#sistema americano
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Perché sogno un'Unione Europea simile alla "vecchia America"?
Perché io sogno un Unione Europea stile “vecchia America”? Semplice, perché in oltre duecento anni della loro storia gli #USA non hanno mai rivaleggiato o tentato di invadere ed occupare altri stati come accade nel nostro vecchio continente… Perché ogni Stato, pur essendo uno stato a sé è unito con una sola moneta: il #dollaro. Perché per me il sistema americano rappresenta una forma perfetta…
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#AngeliKaMente#cooperazione#democrazia#differenze culturali#egoismo politico#europa#federalismo#futuro dell&039;Europa#ideale democratico#ignoranza politica#integrazione europea#moneta unica#opportunismo#politica#populismo#sistema americano#social media#sogno europeo#solidarietà#stati uniti#unione europea#unità nazionale#visione di lungo termine
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O filtro de barro
Os filtros de barro estão presentes em muitas casas brasileiras, e de acordo com pesquisas realizadas por cientistas norte-americanos, e publicadas no livro “The Drinking Water Book”, de Colin Ingram, nossos filtros têm, provavelmente, o melhor sistema de purificação de água do mundo. Luiza Fletcher – Fundaj. 08 ago 2018 Os filtros de barro já foram testados por cientistas de várias…
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La macchina perfetta di Sean Black: La lotta di un uomo per la sua umanità. Recensione di Alessandria today
Il primo capitolo della serie di Byron Tibor di Sean Black, tra azione e introspezione
Il primo capitolo della serie di Byron Tibor di Sean Black, tra azione e introspezione La macchina perfetta, primo volume della serie Byron Tibor di Sean Black, è un thriller psicologico e d’azione che esplora il lato oscuro della guerra e il trauma che lascia nei sopravvissuti. Byron Tibor è un reduce tormentato dai fantasmi del passato e desideroso solo di tornare a casa dalla donna che ama.…
#Viaggio interiore#Afghanistan#Alessandria today#Azione#Byron Tibor#conflitto personale#fantasma del passato#Google News#governo americano#Guerra#International Thriller Writers Award#introspezione#introspezione psicologica#italianewsmedia.com#La macchina perfetta#Las Vegas#libro premiato#lotta contro il sistema.#Lotta interiore#narrativa anglosassone#narrativa contemporanea#narrativa psicologica#New York#Pier Carlo Lava#protagonista complesso#reduce di guerra#Romanzo d&039;azione#romanzo drammatico#romanzo emozionante#romanzo noir
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[...] In sintesi, nell’incontro del 29 marzo 2022 a Istambul, russi e ucraini erano sul punto di raggiungere un compromesso con un testo redatto dagli ucraini e accettato provvisoriamente dai russi come possibile base di un accordo: nel testo era previsto che Kiev avrebbe rinunciato all’adesione alla NATO, diventando uno Stato permanentemente neutrale e senza armi nucleari. Malgrado la neutralità, l’Ucraina avrebbe potuto avvicinarsi alla Ue, in quanto non erano previsti divieti espliciti al suo ingresso nell’Unione. Inoltre, le due parti si sarebbero impegnate a risolvere pacificamente la disputa sulla Crimea nei successivi quindici anni. I garanti dell’intesa sarebbero stati i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (inclusa la Russia) insieme a Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia. Tuttavia, secondo le dichiarazioni di Victoria Nuland, quell’accordo non vide la luce a causa delle ingerenze statunitensi e britanniche: «In quel periodo l’Ucraina ci avevo chiesto suggerimenti sull’andamento di queste trattative. E divenne chiaro per noi, così come per i britannici, che le principali condizioni poste da Putin erano inserite in un allegato a questo documento e includevano limiti a precisi tipi di sistema di armamenti che l’Ucraina avrebbe dovuto avere dopo l’accordo. Questo avrebbe sostanzialmente ucciso le forze armate ucraine», ha dichiarato la diplomatica americana in un’intervista. La questione ruoterebbe, dunque, intorno alle strategie occidentali per l’Ucraina. La Nuland è nota per avere in passato preso parte ad azioni che hanno destabilizzato la politica ucraina, in particolare con la “rivoluzione di Maidan” del 2014, quando era assistente del Segretario di Stato per gli affari europei e eurasiatici. Allora, Nuland aveva fatto pressione sull’ex presidente ucraino Viktor Janukovic perché accettasse un accordo di libero scambio con l’UE; successivamente è stata fotografata in piazza Maidan durante i disordini del 2014 mentre distribuiva del cibo ai manifestanti. In seguito al golpe che ha portato alla cacciata di Janukovic, inoltre, è diventata virale la registrazione di una telefonata in cui la diplomatica americana parlava con l’ambasciatore USA a Kiev circa chi avrebbe dovuto sostituire Janukovic tra i rappresentanti dell’opposizione: alla dichiarazione dell’ambasciatore, secondo cui sul punto avrebbero dovuto consultare anche i capi europei, la Nuland rispose con la celebre frase “fuck the UE” (“l’UE si fotta”), cosa che ha suscitato l’imbarazzo dimesso delle cancellerie europee. Moglie del politologo neoconservatore Robert Kagan, cofondatore del Progetto per un nuovo secolo americano (Project for the New American Century), è membro del Council on Foreign Relations, la Nuland è considerata un falco antirusso, protagonista delle vicende che hanno preceduto i disordini di Maidan e presente a Kiev in quegli stessi giorni, ben informata sul quadro geopolitico eurasiatico e russo in particolare. Le sue ultime dichiarazioni rivelano le determinanti influenze di Washington e Londra nel sabotare le trattative del 2022, così come i preponderanti interessi che la sfera anglo-americana ha in Ucraina, smentendo allo stesso tempo l’ipotesi che a far fallire i negoziati siano stati i crimini di guerra russi, in molti casi smentiti da indagini e testimonianze successive. Sebbene la stampa occidentale continui a negare che l’Occidente abbia avuto un ruolo nell’influenzare i negoziati, le affermazioni della Nuland sembrerebbero suggerire che USA e Gran Bretagna non abbiano voluto un’Ucraina neutrale, scegliendo piuttosto di continuare a utilizzare il Paese est europeo come “bastione” antirusso.
L’ex segretario di Stato USA rivela come Washington ha sabotato gli accordi tra Russia e Ucraina
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" In fondo, il nostro problema intellettuale è che noi amiamo l’America. Gli Stati Uniti sono stati uno di quei paesi che hanno sconfitto il nazismo, ci hanno mostrato la strada da seguire per la prosperità e la distensione. Se vogliamo accettare pienamente l’idea che oggi stiano tracciando la strada che porta alla povertà e all’atomizzazione sociale, è indispensabile ricorrere al concetto di nichilismo. Quanto alle ragioni tecniche, un’altra cosa che mi spinge a utilizzare questo concetto è la constatazione che i valori e il comportamento della società americana sono oggi profondamente negativi. Come per il nichilismo tedesco […], questa negatività è il prodotto di una decomposizione del protestantesimo, solo che non si verifica allo stesso stadio.
Il nazismo apparve nella sua prima fase dopo che, tra il 1880 e il 1930, il protestantesimo ebbe cessato di essere una religione attiva. Il nazismo corrisponde a un’esplosione di disperazione durante la sua fase zombi, a un’epoca in cui i valori protestanti, positivi e negativi, continuavano a persistere nonostante il venir meno della pratica religiosa. La fase zombi del protestantesimo americano è stata complessivamente positiva. In linea di massima va dalla presidenza di Roosevelt a quella di Eisenhower, e ha visto la nascita dello Stato sociale, delle università che assicurano un insegnamento esteso a tutti e di qualità e il diffondersi di una cultura ottimistica che ha conquistato il mondo. Questa America aveva recuperato i valori positivi del protestantesimo (alto livello di istruzione, egalitarismo tra i bianchi) e stava cercando di liberarsi dei suoi valori negativi (razzismo, puritanesimo). La crisi attuale corrisponde, viceversa, all’approdo allo stadio zero del protestantesimo. Ciò ci consente di comprendere al contempo sia il fenomeno Trump che la politica estera di Biden, tanto il deterioramento interno quanto la megalomania esterna, come pure le violenze che il sistema americano esercita sui propri cittadini e su quelli degli altri paesi. La dinamica tedesca degli anni Trenta e la dinamica americana attuale hanno in comune il fatto di essere animate dal vuoto. In entrambi i casi, la vita politica funziona senza valori, non essendo che un movimento tendente alla violenza. Rauschning definiva il nazismo non diversamente da ciò. Prima di abbandonarlo, fu membro del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP): questo conservatore, per così dire “normale”, non poteva tollerare la violenza gratuita. Nell’America di oggi vedo un pericoloso vuoto di pensiero e di idee, condito dall’ossessione per il denaro e il potere, i quali non possono essere in sé dei fini, dei valori. Questo vuoto conduce all’autodistruzione, al militarismo, a una negatività endemica: in sostanza, al nichilismo. "
Emmanuel Todd, La sconfitta dell'Occidente, traduzione di Alessandro Ciappa e Michele Zurlo, Fazi Editore, 2024.
[Edizione originale: La Défaite de l'Occident, Paris, Gallimard, janvier 2024]
#Emmanuel Todd#La sconfitta dell'Occidente#Alessandro Ciappa#Michele Zurlo#Storia contemporanea#Stati Uniti d'America#Donald Trump#Joe Biden#politica americana#geopolitica#relazioni internazionali#letture#leggere#libri#nichilismo#progresso#sviluppo#democrazia#libertà#civiltà occidentale#Hermann Rauschning#protestantesimo#intellettuali europei#Franklin Delano Roosevelt#Stato sociale#welfare state#warfare#razzismo#puritanesimo#saggi
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La causa palestinese è sacrosanta.
Tuttavia vorrei fare una domanda agli studenti scesi in piazza oggi: com'è che se si parla di sovranità palestinese siete d'accordo ma se si parla di sovranità italiana strillate al fascismo?
Ovvio che le situazioni siano diverse, tuttavia ci sono mille modi di perdere la propria sovranità: con le bombe, con i carri armati, con i golpe finanziari, con i vincoli esterni. Un popolo sovrano è libero di autodeterminarsi, altrimenti è uno schiavo.
Il problema, cari ragazzi, è che finché non sventolerete il tricolore in quelle piazze e continuerete ad annacquare una giusta battaglia in un mare di schwa, asterischi e boiate woke, resterete sempre utili idioti del sistema. Oltre che una perfetta emanazione di quell'imperialismo americano che dite di odiare.
Matteo Brandi
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Vi racconto una cosa di Twitter.
Almeno di quando ci lavoravo, anche se non penso che le cose siano cambiate. Non potrei farlo per via di una questione contrattuale, non potrei neanche dire che ho lavorato su twitter per contratto, comunque. C'è, o c'era ma vi ripeto certe cose non cambiano, una policy che si chiama 'gloryfication of violence' dove chi inneggia ad una qualsiasi violenza facendola passare come una cosa buona va punito, di solito cancellando il tweet ma se è a livello profilo anche il profilo va eliminato, per esempio se io scrivo che il baffetto stava facendo una cosa buona con gli ebrei cado in questa policy. Però mi capitò un caso dove la polizia, americana, uccise un tizio perché gli aveva tirato una molotov nella macchina e il tweet recitava tipo "hanno fatto bene ad ucciderlo sto tizio", levando il fatto che mi sono beccato un errore (ma questo è un altro discorso) e che l'analista mi fece rileggere a voce alta alcuni punti della policy, fastidio, tale policy non è applicabile "alle violenze che la polizia perpreta sui civili", al che ho fatto notare all'analista che non è una cosa buona perché così facendo, cioè lasciando le malefatte dei poliziotti sulla piattaforma si istiga all'odio verso la pula, l'analista era d'accordo con me ma siccome il lavoro era quello di seguire le policy mi sono beccato sto errore e sono dovuto stare zitto nonostante sia una cosa assurda. Questo perché come vi ho già detto in passato la piattaforma, come anche le altre made in usa, sono soggette al volere del governo americano, se il governo ti dice che devi seguire una linea tu lo fai se no ti fanno chiudere. Perché vi racconto sta cosa? Perché oggi ho letto un articolo su Ansa che parla di un assalto da parte di ragazzi ad una macchina della polizia, nel giornalino c'è scritto bene e diverse volte 'antagonisti', ma anche anarchici dei centri sociali, che c'azzecca?, perché nell'articolo si dice che non è tollerabile, perché manganellare dei ragazzi inermi è tollerabile? Poi c'è anche scritto che la dirigente di Pisa la spostano a Pescara, un pò come fa la chiesa con i preti pedofili invece di punirli li sospende per un pò e li sposta in un'altra chiesa, così si allarga il danno. Questa è una deriva regalataci dagli amici yankee? Oppure è solo emulazione da parte del governo attuale verso un sistema che fa gola per via del nazi/fascio che hanno intriso dentro? Sempre gli americani ah! Stiamo andando in quella direzione, o come negli stati uniti, dove poliziotti razzisti picchiano i ragazzini di colore malamente? Visto un video sempre su twitter per lavoro e ho dovuto lasciarlo perché non potevo cancellarlo grazie alla policy sopracitata, quindi le forze dell'ordine saranno usati sempre più per punire comportamenti che non piacciono al governo? Portandoli così ad essere odiati e di conseguenza quando succede qualcosa non li chiami perché potrebbero prendersela con te che in realtà ne hai bisogno. Sempre perché il governo attuale ha bisogno di cani rabbiosi, proprio come gli americani hanno bisogno che i sudditi siano cattivi e seguano una linea che porta al disordine e al caos.
Tutto questo accade dopo le dichiarazioni di ursula sul riarmo europeo, sulla guerra, sulle questioni spinose che in questo momento il vecchio continente sta affrontando, sempre grazie ai nostri alleati tossici. Qualcuno dice che sono mosse politiche pre elezioni, può essere, secondo me Ursula sta cercando di prendersi il posto dello stoltonberg a capo della NATO, quindi deve dimostrare di essere in linea con quegli psicopatici paranoici, perché io che sono europeo, come tutti voi, non la volevo questa guerra, non avrei mai voluto una guerra se pur per procura, non è la nostra guerra, se gli stati uniti vogliono distruggere la russia che vadano loro dalla parte dell'Alaska e non vengano qua a rompere i coglioni a noi che abbiamo già da doverci difendere da politici inutili che minano la nostra società. Nessuno vuole che l'Europa sia libera e indipendente per il fatto che una superpotenza con un grande passato e un futuro roseo potrebbe creare problemi a livello mondiale, quindi gli amichetti yankee non potrebbero fare le loro merdate in giro per il mondo, ma direi che è anche ora di levarci di torno sti adolescenti bulli che sanno solo roteare le loro pistole.
Mi fermo qua, perché potrei anche andare all'infinito e ho tante cose da fare oggi.
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Corte penale, l’autogol di Kiev e il doppio standard del diritto
Luigi Daniele
Ucraina/Russia. Zelenksy chiede l’adesione allo Statuto di Roma ma invoca l’articolo 124: nessuna indagine nei prossimi sette anni. A restare fuori, però, non sarebbero solo eventuali crimini ucraini: “via libera” anche a quelli russi commessi sul territorio del paese invaso. Torna l’idea di regole internazionali à la carte, buone solo quando servono contro i nemici
Nel 1945 il giudice che avrebbe servito come procuratore capo americano a Norimberga, Robert Jackson, criticando i profili di «giustizia dei vincitori» che le giurisdizioni penali internazionali avrebbero mantenuto da allora per molti decenni, dichiarò alla Conferenza di Londra: «Non possiamo codificare norme penali contro gli altri che non saremmo disposti a vedere invocate contro di noi».
Sembra questa, al contrario, la scelta del governo Zelensky, che ha ottenuto ieri dalla Verchovna Rada l’approvazione della propria proposta di legge di ratifica dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (Cpi). La legge contiene l’invocazione dell’articolo 124 dello Statuto, che stabilisce che «uno Stato che diviene parte al presente Statuto può, nei sette anni successivi all’entrata in vigore dello Statuto nei suoi confronti, dichiarare di non accettare la competenza della Corte per quanto riguarda la categoria di reati di cui all’articolo 8 quando sia allegato che un reato è stato commesso sul suo territorio o da suoi cittadini».
LA PROCURA della Cpi, giova ricordarlo, dal 2022 ha considerato la situazione in Ucraina una priorità assoluta, stanziando la più alta cifra del proprio budget (4,5 miliardi di euro) per le indagini, assegnandovi 42 investigatori, organizzando numerose visite in situ del procuratore e aprendo un country office nel paese. Un paese, però, che non aveva mai ratificato lo Statuto, essendosi limitato a una dichiarazione ad hoc di accettazione della giurisdizione della Corte sul proprio territorio e sui propri cittadini nel 2014 e nel 2015 (una sorta di invocazione di intervento della Cpi consentita anche agli stati che non ratificano il suo trattato istitutivo).
L’Ucraina si è trovata nella singolare posizione di essere al vertice delle priorità della Corte, pur non essendo uno Stato parte. La richiesta di aderire al sistema Cpi ridimensiona questa anomalia, aggiungendone però una ancor più stridente: l’invocazione della clausola dell’articolo 124, ovvero una richiesta di temporanea immunità per crimini internazionali eventualmente commessi da propri cittadini o, problematicamente, sul proprio territorio.
Relitto dei compromessi del 1998, anno in cui lo Statuto istitutivo della Corte fu approvato, l’introduzione dell’articolo 124 fu voluta dalla Francia, che minacciava di non firmare se non fosse stata inserita questa clausola, funzionale a tenere il proprio territorio e i propri cittadini «al riparo» dalla giurisdizione della Corte per sette anni dall’adesione.
L’articolo 124 apparì subito così contrario allo spirito dello Statuto che fu immediatamente destinato (come specificato nell’articolo stesso) a essere emendato nella prima conferenza di revisione del trattato. Nel 2015, quindi, l’Assemblea degli stati parte ha approvato un emendamento di cancellazione dell’articolo, che entrerà in vigore se sostenuto dai sette ottavi degli stati parte (tra quelli che hanno già acconsentito alla cancellazione figura la stessa Francia).
Nella speranza di mettere al riparo propri cittadini da possibili responsabilità per crimini di guerra, quindi, Kiev ha optato per la clausola in via di cancellazione. Tuttavia, anche se accettata, la clausola non potrebbe essere applicata retroattivamente.
QUELLO dell’Ucraina potrebbe rivelarsi un clamoroso autogol: se l’articolo 124 fosse applicato, non escluderebbe solo la giurisdizione della Corte su possibili crimini di guerra commessi da cittadini ucraini, ma anche su crimini di guerra commessi su suolo ucraino, inclusi quelli contestati alla leadership e alle forze russe. L’articolo parla di crimini di cui sono sospettati cittadini dello Stato e di crimini la cui commissione è sospettata sul territorio dello stato. È indubbio che i crimini di guerra contestati a Putin, Lvova-Belova e ai comandanti delle forze russe rientrino in tale categoria.
Le implicazioni di questo tentativo, tuttavia, non si limitano ai gravi rischi di effetti controproducenti per il diritto alla giustizia delle stesse vittime ucraine. Segnalano, più profondamente, una riproduzione dell’approccio tipico degli Stati uniti al diritto internazionale penale: ci si indigna per i barbarici crimini internazionali dei nemici, proclamando a reti unificate la necessità morale della loro punizione, mentre si mantiene in vigore nella propria legislazione la cd. «Legge di Invasione dell’Aja», che autorizza all’uso della forza armata per liberare cittadini americani o di stati alleati imputati di crimini internazionali e in custodia della Corte.
Persino le norme più elementari di diritto internazionale, ovvero quelle funzionali alla prevenzione e punizioni dei crimini di massa (e di Stato) si dichiarano senza infingimenti buone solo per i nemici e simultaneamente inapplicabili a se stessi.
TRAMONTA così il nucleo di tre secoli di sviluppo della tradizione giuridica illuministico-liberale, cardine dei modelli democratici di giustizia penale, che esigono che sia il tipo di condotta, con il danno sociale che produce e non il tipo di autore, a essere al centro dell’attenzione dei codici penali e delle istituzioni punitive. Al contrario, l’enfasi sui tipi di autore – identificati di volta in volta come nemici «della razza», «della patria» o «della rivoluzione» – fu il tratto distintivo dei modelli punitivi delle esperienze autoritarie e totalitarie.
È un paradosso degno del regresso a cui la guerra ci condanna che siano proprio le forze che si proclamano a difesa delle democrazie a formalizzare e istituzionalizzare nuovi modelli di diritto del nemico, che globalizzano l’etica della diseguaglianza di fronte alla legge e forgiano politiche internazionali che riducono il diritto a strumento di guerra ibrida.
Il nemico totale, la guerra e il diritto del nemico totale sono stati i motori della distruzione della democrazia nel Novecento. Piaccia o meno, è solo l’ultimo a mancare all’appello nell’attuale discorso dominante delle democrazie occidentali. Guerra e democrazia, è una legge della storia, si combattono sempre, spesso all’ultimo sangue. Caduto il bastione dell’eguaglianza di fronte alla legge, anche crimini internazionali e genocidi potranno essere crimini buoni e giusti, purché a commetterli sia la nostra tribù, la tribù delle democrazie.
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LA VIDA FAMILIAR DE JAVI (Javier Peña x Lectora/Reader)
English description below!
Pareja: Javier Peña x Lectora femenina (f!reader) No uso de y/n
Resumen: La vida junto a Javi tiene sus altas y sus bajas. Amas cada momento que compartes con él, aunque al salir a trabajar cada mañana, te preguntas si será la última vez que lo verás con vida.
Advertencias: Angustia. Menciones de violencia típica de la serie. Descripciones de heridas, sangre y suturas. Descripciones de maternidad, amamantar y cuidado de bebés.
# de palabras: 2967
N/A: Hola! Este es la primera historia que publico en Tumblr. Es sencilla, pero pronto traeré más contenido. Sé que la comunidad hispanohablante es pequeña en esta plataforma, pero espero encontrar apoyo! Jajaja Una disculpa si tiene errores, no está revisado aún🥺 lo actualizaré una vez que haga proofreading!
English isn’t my first language, although I’m a linguistic and translator student hahaha so I’m going to post my stories in English too, when I get more confident!
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En tan solo cuatro semanas, mi vida había experimentado el cambio más maravilloso. Mi mundo se había transformado en pañales, amamantar, conjuntos diminutos de ropa y ese dulce olor a bebé que me brindaba calma en las interminables noches sin dormir. Dar a luz a mi primer hijo me había enseñado un tipo de amor tan intenso y único, diferente a cualquier otro que hubiera experimentado. Mi pequeño bebé, mi niño y el amor de mi vida: Javier Samuel Peña. O simplemente Sam, para evitar confusiones con su padre.
El embarazo no había sido algo planeado... Bueno, al menos no exactamente de la manera en que sucedió. Javi y yo nos casamos en el consulado americano un lunes por la mañana. No hubo una gran fiesta con nuestros seres queridos, ni un hermoso vestido blanco ni docenas de flores decorando los pasillos de una iglesia. Simplemente, Javi avisó en su trabajo que no iría ese día, los Murphy fueron nuestros testigos e invitados únicos, y nuestra luna de miel duró una noche en nuestro departamento.
La boda se aceleró debido a la preocupación de Javier de que, si algo le pasaba en el trabajo, yo no quedara desamparada y tuviera los mismos derechos que su padre para acceder a beneficios legales y su seguro de vida. Aunque me rompía el corazón que Javi pensara de esa manera tan fría acerca de su propia vida, yo era la novia más feliz. Javier y yo nos amábamos y teníamos una relación estable, llena de amor y respeto. No había otra persona en el mundo con la que quisiera estar en una oficina gubernamental, mirándonos a los ojos y jurándonos amor eterno.
Nuestro plan original era regresar a Texas, al rancho de su padre, después de derrotar al cartel de Medellín. Allí planearíamos rápidamente la boda en la iglesia y la fiesta. Luego vendrían los hijos. Todo debería haber sucedido cuando estuviéramos seguros, en paz y establecidos. Sin embargo, apenas tres meses después de nuestra boda improvisada, las náuseas matutinas comenzaron a aparecer y fue cuando Javi insistió en llevarme al hospital después de que casi me desmayara mientras hacíamos las compras en el supermercado, que nos enteramos de que seríamos padres. Atribuimos el incidente a un preservativo roto del que no nos dimos cuenta en el momento. La primera semana fue complicada, ambos estábamos estresados y en shock por la noticia. Una mañana, discutimos por algo tan insignificante que ni siquiera recuerdo qué era, y Javi se marchó al trabajo sin despedirse. Yo me quedé llorando en casa, preocupada por todo lo que implicaba tener un bebé y muy sensible debido a las hormonas en mi sistema. Sin embargo, esa noche Javi regresó a casa con un hermoso ramo de flores y un bote de mi helado favorito.
—Todo estará bien, preciosa —me prometió entre besos, después de que hubiéramos asumido nuestra nueva vida y aceptado que las cosas no siempre salen como las planeamos.
—Tengo miedo, Javi —mi confesión abarcaba muchos aspectos: la maternidad, los riesgos del trabajo de Javi, el dinero, vivir bajo un techo que ni siquiera era nuestro, lejos de nuestras tierras natales, los cambios que sufriría mi cuerpo...
Pero en el momento en que Javi me miró a los ojos, pude olvidarme por un instante de todo lo negativo y centrarme en la bendición que era este bebé. Y, Dios, deseaba con todas mis fuerzas que nuestro pequeño o pequeña tuviera sus cálidos ojos.
Y así fue. Sam llegó al mundo con un fuerte llanto, con los mismos grandes ojos café oscuro de su padre, que curioseaban el mundo y buscaban consuelo en nosotros. No podía dejar de mirarlo, maravillada por la capacidad de mi cuerpo para crear un ser humano que fuera una copia exacta del hombre que amaba. Javi era un padre siempre presente, que asumía su rol al cien por ciento. Cambiaba pañales, lo bañábamos juntos, se encargaba de cuidarlo para que yo pudiera dormir y mientras yo lo amamantaba, él se ocupaba de algunas tareas domésticas.
Por supuesto, no todos los días eran perfectos, sobre todo porque pasaba la mayor parte del día sola en casa mientras Javier, mi esposo, arriesgaba su vida en las calles de Colombia, luchando por hacer de este mundo un lugar mejor para nosotros. Últimamente no podía evitar llorar cada vez que lo veía salir por la puerta por la mañana, preguntándome si sería la última vez que lo vería, que sentiría sus labios sobre los míos y le daría un beso en la frente a nuestro hijo. Nunca dejaba que me viera llorar, así que esperaba a que su camioneta saliera de la cochera antes de permitirme soltar una lágrima. Javi ya tenía suficiente preocupándose por nosotros al vivir con nuestro recién nacido en un país sumido en la inseguridad y con el estrés diario de las interminables horas esperando lograr un avance en el caso de Escobar.
Cuándo Sam nació, me permití encerrarme en una burbuja en la que sólo éramos nosotros tres. A Javier se le concedieron dos semanas de licencia de paternidad, por lo que pasamos quince días encerrados en casa, acurrucados en la cama, descubriendo el mundo de los bebés y comenzando nuestra pequeña familia de tres.
Sin embargo, Javier, un hombre acostumbrado a la adrenalina y tan comprometido con su profesión, regresó pronto a trabajar y fue ahí cuando la realidad me golpeó. Él podría despertar un día, cambiarle el pañal a Sam, desayunar conmigo e irse a trabajar, y esa sería la última vez que lo vería con vida.
Era difícil para mi estar en el silencio de la casa, ver a nuestro bebé dormir o tratar de comer algo, cuándo vivía con la paranoica idea de que un día Steve tocaría a la puerta para darme la peor noticia. No podía imaginar una vida sin Javier Peña, una vida sin que mi hijo tuviera a su padre para aconsejarlo y jugar con él.
Hoy era uno de esos días en los que sentía un gran peso en el pecho. Me sentía muy sensible, lloraba con lágrimas silenciosas mientras miraba a Sam comer de mi pecho. Apenas había comido un par de bocados, mirando el reloj esperando la hora en la que Javi cruzara la puerta.
Cuando empezaba a oscurecer y la lluvia caía intensamente, el sonido de los relámpagos a lo lejos logró calmar mi mente. Decidí ir a la habitación y acostarme junto a Sam, con la esperanza de lograr conciliar un breve momento de sueño al mismo tiempo que el lo hacía.
•••
—Shit...
Escuché a Javi sisear después de que el estruendoso sonido de un vaso de vidrio estrellandose en el suelo me despertó abruptamente. Con el corazón acelerado por el susto, miré a Sam para comprobar que no se hubiera despertado. Mi pequeño se quejó un poco, pero lo calmé con una suave canción y se quedó dormido nuevamente. Lo acomodé en su cuna junto a la cama y salí a recibir a Javi.
El reloj de la cocina marcaba la una de la madrugada. Lo que significaba que yo había dormido cinco horas, y Javi había llegado tres horas más tarde de lo habitual. Bueno, no es como si él llegando tarde fuera algo raro. Se suponía que su hora de salida de la oficina era a las 10 de la noche, pero si se presentaba la oportunidad de una redada de emergencia o el papeleo de un reporte se volvía tedioso, Javier podía llegar a casa incluso hasta la mañana siguiente, sólo para bañarse, apenas dormir una hora o dos y regresar nuevamente a la DEA.
—¿Javi? — le llamé cuándo lo vi de espaldas y fue entonces cuándo me percaté que algo no andaba bien...
Javi intentaba doblarse sobre si mismo para recoger los pedazos de vidrio esparcidos por el suelo, pero con cada movimiento su rostro se contorcionaba en muecas de dolor mientras se sujetaba un costado de su torso. Un golpe de angustia me pegó en el estómago, impulsándome por instinto hacía él para socorrerlo.
Javi intentó alejarme de los vidrios para evitar que me cortara, pero nada podía evitar que lo alcanzara.
—¿Que te pasó? — inquirí al tiempo que trataba de hacerlo quitarse la mano del costado, pero me lo estaba poniendo difícil — ¿Que pasó? — repetí.
—Nada, amor, don't you worry — me aseguró, pero su tono de voz cansado y con un toque adolorido me decía todo lo contrario.
—Javier, por favor quita la mano — pedí en un tono más serio y después de escucharlo gruñir con inconformidad, me dejó mirar bajo su camisa.
Llevaba una venda amarrada en la cintura y en un punto de su costado las gasas habían adquirido el tono escarlata de la sangre. El peso de mi propia alma cayó en mi estómago, impactada por la imagen. Mis ojos ardían con lágrimas que se negaban a caer, pero un jadeo de sorpresa escapó de mis labios. Mis manos temblaban mientras intentaba procesar lo que estaba viendo y buscaba encontrar la voz para preguntarle de la manera más calmada posible qué había sucedido. Sin embargo, no lograba articular palabras y las lágrimas finalmente comenzaron a rodar por mis mejillas.
En ese momento, Javier tomó mis manos con la delicadeza y firmeza que solo él sabe transmitir.
—Hey, no pasa nada. Estoy bien — me aseguró, pero las voces angustiadas en mi cabeza no dejaban de murmurar: "Tenías razón al preocuparte por él, este trabajo acabará con su vida", mientras que otra voz me decía: "Deja de llorar, tiene suficiente estrés en el trabajo como para llegar a casa con su esposa hormonal". Pero, simplemente, no podía contenerme.
—Amor, vamos a la habitación — susurró en tono suave, tratando de transmitir calma y minimizar la situación. Pero sus movimientos lentos y cuidados revelaban el dolor que le causaba su herida. No pudo ocultar la mueca de dolor al sentarse en la cama, dejando en claro cuánto le dolía cada movimiento.
Mi corazón se encogió al verlo así. Le pedí que se quitara la camisa para poder cambiarle las vendas. Mis emociones se mezclaban: preocupación, miedo y una sensación abrumadora de querer protegerlo de todo y de todos. Quería meterlo a él y a Sam en una cajita a prueba de todo lo malo en este mundo y conservarlos ahí para siempre. Pero sabía que eso era imposible.
Me dirigí al baño y tomé la caja de primeros auxilios, buscando todo lo necesario para tratar su herida.
Al regresar a la habitación, lo encontré sin camisa, sentado en la cama, con su mirada fija en nuestro bebé, que dormía plácidamente. La escena contrastaba la ternura del sueño de Sammy con la realidad del dolor físico y el estrés que Javi estaba soportando. Podía verlo en sus ojos: esa inocencia perdida tras años de trabajar en un rubro lleno de violencia, sangre y armas. El peso de querer cambiar el mundo para que sea mejor y tener que enfrentarte a los demonios que lo acechan cara a cara.
—Es tan pequeñito — murmuró Javi con una sonrisa tierna en su rostro, mientras extendía su brazo con cuidado hacia la cuna. Sus dedos acariciaron suavemente la mejilla de su hijo, como si quisiera grabar ese momento en su memoria para siempre. La imagen me hizo sentir una oleada de ternura y amor indescriptibles — Es el sueño hecho realidad: nuestro bebé, que lleva parte de ti y parte de mí. Es idéntico a ti...
Si estuviéramos en cualquier otro momento, donde Javier no estuviera herido y sangrando, habría compartido con él lo maravilloso que era ver a Sam, un ser tan pequeño y perfecto, que parecía ser una réplica exacta de su padre. Le habría asegurado que amaba cada rasgo que heredaba de él y que estaría dispuesta a tener mil hijos más, solo para ver esos mismos ojos, ese mismo cabello y esa misma sonrisa que tanta paz me transmite. Pero en ese instante, cuando noté un destello de dolor en su rostro, mi corazón se contrajo con preocupación.
Me acerqué a él, posicionándome entre sus piernas, y comencé a deshacer las vendas que abrazaban su torso. Cuando llegué a la herida, Javi siseo de dolor al sentir como la sangre seca se despegaba de la gasa y estiraba la zona afectada. Aunque no era una herida grave, su apariencia era inquietante. Eran apenas cuatro puntos de sutura, pero la carne estaba inflamada y enrojecida, evidenciando la irritación y sensibilidad en la zona. Olía a sangre y antisépticos. Cada movimiento de Javi parecía provocarle una punzada de dolor, lo cual quedaba reflejado en su rostro a través de una expresión tensa y un ligero fruncimiento en las cejas.
Con un algodón humedecido con antiséptico, comencé a limpiar la zona de alrededor. Cada movimiento era suave y ligero, pero pude notar la mandíbula tensa de Javi cada vez que presionaba la zona.
—¿Vas a decirme qué pasó? — era pregunta, pero debido a mi voz tensa y baja, sonaba más como una orden.
Javier estuvo callado un par de minutos, cuándo por fin habló:
—Murphy y yo fui a checar una casa de seguridad — comenzó, mientras yo buscaba en el botiquín algo que pudiera reducirle la inflamación de su piel lastimada —. Nos separamos y fue ahí cuándo detecte a uno de los perros de Escobar. Fui tras él y el hijo de pe… — se tentó a decir, sin embargo le hice una indicación con la cabeza hacía Sam — Y el tipo me sorprendió de la nada con una navaja. Apenas la esquivé, pudo haber sido peor.
—¿Eso se supone que debería tranquilizarme? — respondí con una risa carente de gracia, los ojos aún ardiéndome con lágrimas que no quería soltar — ¿Te llevaron a una clínica? — inquirí y él asintió — ¿Y porqué no me llamaste, Javier? — le reclamé con la voz cargada de emociones que apenas podía contener.
—No quería asustarte — se excusó.
—Soy tu esposa, Javier Peña. Cualquier cosa que te pase debería saberla. Que tal que… — me detengo en seco, incapaz de concluir la oración. El mero hecho de pensarlo hace que se me revuelva el estómago — Si algo te pasara, Javi, yo… no sé que haría. Seguro me volvería loca.
Finalmente me quiebro. Las lágrimas salen sin que pueda detenerlas. Días de aguantarme decirle como me siento salen a través de mis ojos y me siento la peor por poner más carga sobre sus hombros. Claramente Javier no quiere morir en su trabajo, no quiere dejarnos solos a ninguno de los dos. Es obvio que cada día sale de casa sabiendo que podría ser la última vez que nos ve. Soy consciente que él mejor que nadie sabe que vive en una ruleta rusa diaria y yo no aporto nada poniéndome a llorar por un miedo evidente.
—Cariño, ven aquí — sus manos tomaron las mías y me levantaron para sentarme en su pierna con delicadeza.
—Te vas a lastimar… — protesté, pero me calló con un tierno shhh.
—No pasa nada — aseguró —. No voy a irme a ningún lado, mi vida. Mira, pásame mi billetera — pidió, ya que él no podía estirarse demasiado. La alcancé y mientras se la entregaba, me volvió a colocar en su pierna. Yo hacía el esfuerzo por no recargar todo mi peso en él. De su billetera sacó una pequeña foto, tomada hacía apenas tres semanas. Éramos nosotros tres: yo estaba en la cama del hospital, con mi cabeza en el hombro de Javi, quién sentado a mi lado llevaba a un pequeñísimo Sam dormido en sus brazos — Cada vez que salgo a la calle, tu y Sam son mi trébol de la buena suerte.
—Vaya suerte que te damos — respondí, un poco a juego. Y ambos soltamos una risita, aunque yo seguía en lágrimas.
—Una cosa es suerte y otra cosa es que yo sea imbécil — bromeó y otra risa me abordó.
Mi mano acarició su mejilla, acción que pareció relajar a Javi completamente, como si el dolor hubiera desaparecido con mi toque. Cerró sus ojos, recargando su cabeza en mi mano, para después besar el dorso. Me incliné para depositar un beso casto en sus labios mullidos y suaves.
—Yo sé que haces todo lo posible por volver a casa a diario, amor. Perdóname por ponerme a llorar, las hormonas últimamente me tienen demasiado sensible.
—No tienes nada por que disculparte — aseguró, depositando otro beso en mis labios, después en mi nariz, mi mejilla y finalmente nuevamente en los labios.
Nuestra pequeña sesión de besos tiernos terminó en el momento en que Sam comenzó a quejarse. Ambos conocíamos a la perfección aquel tipo de llanto y sabíamos que significaba.
—Te llaman, mami — dijo Javi, dándome un beso más en la mejilla antes de dejarme ir.
—Ya, bebé, está bien — murmuré a mi hijo mientras lo sacaba de su cuna y me acomodaba con él en la cama para darle pecho. Sam se acomodó rápidamente y comenzó a comer.
Los ojos de Javi se iluminaron con ternura y orgullo ante la imagen de su esposa alimentando a su hijo. Para él éramos su inspiración y su motivación. Después de años, por fin tiene un lugar al que puede llamar hogar y llegar cada vez que vuelve del trabajo.
Javi se pone de pie para besar la cabeza de Sam, después mi frente y se dirige al baño para tomar una ducha. Al regresar, Sam ya se ha quedado dormido nuevamente, por lo que le ayudo a mi esposo a secarse y ponerse una venda nueva sobre la herida y acomodarse en la cama.
Él se queda dormido antes que yo. Aprovecho los minutos para admirar su rostro sereno y hermoso, todo mío. El dolor de la preocupación constante por él aun me pesa en el pecho, pero trato de calmarme y volver a dormir. Mañana será otro día.
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Siamo di ritorno da una cena fuori, io e daddy, abbiamo festeggiato un mio traguardo!
Appena rientriamo a casa mi dirigo in bagno per andare a cambiarmi e mettermi finalmente comoda ma quando entro in camera da letto trovo daddy appoggiato al muro e con indosso ancora camicia e giacca.
"Che cavolo fai ancora vestito così?" gli dico, mentre la visione di lui con quella roba addosso inizia a farmi sentire del calore diffuso.
Vedo un sorriso malefico aprirsi sulle sue labbra mentre si siede sul letto e inizia a battere, ritmicamente, la mano sulla sua coscia
"Vieni qui, bambina"
Per quanto l'eccitazione inizi a salire prendo a ridacchiare e mi oppongo, con poca credibilità.
"Vieni qui bambina, o mi arrabbierò e sarà peggio"
Mi avvicino lentamente e rimango di fronte a lui, mi toglie lentamente i pantaloni del pigiama, le mutandine e mi sistema sulle sue ginocchia.
So che sarà una notte intensa...
"Conta bambina!"
Prende a sculacciarmi e quando, presa dall'eccitazione, smetto di contare mi prende per i capelli e mi ordina di tenere il conto!
Tra una sculacciata e l'altra mi accarezza tra le cosce e mi fa notare quanto io sia già un lago.
"Stenditi sul letto"
Obbedisco, lui si stende accanto a me e inizia ad accarezzarmi tra le gambe per poi infilarmi un dito dentro e muoverlo sempre più velocemente fino a strapparmi un gemito di piacere
"Cosa bambina? Non dirmi che ti piace.."
Mentre continua a penetrarmi velocemente accende il lush, che non mi ero accorta avesse tirato fuori dal mio cassetto del piacere, e lo muove sul mio clitoride impostandolo ben presto al massimo della potenza.
Inizio a muovermi sempre di più, sempre più disperata per avere quel piacere che tanto agogno.
Gemo e lo prego non so bene neanche io per cosa.
"Cosa c'è bambina?" mi dice ridacchiando soddisfatto nel vedermi ridotta così.
Gemo e mi aggrappo alle lenzuola mentre il piacere sale e diventa sempre più intenso.
"Vieni per il daddy, fammi sentire quanto mi piace"
E a quelle parole l'orgasmo esplode e mi travolge totalmente strappandomi gemiti di piacere che lui zittisce con un bacio appassionato ed affamato.
Ancora scossa dagli spasmi mi rannicchio addosso a lui che mi abbraccia e accarezzandomi i capelli mi dice
"Non penserai che sia finita qui vero? Daddy non ha ancora finito con te"
Un brivido mi percorre tutta e qualcosa in me scatta nonostante fossi pienamente appagata.
"Dammi solo un attimo" dico, mentre faccio per alzarmi e uscire dalla stanza, lui si spoglia e mi aiuta a indossare la sua camicia per non prendere freddo. È così lunga da arrivarmi a metà coscia, mi fa da vestito e indossare solo quella mi fa sentire molto in un film americano e questo pensiero mi fa sorridere.
Mi dirigo in cucina, bevo e dopo essermi ricomposta torno in camera pronta a scoprire quale altra diavoleria possa avere in mente stavolta.
"C'è una cosa che voglio provare"
Mi dice mentre mi attira a se e mi bacia con forza, spingendomi sul letto e mettendosi seduto proprio nel centro.
Sono in ginocchio tra le sue gambe e mi basta uno sguardo per capire che ha voglia della mia bocca.
Mi chino e inizio a leccare e succhiare con quanta più passione possibile e so di star riuscendo nel mio intento quando lo sento crescere tra le mie labbra e gemere. Mi poggia una mano sulla testa e guida così i miei movimenti, cosa che trovo estremamente eccitante.
Con una nota di disperazione nella voce mi ferma e dopo aver indossato il preservativo mi chiede di cavalcarlo, sto per impalarmi su di lui ma chiede di farlo dandogli le spalle
Lo asserendo e scopro quanto possa essere intenso sentirlo così in fondo
"Muoviti, balla per me bambina"
Non posso far altro che muovermi con quanta più foga possibile, muovo il bacino cercando di sentirlo sempre di più dentro di me.
Più i miei movimenti si fanno profondi e veloci, più daddy geme e più voglio portarci al limite..
"Usalo e godi" mi dice passandomi il lush.
Lo posiziono sul clitoride e lo muovo in circolo sempre più velocemente mentre mi impalo sul suo cazzo, sento il piacere montare di nuovo dentro di me, i miei affondi si fanno sempre più disperati, disperati tanto quanto i gemiti di daddy che mi tiene stretta per i fianchi e mi spinge su di lui con foga.
Arriviamo all'orgasmo insieme, il piacere ci travolge e ci scuote con forza facendoci gridare all'unisono il nostro piacere, un grido a metà tra una supplica e i nostro nomi.
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Tras las elecciones presidenciales del 28 de julio de 2024, en las que Maduro se autoproclamó ganador sin publicar las actas oficiales, la comunidad internacional y la oposición venezolana exigieron pruebas que respaldaran su victoria. Sin embargo, dos análisis científicos recientes han puesto en duda la legitimidad de esta declaración, validando en cambio los resultados que otorgan la victoria al candidato opositor Edmundo González Urrutia.
Validación científica de los resultados electorales
Los doctores Dorothy Kronick y Walter Mebane, expertos en democracia y análisis electoral, han sido los encargados de realizar estos estudios. Curiosamente, ambos académicos ya habían jugado un papel crucial en las elecciones de Bolivia en 2019, cuando desafiaron un informe de la Organización de Estados Americanos (OEA) que cuestionaba la victoria de Evo Morales. Ahora, utilizando técnicas similares, han examinado las actas electorales venezolanas publicadas por la oposición y han llegado a una conclusión contundente: González Urrutia es el legítimo ganador de las elecciones presidenciales de 2024.
La “triple verificación” de Kronick
El análisis de la doctora Kronick se centra en el sistema de votación venezolano, el cual incluye un protocolo de “triple verificación” que tiene como objetivo garantizar la integridad del proceso electoral. Este sistema, elogiado en su momento por figuras como Jimmy Carter, asegura que los comprobantes de votación en papel, las actas impresas y los datos electrónicos se alineen para reflejar fielmente la voluntad popular. Kronick, quien continúa actualizando su análisis, sostiene que la “traza de papel��� generada durante las elecciones descarta prácticamente la posibilidad de fraude o manipulación de los resultados por parte de la oposición. Su trabajo destaca la importancia de los comprobantes de votación, los cuales han sido fundamentales en elecciones pasadas para confirmar o desmentir los resultados oficiales.
El método “eforensics” de Mebane
Por otro lado, el doctor Walter Mebane ha aplicado su modelo “eforensics” para analizar las 25.073 actas oficiales disponibles. Este método se especializa en detectar irregularidades en los resultados electorales mediante un análisis estadístico profundo. En el caso de Venezuela, Mebane encontró solo dos actas con posibles signos de fraude, lo que representa un número ínfimo en comparación con los 10,8 millones de votos analizados. Según su informe, los datos corroboran una ventaja insuperable de 3,9 millones de votos para González Urrutia sobre Maduro, lo que refuerza la legitimidad del triunfo opositor.
Estos análisis no solo desmienten la teoría de conspiración internacional esgrimida por Maduro, sino que también subrayan la transparencia y la precisión del proceso electoral que ha sido defendido por la oposición venezolana.
Un contexto de crisis y desconfianza internacional
Mientras los análisis de Kronick y Mebane desacreditan las acusaciones de fraude por parte del gobierno, la situación en Venezuela sigue siendo tensa y compleja. Las calles se han llenado de manifestaciones, enfrentamientos y una creciente represión estatal. El Tribunal Supremo de Justicia (TSJ), conocido por su alineación con el chavismo, está en las etapas finales de una supuesta auditoría de las pruebas electorales, pero la falta de transparencia sigue alimentando la desconfianza dentro y fuera del país. Al mismo tiempo, el Ministerio Público ha lanzado una investigación contra la oposición, acusándola de “conspiración” por haber publicado los resultados que otorgan la victoria a González Urrutia.
La comunidad internacional observa con preocupación la escalada de la crisis, exigiendo una resolución pacífica y legítima que respete la voluntad popular. Sin embargo, la respuesta del gobierno de Maduro, al negar los resultados y acudir a instituciones controladas por el chavismo, solo profundiza las sospechas de fraude y pone en riesgo la estabilidad de una nación ya fracturada. En este contexto, los informes de Kronick y Mebane ofrecen un rayo de claridad, validando los datos de la oposición y sugiriendo que, al menos desde una perspectiva técnica, Edmundo González Urrutia es el legítimo vencedor de las elecciones presidenciales de 2024.
La creciente crisis política, social y económica en Venezuela subraya la importancia de resolver las disputas electorales de manera transparente y justa, algo que, según los análisis científicos, ya ha quedado demostrado a favor de la oposición.
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Una delle donne più belle al mondo ė sicuramente la donna grazie alla quale abbiamo il Wi-Fi.
Si chiamava Hedi, Hedi Lamarr. Era una ebrea viennese con una passione per la tecnologia e una vocazione per il teatro ed il cinema. A Hollywood, e prima in Germania dove aveva iniziato la sua carriera fuggendo poi per evitare i Nazisti, l’avevano definita la donna più bella del mondo e in effetti le sue foto e i suoi film confermano che fosse di una bellezza straordinaria.
Quello che pochi però sospettavano ad Hollywood è che quella bruna che recitava al fianco di Spencer Tracy o Clark Gable fosse anche uno straordinario ingegnere delle comunicazioni, in grado di inventare e brevettare un sistema di teleguida per i missili. Il governo americano durante la seconda guerra mondiale snobbò l’invenzione, salvo poi ripescarla ai tempi della crisi di Cuba. L’invenzione di Hedi Lamarr è diventata poi fondamentale per sviluppare la tecnologia Wi-Fi. Insomma se oggi possiamo collegarci senza fili con cellulari, PC e tablet alle reti, lo dobbiamo a lei, la donna più bella del mondo!🌹
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"Spogliare la Grecia è stato uno scherzo.
Aeroporti, qualche isola, industrie zero, terre poche, risparmi privati ridicoli, demanio interessante.
Comunque la Grecia aveva un Pil inferiore alla sola provincia di Treviso.
È bastato un sol boccone.
PER L’ITALIA È DIVERSO:
Un capitale assolutamente enorme.
Secondo al mondo in quanto a risparmio privato, primo come abitazioni di proprietà, terre di valore assoluto e coste meravigliose.
Quinta potenza industriale al mondo prima dell'euro, ottava oggi.
Il Made in Italy è ancora oggi il marchio numero uno al mondo, davanti a Coca Cola.
Biodiversità superiore alla somma di tutti gli altri paesi europei.
Come capitale artistico monumentale, non ne parliamo neanche: è superiore a quello di tutto il resto del mondo.
Francia e Germania, più qualche fondo americano, cinese o arabo hanno fatto la spesa da noi a "paghi uno e prendi quattro".
Tutto il lusso e la grande distribuzione sono passati ai francesi insieme ai pozzi libici passati da Eni e Total.
Poi anche Eni è diventata a maggioranza americana.
Anche il sistema bancario è passato ai francesi insieme all'alimentare.
I tedeschi si sono presi la meccanica, e il cemento.
Gli indiani tutto l'acciaio.
I Cinesi si son presi quote di TERNA, e tutto PIRELLI agricoltura.
Se ne sono andate TIM, TELECOM, GIUGIARO, PININ FARINA, PERNIGOTTI, BUITONI, ALGIDA, GUCCI, VALENTINO, LORO PIANA, AGNESI, DUCATI, MAGNETI MARELLI, ITALCEMENTI, PARMALAT, GALBANI, LOCATELLI, INVERNIZZI, FERRETTI YACHT, KRIZIA, BULGARI, POMELLATO, BRIONI, VALENTINO, FERRE’, LA RINASCENTE, POLTRONA FRAU, EDISON, SARAS, WIND, ANSALDO, FIAT FERROVIARIA, TIBB, ALITALIA, MERLONI, CARTIERE DI FABRIANO, ..... Ma...non hanno finito.
Ci sono rimaste ancora le case e le cose degli italiani.
E I LORO RISPARMI. CIRCA 3.000 MILIARDI DI EURO.
ORA VOGLIONO QUELLI.
Ecco chi ha chiamato Mattarella e gli ha "intimato " di procedere a sbarrare la strada a chi poteva mettere a rischio la prosecuzione della spoliazione.
I fondi di investimento, i mercati, che, come ricordavo raccolgono i soldi delle mafie, tutte, grandi e piccole, dei traffici di droga, di umani, di truffe internazionali, di salvataggi bancari, del "nero" delle grandi multinazionali, siano esse del commercio, dei telefonini, della cocaina o delle armi, questi fondi di investimenti dicevo, non hanno finito.
Ora tocca alle poche industrie rimaste, ai fondi pensioni, ai conti privati, agli immobili. Ora tocca a noi.
Ecco perché non serve a nulla mediare, arretrare un po'.
Non si placheranno, l'abbiamo già visto. BISOGNA FERMARLI ORA.
Ogni generazione ha il suo Piave. Questo è il nostro."
~ Gian Micalessin, giornalista indipendente
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Arquitetura de Von Neumann
Olá galerinha, sejam bem vindos ao nosso blog, Conexões Com a Informática.
Nessa primeira publicação iremos falar sobre a Arquitetura de Von Neumann.
Imagine uma fênix digital que pode realizar boas tarefas em segundos. Essa fênix digital é o computador, e a sua forma vem da Arquitetura de Von Neumann.
John von Neumann foi um sábio húngaro-americano, que projetou a arquitetura que transformou a computação em 1945. Ele é considerado um dos pais da computação moderna.
Arquitetura de Von Neumann é composta por :
- CPU (Processador Central): Executa as instruções.
- Memória: O banco de dados, onde os dados são armazenados.
- Entrada/Saída: Interação com o usuário.
- Bus: Onde os componentes se conectam.
Funciona da seguinte maneira, o CPU recebe instruções da memória. Executa as instruções, usando registradores para armazenar dados temporários. Os resultados são armazenados na memória. O usuário interage com o sistema através da Entrada/Saída.
Inovações:
- Arquitetura de carga/store: Separação entre dados e instruções.
- Registradores: Aceleram o acesso a dados frequentemente usados.
- Linguagens de programação: Facilitam a criação de software.
Arquitetura de Von Neumann, revolucionou a computação, inspirou o desenvolvimento de dispositivos móveis e sistemas embarcados, permanece fundamental para a computação moderna.
Conclusão: Arquitetura de Von Neumann é o coração dos computadores, permitindo que eles realizem tarefas incríveis.
É isso galerinha, ficamos por aqui, até a próxima publicação!!
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Por que tantos países querem aderir ao Brics?
Grupo que reúne Brasil, Rússia, Índia, China e África do Sul é visto como um contrapeso às instituições tradicionais lideradas pelo Ocidente. Mas o que é o Brics e qual sua relevância no cenário internacional?
A partir desta terça-feira (22/08), líderes de Brasil, Rússia, Índia, China e África do Sul se reúnem em Joanesburgo para a cúpula anual do Brics.
A edição deste ano ganhou destaque em meio à expectativa de que o grupo de países emergentes possa agregar novos membros, enquanto China e Rússia buscam aumentar sua influência política diante do aumento das tensões com Estados Unidos e aliados.
Como surgiu o Brics?
Primeiro veio o acrônimo Bric, cunhado em 2001 pelo economista Jim O'Neill, do banco de investimentos americano Goldman Sachs, para agrupar quatro das maiores economias de crescimento mais rápido da época. O'Neill queria enfatizar como essas quatro nações – Brasil, Rússia, Índia e China – poderiam coletivamente se tornar uma força econômica global na década seguinte.
Os investidores entenderam o recado, assim como os formuladores de políticas dos países em questão. Deixando de lado suas diferenças políticas e sociais e movidas por um desejo comum de reestruturar os sistemas políticos, econômicos e financeiros globais liderados pelos Estados Unidos, as quatro nações se comprometeram com um ideal de "justiça, equilíbrio e representação".
A primeira reunião anual do Bric foi realizada em 2009 em Yekaterinburg, na Rússia. Um ano depois, eles convidaram a África do Sul para ingressar no grupo político, e um 's' foi adicionado ao final da sigla.
Quais foram as principais conquistas do Brics?
O grupo de países emergentes tem lutado para fazer jus ao seu potencial de oferecer uma alternativa aos sistemas financeiros e políticos tradicionais.
Entre suas conquistas mais notáveis está a criação do Novo Banco de Desenvolvimento (NDB) – ou Banco Brics –, que atualmente é presidido por Dilma Rousseff. O banco multilateral de desenvolvimento tem US$ 50 bilhões (cerca de R$ 250 bilhões) em capital subscrito para financiar infraestrutura e projetos relacionados ao clima em países em desenvolvimento.
Desde sua criação em 2015, a instituição financeira, que inclui tanto membros do Brics como também Bangladesh, Egito e Emirados Árabes Unidos entre seus acionistas, já aprovou mais de US$ 30 bilhões em empréstimos. Para fins de comparação, o Banco Mundial sozinho comprometeu mais de US$ 100 bilhões em 2022.
O Brics também criou um Acordo de Reserva de Contingência de US$ 100 bilhões, uma facilidade de liquidez em moeda estrangeira que os membros podem aproveitar durante eventuais fases de turbulência financeira global.
Há também rumores sobre a criação de uma moeda comum entre seus membros, o que seria uma tentativa de desafiar a hegemonia do dólar. Mas como isso não deve se concretizar tão cedo, o Brics decidiu focar no aprofundamento do uso de moedas locais.
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