#confinamento sicurezza
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pier-carlo-universe · 12 days ago
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Aperto il Cantiere Sogin a Latina per lo Smantellamento dei Boilers della Centrale Nucleare
Un progetto complesso e innovativo per la rimozione sicura di sei enormi generatori di vapore, con tecnologie avanzate e sostenibilità ambientale al centro.
Un progetto complesso e innovativo per la rimozione sicura di sei enormi generatori di vapore, con tecnologie avanzate e sostenibilità ambientale al centro. Articolo Completo: Latina, 14 novembre 2024 – Sogin ha dato il via al cantiere per lo smantellamento dei sei grandi generatori di vapore (boilers) presso la centrale nucleare di Latina, segnando un altro passo fondamentale nel processo di…
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ibrahimalbadriroleplay71 · 2 years ago
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*ad un certo punto il presidente statunitense James Sawyer decide insieme al governo tedesco di trasferire Ibrahim insieme ai suoi colleghi detenuti in prigione di massima sicurezza tedesca di Stammheim perché si erano lamentati della condizione della prigione ADX Florence quindi alcuni agenti del FBI li accompagnano all'aeroporto e il viaggio per la città Stuttgart, una volta consegnati dal FBI vengono a far parte come detenuti nella prigione di massima sicurezza tedesca di Stammheim, Ibrahim viene messo insieme alla sua cella con il suo uomo fidato Samir mentre Yassin starà insieme con Haitham.
In questa prigione, Ibrahim può vestirsi come vuole,avere le carte per giocare e guardare la TV sui programmi preferiti e non ha nessun rischio di abuso dalle guardie e neppure il rischio di confinamento di isolamento*
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fatalquiete · 2 years ago
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Secondo tre persone a conoscenza dei risultati preliminari di un recente esperimento, gli scienziati del governo degli Stati Uniti hanno fatto un passo avanti nella ricerca di un'energia illimitata a zero emissioni di carbonio ottenendo per la prima volta un guadagno netto di energia in una reazione di fusione. Sin dagli anni '50 i fisici hanno cercato di sfruttare la reazione di fusione che alimenta il sole , ma nessun gruppo era stato in grado di produrre più energia dalla reazione di quanta ne consuma - una pietra miliare nota come guadagno netto di energia o guadagno target, che aiuterebbe a dimostrare il processo potrebbe fornire un'alternativa affidabile e abbondante ai combustibili fossili e all'energia nucleare convenzionale. Il laboratorio nazionale federale Lawrence Livermore in California, che utilizza un processo chiamato fusione a confinamento inerziale che prevede il bombardamento di una minuscola pallina di plasma di idrogeno con il laser più grande del mondo, ha ottenuto un guadagno netto di energia in un esperimento di fusione nelle ultime due settimane, hanno detto le persone . Sebbene molti scienziati credano che le centrali elettriche a fusione siano ancora lontane decenni, il potenziale della tecnologia è difficile da ignorare. Le reazioni di fusione non emettono carbonio, non producono scorie radioattive a lunga vita e una piccola tazza di combustibile a idrogeno potrebbe teoricamente alimentare una casa per centinaia di anni. La svolta degli Stati Uniti arriva mentre il mondo lotta con gli alti prezzi dell'energia e la necessità di abbandonare rapidamente la combustione di combustibili fossili per impedire che le temperature globali medie raggiungano livelli pericolosi. Attraverso l'Inflation Reduction Act, l'amministrazione Biden sta investendo quasi 370 miliardi di dollari in nuovi sussidi per l'energia a basse emissioni di carbonio nel tentativo di ridurre le emissioni e vincere una corsa globale per la tecnologia pulita di prossima generazione. La reazione di fusione presso la struttura del governo degli Stati Uniti ha prodotto circa 2,5 megajoule di energia, ovvero circa il 120% dei 2,1 megajoule di energia nei laser, hanno affermato le persone a conoscenza dei risultati, aggiungendo che i dati erano ancora in fase di analisi. Un diagramma che spiega come il National Ignition Facility del governo degli Stati Uniti sta sperimentando la fusione a confinamento inerziale per ottenere energia dalla reazione di fusione Il dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti ha dichiarato che martedì il segretario all'energia Jennifer Granholm e il sottosegretario per la sicurezza nucleare Jill Hruby annunceranno "un'importante svolta scientifica" al Lawrence Livermore National Laboratory. Il dipartimento ha rifiutato di commentare ulteriormente. Il laboratorio ha confermato che un esperimento di successo si era recentemente svolto presso il suo National Ignition Facility, ma ha affermato che l'analisi dei risultati era in corso. “I dati diagnostici iniziali suggeriscono un altro esperimento riuscito presso il National Ignition Facility. Tuttavia, il rendimento esatto è ancora in fase di determinazione e non possiamo confermare che sia al di sopra della soglia in questo momento", ha affermato. “Quell'analisi è in corso, quindi pubblicare le informazioni . . . prima che il processo sia completato sarebbe impreciso. Due delle persone a conoscenza dei risultati hanno affermato che la produzione di energia era stata maggiore del previsto, il che aveva danneggiato alcune apparecchiature diagnostiche, complicando l'analisi. La svolta era già stata ampiamente discussa dagli scienziati, hanno aggiunto le persone. "Se questo è confermato, stiamo assistendo a un momento storico", ha detto il dottor Arthur Turrell, un fisico del plasma il cui libro The Star Builders traccia lo sforzo per ottenere la potenza della fusione. "Gli scienziati hanno lottato per dimostrare che la fusione può rilasciare più energia di quella immessa dagli anni '50, e i ricercatori di Lawrence Livermore sembrano aver finalmente e assolutamente infranto questo obiettivo vecchio di decenni". Consigliato La grande lettura Fusione nucleare: perché la corsa per sfruttare l'energia del sole è appena accelerata Il National Ignition Facility da 3,5 miliardi di dollari è stato progettato principalmente per testare armi nucleari simulando esplosioni, ma da allora è stato utilizzato per far progredire la ricerca sull'energia da fusione. È arrivato il più vicino al mondo al guadagno netto di energia lo scorso anno quando ha prodotto 1,37 megajoule da una reazione di fusione, che era circa il 70% dell'energia nei laser in quell'occasione. Al lancio di una nuova strategia per l'energia da fusione della Casa Bianca quest'anno, il membro del Congresso Don Beyer, presidente del caucus bipartisan sull'energia da fusione, ha descritto la tecnologia come il "Santo Graal" dell'energia pulita, aggiungendo: "La fusione ha il potenziale per sollevare più cittadini del mondo dalla povertà più di qualsiasi altra cosa dall'invenzione del fuoco. La maggior parte della ricerca sulla fusione si concentra su un approccio diverso noto come fusione a confinamento magnetico, in cui il combustibile idrogeno è tenuto in posizione da potenti magneti e riscaldato a temperature estreme in modo che i nuclei atomici si fondano. Storicamente, quella scienza è stata svolta da grandi laboratori finanziati con fondi pubblici, come il Joint European Torus di Oxford, ma negli ultimi anni gli investimenti sono stati investiti anche da società private che promettevano di fornire energia da fusione negli anni '30. Nei 12 mesi fino alla fine di giugno, le società di fusione hanno raccolto 2,83 miliardi di dollari di investimenti, secondo la Fusion Industry Association, portando gli investimenti totali del settore privato fino ad oggi a quasi 4,9 miliardi di dollari. Nicholas Hawker, amministratore delegato della start-up First Light Fusion con sede a Oxford, che sta sviluppando un approccio simile a quello utilizzato al NIF, ha descritto la potenziale svolta come "rivoluzionaria". "Non potrebbe essere più profondo per l'energia da fusione", ha detto. Segnalazione aggiuntiva di David Sheppard e Derek Brower
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editorialstaff2020 · 5 months ago
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Pubblicato il report Eni for 2023, la transizione “equa e giusta” verso la decarbonizzazione
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L’energy tech company presenta il report volontario “Eni for 2023 - A Just Transition” e dimostra come l’innovazione tecnologica, la ricerca e un modello di business giusto ed equo lungo l’intera supply chain, siano alla base della transizione energetica
Eni sta rendendo  la decarbonizzazione ancora di più parte integrante della propria strategia d’impresa attraverso un approccio tecnologico neutrale e pragmatico, nel quale innovazione, ricerca e sviluppo si muovono a favore di una transizione equa che coinvolga tutti gli attori della filiera.
Un percorso non solo teorico, ma concretizzato attraverso i molteplici progressi raggiunti nell’ultimo anno ed evidenziati nel report volontario di sostenibilità “Eni for 2023 – A Just Transition”.
Grazie ad importanti investimenti mirati, l’energy company ha già ridotto del 40% le emissioni nette Scope 1 e 2 del settore Upstream e del 30% quelle complessive, rispetto al 2018. E’ riuscita ad espandere la propria produzione rinnovabile, ha puntato sulla mobilità sostenibile migliorando la capacità di bioraffinazione, ha sviluppato progetti di Carbon Capture & Storage e continuato a investire nella ricerca sulla fusione a confinamento magnetico, mantenendo sempre al centro della propria strategia una partnership equa e inclusiva con le comunità locali. Un’attenzione cruciale “in un contesto mondiale caratterizzato da dinamiche complesse e in continua evoluzione”, come sottolinea Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni. “L’energia rimane uno snodo cruciale, con le sue accezioni di sicurezza e opportunità di sviluppo. La transizione energetica è irreversibile, e dobbiamo garantirne la realizzazione senza sacrificare la competitività del sistema produttivo e la sostenibilità sociale”.
Il report “Eni for 2023 – A Just Transition” è un momento essenziale per fare il punto dei traguardi raggiunti e per definire i target di riferimento in un’ottica di mitigazione dei costi e condivisione dei benefici sociali ed economici con tutta la catena del valore. Un raggio d’azione che si articola lungo le tre leve del modello di business: Eccellenza operativa, Neutralità carbonica al 2050 e Alleanze per lo sviluppo.
Solo nell’ultimo anno l’energy tech company è riuscita a ridurre le emissioni GHG complessive generate dalle proprie attività negli Scope 1 e 2 di un’ulteriore 13%, arrivando ad un – 40% rispetto al 2018, percentuale che la allinea perfettamente con l’obiettivo net zero al 2030 e alla neutralità carbonica totale al 2050 nell’interno ciclo di vita per gli Scope 1, 2 e 3.
Significativo anche l’impegno nella riduzione delle emissioni di metano, diminuite di oltre il 20% nel 2023 e del 50% rispetto al 2017 per quanto riguarda il business Upstream, come dimostra anche il riconoscimento del Gold Standard da parte del programma Oil and Gas Methane Partnership 2.0 (OGMP 2.0) dell’UNEP e l’adesione a numerose iniziative globali come il Fondo Global Flaring and Methane Reduction della Banca Mondiale.
Oltre a decarbonizzare le proprie attività, nella strategia di Eni verso il Net Zero hanno un ruolo importante anche le energie rinnovabili, aumentate grazie alla capacità installata di Plenitude di 3GW.
Come chiaramente evidenziato nel Report Eni for 2023, i progetti di Carbon Capture & Storage hanno una funzione complementare per ridurre le emissioni residue. In questo campo Eni ha acquisito una posizione di leadership, in particolare nel Regno Unito e in Italia, e sta espandendo la propria attività in Nord Africa, Paesi Bassi e Mare del Nord. La capacità totale di stoccaggio al 100% (gross capacity) stimata ad oggi è di circa 3 miliardi di tonnellate con l’obiettivo di raggiungere una capacità gross di reiniezione annua di CO2 di oltre 15 MTPA prima del 2030.
Con un investimento che ammonta a circa 868 milioni di euro nel periodo 2024-2027, la Ricerca e lo sviluppo tecnologico rappresentano per Eni pilastri imprescindibili nel suo impegno a ridurre l’impronta carbonica netta rendendo l’accesso alle risorse energetiche più efficiente ed efficace.
Leggi di più su Rinnovabili https://www.rinnovabili.it/mercato/aziende/report-eni-for-2023-ricerca-sviluppo-per-decarbonizzazione/
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Genova: via libera al progetto di messa in sicurezza dell'ex discarica di Saturnia
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Genova: via libera al progetto di messa in sicurezza dell'ex discarica di Saturnia. Regione Liguria ha approvato con prescrizioni il progetto per la messa in sicurezza della discarica dismessa di Saturnia, nel sito di interesse regionale di Pagliari, Ex SIN Pitelli. Il progetto, messo a punto dalla proprietaria delle aree DRI Pagliari, ha un costo stimato di circa un milione e 560mila euro, a carico della società. L'inizio dei lavori è previsto entro 180 giorni. "Si tratta di un passaggio fondamentale nella lunga storia di questo sito, che permetterà di mettere in sicurezza una volta per tutte l'ex discarica – dichiara l'assessore all'Ambiente Giacomo Giampedrone – Con questa pratica mettiamo fine ad una ferita ambientale che da decenni affligge questa zona della Spezia e che ha richiesto un lungo iter per arrivare ad un progetto definitivo. Dopo aver impedito che la zona fosse nuovamente destinata a discarica, come proposto nel 2017 da Acam a seguito di progetto nato durante la precedente amministrazione regionale, possiamo dire di aver trovato una soluzione per restituire alla Spezia questo sito, dopo averlo definitivamente messo in sicurezza". L'intervento, messo a punto dalla società DRI Pagliari, si articolerà in modi diversi a seconda delle varie zone del sito: per una parte è previsto il confinamento dei rifiuti portati sul posto tra i primi anni 80 e la metà degli anni 90, prevalentemente ceneri da combustione di carbone e rifiuti solidi urbani, attraverso un sistema di copertura. La restante parte del sito, oggetto in passato di scavi e rimodellamenti in previsione di un successivo utilizzo dell'area come sito di smaltimento, sarà interessato da un'opera di ricomposizione morfologica finalizzata alla mitigazione del rischio idrogeologico e il recupero paesaggistico dell'area. Per realizzare il progetto si utilizzeranno circa 410mila metri cubi di terre e rocce da scavo; parte dei materiali conferiti al cantiere saranno utilizzati per realizzare un'opera di rinforzo in terra armata che dovrà ridurre al minimo la spinta del rilevato sul vecchio corpo di discarica. Grazie alla collaborazione del Ministero della Difesa e al Comando Marittimo Nord, la conferenza dei servizi per l'approvazione del progetto ha stabilito che il trasporto dei materiali al sito avverrà tramite la strada che dal parcheggio della Marina conduce alla discarica, in modo da ridurre al minimo gli impatti sulla viabilità. Il trasporto dei materiali necessari avverrà in modo da ridurre al minimo possibili disagi, ad esempio tramite la copertura dei rimorchi, bagnatura del materiale e pulizia dei penumatici per evitare la diffusione di polvere; i lavori si dovranno svolgere in fasce orarie concordate con il Comune della Spezia. Previsto anche un monitoraggio periodico di Arpal. Al termine dei lavori è prevista la piantumazione di almeno un ettaro di vegetazione, che andrà scelta tra le specie più diffuse nella zona uniformare la zona al paesaggio circostante. Il progetto di bonifica dell'ex discarica Saturnia, nel Comune della Spezia, è stato lungo e complesso. Aperta negli anni Ottanta come sito di stoccaggio dei rifiuti solidi urbani, nei primi anni Duemila fu oggetto di una prima richiesta di bonifica e caratterizzazione ambientale dell'area da parte del ministero dell'ambiente, ma solo la caratterizzazione venne eseguita. Nel 2017 l'ex discarica venne poi individuata da Acam come destinazione della frazione organica dell'impianto di Saliceti, ma il progetto non venne approvato dal Dipartimento territorio e ambiente di Regione Liguria perché non ritenuto adatto a tutelare l'ambiente. Nel 2018 arrivò una nuova proposta di fattibilità, senza però una progettazione definitiva. Dopo varie proroghe, nel 2022 Regione Liguria chiese alla società proprietaria del sito di presentare tassativamente il progetto definitivo, dando il via alla conferenza dei servizi e all'approvazione del progetto nell'agosto 2023.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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superfuji · 4 years ago
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In cambio della proclamazione “padana” dell’emergenza Covid i “gran lombardi” hanno ottenuto  il confinamento per tutto il resto del Paese,un confinamento relativo che stando ai comandi di Confindustria ha selezionato il capitale umano in produttivi e essenziali, mandati al lavoro senza i necessari requisiti di sicurezza, e quelli invece condannati al fallimento o alla salvezza in via digitale tra le mura di casa. I primi in trincea come carne da cannone, sanitari in testa, dipendenti dei servizi di servizi, catene commerciali, gli altri risparmiati dal contagio ma non dalla rovina La miseria della loro iniziativa “secessionista” si rivela sempre nel contestare l’efficacia e l’efficienza del potere centrale, salvo approfittarne in forma dichiaratamente parassitaria, reclamando aiuti, esenzioni, assistenza secondo la filosofia dei loro capitani di industria che esigono uno Stato assente per non ostacolarli con lacci e laccioli, ma molto presente in funzione no profit e compassionevole. Ora, come al solito, è inutile chiedersi come mai i due governi non abbiano pensato di commissariare la Regione, misura ampiamente prevista dal nostro ordinamento, tanto che è stata applicata innumerevoli volte. Innumerevoli volte, è vero,  e proprio con motivazioni affini, ma in regioni del Mezzogiorno. E questo conferma l’inviolabilità legale e morale delle regioni autoproclamatesi intoccabili, talmente superiori per civiltà e progresso, da risultare incompatibili con elementari regole democratiche e della rappresentanza, ormai superate dallo stato di eccezione imposto dall’emergenza. Si tratta della ormai confermata applicazione locale dei principi dell’imperialismo, che divide su scala le nazioni in aree più ricche abilitate allo sfruttamento predone di aree più svantaggiate. La Lombardia è quindi davvero un laboratorio nel quale si testa la distruzione creativa del draghismo, nel modo un bel po’ pasticcione e rudimentale dei cumenda meneghini col culto del lavoro e della fatica, degli altri, però. Un posto che vanta primati formidabili, di consumo del suolo, di evasione fiscale, di penetrazione mafiosa nel terziario, di ricorso a contratti anomali, part time e precariato, di industrie delocalizzate e che per questo ci proietta il trailer di quel che sarà, sanità a pagamento, prestazioni erogate su base reddituale, aggiramento dei criteri che regolano la vita democratica con la “chiamata” di personale politico e amministrativo in funzione commissariale, potentati economici e finanziari locali che replicano in fotocopia le gerarchie carolinge europee, puntando a far fuori il piccolo in favore delle concentrazioni dei grandi, interessati a stabilire il primato del privato multinazionale sotto il cui ombrello trovare una nicchia protettiva.
La locomotiva che all’incontrario va
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unfilodaria · 5 years ago
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Recalcati: cosa ho scoperto parlando con il Covid. La pandemia nel diario di uno psicanalista
14 MAGGIO 2020
La quarantena ha messo alla prova le nostre risorse emotive più profonde. La mappa della sofferenza psichica generata dall'emergenza sanitaria appare frastagliata e sorprendente. Non aumentano solo i sintomi, ma anche strane forme di benessere
DI MASSIMO RECALCATI
Mentre nuvole scure si addensano al nostro orizzonte legate alle profonde perturbazioni economiche e sociali della pandemia, la mappa della sofferenza psichica generata dal Covid 19 appare frastagliata e per certi versi sorprendente. Il primo paradosso che registro nel mio lavoro clinico è che non aumentano solo i sintomi (angoscia, fobie, ritiro sociale, insonnia, depressione, difficoltà sessuali), ma anche strane forme di benessere.
Per provare a comprendere quello che sta accadendo conviene tenere presente una osservazione clinica di Freud: l'apparizione di un tumore può guarire il soggetto da una grave psicosi. È qualcosa che stiamo sperimentando: l'irruzione di un reale orribile - quello del tumore o del Covid 19 e delle sue conseguenze non solo sanitarie ma anche economiche e sociali - si rivelano assai più violente del delirio. Se lo psicotico vive separato dalla realtà, il trauma del tumore o del virus lo riporta bruscamente ad una realtà che non può più essere aggirata, liberandolo paradossalmente dalle sue angosce più deliranti. In parole più semplici la realtà si sarebbe fatta più delirante dello stesso delirio!
Non deve allora stupire se quadri soggettivi gravemente compromessi mostrano segni di miglioramento in una condizione come quella che stiamo vivendo. Lo stesso accade, almeno nella mia esperienza, con quei giovani pazienti che da anni vivevano volontariamente tagliati fuori dal mondo, reclusi nella loro camera, separati da ogni forma di relazione sociale che, con le nuove condizioni di vita dettate dalle misure del distanziamento sociale, manifestano invece un inatteso ritorno alla socializzazione, al dialogo coi loro genitori, alla riapertura della loro vita. Leggo in questo cambiamento di posizione un insegnamento: tornano alle relazioni proprio quando le relazioni vengono interdette, ma, soprattutto, quando esse appaiono spogliate di ogni contenuto performativo.
A rovescio, per tutti coloro che in modi diversi vivevano l'obbligo dell'essere in relazione come una fonte di disagio permanente, il Covid 19 ha consentito di rifugiarsi nelle proprie dimore. In questi casi la quarantena non è stata un incubo, ma un sogno che si realizza: vivere solitari senza dover più sopportare il peso psichico della relazione, trasformando la propria casa in una tana.
Non è allora così infrequente - ed è questo un nuovo sintomo provocato dall'epidemia - verificare la difficoltà diffusa a ritornare all'aperto, ad abbandonare il chiuso. Nulla come il confinamento ha realizzato il miraggio della decontaminazione e della sicurezza assoluta.
Il distanziamento sociale non si manifesta solo come un'esigenza sanitaria, ma anche come un fantasma arcaico dell'essere umano: evitare lo sconosciuto, l'aperto, l'ignoto. Non c'è dubbio che per diversi soggetti il confinamento si sia rivelato una soluzione radicale del problema della relazione. Una nuova pulsione claustrofilica si è sviluppata accanto all'angoscia claustrofobica che ha spinto invece molti a desiderare di ritornare il prima possibile all'aperto.
Poi ci sono ovviamente i chiari aggravamenti che sono di gran lunga più numerosi: angoscia di impoverimento legata alla precarizzazione della vita, angoscia depressiva accompagnata a fenomeni di insonnia, crisi di panico, impotenza sessuale, somatizzazioni varie. Si tratta di una particolare configurazione depressiva che anziché patire il peso del passato - il depresso vive sempre all'ombra di ciò che sente di aver perduto nel proprio passato - , mostra quanto il sentimento della perdita investa il nostro futuro realizzandosi nella fantasia apocalittica di non ritrovare più il mondo come lo conoscevamo prima.
Anche per coloro il cui narcisismo necessitava dello specchio degli altri per rendere la propria vita vivibile, il confinamento ha avuto un effetto depressivo segnando il ripiegamento mesto della loro immagine appassita perché privata del nutrimento necessario dello sguardo degli altri. In questi casi il ricorso al cibo, all'alcool, o a qualunque altra sostanza, unito ad una irritabilità di fondo, si è incentivato. In particolare, il cibo appare come lo strumento più facilmente a portata di mano per compensare un difetto di gratificazioni sociali.
La quarantena ha messo alla prova le nostre risorse emotive più profonde. Ha imposto una benefica disintossicazione psichica dalla nostra iperattività e dalle nostre dipendenze quotidiane più inessenziali costringendoci ad una sorta di introversione obbligatoria.
Per questa ragione la frustrazione legata alla privazione della libertà ha colpito soprattutto i giovani e i bambini e, in seconda battuta, quegli adulti più simili ai giovani e ai bambini, ovvero più incapaci di coltivare interessi profondi senza ricorrere alla convivialità dell'incontro o alla socializzazione.
Sarà molto probabile con la progressiva riapertura attendersi un incremento considerevole delle fobie sociali. Un paziente gravemente ossessivo mi ha confidato uscendo di casa per la prima volta dopo una lunga quarantena di aver visto con sorpresa che il mondo assomigliava al suo sintomo: angoscia di contaminazione, ritualizzazione, lavaggi ripetuti delle mani, ossessione per lo sporco, distanziamento ed evitamento del contatto con i propri simili. "Mi sembrava di essere a casa", ha concluso non senza una certa soddisfazione.
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(Ahmad Hasaballah IMAGESLIVE)
Cronache da una quarantena permanente:
Sarah Algherbawi, 2 aprile 2020, Gaza City, Gaza, Palestina.
Sto scrivendo questo articolo durante la seconda settimana di isolamento.
Il coronavirus è arrivato a Gaza il 22 marzo, quando le informazioni hanno rivelato che era stato trovato in due persone di ritorno dal Pakistan.
Da allora, e al momento della stesura di questo documento, sono stati segnalati altri dieci casi, tutti finora tra le persone in quarantena.
La Striscia di Gaza è una delle regioni più densamente popolate del mondo.
Il suo sistema sanitario è stato fatalmente minato da oltre un decennio di sanzioni e blocchi israeliani.
Attivisti per i diritti umani ed esperti di salute temono un disastro umanitario se la pandemia si manifesta qui.
Abbiamo iniziato a prendere l'isolamento molto prima di avere casi confermati. Ma poi, e molto prima di chiunque avesse mai sentito parlare di questo coronavirus, noi di Gaza eravamo già stati costretti a praticare una distanza "sociale" o - come siamo chiamati a chiamarlo ora - una distanza "fisica". Nel nostro caso, è stata una distanza dal resto del mondo.
Il blocco israeliano di Gaza risale a quasi 13 anni fa. Più di un quarto dei due milioni di persone di Gaza - la nostra popolazione è molto giovane - non avranno sperimentato altro che le difficoltà e l'isolamento imposti loro da una implacabile forza militare che bombarda e uccide a piacimento.
Quindi siamo tutti abituati a trascorrere del tempo rinchiusi, incapaci di uscire per paura delle conseguenze mortali.
Durante l'ultimo assalto israeliano, il più grande del 2014, sono rimasto a casa per 51 giorni mentre bombe e missili cadevano pesantemente su di noi, causando morte e distruzione.
Il giorno 42, non potevo più sopportarlo. Ho chiesto a mio padre - all'epoca vivevo con i miei genitori - di portarmi a fare una passeggiata, anche per pochi minuti. Innanzitutto, ha rifiutato, temendo per la nostra sicurezza. Ma quando vide l'urgenza e la mia insistenza, accettò con riluttanza.
Abbiamo camminato per il nostro quartiere, ad est di Gaza City, per circa 15 minuti. Volevo aria fresca ma l'ho trovato mescolato con l'odore della polvere. Il cielo non era vuoto di aerei militari. Eppure ho assaporato ogni momento.
Questa volta, l'isolamento è diverso. Questa volta tace.
Benvenuti a Gaza
Questa volta non mi sento in grado di rompere il mio isolamento. Ora sono la madre di due bambini. La mia responsabilità è di rimanere a casa, qualunque cosa accada.
E non posso fare a meno di pensare che il confinamento che il coronavirus infligge in gran parte del mondo sta mostrando a tutti un po 'com'è la vita a Gaza.
Non puoi più visitare paesi stranieri o viaggiare in aereo? Benvenuti a Gaza. Ho quasi 29 anni e non ho mai volato.
Non ti è permesso viaggiare per più di qualche chilometro da casa tua con il rischio di essere arrabbiato con le autorità? Benvenuti nella minuscola Gaza, dove i confini terrestri e marittimi sono stabiliti da un esercito - eserciti, poiché anche l'Egitto è coinvolto - che non ha scrupoli nell'usare la forza letale per impedirvi di viaggiare.
Non puoi più andare in ospedale perché il sistema sanitario è sopraffatto dalle emergenze? Benvenuti a Gaza, 2008-09, 2012, 2014. Ora.
Temi per la tua scorta di medicinali, acqua potabile, cibo ed elettricità? Benvenuti a Gaza, dove metà delle medicine essenziali non sono semplicemente disponibili secondo il Ministero della Salute qui, e dove l'altra metà ha meno di un mese in magazzino secondo le Nazioni Unite.
Benvenuti a Gaza, dove l'acqua del rubinetto non è adatta al consumo umano, dove circa il 70% della popolazione è insicuro dal punto di vista alimentare e dove l'elettricità è disponibile solo a intermittenza.
Se i sistemi sanitari più avanzati al mondo non sono in grado di far fronte alla pandemia, immagina che cosa è per il resto del mondo in cui i sistemi sanitari non sono così sviluppati.
Quindi aggiungere l'occupazione militare.
Benvenuti a Gaza.
Secondo me, tuttavia, esiste una grande differenza tra il confinamento del coronavirus e ciò che ci viene imposto dall'occupazione israeliana: il virus è invisibile. Ma le conseguenze del blocco israeliano sono ovvie per tutti.
Li vedi, ovviamente. Ma senza sentire nulla. Eravamo solo noi a sentirli. Fino ad ora Forse.
I preparativi
Le autorità qui hanno cercato di essere il più preparato possibile. I pochi che furono in grado di entrare a Gaza dall'esterno furono messi in quarantena il 15 marzo. Quelli che sono risultati positivi sono stati isolati. Il resto di noi è limitato.
Ma il Ministero della Salute è dolorosamente consapevole delle carenze.
La vera paura, il portavoce del ministero Ashraf al-Qedra, ha detto a The Electronic Intifada, "è la mancanza di risorse: droghe, dispositivi di protezione, autorespiratori, forniture di laboratorio, e strumenti di sterilizzazione ”.
Secondo le Nazioni Unite, la capacità del sistema sanitario palestinese in generale di far fronte alla diffusione "prevista" della pandemia è "fortemente limitata", e in particolare a Gaza.
Il ministero di Gaza ha lanciato un appello internazionale per aiuti di emergenza di 23 milioni di dollari. Le Nazioni Unite hanno calcolato che i bisogni dei palestinesi, in generale, erano 26 milioni di dollari al 26 marzo.
Allo stesso tempo, essendo state chiuse le scuole, il Ministro ha sequestrato gli edifici scolastici per usarli come centri di quarantena. Secondo al-Qedra, oltre 1.700 persone sono attualmente in quarantena, di cui 1.000 hanno bisogno di cure mediche.
Il 3% della popolazione di Gaza ha più di 65 anni ed è tra i più vulnerabili. Quasi l'8% ha ipertensione e diabete, afferma al-Qedra.
E la situazione economica a Gaza è forse problematica come quella del settore sanitario.
Quasi il 50% della popolazione di Gaza è già disoccupata, mentre l'altro 50% è al di sotto della soglia di povertà ufficiale.
Ora i molti lavoratori occasionali, che a malapena avevano abbastanza per cominciare, hanno visto il loro reddito scendere a zero durante la notte.
Anche ex dipendenti dell'Autorità Palestinese sono in difficoltà. Nel 2017, la PA ha dimezzato il personale. Ora, come un amico che non voleva dare il suo nome, hanno a malapena abbastanza da mangiare.
"Ciò che mi resta del mio stipendio non inizia nemmeno a coprire i bisogni mensili della mia famiglia."
Potrei essere una delle persone fortunate a Gaza. Finora sono stato in grado di acquistare cibo, articoli non alimentari e sterilizzare alcol e sapone.
E, naturalmente, non vi è alcuna garanzia contro la mancanza di considerazione o educazione. Se io e tutti quelli che conosciamo ci isoliamo, alcuni no.
Uno sguardo ai social media e vedo molti che continuano a riunirsi con amici o familiari, anche per organizzare matrimoni a casa - può essere solo a casa, le sale per matrimoni sono tutte chiuso.
Guardo dalla mia finestra e vedo i ragazzi per strada, come se fossero in vacanza.
Tale negligenza - a volte a causa della necessità di lavorare, a volte, forse, semplicemente per non prendere sul serio questo nemico invisibile in un luogo in cui minacce mortali hanno un volto fin troppo familiare e visibile - tale trascuratezza mi preoccupa. Ho la sensazione che potremmo dover soffrire di isolamento per molto tempo.
Già nel 2012, le Nazioni Unite hanno avvertito che Gaza sarebbe diventata invivibile entro il 2020.
Sembra che il 2020 abbia i suoi piani, non solo per Gaza, ma per tutto il mondo.
Sarah Algherbawi è una scrittrice e traduttrice freelance.
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internazionalevitalista · 5 years ago
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Raoul Vaneigem - Coronavirus
Contestare il grado di pericolo del coronavirus ha sicuramente a che fare con l'assurdità. Di contro, non è altrettanto assurdo che una perturbazione del corso abituale delle malattie sia oggetto di un tale sfruttamento emotivo e faccia riaffiorare quell'arrogante incompetenza che un tempo pretese di tenere fuori dalla Francia la nube di Chernobyl? Certo, sappiamo con quanta facilità lo spettro dell'apocalisse esce dalla sua scatoletta per impadronirsi del primo cataclisma che passa, rimestare l'immaginario del diluvio universale e affondare il vomere della colpa nel suolo sterile di Sodoma e Gomorra.
La maledizione divina ha assecondato utilmente il potere. Almeno sin dal terremoto di Lisbona nel 1755, quando il marchese di Pombal, amico di Voltaire, approfittò del sisma per massacrare i gesuiti, ricostruire la città secondo le sue concezioni e liquidare allegramente i suoi rivali politici a colpi di processi "proto-staliniani". Non faremo a Pombal, oer quanto odioso possa essere, il torto di comparare il suo colpo di scena dittatoriale alle miserabili misure che il totalitarismo democratico applica mondialmente all'epidemia di coronavirus.
Che cinismo imputare alla propagazione del morbo la deplorevole insufficienza dei mezzi medici messi in opera! Sono decenni che il bene pubblico è messo a mal partito, che il settore ospedaliero paga lo scotto di una politica che favorisce gli interessi finanziari a danno della salute dei cittadini. C'è sempre più denaro per le banche e sempre meno letti e infermieri per gli ospedali. Quale fumisteria potrà ancora a lungo mascherare il fatto che questa gestione catastrofica del catastrofismo è inerente al capitalismo finanziario dominante a livello globale, e oggi a livello globale combattuto in nome della vita, del pianeta e delle specie da salvare.
Senza volere scivolare in quella rielaborazione della punizione divina che è l'idea di una Natura che si sbarazza dell'Uomo come di un parassita importuno e dannoso, non è tuttavia inutile ricordare che per millenni lo sfruttamento della natura umana e di quella terrestre ha imposto il dogma dell'anti-physis, dell’anti-natura. Il libro di Erix Postaire, Le epidemie del XXI secolo, pubblicato nel 1997, conferma gli effetti disastrosi della de-naturazione persistente, che denuncio da decenni. Evocando il dramma della "mucca pazza" (previsto da Rudolf Steiner fin dal 1920) l’autore ricorda che oltre a essere disarmati di fronte a certe malattie prendiamo coscienza che il progresso scientifico stesso può provocarle. Perorando la causa di un approccio responsabile alle epidemie e al loro trattamento, egli incrimina quella che Claude Gudin chiama "filosofia del fare cassa" nella sua prefazione: «A forza di subordinare la salute della popolazione alle leggi del profitto, fino a trasformare animali erbivori in carnivori, non rischiamo di provocare catastrofi fatali per la Natura e l'Umanità?». I governanti, lo sappiamo, hanno già risposto unanimemente SÌ. E che importa dal momento che il NO degli interessi finanziari continua a trionfare cinicamente?
Ci voleva il coronavirus per dimostrare ai più limitati che la de-naturazione per ragioni di convenienza economica ha conseguenze disastrose sulla salute generale - quella che continua a essere gestita imperturbabilmente da una OMS le cui preziose statistiche fungono da palliativo della sparizione degli ospedali pubblici? C'è una correlazione evidente tra il coronavirus e il collasso del capitalismo mondiale. Allo stesso tempo, appare non meno evidente che ciò che ricopre e sommerge l'epidemia del coronavirus è una peste emotiva, una paura nevrastenica, un panico che insieme dissimula le carenze terapeutiche e perpetua il male sconvolgendo il paziente. Durante le grandi pestilenze del passato, le popolazioni facevano penitenza e gridavano la loro colpa flagellandosi. I manager della disumanizzazione mondiale non hanno forse interesse a persuadere i popoli che non vi è scampo alla sorte miserabile che è loro riservata? Che non resta loro che la flagellazione della servitù volontaria? La formidabile macchina dei media non fa che rinverdire la vecchie menzogna del decreto celeste, impenetrabile, ineluttabile laddove il folle denaro ha soppiantato gli Dei sanguinari e capricciosi del passato.
Lo scatenamento della barbarie poliziesca contro i manifestanti pacifici ha ampliamento mostrato che la legge militare è la sola cosa che funziona efficacemente. Essa confina oggi donne, uomini e bambini in quarantena. Fuori, il cimitero, dentro la televisione, la finestra aperta su un mondo chiuso! È la messa in una condizione capace di aggravare il malessere esistenziale facendo leva sulle emozioni ferite dall'angoscia, esacerbando l'acciecamento della collera impotente.
Ma anche la menzogna cede al disastro generale. La cretinizzazione di stato e populista tocca i suoi limiti. Non può negare che una esperienza è in corso. La disobbedienza civile si propaga e sogna società radicalmente nuove perché radicalmente umane. La solidarietà libera dalla loro pelle di montone individualista individui che non temono più di pensare da sé.
Il coronavirus è divenuto il rivelatore del fallimento dello Stato. Ecco quanto meno un oggetto di riflessione per le vittime del confinamento forzato. All'epoca della pubblicazione delle mie Modeste proposte agli scioperanti, alcuni amici mi hanno illustrato la difficoltà di ricorrere al rifiuto collettivo, che suggerivo, di pagare le imposte, le tasse, i prelievi fiscali. Ora, ecco che il fallimento inverato dello Stato-canaglia attesta una disintegrazione economica e sociale che rende assolutamente insolvibili le piccole e medie imprese, il commercio locale, i redditi bassi, gli agricoltori familiari e persino le professioni cosiddette liberali. Il collasso del Leviatano è riuscito a convincere più rapidamente delle nostre risoluzioni ad abbatterlo.
Il coronavirus ha fatto ancora meglio. Il blocco delle emissioni produttiviste ha diminuito la polluzione globale, esso risparmia milioni di persone da una morte messa in programma, la natura respira i delfini tornano ad amoreggiare in Sardegna, i canali di Venezia depurati dal turismo di massa ritrovano un'acqua limpida, la borsa affonda. La Spagna si risolve a nazionalizzare gli ospedali privati, come se riscoprisse la sicurezza sociale, come se allo Stato sovvenisse lo Stato sociale che ha distrutto.
Niente è acquisito, tutto comincia. L'utopia cammina ancora carponi. Lasciamo alla loro vacuità celeste i miliardi di banconote e d'idee vuote che girano in tondo sopra le nostre teste. L'importante è "curare da noi i nostri affari" lasciando che la bolla affaristica si disfi e imploda. Guardiamoci dal mancare di audacia e di fiducia in noi stessi!
Il nostro presente non è il confinamento che la sopravvivenza c'impone, è l'apertura a tutti i possibili. È sotto l'effetto del panico che lo Stato oligarchico è costretto ad adottare misure che ancora ieri decretava impossibili. È all'appello della vita e della terra da riparare che vogliamo rispondere. La quarantena è propizia alla riflessione. Il confinamento non abolisce la presenza della strada, la reinventa. Lasciatemi pensare, cum grano salis, che l'insurrezione della vita quotidiana ha virtù terapeutiche inaspettate.
17 marzo 2020
Raoul Vaneigem
[Il pezzo "Coronavirus" datato 17 marzo e apparso il 19 marzo su Lundi Matin è, come dice la redazione stessa, un'anticipazione di una raccolta di scritti di Vaneigem in via di pubblicazione sotto il titolo "L'insurrezione della vita quotidiana" per Editions Grevis https://editionsgrevis.com/]
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paoloxl · 6 years ago
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 misure legislative volute da Salvini distruggeranno gli Sprar e la buona accoglienza, produrranno migliaia di licenziamenti e consegneranno le vite di decine di migliaia di migranti nelle mani di tre multinazionali dedite solo al profitto. La rete Restiamo Umani chiama a mobilitarsi a Roma, venerdì 3 maggio, sotto la sede di una di queste: la Ors.
La Legge Salvini sulla sicurezza, con il drastico ridimensionamento del sistema SPRAR – sistema basato sull’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo e dei rifugiati in collaborazione con Comuni e organizzazioni non profit – e con la scelta di potenziare i grandi centri di accoglienza straordinaria CAS, ha aperto le porte agli “sciacalli dell’accoglienza”, grandi multinazionali straniere che stanno puntando a prendere in mano la gestione dell’accoglienza dei migranti in funzione dei propri profitti privati. Si tratta di tre holding del nord Europa: il gruppo privato svizzero ORS, la norvegese HERO e la tedesca Homecare.
Questo è ciò che emerge dal dossier “Migranti: gli sciacalli della finanza brindano a Salvini”, curato dalla rivista Valori.it e presentato lo scorso 29 gennaio alla Camera dei Deputati (Leggi il dossier).
Secondo tale dossier, la legge sicurezza voluta dal governo gialloverde sta preparando il terreno ideale per grandi gruppi come ORS, il quale, dal 2014, avrebbe generato ricavi per 99 milioni di dollari – triplicando così il fatturato del 2007 – e che ad oggi sarebbe interessato ad espandersi in Italia. Questo perché a seguito della chiusura della rotta balcanica e del ripensamento da parte di governi europei sulla gestione dell’accoglienza da parte di privati, ORS si trova in crisi in Austria come in Svizzera. Negli ultimi anni è stato infatti investito da polemiche a causa delle pessime condizioni in cui vivono le persone rinchiuse nei mega-centri. È questo un modello ricalcato sulle carceri private statunitensi, basato sulla massimizzazione dei profitti perseguita attraverso il taglio dei costi di gestione ed il sovraffollamento. Inoltre, i dati forniti da documenti ufficiali forniti dall’ANCI mostrano che una persona accolta nella struttura SPRAR costa allo Stato molto meno rispetto ad una in un CAS.
I costi per l’accoglienza, quindi, aumenteranno di molto, a tutto vantaggio di grandi multinazionali e in barba all’ipocrita slogan di Salvini “prima gli italiani”.
Nel momento in cui scoppia la guerra in Libia, determinando un ulteriore flusso migratorio, assistiamo qui in Italia a una sempre maggiore stretta repressiva nei confronti delle donne e degli uomini che cercano di arrivare nel nostro Paese, con tempi di detenzione raddoppiati atti all’identificazione delle persone recluse nei CPR e negli hotspot, drastici tagli a servizi fondamentali all’inclusione come l’insegnamento della lingua italiana e l’accesso ai servizi sanitari, senza parlare delle condizioni di confinamento e di eterna attesa cui sono destinati gli “ospiti” dei grandi centri gestiti da privati.
È necessario invece un sistema di accoglienza inclusivo, che permetta alle persone che giungono in Italia di vivere degnamente, che garantisca diritti effettivi e certi, che tuteli gli esseri umani in quanto tali. Un sistema che superi quello degli SPRAR (che hanno mostrato molte potenzialità ma anche limiti evidenti), scommettendo sulla coesistenza tra migranti e autoctoni e che supporti la piena autodeterminazione e la libertà di scelta delle persone, come ad esempio con il modello sperimentato a Riace dal sindaco Mimmo Lucano e da altre realtà, oltre i confini interni e esterni imposti dai governi europei e da un stato italiano sempre più razzista.
Per questo la Rete Restiamo Umani manifesterà venerdì 3 maggio dalle ore 17 sotto la sede legale della ORS Italia s.r.l., azienda che ha come unico obiettivo il profitto e che considera le persone migranti come oggetti cui è assegnato un valore economico da sfruttare al massimo. È da questi soggetti che dobbiamo difenderci, non dalle migliaia di migranti che chiedono aiuto perché in fuga da guerre, povertà e devastazione ambientale e cambiamenti climatici.
da DinamoPress
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retegenova · 5 years ago
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GLI ESERCENTI DEI LUNA PARK AL MIBAC: “NON CONFINATECI NELLE PERIFERIE”
Il ministro dei Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli ha ricevuto i rappresentanti di categoria dell’ANESV, associazione di categoria che rappresenta lo spettacolo viaggiante e i parchi divertimento, aprendo al dialogo e comprendendo le criticità del settore.
Roma – I rappresentanti di categoria dello spettacolo viaggiante ANESV AGIS, pezzo di storia della cultura e dello spettacolo popolare italiano hanno organizzato un tavolo di confronto alla presenza del ministro dei Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli, che ha aperto un dialogo e ascoltato le richieste degli esercenti.
«Tra difficoltà nell’esercizio dell’attività e un rapporto distante con le istituzioni – racconta Ferdinando Uga, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti – lo spettacolo viaggiante è finito ai margini delle città, con luna park storici costretti a spostarsi in periferia. Questo confinamento dai cuori pulsanti degli agglomerati cittadini non giova al settore e ai cittadini, e dopo il dialogo col ministro Alberto Bonisoli siamo più fiduciosi: ha compreso le criticità, dimostrandosi disponibile a collaborare per trovare soluzioni». Durante l’incontro col ministro, svolto nella sede del Ministero dei Beni e le Attività Culturali, i rappresentanti dell’ANESV hanno illustrato le problematiche di settore che da secoli porta spettacolo e divertimento in ogni angolo d’Italia, rivestendo un importante ruolo sociale e culturale. «Fin da subito – aggiunge Maurizio Crisanti, segretario nazionale Anesv – il ministro si è impegnato perché lo spettacolo viaggiante resti competenza del Mibac, e già questo è un ottimo segnale. Chiediamo che le istituzioni siano nostri partner nell’innovazione del settore, con una normativa al passo con i tempi: solo così possiamo garantire un futuro alle oltre cinquemila imprese e famiglie che quotidianamente regalano momenti di spensieratezza a grandi e piccini».
LE RICHIESTE DELLO SPETTACOLO VIAGGIANTE AL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI
La legge 18 marzo 1968, n. 337, che da oltre 50 anni regola l’esercizio dell’attività, è stata aggiornata negli anni solo per abrogare alcuni articoli, rendendo il testo piuttosto incompleto e inadeguato a dar seguito all’impegno dello Stato a sostenere il “consolidamento e lo sviluppo del settore”, secondo il dettato dell’articolo 1. “Consolidamento e sviluppo” due termini che necessitano di un’aggiornata interpretazione. Cosa si intende nel 2019 per consolidamento sviluppo di un settore culturale? Non solo sostegno economico, peraltro non più così efficace come fino al 2013, ma orientato a favorire i seguenti punti.
Le opportunità di lavoro e l’esercizio
La legge 337 prevede all’articolo 9 che le amministrazioni comunali individuino un elenco di aree disponibili ed emanino un regolamento di concessione, per garantire la massima trasparenza. Attualmente solo alcune centinaia di comuni italiani (su oltre ottomila), ha rispettato la norma, nonostante alcuni richiami con circolari del Ministero dell’interno. Senza un nuovo impulso normativo, i luna park sono sempre più decentrati in aree difficilmente raggiungibili senza mezzi propri. Si propone quindi una nuova stesura dell’articolo 9 con la previsione che la Prefettura possa esercitare i poteri sostitutivi previsti dalla legge 241/90 affinché i comuni deliberino l’elenco delle aree e il regolamento di concessione e le aree siano concesse direttamente ai richiedenti, evitando l’emanazione di bandi, che la legge 337 proibisce dal 1968. Il tutto nel rispetto del protocollo d’intesa tra l’ANCI, associazione dei Comuni italiani e l’ANESV.
La qualificazione professionale
Sulla professionalizzazione degli esercenti il problema è evidente. Attualmente chiunque voglia gestire un ottovolante alto 30 metri, che porta gli utenti ad oltre 100 km/h in pochi secondi, può richiedere in Comune la licenza di esercizio e ottenerla in pochi giorni, senza dover documentare il possesso di requisiti di professionalità, come invece avviene per chi si occupa di somministrazione, il commercio alimentare, installazione di impianti elettrici o caldaie. È tempo di introdurre requisiti tecnico professionali per la gestione delle attrazioni: la sicurezza è un elemento fondamentale, il più importante, nella gestione delle attrazioni. La crescita della sicurezza dei cittadini e dei lavoratori del settore deve concretizzarsi anche in forme di tirocinio e formazione, necessarie per poter gestire un’attrazione.
L’innovazione che rende sempre nuova una forma di spettacolo
Che si tratti di luna park o di parchi di divertimento, le attrazioni dello spettacolo viaggiante sono inserite in un elenco emanato con decreto di concerto tra due Ministeri, quello dei Beni e Attività Culturali e dell’Interno. La ratio dell’articolo 4 della legge 337 era quella di valutare elementi oggettivi, legati alle attività di spettacolo – come teatro di burattini, o l’arte di strada – e alle attrezzature per spettacolo e divertimento, e a un aspetto tecnico, relativo agli aspetti di sicurezza, attraverso il parere delle commissioni di vigilanza sui luoghi di spettacolo. La legge 337 aveva quindi rimesso l’approvazione definitiva delle integrazioni all’elenco delle attrazioni ad una commissione ministeriale composta dai rappresentanti di vari dicasteri, competenti sui vari aspetti dell’innovazione, alla sicurezza, alla fiscalità. L’elenco delle attrazioni non è legato soltanto alla concessione dei contributi FUS, ma è uno strumento essenziale per la gestione delle attrazioni. Esso regola gli organici dei luna park, le licenze di esercizio, il rilascio dei codici identificativi comunali e gli aspetti di sicurezza delle attrazioni.
Si tratta quindi di un vero strumento di lavoro per i comuni italiani e gli esercenti dello spettacolo viaggiante. Attualmente è poco frequente che la commissione ministeriale, che solo in questa funzione non è “consultiva”, accolga l’inserimento di nuove attrazioni esprimendo un parere che può discostarsi da quello, allegato alla istanza, espresso dalle Commissioni provinciali di vigilanza che hanno visionato e testato l’attrazione. I dinieghi incidono negativamente sul mercato e sulla possibilità per gli esercenti di presentare nei parchi attrazioni di ultima generazione o orientarsi verso forme innovative di divertimento per i cittadini. È necessario pertanto snellire le modalità di aggiornamento dell’elenco delle attrazioni e prendere atto favorevolmente dell’esistenza di nuove attività di divertimento, apprezzate dal medesimo pubblico, come ad esempio i percorsi avventura, oltre 250 le installazioni in Italia, o altre giostre e attività che presentano elementi di innovazione ma vengono semplicemente assimilate ad attrazioni inserite molti anni prima, come accaduto recentemente.
Scolarizzazione
Il documento presenta anche altre proposte di adeguamento della legge 337 del 1968, per renderla più funzionale alle esigenze attuali e garantire che l’impegno dello Stato a garantire il consolidamento e lo sviluppo del settore trovi ancora una concreta applicazione. Una riguarda la scolarizzazione dei ragazzi di famiglie con attività itineranti, ai quali la normativa scolastica impedisce di fatto di concludere gli studi o rispettare, quanto meno, i termini dell’obbligo scolastico.
Su queste tre finalità Anesv e altre associazioni categoria hanno elaborato le proposte esposte al ministro Alberto Bonisoli, riguardanti i decreti attuativi previsti dal Codice dello spettacolo. Per Anesv è necessario introdurre alcune integrazioni alla legge 337, raccolte in un documento consegnato al ministro Bonisoli.
Ufficio Stampa Anesv
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GLI ESERCENTI DEI LUNA PARK AL MIBAC: “NON CONFINATECI NELLE PERIFERIE” GLI ESERCENTI DEI LUNA PARK AL MIBAC: “NON CONFINATECI NELLE PERIFERIE” Il ministro dei Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli ha ricevuto i rappresentanti di categoria dell’ANESV, associazione di categoria che rappresenta lo spettacolo viaggiante e i parchi divertimento, aprendo al dialogo e comprendendo le criticità del settore.
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andybarton5589-blog · 6 years ago
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Desidera scegliere la lavatrice desiderata quest'anno!
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Non c'è bisogno di perdere tempo con qualcuno per svelarvi cos'è una lavatrice per indumenti e qual è la sua ispirazione, dal momento che questa macchina è stata un po' una presenza quotidiana standard per qualche decennio. Tuttavia, può essere importante conoscerne l'impegno, per evitare atteggiamenti che potrebbero danneggiare la macchina e trattarne la disponibilità.
La metodologia di lavaggio utilizzata da tutte le lavatrici è quella di inzuppare: i capi d'abbigliamento sono immersi in acqua, miscelati tardivamente con prodotti chimici e riscaldati da un blocco interno (il cliente sceglie la temperatura). Gli articoli di abbigliamento schizzati sono presentati ad un avanzamento rotazionale, atterrito dal rotatore, che si ripete nonostante nel bel mezzo del lavaggio. Le fasi possono essere diverse e dipendono dal programma scelto. Se il programma è fatto, questo consolida il prelavaggio, il riscaldamento dell'acqua, il lavaggio, il lavaggio, lo scarico e la rotazione.  migliore lavatrice qualità prezzo
I tipi di rondelle per indumenti
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In una dimensione essenziale, tutte le lavatrici per indumenti funzionano in modo comparabile. In ogni caso, questo non significa che ne esistono diversi tipi. La capacità più critica, in ogni occasione per le macchine di quartiere grado sono interessati, è l'andare con
Rondelle porta abiti impilabili frontali. E' il design straordinario, così come quello più ampiamente ricordato. La porta si trova frontalmente. I formati tipici sono 60x60x60x85. Richiedono quindi uno spazio particolare, meno in altezza quando sono tutt'intorno. 
Rondelle superiori impilabili per capi di abbigliamento. L'apertura, per questa circostanza, è posta sopra la rondella dei capi. Sono normalmente più piccole, in sicurezza hanno 45 cm su ogni lato (totale). Indipendentemente da ciò, richiedono una particolare proporzione di spazio sopra l'assemblaggio meccanico, che è imperativo per accumulare i pezzi di abbigliamento. Quest'ultimo modello è migliore solo se c'è un'eccezionale mancanza di spazio e si è costretti a posizionare la lavatrice in ambienti piuttosto stretti e sottili.
Le marche di rondelle per indumenti
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Se le realtà dimostrano che le lavatrici per indumenti, in qualsiasi occasione le sanguinanti bordo, sono rappresentate da un'impresa comparabile, ormai è un piano incredibile da scegliere inoltre soggetto al marchio. E' come tale accomodante rivedere indiscutibilmente i nomi più significativi in questa specifica area di mercato.
AEG. Immaginato in Germania nel 1887, AEG è un campione tra i più acclamati produttori di macchine a conduzione familiare. Ha un contatto diretto con la svedese Electrolux. L'offerta consolida gli aggeggi per la cucina e il lavaggio. Le lavatrici per indumenti sono le cose fondamentali per l'associazione tedesca.
Beko. Marchio turco, è il secondo maggior produttore di macchine a famiglia nucleare in Europa. Offre lavatrici per abiti con il minimo sforzo, senza comunque debilitare in qualità.
Bosch. Importante tedesca in tutto il mondo, nonostante la lavatrice per indumenti, produce diverse famiglie di macchine nucleari, congegni di controllo, parti di veicoli e prodotti termo specializzati. La lavatrice per abiti Bosch con le migliori recensioni è WAQ244IT.
Treat. Associazione italiana con sede in Brianza, è acclamata per la formazione delle cose e delle macchine della famiglia nucleare. La lavatrice per indumenti Candy più apprezzata dai clienti della struttura è la CS 1292 D 301.
Electrolux. Un generale svedese ha lavorato nella vicina sezione macchine, è stato il più grande creatore sulla terra fino al 2006. La rondella per indumenti Electrolux più importante è la EDH3898SDE.
Indesit . L'associazione italiana ha investito energia critica in dispositivi per famiglie nucleari, ma ora nelle mani di Whirpool, è tra i marchi più apprezzati nel settore delle lavatrici per indumenti. Il modello che ha più clienti soddisfatti è l'ITWA5852 W con carica sull'altro.
Samsung . L'acclamato sudcoreano in tutto il mondo è come uno dei pionieri nella realizzazione di lavatrici per indumenti. Il modello più operatore, e apprezzato dagli acquirenti, è il WF70F5E5E5U2W.
Whirlpool . Gli Stati Uniti in tutto il mondo, pioniere mondiale nell'era dei dispositivi per famiglie, offre diversi modelli. Tra questi c'è il TDLR60220 con carica sull'altro, che riconosce studi incredibilmente positivi sulla rete.
Hoover . è un marchio immaginato negli Stati Uniti nel 1908 aveva una certa attitudine nella realizzazione di dispositivi familiari e macchine per la cura dei pavimenti. Dopo varie modifiche aziendali, nel 1995 è stato acquistato dal Gruppo Candy, che ha senso di come restituire il marchio al punto di convergenza della folla. Hoover è oggi sinonimo di adeguatezza, stile e progettualità.
Hotpoint . Associazione inglese con qualche competenza nella produzione di assemblaggi meccanici di famiglia. Le macchine Hotpoint sono realizzate unendo disposizione, classe mondiale, efficienza e stile. I clienti riconoscono in particolare le buone condizioni, per esempio, l'imperatività, l'affidabilità e la convenienza.
LG . Conosciuta associazione sudcoreana nel 1947. E 'lavorato nella realizzazione di attrezzature acquirente e macchine famiglia nucleare. Si alza per l'ultimo periodo di lavatrici per indumenti e frigoriferi.
SanGiorgio . Marchio italiano considerato nel 1964, a partire da oggi parte del raduno It Wash. San Giorgio è tra i padroni italiani nell'era dei refrigeratori e delle lavatrici per capi d'abbigliamento.
Siemens . Tedesco in tutto il mondo, sorge per la sua impeccabilità meccanica, l'amore per la progressione, la qualità e la natura unfaltering della sua epoca.
Smeg . Orgoglio del Made in Italy, un marchio italiano che ha avuto la scelta di ragionare in una prospettiva globale. Smeg scambia felicemente l'energia creativa e l'avanzamento tricolore, utilizzando regolarmente diversi sforzi composti con specialisti e modellisti.
Linee guida ben ordinate per scegliere una lavatrice per indumenti
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Scegliere una lavatrice per indumenti può essere una commissione più pesante del previsto. Le realtà dimostrano che l'azione è comunemente paragonabile, tuttavia è anche evidente che gli schermi sono davvero un fattore. In modo simile alla luce del modo in cui dipendono dalla vicinanza o non presenza di parti specifiche. Qui, insomma, in sintesi, le parti da considerare per scegliere una lavatrice abiti con esecuzione straordinaria che nel frattempo, in particolare, si adattano ai vostri prerequisiti.
Spazio disponibile
A partire da ora di cui sopra, lo spazio aperto è di base per scegliere il tipo di "linea guida", che può essere impilabile dall'alto o frontale. Se lo spazio aperto è irrilevante, è opportuno accontentarsi di rondelle per capi impilabili, che sono più piccole e meno significative, altrimenti è un piano incredibile per scegliere quelle con impilatura frontale.
In ogni caso, va considerato un punto: le rondelle impilabili non richiedono molto spazio in piano, ma lo richiedono in verticale. E' quindi incredibile che l'area sopra l'assemblaggio meccanico sia libera. Nel caso in cui nella rondella dei capi siano montati scaffali o decorazioni varie, è ragionevole affidarsi a modelli con impilamento frontale.
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Uso di essenzialità
La legge comunica che ogni macchina deve avere un nome con informazioni esplicite sulla classe di essenzialità. Le classi sono supportate tutt'intorno, in modo da rendere i modelli equivalenti pagando poca personalità all'iniziazione. La classe più moderata, come tale quella che comprende le migliori riserve di imperatività, è la classe A +++++ . Questo è trainato da A +++ , A +, A +, e così via fino a D. Oggi, la maggior parte delle rondelle capi d'abbigliamento hanno uno spot con in ogni occasione l'imperatività di classe A +. Inutile dimostrare che migliore è la classe di imperatività, maggiore è la spesa.
Una tonnellata di pensiero deve essere pagata all'uso dell'essenzialità, eppure bisogna ricordare un dettaglio: i bisogni di imperatività sono, per così dire, orientati dal riscaldamento dell'acqua. A livello fondamentale, quindi, è significativo scegliere una lavatrice per abiti con una classe di imperatività di esecuzione inferiore, dotata di programmi a basse temperature.
Punto di rottura
I modelli si differenziano in modo simile per quanto riguarda il contenimento, cioè la misura dei capi d'abbigliamento che possono essere nel frattempo lavati. Questo parametro è veramente valutato in "kg". Le rondelle più piccole hanno un limite di 4 kg, quelle più grandi hanno un punto di rottura di 12 kg o più. In questi ultimi casi la stima aumenta essenzialmente. In caso di dubbio, anche con spazio obbligato, le rondelle per capi impilabili hanno punti di confinamento più umili. E' straordinario vedere macchine di questo tipo con un punto più lontano più importante di 6 kg.
La scelta dipende dai mezzi di sussistenza. Se vivete da soli e forse il vostro magazzino non è quello di cui si parla, di certo non c'è bisogno di pasticciare con una lavatrice per indumenti da 12 kg! D'altra parte, se vivete in una famiglia gigantesca e avete bisogno di lavare immediatamente gruppi di capi di abbigliamento, dovreste considerare la possibilità di ottenere un'immensa lavatrice per indumenti.
Le lavatrici per indumenti più vendute sono quelle da 6 kg se siete fino a 2 persone, 7 kg o 8 kg se dovete affrontare i problemi di una famiglia.
Velocità della spirale
Questo parametro influenza il tempo di asciugatura dei pezzi di abbigliamento. Se il rotatore è veloce, i capi d'abbigliamento lasceranno la lavatrice a tutti gli effetti asciutta e quindi sarà necessaria una piccola impresa per asciugare completamente. I modelli meno performanti sono rappresentati da diverse curve che si aggirano intorno all'800. I modelli più performanti si raddoppiano. Infatti, a più di 1.400 giri al minuto, le qualifiche diminuiranno quando tutto è detto in fatto.
Per questa circostanza, è necessario studiare le proprie autentiche esigenze. In ogni caso, è necessario ricordare le buone condizioni e le ostruzioni dei due tipi di tomahawks.
Svolta veloce
Riduzione del tempo di asciugatura
Il peso meccanico, la lavatrice degli indumenti si annichilisce rapidamente
Il peso della testa, i capi di abbigliamento probabilmente andranno a curvarsi.
Rotatore moderato
Tempo di asciugatura più lungo
Meno peso meccanico
Meno peso del tessuto
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kon-igi · 6 years ago
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LA PEGGIORE CLASSIFICA
Dunque, a dispetto delle apparenze (ahahaha... LOL) sono sempre stato una persona con problemi di autocontrollo immaginifico e terrorgenico, ragion per cui se all’inizio del mio viaggio di 5 minuti per andare a lavoro penso alla morte di una delle mie due figlie, quando parcheggio la macchina ho già passato emotivamente tutte e cinque le fasi del lutto e cammino ingobbito e frastornato per tutta la mattinata.
Per la maggior parte delle persone è vero il detto ‘Attenzione a cosa si desidera’ ma per me invece vale quello ‘Attenzione a cosa immagini’ e non c’è dubbio che quando Stephen King parla al suo Fedele Lettore del potere dell’immaginazione e della paura, senza saperlo egli sta puntando la sua penna proprio nella mia direzione.
Per carità, non pensate che io mi stia lamentando perché è molto bello e divertente evocare un Sigillo di Confinamento Demoniaco quando si passa in un corridoio con delle zone d’ombra o pensare che tutti i clienti di un negozio siano sicari pagati dal tuo peggiore nemico e immaginare chi devi abbattere per primo e con cosa.
Però la cosa presenta dei lati negativi.
Da piccolo e fino alla tarda adolescenza sono stato perseguitato da tre entità oniriche che mi hanno reso la vita un inferno (letteralmente) e quindi sarà mio grande piacere andare a condividerne il ricordo con voi, con la gradita anticipazione che tutte e tre sono state sconfitte nel più soddisfacente e migliore dei modi.
IL BABAU (dai 3 ai 6 anni)
Oooohhhh... ma che fervida immaginazione! Mi sto già cagando in mano -- mi direte sarcasticamente voi e invece il mio Babau era una roba atroce e angosciante perché non si presentava affatto come una roba gigante, ringhiante, artigliante o divorante ma come una statuetta africana di 30 o 40 cm di altezza e di forma cilindrica, più o meno così
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In qualsiasi sogno che io facessi, se mi trovavo all’interno di un edificio, a un certo punto le luci cominciavano a scemare e lui compariva stagliato contro una fioca fonte di luce e prendeva a inseguirmi inesorabilmente con aria vorace ma in maniera silenziosa e implacabile. Scappavo disperato ma quando mi voltavo a controllare dove fosse, era scomparso, nascostosi in qualche angolo buio pronto a recidermi a morsi il tendine di achille e poi azzannarmi al collo.
Un giorno, nella mia fuga senza una meta, finii in una strana stanza circolare anch’essa immersa nel buio più completo ma lì c’era qualcun’altro, anzi, un qualcosa d’altro, indefinito e insondabile ma non minaccioso.
Venni sollevato dal pavimento, in un modo forte e deciso ma in maniera opposta a quando si sogna di precipitare sul materasso e, con una sensazione decisamente molto sword&sorcery, sentii fluire dentro di me La Luce.
Fatto scendere nuovamente a terra, mi resi conto che non avevo più il minimo timore del Babau e anzi, ero tanto furioso con lui che presi io a braccarlo finché non vidi che si era rifugiato sotto al letto della mia camera. Fu un attimo strappare via il materasso, rivoltare il letto e strangolarlo con le mie mani finché non smise di agitarsi. Per sicurezza andai pure in bagno e lo tenni con mani premuto nella vasca piena d’acqua fino a che non mi svegliai, sereno come non lo ero stato da anni.
IL NERO (dai 7 ai 10 anni)
Qua la cosa era più intellettuale perché non esisteva una creatura specifica da cui fuggire ma ogni volta che andavo a letto a dormire sapevo che se avessi sognato, c’era una probabilità molto alta che comparisse La Porta.
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(sì, l'analogia con la porta nel secondo capitolo de La Torre Nera non mi sfugge)
Il sogno poteva essere un sogno qualsiasi, avventuroso, divertente o banale nella sua quotidianità ma a un certo punto sarebbe comparsa una porta (non saprei descriverla in maniera più dettagliata di così), appoggiata al nulla in mezzo a una strada, a un prato o dentro a un corridoio, e in quel momento sarebbe cominciata un’angoscia lacerante che sentivo fisicamente proprio in mezzo al petto. Dopo pochi secondi la porta si sarebbe spalancata di colpo e dietro Il Nero, un vortice risucchiante e invicibile, dal fondo innominabile del quale tutte le volte mi salvavo facendo partire un grido disperato che dal sogno mi avrebbe trasferito urlante nel mondo reale.
La Porta comparve per l’ultima volta, nel lungo corridoio di ingresso del vecchio ospedale Tabarracci di Viareggio e quando si spalancò, prima di prendere me, risucchiò con calma le decine di cadaveri che giacevano a terra e che prima di scomparire ballarono scompostamente volteggiando come marionette rotte ai comandi di non so quale nera volontà.
Anche quella volta sentii una rabbia e un furore incredibili, immensi come lo possono solo essere nei sogni, e decisi che mi sarei fatto risucchiare senza opporre resistenza.
Viaggiai allora a faccia in avanti in un tunnel di nera oscurità, finché alla fine di questo non mi ritrovai in una sala metallica e piena di luce, circondato da decine di persone con faccia e corpo coperte da strani abiti bianchi.
Eccolo! -- disse a braccia tese la più vicina a me e quando compresi che sotto il pezzo di stoffa che portava sulla bocca stava sorridendo, mi svegliai. 
Quella fu l’ultima volta che sognai La Porta e Il Nero dietro essa.
IL GETEIT CHEMOSIT (dai 16 ai 21 anni)
Qua, dopo qualche anno di relativa tranquillità, la situazione si complicò con una Risalita, il termine che allora incosciamente presi a usare per definire il tentativo di un’Entità Onirica di lacerare la barriera del sogno e di penetrare dalle Dreamland nel mondo fisico.
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I romanzi di fantascienza e di horror che divoravo, uniti alla passione per il gioco di ruolo (soprattutto Call of Cthulhu) di sicuro facilitarono questa mia terribile presa di coscienza e allora il Geteit Chemosit, che solo saltuariamente cercava di scoperchiarmi la scatola cranica coi suoi artigli ma solo nei pochi minuti di fase REM, prese forza dal mio animo inquieto per La Risalita e cominciò a presentarsi anche durante la fase ipnagogica, cioè quando i pensieri reali e coscienti di una persona che sta per addormentarsi si scompongono e diventano materiale per il sogno.
Una sera ero sdraiato nel letto e improvviamente ebbi la certezza che la creatura stesse arrivando. Prima comparvero gli artigli che si appoggiarono allo stipite della porta come in un assurdo tentativo di allargarla e poi contro la luce del corrodoio si stagliò la sagoma del demone, sottile e tremolante come per una febbre aliena, così alto che si dovette abbassare per far passare testa e spalle e muoversi a braccia tese verso di me.
Ero agghiacciato di terrore ma non così tanto da lasciare che mi aprisse la testa.
Aspettai che si chinasse su di me, sussurrando più e più volte il mio nome, e quando mi appoggiò un mano scheletrica sulla spalla, piegai entrambe le ginocchia sul petto e gli sparai una micidiale doppia pedata in faccia.
La creatura venne sbalzata dall’altro lato della stanza contro l’armadio, con un gorgoglio e un gridolino così poco demoniaci che quasi avrei definito femminili e allora capii che la Risalita era stata portata a termine ma nel mondo fisico lui era ancora troppo debole.
Era il momento giusto per relegarlo nel suo mondo. Forse l’unico.
La mano corse alla Katana appesa insieme a Shuriken e Nunchaku sopra al mio letto, un inaspettato ma graditissimo regalo di Natale da parte dei miei pacifistissimi genitori, e senza sguinarla (per fortuna ma capirete fra poco) mi buttai sulla creatura, artigliata nuovamente agli stipiti della porta per tirarsi su.
Poi per fortuna la luce venne accesa e allora capii che in caso contrario avrei avuto davvero dei problemi nel tentare di spiegare la cosa ai carabinieri.
Il primo pensiero è stato ‘Il Geteit Chemosit ha cercato di prendere possesso del suo corpo!’ ma poi la razionalità e il mio affetto filiare mi fece vedere che lì per terra, in camicia da notte e con l’impronta dei miei piedi in faccia, c’era solo mia mamma, con gli occhi esterrefatti che saettavano dalla mia faccia da guerra alla katana, per fortuna inguinata, nella mia mano destra.
Dal quel giorno il Geteit Chemosit continuò a cercare di risalire dalle Dreamland ma tentava l’incursione non più di una volta la mese, forse spaventato dalla mia reazione o forse dagli strilli d’aquila che ogni volta mia madre lanciava dal corridoio quando sentiva che mi agitavo, ben guardandosi, però, dall’entrare in camera mia o nel raggio della mia katana.
L’ultima volta che nell’estate del 1997 si presentò, dopo una lunga assenza durata anni, mi alzai dal letto, indicai mia figlia che dormiva nella culla e gli dissi ‘Prima avevo paura per me stesso, adesso vedi di temere il motivo per cui non ne ho più’.
Scomparve nelle Dreamland e mai, mai più si avvicinò al Velo del Sogno.
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telodogratis · 2 years ago
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Descalzi: "Con la fusione a confinamento magnetico avremo energia a bassissimo costo"
Descalzi: “Con la fusione a confinamento magnetico avremo energia a bassissimo costo”
AGI – Il futuro è qui: in termini energetici “il 2030 è praticamente dopodomani”, esordisce l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. E mentre si discute di sicurezza delle fonti di approvvigionamento, di cambiamento climatico e di decarbonizzazione, la svolta potrebbe essere davvero dietro l’angolo. Ci credono gli studiosi del MIT, ci credono i rappresentanti del Congresso, ci credono…
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editorialstaff2020 · 1 year ago
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Eni: La nuova energia di oggi e di domani in mostra alla MFR23
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E’ tornata dal 20 al 22 ottobre nella Capitale “Maker Faire Rome – The European Edition”, la più grande e importante fiera dell’innovazione realizzata in Europa. L’evento, promosso e organizzato dalla Camera di Commercio di Roma, accoglie ogni famiglie, giovani, appassionati, aziende e innovatori di professione per mostrare nuovi trend tecnologici e le ultime frontiere del progresso. Un appuntamento a cui non poteva manca Eni, energy tech company da sempre impegnata ad investire nel futuro e nell’innovazione. Nata originariamente come compagnia petrolifera e del gas, la società si è evoluta in un gruppo energetico integrato che oggi svolge un ruolo di primo piano nel garantire la sicurezza e la transizione energetica.
Ed è proprio questa visione integrata, concreta ed orientata alla neutralità carbonica il principio su cui Eni ha allestito i propri spazi all’interno della MFR2023.
Il gruppo, che per il decimo anno consecutivo è Main Partner della manifestazione, ha organizzato uno speciale percorso espositivo, “Forme di Energia”, che attraverso soluzioni immersive e interattive racconterà ai visitatori le proprie soluzioni innovative e le tecnologie, attuali e del futuro.
Un’idea trasformativa che guarda in più direzioni e che mette gli utenti al centro di strategie funzionali al raggiungimento della neutralità carbonica. Un approccio che Eni riassume nel principio “To Zero Together”. Prodotti, servizi e tecnologie pensati per i clienti, complementari tra loro e orientati al futuro e alla decarbonizzazione, ma in grado di ottenere già oggi risultati visibili. Tutti questi elementi sono essenziali per creare valore nel processo di transizione energetica e sono affidati ad una serie di società satellite che oggi sono l’emblema del cambiamento in atto.
Per questa Maker Faire Rome 2023 Eni ha deciso di portare in fiera tutto il suo impegno verso la transizione energetica, e trasformare il proprio approccio “To Zero Together” in un percorso di installazioni esperienziali. Attraverso isole dedicate alle sue principali unità di business, la società accompagnerà i visitatori a sperimentare in prima persona l’innovazione tecnologica e ad esplorare le “forme di energia”.
Ogni isola metterà al centro il potenziale di una serie di soluzioni per la decarbonizzazione. All’interno dell’area espositiva Plenitude, ad esempio, sarà possibile osservare e interagire con la forza che muove le turbine eoliche.
L’area Enilive racconterà al pubblico una nuova mobilità resa possibile anche dal biocarburante HVO (olio vegetale idrogenato) grazie a un modello di economia circolare, mentre all’isola Versalis i visitatori potranno scoprire di più sul riciclo meccanico e chimico delle plastiche e le differenze tra i due approcci, attraverso un’esperienza interattiva diretta.
Nello spazio di Eni R&D invece, il pubblico potrà visitare virtualmente, grazie al metaverso, i laboratori e centri di eccellenza del Gruppo.
Infine l’isola dedicata all’energia del futuro ospiterà una grande installazione rappresentante in pianta la struttura di confinamento magnetico, con al centro un modellino del Tokamak.
Al centro di tutto, un’installazione interattiva: un ledfloor circolare che permetterà di passeggiare tra le nuvole create dal movimento stesso degli ospiti e che inviterà tutti i visitatori a “guardare le cose da un’altra prospettiva”. Diventando parte attiva del cambiamento.
Link: https://www.rinnovabili.it/innovazione/mfr23-eni-percorso-esperienziale-energia-nuova/
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giancarlonicoli · 4 years ago
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29 mar 2021 09:58
“CARTABELLOTTA LE HA TOPPATE QUASI TUTTE” - “LA VERITÀ” METTE NEL MIRINO IL GASTROENTEROLOGO DELLA FONDAZIONE “GIMBE” CHE AUSPICA UN ALTRO LOCKDOWN: “QUALI BENEDETTE EVIDENZE CI SONO DEL FATTO CHE SIA MEGLIO TENERE UNA NAZIONE IN LOCKDOWN PERENNE, RACCONTANDO A CHI S'INFETTA CHE PUÒ SOLO INGOIARE TACHIPIRINA E CONTROLLARE IL SATURIMETRO? OVVERO, ASPETTARE E PREGARE? GLI STUDI SCIENTIFICI, DA LANCET ALL'UNIVERSITÀ DI EDIMBURGO, CHIARISCONO CHE IL CONFINAMENTO È INUTILE E DANNOSO”
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Alessandro Rico per “la Verità”
«Non è virologo né un epidemiologo. È un gastroenterologo quasi per caso». Lo scrive Carlo Verdelli, che ieri l' ha intervistato sul Corriere. Eppure, Nino Cartabellotta, 56 anni, origini siciliane, presidente della fondazione Gimbe, già grande castigatore della Lombardia, da gastroenterologo per caso, pretende di dimostrare che le chiusure sono necessarie. E, anzi, ne servirebbero di più: più rigorose, più estese, più durature. Come il «lockdown severo da marzo a maggio» 2020. Non ci credete?
Credeteci: c' è chi ha nostalgia degli interminabili domiciliari della primavera dell' anno scorso. La chiave delle argomentazioni è la «medicina basata sulle evidenze», cui l'analista della Trinacria ha anche intitolato il proprio istituto: Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze, sorto nel 1996 e poi trasformato, nel 2010, in una fondazione.
Per carità cristiana e onestà intellettuale, dobbiamo riconoscere che Cartabellotta, un paio di cose, le dice giuste. Primo: che la scorsa estate, mentre il ministro Roberto Speranza era occupato a scrivere il suo iellatissimo libro autocelebrativo, l' Italia ha sprecato un'occasione per eradicare il virus mediante il tracciamento. Avevamo una finestra d'opportunità per applicare il meglio della via asiatica (isolare e spezzare le catene di trasmissione), ma l'abbiamo sprecata. Secondo: che la «strategia della mitigazione», quella con i colori delle Regioni, non funziona.
Sulla Verità, ve l'abbiamo fatto vedere: con la cabina di regia che lavora su numeri vecchi anche di 16 giorni, si finisce per intervenire a babbo morto. Tanto che l'evoluzione e il decremento della curva epidemiologica appaiono affatto scollegati dal sopraggiungere delle zone rosse. Gli sprazzi di lucidità del gastroenterologo per caso, però, finiscono qua. Tutto il resto, ironia della sorte, fa venire l'acidità di stomaco.
Cartabellotta tuona: «Non è vero, anzi è gravemente falso, che bastino le terapie domiciliari o che le norme restrittive siano efficaci». E ancora: chi lo sostiene «aiuta il virus ma non il Paese». Chissà quale «medicina basata sulle evidenze» fornisce evidenze che provino che le terapie domiciliari aiutano il virus. Faccio un favore al Covid curandolo? Un paradosso che andrebbe difeso con qualche dato concreto, non solo con due slogan in croce.
Il gastroenterologo per caso, semmai, dovrebbe guardare le evidenze raccolte dai medici di base piemontesi, che nell'Alessandrino hanno ridotto del 30% le ospedalizzazioni, in un distretto sanitario che ha un indice di vecchiaia - e quindi, una quantità di potenziali pazienti a rischio - molto superiore alla media italiana. Cartabellotta dovrebbe farsi una chiacchierata con il dottor Luigi Cavanna, che con i suoi protocolli di cura ha registrato meno del 5% di malati finiti in corsia. Dovrebbe confrontarsi con il professor Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, il quale oggi, alla Verità, riferisce che con i monoclonali conta di abbattere i ricoveri dell' 85%.
Quali benedette evidenze ci sono del fatto che sia meglio tenere una nazione in lockdown perenne, raccontando a chi s' infetta che può solo ingoiare tachipirina e controllare il saturimetro? Ovvero, aspettare e pregare?
Gli studi scientifici, da Lancet all' Università di Edimburgo, chiariscono invece che il confinamento all' italiana è inutile e dannoso. A meno che l' intento del capo di Gimbe non sia un altro: dare addosso a Matteo Salvini. «Se dopo Pasqua si riaprisse tutto», minaccia infatti il dottore, «toneremmo alla casella di partenza». Questa, però, è politica. Mica «medicina basata sulle evidenze».
Peraltro, nessuno esige di riaprire tutto e fingere che il Covid non esista. Semplicemente, anziché accanirsi su attività che influiscono marginalmente sui contagi, si chiede, ove possibile, di organizzare riaperture ragionevoli. Visto che Cartabellotta rispolvera il ritornello dell'«estate fuori controllo» - e visto che sarà facilissimo servirsene per rinchiudere gli italiani anche a luglio - ci domandiamo, poi, quali evidenze dimostrino che le vacanze al mare abbiano innescato la seconda ondata.
Il saggio di Luca Ricolfi, La notte delle ninfee, indica, al contrario, come i lievi aumenti dei casi ad agosto 2020 siano stati presto riassorbiti. La crescita esponenziale di ottobre va collegata principalmente alla riapertura degli uffici e delle scuole, con il congestionamento dei mezzi pubblici. Ecco: perché Cartabellotta non si domanda a che punto sia il governo, con la messa in sicurezza di aule e trasporti? Non saremo mica rimasti ai banchi a rotelle e ai finestrini aperti sugli scuolabus?
D' altra parte, lui, proprio sulla seconda ondata, aveva preso un buco clamoroso.
Il primo ottobre 2020, vaticinava: lo «tsunami» della prima fase «non dovremmo più riviverlo, perché la curva dei contagi è monitorata. È impossibile ipotizzare una seconda ondata come la prima». Toh: giusto in quella decade di ottobre, le infezioni avrebbero ripreso a cavalcare. Sempre Cartabellotta assicurava: «A Natale, 10.000 in ospedale, cifra gestibile».
Sappiamo com' è finita. Ma il medico delle evidenze, anziché ammettere di aver toppato, a novembre se la prendeva con chi non aveva previsto «l' arrivo di altri guai». Già: tipo lui stesso? A inizio dicembre, il nostro aruspice intravedeva il pericolo di una terza ondata a gennaio. Un mese dopo, spostava l' asticella un po' più in là: «Il rischio è che la terza ondata si innesti nella fase discendente della seconda». Un altro fiasco. Allora, Cartabellotta ci ha riprovato a inizio marzo: «L' incremento del 33% dei nuovi casi segna l' inizio della terza ondata». E, soprattutto, segna il terzo tentativo di sfornare una previsione corretta. Finalmente. Perché il gastroenterologo per caso, ogni tanto, ne azzecca una. Per caso.
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