#segnali del signore
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thegretchenimages · 7 months ago
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Giorni fa ero depressina e triste per paura di non avere il rinnovo a settembre (non che guadagni molto ma almeno era una sicurezza data anche tanta necessità economica) ed oggi abbiamo scoperto che il soffitto è mezzo crollato sul controsoffitto ed una trave sta cedendo sopra la cassa. Quindi boh ... grazie chiunque tu sia per farmi vedere il bicchiere mezzo pieno e darmi i calci nel culo che mi servono.
Che comunque non risolveranno i problemi ma metteranno una toppa che prima o poi crollerà.
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ragazza-whintigale · 9 months ago
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Could you make a part 2 of the cassis pedelien fic pls
𝔜𝔞𝔫𝔡𝔢𝔯𝔢 ℭ𝔞𝔰𝔰𝔦𝔰 𝔓𝔢𝔡𝔢𝔩𝔦𝔞𝔫 𝔵 𝔯𝔢𝔞𝔡𝔢𝔯
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𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ The Way To Protect The Female Lead’s Older Brother
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere, relazione tossica, Abuso di Potere, Matrimonio Combinato, dinamiche di potere contorte, Sorella maggiore invadente, tocco non consensuale.
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 4021
⟢𝙿𝚛𝚎𝚌𝚎𝚍𝚎𝚗𝚝𝚎 / 𝚂𝚞𝚌𝚌𝚎𝚜𝚜𝚒𝚟𝚘 ⟣
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Erano quasi terminati i due maledetti anni promessi da Cassis, e (Nome) non ha semplicemente potuto ignorarlo come aveva pianificato. Lui te lo ha ricordato sempre, ogni giorno, affinché la sua fidanzata vivesse nella consapevolezza che non poteva scappare da lui in primo luogo.
La spiacevole sensazione di prurito in fondo all’anima era qualcosa che ancora non era riuscita a levare. Il non avere un vero controllo su se stessa la stava lentamente portando ad una specie di leggera e ironica pazzia. Ma questo non sembra infastidire Cassis o semplicemente lei non lo aveva mai notato. Gli occhi stanchi e quasi sempre socchiusi anche durante le conversazioni più interessanti. La bocca era asciutta per qualsiasi discorso e pregna di quell'espressione di disgusto per il mondo e per lui. Sentiva le mani fredde e ossute, ma non aveva freddo e soprattutto era difficile avere le sue stesse ossa esposte come pensava di sentirle al tatto. Forse è per questo che ha iniziato a strofinarle tra di loro in continuazione, quasi in uno scatto nervoso. Il rumore della porcellana pregiata risvegliò (Nome) improvvisamente e nuovamente si é ritrovata ad incontrare gli occhi soleggiati di Cassis. Era possibile stesse parlando, con lei e di qualcosa di importante - almeno a parer suo - e a cui Lady (Nome) aveva smesso di prestare attenzione nell’istante in cui aveva capito che non era qualcosa che meritava la sua reale attenzione. Non sapeva essere sintetico e sbrigativo. Ogni suo discorso conteneva ben poco di cose davvero importanti, la maggior parte era qualcosa relativo alla sua scarsa disattenzione. (Nome) lo riteneva marginale.
❝ Non pretendo realmente una risposta: Mi stavi ascoltando, (nome)? ❞ Se Cassis non pretendeva una risposta perché la domanda suona così autoritaria nell’istante in cui l’aveva pronunciata? Ma poi la nobile si é ricordata che in questi 2 anni l’aveva sempre illusa di avere una libertà effettiva o un vero potere decisionale in quello che lui aveva già deciso. Niente era qualcosa su cui sarebbe semplicemente passato sopra, soprattutto se lei avesse mai cercato di fare di testa sua. ❝ Mi stavo solo godendo questo thé. Non dovrei, Mio signore? ❞ Le due ultime parole le uscirono a fatica e ha quasi temuto di soffocare in esse, ma non lo ha fatto.
(Nome) nascose le mani sotto il tavolo di nuovo, con una certa discrezione. Ha fatto passare le punte dei polpastrelli di una mano sull’altra. Un movimento leggero e delicato, niente di doloroso o fastidioso.
Lei, in realtà, odiava quel thé e non era davvero qualcosa che meritasse le sue attenzioni, come volevi di certo illuderlo. Il bergamotto e la menta con il miele, erano solo le fragranze che più frequentemente indossava Cassis, e semplicemente le è sembrato che volevano farle il lavaggio del cervello. (Nome) aveva letto diverse storie di uomini che usavano certe fragranze ricorrenti per far invaghire una qualsiasi donna con il tempo. Questo doveva essere associato a sensazioni e gestiti piacevoli naturalmente.
Non era così diverso dagli Agriche che tanto disprezza.
E lei detesta il bergamotto.
Cassis non sembrava convinto della sua risposta. Lady (Nome) non sapeva se era collegato a quei micro segnali di repulsione o al fatto che ogni volta che accennava ad un argomento fastidioso lei nascondeva le mani come se fosse colpevole di qualche crimine.
In ogni caso non aveva nascosto il fastidio sotto una delle solite maschere, non c’era nessuno da cui doveva nascondersi. ❝ Sei costantemente distratta ultimamente, dovresti concentrarti sui preparativi. Manca solo un mese al matrimonio.❞ Non era del tutto colpa sua se era distratta. In primo luogo (Nome) non voleva nemmeno il matrimonio, non era pronta e tanto meno lo sarebbe mai stata con lui. Ma sapeva che non avrebbe avuto molto effetto se lo avesse puntualizzato ancora. Niente sarebbe cambiato e il matrimonio non sarebbe stato annullato. Era solo una grande perdita di voce e forze. ❝ Sono solo nervosa tutto qui. ❞ Certo non nel senso in cui voleva lui ma lo era. Avere una vita legata al proprio aguzzino non poteva non renderla nervosa e allo stesso tempo il mat rimonio era qualcosa che avrebbe dovuto emozionare… ma non lo ha fatto. Lei non provava niente.
Non stava più sfiorando le sue mani, percependo vene e capillari superficiali, ma stava sfregando intensamente la pelle creando un intenso rossore, niente di doloroso solo fastidioso.
Cassis si era alzato dalla sua sedia in metallo verniciato di bianco con cuscini di velluto azzurro soffici e lisci. La sedia aveva emesso un suono fastidioso mentre strisciava a terra, e semplicemente (Nome) si é costretta a stringere gli occhi per non soccombere al suono. Il Pedelian, da dove era seduto, di fronte a lei, si é spostato dietro di lei. Le sue mani troppo grandi e ruvide si posarono sulle sue spalle scoperte e vulnerabili. Ogni tocco e vibrazione sulla sua pelle le faceva tremare intensamente sul posto.
Ora ha iniziato a pizzicare e a creare calore, lo sfregare è diventato più insistente e (Nome) ha aumentato la forza.
❝ Nessuna bugia avrà più qualche effetto ora, mia signora. Dovresti iniziare a convivere con l’idea che tra poco saremo marito e moglie.❞ Si è morsa la guancia, e al ricordo di come che l’avrebbe messa sul suo stesso piano. Non lo voleva, voleva che la trattasse ingiustamente per avere qualcosa per cui incolparlo.
La pelle dei polpastrelli è stata sostituita dalle unghie. Graffi e sangue si mescolano e bruciano intensamente. Ha lasciato un bacio sulla tempia e ha fermato le mani. Non c’era tutto quel sangue che sentiva e nemmeno tutti quei graffi bruciare. ❝ Sarà meglio disinfettare queste ferite… chiamerò qualcuno che lo faccia.❞
Dopo di che se ne è andato attraverso la porta che collega il giardino alla tenuta Pedelian, ordinò ad una delle tante serve di tenerle compagnia, per tutto il tempo che sarebbe rimasta lì fuori e di prendersi cura della sua disattenzione.
Era sotto intenso che non poteva rimanere lì per sempre e nemmeno per troppo tempo. Avrebbe sicuramente pensato che stesse tramando qualcosa, anche se non poteva davvero farlo. Non ora, né dopo.
(Nome) si è chiesta come avrebbe potuto convivere con questo, con lui e con questo matrimonio. Lui glielo aveva ordinato quindi tecnicamente avrebbe dovuto farlo e basta. Arresa, Lady (Nome) si ritiró nelle tue stanze, tra qualche ora avrebbe dovuto incontrare il fioraio per scegliere le ultime composizioni e sarebbe stato seccante se fosse stata rimproverata per il ritardo da Cassis.
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Qualcuno ha bussato insistentemente alla sua porta e semplicemente chi era dall’altra parte non si era preoccupato di aspettare che (Nome) rispondesse. La figura appena entrata, si fermò sulla soglia guardando la scena che, per qualche motivo le era familiare.
La serva si fermò dall’intrecciare i capelli. Era mattina presto e certamente Lady (Nome) doveva essere presentabile come minimo prima di poter ricevere qualcuno. L’altra opzione era un aspetto impeccabile, come aveva preteso Cassis, ma a volte c’erano occasioni troppo importanti per poter aspettare che lei fosse perfetta.
Nell’istante in cui era stata fissata la data del suo matrimonio, è diventata di colpo una dame delle più importanti del continente eppure sua sorella, Reina, poteva molto spesso dimenticarlo. Non che (Nome) l’avesse vista molto durante questi 2 anni, quindi non ha avuto molte occasioni per usarlo contro di lei. Ma era sicura lo avrebbe odiato.
Reina non era cambiata molto e conservava ancora la sua autorità di sorella maggiore. La bella nobile si è domandata brevemente se anche Cassis lo faceva con Sylvia, e semplicemente ha provato pietà per la sua futura cognata.
❝ Sorella..? ❞ Il silenzio di quell’istante, per un attimo le ha parlato più di come avrebbe fatto normalmente. Con uno sguardo da parte di sua sorella e un gesto della futura Pedelian, la serva è stata congedata. Come minimo avrebbe riferito la cosa a Cassis, ma di colpo era passata in secondo piano, come se (Nome) fosse diventata di colpo intoccabile con la bionda presente. Reina si avvicinò alla sorella minore e sciolse semplicemente il lavoro della serva, per procedere a modo suo, come sempre.
Sembrava disgustata dall’operato della donna. ❝ Pensavo che la famiglia Pedelian non avrebbero badato a spese per la cameriera personale della loro futura signora. ❞ Non sembrava delusa, lo era e basta, come se la (colore) fosse davvero superiore a chiunque fosse presente in quella residenza. Come se non fosse una novella futura sposa, ma la diretta matriarca della famiglia. Per il momento non era niente di questo, anche se un giorno lo sarebbe stata, ma per ora valeva meno di zero.
❝ È solo provvisoria…❞ (Nome) ha sottinteso che avrebbe scelto qualcuno di molto più appagante e rispettoso di quella donna. ❝ Sarà…❞
Mentre parlavate non aveva mai smesso di acconciarle i capelli. Il ricordo della sua infanzia, invase la mente di Lady (Nome), mentre Reina faceva lo stesso quando erano più piccole. Quando Reina non era sposata e non aveva quelle pesti dei suoi 3 figli e la più giovane non stava ancora complottando per affondare il suo futuro marito.
L’intreccio era preciso e pulito, e decisamente più stretto di quello della serva. Poteva quasi fermare il flusso sanguigno se davvero fosse stato possibile. Questo era quello che si doveva pretendere da una cameriera che avrebbe preso questo ruolo. Ma (Nome) poteva immaginare che non potesse esistere una persona più affidabile di questa donna, per stare al suo fianco.
❝ Come procede la tua relazione con Cassis? ❞ L’affermazione era uscita dal nulla. Non aveva usato titoli o onorificenze vicino al nome dell’uomo che era a tutti gli effetti l’erede di casa Pedelian. Reina era sempre stata una donna irrispettosamente elegante.
Tutto quello che poteva dire era così semplice ed essenziale quando era con Reina. Ma lei era seria! o forse la stava prendendo in giro? Sperava la seconda ma era chiaro fosse la prima. ❝ Procede… almeno credo. ❞ Si sono fissate per minuti interminabili negli occhi e semplicemente aveva capito cosa intendeva con la sua vaga risposta. Aveva iniziato ad inserire nel raccolto un complesso di nastri dai colori azzurro e blu, dando un qualche tocco di colore, imprimendo saldamente la consapevolezza del suo ruolo e poi del proprio nei confronti di (Nome) .
❝ Invece tu che cosa ci fai qui? ❞ Non capitava molto spesso che le due sorelle avessero tempo di qualità da passare solo loro due. C’era sempre la presenza di Cassis o suo cognato o ancora i suoi nipoti. Nessuna chiacchierata tra sole donne adulte e anche allora vi erano orecchie indiscrete a cui non era saggio far ascoltare. Cameriere, lady Pedelian o ancora Sylvia.
❝ Ma come? non posso prendermi una pausa dai miei doveri di Moglie e Madre per aiutare la mia adorata sorella minore con il proprio matrimonio. ❞ Mancava un mese al matrimonio… ma era plausibile. Spesso Reina rammenta come (Nome) fosse la sua preferita.
Le due più grandi in casa e un'età molto più vicina rispetto alle due gemelle. Ma la (colore) sperava ci fosse di più per questo suo intervento.
❝ Avete già piani per il futuro? ❞ (Nome) capii all’istante e molto bene cosa intendeva con questo, era molto velato ma era il loro modo di parlare. Quel modo di parlare segreto per intendere cose che gli altri non avrebbero dovuto capire. Piccoli cenni del capo, guardare in un certo punto ad un certo punto, gesti con le mani del tutto nella norma ma che in un preciso ordine avevano tutt’altro significato.
Questo aveva fatto Reina - decisamente la più intelligente della famiglia- che aveva capito che qualcosa non era come dovrebbe essere.
Aveva ritenuto ad un certo punto necessario che lei è la sorella avessero un modo diverso per comunicare.
Ma questa volta non ha avuto bisogno di alcun segnale. Solo di una semplice frase.
Lo avete già fatto? O ancora meglio: Ha già fatto qualcosa?
Reina non aveva staccato il suo sguardo da (Nome) anche quando quest’ultima lo aveva rivolto altrove rispetto al riflesso glorioso della sorella. ❝ Non esattamente. ❞ La bionda odiava le risposte vaghe. Questa era una di quelle. ❝ Dovresti essere più specifica. ❞ Strinse un pó troppo il nastro e le due ciocche sigillando l’acconciatura appena completata. Reina la voltó di scatto. Ora erano una di fronte all’altra. ❝ (Nome), cara sorella, se fosse per me non saresti in questa situazione… ❞ La sua mano accarezzò affettuosamente il viso della sorella più piccola. ❝ … se ti ha fatto qualcosa, qualsiasi cosa, faró tutto per fargliela pagare. Q-U-A-L-S-I-A-S-I.❞
I suoi occhi castani erano fuoco ardente che divampava. Cosa poteva fare? ❝ So cosa pensi… lo ti si legge negli occhi… ❞ Se possibile il fuoco divenne ancora più divampante nei suoi occhi, (Nome) temeva sul serio l’avesse bruciata viva.
❝ Esistono molti modi per far soffrire una persona… ❞
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(Nome) si mosse tra le coperte risvegliandosi da uno di quei sonni profondi e intensi. Ne aveva sentito il bisogno in questi anni, era da tempo che non dormiva come si deve. In parte dovuto ai preparativi e in parte per l’insistenza di Cassis, i suoi pensieri erano diventati un peso che aveva colpito anche il suo sonno. Avere qui sua sorella è sicuramente la cosa migliore che le sarebbe potuta capitare- batte di poco la scenata di (Nome) e Cassis per la scelta del profumo che (Nome) avrebbe usato per il matrimonio-.
Ogni qual volta che lui avrebbe cercato di cambiare qualcosa che Lady (Nome) aveva scelto, Reina interveniva in una discussione diplomatica e insistente su chi poteva avere la meglio - ovviamente lei-. E’ rinfrescante e rassicurante, tanto quanto la sensazione della silenziosa rabbia di Cassis.
Ogni tradizione è stata rispettata e ogni obiezione e cambiamento richiesto da Cassis era stato eliminato. E’ sbalorditivo, voleva davvero imparare anche lei qualsiasi nome avesse questa arte nel discutere che Reina padroneggiare.
Un gemito di contentezza è uscito dalle labbra sottili senza pensarci e senza consapevolezza della sua presenza. ❝ Pensi che possa durare in eterno?❞ (Nome) ha aperto gli occhi in un sussulto e ha visto Cassis nel suo stato rilassato, se non fosse per l’irritazione che gli addobbava il viso.
Non ha dato segno di paura o sorpresa nel vederlo nella sua stanza. Ha già messo in chiaro dal primo momento che tutto ciò è suo è di Cassis e tutto quello che è di Cassis è anche suo. Oltre ad aver sottolineando più volte che avrebbero comunque finito per condividere un letto tra meno di 2 settimane - 1 anno e 10 mesi la prima volta -.
Questo gli è sembrata una scusa sufficiente per svegliarsi alle prime luci dell’alba, raggiungere la stanza della sua fidanzata e sedersi sul suo letto per osservarla e avvolte toccarla. (Nome) non credeva fosse una buona scusa e di conseguenza aveva cercato di allontanarlo… le prime volte. Presto ha capito l'inutilità del gesto e lo ha lasciato fare. Le sarebbe bastato urlare e qualcuno avrebbe rimproverato il comportamento del ragazzo nei confronti della sua novella sposa, se mai avesse osato andare oltre.
❝ Non riesco a capire cosa intendi con questo. ❞ Lei si è tirata a sedere e poi si è allontanata il più possibile mentre lui si metteva più comodo sopra le coperte. Un sospiro esasperato lascia Cassis e (Nome) poteva quasi sentirsi orgogliosa del turbamento che provava anche se non era niente in confronto a quello che aveva provato in quel periodo. ❝ Ti prego (nome), non fingere di non capire. Non ti si addice.❞ è vero. Ha finto di non capire, ma era sempre meglio fingere di non sapere. Lui sembrava non aver mai imparato questa lezione e sperava che prima poi la vedesse dalla sua prospettiva ma il suo sguardo sembrava dire il contrario.
In ogni caso finge di non sapere le riusciva meglio di qualsiasi altra cosa e di conseguenza lei stessa pensava le si addicesse come cosa.
❝ È solo colpa tua… non hai niente di cui incolparmi. ❞ (Nome) si accasciò in modo rilassato tra i cuscini. La sua facciata era caduta, e decise di non sostenere più quella bugia, per il momento. ❝ In quale modo sarebbe colpa mia?❞ Il suo viso era corrugato in una espressione mista tra l’irritazione e la sorpresa per il cambiato repentino di (Nome). La sua voce però era ancora dura e gelida come sempre. ❝ Io non ho mai voluto questo matrimonio, non lo voglio ora come allora.❞ Non poteva mentire su una cosa del genere. Lo dimostrava a quanto era arrivata. Cederlo ai loro nemici pur di fuggire da questo, e successivamente avrebbe sop portato qualsiasi punizione le avessero affidato dopo il suo ritorno. Solo non era disposta a continuare con questa punizione. Persino le celle fredde dei Pedelian potevano essere più invitanti di questo matrimonio.
❝ Avevi detto che avresti sopportato qualsiasi punizione, ora ti rimangi la parola. Eppure sposarmi non mi sembra una poi così grande punizione.❞ Era facile per lui parlare. Lui aveva deciso di portare avanti il buon nome della sua famiglia, (Nome) invece aveva optato per vivere con tranquillità senza grandi pretese. Lui l’aveva trascinato in questa cosa, in fondo tra tutti aveva scelto lei. Chissà così ci ha visto allora?
❝ Speravo sinceramente in una punizione più magnanima.❞ Lui rise sotto i baffi. ❝ La prigione ti sembra una punizione magnanima? ❞ In realtà no, ma era più allettante di stare con lui per tutta la vita.
❝ Il matrimonio è una prigione. Solo senza sbarre.❞ Parole di sua sorella. Le stesse che disse una settimana dopo il suo matrimonio, quando avevano litigato per qualcosa che (Nome) aveva classificato irrilevante, ma che nel loro contesto sembrava esagerato.
❝ Hai un modo contorto di vedere di vedere le relazione amorese. ❞ Non era di certo una relazione quella, tanto meno amorosa. Lo ha fulminato con lo sguardo mentre lui fissava le sue mani giocherellare con l’orlo della tua adorabile camicia da notte in seta. Era più a suo agio quando (Nome) non cercava di squarciarsi le mani e non gli gridava quanto fosse sbagliato. ❝ I discorsi servono a questo… rivelare quello che è stato nascosto.❞ Altra frase di sua sorella solo questa era dedicata a lei.
Quando Reina di notte entrava di colpo in camera dopo aver scoperto come (Nome) era fuggita sfacciatamente di nascosto senza dirglielo e la costringeva a raccontarle tutto. Terminava sempre in questo modo il discorso per poi complimentarsi per essere riuscita a ingannare tutti -tranne lei ovviamente-.
❝ Sai essere molto più loquace a quest’ora, mia signora. ❞ Cassis era ad un palmo dal suo naso quando ha parlato, e (Nome) -persa nei suoi pensieri- se ne era accorta troppo tardi. Le sue mani l’avevano avvicinata a lui con estrema facilità lasciandola quasi sorpresa di quanto potesse essere forte.
Se mai avesse pensato di fuggire, avrebbe dovuto giocare d'astuzia e non sulla mera forza fisica. Ad Cassis sarebbe bastato poco per alzarla di peso e riportarla indietro da lui e dalla sua famiglia.
In un gesto istintivo (Nome) ha inarcato la schiena, per evitare la sua mano. Solo non aveva calcolato abbastanza adeguatamente la distanza da prevedere l’incontrarsi dei loro petti.
I loro occhi non avevano molta distanza tra loro, tanto che avrebbe sentito anche il più leggero dei suoi respiri.
❝ Sarò anche loquace ma tu sei invadente. ❞ (Nome) ha puntualizzato stanca di qualsiasi cosa potesse fare Cassis. Non si era trattenuta più -non che avesse realmente intenzione di farlo in ogni caso - ma ora si sentiva solo maggiormente autorizzata. Le sue labbra erano sul suo collo lasciando baci a farfalla, mentre le sue mani viaggiavano leggere sui suoi fianchi e sulla sua schiena.
Si é sentita Delusa e in gabbia, nonostante parte di questa situazione fosse proprio sua.
Per quanto (Nome) potesse riconoscere che quello che aveva fatto e la presenza di Reina lo rendessero frustrato e allontanato, la sua ragazza non lo trovava comunque giustificabile.
Il mix di inadeguatezza a qualsiasi ruolo lui potrebbe ma volere per lei, il formicolare sotto la pelle e alla pelle d’oca; Formano sonata di disgusto che penetra la pelle bel curata e profumata. Lo spinse via, o almeno era quello che voleva fare. L’unico risultato ottenuto era una distanza di a malapena 20 cm dei loro volti, e fermando di conseguenza le mani di Cassis. Una al centro della schiena e l’altra sul suo fianco destro. ❝ C’è qualcosa che non va? ❞ Sussurrò a bassa voce, affinché solo lei potesse udirlo. Il tono era leggero e amorevole, quasi come non ci fosse stata una discussione poco prima. Come se entrambi lo voleste davvero. Come se lei volesse infrangere la tradizione della prima notte di nozze proprio con lui.
Ma non era così.
Il disgusto é ancora più accentuato. ❝ Tutto questo. È tutto questo che non va! ❞ Si sentiva annegare in se stessa mentre lui alza un sopracciglio. Non sembrava capire cosa ci fosse di male. Glielo leggeva negli occhi caldi e chiari. Lui voleva arrivare fino in fondo quella notte.
Cosi che nessuno potesse difenderla da lui. È questo che ha pensato lei, e per questo voleva impedirlo.
❝ Questo non è il momento… hai atteso due anni… perché adesso..❞ Ad (Nome) mancava il fiato per quello che poteva sembrare la millesima volta da quando l’evava toccato. Il petto, le braccia, il corpo e la coscienza sono pesanti, come se ad un certo punto qualcuno le avesse fatto franare una montagna addosso e l’avesse lasciata in balia di qualsiasi morte l’avrebbe attesa. É rimasta lì in un soffocante silenzio solo che solo lei stava soffocando.
Lady (Nome) non sapeva se fosse i suoi occhi ancora fissi su di lei, o la pesantezza delle sue disperate é sprezanti parole o il semplice peso delle aspettative. ❝ Avevi promesso che avresti aspettato-❞
Rise basso e amaro mentre la guarda - no, anzi stava guardando qualcos’altro -. ❝ Sappiamo che non si tratta di questo… smetti di fingere che te ne importi. ❞ Cassis si é permesso di trascinarla a se. La Distese sul letto con la schiena contro il materasso, le sue gambe avvolte intorno alla vita di Cassis, le sue mani erano al lato del suo volto ed convolto e spaventato… e lei semplicemente rimase immobile aspettando qualsiasi cosa, qualcuno che venga a fermarlo.
(Nome) era sempre pregna di quell’espressione sconvolta quando era sola con lui in quella camera. Ogni volta parlava di quella maledettissima prima volta come se davvero fosse il punto focale. Come se fosse il vero centro del discorso.
In realtà, agli occhi di Cassis lei avrebbe trovato una scusa anche quella notte pur di non essere tocca in qualsiasi modo. Non aveva semplicemente senso continuare a prolungare le loro torture. Lui avrebbe potuto solo soddisfare il suo bisogno di possederla e lei semplicemente avrebbe smesso di negare.
Pateticamente non lo ha respinto, non per la consapevolezza della loro differenza di forza, ma dalla pura e semplice paura.
Se avesse voluto andare avanti, (Nome) avrebbe semplice pianto e supplicato affinché -prima o poi- questo potesse finire. ❝ Non si è mai trattato solo aspettare e lo sai. ❞ Certo che (Nome) lo sapeva. Per quanto fosse consapevole di questo era inutile, provava ancora un immenso terrore.
Prima o poi sarebbe dovuto accadere, e rimandare era solo l’unica cosa su cui Cassis ti ha fornito una scelta.
Si abbassò e ora il suo volto era dannatamente vicino alla sua pelle. Bació a stampo ogni punto di pelle scoperta a sua disposizione in quella dannata posizione. Le spalle, il collo, il viso, la mandibola, le clavicole e la valle dei seni. Quest’ultimo gli impone di spostare il tessuto della delicata camicia da notte. Avrebbe potuto andare avanti così, togliere l’abbigliamento da notte della sua signora e continuare, non lo avrebbe fermato ed era sicura non lo avrebbe fermato neanche ora.
Tuttavia non è andato oltre si era fermato lì, dove l’ultimo bacio era stato posato e si alzò di colpo.
❝ Spero sia bastato come avvertimento… Il tempo è un lusso che ti ho concesso io e nessun altro. ❞
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vaerjs · 1 year ago
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In questo periodo post laurea e di precariato tendo a sentirmi spesso inadeguata. Mi guardo intorno dicendo, lo avrò anche io, farò anche io quell’esperienza, andrò anche io in quel posto. Ho un’agenda, di quelle super carine di mr. Wonderful in cui annoto tutti i corsi di formazione e i master che vorrei prendere. Nel blocco note invece ho un elenco di tutti i testi consigliati per il primo anno del master di interior design a UniMi. ✨
Mi guardo intorno e vorrei essere una spugna per assorbire tutta la bellezza che vedo, per farne tesoro e bagaglio. Vorrei fare tirocini di ogni sorta, in ogni campo, apprendistati ovunque e imparare quante più cose possibili.
Di recente tutti questi desideri hanno fatto sì che mi concentrassi sulle mie mancanze. Non ho questo, non ho quello, non posso fare questo, non ho ancora fatto quello. Tutto nella mia mente diventava un gigantesco No 👎 e, di conseguenza, come accade sempre quando ci dimentichiamo di essere corpo anima e spirito connessi e interdipendenti, il mio umore è calato drasticamente e il mio corpo ha iniziato a mandarmi segnali di allarme.
L’Universo ti guarda le spalle! – recita mille e mille volte ancora un testo di Noor Hibbert che ho terminato da poco. La mia fede fa sì che io chiami quell’entità in modo diverso, ma i concetti espressi che vogliono mettere insieme spiritualismo e psicologia in qualche modo ci riguardano tutte e tutti. Quante volte l’istinto i ha chiesto ci fermarci e riposarci e noi presi dai nostri obiettivi, dai nostri impegni, non lo abbiamo ascoltato? Quante volte abbiamo rimandato quella serata tranquilla al suono di uno di quei detti che ripetono sempre le signore qui: “riposerò da morta!”
Oggi respiro. Non mi alleno nemmeno. Perché il mio corpo chiede lentezza, la mia anima chiede silenzio.
Oggi sono.
Ed è sufficiente.
#vaerjs
#spiritualismo #curapersonale #selfcare
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alienogay · 26 days ago
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L'attesa frustrante
Tempo di Avvento e tutto dovrebbe essere tranquillo e sereno ....silenzioso e trepidante in attesa dell'arrivo sicuro e rassicurante di Nostro Signore e invece anche coloro che attendono e si ricordano dell'importanza del Natale provano frustrazione e tristezza perché corriamo tutti come forsennati verso i bisogni che sono falsamente primari senza un sorriso senza essere lieti e grati nel nostro Animo . E quindi io quante volte ho pianto in bagno di nascosto proprio durante la Vigilia perché avevo delle aspettative che sono sempre andate deluse e anche questo anno sarà così . Vorrei cogliere dei segnali che giungessero realmente dal nostro Signore.
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mnaasilveira · 7 months ago
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Luz de Maria, 10 Giugno 2024
____________________________________________________________ MESSAGGIO DI SAN MICHELE ARCANGELO A LUZ DE MARIA 10 GIUGNO 2024 Amati figli del nostro Re e Signore Gesù Cristo: IO VENGO MANDATO A VOI DALLA TRINITÀ SACROSANTA. RICEVERETE LA NOSTRA PROTEZIONE ANGELICA, QUANDOCI INVOCHERETE. Tutta l’umanità, in quanto figli di Dio, deve considerare i segni e i segnali di questo momento. Ai tempi…
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occhialeecaschetto · 1 year ago
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Quando, nel 2001, Erika e Omar uccisero la madre e il fratellino di lei a coltellate, l'Italia restò ovviamente attonita. Meno ovvia fu la reazione che seguì perché per mesi, forse addirittura per anni, adulti e giornalisti continuarono a domandarsi "Cosa sta accadendo ai nostri figli?".
A quei tempi avevo vent'anni e già da un po' di tempo mi ero accorta che il numero di omicidi di donne per mano di uomini stava aumentando. Non so se a quei tempi il ritmo era già come quello attuale, con una media di una donna uccisa ogni tre giorni ma che queste notizie passassero spesso al telegiornale era un dato di fatto. Eppure la società non si poneva la domanda "Cosa sta accadendo ai nostri uomini?" , troppo presa com'era dal chiedersi angosciata "Cosa accade ai nostri figli?" e "Cosa accade ai nostri giovani?" perché due adolescenti dicasi due avevano commesso una strage familiare che era sì terribile ma anche più unica che rara.
I giornalisti erano troppo impegnati a tendere agguati ai pochi casi di parricidio per dare rilievo a tutte quelle donne ammazzate per mano di un uomo. Occorsero anni prima che si cominciasse a notare il fenomeno, altri anni ancora prima che gli si desse il nome di femminicidio e solo recentemente qualcuno si azzarda a scrivere "Cosa sta accadendo ai nostri uomini?".
Scrivo questo perché l'omicidio di Giulia Cecchini per mano di Filippo Turetta mi ricorda il periodo di Erika e Omar. Opinionisti, giornalisti, terapeuti, filosofi, politici e quant'altro approfittano del fatto che Filippo ha 22 anni ed è un figlio per imbastire la loro lezioncina su "È colpa dell'educazione familiare", "La scuola ha fallito, "I giovani sono fragili", " I segnali che i genitori devono cogliere" e via cialtronando, come se il problema fossero i vent'anni di Filippo.
Cari signori e signore, e gli uomini che uccidono a 40, 50, 60, 70 anni e sono vostri coetanei? Cosa mi dite di loro? Anche loro (e voi), come sermona Crepet, appartengono ad una generazione a cui i genitori non dicevano mai di "no" e li giustificavano sempre? Anche loro (e voi, e noi) appartengono ad una generazione fragile? O forse è meglio smettere di parlare di problema generazionale per affrontare il problema sociale?
In questi giorni, le uniche parole sensate sono state quelle di Elena, la sorella di Giulia. E proprio per la lucidità e la determinazione con cui parla sta già raccogliendo tanti commenti di odio verso la sua persona. Non mi stupisce. Tutti bravi a condannare il femminicidio in sé ma ascoltare una ragazza di 24 anni spiegare chiaramente che l'omicidio è solo l'ultimo atto di una lunga catena di eventi e se davvero vogliamo porre termine a questa strage ogni singolo individuo deve assumere su di sé la responsabilità del cambiamento culturale, ecco che molti esponenti della classe dominante (o che ritengono di appartenervi) si sentono punti sul vivo.
Individui e giornali abituati a vivere di stereotipi e a respirare pregiudizi, adesso ci tengono a "mettere i puntini sulle i". Persone abituate a sentenziare "Gli zingari sono tutti ladri", "Le donne sono tutte troie", "Gli immigrati sono tutti stupratori" adesso se ne escono con piccati "Mica gli uomini sono tutti così!". Giornali abituati a pubblicare articoli dello stesso tenore, scontenti di vedersi di vedersi interrompere la narrazione del "raptus omicida", se la prendono col bersaglio sbagliato e titolano "Le femministe sono troppo aggressive" "Macché patriarcato! Smontato il copione della sinistra" e via sproloquiando.
E a proposito di "La colpa è dei ggggggiovani" ( influenzati dal cellulare/dai social/la musica trap/una roba qualsiasi a caso) titolone avvistato oggi "Il 40%dei delitti commesso da chi ha meno di 35 anni" il che vuol dire che ben il 60% è commesso da chi di anni ne ha più di 35. Complimenti per la zappata sui piedi.
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infosannio · 2 years ago
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Conte-Schlein, prove di patto a Campobasso
Assecondando le pressioni della base, Schlein lancia segnali di apertura a un’alleanza progressista. Conte: «Ho sempre detto che il dialogo con il Pd è naturale, anche se la prospettiva è lunga» (NICCOLÒ CARRATELLI – lastampa.it) – Inviato a Campobasso. Il signor Augusto è spalmato sul vetro della veranda del bar, il telefonino puntato sull’unico tavolino sistemato all’interno, al quale sono…
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saibhaktabrasill · 2 years ago
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#Italian 10.feb.2023 10 Febbraio 2023 Come scritto a Prasanthi Nilayam oggi Noi non dovremmo mai pensare che la ricchezza sia la cosa più importante della vita, dovremmo considerare invece più importante il dharma. Quando Krshna rompe il vaso della cagliata che Yashoda stava zangolando, ella lo trova nel luogo ove si era nascosto seguendo le Sue tracce. Questa è la storia simbolica che illustra come il Signore spezzi la nostra identificazione con il corpo e ci attiri a Sé per mezzo dei segni e segnali che pone tutto intorno a noi. Questi indicatori sono presenti sempre nella natura che ci circonda, nella bellezza del Sole che sorge, nell’estasi dell’arcobaleno, nel canto degli uccelli, nella superficie del lago coperta di loti, nel silenzio dei picchi montani coperti di neve; in effetti, Dio è dolcezza ed essenza (rasa) e tutta la natura, che è Lui stesso in azione, è dolce ed estatica. Con forma o senza forma, Egli è beatitudine (ananda). Accoglietelo nel cuore come Rama (che è gioia e dà gioia) o come Krshna (che vi attira con la gioia che dona) e vivete tutto il tempo con Lui offrendogli la meditazione, l’adorazione e la contemplazione; questo aprirà le porte della saggezza e della liberazione. Discorso Divino del 16 agosto 1968 Quando l’identificazione del Sé col corpo scompare, le azioni che sembrano fatte per godimento personale possono essere trasformate in offerte al Divino. Con Amore, Baba #sathyasai #saibhakta #sathyasaibaba #saibaba https://www.instagram.com/p/CodiwtOMDxw/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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klimt7 · 3 years ago
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Migrazioni
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Giornate di scirocco. Vento da sud. Nuvole alte e grigie, come un panno appeso sulla luce. Sole in ostaggio.
Volano stormi di uccelli migratori. Preparano il volo. Segnali premonitori di una nuova stagione.
Oggi, ho visto un signore steso a terra e la terra era un marciapiede di ghiaia fine, che "friggeva" se lo calpestavi. Due infermieri ad alternarsi nel massaggio cardiaco. Trenta minuti senza risultati. Una signora con le buste della spesa, ha mormorato "un infarto..."
L'ambulanza l'ho sentita ripartire piano, senza sirena. La folla s'è dispersa in un attimo.
Il vento, in alto, muoveva i rami e le foglie color ruggine degli ippocastani.
Vi sono rotte delle migrazioni - leggevo - che si ripetono da 200.000 anni, sempre uguali.
Quel volo ci rimanda ad altri continenti, paesi caldi, cieli diversi.
Da bambino, la sera, pensavo dove si posavano le rondini e se venivano guidate dal profumo dei paesi attraversati.
Mi addormentavo che erano giunte all'inizio del deserto...
Chissà se l'indomani sarei volato pure io verso un paese e un tempo sconosciuto.
Il mio immaginare di allora, forse, era il mio svernare, da un presente muto.
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corallorosso · 5 years ago
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Coronavirus, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò: “È la conseguenza di sodomia e matrimoni gay” Di Antonio Scali Il Coronavirus sarebbe una punizione di Dio contro i peccati dei singoli e della società, come aborto, eutanasia e “l’orrore del cosiddetto matrimonio omosessuale, la celebrazione della sodomia e delle peggiori perversioni”. Ad affermarlo è l’arcivescovo Carlo Maria Viganò nel corso di un’intervista al giornale cattolico The Remnant, ripresa in Italia dal sito Corrispondenza Romana. Secondo Viganò, ad aver suscitato “lo sdegno di Dio” sarebbero stati alcuni gravi peccati “commessi dalle società, dalle Nazioni. L’aborto, che anche durante la pandemia continua a uccidere bambini innocenti; il divorzio, l’eutanasia, l’orrore del cosiddetto matrimonio omosessuale, la celebrazione della sodomia e delle peggiori perversioni, la pornografia, la corruzione dei piccoli, la speculazione delle élites finanziare, la profanazione della domenica…”. “Il Signore è Padre amorevolissimo perché ci insegna come dobbiamo comportarci per meritare l’eternità beata del Cielo, e quando col peccato disobbediamo ai Suoi precetti, non ci lascia morire, ma ci viene a cercare, ci manda tanti segnali – talvolta anche severi, com’è giusto – perché ci ravvediamo, ci pentiamo, facciamo penitenza e riacquistiamo l’amicizia con Lui. Sarete miei amici, se farete quel che Io vi comando. Mi pare che le parole del Signore non diano adito ad equivoci”, aggiunge Viganò nell’intervista. Alla domanda invece su eventuali colpe della Chiesa, il prelato risponde: “La Chiesa è in sé sempre, indefettibilmente santa, poiché essa è il Corpo Mistico di Nostro Signore, e sarebbe non solo temerario, ma blasfemo anche solo pensare che la divina istituzione che la Provvidenza ha posto in terra come dispensatrice della Grazia ed unica arca di salvezza possa anche minimamente essere imperfetta”.
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cutulisci · 4 years ago
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IL RISTORANTE DI ALICE Questa canzone si chiama Il Ristorante di Alice, è su Alice, e sul ristorante, ma “Alice’s Restaurant” non è il nome del ristorante, è solo il nome della canzone ed è per questo che ho chiamato la canzone Il Ristorante di Alice. Puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice, puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice, vacci a piedi e entraci, è giusto là dietro, appena un chilometro dalla ferrovia, puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice Ora, tutto è nato due feste del Ringraziamento fa, è stato due anni fa nel giorno del Ringraziamento, quando io ed il mio amico siamo andati a fare una visitina a Alice al ristorante, ma Alice non vive nel ristorante, vive nella chiesa vicina al ristorante, nel campanile, con suo marito Ray e il cane Fasha. E siccome vivono in quella maniera, nel campanile, hanno un sacco di spazio giù al piano di sotto dove prima ci stavano i banchi da chiesa. E siccome hanno tutto quello spazio e vedendo come hanno portato via tutti i banchi da chiesa, hanno deciso che non dovevano portare fuori la loro spazzatura per un bel po’ di tempo. Siamo saliti là sopra, abbiamo trovato tutta la spazzatura che c’era dentro e abbiamo deciso che sarebbe stato un gesto da amici portare la spazzatura alla discarica cittadina. Così abbiamo preso una mezza tonnellata di spazzatura, l’abbiamo infilata dietro un furgone Volkswagen rosso, abbiamo preso pale, rastrelli e arnesi di distruzione e abbiamo fatto rotta verso la discarica comunale. Beh, siamo arrivati là e c’era un grosso segnale e una catena tutta attorno alla discarica, che diceva “Chiuso il giorno del Ringraziamento”. Non avevamo mai sentito prima di una discarica chiusa il giorno del Ringraziamento, e con le lacrime agli occhi siamo andati via nel tramonto, cercando un altro posto dove buttare la spazzatura. Non ne abbiamo trovato nessuno, finché non siamo arrivati in una stradina laterale, e sul lato della stradina laterale c’era un altro burrone di una decina di metri, e in fondo al burrone c’era un altro mucchio di spazzatura. Abbiamo deciso che un grosso mucchio è meglio di due piccoli mucchi, e piuttosto di portare su quell’altro abbiamo deciso di buttare giù il nostro. Questo è quel che abbiamo fatto, siamo tornati alla chiesa, abbiamo fatto un pranzo di Ringraziamento assolutamente imbattibile, siamo andati a dormire e non ci siamo risvegliati che la mattina dopo, quando abbiamo ricevuto una telefonata dall’agente Obie. Ha detto, “Ragazzo, abbiamo trovato il tuo nome su una busta in fondo a mezza tonnellata di spazzatura, e volevamo giusto sapere se ne sai qualcosa.” Io gli ho risposto: “Sì, signor agente Obie, non posso mentire, ho messo io la busta sotto quella spazzatura.” Dopo aver parlato con Obie per circa tre quarti d’ora al telefono, siamo finalmente arrivati al nocciolo della questione, e lui ha detto che dovevamo scendere laggiù e raccogliere la spazzatura, e che dovevamo anche andare a parlare con lui al commissariato. E così siamo montati sul furgone Volkswagen con le pale, i rastrelli e gli arnesi di distruzione e abbiamo fatto rotta verso il commissariato di polizia. Ora, amici, c’erano solo due cose che Obie avrebbe potuto fare al commissariato, la prima era che avrebbe potuto darci una medaglia per essere stati tanto onesti e coraggiosi al telefono, cosa che non era molto probabile e che non ci aspettavamo, e l’altra era che avrebbe potuto sgridarci e dirci non farci più vedere a portare ancora in giro spazzatura per tutto il circondario, che era quel che ci aspettavamo; ma quando andammo al commissario c’era un’altra possibilità che non avevamo nemmeno preso in considerazione, e insomma fummo tutti e due arrestati. Ammanettati. E io dissi: “Obie, non penso di poter raccattare la spazzatura con queste manette addosso.” E lui: “Zitto, ragazzo. Siediti dietro sulla macchina di pattuglia.” Ed è quel che facemmo, ci mettemmo a sedere dietro sulla macchina di pattuglia e ci recammo sulla (inizio citazione) Scena del delitto (fine citazione). Voglio raccontarvi della città di Stockbridge, Massachusetts, dove tutto questo accadde, avevano tre segnali di stop, due agenti e una macchina della polizia, ma quando ci recammo sulla Scena del Delitto c’erano cinque agenti e tre macchine della polizia, dato che si trattava del peggior crimine degli ultimi cinquant’anni, e tutti volevano andare sul giornale. E stavano pure usando ogni sorta di roba da sbirri che era stata non so quanto a ciondolare inutilizzata al commissariato. Rilevavano le tracce di pneumatici col gesso, le impronte digitali, le tracce coi cani segugi, e presero pure ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata con cerchetti e freccette, e una dicitura sul retro di ciascuna che spiegava come ognuna di esse avrebbe potuto essere utilizzata come prova contro di noi. Presero fotografie all’arrivo, alla partenza, del settore nord-ovest, del settore sud-ovest, per non parlare della fotografia aerea. Dopo tutto quel patire, tornammo in prigione.Obie disse che che ci avrebbe messo in cella. Disse: “Ragazzo, ti metto in cella, dammi il portafoglio e la cintura.” E io dissi: “Obie, posso anche capire che tu voglia il mio portafoglio, così non avrò soldi da spendere in cella, ma per che cazzo la vuoi, la mia cintura?” E lui disse: “Ragazzo, non vogliamo che tu ti impicchi.” Io dissi: “Obie, pensi che io mi impicchi per sparpagliamento di spazzatura?” Obie disse che voleva essere sicuro, e, amici, lo voleva sul serio perché tirò via pure la ciambella del cesso in modo che io non potessi sbattermela in testa e affogarci, e portò via anche la carta igienica perché non potessi piegare le sbarre, srotolare fuori, insomma srotolare la carta igienica fuori dalla finestra, far scivolare fuori il rotolo e evadere. Obie voleva essere sicuro, e fu quattro o cinque ore più tardi che Alice (vi ricordate di Alice? E’ una canzone su Alice), insomma Alice arrivò e con qualche paroletta un po’ incazzata a Obie ci tirò fuori di galera su cauzione, e tornammo alla chiesa facendoci un altro pranzo di Ringraziamento assolutamente imbattibile, e non ci alzammo fino alla mattina dopo, quando dovevamo tutti quanti andare in tribunale. Entrammo, ci mettemmo a sedere, Obie entrò con le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata con i cerchietti e le freccette, ognuna con una dicitura sul retro, e si mise a sedere. Un tizio entrò e disse: “Tutti in piedi.” Tutti ci alzammo in piedi, e Obie si alzò con le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata, e il giudice entrò, si mise a sedere con una guardia, si mise a sedere e noi ci mettemmo a sedere. Obie guardò il guardiano. Poi guardò le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata con cerchietti e freccette ognuna con una dicitura sul retro, e scoppiò a piangere perché Obie si rese conto che si trattava di un tipico caso di mala giustizia americana, e che non ci poteva fare nulla, e che il giudice non avrebbe guardato le ventisette fotografie a 8/10 colori su carta patinata con i cerchietti e le freccette, ognuna con una dicitura sul retro che spiegava che ciascuna avrebbe potuto essere utilizzata come prova contro di noi. Insomma ci fu appioppata una multa di 50 dollari, e dovemmo ritirare su la spazzatura sotto la neve, ma non è questo che ero venuto a raccontarvi. Ero venuto a parlare della visita di leva. C’era un palazzo giù a New York, si chiama Whitehall Street, dove entri, dove qualcosa ti viene iniettato e poi vieni ispezionato rilevato infettato scartato e selezionato abile-arruolato. Ci andai un giorno per fare la mia visita attitudinale, ed entrai, mi misi a sedere, la sera prima mi ero divertito un mondo e mi ero inciuccato e così mi sentivo al meglio, ed avevo un aspetto al meglio, quando entrai là quella mattina. Perché volevo somigliare a un tipico ragazzo americano di New York, gente, accidenti se lo volevo, volevo sentirmi come un tipico –insomma volevo essere un tipico ragazzo americano di New York, e entrai, mi misi a sedere e fui rivoltato in tutti i modi e tutte le salse, e ogni tipo di cose brutte, meschine e orribili del genere. Entrai, mi misi a sedere, e mi dettero un pezzo di carta che diceva: “Ragazzo, vai dallo psichiatra, stanza 604.” Andai su, e dissi: “Strizzacervelli, voglio uccidere. Cioè, insomma, voglio uccidere. Voglio vedere, voglio vedere sangue, sangue rappreso, visceri e vene da prendere a morsi. Voglio mangiare cadaveri carbonizzati. Voglio dire uccidere, Uccidere, UCCIDERE, UCCIDERE.” E cominciai a saltellare su e giù berciando “UCCIDERE! UCCIDERE!”, e lui cominciò a saltellare su e giù insieme a me berciando “UCCIDERE! UCCIDERE!”. Poi arrivò il sergente, mi appuntò una medaglia, mi rimandò giù nella hall e disse: “Sei quello che fa per noi, ragazzo.” La cosa non mi fece sentire troppo bene. Scesi giù nella hall beccandomi ancora più iniezioni ispezioni rilevazioni scartazioni e ogni sorta di cose che mi stavano facendo in quel posto di merda là, e ci restai due ore, tre ore, quattro ore, ci rimasi a lungo beccandomi ogni sorta di cose brutte stronze bastarde e insomma ci stavo proprio passando un brutto quarto d’ora là, e loro stavano ispezionando e iniezionando ogni mia parte, non lasciavano intatta neanche una parte. Scesi ancora, e quando alla fine arrivai a vedere l’ultima persona, entrai, entrai e mi misi a sedere dopo aver dovuto passare tutta quella roba, entrai e dissi: “Cosa vuoi?”. Lui disse, “Ragazzo, abbiamo solo una domanda da farti. Sei mai stato arrestato?” E io provvidi a raccontargli la storia della Strage al Ristorante di Alice, con tutta l’orchestrazione e partitura armonica in cinque parti e cose del genere e tutto il fenome… -e lui mi stoppò là e mi disse: “Ragazzo, sei mai stato processato?” E io provvidi a raccontargli la storia delle ventisette fotografie a 8/10 colori con i cerchietti e le freccette, ognuna con una dicitura sul retro, e lui mi stoppò là e mi disse: “Ragazzo, voglio che tu ti metta a sedere su quella panca che dice Gruppo W…ORA, ragazzo!!” E insomma io andai a quella panca, a quella panca là, dove c’erano quelli del Gruppo W, dove ti mettono se non hai i requisiti morali necessari per entrare nell’esercito dopo aver commesso un certo crimine, e c’era ogni sorta di gente brutta stronza e bastarda su quella panca. Stupratori di mamme. Accoltellatori di papà. Stupratori di papà! Stupratori di papà che se ne stavano là a sedere su quella panca, accanto a me! Ed erano dei tipi brutti stronzi bastardi orribili e criminali, quelli che stavano là a sedere accanto a me. E il più brutto, più stronzo e più bastardo, lo stupratore di papà più merdoso di tutti, mi si stava avvicinando e era brutto stronzo bastardo orribile e ogni sorta di cose di quel genere, e era seduto accanto a me e diceva: “Ragazzo, cazzo hai fatto?” Io dissi: “Non ho fatto nulla, ho dovuto pagare 50 dollari e raccattare la spazzatura.” Lui disse: “Per cosa ti hanno arrestato, ragazzo?” E io dissi: “Per sparpagliamento di spazzatura:” E tutti allora si scostarono da me sulla panca, e mi fecero degli sguardi torvi e ogni sorta di cose brutte e stronze finché non dissi: “E ho creato un fastidio”. Allora tutti tornarono, mi strinsero le mani, e ci divertimmo un sacco sulla panca, parlando di crimini, di accoltellamenti della mamma, di stupro del papà, e sulla panca parlammo di ogni tipo di quelle cose alla moda. E tutto andava bene, fumavamo sigarette e ogni sorta di roba, finché non entrò il Sergente con dei fogli in mano, li tirò su e disse: “Ragazzi, questo-pezzo-di-carta-ha-47-parole-37-frasi-58-parole-vogliamo-sapere-dettagli-sulla-tempistica- del-crimine-e-ogni-altra-sorta-di-cose-che-potete-dire-attinenti-al-crimine-Voglio-sapere- motivodellarresto-nomedellagente-e-ogni-altra-sorta-di-cose-che-potete-dire”, e parlò per tre quarti d’ora e nessuno capì una parola di quello che diceva, ma ci divertimmo a riempire i formulari e a giocherellare con le matite su quella panca, e io compilai tutta la Strage con partitura armonica in quattro parti, e ce la scrissi proprio com’era, e tutto era a posto e posai la matita, ripiegai il pezzo di carta e là dall’altro lato, nel mezzo dell’altro lato, completamente da una parte sull’altro lato, fra parentesi, in lettere maiuscole, lessi la seguente dicitura: (“RAGAZZO, TI SEI RAVVEDUTO?”) Andai dal Sergente e dissi: “Sergente, certo che ci hai davvero un bel fegato a chiedermi se mi sono ravveduto, dico io, dico io, insomma, sono qui a sedere sullapanca, voglio dire sto qui a sedere sulla panca del Gruppo W perché vuoi sapere se ho i requisiti morali necessari per entrare nell’esercito, bruciare donne, bambini, case e villaggi dopo che sono stato uno sparpagliaspazzatura.” Lui mi guardò e disse: “Ragazzo, non ci piacciono i tipi come e ora mandiamo le tue impronte digitali a Washington.” Amici, da qualche parte a Washington, racchiusa in qualche fascicoletto, c’è un’analisi in bianco e nero delle mie impronte digitali. E il solo motivo per cui vi sto cantando questa canzone, adesso, è perché magari conoscete qualcuno che si trova in una situazione del genere, oppure perché siete in una situazione del genere, e se siete in una situazione del genere c’è solo una cosa che potete fare, entrare e dire: “Strizzacervelli, puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice.” Poi uscire. Sapete, se uno, magari solo uno fa così, possono pensare che è davvero fuori di testa e non lo prendono. E se lo fanno due persone, magari solo due persone ma assieme, in armonia, possono pensare che sono due finocchi e non prenderanno nessuno dei due. E provate a immaginare se lo fanno tre persone, tre persone che entrano, cantano una riga del Ristorante di Alice e escono. Penseranno che si tratta di un’organizzazione. E ve le immaginate, ve le immaginate cinquanta persone al giorno, dicevo cinquanta persone al giorno che entrano, cantano una riga del Ristorante di Alice e scono? Amici, penseranno che sia un movimento. Ed è quello che è, Il Movimento Antistrage “Ristorante di Alice”, e tutto quello che dovete fare per entrarvi è cantarlo la prossima volta accompagnandovi con la chitarra. Con sentimento. Così aspetteremo che venga sulla chitarra, qui, e lo canteremo quando verrà. Eccolo. Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice vacci a piedi e entraci, è giusto là dietro, appena un chilometro dalla ferrovia, puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice E’ stato orribile. Se vuoi farla finita con la guerra e cose del genere, devi cantare a alta voce. Sono stato a cantare questa canzone per venticinque minuti. La potrei cantare per altri venticinque minuti. Non ne sono fiero…o stanco. E così aspetteremo che venga fuori un’altra volta, e stavolta con partitura armonica in quattro parti e sentimento. Stiamo giusto aspettando che venga fuori, è quello che facciamo. Tutto OK ora. Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice tranne Alice Puoi avere quel che ti pare al Ristorante di Alice vacci a piedi e entraci, è giusto là dietro, appena un chilometro dalla ferrovia, puoi avere quel che ti pare al ristorante di Alice Da da da da da da da dum Al Ristorante di Alice.
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academybdsm · 5 years ago
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Lesson 29 👑
"IL POTERE DELLA SLAVE"
In un rapporto D/s da teatrino o da fantasia cinematografica la figura della schiava è per antonomasia priva di qualsiasi potere, ridotta a mero oggetto ad uso e consumo del suo Padrone, una specie di divinità che tutto può e tutto decide. La realtà è in prima analisi un po’ diversa.
La relazione tra il Padrone e la schiava, proprio perchè è una relazione, rappresenta un legame, un vincolo reciproco.
E una relazione (come la comunicazione tra individui) non può mai essere monodirezionale. Credo che anche questo concetto si possa accettare.
Ora, il punto qual’è?
Dove si posiziona il “potere” tra i due “attori” della relazione?
Forse una risposta me la può dare una riflessione proprio sul concetto di Potere.
Inteso come possibilità oggettiva di agire, di fare qualcosa non c’è dubbio.
Leghiamo, ammanettiamo, bendiamo, fasciamo. “Costringiamo”, ovviamente consensualmente. Appunto: “con il consenso della slave”, che di fatto, ci permette uno spazio d’azione più o meno ampio e più o meno vicino ai propri limiti.
Quindi è una concessione di potere, diversamente sarebbe una violenza e andrebbe punita con severità.
Di chi è il potere in questo caso? Della slave, direi
Ovviamente il Master deve avere la capacità di gestire questo dono e anche di ampliarlo, certo, spingendo la slave oltre le sue paure e i suoi, spesso più teorici che pratici, limiti.
E quindi il Padrone?
Altra definizione del termine che andiamo esplorando è “Capacità di influire sul comportamento altrui, di influenzarne le opinioni, le decisioni, le azioni, i pensieri”.
Non c’è dubbio: qui il potere è di entrambi. Anche ipotizzando una teorica sottomessa che coscientemente cede qualsiasi controllo della propria vita al proprio Master annullandosi totalmente avremo sempre un’influenza di questa scelta sul pensiero del soggetto dominante il cui comportamento sarà comunque influenzato dalle non-scelte della sottomessa.
Poi, naturalmente, abbiamo tutto il contorno teatrale di chi vive il BDSM alla maniera del “famolo strano”.
Ci sono donne che concedendosi, ti dicono esattamente che cosa DEVI fargli ma hanno cura di inserire prima dell’ordine la formula “Ti prego” o “Per favore” o “Signore” e “Padrone”. Non comunicano i loro limiti: dettano in maniera sindacale le loro regole.
Dopodichè, soddisfatte, tornano alle loro vite che gestiscono autonomamente, senza alcuna percezione dell’emozione dell’Appartenenza. Queste sono schiave? E “possederle” fa di un uomo un Master? Non credo: sono donne che amano farsi dominare sessualmente, magari con corde, manette e frustini. Non sono schiave. Sono donne a cui piace fare sesso più o meno estremo e applicano il famoso concetto del “potere dal basso”.
Infine abbiamo i “Master” che dichiarano pluridecennale esperienza e tutti gli optionals del caso. Cosa vuol dire questo? Che ha avuto tante schiave? Ma se sono state tutte come quelle descritte sopra che dicono “per favore Padrone schiaffeggiami e poi scopami” allora sono Master?
Oppure lo sono se sanno maneggiare la frusta? Al circo lo fanno quotidianamente. Un domatore di cavalli è un Master? La frusta è solo un oggetto: anche una slave, se volesse, sarebbe in grado di imparare ad usarlo, perchè no?
Il dominio reale non si improvvisa. Il Master è una guida con capacità di ascolto e empatia cioè “capacità di comprendere appieno lo stato d’animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Empatia significa sentire dentro, andare non solo verso l’altro, ma anche portare questi nel proprio mondo. Essa rappresenta, inoltre la capacità di un individuo di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d’animo di un’altra persona.
L’empatia è dunque un processo: essere con l’altro”.
E’ intesa che scocca tra due individui e può non avvenire con altri.
La fluttuazione del Potere tra Dom e sub è un ingrediente fondamentale di questo processo. A tal riguardo ho letto un’interessante riflessione fatta da una schiava: “Ci sono schiave reali che non giocano affatto e cedono completamente il controllo di se stesse e della propria vita. Se dall’altra parte non c’è chi seriamente, responsabilmente, amorevolmente le possa condurre, esse rischiano di sfracellarsi contro una parete o di cadere in un burrone.
Si parla di vita, vera e reale, non di giochini. Non mi sembra una cosa su cui scherzare.… Uno dei primi segnali di allarme, per una schiava, dev’essere proprio l’eccessiva facilità. Un Master non asseconda, non lascia correre, non dimentica e non trascura i dettagli, figurarsi le cose più grandi.
Quando ci si trova davanti a una persona che ti prospetta un futuro roseo, una via lastricata d’oro, c’è seriamente da insospettirsi, perché il cammino del BDSM è impervio e in salita, a tratti si attraversano boschi oscuri, capita di dover passare attraverso immensi roveti e di uscirne coperti di sangue, con le spine ancora conficcate nella pelle. è faticoso, com’è faticosa la crescita, com’è faticosa talvolte la vita. Ma questa è la via che appartiene a una schiava ed ella potrà compierla soltanto se condotta da una mano forte e piena d’amore”. Tutto il resto è finzione 👑
(Tratto dal web - l'archivio dell'amigdala)
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alienogay · 2 years ago
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IL Tempo
Il Signore mi sta mandando forti ed inequivocabili segnali affinchè io possa capire finalmente il valore profondo, il valore intrinseco e prezioso del Tempo; il mio Tempo non corrisponde mai allo scorrere lentissimo di quello del Signore; la nostra vita è veramente un soffio se paragonato al Tempo dell'Eternità del Signore. Se io avessi accettato lo scorrere silenzioso e fluido del Tempo sicuramente non mi sarei trovato in questa situazione interiore cosi tormentata. Il mio desiderio di accelerare qualsiasi cosa, soprattutto le cose non chiare a me mi hanno condotto ad investigare e a superare il Tempo, il Tempo che il Signore pensava fosse più adatto e meno doloroso per me stesso e invece io ho voluto accelerare e quindi bruciare tutto quanto e con quali risultati: dolore ancora più profondo.A volte mio malgrado, sono stato sottoposto a forti pressioni affinchè io anticipassi il Tempo che magari mi sarebbe stato necessario per riconciliarmi innanzitutto con me stesso, con le mie angosce , con le mie sconfinate paure e con la mia rabbia cosi repressa e mal gestita che mi impediscono di ascoltare la dolcezza infinita delle Parole del mio Signore, ma adesso ho bisogno di Tempo, di Tempo per smaltire tutta la delusione, tutto il Dolore che mi ha provocato il mio compagno con il suo comportamento aggressivo e prepotente che troppe volte mi ha sparato dritto al cuore non capendo, non capendomi. In realtà non h amai compreso veramente la sacralità del nostro raporto, in realtà non ha mai pensato che forse anche lui avrebbe avuto bisogno di Tempo, del Tempo necessario affinchè Vincenzo stesse lontano da lui perchè Paolo doveva vivere il rapporto con me, con quello che dice essere il suo unico grande Amore. Lui, tutto questo, non lo ha mai fatto, e se è stato distante da lui per qualche giorno è stato solo fatto per rabbia e per rivendicare la sua egemonia assoluta in questo oramai decadente e decaduto rapporto triangolare. Adesso, ho bisogno di Tempo, Tempo per capire, Tempo per perdonarmi realmente e concretamente e successivamente ancora Tempo per provare a chiedere al Signore Tempo e Grazia per poter perdonare senza condizioni Paolo e successivamente Vincenzo ed il mondo intero. Sabato pomeriggio scorso, Paolo avrebbe tantissimo voluto ed anche ovviamente Vicnenzo che trascorressimo la serata finale del Festival insieme fino a notte inoltrata a casa loro; dimostrando che a loro il concetto del Tempo non è affatto chiaro, ho fatto che ciò non avvenisse chiedendo sia a Paolo sia a Vincenzo del Tempo e cosi sono venuti da noi il pomeriggio per un tè ed io ad un certo punto dopo circa un paio di ore, gli ho fatto capire che dovevano andarsene soprattutto lui e lui ha recepito.Vorrei che anche loro ne comprendessero il valore e la sacralità immensa del Tempo senza correre, senza premere e senza le anticipazioni ; forse alla fine si tratta di accogliere tramite il Tempo la Volontà di Dio?.
Che il SIgnore ci aiuti!
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annonesblog · 5 years ago
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17 gennaio 2018
Giorno numero non lo so. Ormai sta diventando una guerra di trincea. Il Gamer è tornato. Dopo mesi di silenzio e rosari snocciolati a mezza voce dall’Asmatico, il Gamer ha fatto inaspettatamente il suo ritorno. Ma andiamo per gradi, riprendiamo da dove ci siamo lasciati. Le vacanze di Natale e l’imminente sessione hanno diviso il gruppo di amici di cui io e l’Asmatico facciamo parte (che per comodità chiameremo la Gang del Bosco), rispedendo ognuno di noi alla propria terra natia, dove è stato ingozzato di più fritti di quanti il fegato ne possa smaltire. Se chiudo gli occhi sento ancora l’odore di fiori di zucca pastellati; credo si tratti di una sottospecie di disturbo da stress post traumatico. Per tutto il periodo natalizio, del Gamer abbiamo perso le tracce; non che prima avessimo qualche pallida idea di dove passasse le sue giornate. ‘Forse si è ritiratoʼ, è stato il messaggio un po’ troppo pieno di speranza con cui l’Asmatico ha risposto alle mie preoccupazioni. ‘Magari è tornato a Mordor per fare rapporto.ʼ La citazione, anche se parte di un bagaglio culturale medio, mi ha sorpreso; mi sono risposto che probabilmente il fatto che Tolkien fosse un fervente credente (rima involontaria) ha aiutato l’Asmatico nell'elusione della censura messa in atto dalla madre. Ma torniamo a noi, in quella che è ormai ufficiosamente ‘Casa Guerra Freddaʼ. Nulla faceva presagire il ritorno del Gamer: messaggi, chiamate, lettere, cartoline, segnali di fumo, nulla! Tant'è che io e l’Asmatico, il 7 gennaio, tutto ci aspettavamo di trovare nell’appartamento, a parte lui. Eppure eccolo lì, abbronzatissimo e più biondo che mai, in piedi nel bel mezzo del salotto, un sorriso a trentadue denti e un gentile ‘fraʼ rivolto ai più bisognosi. Dalla faccia dell’Asmatico ho dedotto che se aprendo la porta di casa avessimo scoperto un cadavere decomposto, sarebbe stata per lui una sorpresa più gradita. Non escludo la possibilità che accada davvero in un immediato futuro. È saltato fuori che il Gamer ha passato le vacanze di Natale con la sua famiglia (sì, ha una famiglia, non si è autogenerato) in una località esotica di cui personalmente non avevo mai sentito parlare, ma che sono abbastanza certo esista. Il Gamer si è dimostrato desideroso di condividere con noi la sua esperienza, instaurando quella che credo sia stata la prima vera conversazione con me ed il nostro inquietatissimo Asmatico. È stata una serata proficua per tutti noi, in quanto io ho in parte soddisfatto le mie curiosità antropologiche, mentre il Gamer ha fatto chiarezza su molte cose… tipo i nostri nomi. A riprova della veridicità della sua storia ci sono state mostrate anche le foto del suddetto viaggio, la maggior parte scattate in spiaggia, dove un sorridentissimo Gamer ci appare in costume da bagno. La scoperta che il suddetto dispone di un fisico niente male non ha fatto piacere all’Asmatico, il cui sorriso era talmente congelato da farmi temere una paresi. Sono sempre più convinto tutto questo farà parte della sua villain origin story. Il Gamer, però, questa volta in vece di ambasciatore di pace (nonostante non conoscesse i nostri nomi o li conoscesse in maniera approssimativa), ha pensato a noi, arrivando persino ad ammettere che gli siamo mancati (!), e porgendo ad entrambi due pacchetti male incartati con sopra due sgargianti coccarde. Forse la nostra presenza per lui conta più di quanto avessi messo in conto… sarò costretto a rivedere i miei appunti. Aprendo i regali abbiamo trovato ad attenderci del materiale edibile, mangiabile, non meglio identificato, finché il nostro Gamer con fare eroico è venuto in nostro soccorso, informandoci che la cosa colorata che stringevamo tra le mani altro non era che un frutto detto “del drago”. Davanti al nostro sconcerto ha reagito dicendo che sa bene quanto io sia interessato alla scoperta di nuovi ingredienti per la cucina vegetariana, e che magari, forse, quello poteva essere un frutto che pure l’Asmatico poteva mangiare. Queste accortezze mi hanno stupito più del fatto che l’Asmatico conosca Il Signore degli Anelli. Chiacchierando del più e del meno, la giornata è passata con tranquillità. Non avrei mai creduto possibile che i miei coinquilini potessero andare così d’accordo, e questo, insieme alla straordinaria gentilezza dimostrata dall’Asmatico, mi hanno fatto sperare in un futuro migliore, costruito sulla pace e sui frutti del drago. Questo, almeno, finché il Gamer non si è ritirato nelle sue stanze, ancora spossato per il jet lag. È stato in quel momento che l’Asmatico si è girato verso di me con uno sguardo che potrei definire solo spettrale, e, tenendo stretto il dono appena ricevuto, ha decretato: “Oh mio Dio… sta tentando di avvelenarci!”
Se non ci sentiamo più, non sarà di certo per colpa del frutto del drago. Michele (una Fata Madrina che richiede l'intervento del sindacato)
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carmelitanoteresiano · 5 years ago
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Lectio Divina: Marco 1,21b-28
Lectio
Martedì, 14 Gennaio, 2020
Tempo ordinario
1) Preghiera
Ispira nella tua paterna bontà, o Signore,
i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera,
perché veda ciò che deve fare
e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
2) Lettura
Dal Vangelo secondo Marco 1,21-28
In quel tempo, nella città di Cafarnao Gesù, entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: “Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù lo sgridò: “Taci! Esci da quell’uomo”. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!”.
La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.
3) Riflessione
• Sequenza dei vangeli dei giorni di questa settimana. Il vangelo di ieri informava sulla prima attività di Gesù: chiamò quattro persone per formare la comunità con lui (Mc 1,16-20). Il vangelo di oggi descrive l’ammirazione della gente dinanzi all’insegnamento di Gesù (Mt 1,21-22) ed il primo miracolo che espelle un demonio (Mt 1,23-28). Il vangelo di domani narra la guarigione della suocera di Pietro (Mc 1,29-31), la guarigione di molti malati (Mc 1,32-34) e la preghiera di Gesù in un luogo isolato (Mc 1.35-39). Marco raccoglie questi episodi, che erano stati trasmessi oralmente nelle comunità e li unisce tra di loro come i mattoni di una parete. Nel 70, anno in cui lui scrive, le comunità avevano bisogno di orientamento. Descrivendo come fu l’inizio dell’attività di Gesù, Marco indicava come dovevano fare per annunciare la Buona Novella. Marco fa catechesi, raccontando alle comunità gli avvenimenti della vita di Gesù.
• Gesù insegna con autorità, diversamente da come fanno gli scribi. La prima cosa che la gente percepisce è il modo diverso che Gesù ha di insegnare. Non è tanto il contenuto, bensì il modo di insegnare che impressiona. Per questo suo modo diverso, Gesù crea una coscienza critica nella gente rispetto alle autorità religiose dell’epoca. La gente percepisce, paragona e dice: Insegna con autorità, in modo diverso da come fanno gli scribi. Gli scribi dell’epoca insegnavano citando le autorità. Gesù non cita nessuna autorità, ma parla partendo dalla sua esperienza di Dio e della sua vita. La sua parola ha le radici nel cuore.
• Sei venuto a distruggerci! In Marco, il primo miracolo è l’espulsione di un demonio. Gesù combatte ed espelle il potere del male che si impossessa delle persone e le alienava da loro stesse. L’uomo posseduto dal demonio grida: “Io so chi sei tu: tu sei il Santo di Dio!” L’uomo ripeteva l’insegnamento ufficiale che presentava il Messia come “Santo di Dio”, cioè, come un Sommo Sacerdote, o come re, giudice, dottore o generale. Anche oggi, molta gente vive alienata da se stessa, ingannata dal potere dei mezzi di comunicazione, della propaganda del commercio. Ripete ciò che sente dire. Vive schiava del consumismo, oppressa dalle prestazioni del denaro, minacciata dai debitori. Molti pensano che la loro vita non è come dovrebbe essere se non possono comprare ciò che la propaganda annuncia e raccomanda.
• Gesù minaccia lo spirito del male: “Taci ed esci da lui!” Lo spirito scosse l’uomo, gettò un urlo ed uscì da lui. Gesù restituisce le persone a se stesse. Restituisce la coscienza e la libertà. Fa recuperare alla persona il suo perfetto giudizio (cf. Mc 5,15). Non è stato facile allora, non lo è stato ieri, non lo è oggi fare in modo che una persona cominci a pensare ed a agire in modo diverso dall’ideologia ufficiale.
• Insegnamento nuovo! Comanda perfino gli spiriti impuri. I due primi segnali della Buona Novella sono questi: il suo modo diverso di insegnare le cose di Dio, ed il suo potere sugli spiriti impuri. Gesù apre un nuovo cammino affinché la gente raggiunga la purezza. In quel tempo, una persona dichiarata impura non poteva presentarsi davanti a Dio per pregare e per ricevere la benedizione promessa da Dio ad Abramo. Doveva prima purificarsi. Queste e molte altre leggi e norme rendevano difficile la vita della gente ed emarginavano molte persone considerate impure, lontane da Dio. Ora, purificate dal contatto con Gesù, le persone potevano presentarsi davanti a Dio. Era per loro una grande Buona Novella!
4) Per un confronto personale
• Posso dire: “Io sono pienamente libero/a, signore/a di me stesso/a? Se non lo posso dire di me, allora qualcosa in me è posseduta da altri poteri. Come faccio per espellere questo potere estraneo?
• Oggi molta gente non vive, ma è vissuta. Non pensa, ma è pensata dai mezzi di comunicazione. Non ha un pensiero critico. Non è padrone di sé. Come espellere questo “demonio”?
5) Preghiera finale
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!
Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi,
il figlio dell’uomo perché te ne curi? (Sal 8)
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pomposita6292 · 5 years ago
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di George Monbiot – Siamo intrappolati in un modello economico rotto. Un modello che esclude miliardi di persone, mentre una manciata diventa inimmaginabilmente ricca.
Questo ci divide in vincitori e perdenti, e quindi incolpa i perdenti per la loro sfortuna, della loro incapacità. Perchè se chi è ricco, lo è perché in fondo ci sa fare, chi è povero in fondo lo è perché non ci sa fare e sotto sotto non gli va di fare nulla.
Benvenuti nel neoliberismo, la dottrina degli zombi che non sembra mai morire, per quanto venga screditata a fondo, trova sempre nuova linfa.
Chi aveva immaginato che la crisi finanziaria del 2008 avrebbe portato al crollo del neoliberismo, ha sbagliato. Anche se nel 2008 il sistema ha esposto la sua vera natura, liberalizzando la finanza, abbattendo le protezioni pubbliche, gettandoci in una competizione estrema l’uno con l’altro, questo non è bastato. Anche se la maschera è crollata, tuttavia, domina la nostra vita.
Perché? Bene, credo che la risposta sia che non abbiamo ancora prodotto un nuovo sistema con cui sostituirlo. Non c’è un’altra storia.
Le storie sono i mezzi con cui navighiamo nel mondo. Ci permettono di interpretare i suoi segnali complessi e contraddittori. Quando vogliamo dare un senso a qualcosa, il senso che cerchiamo non è un senso scientifico, ma un sorta di fedeltà narrativa. Ciò che stiamo ascoltando riflette il modo in cui ci aspettiamo che gli esseri umani e il mondo si comportino? Così l’unica cosa che può sostituire una storia, è una storia. Non puoi togliere la storia di qualcuno senza darne una nuova. E non ci vogliono storie qualsiasi, ma particolari strutture narrative. Ci sono un certo numero di trame di base che usiamo ancora e ancora, e in politica c’è una trama di base che si rivela tremendamente potente, io la chiamo “la storia del restauro”.
Ecco come funziona.
Il disordine affligge la terra, forze potenti e nefaste vogliono distruggere l’umanità. Ma c’è un eroe che si ribellerà a questo disordine, combatterà quelle potenti forze, e contro tutte le probabilità e ristabilirà l’armonia. Hai già sentito questa storia? È la storia della Bibbia. È la storia di “Harry Potter”. È la storia di “Il Signore degli Anelli”. È la storia di “Narnia”. É la storia di molte delle fantastiche saghe che amiamo. Ma è anche la storia che ha accompagnato quasi ogni trasformazione politica e religiosa per millenni. Dopo che l’economia del laissez faire ha innescato la Grande Depressione, John Maynard Keynes si è seduto per scrivere una nuova economia, e quello che ha fatto è stato raccontare una storia di restauro. Ora come tutte le buone storie di restauro, questa risuonava in tutta la politica. Democratici e repubblicani, operai e imprenditori divennero tutti keynesiani. Poi, quando il keynesismo ha avuto problemi negli anni ’70, i neoliberisti, come Friedrich Hayek e Milton Friedman, si sono fatti avanti con la loro nuova storia di restauro.
Ora non indovinerai mai cosa sta per succedere.
Il disordine affligge la terra, forze potenti e nefaste schiacciano la libertà e le opportunità. Ma l’eroe della storia, l’imprenditore, l’uomo della strada, il grande sportivo o qualsiasi altro, combatterà quelle potenti forze e attraverso la creazione di ricchezza e opportunità, ripristinerà l’armonia.
Lo schema penso sia chiaro.
Ma dopo il 2008 non c’è stata nessuna nuova storia di restauro. Il meglio che avevano da offrire era un neoliberismo annacquato o un keynesismo al microonde. Ed è per questo che siamo bloccati. Senza quella nuova storia, siamo bloccati con una vecchia storia fallita che continua a fallire. La disperazione è lo stato in cui cadiamo quando la nostra immaginazione fallisce. Quando non abbiamo una storia che spieghi il presente e descriva il futuro, la speranza evapora. Il fallimento politico è fondamentalmente un fallimento dell’immaginazione.
Senza una storia di restauro che può dirci dove dobbiamo andare, nulla cambierà. La storia che dobbiamo raccontare è una storia che dovrà fare appello alla più vasta gamma di persone possibile, attraversando le diversità politiche. Dovrebbe essere semplice e comprensibile, dovrebbe far leva sui bisogni e i desideri, ma dovrebbe anche essere fondata sulla realtà. Ora, ammetto che tutto ciò sembra un po’ irragiungibile. Ma credo che nelle nazioni occidentali, in realtà ci sia una storia come questa in attesa di essere raccontata.
Negli ultimi anni, c’è stata un’affascinante convergenza di scoperte in diverse scienze, in psicologia e antropologia, nelle neuroscienze e in biologia evolutiva, e tutte ci dicono qualcosa di davvero sorprendente: che gli esseri umani hanno questa enorme capacità di altruismo. Certo, tutti abbiamo un po’ di egoismo e di avidità dentro di noi, ma nella maggior parte delle persone, questi non sono i valori dominanti. Siamo sopravvissuti alle savane africane, nonostante fossimo più deboli e più lenti dei nostri predatori e della maggior parte delle nostre prede. Il bisogno di cooperare è stato cablato nelle nostre menti attraverso la selezione naturale. Questi sono i nostri valori, i valori che dovrebbero fondare l’umanità.
Ma qualcosa è andato terribilmente storto.
La narrativa politica dominante dei nostri tempi ci dice che dovremmo vivere in un individualismo estremo e in una costante competizione l’uno con l’altro. Ci spinge a combattere, a temere e diffidare l’un l’altro. Atomizza la società. Indebolisce i legami sociali, spezza le nostre radici. In questo vuoto crescono queste forze violente e intolleranti. Siamo una società di altruisti, ma siamo governati da psicopatici. Abbiamo questa incredibile capacità di stare insieme. Bene, è proprio facendo affidamento su questa capacità che possiamo costruire un��economia che rispetti sia le persone che il pianeta. E possiamo creare questa economia attorno a quella grande sfera trascurata che sono i beni comuni. Il bene comune non è né mercato né stato, né capitalismo né comunismo, ma è comunità e partecipazione. Pensa alla banda larga della comunità o alle cooperative energetiche della comunità o alla terra condivisa per la coltivazione di frutta e verdura.
La democrazia rappresentativa dovrebbe essere mitigata dalla democrazia partecipativa in modo da poter affinare le nostre scelte politiche e tale scelta dovrebbe essere esercitata il più possibile a livello locale. Se qualcosa può essere deciso localmente, non dovrebbe essere determinato a livello nazionale. Possiamo usare nuove regole e metodi elettorali per garantire che il potere finanziario non superi mai il potere democratico. Ora, penso che questo abbia il potenziale per attirare una vasta gamma di persone, e la ragione di ciò è che, tra i pochissimi valori che condividono sia la destra che la sinistra, ci sono “appartenenza e comunità”. Forse possono significare cose leggermente diverse da loro, ma almeno iniziamo con un linguaggio in comune. Quindi, in sintesi, la nostra nuova storia potrebbe iniziare con qualcosa del genere:
Il disordine affligge la terra. Forze potenti e nefaste affermano che non esiste una società, che il nostro scopo nella vita è di esistere in modo ordinario, di combattere gli uni con gli altri per poche briciole. Ma gli eroi della storia, noi, ci ribelleremo contro tutto questo. Combatteremo queste forze nefaste costruendo comunità ricche, coinvolgenti, inclusive e generose e, nel fare ciò, ripristineremo l’armonia con la terra.
Abbiamo bisogno di una nuova storia di restauro, che ci guidi fuori dal caos in cui ci troviamo, una storia che ci spieghi perché siamo nel caos e come uscirne. E quella storia, se la diciamo nel modo giusto, infetterà le menti delle persone e tutta la politica. Dobbiamo però scegliere la storia giusta questa volta.
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