#si cercano volontari
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lapastaasciutta · 7 months ago
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Vorrei che qualcuno mi desse una botta in testa in modo da dimenticarmi di questa partita
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privateclubcultura · 9 months ago
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Gli Eroi non stanno nel primo danno! Ne cercano sempre un altro! (Si accettano volontarie!)
RelaxBeach©
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agrpress-blog · 5 months ago
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AAA tartarughe in cerca di spiagge più a nord: il mar Mediterraneo sta diventando un brodo AAA cercasi mare più fresco. E’ l’appel... #CarettaCaretta #mediterraneo #nidificazione #spiagge #tartarughe #wwf https://agrpress.it/aaa-tartarughe-in-cerca-di-spiagge-piu-a-nord-il-mar-mediterraneo-sta-diventando-un-brodo/?feed_id=6457&_unique_id=66c35c662a844
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Piano freddo Milano: attivo per l'accoglienza il Mercato comunale di Giambellino
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Piano freddo Milano: attivo per l'accoglienza il Mercato comunale di Giambellino. Prosegue e viene potenziato il Piano freddo del Comune di Milano dedicato all'assistenza dei senza dimora nei mesi invernali. A partire da questa sera, in via temporanea fino a marzo, sarà a disposizione per l'accoglienza anche la struttura del mercato comunale coperto Giambellino di Largo Balestra, gestita per conto dell'Amministrazione comunale dalla onlus Fratelli di San Francesco, vincitrice della procedura pubblica. Fino a cinquanta posti saranno allestiti nei 900 metri quadri dell'area di vendita al piano terra dell'immobile, al momento non attiva con attività commerciali, e si aggiungeranno a quelli delle altre sette strutture cittadine attive in via Saponaro, via Barabino, via Santa Monica, via Messina, via Balsamo Crivelli, via San Marco e al mezzanino della Stazione Centrale. Al momento nelle strutture attive ci sono ancora alcune decine di posti liberi che verranno ulteriormente integrati grazie alla nuova apertura. L'utilizzo per il Piano freddo degli spazi del mercato comunale coperto del Giambellino è temporaneo: il mercato, infatti, mantiene la sua naturale destinazione d'uso dedicata alla vendita. L'inserimento nelle strutture sarà possibile presentandosi al Centro Sammartini di via Sammartini 120 che è il punto di accesso a tutti i servizi per i senza dimora che, per far fronte alle esigenze della stagione invernale, ha ampliato l'orario di apertura: dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 il lunedì, martedì, giovedì e venerdì, dalle 14 alle 18 il mercoledì e dalle 10 alle 17 nei fine settimana e nei giorni festivi. L'accoglienza sarà possibile dopo uno screening sanitario a cura di Medici volontari italiani. Dal 27 novembre, data di inizio del Piano freddo, sono state circa 360 le persone accolte, di cui circa 150 già utenti del Piano freddo negli anni scorsi e oltre 200 ospitate per la prima volta. Dopo l'inserimento, ogni persona viene incontrata da operatori sociali professionisti che cercano di instaurare un dialogo con l'obiettivo di individuare chi manifesta la volontà di avviare un percorso più duraturo di reinclusione che vada oltre l'emergenza e che prevede il trasferimento nelle strutture ordinarie che mettono a disposizione circa mille posti letto in città durante tutto l'anno. Durante questo inverno sono state una decina le persone che, a partire dal Piano freddo, hanno avviato questo tipo di percorso. «Il Piano freddo - dichiara l'assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé - va avanti come ogni anno con l'apertura progressiva delle strutture all'esaurimento dei posti disponibili. Gli uffici della Direzione Welfare proseguono per tutto l'inverno la ricerca di spazi idonei all'accoglienza, per essere pronti ad attivare potenziamenti in caso di bisogno e assicurarsi che tutte le persone che chiedono riparo abbiano un posto. L'importante collaborazione con gli altri Assessorati e le Direzioni ci permette oggi di fare un ulteriore passo avanti attivando la struttura di Largo Balestra che sarà a disposizione per tutto il Piano freddo di questo inverno». Anche quest'anno il Comune di Milano chiede il supporto dei milanesi perché si attivino a segnalare le persone in difficoltà che vivono in strada, in modo da mettere in campo interventi tempestivi e più efficaci. Il numero 0288447646, messo a disposizione dall'Amministrazione, è attivo h24, tutti i giorni dell'anno.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Jessica Wade. La fisica che scrive le biografie delle scienziate su Wikipedia
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Dobbiamo cambiare la comunità scientifica in modo che sia più favorevole, inclusiva e aperta.
Uso Wikipedia per caricare biografie di donne, minoranze etniche e persone LGBT che hanno contribuito alla scienza senza avere l’attenzione che meritano.
Jessica Wade è la fisica che scrive le biografie di scienziate su Wikipedia per combattere il divario di genere.
Nata a Manchester, Inghilterra, nel 1988, figlia e nipote di fisici, ha conseguito un master all’Imperial College di Londra dove ha svolto il dottorato di ricerca e dove continua a lavorare sulla spettroscopia Raman, tecnica che viene utilizzata per analizzare i materiali attraverso il fenomeno della radiazione elettromagnetica.
Nel 2019 ha ricevuto la più alta riconoscenza del Regno Unito, la Medaglia dell’Impero britannico per i considerevoli risultati nel contrastare gli stereotipi di genere nella scienza.
Il suo doppio lavoro, quello che l’ha fatta conoscere in tutto il mondo è iniziato nel 2017, quando ha realizzato che solo una parte molto ridotta delle biografie della popolare enciclopedia è dedicata a donne. Nella compilazione delle voci, Wikipedia si regge sul contributo di persone volontarie, costituite in larga parte da maschi bianchi del Nord America. Per provare a cambiare questa tendenza, ha iniziato a compilare biografie di scienziate che non hanno mai ricevuto il giusto riconoscimento. La sua prima pagina è stata su Kim Cobb, climatologa americana che aveva conosciuto a un evento accademico di cui non aveva trovato la voce a lei dedicata. Con incredibile costanza ha caricato le storie delle scienziate che non hanno ancora trovato posto nella più grande enciclopedia esistente, spesso ispirata da post su twitter che celebravano riconoscimenti di scienziate in giro per il mondo di cui non si era mai sentito parlare in precedenza.
Ad oggi sono più di 1750 le pagine che ha creato provando a colmare un notevole divario di genere nel campo di quell’area che ricade sotto l’acronimo STEM (science, technology, engineering, and mathematics), che indica le discipline scientifico-tecnologiche.
L’enciclopedia online ha un accesso mensile di circa 2 miliardi di utenti, ma secondo il gruppo Wikiproject women in red, in Inghilterra solo il 19% di tutte le pagine è dedicato alle donne.
«Wikipedia è un mezzo straordinario per dare credito a persone cui troppo spesso non vengono riconosciuti i meriti. Già non abbiamo abbastanza scienziate nel mondo della scienza, almeno celebriamo quelle che abbiamo».
Nel corso degli anni, all’attività di stesura vera e propria ha affiancato scritti e conferenze pubbliche sul tema dell’uguaglianza di genere nelle discipline scientifiche.
Ha anche condotto seminari di formazione su Wikipedia e collaborato con associazioni che promuovono l’inclusività.
Nel 2021, per diffondere ulteriormente l’amore per la scienza alle nuove generazioni, ha pubblicato il suo primo libro di divulgazione scientifica per l’infanzia che porta il titolo di Nano: The Spectacular Science of the Very (Very) Small.
La passione per la scienza che coltivava da bambina è diventata amore per le donne che, come lei, cercano di farsi largo in un ambiente difficile e anche quando riescono a distinguersi, spesso, vengono messe in disparte. 
“Ho sempre lavorato molto per cercare di convincere le giovani generazioni – in particolare le ragazze, i bambini provenienti dalle fasci sociali più basse e le persone razzializzate – a pensare di studiare fisica alle superiori, perché la fisica è ancora una materia elitaria, da persone bianche” ha spiegato tempo fa in un’intervista al New York Times. “La nostra scienza può portare benefici a tutta la società solo se è fatta da tutta la società. E al momento non è così”.
Con il suo impegno ha creato un precedente e altre persone hanno seguito il suo esempio, aumentando notevolmente il numero di pagine dedicate alle donne.
“Sono un piccolo pesce in un mare enorme“, ha ricordato al Washington Post. “Ma continuerò a fare tutto il possibile per rendere la scienza un luogo più accessibile e inclusivo“.
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70 giorni dopo l'attaco di Hamas , ancora si cercano i resti delle vittime
I volontari dell’associazione Zaka ispezionano i luoghi degli attacchi terroristici alla ricerca di resti dei dispersi. L’intervista al comandante delle unità coinvoltesource
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Gaza: audio testimonianza di un medico chirurgo da pronto soccorso
Nonostante gli appelli delle Nazioni Unite a fermare un'ulteriore escalation, l'esercito israeliano ha annunciato l'intenzione di intensificare gli attacchi su Gaza. In questo momento, ActionAid teme per la vita di migliaia di persone, tra cui gli operatori umanitari, i volontari e le organizzazioni partner della Striscia.   https://youtu.be/yxSm21Pc6x4 Gaza: l'audio testimonianza Poco fa un medico chirurgo che lavora nel pronto soccorso di un ospedale di Gaza ci ha inviato questa straziante nota vocale:  "Parlo come testimone dal pronto soccorso dopo 16 giorni di disastro. Ho partecipato come medico volontario a tutte le guerre su Gaza. Ma non ho mai assistito alla ferocia di questo attacco. Le uniche persone prese di mira sono civili innocenti e disarmati, la maggior parte donne e bambini. I corpi sono allineati fuori dall'ospedale e vengono messi nel furgone dei gelati finché non si trova lo spazio per seppellirli" ActionAid non può identificare questa persona o l'ospedale in cui lavora per proteggere la sua incolumità.  "Abbiamo sentito un barlume di speranza quando gli aiuti sono finalmente arrivati a Gaza. Oggi siamo di nuovo nella disperazione. Questa è una punizione collettiva nei confronti di migliaia di donne, uomini e bambini che cercano disperatamente di vivere la loro vita in pace. A cosa servono 20 camion di forniture umanitarie se gli attacchi vengono intensificati contemporaneamente? Questi camion hanno rappresentato un momento di tregua per il popolo palestinese. I camion non sono stati sequestrati, eppure ora continuano le minacce di intensificare gli attacchi su Gaza che metteranno sempre più sotto pressione il sud del territorio" spiega Riham Jafari coordinatrice advocacy e comunicazione ActionAid Palestina.  "Anche in questa fase tardiva, esortiamo Israele a rinunciare a questa escalation e a mettere l'umanità al primo posto. Un orrore non può giustificarne un altro e continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato e la fine della violenza in continua escalation" conclude Riham Jafari.  La situazione Dal 7 ottobre, 1.688 bambini sono stati uccisi dai bombardamenti su Gaza. Ciò significa che in media 120 bambini muoiono ogni giorno mentre il mondo guarda. Se i bombardamenti su Gaza si intensificheranno, non solo moriranno altri bambini, ma i medici non saranno in grado di proteggere nemmeno i neonati nelle incubatrici.   L'OMS ha documentato 111 attacchi all'assistenza sanitaria nei territori palestinesi occupati dal 7 ottobre. Tra questi, 48 attacchi a Gaza, dove tre ospedali hanno subito danni così gravi da non poter più funzionare, e 63 attacchi all'assistenza sanitaria in Cisgiordania, che hanno colpito 58 ambulanze, tra cui 40 attacchi che hanno ostacolato la fornitura di assistenza sanitaria: 31 hanno comportato violenza fisica nei confronti delle équipe sanitarie.  La protezione dei civili e il rispetto dei diritti umani sono fondamentali. Ricordiamo a tutte le parti gli obblighi derivanti dal diritto internazionale:  - I civili non devono essere presi di mira e si deve fare il possibile per ridurre al minimo i morti e i feriti accidentali.  - Ospedali, scuole, luoghi di culto, infrastrutture pubbliche, strutture umanitarie e rifugi devono essere protetti dai combattimenti e non devono essere occupati dai combattenti o presi deliberatamente di mira.  - Il rapimento di civili è vietato dal diritto internazionale e tutti i civili tenuti in ostaggio devono essere rilasciati immediatamente.  Cosa si fa a Gaza? ActionAid opera nei Territori Palestinesi Occupati da molti anni, sostenendo la popolazione che vive senza accesso ai servizi di base e ai più fondamentali diritti umani e libertà. ActionAid, attraverso i partner locali come l'ospedale di Al Awda, ha continuato a fornire servizi vitali. Grazie a partner come l’Associazione Wefaq per l'assistenza alle donne e ai bambini (WEFAQ) stiamo fornendo sostegno alle migliaia di sfollati che attualmente cercano un rifugio. Stiamo inoltre fornendo supporto psicosociale di emergenza oltre a distribuire pacchi alimentari e articoli non alimentari alle persone colpite. Ogni kit alimentare comprende pane, formaggio in scatola, fave, halva, carne in scatola, tonno, pasta tahini, ceci, olio d'oliva, marmellata, origano, timo, tè, salvia, zucchero, piatti e bicchieri di plastica. I kit per l'igiene contengono fazzoletti, carta igienica, sapone, assorbenti igienici, polvere per il bucato, detergenti, spazzolino da denti, dentifricio, shampoo, ecc.  Foto di Chickenonline da Pixabay Read the full article
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ilmiotastolibero · 2 years ago
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CNSBII cerca volontari provinciali per la tutela dei bacini idrografici italiani: unisciti alla squadra!
Il CNSBII – Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani ha avviato la selezione di 92 volontari per integrare il proprio organico. Al momento, si cercano volontari responsabili provinciali per ogni provincia italiana. I candidati selezionati avranno la possibilità di collaborare con altri volontari della stessa provincia e bacino idrografico. Requisiti di…
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livornopress · 2 years ago
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Angeli della spesa, FdI "una buona notizia, ma se c'è necessità: usare i percettori di reddito"
Angeli della spesa, FdI "una buona notizia, ma se c'è necessità: usare i percettori di reddito"
Stefano Scarascia Rosignano (Livorno) 29 marzo 2023 – Leggiamo sulla cronaca  quella che, in se stessa, sarebbe una buona notizia: “gli angeli della spesa” Si cercano “angeli della spesa”, cioè volontari che possano e vogliano dedicare un po’ del proprio tempo per recapitare a domicilio la spesa a persone che, per vari motivi, non possono provvedere autonomamente. Fratelli d’Italia non è certo…
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L’uomo che creò gli ebook
"Le persone ragionevoli si adattano al mondo. Le persone irragionevoli cercano di adattare il mondo a se stessi. Ogni progresso, quindi, dipende dalle persone irragionevoli".
Michael Hart (8 marzo 1947 –  6 settembre 2011)
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Oggi un post diverso dal solito, nei giorni in cui dall’Italia non è possibile raggiungere il sito del “Gutemberg Project” poche righe per ricordare Michael Hart.
Tra le centinaia di milioni di utenti del web, probabilmente non saranno in molti a sapere chi sia stato uno degli uomini, che con il suo lavoro e le sue intuizioni ha influenzato enormemente quello che oggi chiamiamo Internet.
Padre degli ebook, visionario, futurista, amanuense del ventesimo secolo, cyber-hippie, libertario, illuso, sono solo alcuni degli aggettivi che venivano utilizzati dai giornali statunitensi per descrivere e commemorare  l’ideatore e fondatore del "Progetto Gutenberg" la prima “Biblioteca Digitale” del mondo.  
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Tutte definizioni calzanti, ma a noi piace ricordarlo come un giovane studente al lavoro la sera della festa del 4 luglio del 1971 nel Centro di Calcolo dell’Università dell’Illinois, che frugando nel suo zaino in cerca di un panino, si trovò tra le mani una copia della “Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America”. Forse complice una birra di troppo o i fuochi d’artificio, concepì una delle idee che nel corso degli anni avrebbero reso migliore la nostra società: seduto davanti al suo computer, digitò in una notte i circa 10.000 caratteri del testo, creando e condividendo il primo ebook della storia. 
Da quel primo libro, passò i successivi quaranta anni a cercare volontari, fondi e partner che lo aiutassero a realizzare, non tanto una biblioteca digitale, ma l’idea di una fonte di conoscenza sempre e comunque disponibile a tutti e per tutti; idea che generò una moltitudine di programmi analoghi in altre paesi: vi consigliamo di dare un’occhiata a LIBERLIBER con il suo progetto Manuzio 
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e per gli amanti della storia del nostro territorio a DigitaMI.
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Oggi in quasi tutte la nazioni del mondo, migliaia di persone si dedicano al “Progetto”, realizzando non solo ebook – oltre 60.000 in decine di lingue – ma anche migliaia di audiolibri.
I numeri di cui parliamo non sono nemmeno paragonabili a quelli stratosferici (milioni di oggetti) di realizzazioni  più recenti come Internet Archive o Google Books, ma credo che questi ultimi, figlio diretto il primo, indiretto il secondo non avrebbero mai visto la luce senza i semi piantati da Michael in quella notte di luglio di tanti anni fa.
Che cosa possiamo dire d’altro, se non che fu uno di quelli, di quei tanti, che negli anni in cui stava nascendo Internet, provarono a coniugare l’idea di progresso scientifico e condivisione culturale. Uno di quelli cui le biblioteche e non solo devono molto.
Grazie Mr. Hart ovunque tu sia.
Ps. Prima di lasciarci qualche consiglio di lettura : “Il carattere della parola. Dai graffiti a internet” di Claudio Benzoni, il racconto del lungo e non finito viaggio della parola scritta, “I tweet di Cicerone” di Tom Standage che si descrive da solo  con il suo sottotitolo “I primi 2000 anni dei social media”, per finire con Seth Stephens-Davidowitz e il suo “La macchina della verità”  una visione sulla “verità” e la percezione della rete.
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Buona lettura
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corallorosso · 5 years ago
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Coronavirus, in Regno Unito un laboratorio offre 4mila euro a chi vuole contagiarsi Di Clarissa Valia Un laboratorio britannico offre circa 4mila euro a chi accetta di lasciarsi contagiare dal Coronavirus nel tentativo di trovare il vaccino. La notizia è stata riportata da The Times. Si tratterebbe del laboratorio Hvivo, con sede nella East London. La struttura è una delle 20 aziende e organizzazioni pubbliche del mondo che cercano di trovare un vaccino contro il Covid-19 nel quadro di un progetto valutato oltre 2 miliardi di dollari. Ai test britannici, che saranno effettuati una volta ottenute le autorizzazioni regolamentari pertinenti, parteciperanno 24 volontari ai quali saranno iniettati i due ceppi più deboli di Covid-19 (0C43 e 229E) e che saranno isolati per due settimane nel laboratorio di Hvivo presso il Queen Mary BioEnterprises Innovation Center, dove gli esperti monitoreranno i loro sintomi, simili a quelli di un raffreddore, e somministreranno nuovi antivirali per testarne l’efficacia. Lo scopo è quello di sviluppare il prossimo inverno un vaccino per le persone anziane e vulnerabili.
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clacclo · 5 years ago
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Non so se ho più voglia di litigare o di scopare.
In entrambi i casi si cercano volontarie...
(Le donne sono più brave in entrambi i campi e, poi, vuoi mettere quanto è bello il sesso riparatore?)
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Carovigno (BR), truffe agli anziani: i Carabinieri stilano un vademecum per evitarle
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Carovigno (BR), truffe agli anziani: i Carabinieri stilano un vademecum per evitarle. I Carabinieri della Stazione di Carovigno, nell'ambito dei seminari divulgativi per la diffusione della prevenzione alle truffe ai danni di vittime vulnerabili, promossi dal Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi, hanno svolto degli incontri presso alcune parrocchie del luogo, per fornire alcuni consigli pratici agli anziani per prevenire eventuali tentativi di truffa che, purtroppo, malviventi senza scrupoli cercano di attuare ai danni delle fasce più vulnerabili della popolazione, con l'intento di indurre in errore le anziane vittime per impossessarsi di denaro contante, oppure oggetti preziosi. In quest’ottica, i militari dell'Arma hanno incontrano oltre 300 anziani, spiegando alcune delle metodologie più diffuse e fornendo, al contempo, dei semplici ma efficaci suggerimenti su come comportarsi per evitare spiacevoli situazioni di cui, spesso, l'ignara vittima si accorge quando ormai è troppo tardi. Tra i modus operandi criminali, alcuni dei più frequenti sono: -     il falso incidente stradale: “la vittima viene contattata telefonicamente da uno sconosciuto che si presenta come "avvocato" il cui cliente sarebbe asseritamente rimasto coinvolto in un incidente stradale con il nipote della persona anziana. Tale presunto avvocato suggerisce quindi all'anziana vittima di pagare una somma di denaro per risolvere rapidamente e senza ulteriori più gravi conseguenze la questione, oppure prospettando l'obbligo di pagare una presunta "cauzione" a causa del momentaneo "fermo" del nipote operato dalle forze dell'ordine. I truffatori cercano di agire quindi facendo percepire una gravità tale dell'accaduto, al punto da non consentire il tempo sufficiente per riflettere su quanto si stia effettivamente verificando”; -     il finto "amico" di famiglia: “talvolta i truffatori sanno come intenerire gli anziani, facendo leva sui loro sentimenti, bontà, generosità e comprensione; sentimenti genuini che gli vengono invece ritorti contro per indurli in buona fede a "regalare" somme di denaro a sconosciuti che, scaltramente entrati in possesso di alcune informazioni personali e familiari delle vittime designate e presentandosi come "amici di vecchia data" dei figli o dei nipoti, una volta carpita la fiducia dell'anziano interlocutore, lo persuadono a rivolgere un dono in contanti per poter far fronte a fittizi problemi economici, spese sanitarie dovute a gravi malattie, la perdita del lavoro o altri problemi di varia natura che, ovviamente, inducono ad un pagamento”; -     un pacco postale "urgente": "l'anziano/a viene contattato/a telefonicamente da un presunto dipendente di un ufficio postale o ditta che si occupa del servizio di corriere a domicilio, il quale comunica che, a breve, un collaboratore si recherà a casa dell'anziana vittima per consegnare un pacco "urgente", il cui destinatario effettivo sarebbe la figlia o il nipote che, per i più svariati motivi, non ha ancora potuto procedere al pagamento; causa per la quale al momento della consegna l'anziano/a dovrà imprescindibilmente corrispondere l'importo dovuto. È bene sapere che i truffatori fanno leva proprio sulla ‘urgenza', in quanto induce la vittima a non esitare, instillando il dubbio che la cosa più importante sia quella di non rischiare di perdere il pacco”; -     dipendenti di banca o appartenenti alle forze dell'ordine in abiti borghesi: “di visite, quando si è in casa, se ne possono ricevere tante, ma non certo quelle degli impiegati di banca, i cui servizi vengono offerti solo presso gli sportelli, per corrispondenza, con carte di credito e online. Particolare attenzione, poi, a chi dice di far parte di enti benefici o religiosi, che, in modo assolutamente più credibile, preavvisano con messaggi nella buca delle lettere e di prassi non inviano volontari nelle abitazioni. O ancora, alla porta si presenta uno o più appartenenti alle Forze dell'Ordine, con un tesserino di riconoscimento a giustificare gli abiti civili? Comportamento del tutto inusuale: Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza operano presso le abitazioni in uniforme e vi giungono con auto di servizio con i colori istituzionali”. È importante prestare la massima attenzione, rivolgendosi alle forze dell'ordine in caso di necessità, reale o presunta, non esitando a chiamare il 112. Il numero è gratuito.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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evasioneshedirpharma · 5 years ago
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Viaggio Della Medicina Laboratorio Allo Scaffale
Ogni anno, molti farmaci vengono testati e autorizzati per trattare molte malattie e malattie in tutto il mondo. Le compagnie farmaceutiche lavorano su molti farmaci e li sottopongono a prove per molti anni per fornire un farmaco sicuro ed efficace per i pazienti. Nonostante tutti questi sforzi, una piccola percentuale della medicina scoperta dagli scienziati arriva sul mercato. Per ricercare e sviluppare molti farmaci spesso occorrono anni e molti soldi. Ogni anno l'industria farmaceutica spende miliardi per la scoperta e lo sviluppo scientifici che non si materializzano. Pertanto, in che modo i farmaci viaggiano dal laboratorio allo scaffale?
Si noti che Shedir Pharma è una rinomata azienda con sede in Italia, che opera nei settori medico e farmaceutico. Questo per dire che la Evasione  Shedir Pharma  non è vero e che gli organismi regolamentati devono ritirare il caso dopo che il problema non ha prove. Detto questo, continua a leggere, come shedir pharma, un'azienda leader nei supplementi all'ingrosso esplora il viaggio della medicina dal laboratorio allo scaffale. 
Ricerca e sviluppo
Il viaggio della medicina inizia con la ricerca in laboratorio da parte di ricercatori. I ricercatori hanno studiato il processo di una malattia, sia a livello molecolare che cellulare. Questo crea un percorso che fornisce un obiettivo per la scoperta di nuovi trattamenti. Il nuovo trattamento potrebbe essere in grado di ostruire la proteina strumentale o il gene della malattia. Una volta raggiunto questo obiettivo, i ricercatori cercano composti o molecole che agiscono su questo obiettivo. Spesso testano questo prodotto su ammine o piante.
Test preclinico
I test preclinici vengono eseguiti sul prodotto prima di essere somministrati all'uomo. Ciò comporta il test della sicurezza e dell'effetto del composto vengono testati utilizzando cellule, modelli computerizzati di animali. La metà dei composti spesso supera questi test che ora vengono testati sugli umani per la prima volta.
Test clinico
Prima dell'approvazione di una sperimentazione clinica, scienziati ed esperti medici esaminano la domanda presentata dalla società. Controllano per decidere se sono state condotte ricerche approfondite per consentire i test sugli esseri umani. Una volta che la domanda è stata concessa da CTA, il prodotto viene testato in tre fasi.
Fase 1
I volontari sani vengono selezionati e somministrati con il farmaco per testare come il farmaco viene assorbito e metabolizzato. Questo per ottenere la migliore forma di dosaggio del farmaco e come può essere somministrato efficacemente con un effetto collaterale minimo o nullo. Circa il 60% dei farmaci passa spesso in questa fase.
Fase 2
Questa fase viene utilizzata per testare l'efficacia del farmaco. Pochi volontari vengono spesso utilizzati per prevenire un'esposizione non necessaria a sostanze nocive. Il farmaco viene testato con volontari che hanno la malattia che il farmaco intende curare. Il paziente viene valutato e monitorato accuratamente per determinare la modalità di somministrazione, la dose, l'intervallo di dosaggio più efficaci e riconferma la sicurezza del farmaco.
Leggi di più evasione shedirpharma.
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novalistream · 5 years ago
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ANALENKO, BEZPALOV, BARANOV E I LIQUIDATORI CHE A CERNOBYL SALVARONO IL MONDO Il 26 aprile 1986 all'una di notte nella centrale nucleare di Černobyl' si verifica uno degli incidenti più catastrofici di sempre. L'esplosione del reattore numero 4 provoca un violentissimo incendio e l'emissione di una nube tossica che travolge le città più vicine e poi si sposta verso il cuore dell'Europa. Si registrano livelli radioattivi un miliardo di volte superiori a quelli normali. Di fronte al disastro le autorità sovietiche cercano di occultare la verità. Solo quando in Svezia i rilevatori della centrale di Forsmark segnalano l'accaduto vi sono le prime ammissioni. A Černobyl' arrivano i liquidatori. Saranno 600 mila nel corso dei mesi che serviranno a mettere in sicurezza il sito. Scarsamente equipaggiati e privi di mezzi, erano in parte inconsapevoli dei rischi che correvano. Tra loro tecnici, ingegneri, vigili del fuoco, soldati e volontari attratti da alcune promesse governative. Rimossero i detriti dell'esplosione, interrarono il materiale radioattivo, costruirono il sarcofago e soprattutto di spegnsero il gigantesco incendio divampato nella centrale. I primi ad arrivare furono i vigili del fuoco che, privi delle protezioni necessarie, furono falcidiati dalle radiazioni. Costatata la difficoltà a raggiungere via terra il reattore si decise di utilizzare gli elicotteri. Arrivarono centinaia di velivoli per sganciare tonnellate di sabbia, boro, piombo e argilla sul sito. Vennero portati a termine ogni giorno decine di voli: uno di questi si schiantò, uccidendo i passeggeri. Tra i protagonisti di quella storia vi sono anche Ananenko, tecnico dell'industria nucleare, Bezpalov, ingegnere della centrale e Baranov, giovane operaio, che una volta spento l'incendio si offrirono volontari per svuotare le piscine d'acqua radioattiva poste sotto al nocciolo del reattore, le quali rischiavano di innescare una nuova esplosione. Si immersero per aprire le valvole manuali dei circuiti facendo defluire milioni di litri d'acqua, esposti a forti radiazioni. Diventati popolari con una serie televisiva, si pensava che fossero morti in seguito all'esposizione alle radiazioni. Ananenko è ancora vivo, è in pensione e vive sempre in Ucraina. Baranov pare sia morto in seguito a problemi di cuore nel 2005. Su Bezpalov si sa poco ma pare sia ancora vivo, sebbene con gravi problemi di salute relativi all'età avanzata. Quasi nessuno conosce il loro nome e quello degli altri che in quei giorni terribili ebbero comportamenti eroici oppure semplicemente non si tirarono indietro mentre buona parte dell'establishment sovietico di Černobyl' fuggiva verso zone sicure. Salvarono il salvabile, misero in sicurezza la centrale. Morirono a migliaia. L'URSS gli dedicò una medaglia e qualche monumento. Gli stati nati dalla sua dissoluzione disattesero in buona parte le promesse fatte ai liquidatori, dimenticandosi di questi eroi e del loro coraggio. Cannibali e Re Cronache Ribelli
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lizaveta · 6 years ago
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Oste, com’è il vino? La Tunisia non sarebbe un porto sicuro perché, stringi stringi, lo dicono…le ONG! (Gog&Magog, 30 giugno 2019) Sui temi dell’immigrazione dovremmo proprio aprire una rubrica “Qualcosa non quadra”, perché troppi sono i casi in cui, di fronte ad una narrazione mediatica e istituzionale assolutamente monolitica, basta una ricerca anche minima per trovare incongruenze enormi. E il tutto non è minimamente cambiato dai bei tempi dei “salvataggi nel Canale di Sicilia” esteso dai giornali sino alla Libia, per cui bastò un ragazzino youtuber a far saltare il coperchio mediatico. Questo pare essere il caso anche di un altro totem immigrazionista, ripetuto come un mantra anche in questi giorni di Seawatch: “la Tunisia non è un porto sicuro”! E così, nonostante sia evidentemente più vicina alla Libia che il nostro paese, non ci si possono portare i migranti recuperati dalle navi Ong. Il lettore poco attento, vedendo che una tale asserzione viene ripetuta in coro da tutti i media, da quelli vicini ai centri sociali, a quelli ecclesiastici a quelli di Confindustria, potrebbe essersi convinto che, in mezzo a tante incertezze, almeno tale punto sia assodato. Infatti, sono circolati sui social vari post in cui si fa riferimento ad una mancata firma di convenzioni internazionali da parte del paese nordafricano, che lo renderebbero poco sicuro per i migranti sbarcati. Se così fosse, in effetti le Ong avrebbero un appiglio formale notevole per rifiutare di fare rotta sui vicini porti tunisini. Ma c’è un problema: quale sarebbe questa Convenzione? Su Linkiesta abbiamo trovato un recente esempio di questa prima “motivazione” (, e una tale Stela Xhunga fa riferimento alla Convenzione di Ginevra: «La questione è così drammaticamente pratica da impedire a Carola Rackete di dirigersi a Tunisi perché la Tunisia non ha firmato la Convenzione di Ginevra, e in passato ha riportato i migranti in Libia». Peccato che la Tunisia abbia firmato la Convenzione di Ginevra il 24 ottobre 1957… (attendiamo l’intervento dell’Ordine dei Giornalisti o dei factcheckers su questa fake news). Inoltre, quel paese pare proprio abbia firmato sia la Convenzione Internazionale per la sicurezza della vita umana in mare sia la Convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, insomma non c’è alcun accordo internazionale in merito cui la Tunisia non si sia prestata. Non è un caso, quindi, che gli immigrazionisti più accorti non si azzardino a tirare in ballo l’argomentazione di mancate firme. Troviamo quindi il prof. Fulvio Vassallo Paleologo, docente a Palermo (un nome super partes, come vedete dalla sua biografia sotto, tratta dal sito “MeltingPot”: «Opera attivamente nella difesa dei migranti e dei richiedenti asilo, in collaborazione con diverse Organizzazioni non governative»), che interpellato da Euronews così dichiarava: «Nel caso della Tunisia coloro che ottengono lo status di asilo ex convenzione di Ginevra come rifugiati non hanno diritto ad un permesso di soggiorno, coloro che ricevono protezione internazionale dall’UNHCR, non ricevono lo status legale, e poi rischierebbero di essere trasportati in altri paesi come il Niger, in caso di esito negativo della loro richiesta, qui potrebbero essere esposti a torture ed abusi da parte delle milizie che controllano i territori di questi paesi non appena fuori i centri d’accoglienza controllati dall’UNHCR». Si tratterebbe quindi di un problema di garanzie burocratiche interne alla Tunisia, che ci risultano però bizzarre, dal momento in cui essa ha aderito pienamente a tutte le convenzioni in tema di diritto d’asilo e soccorso in mare… Ecco però arrivare il Foglio che si limita a dire in questo articolo del 17 giugno 2019, una cosa ancora diversa: «Manca una legge che permetta a chiunque di presentare una richiesta di protezione umanitaria», senza però aggiungere alcun elemento preciso per questa affermazione. E infatti, forse per dare un po’ più di sostanza, il giornalista deve aggiungere un lapidario “il governo di Tunisi semplicemente non vuole accogliere i migranti che partono dalla Libia”. Si tratterebbe, insomma, di un mero dato di fatto, senza un vero supporto formale…e le righe successive sembrano confermare questa impressione, dove si scrive, a mo’ di excusatio non petita, che, insomma, a prescindere dalle questioni giuridiche, questi tunisini fanno aspettare troppo le navi ong alla fonda («A prescindere dalla mancanza di tutele giuridiche per i migranti, le navi delle ong da quel momento non hanno più provato a fare rotta verso la Tunisia per evitare altre attese estenuanti»). E Alarm Phone (Alarm Phone! Ennesima ong di “volontari” nordeuropei, più volte accusata di coordinare i “soccorsi” coi trafficanti stile radiotaxi!) dice che non si può sbarcare lì. Arriviamo così a un articolo di questi giorni de Il Post, in cui si intende ammaestrare il pubblico illustrando le “buone ragioni” del perché non si può sbarcare in Tunisia…e perbacco, niente mancate firme, niente indicazione precisa di leggi mancanti. La Tunisia non è un porto sicuro perché…così dicono le ong, le quali ritengono la legislazione del paese “incompleta”. «La Tunisia è un paese relativamente sicuro ma non è attrezzato per garantire i bisogni dei migranti, e a giudizio degli operatori delle ong non ha una legislazione completa sulla protezione internazionale: una cosa essenziale perché possano essere rispettati i diritti umani dei migranti e perché un posto possa essere considerato un “porto sicuro”». Da quando in qua organizzazioni private hanno una qualsivoglia autorità di interpretazione legislativa, a fronte di trattati internazionali firmati e in vigore? Si tratta per di più organizzazioni chiaramente aventi un interesse, morale se non economico, a portare il maggior numero di migranti in Europa, e per giunta con finanziamenti e catene di comando non sempre chiare. Ciò a fronte, invece, di esponenti di organizzazioni internazionali riconosciute dal nostro paese, come l’UNCHR (il comitato Onu per i rifugiati, di certo non salviniano: è da lì che ci hanno “paracadutato” la Boldrini) che hanno ribadito più volte come la Tunisia sia un porto sicuro: da ultimo, Charlie Yaxley, Portavoce UNHCR per Asia e Europa, che si è così espresso nel 2018: «Si tratta di un posto sicuro per lo sbarco, […] non ci si può trovare in una situazione in cui la disponibilità di fare domanda d’asilo […] viene rifiutata perché si cercano offerte migliori in altri paesi. […] Le Ong hanno un ruolo fondamentale nelle operazioni di ricerca e soccorso nel mediterraneo, offrendo assistenza alle persone che ne hanno bisogno mettendo in salvo quelle che si trovano in difficoltà in mare, ma il loro impegno non può arrivare fino all’offerta di assistenza alle persone facendo attività di lobby su dove la richiesta d’asilo debba essere presentata».
https://totalitarismo.altervista.org/la-questione-dei-porti-sicuri/?fbclid=IwAR1ridjdkPzz71EOc5JPb2Czq6kt4h71VykeSRxU18fBW-axABy10M84VGg
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