A questo si aggiunge che la loro lavorazione emette prodotti tossici e (a volte) radioattivi. In genere gli effetti di questi processi estrattivi sull’ambiente è devastante: in Cina, dopo l’estrazione delle terre rare, i siti da cui sono state estratte non possono essere utilizzati per scopi agricoli. Anche le risorse idriche appaiono contaminate. Sanare l’ambiente inquinato da questi processi estrattivi richiede tempi lunghissimi: in Cina, c’è chi ha previsto che saranno necessari decenni, in qualche caso  o addirittura secoli, per “pulire” i siti estrattivi.
Questo significa che ove possibile, si preferisce estrarre le terre rare dove i governi non si curano più di tanto degli effetti sull’ambiente. É un fattore determinante se non addirittura “strategico”. In un rapporto dell’esercito americano del 2019 si legge: “La Cina è meno gravata da requisiti normativi ambientali o di lavoro che possono aumentare notevolmente i costi sostenuti per l’estrazione e la produzione di prodotti di terre rare”.
Le maggiori riserve di terre rare si trovano in paesi come Cina, Russia, Stati Uniti, Australia, Brasile, India, Malesia, Tailandia, Vietnam, Canada e Sudafrica. Nella prima metà del Novecento la maggior parte delle terre rare proveniva da giacimenti indiani e brasiliani. Poi, negli anni Cinquanta, il primo produttore mondiale divenne il Sudafrica. Poco dopo questo primato passò nelle mani degli Stati Uniti. Dagli anni Novanta, la Cina ha fatto di tutto per assumente il monopolio (o quasi) dell’estrazione di terre rare. Oggi il più grande sito di produzione è Bayan Obo, nella Mongolia interna. Altri depositi (più piccoli ma pur sempre importanti) sono nelle province cinesi di Shandong, di Sichuan, di Jiangxi e di Guangdong.
Questi 17 elementi sono diventati un “imperativo geopolitico” e sono stati causa di tensioni tra Usa e Cina. Nel 2019, il presidente cinese Xi Jinping minacciò di tagliare le importazioni di terre rare come rappresaglia contro l’opposizione degli Stati Uniti a Huawei.
La Cina estrae circa il 60% delle terre rare e ne lavora e raffina circa l’80% di tutto il pianeta. Grazie ad alcune scelte strategiche importanti (costruire i centri di produzione e raffinazione nei pressi delle miniere) e al basso costo per la salvaguardia dell’ambiente e per la manodopera, controlla il mercato internazionale. Ciò è stato possibile grazie all’acquisizione dei diritti esclusivi di estrazione in molti paesi africani (in cambio di promesse per lo sviluppo e la costruzione di infrastrutture). Ad esempio, nella Repubblica Democratica del Congo. O in Kenya, dove la Cina ha promesso investimenti per quasi 700 milioni di dollari per la costruzione di un data-center e di un’autostrada. Grazie al controllo del mercato mondiale delle terre rare monopolio, le principali economie mondiali sono di fatto dipendenti dalle importazioni cinesi: l’80% delle importazioni negli Stati Uniti e il 98% delle importazioni nell’UE provengono dalla Cina. A poco sono servite le contromisure (peraltro tardive) adottate, ad esempio, dai paesi dell’UE. Eppure, già nel 2013, l’Unione Europea aveva inserito questi elementi nell’elenco dei “materiali grezzi critici per la strategia”. Ora, il tentativo dell’Unione europea di ridurre la propria dipendenza quasi totale dalla Cina dovrebbe basarsi sullo sfruttamento dei depositi di terre rare presenti sul territorio e sul riciclaggio, oltre che, come confermato nel settembre 2020, su nuovi partenariati strategici con i – pochi – paesi africani ancora liberi. Lo steso cercano di fare gli USA stipulando accordi per sfruttare i giacimenti di terre rare in Australia. Tentativi che non hanno avuto altri effetti se non quello di accrescere la presenza della Cina in Africa.
Nelle scorse settimane, in Cina, è nato il gigante mondiale delle terre rare, frutto della fusione delle principali aziende di proprietà statale. A darne la notizia, nei giorni scorsi, l’AD di China Minmetals Rare Earth, il braccio delle terre rare di China Minmetals Corporation. Le società coinvolte nella fusione sono China Minmetals Rare Earth, Aluminum Corporation of China (Chinalco) e Ganzhou Rare Earth Group. Ciascuno di essi deterrà il 20,33% nel nuovo gruppo, mentre la Commissione statale per la supervisione e l’amministrazione dei beni deterrà il 31,21%. China Minmetals Rare Earth e Chinalco sono due delle “Big Six” imprese statali che dominano l’industria delle terre rare in Cina.
  Scenarieconomici.it
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paoloxl · 4 years ago
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No al deposito nucleare nazionale. Né qui, né altrove | Global Project
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È arrivato il via libera, con il nulla osta del ministero dello Sviluppo e del ministero dell'Ambiente, alla Sogin (la società statale incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) per la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) e del progetto preliminare. Con questo passo, atteso da anni, si va verso la realizzazione del deposito dei rifiuti radioattivi che permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. In seguito il comunicato di No Deposito Nucleare.
In data 5 gennaio la Sogin, Società dello Stato Italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti, ha reso pubblica la carta dei siti potenzialmente idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Stiamo parlando di circa 78.000 m3 di rifiuti radioattivi a bassa attività la cui radioattività decadrà nell’arco di 300 anni e di 17.000 m3 di rifiuti radioattivi ad alta attività la cui radioattività decadrà dopo 100.000 anni. Con questa scelta il Governo italiano ha deciso di imboccare la strada profondamente sbagliata dell’individuazione di un unico sito da trasformare nella pattumiera dei rifiuti radioattivi italiani.
Una scelta folle che farebbe dell’Italia l’unico paese al mondo che decide la gestione combinata dei rifiuti ad alta e bassa intensità.
Una scelta folle considerato che si tratterebbe comunque di una scelta temporanea e che i rifiuti radioattivi ad alta attività dovranno essere nuovamente ricollocati in altro sito idoneo.
Sarebbe stato di gran lunga preferibile decidere di percorrere la strada della definitiva e completa messa in sicurezza dei siti esistenti laddove possibile, evitando la nuclearizzazione a vita di una nuova comunità ed evitando che decine di migliaia di m3 di rifiuti radioattivi debbano essere movimentati per il paese con grandissimi rischi per la popolazione.
È vergognoso che questa decisione venga presa nel mezzo di una pandemia globale a dimostrazione del fatto che il processo di coinvolgimento delle comunità locali di cui il Governo parla non sia nient'altro che una farsa. La verità è che il Governo ha paura della rivolta delle comunità locali e vuole imporre dall’alto questo scempio.Fra i 67 siti definiti potenzialmente idonei ve ne sono 12 classificati dal governo come “molto buoni” e inseriti in classe A1. 
Cinque di questi dodici siti sono stati individuati nel territorio della provincia di Alessandria e per la precisione nei Comuni di Alessandria, Castelletto Monferrato, Quargnento, Fubine, Oviglio, Bosco Marengo, Frugarolo e Novi Ligure. A questi cinque siti ne va aggiunto un altro nei comuni di Sezzadio e Castelnuovo Bormida inserito in classe A2.
Poteva un territorio profondamente segnato dalle scelte folli di una classe politica vergognosa farsi mancare l’ennesima schifezza?
Eternit, Acna, Ecolibarna, Solvay, Terzo Valico e centinaia di cave non sono bastate a rendere la vita della nostra comunità compromessa in termini di disastri ambientali e sanitari?
Evidentemente no per le forze politiche che governano questo paese e per le forze di opposizione che hanno storicamente sostenuto la follia dell’impresa nucleare.Crediamo che l’unica cosa possibile da fare per le donne e gli uomini che hanno a cuore il proprio territorio e vogliano difendere la loro salute e quella dei loro figli sia di organizzare la resistenza a questo folle progetto. Bisogna battersi con forza per impedire che la nostra provincia diventi la pattumiera nucleare d’Italia e per costringere Comuni, Provincia e Regione a schierarsi con forza contro questa follia. La nostra non sarà mai la battaglia in difesa del nostro orticello e siamo intenzionati a camminare fianco a fianco con qualsiasi comunità locale d’Italia decida di ribellarsi a questo processo. Dal Piemonte alla Sicilia, passando per Toscana, Lazio, Sardegna, Basilicata e Puglia deve alzarsi un unico grande grido.
Per far partire la mobilitazione invitiamo tutte le cittadine e i cittadini di Alessandria, Castelletto Monferrato, Quargnento, Fubine, Oviglio, Bosco Marengo, Frugarolo, Novi Ligure, Sezzadio, Castelnuovo Bormida e quelli di tutti gli altri Comuni della provincia a partecipare ad una prima grande assemblea pubblica che si terrà venerdì 15 gennaio alle ore 17,30 presso il Laboratorio Sociale di via Piave 63 ad Alessandria nel pieno rispetto delle normative anti Covid.
«No al deposito nucleare nazionale.
Né qui, né altrove».
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uldericodl · 4 years ago
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Nucleare, Gemmato (FdI):"interrogo il governo perché chiarisca e riveda posizione"
Nucleare, Gemmato (FdI):”interrogo il governo perché chiarisca e riveda posizione”
“Chiederò al governo Conte, con un’interrogazione parlamentare urgente, le motivazioni ed i criteri per cui diciassette di sessantasette siti di stoccaggio di rifiuti nucleari siano stati individuati tra Basilicata e Puglia e rientrano nell’elenco presentato dalla Sogin (società dello Stato che si occupa di smaltimento rifiuti radioattivi). Chiederò, inoltre, di rivedere immediatamente la…
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Sogin: Online il Bilancio di Sostenibilità 2023. Il Gruppo Sogin presenta il nuovo Bilancio di Sostenibilità, con un focus su economia circolare e gestione dei rifiuti radioattivi
Il Gruppo Sogin ha annunciato la pubblicazione online del Bilancio di Sostenibilità 2023, disponibile sui siti sogin.it e nucleco.it.
Il Gruppo Sogin ha annunciato la pubblicazione online del Bilancio di Sostenibilità 2023, disponibile sui siti sogin.it e nucleco.it. Questo documento rappresenta uno strumento volontario di rendicontazione, con il quale l’azienda comunica ai propri stakeholder le attività svolte, i risultati ottenuti e gli obiettivi futuri in ambito economico, sociale e ambientale. Attraverso il Bilancio, Sogin…
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mezzopieno-news · 5 years ago
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LA FRANCIA CHIUDE I SUOI IMPIANTI NUCLEARI
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La più vecchia centrale nucleare francese è stata spenta, ponendo fine a quattro decenni di produzione e segnando l’avvio di una svolta epocale per quello che è il Paese con la più alta percentuale di produzione nucleare al mondo.
L’ultimo reattore dello stabilimento di Fessenheim nella Francia orientale, acceso nel 1977, è stato spento e l'impianto è stato chiuso. La sua chiusura fu promessa dal presidente Francois Hollande che tuttavia non realizzò il suo impegno, portato a termine dal governo attualmente in carica. Dopo la sua disconnessione dalla rete elettrica, i prossimi mesi permetteranno ai reattori di raffreddarsi per consentire la rimozione di tutto il combustibile esaurito. Il processo dovrebbe essere completato entro il 2023.
Gli oltre 1000 lavoratori dello stabilimento saranno trasferiti in altri siti della società EDF. Dopo Fessenheim, la Francia ha ancora 56 reattori ad acqua pressurizzata in 18 centrali nucleari che generano circa il 70 percento della sua elettricità. A gennaio, il governo ha dichiarato la scelta di chiudere altri 12 reattori entro il 2035 e di ridurre il peso dell'energia nucleare, scendendo al 50 percento del mix energetico del Paese, a favore delle fonti rinnovabili.
I piani futuri per Fessenheim includono la trasformazione in un sito per il riciclaggio di metalli radioattivi di basso livello e un impianto di biocarburanti.
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Fonte: EDF Groupe - 30 giugno 2020
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