#sensi è già uscito
Explore tagged Tumblr posts
Text
l'unico over 30 che posso accettare è Raffaele Palladino, mamma mia ma cosa sei, ma come fai ad avere già 38 anni, ma sei bellissimo dai.
#pensieri#me#checolorehaunanimabruciata#artists on tumblr#tumblr girl#calcio#Palladino#Monza#inter monza#sensi è già uscito#ottimo#serie a#Palladino sex symbol
0 notes
Text
L'ho capito pienamente solo in queste settimane.
C'è una netta differenza tra giustificarsi e dare spiegazioni.
Quando ti giustifichi, sei già scivolato su un piano difensivo.
Sei tornato ad essere, per un momento, quel bambino che viene beccato dalla mamma con le mani nella marmellata, e con gli occhi sgranati la implora di non punirlo.
Quando l'altro ti chiede spiegazioni accusandoti di qualcosa, insinuando ecc, anche sei hai quarant'anni, cominci a tremare di paura, il cuore ti batte a mille nel petto, e lo stomaco ti si stringe in una morsa dolorosa.
Anche sei grande, sei piccolo.
La testa ti si riempie di sensi di colpa, e il terrore di perdere qualcosa, come l'amore dell'altro, ad esempio, ti fa precipitare d'improvviso nel ruolo di vittima.
Quando sei una vittima, nessuno infatti può infierire.
Ma in realtà, ti accorgerai facilmente di una cosa.
Se cominci a giustificarti perché sei uscito con gli amici, perché avevi voglia di prendere una boccata d'aria o di rimanere solo, accampando scuse come "Mi spiace tanto, non volevo ferirti", "Ti prego, ascoltami non l'ho fatto apposta...", stai dicendo all'altro che ha ragione nell'attaccarti.
E l'altro ti aggredirà ancora più forte, proprio perché tu ti giustifichi come se avessi torto.
Quando dai spiegazioni, invece, tu sei nel tuo io adulto.
Sei centrato, fermo, assertivo.
Vivi uno stato di sicurezza interna che nessuno può scalfire.
Il tuo cuore e la tua mente, sono blindati a prova di proiettile.
L'altro può andare su tutte le furie e scalpitare perché non lo hai chiamato, perché avresti dovuto portarla fuori a cena, fargli un regalo, avvertirlo che...
E invece, semplicemente, non ne avevi voglia, oppure ti sei dimenticato.
Non lo hai fatto apposta: è così e basta.
E non devi giustificarti perché hai dimenticato qualcosa, o perché non sei stato all'altezza delle aspettative dell'altro.
Stai dando spiegazioni su quello che hai fatto, o non hai fatto, a partire da quello che sentivi, volevi fare o non volevi fare.
Punto.
Nel dirlo, la tua voce è ferma, il tuo cuore batte calmo e regolare, il tuo stomaco è tranquillo e le tue spalle sono rilassate.
Il tuo sguardo, è fisso su un punto come se guardassi un panorama immenso dopo aver scalato una montagna.
L'altro può accettare o meno tutto questo.
Ma di sicuro, se rimarrai saldo dentro di te nel tuo io adulto, o riuscirai a proteggere il tuo io bambino prima che ti faccia scivolare in un turbine di emozioni incontrollabili, sarai saldo come una roccia.
Immobile come un albero.
Chi si giustifica si prostituisce, e quindi può essere comprato e usato dall'altro tanto più cadrà in uno stato di autosvalutazione, di preghiera, di dipendenza.
Chi spiega, invece, informa, chiarisce, attesta che.
Non si muove dal suo centro.
Mette confini stabili tra sé e l'altro, perché sa di potersi proteggere da solo.
Sa che può reggersi e camminare con le proprie gambe, ovunque vuole e in qualunque condizione.
Diventa il tuo punto fermo, respira, ancorati a te.
E non avrai più paura di perdere nessuno, perché avrai conquistato te stesso.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
35 notes
·
View notes
Text
Tutti che mi chiedono ossessivamente cosa voglio fare, come occupo il mio tempo, cosa desidero
Ecco io in realtà non lo so cosa voglio fare, mi sento completamente incapace di decidere quale sia la mia strada, ho il terrore di sbagliare, di non essere in grado di fare cose che si danno per scontato che tutti sappiano fare come dare il resto, portare un piatto appena uscito dalla cucina di un ristorante, saper interloquire con il cliente... E se poi sbaglio? Mamma mi risponde «Buttati, tanto cos'hai da perdere?» Ma il mondo del lavoro prevede responsabilità e conseguenze, o almeno così ho studiato e questo mi spaventa, pertanto appena sento mia mamma parlare di concorsi e quindi di eventuali posti in ambienti dove la responsabilità del proprio operato è un masso in bilico sopra la propria testa per tutto il tempo pronto a crollarti addosso al primo errore, beh storcio il naso.
Poi mi vedo messa in continuazione in paragone con altri, banalmente «Hai visto come è brava quella commessa nel suo lavoro, ecco così bisogna essere, svelti!» oppure «Hai sentito sta facendo la magistrale, studia lingue, si è laureata con il massimo dei voti, ha preso 30 e lode a quell'esame» Istintivamente rispondo con: «Cosa vorresti dire scusa?» Cioè mi sento in continuazione con il dito puntato contro, tutti in attesa di vedere quale sarà il mio passo, tutti in attesa di dire la propria su qualsiasi passo farò, nessuno che consideri come un primo passo il fatto che sto realmente scrivendo un libro, che ho sogni piccoli ma per me giganteschi legati a quel libro, che in quel libro ci sto mettendo tutta me stessa in tutti i sensi perché in quel libro è raccontata la versione di me che sogno e immagino da quando ero bambina, ma c'è anche la me di ora che non sa davvero cosa vuole, che non sa decidere e che prende decisioni sempre o spinta da ciò che la famiglia pensa sia giusto per lei o che comunque trovano il sostegno nella famiglia, un "va bene te lo concedo", quindi niente che li possa deludere, niente che possa essere effettivamente ciò che vuole ma ritenuto dalla famiglia un non-lavoro o un lavoro non serio, non importante, non dignitoso, non ai loro standard.
Nessuno che si renda davvero conto di quanto tutto questo sentirmi bloccata mi faccia male, ai loro occhi sono solo una scansafatiche che sta rimandando sempre più in là quella decisione che sia iniziare la scuola guida, che sia iniziare un lavoro e dopo che aspetteranno che mi accaso con un ragazzo, che metto su famiglia e che altro?! Ma scusate è la mia vita o è solamente un copione già scritto da dover seguire alla lettera e nei tempi stabiliti dalla società, dalla famiglia, dal pensiero degli altri?! «Se resti in casa come le incontri le persone? Mica ti vengono a bussare alla porta!» Eppure quando esco di casa non mi pare ci sia la fila di gente che mi voglia conoscere eh anzi mi ignorano tutti nonostante io sia quella che sorride agli sconosciuti per regalare un piccolo raggio di gioia nelle loro giornate, in tutta risposta mi ritrovo sguardi infastiditi e perfino disgustati... Sono io sbagliata per questa società e questa epoca in cui se si è buoni e gentili si viene solo sfruttati, ghostati, insomma te la prendi nel culo sempre. Io quella che sorride fuori ed è un fiume di lacrime dentro che spesso fuoriescono ma chissà come mai quasi sempre di nascosto nel buio della mia cameretta, lontano dallo sguardo di tutti, tanto chi conosce o ormai conosceva davvero i miei crolli li considerava appunto crolli, semplicemente un momento continuo in cui bum essere fragili, piagnucoloni, fare i capricci e cercare attenzioni, abbracci e affetto... Eppure io non recito, quelle lacrime che scendono lungo le mie guance solo io so davvero quanto bruciano e quante ne reprimo. Solo io conosco quella sensazione che non mi abbandona mai e che al massimo resta nello sfondo qualche volta di quel vuoto nel petto, conosco il punto preciso in cui sento quel vuoto è proprio al centro del petto, è una voragine interiore circondata da tutte quelle ferite interiori mai davvero totalmente cicatrizzate: delusioni, bugie, doppiogiochisti, approfittatori, paure, quella parolina che urla dentro senza sosta "non abbastanza", mancanze, promesse infrante, "per sempre" diventati addii, rimpianti e rimorsi. In una parola dolore. Un vuoto circondato da dolore, eppure sorrido, eppure regalo affetto a destra e a manca, eppure ingenuamente continuo a mantenere viva una speranza, eppure cerco di vedere sempre il buono in ogni cosa, eppure eppure sono viva e respiro la vita, tocco la vita, sento la vita attraverso la musica, guardo la vita attraverso un cielo dipinto di azzurro o nelle stelle che brillano e mi ricordano che non sono sola anche se mi ci sento tanto, anche se proprio quelle stelle mi ricordano persone che sono diventate mancanze. Guardo la vita nella natura anche nella frenesia della città e di una società in cui tutto è scandito, in cui sembra proprio di seguire un copione e giammai fermarsi per beh banalmente vivere per davvero.
Quindi ritornando alle domande iniziali manca da rispondere all'ultima: cosa desidero? Io in realtà l'unica cosa che desidero è riuscire a sentire di meno questo vuoto interiore invece che ritrovarmi ad alimentarlo in continuazione, non voglio diventare il mio demone interiore ma non voglio lottare tutto il tempo, io desidero vivere per davvero e non limitarmi a sopravvivere... Ma ahimè non esistono manuali o istruzioni su come si vive, come affrontare la vita senza distruggersi.
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#pensieri#sfogo personale#pensieri bui#mi sono letta dentro#parlare al mio io interiore#vita#vivere#dolore#tristezza#fa male#silenzio#dentro me#paure#desideri#domande#mancanze#futuro#lavoro#decisione#scelta#decidere#sopravvivere#responsabilità#famiglia#parere altrui#non abbastanza#sentirsi incapaci#lacrime
19 notes
·
View notes
Text
ALTO CASERTANO: VESPAGIRO 2024, SI TERRA’ IL WEEKEND DEL 2 GIUGNO
Attesa per la 15esima edizione inserita nel Campionato Turistico Nazionale e Regionale.
Prossimo evento del Vespa Club di Alvignano “La Maialata”
ALVIGNANO – La quindicesima edizione del Vespagiro di Alvignano si terrà il finesettimana del 2 giugno. Non il 9 giugno, dunque, così come da tradizione (il raduno normalmente si svolge la seconda domenica di Giugno) e come già precedentemente annunciato, a causa dell’appuntamento elettorale delle Europee. Ad annunciarlo il direttivo del Vespa Club, direttivo tra l’altro che lo scorso 18 dicembre ha provveduto con Assemblea Straordinaria al rinnovo del Consiglio. Un passo importante nella storia di un’Associazione che ormai da anni, nel piccolo centro dell’Alto Casertano, anima la comunità con una serie di eventi, primo fra tutti il Vespagiro. Confermato presidente del sodalizio Sergio Civitella, nominati vicepresidente Stefano Giannetti, segretario Alfonso Valentino, tesoriere Alberico Pacelli, consiglieri Gianluigi Barbiero, Giovani Zullo, Antonio Di Leone, Vincenzo Reveglia, Mario Mastroianni e Federica Landolfi.
Nel corso della stessa sede è stata anche approvata la proposta di modifica del dettato statutario, facendo seguito al Decreto legislativo n. 36/2021 (c.d. “Riforma dello Sport”) modificato da ultimo con D.lgs. n. 120/2023, decreto che contiene importanti disposizioni in materia di statuti degli enti sportivi dilettantistici. E’ stato specificato infatti che la mancata conformità dello Statuto ai criteri di legge rende inammissibile la richiesta di iscrizione al Registro delle attività sportive dilettantistiche (c.d. “RAS”) istituito presso il Dipartimento per lo Sport - Presidenza del Consiglio dei Ministri e, per le ASD che vi sono già iscritti, comporta la cancellazione d’ufficio dallo stesso. A tal fine, la Federazione Nazionale e gli Enti di Promozione hanno approvato le modifiche al testo dello Statuto Tipo che, ai sensi della normativa vigente e delle disposizioni federali, l’ASD di Alvignano ha deciso di adottare.
Modifiche e approvazioni formali che lasciano il passo all’organizzazione di prossimi appuntamenti conviviali, in ordine di tempo domenica 25 febbraio la Maialata (ospitato dal Ristorante – Pizzeria La Gardenia di Alvignano) e a giugno l’attesissimo raduno di vespe più partecipato e condiviso del Matesino. Il nuovo direttivo, e dunque gli organizzatori di quella che si preannuncia una 15esima edizione, tappa inserita nel Campionato Turistico Nazionale e Regionale, ricca di novità e di ospiti, assicurano impegno ed energia ma soprattutto voglia di stare insieme e di diffondere il valore della amicizia e della famiglia, tutto questo con il comune denominatore rappresentato dalla passione per la Vespa, icona del design italiano, un mezzo che ha contribuito a rimettere in moto il nostro Paese uscito martoriato dalla guerra e “che, ogni anno, ci spinge a metterci in sella, ci fa divertire – conclude all’unisono il Vespa Club di Alvignano - e ci regala lo spettacolo di paesaggi incontaminati e tipici dei nostri territori".
0 notes
Text
Dodici anni di carriera editoriale, una quindicina di libri e una serie animata. Il fumettista Zerocalcare compie quarant’anni. Da quando, nel 2011, si è affacciato sulla scena editoriale, Zerocalcare - nome d’arte di Michele Rech, nato a Cortona (AR) nel 1983 - non si è fermato un attimo. Una carriera cominciata con un libro - La profezia dell’Armadillo - scritto per se stesso, per ricordare le emozioni connesse alla perdita di una cara amica. I libri La profezia dell’Armadillo. È uscito nel 2011 in edizione autoprodotta ed è arrivato nelle librerie di tutta Italia l’anno seguente. Zerocalcare racconta la storia di come ha appreso della morte di una cara amica, Camille, e di come è venuto a patti con il senso di perdita. Il libro, nelle sue varie edizioni, è stato ristampato più di trenta volte. Un polpo alla gola. È uscito nel 2012 ed è il primo romanzo grafico “longform” di Zerocalcare. Partendo dai tempi in cui era alle elementari, racconta gli anni della sua formazione scolastica in forma di mystery, poiché c’è uno scheletro misterioso a rendere inquietanti le ricreazioni dell’infanzia del piccolo Zerocalcare. Ogni maledetto lunedì su due. È uscito nel 2013 ed è la prima raccolta delle storie del blog di Zerocalcare, quelle che lo hanno reso celebre. Dalla storica Trenitaja ed i vecchi che usano il pc, questo libro contiene i primi anni del rosico, delle lamentazioni e delle piccole manie di un autore/personaggio che stava già diventando famoso. Dodici. È uscito nello stesso anno di Ogni maledetto lunedì su due ed è il racconto di un’invasione di zombie a Rebibbia. Zerocalcare cade da uno sgabello e trascorre tutta la storia privo di sensi, per permettere a Secco, Katja, Cinghiale ed agli altri personaggi di prendersi il ruolo dei protagonisti. C’è molta azione, è la prima volta che Zerocalcare non racconta solo di sé, ed è un libro atipico anche perché è il primo parzialmente a colori. Dimentica il mio nome. È uscito nel 2014 ed è la storia della rocambolesca vita della nonna di Zerocalcare, Huguette. «Molte delle cose che racconto in questo libro sono successe veramente», afferma l’autore in merito alla storia. Il libro è stato nella dozzina del Premio Strega 2015 ed ancora oggi è fra i suoi titoli più amati. L’elenco telefonico degli accolli. È uscito nel 2015 ed è la seconda raccolta delle storie del blog. Ormai noto, Zerocalcare racconta con ironia che la celebrità porta con sé più seccature che vantaggi e, in una storia inedita realizzata per questo volume, fa uno spassoso reportage sulla sua esperienza da «scrittore vero» al Premio Strega. Kobane Calling. Uscito nel 2016 dopo tre viaggi in Turchia, Iraq e Siria per documentare la resistenza dei curdi siriani sia all’Isis sia al regime di Assad, tradotto in nove lingue, ristampato a ciclo continuo, ha rafforzato ulteriormente la reputazione di Zerocalcare come narratore del reale e come lucido e acuto osservatore di alcuni fra gli snodi storici più importanti della nostra epoca. Macerie prime. È uscito nel 2017 ed è la prima parte di una storia corale sul senso di smarrimento della generazione dei trenta/trentacinquenni di fronte alle speranze disattese ed ai sogni non realizzati. È anche il libro in cui i personaggi di Zerocalcare mostrano i segni del tempo che scorre via (ad esempio, l’amico Cinghiale si sposa). Macerie prime - Sei mesi dopo. Uscito esattamente a sei mesi di distanza dal volume precedente per creare un effetto narrativo atipico (far coincidere il tempo passato del mondo reale e quello trascorso nella narrazione), ha una trama (in cui il filosofico Armadillo viene sostituito dal cinico Panda) che è fra le più amate dai lettori/lettrici di Zerocalcare. La scuola di pizze in faccia del Professor Calcare. Uscito nel 2019, è una raccolta atipica. Non più provenienti solo dal blog ma anche da numerose riviste («Wired», «Best Movie», «L’Espresso»), le storie spaziano dalla denuncia sociale alla critica cinematografica, a cura dell’egregio Professor Goffredo Calcare.
Scheletri. Uscito nel 2020, racconta una storia efferata e dolorosa avvenuta negli anni in cui Zerocalcare faceva finta di andare all’Università, mentre in realtà trascorreva le giornate sui vagoni della metropolitana di Roma. Il personaggio ha una vistosa cresta punk rossa, ma l’autore afferma/giura di aver distrutto tutte le foto in cui quella cresta la aveva davvero. A babbo morto. «Si tratta probabilmente dell'opera più dura mai realizzata da Michele Rech che usa immagini "pucciose", come direbbe lui, per raccontare gli anni di piombo tra bombe che uccidono innocenti, folletti impiccati e la distruzione di una generazione» (Luca Valtorta, «Robinson») «È cominciato come uno scherzo. Poi la cosa è cresciuta ed è diventata la favola di Babbo Natale che muore, sostituito da un improbabile Figlio Natale. Ora la nuova storia nera di Zerocalcare è un libro e anche un audiolibro. Ma a pensarci bene tutto è partito quando la mamma gli disse: Babbo Natale esiste finché ci credi. Cioè, a ben vedere: lo devi uccidere tu. Ed è così che si comincia a crescere» («la Lettura») Natale, i regali, il cenone, i parenti.... ma qualcuno ha mai pensato alle condizioni di lavoro dei folletti nella fabbrica di Babbo Natale? Zerocalcare sì, e ci racconta per la prima volta la scabrosa verità dietro al business della consegna dei regali. Bonus! Le anziane rider della Befana scioperano insieme ai minatori sardi (le cui miniere di carbone vengono chiuse perché nelle calze i bambini preferiscono trovare gli orsetti gommosi), per ottenere migliori condizioni di lavoro. Un libretto atipico uscito a Natale 2020, magistralmente colorato da Alberto Madrigal, e che racconta della successione alla guida della più grande azienda di giocattoli del mondo dopo la morte di Babbo Natale. Narrato come una favola moderna, si tratta in realtà di un forte atto di denuncia contro la globalizzazione ed i suoi effetti (a cominciare dal precariato). Un libro a metà tra favola (cinica) illustrata e fumetto. Sicuramente uno fra i libri più amari di Zerocalcare. Strappare lungo i bordi. La prima serie animata creata e diretta da Zerocalcare. Due episodi da trentacinque minuti l’uno con le voci di Zerocalcare medesimo e di Valerio Mastandrea. Ci ha lavorato per tutto il 2020 (compresi i periodi di lockdown più rigido) insieme al team di Movimenti Production, e nonostante sia il suo progetto che ha coinvolto più persone in assoluto, è una fra le storie più personali che abbia mai raccontato. In una narrazione costellata di flashback e aneddoti che spaziano dalla sua infanzia fino ai giorni nostri, Zerocalcare percorre un viaggio in treno con Sarah e Secco, gli amici di sempre, verso qualcosa di molto difficile da fare. Ogni capitolo della storia costruisce un tassello di un mondo fatto di poche certezze e di amicizie incrollabili. E quando tutti i tasselli saranno al loro posto, il mosaico sarà una sorpresa sia per il protagonista sia per lo spettatore/spettatrice. Strappare lungo i bordi, proiettato in anteprima nel corso della Festa del Cinema di Roma del 2021, arrivò su Netflix nel novembre dello stesso anno. Niente di nuovo sul fronte Rebibbia. «Una sorpresa su cinque sarà una zaccagnata al fegato». Dalla condizione dei carcerati di Rebibbia nel corso della prima ondata della pandemia da covid-19 all’importanza della sanità territoriale, da una disamina approfondita sul fenomeno della cosiddetta “cancel culture” alla condizione degli ezidi in Iraq, questa raccolta di storie di Zerocalcare - uscita nel novembre 2021 - è fra le più “serie” della sua carriera, ed è impreziosita da una storia inedita di quasi cento pagine, sull’ultimo anno della sua vita, quando si stava occupando della sua prima serie animata - la sopra citata Strappare lungo i bordi. Un libro importante, solo apparentemente fatto di storie disgiunte, che raccontano mirabilmente il biennio 2020/21 dal punto di vista del fumettista di Rebibbia. No Sleep Till Shengal. Libro vincitore del Premio Terzani 2023.
Il viaggio di Zerocalcare in Iraq, la fotografia di un momento geopolitico preciso, sovente trascurato dall'assordante indifferenza occidentale. Nella primavera del 2021 Zerocalcare si reca in Iraq, per far visita alla comunità ezida di Shengal, minacciata dalle tensioni internazionali e protetta dalle milizie curde, e documentarne le condizioni di vita e la lotta. Il viaggio si rivela difficile perché più volte la delegazione italiana viene respinta ai vari check point controllati dalle varie forze politiche e militari che si spartiscono il controllo del suolo iracheno. Questo libro a fumetti - uscito nell’ottobre 2022 - è la fotografia di un momento geopolitico preciso, in cui un manipolo di persone si oppone allo strapotere di chi chiama “terrorismo” ogni tentativo di resistenza, mentre gli assetti di potere cambiano lentamente, e il sogno del confederalismo democratico in un pezzetto troppo spesso dimenticato di Mesopotamia rischia di svanire per sempre, nell’indifferenza assordante dell’Occidente. Dopo il botto. «Un acuto osservatore della realtà che ci restituisce una descrizione profonda, acuta e mai banale del mondo attuale e di noi stessi facendoci sentire meno soli e, strappandoci un sorriso, anche dei più leggeri» (Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano) Il catalogo della grande mostra di Zerocalcare alla Fabbrica del apore di Milano (17 dicembre 2022 - 23 aprile 2023) è stato curato da Oscar Glioti e contiene, dopo un testo introduttivo di LRNZ, centinaia di disegni, moltissimi fra i quali rari e poco noti, che mappano la straordinaria produttività di Zerocalcare. Contiene anche la versione aggiornata della cronologia 1999-2022 (scritta da Oscar Glioti) che contestualizza Zerocalcare con una precisione dolorosamente chirurgica. Zerocalcare Animation Art Book. Uno sguardo divertito e divertente dietro le quinte di due fra le serie animate più amate degli ultimi anni. Tre anni, due serie animate. Il viaggio di Zerocalcare nel mondo dell’animazione viene raccontato per la prima volta in modo organico, con materiale inedito e mai visto prima: bozzetti, production art, foto e disegni preparatori, con interviste alle principali figure che hanno lavorato a Strappare lungo i bordi e Questo mondo non mi renderà cattivo. Uscito nel giugno 2023. Enciclopedia calcarea. Guida ragionata nell’universo di Zerocalcare. Un vademecum prezioso e approfondito per comprendere la psicologia del narratore e dei narrati. Una mappa emotiva del mondo di Zerocalcare. Per coloro i quali/le quali credono di saper tutto sui personaggi del mondo di Zerocalcare, potrebbe essere interessante mettersi alla prova con questo volume - uscito nell’ottobre 2023 -, introdotto da una storia inedita, in cui il fumettista di Rebibbia svela i retroscena che hanno portato alla creazione e alla definizione dei caratteri di quasi tutti i protagonisti dei suoi fumetti. Ogni voce è corredata da pagine a fumetti dedicate ai singoli personaggi Un lungo percorso a fumetti, quello di Zerocalcare, a cavallo fra lo humour ed il forte impegno civile.
1 note
·
View note
Text
LA STORIA FINO AD ORA - 4 [B1 - ICDDS]
Esplorate le prigioni gli avventurieri trovano i prigionieri, vecchi donne e bambini rapiti dalle loro case nelle campagne di Nurzia. Fra questi Tudnor, conosciuto come il saggio, uno dei più rispettati abitanti di Nuriza e che prende la parola con gli avventurieri confermando i loro sospetti: dietro al culto del Dio Serpente, e artefici materiali dei rapimenti ci sarebbero stati Rerum, il fabbro, assieme a Cyrel e Gabriell due prominenti proprietari terrieri ed altri insospettabili abitanti di Nurzia. Secondo il racconto di Tudnor, Cyrel e Gabriell avevano assoldato un loro piccolo esercito di uomini comandati da Drughen l’infame, nel tentativo di diventare i signori di Nurzia. E fu Rerum stesso a cacciare dal paese la guarnigione di Nani Randagi che lo presidiava per avere terreno libero. Ma di certo nessuno immaginava che facessero parte di un culto malevolo, adoratore degli Uomini Serpente. Liberati i prigionieri, un ulro di Iris attira l’attenzione. Philippus uscito dalla sua cella l’ha gettata a terra e corre per le scale. I prigionieri urlano nella sua direzione riconoscendo nel fugitivo travestito da prigioniero Rerum stesso! Allanon di rincorsa gli pianta un giavellotto nella schiena. Ma Rerum è schiumante di follia assassina e, sguainata una particolare lama dai bordi verdastri, si lancia all’attacco noncurante del giavellotto che gli trapassa il corpo. Vidunder da lontano tenta di finire l’uomo con il suo arco, ma la freccia si pianta nella spalla di Allanon trapassando le carni a un dito dal cuore. Iris e Thoradin si lanciano contro Rerum per finirlo. Vidunder raccoglie la Spada di Rerum.
Allanon viene portato nella cucine per passare la notte vicino al camino e sotto l’influsso delle preghiere curative di Iris. I prigionieri possono ristorarsi e riposare nella sala con i letti a castello. Il mattino seguente Allanon riprende i sensi. Simenon è però scomparso e gli avventurieri si mettono alla sua ricerca. Aveva mostrato già la sera prima un comportamento misterioso ed era rimasto a lungo ad osservare l’altare blasfemo del Tempio. Gli avventurieri entrano nell’unico passaggio ancora inesplorato, dietro una delle due statue di Uomo Serpente. Trovano un corridoio con un piccolo scrigno svuotato da poco e gettato di lato. Un portale di bronzo conduce a una sala circolare. Un fascio di luce arancione pulsa dal pozzo fino al soffitto irradiando ondate di calore intermittente. Il soffitto e completamente innervato da arbusti sanguinei che convergono pulsanti a raggiera verso il centro della stanza per perdersi nel fascio di luce arancione. Al centro del fascio di luce, fermo a mezz’aria una figura embrionale raggomitolata su se stessa. L’essere appare come una piccola lucertola dalle piccole membra e una grande testa larga. Perfettamente immobile come immersa in un sonno profondo se non fosse per un piccolo occhio rosso come la brace che sembra fissare incessantemente gli avventurieri con un’energia maligna che chiude la bocca dello stomaco.
Di lato c’è Simenon. Lo sguardo annebbiato, le braccia calate in avanti lungo il corpo, le mani semi aperte tengono in pugno alcuni gioielli, sacchette con gemme preziose, catenine d’oro con misteriosi pendagli luccicanti. Sembra accorgersi dei suoi compagni in ritardo. Alza le mani e getta contro di loro i preziosi urlando che tanto quella è l’unica cosa che cercano.. non certo la conoscenza. Odio e disprezzo per i suoi saettano dagli occhi di Simenon! Ma non è il solo… Allanon si rende finalmente conto della vera natura di Vidunder… ha per certo visto le mani del ladro frugare nel suo sacco. Quante altre volte ha rubato a lui… e agli altri? E poi si comporta sempre in modo erratico… quali sono i suo veri obiettivi? Quali padroni segue? Non è forse stato lui a colpirlo alle spalle durante lo scontro con Rerum? Allanon sguaina la lama deciso a porre fine agli intrighi del ladro!
Thoradin si rende finalmente conto della vera natura di Allanon… si oppone a ogni tentativo di negoziare. Si comporta come una bestia assetata di sangue… poi si prende tutto quello che trovano: l’anello magico dell’uomo ratto? I pugnali dei Cultisti? E se fosse più interessato al potere e alle ricchezze che alla missione?
Cosa gli impedirebbe di uccidere i suoi stessi compagni?
Vidunder si rende finalmente conto della vera natura di Simenon… com’è possibile che abbia compreso la lingua degli uomini Serpente pronunciata da Righroll il portale? Diceva che era una lingua a lui sconosciuta ma ne ha compreso il significato… Si è anche subito affrettato a prendere le pergamene con le storie degli Uomini Serpente, che invece Irs invece voleva distruggere perché malevole… Cosa impedisce a Simenon di sacrificare tutti quanti qui, in questa stanza e diventare lui il nuovo Sommo Sacerdote del Culto del Dio Serpente?
La creatura sta mettendo gli uni contro gli altri, ma è impossibile per una mente mortale resistere al suo controllo… o forse no! In un ultimo disperato sforzo di volontà Vidunder imbraccia l’arco e scocca un'unica freccia nell’occhio dell’essere.
Improvvisamente gli avventurieri si ritrovano come risvegliati da un lungo sonno. Ma non c’è tempo per le domande.
La luce pulsante si fa sempre più brillante, mentre un urlo che sembra provenire da un’altra dimensione li assorda. Le mura e il soffitto della stanza cedono e cominciano a venire giù rovinosamente.
Fuggendo via incontrano i prigionieri guidati da Tudnor allarmati.
Fuggono tutti verso l’uscita mentre l’intero labirinto collassa tutto intorno. Prima di uscire all’aperto Simenon, Allanon, Vidunder e Thoradin si ricordano del giuramento fatto a Righroll che li chiese di "tornare prima della fine di tutto”. Righroll gli chiede di porre le loro mani su di lui.
Usciti all’aria aperta il portale collassa mentre le colline sono spazzate da un temporale violentissimo che spazza le desolate dorsali delle Colline Nebbione.
Resistendo alla tentazione di correre via, avventurieri e prigionieri non possono far altro che cercare rifugio proprio tra le rovine del portale del Dio Serpente.
Fine de “Il Culto del Dio Serpente” modulo di avventura D&D OSE per giocatori di livello 1-2
2 notes
·
View notes
Photo
PICCOLA STORIA MUSICALE NEWYORKESE
vol. 1
Nel 2001 Shawn Carter in arte Jay-Z forse non aveva ancora novantanove problemi ma due sicuramente sì e si chiamavano Nas e Jadakiss.
L'anno prima era uscito "The Dynasty: Roc-La-Familia", il suo quinto album, nella cui realizzazione aveva tirato dentro molti della sua etichetta, la Rock-a-Fella Records. L’album era andato bene ma nel frattempo erano sorti problemi con gli altri due rapper newyorkesi che gli contendevano lo scettro cittadino, e lo facevano a colpi di dissing.
Per Shawn era giunto il momento di rispondere.
Chiuso in studio di registrazione, Jay-Z lavorò per tutta la prima metà dell'anno a un album che conteneva hit per le classifiche ma anche pezzi "dedicati" e non erano certo corrispondenze di amorosi sensi. L'ambiente musicale non parlava che di questo album e attendeva di conoscere la risposta di Carter agli insulti ricevuti.
Questo disco lo volevano ascoltare tutti, fans e haters, e Napster già esisteva: giusto il tempo di fare l'ultimo mixaggio e il disco finì praticamente piratato.
Shawn Carter è un rapper ma prima di fare il rapper era uno che vendeva agli angoli delle strade.
In quel momento, però, Shawn Carter era anche CEO della sua etichetta, e vendeva dischi.Prodotto e luogo per le sue attività erano cambiati ma sapeva ancora fiutare la "rota" di chi è in attesa.
La domanda andava soddisfatta subito con la roba giusta, altrimenti la gente pur di averla si sarebbe rivolta altrove.
New York chiedeva e lui doveva accontentarla.
Chiuse il disco prima, lo chiamò “The Blueprint” e anticipò l’uscita di una settimana.
Fuori l'11 settembre 2001.
1 note
·
View note
Link
Il Ciclo dei Vedovi Neri è composto da sei gustosissimi libri gialli pubblicati da Asimov nel corso di alcuni decenni. Scopriamo meglio di cosa si tratta.
Chi sono i Vedovi Neri di Asimov
Già nello schema, sempre identico, delle vicende via via narrate si dimostra l’impeccabile forma mentis scientifica di Asimov.
I Vedovi Neri appartengono a un club immaginario. Ne fanno parte sei stimati e colti professionisti che una volta al mese si riuniscono per chiacchierare amabilmente, serviti dal cameriere Henry, membro onorario del club, che prepara loro squisiti manicaretti.
Ma davvero i Vedovi si riuniscono solo per chiacchierare amabilmente? Non proprio. A ogni incontro, a turno, uno dei sei amici presenta agli altri un mistero da risolvere. E il mistero sarà incarnato dall’ospite di turno, estraneo al club, che racconterà una vicenda capitatagli, di cui non sa darsi spiegazione.
Il taciturno Henry
Ed è qui che il lettore viene travolto dalla prodigiosa scrittura e dall’intelligenza del maestro della fantascienza.
Al di là dello stile semplice e godibilissimo, in ogni racconto (in genere ce ne sono dodici per raccolta) l’ospite è incalzato dalle domande dei Vedovi, che formulano ipotesi più o meno articolate, ma sempre distanti dal vero.
Nel frattempo il cameriere Henry, con impareggiabile aplomb, serve loro le vivande e ascolta. Oltre la metà del racconto, quando i Vedovi sembrano ormai arresi perché incapaci di risolvere il mistero, Henry getta lì una domanda svagata.
Subito il cameriere viene affettuosamente preso in giro dai commensali. Salvo poi introdursi un’altra volta nel discorso, pochi minuti dopo, e sciorinare un ragionamento perfettamente oliato. Sarà sempre Henry a indovinare il mistero!
Agli ospiti, sfiniti dai loro ragionamenti a vuoto (oltre che sazi e vagamente avvinazzati), non resta che complimentarsi con l’acume del loro infallibile cameriere.
Il ruolo attivo del lettore
I racconti dei Vedovi Neri sono prodigiosi per più di un motivo. Intanto, grazie alla felicissima penna di Asimov. Abbiamo imparato dai suoi libri di fantascienza (ma anche da quelli di divulgazione scientifica) quanto sia preziosa la sua ironia, quanto limpido e semplice ogni suo ragionamento, quanto vivida la caratterizzazione dei personaggi.
Ma questi racconti gialli hanno uno straordinario elemento in più. Ogni volta, il lettore è messo nelle condizioni di poter risolvere il mistero. In alcune storie la soluzione risiede in piccoli giochi matematici, in altre in doppi sensi linguistici, eccetera.
Al non piccolo (né frequente) godimento di regalarsi la lettura di pagine scritte in modo impeccabile, e di immergersi in un giallo che funziona al millimetro, si aggiunge quindi la componente agonistica: riuscirà il lettore a risolvere il mistero, accettando di gareggiare col temibile ingegno del grande Asimov?
I Vedovi Neri: un Isaac Asimov in perfetta forma
Nei racconti dei Vedovi Neri ritroviamo un Isaac Asimov in grande spolvero.
La cosa che più sorprende è che qui la mentalità scientifica dell’autore è stata versata per intero nel genere giallo. A quel punto, si potrebbe pensare, Asimov avrà corso il rischio di produrre testi geometrici, freddi, monotoni. Niente di più lontano dal vero.
Ogni racconto dei Vedovi Neri pulsa di vita, ironia, sarcasmo, anche di saggezza e disincanto. E poi c’è il meccanismo giallo, che non fa mai una piega. Anche il tipo di sfida che Asimov lancia al lettore è sempre calibrato con maestria: nessun mistero è mai impossibile né mai troppo facile da risolvere.
La vicenda editoriale
Il ciclo dei Vedovi Neri di Asimov stupisce per un altro motivo. I sei libri sono stati pubblicati in un arco temporale che va dal 1974 al 1990.
A dire il vero il sesto e ultimo libro, ancora inedito in Italia, è uscito postumo negli Stati Uniti nel 2003. Come se lo scrittore, biochimico e divulgatore (e in un certo senso visionario) non avesse mai dato eccessiva importanza a questi piccoli gioielli.
Per i molti che, ci auguriamo, desiderano adesso scoprire un aspetto inedito (ma imperdibile) dell’Asimov narratore, ricordiamo che i cinque volumi del ciclo dei Vedovi Neri sono stati pubblicati in lingua italiana da Minimum Fax.
Chicca per i collezionisti: i primi quattro volumi, ormai quasi introvabili, sono usciti in precedenza presso altri editori. In ordine cronologico, il primo (“I racconti dei vedovi neri”) per Sonzogno nel 1975, il secondo per Rizzoli nel 1982, il terzo e quarto per Mondadori, rispettivamente nel 1983 e 1986.
2 notes
·
View notes
Text
SOTTO IL SOLE DI RICCIONE NON CE LA FA NESSUNO
Oggi ho un bisogno impellente di esteriorizzare, perché ieri sera ho guardato Sotto il Sole di Riccione e non posso semplicemente tenermi tutto dentro.
Allora, per prima cosa: perché? Cioè, che cazzo mi è venuto in mente quando sono finita su quel rettangolino con scritto "Sous le soleil de Riccione" su Netflix France (e apro una domanda nella domanda: ma una povera stronza non puo' fare come Baglioni ed esiliarsi a 500 km in santa pace, senza ritrovarsi il disagio della madrepatria nei suggerimenti?!)? Ma non voglio scaricare la colpa sugli altri, quindi com'è che mi sono detta che sarebbe stata una buona idea passare un'ora e quaranta minuti davanti ad un film italiano, quando è perfettamente noto a tutti, anche ai sassi, che la televisione italiana è (quasi) sempre sinonimo di imbarazzo e produce lo stesso effetto sul cervello di una badilata in faccia?!
La risposta è ovvia, avevo fumato due bombe, non sapevo che cazzo fare, era ancora troppo presto per iniziare la mia sessione notturna di scrittura...ed ecco tutto. Si è trattato semplicemente di un'ennesima decisione di merda priva di buon senso.
In questa gif, un’analogia di quello che succede al mio cervello quando sono fatta e la scimmia prende il sopravvento sul mio già scarso raziocinio.
Ma perché Sotto il Sole di Riccione è cosi' male? Non so neanche da dove cominciare. Ah si', dal fatto che pensavo fosse una roba ambientata negli anni Ottanta, a stare a vedere grafiche, fotografia, costumi...e ci stava anche, finché poi ha fatto capolino uno smartphone e ho detto: "Ah no ok, era solo una scelta estetica". A partire da qui, tutto è diventato irreale, distopico, cioè esattamente quello che ci si aspetta quando i vecchi scrivono un film per vecchi sui giovani. Ma su questo ci torno più tardi.
Il film era iniziato da due minuti, che avevo già capito la storia che mi apprestavo a guardare, riassumibile a: un gruppo di giovani in vacanza + la madre di uno di questi e un buttafuori cercano di scopare. Diciamo che la trama non era la priorità di questa produzione. Allora mi sono detta vabbè, la trama non è poi cosi' importante se i dialoghi e i personaggi sono scritti bene, ma diciamo che i dialoghi e i personaggi non erano neanche loro la priorità della produzione. Ad oggi, non so quale fosse la priorità della produzione.
I personaggi sono profondi come una pozzanghera, ognuno ha UN unico tratto caratteristico. Vi ho già spoilerato la trama, allora tanto vale spoilerarvi i personaggi. Abbiamo il buttafuori virile e piacente, la madre single divorziata e iperprotettiva, il bagnino casanova che cerca di istruire i più giovani su come catturare la figa, e poi abbiamo tutto il gruppetto di ventenni, composto da: lo scacciafiga friendzonato, il fattone, il grand gros e ciula, il ragazzo non vedente che chiaramente come tratto distintivo ha il fatto di avere tutti gli altri sensi molto più sviluppati (questa vale un premio per l'originalità), il bagnino figo venuto daggiù che ovviamente si chiama Ciro e che tutte le tipe vogliono scoparsi e poi, chiaramente, ci sono le ragazze.
Le ragazze, dei soprammobili o dei buchi su gambe, che esistono unicamente in relazione ai personaggi maschili: c'è la tizia carina, intelligente e insicura, archetipo della la fidanzatina d’Italia, la sua fedele amica-spalla, la figa di legno milanese che si è appena lasciata col tipo storico, la troia radicale di turno che vuole solo scopare e che quindi per tutto il film è mezza biotta e si contorce come se avesse i vermi al culo e non dice nulla perché siamo in Italia e questo è il miglior ritratto di una ragazza indipendente a cui possiamo aspirare...e poi beh, c'è Isabella Ferrari, che onestamente che cazzo ci fa in questo cast? Isabella, anche tu ti fai le bbombe e prendi decisioni del cazzo? È l'unica spiegazione plausibile. Sinceramente film come questi mi fanno sentire sollevata del fatto di aver rinunciato a una carriera d'attrice in Italia.
Ma prima dicevo che questo film è esattamente quello che ci si aspetta di vedere quando i vecchi scrivono un film sui giovani senza manco averli mai visti da vicino. Innanzitutto gli attori sembrano tutti degli influencer, pure lo scacciafiga! Cioè, dai fate i seri...mettetecelo un essere umano ogni tanto. Poi, secondo punto: dov'è la droga? Un gruppo di ventenni in vacanza a Riccione e nessuno in botta? Cos'è quest'insostenibile distopia?! Preferirei vivere in un episodio di Black Mirror che su una Riviera Adriatica priva di sostanze stupefacenti!
E poi che cazzo è TheGiornalisti? Ma non ho capito stiamo a Riccione o nel mondo dei formaggini susanna? Da che mondo è mondo, sulla riviera romagnola ci va la gente più malfamata delle province padane abbandonate da Dio per calarsi le storie alla Baia Imperiale, allora cos'è sta musica da gelataio che ascoltano tutto il tempo nel film?! E soprattutto dove sono i trappers?! Non c'è neanche un trapper nel film, come me lo spiegate? Cioè lo so pure io che vengo in Italia 15 giorni all'anno, che ormai il problema dei trappers in Italia è comparabile a quello dei conigli in Australia, eppure in questo film tutto il cast sembra uscito dalla Brianza bene...vabbè dai.
La gente prima di scrivere un film dell'estate dovrebbe chiedersi: "Possiamo fare qualcosa che aggiunga un valore qualunque al mondo e che non faccia passare l’Italia per un paese di cazzari?" E se la risposta è no, regolarsi di conseguenza... X O X O
1 note
·
View note
Text
Corpo digitale
Premessa: io mi occupo d’arte non di Corona, per cui mollate il colpo ossessionati dalla paura, dal fermo macchina o quant’altro: fuori di qui. Già da tempo, molto prima che impazzasse il virus, si capiva dove saremmo arrivati. Una questione che avrebbe bisogno di molte più pagine di questo foglio, ma che l’attuale situazione illumina di luce eccezionale. Ne approfitto.
Che lo schermo piatto non da oggi occupi una parte notevole delle giornate di tutti è incontestabile. Solo i lavoratori con le mani sono esenti da quest’abitudine, ma costituiscono una minoranza sempre più esigua (vista anche la diffusione di telefonini che fanno le veci del computer). Tutti gli altri passano gran parte della giornata con la faccia rivolta al piccolo o grande schermo, al punto che qualcuno parla addirittura di trasformazione antropologica. Gli stessi bambini infatti preferiscono i videogiochi ai giocattoli tradizionali (per non parlare dei “bambini che fummo”, che non ne possedevano ed erano costretti a costruirseli). La trasformazione antropologica quindi è già in atto. Ripeto cose stranote.
Che ne è dell’arte in questa situazione? Che nessuno si allarmi è già significativo. Abbiamo cominciato a subire la trasformazione già ai tempi della Pop Art, alla quale hanno posto un’ultima debole resistenza sia la Land Art che l’Arte Povera, ma il fiume è comunque uscito dagli argini e le immagini piatte sono dilagate in modo impressionante (il successo della fotografia come arte ne è una conseguenza). Fenomeno nel fenomeno, si sono moltiplicate tutte le operazioni possibili da una “pesca miracolosa”nel piccolo schermo: gli artisti sedicenti tali per la maggior parte si sono dedicati a questa pratica, felici di utilizzare il comodo mezzo e insensibili all’appiattimento delle loro percezioni.
Il primo ad aver puntato il dito sulla questione (e ad averle dato un esito artistico, a modo suo naturalmente, forse un po’ brusco, un po’ didascalico, con risultati che solo a dieci anni dalla sua morte sono arrivati a convincere il grande mercato) è stato Fabio Mauri (1970). Ma cerchiamo il punto. La differenza fondamentale che esiste tra ciò che lo schermo consegna al nostro organo visivo e ciò che vediamo fuori da esso in poche parole è questa: nel primo caso è diretta e nel secondo riflessa, nel senso che raggiunge da fuori l’oggetto che, reagendo, riflettendo la luce, consegna ai nostri occhi anche la sua forma e la sua distanza. La ricezione di queste invece, nel caso della luce degli schermi avviene per analogia, non si tratta più di sensazione diretta, ma mnemonica, cioè in qualche modo si frappone il cervello. Più sinteticamente: ciò che la luce emessa dietro lo schermo esclude sempre è il corpo dell’oggetto.
Colui che avrà già subìto la trasformazione antropologica farà un’enorme fatica a seguirmi, ma voglio ricordargli che l’ossessione per questa esclusione risale addirittura alla notte dei tempi e ha generato la matematica, il numero, il digitale appunto: non poter raggiungere il cielo stellato, ben prima di Pitagora, è all’origine del Mito, l’arte dei nostri padri. De Kooning, disperato, diceva: “le stelle del firmamento sono quelle che posso toccare con le mie mani sul cavalletto”.
L’arte, tutta l’arte, anche la pittura, per non parlare della scultura e dell’installazione, risulta privata di una sua potenzialità e non si tratta solo del tramonto dei così detti “valori plastici”, bensì della presenza del corpo vero e proprio, fatto naturalmente di peso e di distanza, oltre che di qualità di superficie. Non è qualcosa che un artista possa trascurare. Prima di tutto si perde, tutti perdono, il rapporto con l’arte che ci ha portato fin qui, quella del passato, anche del passato recente. E’ un fatto gravissimo di cui è addirittura impossibile valutare le conseguenze. Ma per rimanere all’immanenza, la virtualità dello sguardo ci priva in maniera sostanziale di qualcosa di cui è impossibile fare a meno, perché corpo non è una parola astratta, concettuale o virtuale, ma un insieme di qualità concrete rilevabili attraverso i sensi con i quali lo abbiamo sempre percepito. (Per dirci questo, tra l’altro, FM proiettava il Vangelo sul torace di Pasolini).
La cosa grave su cui voglio puntare l’attenzione è che tutti nei confronti di questo fatto dimostrano una sorta di ottundimento, di assuefazione inconscia (la trasformazione antropologica). Direi che è in atto una forma grave di dissociazione: si è persa la consapevolezza dell’importanza di tutti i sensi nel rapporto con un’opera d’arte. Potrei fermarmi qui, ma sono abbastanza vecchio per consentirmi di uscire finalmente dalle righe e dichiarare: che ne faccio del mio sesso? Che ne faccio del profumo di una capigliatura femminile nel momento supremo del coito? Cosa ne è della lingua a cui piace esplorare la superficie di pesca di una giovane pelle, del naso con cui assaporo l’odore delle sue pieghe? Nessuno ha mai pensato che è attraverso l’organo del tatto per eccellenza che si fanno i bambini, che è con quella operazione esclusiva che viene fuori un uomo completo di tutti i suoi cinque sensi? Bene, l’arte che privilegia la comunicazione attraverso la vista è anche tutto questo, è anche peso e distanza. In tre parole: corpo, corpo e corpo. Per converso, sarà un caso che la sessualità ha assunto un’importanza sociale così rilevante? Una dissociazione in corso, in favore di un unico senso, proprio quello escluso dall’arte!
Ci vorrebbe un volume per approfondire la questione e ce ne vorrebbe un altro per mettere in luce l’origine di questo disastro, le responsabilità di chi ha introdotto quel cuneo fra gli occhi e gli altri sensi, il cuneo cui accennavo sopra: il cervello, un certo tipo di cervello! Non parlo di Pitagora naturalmente: si tratta di una responsabilità condivisa, in qualche modo frutto di un’empasse che il pensiero più profondo ha subìto ormai più di un secolo fa. Sarebbe ridicolo ora fare nomi e cognomi. All’inizio di quello scorso un uomo di grande sensibilità aveva lanciato l’allarme, Tolstoi. Si è imboccata una china, raccogliamo i frutti messi in campo addirittura dall’Illuminismo, la sua Dialettica.
Ma per tornare a noi, all’attualità,l’arte, che già agonizzava grazie al Pop e al cosiddetto “Concettuale” (come se potesse esistere un oggetto artistico che non faccia pensare), con la distanza sociale, le lezioni digitali, gli smart phone a manetta e soprattutto il terrore di qualsiasi contatto, sta agonizzando. Il Corona, alleato della paura di vivere, di rischiare, gli darà il colpo mortale.
Amen
Ma alcuni bonzi si appiccheranno il fuoco in piazza.
FDL
2 notes
·
View notes
Photo
Che mondo sarebbe senza Nutella? Un mondo senza politici rincoglioniti, verrebbe da dire di quesi tempi. Un mondo in cui i politici tornano ad occuparsi di idee e non di algoritmi e l’elettorato non si trova a decidere se dare il voto a uno che preferisce la spalmabile o i biscotti. E invece ci tocca assistere ormai da un po’ a una deprimente gara al tweet più scemo che in questi tempi di già scarso ottimismo, mi fa inesorabilmente vedere il barattolo (di Nutella) mezzo vuoto. Tutto ha inizio, a dire il vero, con una dichiarazione in tv nel 2015 dell’incauto ex ministro dell’ecologia Ségolène Royal, la quale disse: “Non mangiate la Nutella. Contiene olio di palma”. Quando la poveretta capì che Parigi rischiava una seconda occupazione nazista, nel caso specifico dei nazisti della spalmabile, chiese alla Nutella “mille scuse” via tweet e tornò a occuparsi di temi meno spinosi quali l’immigrazione e il sindacalismo di massa. Nel frattempo però, la politica italiana aveva già dato i primi timidi segnali di aderenza a quella corrente filosofica di chiara impronta kantiana denominata “bimbominkismo” e le aveva risposto per le rime. L’ex ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti replicò via tweet “Segolene Royal sconcertante: lasci stare i prodotti italiani. Stasera per cena... pane e #Nutella”, della serie “‘sti cazzi della deforestazione e dei gorilla e dell’olio di palma, w il colesterolo!”, e voglio dire, questo era ministro dell’ambiente, mica il vicino di banco tutto ciccia e brufoli. Il giorno dopo, al Nutella Bar dell’Expo, apparve la first lady dell’epoca Agnese Renzi. La fotografarono in versione Carosello mentre porgeva una crepe con la spalmabile alla figlia piccola. Ci mancava solo Luca Lotti inviato al Louvre a vandalizzare la Gioconda spalmandole Nutella sul mantello. Dopo questo increscioso incidente diplomatico, per un paio di anni la Nutella è tornata a svolgere il suo compito, e cioè quello del più grande alimentatore di sensi di colpa dopo il divorzio con figli, finché non è arrivato Matteo Salvini. Il suo implacabile radar della propaganda intercetta la crema di Alba e il 26 dicembre dello scorso anno twitta: “Il mio Santo Stefano comincia con pane e Nutella, il vostro, amici?”. Quello di molti amici siciliani, per la cronaca, era iniziato con il terremoto, ma siccome #terremoto non era ancora trend topic non se ne era accorto. Il giorno dopo risponde alle polemiche così: “Questa mattina ho mangiato pane e Nutella senza pubblicare la foto sui social”, tanto per ribadire che quando c’è da stare in trincea nelle battaglie che contano lui non si tira indietro. Un anno dopo, torna indietro. A Ravenna, esclama l’ormai celebre frase: “Ho scoperto che la Nutella usa nocciole turche. Io preferisco aiutare le aziende che usano i prodotti italiani!”. Il motivo del dietrofront è mistero. Qualcuno dice che è nella fase del sovranismo alimentare e che dopo quella dello stupratore marocchino e del ladro albanese vuole instillare quella del mais peruviano. Qualcuno dice che è per lanciare la volata ai prodotti Barilla. Qualcuno che Nutella in Francia ha tolto gli spot Ferrero a un conduttore sovranista e lui si è vendicato così. Qualcuno dice che va dietro agli algoritmi. Qualcuno fornito di dati più empirici dice che è scemo. Fatto sta che quando gli spiegano che in Italia non ci sono tutte le nocciole necessarie per soddisfare la produzione di Nutella, lui ricomincia a sponsorizzare la Nutella sui social e a dire che mangia Nutella, e a quel punto viene da rimpiangere Piccolo Lucio col suo tormentone musicale “A me m piac a nutell òpanin e a porkett voj ò prusutt cà pancett”. Piccolo Lucio era un precursore, uno statista in erba e non l’abbiamo capito. Anche Giorgia Meloni fiuta l’importanza del tema e si fa un selfie sul tema, ma con un alto valore metaforico: Giorgia sceglie il Nutella Biscuit, l’ultimo uscito, come a dire “Salvini è Nutella, un classico, si spalma su tutto, da Forza Italia a CasaPound, ma io sono la novità sullo scaffale”. Ed è qui, nel bel mezzo di questa sfida tra menti eccelse, tra ideologie, tra programmi politici forti, che si inserisce, a sorpresa, anche la sinistra. La sinistra che vuole dire la sua, che vuole tracciare, netta, la linea di confine tra il becero populismo della destra e il pensiero lucido, onesto della sinistra in tema di crema gianduia. Matteo Renzi prende il coraggio a quattro mani e twitta: “E finalmente si provano i #NutellaBiscuits. Per me #TantaRoba”. Non solo un linguaggio giovanilistico, ma una foto, quella dei suoi biscotti, che è un chiaro messaggio alla destra. Non sono contenuti infatti nella busta, ma in un’inedita confezione tubolare, simile a quella dei Ringo, come a dire: se Salvini è il classico e la Meloni è la novità, noi siamo il futuro, quello che ancora non c’è. Pare tra l’altro che finiti i biscotti Renzi non abbia buttato via il tubo, ma ci tenga dentro tutte le tessere vendute di Italia Viva. Insomma, se gli ingredienti della Nutella sono zucchero, olio di palma, nocciole (13%), latte scremato in polvere (8,7%), cacao magro (7,4%), quelli dei tweet dei politici sulla Nutella sono 80% propaganda, 20% bimbominkismo. Giudicate voi chi fa più male alla salute dei cittadini. (Selvaggia Lucarelli da Il Fatto)
2 notes
·
View notes
Text
BLACKOUT
BUONASERA ECCO A VOI QUESTO HEADCANON VELOCE (ho deciso di postarlo subito prima di cambiare idea LOL)
È IL PRIMO SMUT CHE SCRIVO E SO CHE FA SCHIFO RIP MA @mydemonicas è rimasta al buio per tipo tutta la sera e quindi ho deciso di buttar giù qualcosina
Ermal e Fabrizio sono indaffaratissimi nella casa nuova, Bizio sta cercando disperatamente di fare i buchi necessari nel muro soprattutto, simmetrici e distanziati al punto giusto, sì sa di essere pignolo ma SERVE PRECISIONE
"Ma lo vedi che se lo bagni entra subito?"
"Fabbrì, ma lo fai apposta con sti doppi sensi?"
"Ma no' rompe, sempre a capì male"
Dopo una buon'ora Ermal lascia stare trapani e istruzioni dell'Ikea e si mette a cucinare qualcosa, mentre Fabrizio, distratto dal profumo proveniente dalla cucina rinuncia definitivamente a piantare chiodi e si avvia verso il bagno per farsi una doccia veloce
"Sto gocciolando"
Ermal dalla cucina: "I DOPPI SENSIII"
Uscito dal bagno, i capelli sparati in aria e la sua canottiera dei Guns addosso, si dirige verso i fornelli e stringe Ermal in un abbraccio da dietro (sì, tipica scena da commedia romantica chiedo scusa) lasciandogli una scia di baci sul collo e-
"Bizio mollami che sto finendo di cucinare, altrimenti finisce che non mangiamo"
"Mmm" guarda che sti suoni gutturali non aiutano Fabbrì
Ermal mette in tavola la pasta e tempo di dirsi "buon appetito" che-- BLACKOUT COSMICO
Ermal rimane con la forchetta a mezz'aria nel buio più totale (sì potrebbero o non potrebbero essere quasi le due di notte), e bizio "ma che cazzo."
"Mi sa che non si mangia veramente stasera"
"E ma io c'ho fame"
Ermal alza gli occhi al cielo, tanto sa che Fabrizio non può vederlo, e va a cercare una candela nel cassetto appena riempito della camera da letto
Ne prende tre o quattro e le accende in salotto, l'atmosfera che si va a creare è bellissima Ermal ha sempre amato le candele e i loro volti sono illuminati da una luce flebile e calda
Fabrizio guarda il mezzo sorriso di Ermal e le ombre che i ricci gli proiettano sulle guance, e "niente, ci rinuncio, stasera digiuno"
Al che si alza e stringe le spalle di Ermal avvicinandolo a sé, prima di baciarlo lentamente lì, in mezzo al salone
Ermal gli sorride sulle labbra perché "ero io che stavo a capì male eh?", imitando l'accento di bizio sono soft
Fabrizio sorride a sua volta e gli dice di stare zitto (per una buona volta, con tutto il rispetto Gigi TACI PLS)
Al che Ermal ribalta prontamente la situazione spingendo Fabrizio dall'altro lato della stanza sul divano e sdraiandosi letteralmente sopra di lui, facendo scontrare le loro erezioni ormai strette nei corrispettivi jeans
Ermal è proprio in vena di teasing e perciò inizia a roteare i fianchi in quel modo sornione che fa tanto impazzire Fabrizio
I gemiti iniziano a farsi più frequenti, ed Ermal si interrompe un attimo con un'espressione maliziosa mezza nascosta a causa del fondersi di buio e luce (sì potete far partire tutte le querele che volete)
Lentamente si abbassa per sollevare il lembo della canotta di Fabrizio, e dopo avergliela sfilata da sopra la testa inizia a baciare altrettanto lentamente il suo basso ventre, di tanto in tanto raggiungendo un capezzolo, di tanto in tanto abbassandosi fino ad avvicinarsi pericolosamente ai peli del pube al di sotto dell'ombelico
Il tutto è scandito dal sollevarsi ed abbassarsi ritmico dei fianchi di Fab che come dire, ormai non sta più ridendo tantissimo
Ermal si sfila la maglia a sua volta e subito dopo sfila anche i pantaloni e i boxer di Fabrizio
Ermal da buon intenditore si prende un lungo momento per osservare il capolavoro di corpo sotto di sé e Fabrizio non ha nemmeno il tempo di arrossire che un calore avvolge il suo membro e "cazzo Ermal"
"Mm, proprio quello sì"
"Sta' zitto e continua."
Ermal lecca e bacia ogni centimetro della sua pelle in modo minuzioso e Fabrizio si sente letteralmente e lentamente impazzire
"Più veloce, oh cazzo Erm- Ah" e sì, l'altro ha seguito le istruzioni in un batter d'occhio e Fabrizio già sente il caldo salirgli nel ventre in modo quasi esasperante e sa di esser molto vicino
"ErmAL-"
L'altro sa, e gli aggrappa fermamente i fianchi per tenerlo fermo, spingendosi ancora più in giù e prendendolo completamente, accompagnandolo nel suo orgasmo a dir poco intenso
Ermal si pulisce il lato della bocca con il dorso della mano e Fabrizio lo guarda estasiato
La candela fa in modo che entrambi abbiano metà volto in ombra e tra un bacio e l'altro spesso si fermano ad osservare la bellezza dei loro volti e dei loro corpi a contatto
Fabrizio posa lo sguardo sull'erezione dolorosamente fasciata di Ermal e "mo famme ricambià"
E l'altro non se lo fa ripetere due volte, in un attimo anche le loro gambe sono nude ed intrecciate
Fabrizio morde lentamente il labbro inferiore di Ermal e cazzo quanto lo rende debole sto ragazzo. Senza perdere tempo stringe la mano accaldata sull'erezione di Ermal, il quale getta indietro la testa e Fabrizio sorride felice perchè quella rimarrà per sempre una delle sue visioni preferite
Il ritmo è costante ed Ermal stringe fermamente le spalle di Fabrizio per sorreggersi, di tanto in tanto stringendo i capelli dell'altro in una mano
Nella stanza si sentono soltanto i gemiti di Ermal ed è il paradiso per le orecchie di Fabrizio. Da buon infame Bizio rallenta il ritmo sempre di più inducendo Ermal a implorarlo di accelerare, PER DIO
Al che Fabrizio inverte velocemente le loro posizioni e si abbassa lavorando di lingua in quel suo modo così esperto ed Ermal fa il suo solito errore di gettare un'occhiata tra le sue gambe
Inutile dire che non dura un momento di più quando incrocia lo sguardo scuro e profondo dell'altro
Fabrizio gli concede un attimo per riprendersi e poi inizia a tracciargli baci lenti sul mento per poi risalire e leccargli quella zona sensibilissima dietro l'orecchio
Ermal lo stringe a sé, afferrandogli il mento per baciarlo dolcemente
Dopo una decina di minuti passati a coccolarsi in silenzio la luce si riaccende di colpo in tutta la casa, ma questo non è sufficiente a rovinare l'atmosfera creatasi
Ermal abbassa lo sguardo su Fabrizio, appoggiato al suo petto, con un sorriso furbo
Al che Fabrizio scoppia a ridere e "certo che nun me dispiacciono più di tanto stì blackout"
Spoiler: hanno scaldato la pasta e si sono messi a mangiarla alle tre di notte, ridendo come due ragazzini, e noi li amiamo anche per questo
#non so che dire veramente#headcanon metamoro#metamoro#sti due mi rendono debole#poi fabrizio fa doppi sensi in continuazione ma lo volete fermare#ermal meta#fabrizio moro
44 notes
·
View notes
Text
Banana fish - Ep 24 - Fine
Io non ci credo che sto piangendo davanti al computer come una scema. Il mio cinismo è andato a nascondersi in un angolo e piange a dirotto tutte le sue lacrime. Sono stati 30 minuti di emozione, e non c'è stato un solo secondo in cui il mio cuore non abbia battuto per qualcosa, che fosse paura, gioia, terrore, rabbia, sollievo, tenerezza, amore. Ed anzi avevo letto che i minuti sarebbero stati 40, credo che da una cosa del genere ne sarei uscita con una crisi isterica. Ma procediamo col commentone della puntata, adesso mi ricompongo un attimo...o almeno ci provo. Quel bastardo di Fox ha sparato a Golzine, io lo davo per spacciato ma a quanto pare è ancora vivo e vigile a quello che gli accade attorno. Subito dopo i colpi di pistola le saracinesche vengono chiuse ed Ash resta privo di supporto da parte dei compari che erano rimasti fuori un momento a fumarsi una sigaretta ed avevano fatto entrare Ash da solo, perchè, dai, cosa può succedere di storto, restiamocene tutti e 120 quanto la briscola qua fuori, così diamo ad Ash i suoi spazi...boh. Ma i compari rimasti fuori vengono attaccati da una truppa ai comandi di Fox, che a quanto pare era già appostata lì ed aspettava solo la chiusura delle saracinesche per svuotare sui compari i loro proiettili. Fox se la ride all'interno della struttura, con Ash sotto il suo scarpone (devi morire malissimo) e Golzine che non può fare niente, mentre arriva il dottor Mannerheim che aveva tutti i dati sulla droga e resta di sasso alla vista di Golzine per terra ferito. Adesso il capo è ufficiosamente Fox, ed ufficialmente Ash, che sarà sostanzialmente il burattino nonchè prostituta di Fox (che deve morire malissimo). Ash viene quindi portato all'elicottero, ed in teoria è narcotizzato, ma figuriamoci se si fa fregare da una cosa del genere il nostro biondo, ed appena resta solo col soldato di guardia lo tramortisce e si nasconde. Nel frattempo Blanca lì fuori ha preso in mano la situazione, ed ha detto a tutti di pensare ai prigionieri e poi scappare, lui penserà ad Ash. Sing affida i suoi uomini a Cain e segue Blanca, aiutandolo a sgominare le varie bande di soldati che si trovano davanti. La scena del condotto di aerazione è una piccola perla, in effetti pure io vedendo quella cosetta mi ero chiesta in che modo Blanca ci sarebbe passato senza tagliarsi metà corpo, le dimensioni sono importanti ma non sempre, ricordiamolo. Il piano di Fox (quello che deve morire malissimo), e cioè quello di portarsi valigetta coi dati, Ash e dottore via elicottero e dare fuoco a tutta la struttura non sta funzionando, perchè il codice di accesso al sistema è stato manomesso e non risponde più ai comandi. E' opera di Golzine, che seriamente nessuno ha pensato di sorvegliare dato che era ancora vivo, e con due bei buchi sul petto non avendo niente da fare se ne va a zonzo per il centro a manomettere codici, che vuoi che sia. Nel frattempo i compari sono arrivati nell'area in cui sono tenuti i prigionieri, e stanno facendo una bella sparatoria contro il battaglione che era appostato lì. Jessica, in quanto donna, sa bene quando una causa è persa e lascia stare le armi, semplicemente lancia una bomba contro i soldati e prende a colpi di proiettile il pannello che teneva chiuse le porte, perchè noi donne siamo così, tenere e delicate. Segue rimpatriata nel corridoio come se fossimo ad un happy hour e Max che chiede a Jessica di sposarlo di nuovo...teneri questi due. Blanca e Sing sono sbucati fuori dal condotto di aerazione, o per meglio dire Sing è uscito, Blanca sta incontrando dei problemi tecnici, la programmazione riprenderà tra poco. Il dottore che ha ancora la valigetta viene intercettato da Ash, che lo porta con se lungo una struttura in costruzione, penso verso l'uscita, ma viene bloccato da Fox (che deve morire malissimo) che spara al dottore e da un elicottero con all'interno un mitra che fa fuoco. Blanca e Sing sono arrivati anche loro all'interno del complesso in costruzione, e Blanca sfodera le sue doti da cecchino usando Sing come sostegno per il fucile, alla Bard l'arciere style, colpendo il pilota dell'elicottero. Blanca sei tutti noi. Segue combattimento contro Fox (devi morire malissimo) con la prima opening di sottofondo e Sing che ha trovato la valigetta ma viene sbalzato via dall'esplosione dell'elicottero che si schianta contro l'edificio. I due continuano a combattere e quell'infame di Fox infilza la spalla di Ash con un coltello, ma il biondo si trova a portata di mano un avvitatore, pensa se era scarico, e lo infila nel fianco a quello stronzo fino a fargli perdere i sensi. Ash si rialza quindi e va ad aiutare Sing che sta per cadere dalla soletta, e gli dice di lasciare andare la valigetta con un'espressione che mi ha letteralmente sciolto il cuore. Ma quel gran figlio di sua madre di Fox non ne ha avute abbastanza e punta la pistola ad Ash, ma viene colpito alla testa da niente popò di meno che da Golzine, che con quei soliti buchi al petto è riuscito a salire non so quanti piani di scale di un edificio in costruzione. Ma non fa niente Golzine, ti perdoniamo per questo nonsense dato che hai fatto fuori quella carogna di Fox (che non è morto proprio malissimo ma è comunque morto, accontentiamoci). E Golzine, dopo un ultimo sguardo ad Ash, uno sguardo colmo di orgoglio, affetto, per non dire amore, certo un amore malato ma pur sempre amore, verso quella creatura che guardava da sempre con ammirazione e smania di controllo ma che non riusciva a domare e che l'affascinava per questo, si lascia andare e cade di sotto tra le fiamme. Blanca interrompe la conversazione tra Ash e Sing, che come abbiamo già capito, non ha mai voluto affrontare seriamente Ash, l'ha sempre ammirato anzi, così come ha sempre ammirato Shorter, e la scena cambia. E venuta fuori la storia degli scandali sessuali nella quale erano invischiati funzionari del governo, e questo sta facendo alzare un gran polverone, ma di banana fish non si dice niente, anche perchè non è rimasto niente, quindi sarebbe una denuncia vana. Andiamo da Eiji in ospedale, triste come non mai perchè Ash non si è fatto vedere e lui parte l'indomani, ma sa benissimo che è perchè non vuole più coinvolgerlo nel suo mondo di faide tra bande e morti ammazzati, sa che è per la sua sicurezza che Ash non sta cercando in qualche modo di mettersi in contatto con lui ma di certo non può prenderla con filosofia dopo tutto quello che hanno passato insieme. Un'ultima visita a Yut Lung, che dopo quello che è successo ad Eiji non ha più agito, forse perchè Blanca l'ha fatto ragionare, forse perchè non gli importava più niente, sta di fatto che ora sta lì tutto il tempo a "morire di noia e a bere". Arriva Sing a parlare con lui, ed a metterlo davanti all'evidenza, cioè al semplice fatto che era geloso di quello che aveva trovato Ash con Eiji, ma anche che Sing non detesta Yut Lung, non potrà perdonarlo per aver convinto alcuni suoi uomini ad attaccare Eiji, ma è disponibile a collaborare con lui perchè è di questo che Yut Lung ha bisogno, qualcuno che lo aiuti e che sia sincero con lui, e Sing è disposto a dargli tutto questo, anche perchè Chinatown con tutto quello che è successo adesso è troppo pericolosa, e solo l'autorità dei Lee, la famiglia di Yut Lung, può sistemare questo problema. Sing si dimostra ancora una volta più maturo dei suoi 14 anni, ma ci torneremo. Blanca è al parco che legge Hemingway, al solito, e vede sedersi accanto a lui Ash, che gli da i soldi che avevano stabilito per contratto, una promessa è pur sempre una promessa. Ash ammette che Blanca aveva ragione, non doveva permettere ad Eiji di stargli accanto, ma Ash non ha potuto farne a meno, quella purezza e quella tenerezza, quell'onestà e supporto avevano avvolto Ash e lo avevano fatto sentire completo, per usare le sue parole, ma così facendo lo aveva esposto a troppi rischi, quindi è meglio così. Tutto sembra essere finito, e bene anche, ma mancano ancora 10 minuti alla fine e io ho paura. Eiji è pronto per uscire dall'ospedale e riceve la visita di Sing, stupito che Ash non si sia fatto vedere, ma onestamente nessuno sa dove sia finito quel birbantello. Eiji ha un flash, Ash deve essere in biblioteca, è quel posto che raggiunge ogni volta che vuole rasserenarsi, e da a Sing una lettera da consegnare ad Ash. Sing quindi assume il ruolo di piccione viaggiatore e trova Ash in biblioteca, e lo copre di insulti per non essere andato da Eiji, ma Ash ha ragione, vuole che Eiji se ne vada da questo mondo e che torni alla sua serena vita dove non devi girare con la pistola al fianco per essere tranquillo. La lettera di Eiji, piena di affetto, tenerezza, nostalgia e comprensione, fa però cambiare idea ad Ash, che corre via per andare all'aeroporto, ma un tizio incappucciato gli sbarra la strada e prima che se ne possa accorgere lo ferisce al fianco in modo grave. Parte un colpo di pistola, e l'aggressore cade a terra, rivelandoci di essere Lao, che non aveva accettato l'atteggiamento di Sing nei confronti di Ash, per lui il biondo la doveva pagare per Shorter e non era altri che un mostro che si ergeva sopra tutti con la sua intelligenza. Ed a questo punto continuo a chiedermi perchè Ash non abbia fatto dire la verità a Sing su Shorter, molte cose sarebbero andate diversamente. Eiji è all'aeroporto, ed i ragazzi della banda tra cui Sing sono venuti a salutarlo con tanto di peluche. "Ash dice che vi rivedrete!" urla Sing, e noi cominciamo a piangere perchè potranno rivedersi solo nell'altra vita, perchè Ash, ferito gravemente, è tornato nella biblioteca trascinando i piedi e sedendosi continua a leggere la lettera di Eiji. Cazzo vai in ospedale, avverti qualcuno, è una ferita curabile e tu te ne stai lì a morire come uno scemo. La fine arriva così, leggera, morbida, delicata, per Eiji che ha la certezza di rivedere Ash prima o poi, e per Ash che muore sui sentimenti che Eiji ha convertito in parole per lui, regalandoci insieme gioia e dolore, perchè Ash è finalmente in pace dopo il mondo di violenza e crudeltà nel quale aveva vissuto fin da piccolo ed il dolore che aveva sperimentato a causa di chi voleva dominarlo. Ha smesso di combattere, di stare costantemente in guardia, di chiudere il proprio cuore a chiunque gli si avvicinava, come un gatto randagio che davanti ad un piatto di latte rigeneratore scappa via perchè non conosce la gentilezza. Vuole morire così, dopo essere stato amato e considerato da una persona che ha sfondato la sua armatura costruita in anni ed anni di sofferenza, e che l'ha affatto sentire, come già detto, completo. Io sono provata, quest'ultimo episodio non è stato da meno di tutti gli altri, è stata una serie che non ha mai deluso le aspettative, non c'è mai stato un momento in cui ho storto il naso in modo serio se non per piccole cose e la caratterizzazione dei personaggi è stata abbastanza soddisfacente. Ho letto di trame che nel manga ci sono ma che qui non sono state trattate, ma naturalmente nella trasposizione animata qualcosa deve per forza essere tagliata, e nonostante questo, parlando da persona che non ha letto il manga, non ho mai avuto la sensazione di non capire gli intrecci e le dinamiche, il tempo è stato gestito bene così come l'alternanza tra scene d'azione e di dialoghi, e quei momenti in cui Ash ed Eiji erano soli, anche ad insultarsi l'un l'altro, regalavano il batticuore. Forse il concept di Ash che viene catturato-poi si libera-poi viene ricatturato-poi si libera di nuovo e via dicendo, nel complesso può risultare ridondante, ma è una sensazione minima che non rovina la visione nel suo complesso ed in ogni situazione c'è sempre una serie di elementi che le rendono una diversa dall'altra. Mi è piaciuta anche l'evoluzione di certi personaggi, in particolar modo quella di Sing, che ammette i suoi errori e se ne assume la responsabilità, capisce di non essere all'altezza di Ash ma non lo ostacola come farebbe un Arthur qualunque, bensì gli fa da supporto e si unisce a lui perchè sa distinguere un mostro da chi non lo è, ed arriva perfino ad offrire la sua collaborazione a Yut Lung pur di riportare la pace a Chinatown; ed anche il rapporto tra Ash e Golzine, nonostante la sua percentuale molto alta di amore malato e non corrisposto, ha portato alla fine alla realizzazione per Ash dell'attaccamento che quest'uomo aveva per lui, tanto che il suo ultimo gesto è stato quello di salvargli la vita. Sono tutti elementi questi che non possono essere catalogati come buoni o malvagi, parlano di tematiche complesse, esplorano per quello che possono l'animo umano e ti fanno rimanere in contraddizione con te stessa. Sono molto soddisfatta di quest'anime, i disegni, i colori, le atmosfere sono stati un altro elemento che mi hanno guidato in questi 24 episodi e che non mi hanno mai deluso. Confido un giorno di poter leggere il manga, è una storia che mi ha emozionato tanto e merita di essere comprata e letta da tutti. Chiudo qui che il papiro è lunghissimo, al prossimo anime! -sand-
#banana fish#banana fishu#ash lynx#eiji okumura#commentone#ita#fine#ultimo episodio#catcher in the rye#cry a lot#non ce la posso fare#devo leggere il manga#anime#emozioni#studio mappa#non potete farmi piangere così#92 minuti di applausi
4 notes
·
View notes
Text
Verso ottobre/novembre del 2001 la mia prima fidanzatina mi mollò. Per me fu un trauma perché io ero follemente innamorato; ci eravamo detti quelle follie che si dicono solo al primo amore tipo “io ti sposerò”, oppure “staremo sempre insieme”; facemmo sesso per la prima volta insieme, in quella che fu la più bella estate di sempre, un po’ alla Stand by Me. Reggemmo anche l’inizio del nuovo anno scolastico, in una nuova scuola, più grandi e cresciuti di un anno, ma con nuovi problemi che sorsero. Lei iniziò a legare moltissimo (in tutti i sensi) con dei suoi compagni di classe che poi diventarono anche le persone che iniziai a frequentare di più io. Ricordo distintamente le mie sensazioni di quei mesi autunnali del 2001, il fatto che avrei voluto stare solo con lei, vivere quella sensazione di cambiamento e di crescita sopra le mie ferite; la comparsa di nuove amicizie del treno, e il consolidamento di altre della mia classe. Mentre i due anni precedenti ero un outsider, dal 2001 iniziai a legare tantissimo con i miei compagni di classe; mi buttai a fondo nello studio dell’arte e nella lettura. Da una parte forse volevo crescere intellettualmente il più possibile (per quanto lo si possa fare a 16-17 anni) per far vedere che non ero davvero “piccolo”; dall’altra parte ero costantemente avvolto da sentimenti contrastanti, da continue gioie e dolorini. Ad ogni modo, appena parte “The Genuine Pulse” dei Borknagar io mi ricordo puntualmente quel pomeriggio di ottobre nel quale piangevo come un bambino; ricordo ancora le finestre aperte alle quattro del pomeriggio e ricordo che stavo attendendo con trepidazione l’ora nella quale avrei dovuto prendere il motorino per recarmi un po’ oltre Spina a parlare a proposito della precipitazione della nostra storiella d’amore. Mi ricordo il freddo pungente dell’autunno, i verdi della vegetazione che erano ormai quasi tutti ingialliti; mi ricordo ancora quel dolce-amaro nodo alla gola che ha fatto sì che Empiricism si sia impresso col fuoco nella mia memoria. All’epoca conoscevo molto bene solo The Olden Domain e Quintessence; in qualche modo mi era sfuggita l’esistenza di The Arcaic Course e, per qualche motivo, pensavo che ad ogni album dei Borknagar ci fosse un nuovo cantante. Non conoscevo nemmeno il progetto solista di Vintersorg quindi quando comparve la sua voce pulita, udita per la prima volta alle mie orecchie, fu qualcosa di meraviglioso. Empiricism è un tantino più progressive di Quintessence e, finalmente, la produzione è calda e ben tangibile. Le tastiere di Lazare si alternano fra pianoforte, hammond, synth e sezione d’archi; anche le chitarre quando diventano acustiche si liberano di tutti gli effetti più psichedelici per rimanere quanto più naturali possibile. Asgeir Mickelsen era presente già nel precedente album, ma solo ora si può sentire appieno la sua presenza grazie al sound-engine: le sue pelli si sentono distintamente, il doppio pedale è al volume giusto e tutto ha una resa analogica. Tyr al basso (all’epoca presente nell’Emperial Live Ceremony) aumenterà la componente prog-tecnica. I brani non spingono sempre verso la massima velocità e distruzione ma anzi, assecondano il mutamento degli elementi. Voci pulite e screaming dialogano in modo naturale senza essere teatrali o pantomimiche; “Gods of my World” ha il giusto tocco easy listening senza disdegnare passaggi acustici e un tocco prog-rock. “The Black Canvas” gioca sull’uso dell’organo hammond e di un ottimo crescendo sulle voci pulite, mostrandoci un Andreas Hedlund ai massimi vertici. Ricordiamoci che la voce gutturale e caricaturale di Ödemarkens Son si era scrollata addosso quell’apparire caricaturale proprio con il recente Cosmic Genesis (uscito l’anno prima), diventando più aperta e meno incatenata agli stereotipi. Questi sei album (tre di Vintersorg e tre dei Borknagar) usciti fra il 2000 e il 2004, oltre ad avere Hedlund come minimo comune multiplo, rappresentano un momento storico ben preciso nel quale alcuni musicisti di metal estremo vollero confrontarsi con il progressive metal e con un apparato iconografico scientifico-cosmico.
”Inherit the Earth” e “The Stellar Dome”, per quanto facciano parte del famoso lato-B di ogni album dei Borknagar (inteso soprattutto come qualità di composizione e di assimilazione), hanno uno sviluppo notevole, soprattutto nei momenti più atmosferici caratterizzati da violini e chitarre acustiche, nonché dalle voci di Vintersorg che riescono a tenere a galla l’andamento dell’album. Se ancora, a distanza di più di vent’anni, “Four Element Synchronicity” non mi è entrata in mente e suona tanto come un brano riempitivo, la successiva “Liberated” rialza l’attenzione dell’album grazie alle tastiere di Lazare. Ben azzeccata anche la chiusura in “The View of Everlast”, un brano che rimane cristallizato nella rugiada, creando un effetto di immobilità, di messa in pausa; una pausa creativa che durerà più di dieci anni perché se escludiamo la brutta sbandata del 2010 con Universal, dovremo aspettare Urd per una versa rivoluzione all’interno del sound della band.
0 notes
Text
Stasera ho visto La Città Incantata, un film uscito nel 2001 a Luglio secondo quello che c'era scritto nei trailer. All'epoca avevo circa 4 anni e mezzo, avevo già avuto l'appendicite. - Ricordo ancora nitidamente quando mi stesi a terra quel giorno, il pavimento era così fresco, in corridoio alla scuola materna; perdetti i sensi. Ricordo una voce che mi chiamava, forse la maestra o una custode, mentre ricordo a malapena l'ambulanza. - La più piccola delle mie sorelle non era ancora nata, Sara era piccolissima.
Mi ha toccato in modi diversi. Film affascinante e ricco di dettagli. Cavolo, è durato abbastanza, due ore. Infatti mi sembrava di non aver iniziato così tardi, il film scorreva bene e guardando l'orologio mi dicevo "avrò perso tempo senza accorgermene". Tempo speso bene.
0 notes
Photo
Oggi quel bastardo che tutti dicono che è mio padre è uscito dalla prigione...avrebbero dovuto chiuderlo e buttare quella dannata chiave...
Mi sa dire qualcuno perché sti dannati cattivi vincono sempre e i buoni muoiono sempre...come nei film anche nella vita reale...le persone buone muoiono e i cattivi fanno quello che vogliono....ma perché?...me lo sto chiedendo da sempre...
Sto maledetto stronzo mi ha maltrattata...usata ...mi ha trattata come una schiava...come trattava MIA MAMMA😭😭solo che quel bastardo malato di mente non mi ha cresciuta,educata...non ha visto e non mi è stato vicino quando ne avevo bisogno...
Pensava a me come a un sacco di denaro facile ricompensato...ma li è andato male a sto porco schifoso...non ero in tutto come mia mamma...che non sapevo scrivere e leggere...non ero una ragazzina di 12/15 anni come mamma che non si sapeva difendere dai mostri come lui...anzi...avevo già 19 anni...abbastanza grande e abbastanza educata in tutti i sensi da saper mettere fine alle sue stronzate....non sono riuscita a fermarlo una volta per tutto...lo fermato per tre bellissimi mesi...poi era uscito un'altra volta...maledetto sistema del cavolo...
La bestia ha violentato mia mamma a una tenera età e così siamo uscite io e mia sorella...solo che mia sorella non c'è l'ha fatta e a me mamma mi ha lasciata in ospedale o abbandonata...boh...che ne so...magari era il suo modo di volermi bene...allontanandomi da una bestia come quel maledetto schifoso....
Sono figlia di un drogato,di un pervertito...ha abusato dei suoi figli...voleva farlo anche con me ma non li era uscito perché la nuova compagna sua era appena rientrata dal lavoro...Magari il buon Dio l'ha fatta entrare in tempo in casa altrimenti quel bastardo sarebbe potuto farmi un danno maggiore di quello che ho oggi...
Maledetta me quando ho deciso di andare da lui per conoscerlo meglio e di conoscere la sua nuova famiglia 😡😡😡
0 notes