#se tutti gli uomini fossero come lui il mondo sarebbe un bel posto
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omarfor-orchestra · 1 year ago
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Comunque raga per me è Oz che si porta dietro i tre valletti uomini ma poi nell'intervista parla solo delle donne
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veronica-nardi · 5 years ago
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The Untamed, Al Tempio di Yunping (episodi dal 47 al finale)
PRIMA PARTE.
Sto riscrivendo l'incipit del commento perché avevo pensato di fare una tirata fino al finale, ma scrivendo il commento mi sono accorta di essere la persona più prolissa sulla faccia della terra, quindi, avendo fallito miseramente all'idea di buttare giù un commento sintetico degli episodi finali, dovrò dividere la cosa in due parti: questa prima parte sono gli episodi 47 e 48, poi farò il 49 e il 50.
Senza contare che ho finito il numero delle gif disponibili.
Avvertenza: consiglio di aver comunque già visto tutto il finale prima di continuare la lettura.
Iniziando a scrivere, ci sono due cose che NON devo fare: mettermi le mani nei capelli pensando a tutto lo spettacolino di Jin Guangyao che dovrò raccontare tra poco; e cercare di non ricordare la parte finale della novel perché altrimenti inizio a porconare pensando a come avrei voluto vedere CERTE COSE.
Evito di mangiarmi le mani, e partiamo.
Dunque, Lan Zhan e Wuxian si dirigono nella città di Yunping per raggiungere il luogo segnato sull'atto di proprietà trovato nella stanza segreta di Jin Guangyao. Con loro, ovviamente, c'è anche Wen Ning, che li segue ovunque vadano come un cagnolino. Guardando come viene infastidito da alcuni bambini per la strada, Wuxian desidera che Wen Ning riesca a staccarsi da lui e vivere una vita più indipendente. Ormai non è più il ragazzino balbettante di una volta, è giusto che prenda la sua strada. Non può dipendere da Wuxian per sempre, non è giusto né per lo stesso Wen Ning, e nemmeno per la nostra coppietta preferita, che vorrà pure un po' di privacy.
Wuxian e Lan Zhan scoprono che il luogo di cui Jin Guangyao è il proprietario, è un tempio situato in città, piuttosto frequentato. Entrano a dare un'occhiata, e sentendo una conversazione vengono a sapere che quella notte, per tre giorni, il tempio rimarrà chiuso per lavori di restauro.
Lavori di restauro. Come no.
I due decidono di tornare sul posto una volta calata la notte, in modo da intrufolarsi all'interno quando non ci sarà nessuno, E IO DEVO SFORZARMI DI NON PENSARE A COSA SUCCEDE A QUESTO PUNTO NELLA NOVEL.
Quella notte, Wuxian non lascia venire con sé anche Wen Ning. Lo lascia sulla porta, prima di tutto perché penso voglia proteggerlo, e poi se lui e Lan Zhan non dovessero più uscire Wen Ning dovrà correre al Pontile del Loto e chiamare Jiang Cheng.
E Wuxian non mette in dubbio quello che potrebbe fare o non fare il fratello. Non pensa "se le cose dovessero mettersi male speriamo che Jiang Cheng arrivi". No. Wuxian è sicuro che arriverà. Per quanto possa mostrarsi sempre arrabbiato e scontroso, Wuxian sa che il fratello non lo lascerebbe morire se dovesse sapere che lui è in pericolo.
Wen Ning rimane quindi fuori, quando d'un tratto vede dell'energia nera (?) all'orizzonte, nel cielo della notte, e come un razzo vi corre incontro (qualcuno mi spieghi please).
Wuxian e Lan Zhan si arrampicano sui tetti del tempio e nel cortile interno, tra vari uomini, vedono anche Lan Xichen. Prima che possano capire cosa sta succedendo, Fata guida Jin Ling alle porte del tempio, e il ragazzo, incuriosito, si mette a bussare. L'arrivo del nipote non facilita certo le cose a Wuxian, che si mette a pregare tutti i santi affinché il ragazzo se ne vada.
E invece cosa fa Jin Ling?
SI ARRAMPICA SUI TETTI ANCHE LUI.
Nel bel mezzo della notte, da solo, giovane e inesperto, si arrampica sulle mura per sbirciare in questo tempio dall'aria sinistra. Jin Ling, vuoi morire? A quanto pare sì, perché gli arcieri, ignorando bellamente le parole di Lan Xichen di non fare del male al ragazzo, sono pronti a puntare su di lui, e sarebbe davvero morto se Wuxian non avesse deviato le frecce in tempo. Wuxian gli grida di scappare e il nipote se la svigna, ma ormai lui e Lan Zhan sono stati scoperti: da vera serpe qual è, Jin Guangyao sguscia dall'ombra e prende in ostaggio Wuxian immobilizzandolo con una corda attorno al collo.
Zan zan zaaaaaaaan.
Perfetto modo di prendere in pugno la situazione.
Tenendo tra le mani la vita di Wuxian, Jin Guangyao costringe Lan Zhan ad abbassare la sua spada e sigillare i suoi poteri spirituali, il tutto mentre il Signor Sono Stato Ingannato (non dire che non eri stato avvertito) assume sempre di più un'aria da "ma dove diavolo sono finito..."
Jin Guangyao ci mette poco a creare tensione con le persone che ha tra le mani. Abilissimo manipolatore, si mette a fare riferimenti alla morte di Wuxian e di come i due una volta fossero nemici, parole mirate a risvegliare brutti ricordi e far bruciare i rimorsi di Lan Zhan, che si vede costretto a esaudire le richieste del nemico. Wuxian invece lo spinge a scappare e a cercare aiuto, rassicurandolo di non averlo mai incolpato di nulla, ma a nulla valgono le sue parole: Lan Zhan rimane al suo fianco, cosa che colpisce Wuxian al punto da fargli salire le lacrime agli occhi.
La situazione si fa ancora più interessante nel momento in cui Jin Ling viene catturato e portato dentro (sento Wuxian porconare internamente). Jin Guangyao ordina di trovare e uccidere il cane, cosa che sorprende e allarma il nipote, visto che Fata gli è stata regalata proprio dallo zio e gli è molto affezionato.
Lan Xichen è sempre più sconcertato: "Jin Ling è solo un bambino, ed è tuo nipote."
Ancora non hai capito quanto sa essere subdolo e crudele questo caso umano che è Jin Guangyao? Quest'ultimo approfitta della situazione per tenere un altro prezioso ostaggio con sé, assicurando a Jin Ling che se si comporterà bene non gli succederà nulla di male.
Con tutto il rispetto, Jin Guangyao, ma ormai non sei più molto affidabile.
Fulmini e saette rombano nel cielo. Una tempesta si sta avvicinando, così entrano tutti all'interno del tempo, dove Jin Guangyao, che si dimostra un individuo sempre più macabro ogni minuto che passa, sta facendo scavare la terra per dissotterrare qualcosa, non si sa bene cosa, ma a quanto pare molto importante per lui.
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Mentre Jin Guangyao è occupato con gli scavi archeologici, i prigionieri si siedono per terra mentre fuori si scatena il temporale. Wuxian approfitta del momento di pace per rivolgersi a Lan Zhan, dicendogli che non è costretto a stare al suo fianco, che non è mai stato arrabbiato con lui e che non gli deve niente.
"Non ho mai pensato di doverti qualcosa."
"Allora perché lo hai fatto?"
SECONDO TE PERCHÉ??! Wuxian sarà il più grande genio di questo mondo, ma quando si tratta di sentimenti diventa improvvisamente uno scemo (e nella novel è pure peggio!). A parte gli scherzi, Wuxian è abituato a combattere da solo e per troppo tempo ha pensato di non meritare nulla di più che indifferenza e ritorsione; inoltre, dopo che Lan Zhan gli ha confessato di avere i suoi rimpianti, teme che stia agendo solo perché sente di avere un debito nei suoi confronti. E invece no. Lan Zhan l'ha fatto perché...
"Perché andava fatto."
E perché ti ama, certo, ma questo non si può dire.
Intanto Lan Xichen se ne sta seduto a occhi chiusi a meditare (perché non sono sorpresa?), mentre Jin Ling stringe al petto la sua spada. AMOREEEEEE. Jin Ling sarà anche scontroso e altezzoso a volte, ma guardalo, ora se ne sta seduto visibilmente impaurito e a disagio, tenendo stretta a sé la spada di suo padre. Questo dice tanto di lui.
Per rallegrare l'atmosfera arriva Su She, recante con sé uno svenuto Nie Huaisang. Per Jin Guangyao è ancora meglio: ora ha un altro Capo Clan tra le mani (tra poco riderai di meno perché sta per essere sganciata una bomba INCREDIBILE).
NIE HUAISANG, IO LO SO CHE NON SEI DAVVERO SVENUTO!!!
Ma non è ancora il momento di parlare di lui.
Jin Guangyao rassicura Lan Xichen che non farà del male al povero Nie Huaisang, lo ha sempre trattato bene, e se tutto andrà per il verso giusto, tutti quanti potranno uscire da quel posto sani e salvi. Lan Xichen pare confuso e sconcertato:
"Dovrei crederti?"
MA ANCORA TE LO CHIEDI???!!?!?
Per amor del cielo, l'ingenuità di quest'uomo deve pur avere un limite!
"Dipende da te. Che tu mi creda o no, non puoi far niente comunque. Giusto?"
Della serie: sticazzi. Vedo lo schiaffo in faccia che queste parole provocano sul volto di Lan Xichen. Ma cosa ti aspettavi? Quest'uomo sta sprofondando nel più profondo fallimento ogni minuto che passa. Io ti voglio bene però, insomma... hai voluto vedere solo quello che volevi tu fino all'ultimo, quando ormai è impossibile negare l'evidenza.
Mentre Lan Xichen fa i conti con la sua ingenuità, Su She si lancia nel suo passatempo preferito: cagare il cazzo ai due protagonisti. Innanzitto cerca di vantarsi perché loro sono in ostaggio, al che Wuxian gli fa notare che il suo padrone è piuttosto nella merda in questo momento, poi se la prende con Lan Zhan lamentandosi della sua perenne aria da superiorità.
Su She, la verità è che sei invidioso.
Quando Wuxian difende l'amato affermando che le regole del Clan Lan vietano di essere arroganti, lo scambio di battute tra lui e Jin Ling mi fa sempre ridere:
"Come fai a conoscere le regole del Clan Lan?"
"Perché le ho ricopiate tante volte."
"E perché le avresti ricopiate tante volte?"
"Pensi che mi piacesse? Era... una punizione."
"Che vergogna".
Il modo in cui Jin Ling volta la testa dall'altra parte con aria indignatissima mi fa morire. Giuro che Jin Ling e Wuxian insieme sono un'accoppiata meravigliosa.
Dopo la piccola umiliazione davanti al nipote, Wuxian torna a rispondere a Su She in un modo che mi rende molto orgogliosa di lui:
"Dovreste essere lieto di non aver studiato al Clan Jiang di Yunmeng. Altrimenti, vi avrei fatto arrabbiare a morte. Quando ero giovane, ero sinceramente convinto di essere un prodigio. E non solo ce l'avevo nel cuore, lo sbandieravo anche ovunque."
Amore mio, sei cresciuto. Ci sono cose e aspetti di Wuxian che rimarranno per sempre gli stessi: la sua generosità, la bontà di cuore, la sua insolenza, la sua lingua sciolta, il suo eterno sorriso da bambino che ti scalda il cuore. Ma quello che è cambiato in lui è la consapevolezza. Quella presa di coscienza che prima gli mancava. Wuxian qui parla al passato, di quanto si sentiva un prodigio quando era giovane. Ora giovane non lo è più, e si rende conto di quanto dannatamente sia stato arrogante nella sua vita precedente.
E c'è Su She che si incazza e tenta di attaccarlo, e Lan Zhan entra nel mood "non osare toccare mio marito" nel giro di un nano secondo:
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A questo punto le cose si fanno davvero interessanti. Su She è colto da istinti omicidi verso Wuxian, che però non ci tiene proprio a morire.
"Non è che ho paura della morte. È che non voglio morire."
Questo è un altro cambiamento in Wuxian. Appena tornato in vita non mi sembrava felice di essere ancora in questo mondo: non aveva nessuno ed era odiato da tutti, la sua sola compagnia erano i traumi del passato con cui dover fare i conti. Fino a quando non ha incontrato Lan Zhan, che gli ha letteralmente salvato la vita non solo in senso fisico: ha reso la sua vita degna di essere vissuta di nuovo. Senza Lan Zhan, Wuxian sarebbe rimasto uno scarto della società per sempre, e non avrebbe trovato mai più la gioia di vivere.
Quello che ha fatto la differenza tra presente e passato, è che adesso Lan Zhan sta dalla sua parte qualunque cosa accada. E questo è stato sufficiente per Wuxian per ritrovare la pace perduta. Lo ha detto lui stesso: un compagno di vita è sufficiente. Non importa se Lan Zhan dovesse essere l'unica persona sulla faccia della terra che crede in lui, Wuxian non ha mai avuto bisogno di molti alleati per trovare la forza di combattere. Un alleato come Lan Zhan e una coscienza pulita, e Wuxian vive che è un piacere.
A questo punto mi viene da dire solo una cosa: Dio benedica Lan Zhan.
Ma andiamo avanti. Ho detto che le cose si fanno interessanti, infatti prima che Su She possa attaccare di nuovo le porte del tempio vengono buttate giù da uno sfrigolante colpo di frusta violaceo:
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IL NOSTRO TSUNDERE PREFERITO È ARRIVATO!!! (E in tutta la sua bellezza).
CHE BADASS.
Guardate che stile.
Jiang Cheng porta con sé anche Fata, che si precipita dentro abbaiando contro Su She, cosa che terrorizza Wuxian. Jin Ling incita il cane ad attaccare, e anche Wuxian si mette ad incitare mentre si nasconde dietro il braccio di Lan Zhan, prontamente protettivo.
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Ora, due cose:
Uno: apprezzo moltissimo come in una scena del genere, che dovrebbe essere stressante, ansiosa e ricca di tensione (e lo è), riescano ad alleggerire l'atmosfera qua e là usando trucchetti come quello di Wuxian spaventato dal cane, o lo scambio di battute tra lui e Jin Ling. Questa serie ha sempre avuto un ottimo equilibrio tra leggerezza, ansia, dolcezza, tensione, horror, divertimento, lacrime (ok, di lacrime ce ne sono state tante, ma è comunque una serie equilibrata per quanto mi riguarda).
E due: possiamo parlare di quanto sia prepotentemente potente la presenza di Lan Zhan nonostante non pronunci praticamente parola? Da quando è iniziato l'episodio avrà pronunciato tre parole, e per tutto il tempo che staranno al tempio, lo passerà per la maggior parte in silenzio, eppure non ci si dimentica della sua presenza nemmeno per un istante, perché riesce comunque a parlare col corpo e con gli sguardi.
Mi ricordo di aver visto un'intervista di Wang Yibo in cui faceva riferimento al quasi assoluto silenzio di Lan Zhan nelle vicende del tempio, e raccontava la difficoltà di interpretare un personaggio del genere, e di come si fosse chiesto in quali altri modi poteva farlo "parlare". So che Lan Zhan è un personaggio che parla poco proprio di base, ma le vicende del tempio mi hanno colpita perché sono gli ultimi momenti della serie, è dove si decidono le sorti dei personaggi, è dove tutto viene concluso, c'è molta tensione e ci si aspetta che i personaggi buttino fuori quello che si portano dentro, mentre Lan Zhan rimane quasi muto, e l'attore ha dovuto lavorare su questo.
Dunque, appena entrato lo sguardo di Jiang Cheng cade subito sul fratello, uno sguardo ancora molto scosso per via della recente scoperta sul Nucleo (Wuxian ancora non sa che lui sa). Jin Guangyao, dall'occhio attento come una serpe, se ne accorge subito e ne approfitta, cominciando a creare tensione tra i due fratelli.
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Nel duello che parte con Jiang Cheng, guarda un po', si lascia casualmente scappare di aver sentito di un certo trambusto al Pontile del Loto, con Jiang Cheng che è corso da tutte le parti come un pazzo chiedendo a chiunque di provare a estrarre Suibian manco fosse la versione cinese di Excalibur.
Faccia di Jiang Cheng: YOU MOTHERFUCKER.
Faccia di Wuxian: PANICO.
Faccia di Jin Guangyao: OH YES BITCHES!
"Ho saputo che nessuno è riuscito ad estrarre quella spada, ma che tu ne sei stato capace. Che strano. Sedici anni fa, quando raccolsi quella spada, si sigillò da sé. Oltre allo stesso Patriarca di Yiling, nessun altro fu in grado di estrarla."
Faccia di Wuxian: SUPER MEGA PANICO.
Faccia di Lan Xichen: ma di cosa stiamo parlando?
Jiang Cheng: TI AMMAZZO BASTARDO!!!
"Poi me ne sono ricordato. Allora, Wei Gongzi era così ostinato. Non portava mai con sé la propria spada. Ogni volta dava una scusa diversa. Lo trovai singolare. Capo Clan Jiang, sei davvero straordinario. Il più giovane dei Capo Clan, capace di ricostruire il Clan Jiang di Yunmeng da sé. Lo rispetto davvero molto. Ma ricordo che in passato non sei mai stato capace di superare Wei Gingzi. Puoi spiegarmi come hai fatto ad ergerti tanto in alto dopo la Campagna dell'Eclissi? È stato forse merito di una pozione per il Nucleo D'oro?"
Wuxian: OH MIO DIO OH MIO DIO OH MIO DIO.
Lan Xichen e Jin Ling: confusione totale.
Jiang Cheng: fase trigghered completata.
Lan Xichen ha provato ad avvertire Jiang Cheng di stare attento e di non parlare con la serpe, che con le sue parole riesce a distogliere la tua attenzione e manipolare le tue emozioni (ed è vero cazzo!), ma Jin Guangyao è riuscito comunque a vincere questo primo round.
Sarò sincera: rivedendo la scena, devo ammettere che AMO il modo in cui Jin Guangyao mette in piedi il suo spettacolino. È un manipolatore così fottutamente abile che non posso fare a meno di ammirarlo. Le mie parole o le mie gif non possono descriverlo come si deve, bisogna vederlo in azione per capire quanto è bravo.
E QUANTO CAZZO È BRAVO L'ATTORE!
Decisamente si merita un applauso. Amo il modo in cui prende palesemente per il culo Jiang Cheng, assumendo un'aria innocente e disinvolta mentre gli butta veleno addosso. Ora, approfittando del suo stato sconvolto, torna all'attacco. Mentre combattono, Jiang Cheng salva Wuxian deviando la spada di Jin Guangyao, risultando per una volta addirittura più veloce di Lan Zhan. Il fatto che lo protegga senza esitare dice tutto.
Jiang Cheng esce dal combattimento ferito, e sono sicura che non sia riuscito a dare il massimo perché la sua concentrazione è stata abilmente manipolata. Quindi si siede per ristabilire la sua energia spirituale, mentre gli occhi di Jin Guangyao si riempiono di eccitazione vedendo che gli scavi stanno per volgere al termine (ma ancora non ci hanno detto di cosa si tratta).
In questo momento di "calma", Wuxian si rende conto che Wen Ning ha raccontato tutto a Jiang Cheng e Lan Zhan. Non fa di certo i salti di gioia nel saperlo, e capisco la sua preoccupazione perché sa già come sta per reagire Jiang Cheng, ma a questo punto è inevitabile, e ora c'è solo una cosa da fare: chiarirsi.
OK.
NON SONO PRONTA PER LA BOTTA EMOTIVA TRA I DUE FRATELLI.
Rivedendo la scena, ho pianto.
Maledetti, vi odio.
No non è vero, in realtà vi voglio bene, ma quanto mi fate esasperare!
Jiang Cheng si rivolge a Wuxian nell'unico modo in cui sa rivolgersi al fratello: arrabbiato. Solo che ora c'è una differenza: ora Jiang Cheng è arrabbiato anche con se stesso. Ma sappiamo come è fatto, fa fatica ad ammetterlo, è uno che per evitare una dolorosa verità si sfoga con la rabbia e il risentimento.
E così Jiang Cheng si sfoga, mostrando la sua rabbia verso le grandi azioni eroiche di Wuxian, su quanto si sia sempre sentito oppresso da lui sotto qualsiasi aspetto, di come il padre lo preferisse, di come la sua famiglia sia morta per colpa sua (questo ormai è un must). E poi tira fuori quello che lo ha fatto soffrire DAVVERO in tutti questi anni:
"Wei Wuxian, chi è quello che ha davvero rotto per primo la sua stessa promessa e tradito il nostro Clan Jiang? Avevi detto che quando in futuro sarei diventato Capo Clan, tu saresti stato il mio braccio destro. Che mi avresti supportato per sempre. Quindi che importa se Gusu ha le Due Giade? Noi di Yunmeng abbiamo le Glorie Gemelle! Non tradiresti mai il nostro Clan Jiang. Chi ha detto tutto ciò? Ti sto chiedendo chi l'ha detto! Te le sei rimangiate tutte?"
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È importante capire quanto Jiang Cheng avesse preso a cuore quella promessa, e quanto si sia sentito ferito in seguito quando Wuxian l'ha "abbandonato". Wuxian lo lascia sfogarsi mentre lui rimane in silenzio, con le lacrime agli occhi. Sono abbastanza sicura che a questo punto della storia, data l'evoluzione del personaggio, Wuxian non faccia più sua la colpa della morte delle persone che ha perso. Voglio dire, è ovvio che quelle perdite lo faranno sempre soffrire e i sensi di colpa probabilmente ci saranno sempre, ma credo che ora Wuxian abbia raggiunto quella consapevolezza del "non è davvero colpa mia" e riesca a vivere in modo più sereno. Non risponde nulla a Jiang Cheng su queste cose, sa che il fratello dice cose del genere quando è arrabbiato, l'unica cosa che può fare è lasciare che si sfoghi.
"Che è successo alla fine? Invece, sei andato a proteggere degli estranei. Oltretutto membri del Clan Wen. Hai disertato senza esitazione. Cosa credi che sia la mia famiglia? Hai fatto tutte le buone azioni. Quelle cattive erano sempre tutte involontarie. Quali sono esattamente queste tue ineffabili situazioni difficili? Situazioni difficili? Non mi hai mai detto nulla. Mi hai trattato come uno stupido!"
Jiang Cheng si trascina verso il fratello, quasi incespicando per via delle ferite, ignorando totalmente il nipote e Lan Xichen che lo avvertono di fare attenzione.
"Wei Wuxian, visto quanto devi al nostro Clan Jiang, non dovrei forse odiarti? Non posso odiarti? Perché? Perché sembra che io ora debba scusarmi con te? Perché devo sentirmi come se per tutti questi anni io sia stato solo un buffone!? Cosa sono io? Meritavo semplicemente di essere messo in ombra dalla tua radiosità fino al punto di non riuscire più ad aprire i miei occhi? Non dovrei odiarti?!"
Jiang Cheng ormai è in ginocchio davanti a Wuxian, stravolto e devastato. E qui Jiang Cheng parla chiaro: vorrebbe odiare il fratello con tutto il cuore, ma non ci riesce. Non ci è mai riuscito davvero, e sopratutto ora non riesce e non può odiarlo, non dopo il sacrificio che Wuxian ha fatto per lui.
"Perché? Perché, Wei Wuxian? Perché non me l'hai detto?"
"Perché non volevo vederti agire come stai facendo ora."
Questo è comprensibile. Wuxian ha sempre saputo come avrebbe reagito il fratello se lo avesse scoperto, perché lo conosce. Ma alla fine tenere il segreto non è stata la soluzione migliore: Jiang Cheng aveva bisogno di sapere.
Jiang Cheng è quasi consumato. La scoperta della verità, la rabbia, il senso di colpa, la tensione, tutto ha contribuito a rendergli i nervi estremamente tesi. Dopo lo sfogo, sembra essersi finalmente svuotato del peso che portava dentro da troppo tempo, ma la tristezza per i tempi passati ormai svaniti, rimane:
"Avevi detto che in futuro, quando sarei divenuto Capo Clan, tu saresti stato il mio braccio destro. Che mi avresti supportato per sempre. Non avresti mai tradito il nostro Clan Jiang di Yunmeng. Queste sono cose che hai detto tu stesso."
"Mi dispiace. Ho infranto la mia promessa."
Jiang Cheng sorride in modo quasi triste, ironico, amaro. Non è un sorriso soddisfatto per aver finalmente ricevuto delle scuse.
"La situazione è già così e voglio comunque che tu mi dica scusa. Che persona preziosa sono? - pausa - "Mi dispiace".
Wuxian lo guarda con una sfumatura di sorpresa nello sguardo, come se non si aspettasse delle scuse da parte del fratello. Persino Lan Zhan pare sorpreso.
"Non devi scusarti con me. Prendila solamente come mia ricompensa per il Clan Jiang." - si avvicina al fratello mettendogli una mano sul braccio per consolarlo - "Questa questione... Non prendertela a cuore. Dimenticala. Anche se so già che con la tua personalità, continuerai a ricordarla. Ma come dovrei dirlo? In questo momento, sento come se fosse tutto nel passato. Tutte quelle questioni sembrano cose di una vita passata. Lasciale andare. Non invischiamoci più."
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Wuxian sorride e asciuga le lacrime del fratello. Per un attimo sembrano tornare quei due fratelli che erano una volta, quando Wuxian metteva protettivamente un braccio attorno alle spalle di Jiang Cheng. Certo, ora è tutto diverso, e ammetto che in un primo momento Wuxian non sembra sciolto come una volta nell'avvicinarsi a Jiang Cheng, ma il modo in cui gli sorride rassicurante e come gli asciuga le lacrime mi fa ricordare quel fratello maggiore che proteggeva suo fratello minore. E Jiang Cheng per un attimo non è più quell'uomo duro e aggressivo di sempre, ma sembra quasi un bambino che si lascia consolare dal fratello maggiore.
E, di nuovo, Wuxian dimostra di aver superato i traumi del passato. Ora riesce a conviverci, a lasciarsi il dolore alle spalle. Quel dolore appartiene alla sua vita precedente, la sua vita presente ora è un'altra ed è felice di viverla.
Ora, ho rivisto la scena due o tre volte e ho letto dei commenti in giro, e penso di aver capito piuttosto bene la posizione di Jiang Cheng. C'è ancora una questione che lo riguarda, ma ci arriverò dopo. Per ora, posso dire che:
Jiang Cheng si è sempre sentito inferiore a Wuxian, oppresso da lui, come se fosse stato la sua ombra. Sempre un passo indietro a lui. Da giovane si sentiva inadeguato, vedeva il padre preferire il fratello e si sentiva messo da parte e non adatto.
Jiang Cheng è una persona estremamente insicura, con un forte complesso di inferiorità e grossi problemi di autostima (sopratutto in passato. Ora potrà costruire il suo equilibrio).
Aveva fatto affidamento sulla promessa di Wuxian. Ci credeva davvero. Con la sua insicurezza, per lui era molto importante avere il fratello al suo fianco, sentire il suo supporto. E invece Wuxian se ne è andato via, lasciandolo da solo ad occuparsi del Clan. Ora, sappiamo tutti che Wuxian ha avuto le sue ottime ragioni e che Jiang Cheng abbia sbagliato a non salvare i sopravvissuti Wen, ma questo suo sfogo ci fa capire quanto abbia sofferto nel suo senso di abbandono.
Per anni non ha nutrito altro che rabbia, risentimento, amarezza e "odio" verso il fratello (non penso che lo abbia mai davvero odiato). Perché? Perché si è sentito messo da parte, si è sentito messo al secondo posto. Perché ai suoi occhi Wuxian ha preferito stare e salvare altre persone. Lan Zhan, i Wen. Mentre lui l'ha messo in un angolo, ignorando la loro fratellanza, tutto quello che la famiglia Jiang ha fatto per lui, e la promessa che lui stesso aveva fatto.
Ora Jiang Cheng ha scoperto che Wuxian non l'ha mai messo in un angolo, non l'ha mai davvero messo da parte o considerato al secondo posto rispetto a qualcun altro. Perché gli ha dato il suo Nucleo per salvarlo. La cosa più preziosa che potesse dargli. Come può ora Jiang Cheng pensare di non essere importate per Wuxian? Come può essere ancora arrabbiato con lui? Ci credo che ora si sente un buffone! Anche io mi sentirei così. Ci credo che sente di dovergli delle scuse. Il suo discorso ha perfettamente senso.
Ora Jiang Cheng potrà cominciare a ritrovare quell'equilibrio interiore che gli è mancato in questi sedici anni.
Dopo questa botta emotiva direi di tornare ai piani malefici di Jin Guangyao. Innanzitutto, Nie Huaisang si risveglia dopo essere rimasto svenuto per tutto quel tempo, trovandosi stordito in quel tempio assieme a tutti gli altri. Delle grida di dolore si levano nell'aria: Jin Guangyao, Su She e gli uomini che stavano scavando rimangono feriti. Sembra che ci sia del fumo che sprigiona dagli scavi, e a quanto pare è velenoso. Jin Guangyao viene contagiato a una mano, e questa è la prima ferita che si procura. E io comincio a chiedermi perché nessuno dei presenti lo uccide.
Comunque, la cosa che Jin Guangyao ha fatto dissotterrare è una bara, ma quando la vanno ad aprire non contiene quello che si aspettava, bensì trovano al suo interno il cadavere di Nie Mingjue, la cui testa è stata ricucita al corpo.
Faccia di Jin Guangyao: COMPLETAMENTE TRIGGHERATO.
Si ritrae sconvolto, scioccato, indietreggia quasi in preda al panico. Ops. Paura? Credo che per la prima volta da quando sono entrati al tempio Jin Guangyao abbia paura: del fantasma di Nie Mingjue. Ha paura di essere tormentato dal fantasma del fratello giurato che ha ucciso.
Lan Xichen si arrabbia con Jin Guangyao perché non capisce che cosa ci fa lì il corpo del suo fratello giurato, ma Wuxian, col suo solito sangue freddo e la tipica sfacciataggine che lo contraddistingue, intuisce che non è stato Jin Guangyao a mettere lì dentro quel corpo. Perché avrebbe dovuto scavare una fossa, seppellire Nie Mingjue, per poi farlo disseppellire? A questo punto è Wuxian che si approfitta delle emozioni del suo nemico, facendogli notare che c'è certamente qualcuno che ormai da tempo sta agendo nell'ombra contro di lui e che ha fatto in modo di rovinargli la reputazione.
"La persona che vi sta osservando, in questo momento, potrebbe persino nascondersi in qualche angolo ad osservare ogni vostra mossa. Forse non è nemmeno umano."
Jin Guangyao è sempre più triggherato. L'atmosfera notturna, in questo tempio sinistro, con la tempesta che imperversa al di fuori, di certo non aiuta. Per il momento Jin Guangyao riesce comunque a mantenere un certo autocontrollo (ma pure lui comincia ad avere i nervi a pezzi), e consegna a Su She una medicina da applicare sulle sue ferite. Questo permette a Lan Zhan di notare una piaga sulla pelle di Su She, piaga che si presenta come tanti fori e che altro non è che il riflesso di quella stessa maledizione lanciata su Jin Zixun e di cui Wuxian fu accusato.
ZAN ZAN ZAN.
Ora l'atmosfera si scalda davvero.
Lan Xichen chiede spiegazioni (non lo capisci da solo?), Jiang Cheng comincia a sputare fuori il suo disgusto per quello che Jin Guangyao ha fatto per ottenere il potere, e Wuxian dal canto suo è comprensibilmente scosso e punto sul vivo.
Quando Su She sente gli insulti che Jiang Cheng rivolge al suo padrone, si lancia sulla difensiva indignato.
"Chi vi credete di essere per dare del pezzente al Capo Clan? Voi, gentaglia... Vi descrivete come individui generosi e giusti. Ma lo siete solo perché siete nati in delle buone famiglie. Perché vi è lecito sminuire gli altri? Non sono forse i discepoli esterni alla famiglia come noi anche degli esseri umani? Se avessi saputo come proteggermi, avrebbero forse osato minacciarmi? Per il vostro Clan Lan sarei forse stato come una foglia secca da recidere e gettare via a quel modo?"
E Lan Zhan risponde nel modo più secco, diretto e sincero possibile: "Sì. Il Clan Lan di Gusu non accetta coloro che si tradiscono nelle parole e negli obblighi."
"Han Guang-Jun, non sopporto il tuo atteggiamento arrogante e prepotente! Non mi hai perdonato neppure il più piccolo degli errori. Come se fossi considerato inferiore per nascita. Eccetto il Capo Clan, chi di voi mi ha mai mostrato rispetto? Statemi a sentire. Chiunque sia arrogante tanto quanto quel Jin Zixun, lo ucciderò senza pietà, ucciderò ciascuno di loro!"
Che paura. Ho i brividi guarda.
Innanzitto, ti sei drogato? Perché a me risulta che sei stato tu a tradire e abbandonare il Clan Lan per fondare il tuo nuovo Clan copia incolla. Stavi così male nel Clan Lan? Odiavi così tanto il loro senso di superiorità? Davvero non ti portavano alcun rispetto? O forse il tuo complesso di inferiorità ti ha reso talmente invidioso da volerti staccare e provare a superarli fallendo miseramente?
La scusa dell'essere nati in una famiglia non rilevante è stata usata anche da Jin Guangyao con Nie Mingjue. È un discorso che capisco, ma che non regge. Prima di tutto, mi vengono in mente Xiao Xingchen e Song Lan che, pur non appartenendo ad alcun Clan rilevante, si sono coltivati e hanno fatto strada con l'impegno e la pratica. Su She, pur non essendo nato in una nobile famiglia, avevi la possibilità di studiare al Clan Lan e diventare un prestigioso cultore, ma hai SCELTO di voltare le spalle.
Esattamente come Meng Yao era stato accolto nel Clan Nie ed era pure stato promosso vice comandante, ma poi ha scelto di tradire la fiducia di Nie Mingjue e di pugnalarlo alle spalle.
Ok. Il discorso del senso di superiorità dei cultori è giusto, questo devo ammetterlo. Ho sempre detto che in questa storia non esiste il bianco o nero, il torto e la ragione non sono distaccati in modo chiaro. Qui tutti i personaggi sono grigi, e ognuno di loro ha i suoi torti e le sue ragioni.
Ma definire Lan Zhan prepotente e arrogante mi pare ingiusto e fuori luogo. Su She forse ti sei dimenticato di quella volta in cui Lan Zhan si è sacrificato, quando si è consegnato al Clan Wen cedendo il pezzo di Metallo Yin e facendosi rompere una gamba, tutto per proteggere voi altri discepoli e per fermare la distruzione dei Meandri delle Nuvole? Forse ti sei dimenticato di come sia andato alla ricerca del Metallo Yin mettendo a rischio la sua vita per proteggere il mondo della coltivazione? Lan Zhan è uno dei più famosi e richiesti cultori quando si tratta di combattere il male, questo è quello su cui fonda la sua vita. Strano che tutto questo non venga nominato da Su She.
Credo che Su She si sia reso conto che non avrebbe mai raggiunto i livelli di coltivazione di Lan Zhan, di Lan Xichen, di Wuxian, e di tanti altri cultori, e abbia deciso di tradirli alleandosi con Jin Guangyao, con cui è riuscito a rispecchiarsi e da cui si è sentito compreso e mai giudicato. Alla fine la rabbia repressa e l'ambizione ha fatto agire entrambi.
Capisco i punti di vista di Su She e Jin Guangyao, e apprezzo che ci mostrino le cose anche dalla loro prospettiva in modo da renderli personaggi più di spessore. Posso capirli, ma non posso ovviamente appoggiarli. Avere umili origini o aver avuto un'infanzia difficile non possono essere delle giustificazioni per rovinare la vita delle altre persone.
A questo punto, trovando la cosa ridicola, Wuxian si mette a ridere:
"Non avrei mai immaginato che voi due aveste ucciso così tanta gente solo per... solo per questo motivo?"
In effetti se pensi che hanno agito perché ci sono persone che li hanno guardati con superiorità... la cosa fa ridere. Non fa ridere però Jin Guangyao, che prima gli lancia un'occhiata fulminante, poi si avvicina a lui con la sua aria da serpe e comincia a giocare con lui:
"Wei Gongzi, ti senti tradito? In realtà non dovresti. Ripensa a quell'anno. Se anche non avessimo maledetto Jin Zixun, prima o poi avresti subito un assedio per altre ragioni." -la risata di Wuxian si spegne, e Jin Guangyao gli sorride in faccia- "Perché è questo il genere di persona che sei. Per dirlo graziosamente, sei un eroe coraggioso, galante e indomito. Tuttavia, spiacevolmente, arrechi offese alla gente ovunque tu vada. Fino a quando queste persone vivono felici e serene la propria vita, non succede nulla, ma non appena accadrà loro qualcosa, la prima persona di cui sospetteranno sarai tu, e la prima persona di cui vorranno vendicarsi sarai tu! E tutto questo... non puoi assolutamente evitarlo. Anche se quella volta nella Città Senza Notte tu non avessi perso il controllo, avresti forse potuto garantire che nel corso della tua vita non sarebbe mai accaduto? Ecco perché le persone come te sono destinate ad una morte prematura. Capito? Vederla in questo modo non ti fa sentire molto meglio?"
Non posso fare altro che APPLAUDIRE. Adoro il modo in cui sta chiaramente giocando con Wuxian, ferendolo di proposito per vendicarsi che abbia riso di lui. Jin Guangyao impiega due secondi per congelare il sorriso sulla faccia di Wuxian, che riesce soltanto a incassare i colpi senza riuscire a replicare. La cosa bella è che il discorso di Jin Guangyao... lo condivido anche. Ok. Sta chiaramente parlando per colpire Wuxian e fargli del male, ma:
1) Il fatto che Wuxian sia il bersaglio della gente è assolutamente vero. Ora che la verità sta venendo a galla le cose potranno migliorare, ma finora è stato così. E comunque non penso che la figura del Patriarca di Yiling sarà mai vista in modo positivo.
2) "Arrechi offese alla gente ovunque tu vada" questo lo intendo come Wuxian sia capace di far cadere la maschera di ipocrisia delle persone, come metta in discussione il mondo della coltivazione, come riesca a far vedere cosa c'è che non va. Questo non rende gli altri felici, e appena ne avevano l'occasione, di tutte le disgrazie del mondo hanno sempre accusato Wuxian.
3) "se anche quella volta non avessi perso il controllo, puoi garantire che non sarebbe mai accaduto?". Assolutamente no. Wuxian non può garantirlo. Se non ci fosse stato Jin Guangyao, o ci sarebbe stato qualcun altro, o sarebbe stato lui stesso a perdere il controllo (come nella novel).
Mentre Lan Xichen si limita a scuotere la testa in silenzio (unico mood della sua vita), Jiang Cheng interviene, non sopportando tutte quelle cattiverie rivolte a suo fratello.
"Quello a morire sarai tu! Figlio di una prostituta! Senza alcuna vergogna solo per scalare i ranghi."
JIANG CHENG TI ADORO. E GIURO CHE LA FACCIA DI JIN GUANGYAO FA PAURA.
MAI chiamarlo "figlio di una prostituta". A questo scattano gli istinti omicidi che manco a un serial killer.
"Capo Clan Jiang, calmati. Capisco quello che stai provando in questo momento. Sei tanto sconcertato solo perché hai scoperto la verità. E se rifletti sul tuo comportamento degli anni passati, il tuo animo orgoglioso prova del rammarico. Ecco perché sei ansioso di trovare un colpevole per ciò che è accaduto a Wei Gongzi, un cattivo a cui accreditare tutto ciò che accadde a quel tempo."
Il modo in cui Jin Guangyao riesce a comprendere le emozioni degli altri e a manipolarle come più desidera, è strabiliante. Ha capito perfettamente la situazione, e ha ragione. Jiang Cheng non parla solo in difesa del fratello, ma anche perché si sente in colpa. Dopo aver scoperto del sacrificio del Nucleo, non può fare a meno di provare rammarico per tutta l'ingiusta rabbia che ha sempre scaricato sul fratello.
"Capo Clan Jiang, se dare la colpa a me di tutto ti fa sentire meglio, sentiti libero di farlo. Tuttavia, devi capire che quello che è accaduto a Wei Gongzi, è anche colpa tua."
Questo è un colpo basso. Ed è anche vero, questo devo ammetterlo.
"In effetti, hai avuto un ruolo prominente. Perché così tanta gente voleva a ogni costo uccidere il Patriarca di Yiling? Perché tutti hanno mostrato il loro supporto, che fossero coinvolti o meno? Perché è stato isolato mentre gli altri facevano fronte comune? Volevano solo salire sul carro del vincitore? Certo che no! Parte della responsabilità... è di certo tua."
Questo fa male.
"Al tuo fianco avevi lo straordinario e temibile Wei Wuxian. Credi che gli altri Clan fossero felici di vedere un giovane Capo Clan con un sostegno tanto potente ed invincibile? Quindi, Capo Clan Jiang, se ti fossi comportato meglio nei confronti di tuo fratello, mostrando a tutti la solidità del vostro inscindibile legame, e non avessi dato agli altri una scusa per seminare discordia, le cose non sarebbero andate in quel modo."
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Quando parla, Jin Guangyao sembra voler entrare nella testa della persona a cui si rivolge per poter cambiare la direzione dei suoi pensieri ed emozioni e rigirare tutto come vuole lui. Ma quello che dice... è vero. Ho sempre detto di come Jiang Cheng abbia sbagliato (COSÌ COME CHIUNQUE ALTRO LÀ DENTRO, COMPRESO LAN ZHAN) a non schierarsi con Wuxian, e mi sono anche sempre chiesta come sarebbero andate le cose se avesse portato il Clan Jiang al fianco del Patriarca di Yiling, invece di dichiararlo un traditore e renderlo il nemico pubblico numero uno agli occhi di tutti.
E comunque c'è da dire che gli altri Clan fecero molta pressione al giovane Jiang Cheng, appena uscito dalla disfatta del Pontile del Loto e dalla Campagna dell'Eclissi, ma di questo, ovviamente, Jin Guangyao non fa menzione.
(Tra parentesi, una parte di me continua a chiedersi perché nessuno dei presenti tenti di ucciderlo. Lasciamogli pure fare i suoi discorsetti).
Wuxian rimane certamente scosso da quei discorsi, arriva addirittura a versare qualche lacrima per tutto il dolore che Jin Guangyao ha risvegliato. Lan Zhan lo guarda preoccupato, ma Wuxian non si lascia manipolare, e invece che arrabbiarsi con Jiang Cheng, si rivolge a Jin Guangyao con la massima calma, facendogli vedere in faccia che i suoi giochetti con lui non funzionano:
"La semplice menzione dell'appellativo 'figlio di una prostituta' ha scatenato una tale replica. Pare che essere chiamato in questo modo sia il tallone d'Achille del Capo Clan Jin. Non mi stupisce che abbiate ucciso Nie Mingjue."
In una sola frase, Wuxian cita le due cose che fanno triggherare malissimo Jin Guangyao appena ne viene fatta menzione. Jin Guangyao cerca di non prestargli attenzione e si prepara a partire, ma Wuxian non gliene dà il tempo.
"Non avete forse paura? Paura che... torni a cercarvi."
Jin Guangyao ha fallito nel cercare di dividere i due fratelli, mentre Wuxian riesce a terrorizzarlo completamente, facendo concentrare la sua attenzione su un'unica cosa: il fantasma di Nie Mingjue. Jin Guangyao ha tormentato per mesi lo spirito del suo fratello giurato quando era in vita, lo ha fatto impazzire, voleva usarlo come burattino d'ombra e alla fine è morto di morte violenta. La possibilità che il suo fantasma torni per vendicarsi è molto alta.
E quello che fa adesso Wuxian è semplicemente spettacolare: cominciando a fischiare (ebbene sì, Wuxian usa i suoi poteri anche solo fischiando), risveglia gli spiriti, e non degli spiriti qualunque: gli spiriti delle persone che hanno abitato in quel posto prima che fosse costruito il tempio.
(Una volta quello che era un bordello dove lavorava la madre di Jin Guangyao e dove lui è cresciuto, e questo lo so perché ho letto la novel, la serie non si è mai degnata di dirlo).
E, top del top, Wuxian richiama anche lo spirito di Nie Mingjue facendo apparire la sua sciabola. Questa scena è meravigliosamente inquietante e accattivante: il temporale, il tempio sinistro, la pioggia, i fulmini, gli spiriti, i ricordi del passato, lo sguardo in preda al terrore di Jin Guangyao, le inquadrature sugli sguardi e sulle labbra di Wuxian. Mette quasi i brividi. E con la sua aria fredda e sorridente, Wuxian mi ricorda quando si vendicò di Wen Chao. Wuxian è tanto buono e caro, ma devo ammettere che quando si vendica dei villain non ci va molto per il sottile, e lo adoro.
Jin Guangyao è completamente scosso, scioccato e spaventato. Arriva addirittura a sputare sangue e crollare a terra gridando (ma ucciderlo no?). Quando si rialza cerca di ricomporsi.
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"Il Patriarca di Yiling è davvero degno del suo nome."
OH YES BITCH. CI PUOI SCOMMETTERE.
Ed ecco che Lan Xichen pare avere un improvviso attacco di senno quando sfodera la spada e la punta alla gola di Jin Guangyao. Ah, Mister Fesso si è svegliato! Ma non abbastanza da ucciderlo.
Poi, non so bene perché, Su She cerca di attaccare Wuxian (... ancora ci provi?), ma Lan Zhan lo respinge in un baleno ferendolo al polso.
A questo punto i buoni prendono pieno controllo della situazione. Wuxian sottrae la spada a Jin Guangyao e si fa consegnare il Sigillo della Tigre (cioè, quella metà rifatta da Xue Yang). Quando Jin Guangyao gli chiede spiegazioni sulle origini del Sigillo della Tigre, mi aspettavo uno spiegone da parte di Wuxian su come abbia creato la sua famosa arma.
E invece NIENTE.
NON SAPRÒ MAI COME WUXIAN HA CREATO IL SUO SIGILLO, MALEDETTI!!!
L'ha forgiato attraverso la spada? Ma se con solo un pezzo di Metallo Yin è riuscito a creare il Sigillo, perché Xue Yang con il suo pezzo è riuscito a copiarne solo una metà?
C'è una parte di me che mi dice che c'è una spiegazione logica a tutto questo, e che io sono troppo scema per capirlo.
Comunque, Lan Xichen finalmente mostra la sua rabbia e indignazione verso Jin Guangyao, colpevole di aver messo in piedi i piani più malefici di questo mondo.
"Hai collaborato con Xue Yang e fatto cose terribili, solo per avere il Sigillo della Tigre?"
"Non è solo quello."
Ci credo. Jin Guangyao non ha fatto tutto quello che ha fatto, per il solo e unico scopo di ottenere il Sigillo della Tigre e conquistare il mondo. È un personaggio molto più complesso di così. Tuttavia Lan Xichen non gli chiede quali altri motivi lo hanno spinto. Con aria fallita, abbassa la spada e la rinfodera.
"Non è che prima non sapessi cosa avevi fatto, ma pensavo che per ogni tua azione ci fosse una spiegazione logica. Ma ora... hai oltrepassato il limite. Non so più se dovrei crederti."
L'unico amico/complice/compagno che poteva essergli rimasto, ora gli volta le spalle anche lui. Ora Jin Guangyao è solo, con le spalle al muro. Le parole del suo fratello giurato sembrano essere una pugnalata per lui. Con aria sconfitta e devastata crolla in ginocchio.
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"Erge, ho sbagliato. Noi ci conosciamo da molti anni. A dispetto di ciò che ho fatto, sai come mi sono sempre comportato con te. Non ho più interesse nella carica di Cultore Capo. Ho già consegnato il Sigillo. Dopo stanotte me ne andrò e non farò mai più ritorno. Per amore di tutto ciò, potresti lasciarmi andare?"
COL CAVOLO!!!
Hai ucciso gente, hai ucciso il tuo fratello giurato, il tuo stesso fratello, hai rovinato la vita di Wuxian, reso orfano tuo nipote, hai ingannato Lan Xichen rendendolo un completo fallito, hai ucciso tuo padre nel modo più perverso possibile, hai consapevolmente sposato tua sorella, hai difeso e collaborato con Xue Yang, hai compiuto le azioni più crudeli e deplorevoli per ottenere potere, per scalare la scala sociale, per vendicarti. Capisco le tue ragioni, ma dopo tutto quanto come puoi avere il coraggio di chiedere di lasciarti andare?
E guarda caso si rivolge a Lan Xichen cercando di mostrarsi nel modo più pietoso possibile ai suoi occhi: in ginocchio, con aria sconfitta e dispiaciuta, chiede scusa, riconosce di aver sbagliato, fa leva sull'affetto che li ha sempre uniti, finge di non avere più alcun interesse nella politica e nel potere. Sa che con Lan Xichen può avere una possibilità, il suo buon cuore a questo punto è la sua unica speranza.
E sì, quella di Jin Guangyao è certamente una recita. Non credo sia davvero pentito, le sue scuse non hanno valore. Non credo che non sia più interessato al potere. E sopratutto non credo nemmeno per un minuto che davvero non tornerà mai più. Vivere come uno straccione in terra straniera per il resto della sua vita? Come no!
Per inciso: anche se Jin Guangyao fosse davvero pentito, non sarebbe comunque giusto lasciarlo andare senza punirlo. Non facciamo i buonisti alla My Country Style.
Tuttavia, siccome seguo la teoria che i personaggi di questa storia siano grigi e che nessuno, nemmeno quelli che sono etichettati come villain, sia completamente nero o completamente nel torto, credo che qui Jin Guangyao, almeno una parte di lui, si sente davvero abbandonato dal suo unico amico, la sola persona che in tutti quegli anni gli ha mostrato rispetto e offerto la sua amicizia in modo assolutamente sincero e genuino.
Ora che anche Lan Xichen smette di credergli e gli volta le spalle, Jin Guangyao capisce di aver rovinato la sola, unica e vera cosa bella che gli era capitata nella vita. E tutto per la sua ambizione, la sua rabbia e la voglia di vendetta.
Quando crolla in ginocchio, Lan Xichen lo guarda sorpreso e colpito da quel gesto, e la cosa mi preoccupa.
Wuxian invece fa una faccia del tipo: serio? Wtf?? E propone di piantarla con quello spettacolino imbarazzante e cominciare a uccidersi a vicenda.
Se Jin Guangyao fosse stato da solo con Lan Xichen, sono sicura che sarebbe riuscito a cavarsela. Anche con Jin Ling se la sarebbe cavata, perché anche se gli ha ucciso il padre, Jin Ling è giovane e manipolabile, nasconde un cuore buono nonostante tutto, e Jin Guangyao è sempre stato uno zio più che gentile con lui.
Per fortuna sono presenti Wuxian, Jiang Cheng e Lan Zhan: di certo loro non vogliono lasciarlo andare impunito.
E NON DIMENTICHIAMOCI DI NIE HUAISANG!!!
LA BOMBA STA PER SCOPPIARE.
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max-casagrande · 6 years ago
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Ars Arkana; Capitolo 1
Capitolo 1: Il viandante misterioso
Sarebbe bello cominciare questa storia come cominciano tutte le belle storie, con la frase “era una notte buia e tempestosa...”, ma in realtà tutto comincia di pomeriggio inoltrato, quando sono entrato nel villaggio sbagliato. Che diamine, se non fossi stato stanco tutto sarebbe stato più facile...
Sarete zelanti, oppure annoiati, ma in ogni caso le parole stanno per arrivare, che le vogliate o meno. Vi basti sapere una cosa: il mio mondo, come forse anche il vostro, è un luogo triste. Perché? Perché, come forse anche il vostro, è privo di magia. Ciò non toglie che possa essere usata: si può prendere dall'Oblio, da Kalgalesh, il Dio dai tre volti, o dalle stelle.
Non sono molte informazioni, ma sono sufficienti per iniziare.
Godetevi la storia, finché pensate ancora sia solo un racconto di fantasia.
Ormai era questione di minuti perché il sole sparisse dietro l'orizzonte, lasciando lo spazio al cielo scuro e alle lune che, in quel periodo dell'anno, si mostravano tutte e tre nel loro splendore, dal crepuscolo all'alba. Nessuna nuvola a macchiare la volta celeste, che a breve avrebbe sfoggiato tutte le stelle con smania di attenzioni. Di fatto era appena giunta la primavera e, con essa, la nuova stagione di produzione del villaggio. Bryamor era famosa in tutta l'isola per la sua birra, che veniva commerciata in lungo e in largo.
Quel pomeriggio, e quella sera, non facevano però parte di un giorno normale. Gli adulti si erano divisi in due fazioni ben distinte: chi ponderava il da farsi e chi pregava. Pregava per destino clemente, qualcosa di indolore o, in minor parte, per qualche speranza.
Tyrell, però, non era un adulto. Con i suoi sedici anni, non gli era permesso di partecipare alle riunioni del villaggio, quindi trovava più proficuo spendere il suo tempo ad aiutare alla locanda piuttosto che restare fuori dalla capanna del saggio a girarsi i pollici. La preoccupazione di ogni abitante, di fatto, non aveva contagiato nessun forestiero o mercante, considerando l'affluenza alla taverna e in quanti avevano preso una stanza, decisi a fermarsi in attesa dell'alba del giorno successivo. Tutti, ciò nonostante, sapevano.
-Ehi! Qui, altre due pinte!- esclamò allegro un omone cingendo il compagno con un braccio, alzando l'altro per attirare l'attenzione del cameriere.
-Arrivano immediatamente.- sorrise in risposta Lysandra, riempiendo due grossi boccali fino all'orlo con il liquido frizzante, inclinandoli per evitare di riempirli solo di schiuma. -Al tavolo laggiù.- disse a Tyrell, lasciandoli sul bancone di legno che, nonostante la pulizia, mostrava quanti fossero effettivamente gli anni della locanda.
-Subito.- rispose prendendoli entrambi e avviandosi a passo svelto verso il grosso signore che ancora teneva il braccio levato. Sapeva che non era cosa buona far aspettare chi chiedeva più di mezza pinta, soprattutto se teneva una spada sulla schiena.
La porta venne aperta di scatto e per poco non si staccò dalla parete. Il tonfo che provocò venne accompagnato da un paio di tuoni, che echeggiavano per tutta la pianura, limitata solo dalle montagne in lontananza, ad ovest. Tyrell e Lysandra guardarono la soglia incuriositi ed aprirono la bocca per salutare e invitarlo ad accomodarsi, ma le parole si erano fermate in gola. Non avevano capito quale fosse il motivo, restando a guardare il misterioso uomo avvolto nel mantello e fermo sulla porta. C'era qualcosa di strano in quello che stavano vedendo, qualcosa di sbagliato. La pioggia fuori cadeva a terra spostata leggermente dal vento, colpendo il terreno con forza e coprendo il cielo, rendendolo grigio e privo del fascino e che lo caratterizzava in quell'orario.
Il grande soprabito blu scuro tendeva al viola e lo ricopriva completamente, non mostrando neanche una minima parte della pelle. Per quanto si muoveva, poteva anche esserci una statua sotto quel mantello.
Il chiacchiericcio vicino alla porta riprese mentre quello del resto della sala non si era neanche interrotto. Tyrell, dopo aver posato i boccali al tavolo, si avvicinò con attenzione, spaventato e incuriosito allo stesso tempo. -Lei... vuole bere qualcosa, signore?- domandò titubante.
-Oh sì!- esclamò togliendosi il cappuccio di scatto e allungando un sorriso. Il giovane sobbalzò e si portò rapidamente una mano al petto. -Sono arrivato appena in tempo! Ha giusto cominciato a piovere.- aggiunse voltandosi e chiudendo la porta. -Se avete una camera libera gradirei fermarmi per la notte, e vorrei cenare, già che ci sono.-
Mentre il viaggiatore, poco più che ragazzo, si avvicinava al bancone, Lysandra mise via il solito pensiero che faceva quando vedeva qualcuno entrare nel locale (riguardante la grandezza della loro scarsella.) e dovette ammettere che era, come lei lo avrebbe definito, un gran bel ragazzo. La pelle del viso e delle mani era abbronzata, ma di chi il sole lo vedeva solo camminando parecchio. I lunghi capelli neri cadevano all'indietro, distanti solo alcuni centimetri dalle spalle, eccezion fatta per tre ciocche legate in una treccia sospesa pericolosamente vicina all'occhio destro, a metà strada per l'orecchio.
-Una pinta?- chiese Lysandra, non sapendo cos'altro dire mentre il viandante prendeva posto al bancone.
-Oh sì, sarebbe l'ideale.- rispose lui in un sorriso, sfregandosi le mani coperte dai guanti senza dita per qualche secondo per poi unirle e poggiarci sopra il mento, con i gomiti ben piantati sul tavolo. -Ho saputo che qui si fa la birra migliore del mondo.-
-Qui a Bryamor il luppolo cresce come da nessun'altra parte, anche se il merito sembra essere di tutti gli ingredienti, ma io la vendo e basta. Se ti interessa qualcosa dovresti parlare con Poiren: sa parlarti per più di un'ora sulle proprietà del malto se lo unisci al grano.- ridacchiò Lysandra riempiendo un boccale di rame. -E se è la prima volta che la provi, sembra tu debba berla qui dentro. Per quanto sono riuscita a capire, ne esalta la fragranza.-
-È da solo?-
-Come?- domandò a sua volta lui, voltandosi verso Tyrell.
-Per la camera... è da solo?-
-Oh, sì, sono da solo.- rispose distratto cingendo con le dita il boccale di rame, che gli sembrava contenere però molto più di una sola pinta.
-Un tipo come te che se ne va in giro da solo? C'è qualcosa che non va...- commentò la ragazza non appena Tyrell si fu allontanato abbastanza, diretto alla camera che avrebbe ospitato il forestiero per la notte.
-Può succedere, non sono un grande compagno di viaggio.- Bevve un avido sorso di birra prima di continuare. Doveva ammetterlo: era davvero ottima. -Parlando d'altro, non conosco ancora il tuo nome.-
-Può succedere, non te l'ho ancora detto.- disse lei con un sorriso beffardo sul volto. -I miei genitori mi hanno consigliato di non dire come mi chiamo agli sconosciuti.-
-Allora rimediamo subito, Shydow Neyer, al tuo servizio.-
-Lysandra Myllts, molto piacere.-
-Lysandra... un nome bellissimo.- commentò. -Ha un qualche significato?-
-No, o se ce l'ha nessuno si è mai disturbato a dirmelo. Temo di non essere una di quelle persone che crede nel significato dei nomi o cose del genere. Cosa puoi dirmi del tuo, invece?-
In quello stesso istante, una fragorosa risata scoppiò alla destra dei due, un paio di tavoli prima di quello che aveva servito Tyrell. Al tavolo erano seduti quattro uomini, e dai vestiti potevano sembrare molto, ma non guerrieri. E a Bryamor, oltre agli abitanti, si trovano solo guerrieri, alla ricerca di modi per spendere soldi del loro ultimo incarico, mercanti fermatisi per una sosta lungo il tragitto, o viaggiatori. Nei casi rimanenti, per ridere in quel modo si doveva aver superato il terzo bicchiere ormai da parecchio tempo. -Be', che devo dirvi? Sono fortunato e basta!-
-Trovare merce sul bordo della strada non è semplice fortuna!- esclamò a sua volta uno dei quattro seduti al tavolo. Shydow voltò lo sguardo verso il gruppo, incuriosito, senza però muovere di un solo millimetro la testa.
-Non so cosa ci facessero in quel monastero, ma quando l'ho presa era ridotta male.-
-Mi stai dicendo che l'hai trattata bene?- domandò un terzo con tono decisamente poco serio.
-Non appena messa in gabbia le ho dato da mangiare, dovevo fare altro? Una come quella venduta come schiava mi permetterà di comprarmi una locanda tutta mia! Ero stanco di questi viaggi, anche io ho bisogno di stabilirmi.- ridacchiò prima di continuare a bere.
-Un acquirente non sarà facile da trovare.- avvertì Shydow tornando a guardare di fronte a sé, fissando le molte bottiglie alle spalle di Lysandra. -Te la prendo io, se vuoi liberartene in fretta.-
Questa volta fu il silenzio a riempire la locanda. Nessuno fiatava, e tutte le parole, che prima viaggiavano rapide per aria, scomparvero in un'istante. Forse era curiosità, dato che compravendite del genere non avvenivano molto spesso, e non in luoghi così affollati, o forse c'era qualcosa, ad impedire ai pensieri di tramutarsi in parole, bloccandosi in gola senza voler proseguire. Qualcosa che nessuno riusciva a capire.
La ragazza avrebbe volentieri voluto ribattere, ma, come per tutte le persone nel resto della sala, la bocca non sembrava volersi muovere. Si era fatta ingannare,quello Shydow era ancora peggio di quanto potesse immaginare. -Fammi un'offerta.- rispose lui sorridendo. Non appena l'aveva sentito parlare, le sue sopracciglia si erano allontanate il più possibile degli occhi per lo stupore. Sapeva che “merce” come quella non si sarebbe venduta da sola, né facilmente.
-Dieci.- disse lui secco.
-I platini sono pezzi molto grandi...-
-Io parlavo di monete d'oro.- corresse Shydow, per poi bere un altro sorso abbondante, senza distogliere lo sguardo.
L'uomo si alzò. -È un po' poco.-
-Se vuoi puoi dargliene di più.-
-Dare... a chi?-
-Alla ragazza. La ragazza che hai rapito, stuprato e messo in una gabbia.- Shydow si alzò e guardò l'uomo negli occhi. -Devi darle dieci monete d'oro e lasciarla libera.-
Ci vollero alcuni interminabili secondi immersi nel silenzio prima che la taverna si riempisse di una fragorosa risata. Quasi tutti avevano trovato quelle parole troppo divertenti per essere vere. -E io che pensavo che tu fossi serio!- esclamò il mercante dopo un respiro profondo, che però non gli permise di smettere di ridere.
-Ti consiglio di accettare la mia offerta.- disse Shydow impassibile, come se il silenzio non fosse mai stato interrotto.
-Altrimenti?- chiese, perdendo l'allegria sul volto ed assumendo un'espressione minacciosa.
-Altrimenti sono sicuro che troverò un modo per convincerti.-
-Se vuoi combattere potevi dirlo subito.-
-Non credo questo sia il momento né il luogo adatto a farlo.- affermò lui, ancora immobile. Lysandra stava per ordinargli di uscire, ma fu come se il ragazzo l'avesse battuta sul tempo. -Domani, per le dieci credi di riuscire a smaltire la sbornia?-
-Ne sono sicuro.- sibilò lui. Il silenzio era tornato, e quelle parole, per quanto sussurrate, si sentivano distintamente. Shydow, comunque, si limitò a seguirlo con lo sguardo, senza spostare minimamente il volto quando il mercante lo avvicinò pericolosamente al suo orecchio.
Dopo un paio di infiniti attimi di sguardi, l'uomo se ne andò verso il piano superiore, raggiungibile tramite la scala in un angolo del piano. Solo quando non riuscì più a vederlo, Shydow si voltò, con molta calma, e tornò al suo posto, rimettendosi seduto. Le chiacchiere ricominciarono e lui bevve un altro sorso abbondante.
-Devo chiederti scusa, ho pensato che tu fossi un...-
-...Losco pezzo di merda che compra schiavi?- domandò in un sorriso. -Domani lo batterò, e lei con quelle dieci monete potrà fare quello che vuole.-
-Te lo sconsiglio.- borbottò lei, diventando improvvisamente cupa. -Uno degli esploratori che è arrivato questa mattina ha detto che un ciclope si sta dirigendo in questa direzione. Metà degli uomini in grado di combattere stanno accompagnando una carovana di mercanti, ma non possiamo richiamarli in tempo.-
-Ho visto il cartello di avviso appeso fuori dal villaggio.- raccontò annuendo.
-Ogni abitazione sarà rasa al suolo, e forse si salveranno la metà di noi. I qui presenti sanno di andarsene prima del suo arrivo, all'alba. Se vuoi, puoi ancora andartene.-
-Tu, fino ad adesso, sapevi tutto questo e mi hai sorriso? Come se nulla fosse?- domandò scettico.
Lysandra scrollò le spalle. -Cerco di non pensarci. Io e mio fratello non vogliamo muoverci di qui. In molti pensano che io non sappia, ma invece sono sicura che domani, prima di mezzogiorno, saremo entrambi morti. Lui ne è ancora all'oscuro.-
-Io non me ne vado.- sospirò Shydow alzandosi e lanciando un paio di monete d'oro sul bancone. -E non ho intenzione di farti crepare.-
-Credi di riuscire a battere un ciclope da solo?-
-Ne sono fiducioso.- sorrise voltandosi verso le scale.
Ebbe il tempo di fare qualche passo prima che Lysandra si accorgesse il valore dei dischetti aurei che aveva lasciato sul piano in legno con poca cura. -Questi sono troppi!- sbottò. -Anche ammesso che quello che dici sia vero, non posso ripagarti in nessun modo, che tu sconfigga il gigante o meno.-
-Se dovessi vincere, tu sarai mia.- ridacchiò lui. Le parole non erano serie, e ciò fu facilmente intuibile alla ragazza. -Altrimenti, morirò prima dell'ora di pranzo.-
-Non prendi una schiava, prenderesti una come me?- chiese ironica, speranzosa che anche Shydow stesse scherzando.
-Sono un tipo volubile.- sorrise compiaciuto prima di continuare verso le scale.
Lei lo raggiunse a grandi passi, fermandosi di fianco al ragazzo e separata da lui solo dal lungo bancone. -Come facevi a sapere che era una ragazza? E cosa le aveva fatto...-
Shydow si fermò, allungando un sorriso. Fissò il vuoto per qualche secondo, poi si voltò. Scrollò le spalle pigramente e disse solo una parola. -Magia.- e mosse febbrilmente le dita delle mani, con i palmi puntati contro di lei.
A Lysandra scappò una risata. -Tu non sei un mago, i maghi uccidono le persone. Se tu lo fossi, avresti già distrutto il villaggio.-
-Inizialmente volevo farlo. Ma te l'ho detto, sono volubile.- concluse salendo le scale.
Il piano superiore era formato solo da un corridoio, che collegava tra di loro tutte le stanze. Nonostante il legno fosse parecchio segnato dal tempo, continuava ad essere in buono stato, grazie sicuramente alla cura dei due giovani proprietari.
Pensò solo in quel momento di non aver chiesto a Lysandra quale fosse la sua stanza, visto che delle dieci porte che vedeva nessuna era aperta. Sospirando si voltò, triste di tornare di sotto dopo quella che avrebbe definito una bell'uscita ad effetto.
-Signore...- interruppe Tyrell da in fondo al corridoio, fermandolo all'improvviso. -La sua stanza è pronta.-
Il cuore di Shydow raggiunse lo stomaco non appena sentì la parola “signore”, e sembrò sprofondare ancora più con la frase subito dopo. “Non sono così vecchio, per favore, non darmi del lei” pensò tristemente, prima di riprendere il suo sorriso. -Grazie.- sorrise girandosi, cercando di non pensarci. -Allora ci vado subito.-
-Lei... non vuole andare via?- domandò perplesso il ragazzo, una volta raggiunto da Shydow.
-Nessuno al piano di sotto sembra voler andare via.- ribatté voltandosi, la schiena posata sulla porta.
-Ma loro lo faranno comunque. Tutti scappano dai mostri.- disse Tyrell con semplicità, fissando l'altro dal basso verso l'alto.
-E tu, invece? Non scappi?-
-Mia sorella non me l'ha detto, crede che io non lo sappia. Tutti gli adulti pensano che quelli più piccoli di loro siano anche più stupidi.-
-Io non lo penso.- sorrise Shydow incrociando le braccia. -Penso che morire senza fare niente sia sbagliato.-
-Anche scappare?-
-Soprattutto scappare.-
-Be'... io domani combatterò. Non mi interessa se dovessi perdere!- esclamò prevedendo la domanda che sarebbe arrivata.
-In tal caso, ti aiuterò.- Le braccia si sciolsero e Shydow mise una mano sulla maniglia.
-P...perché dovreste farlo?- domandò confuso Tyrell.
-Mi piacerebbe dire che è perché sono volubile, ma non avrebbe minimamente senso. Quindi dirò che... sono gentile, o cose del genere.-
-La gentilezza non porta le persone a morire.-
Shydow scoppiò in una fragorosa risata, forte e a pieni polmoni, che non fece altro che aumentare la confusione del ragazzo. -Se credi che un ciclope possa uccidermi significa che non mi conosci o non hai idea di cosa ci sia in giro per il mondo. Molto probabilmente entrambe, o forse semplicemente non ho fatto abbastanza cose stupide affinché il mio nome arrivasse fino a qui.- ragionò facendo spallucce ed entrando nella camera, chiudendosi la porta alle spalle.
Tyrell scese le scale.
Quel tipo era pazzo, lo sapeva, e sarebbe morto il giorno seguente.
--__--
Bella Maghi!!!
Lo so, era un sacco di tempo che non mi facevo sentire, ma la scuola è molto cattiva T.T.
In ogni caso, spero abbiate apprezzato il capitolo, a breve, almeno in teoria, dovrebbe uscire il numero due, ma potete già leggerlo sul blog di scripta XD. Ricordatevi di seguirmi sui miei social e... be’, buona vita e ci si legge.
Twittatemi che io vi twitto i miei capitoli XD: https://twitter.com/FFMaxCasagrande
Su Tumblr trovate tutte le mie storie originali!: https://www.tumblr.com/blog/maxcasagrandechannel
Scripta blog, il sito con cui sto mandando avanti la collaborazione che ha anche l'esclusiva di “Ars Arkana”: https://www.scripta.blog/
Sono sempre alla ricerca di Beta-tester. Quindi, se volete, fatevi avanti!
Se avete un po' di tempo, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo con una recensione o un commentino qui sotto, mi fa molto piacere XD. (E poi divento più bravo!)
Se vi va condividete il capitolo, così divento famoso!!! \(^o^)/ (mai vero, ma comunque apprezzo :P).
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pangeanews · 5 years ago
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“Non è il bel viso quello che si ama, è il viso che abbiamo distrutto”. Elias Canetti, lo scrittore necessario. Leggere per credere
Improvvisamente, ho capito che Elias Canetti è lo scrittore fondamentale del secolo scorso. Certo, è una asserzione assoluta, forse cretina, questa. Di solito, preferiamo, con giustizia, leggere altro, darci al romanzo – che sia James Joyce o Philip Roth – oppure alla filosofia, a seconda dell’umore, delle singole convinzioni che ci convincono di condurre una esistenza singolare.
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Elias Canetti è uno scrittore per esseri umani compiuti: se si costringe al romanzo è per infrangerlo, per svuotarlo di senso narrativo; se indugia nel saggio – Massa e potere – è per svelare la ferocia del marchingegno storico, la corruzione che agita l’uomo vanificandone gli sforzi, il concetto che l’uomo, in fondo, si riduce a mordere più che a verbalizzare poemi, che la sua intelligenza è nei denti e negli occhi più che nel cervello. Ma che scrittura straordinaria, quella di Canetti: asciutta e cinica, senza sfibrata accademia, come uno storico bizantino che ghigna immaginando le persecuzioni e le perversioni di cui è campione il suo sovrano. Allo stesso modo, Canetti è selvaggio: ha l’autorità di un volgarizzatore di Plotino e la nitidezza di uno che incide su pietra.
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Non nega la gloria e dice il fango, Canetti. Che sia sostanzialmente inattuale, rispetto a troppi cialtroni del verbo, è il metro della nostra ignavia – non siamo in grado neanche di essere decadenti, di cadere, hanno digitalizzato perfino l’abisso. Non tanto Auto da fé – che si cita per dimostrare di aver letto qualcosa oltre il consueto – ma la trilogia autobiografica La lingua salvata, Il frutto del fuoco, Il gioco degli occhi è una perla narrativa, un’opera fondamentale. Canetti è un cacciatore d’anime, ha sguardi da cecchino, descrive il labirinto delle relazioni umane con genio da Dedalo. Per paradosso, è come se gli uomini esistessero perché c’è lui, monolitico, infine, all’apparenza, innocuo, a raccontarli. L’istante narrativo in cui Elias Canetti, insieme a Hermann Broch, si tormentano con la domanda capitale, “esisteva un uomo buono?”, è memorabile. La domanda – “gli mancavano certe qualità che servivano da molla agli altri?” – presuppone che l’uomo sia naturalmente creato alla malvagità. Sviscerando la domanda, con violento candore da esegeta biblico, Canetti incontra il fatidico “dottor Sonne”, dandone una descrizione indimenticabile. Il primo aspetto che colpisce Canetti di questo stralunato sapiente, poeta abortito, edotto in tutto, l’incarnazione del ‘giusto’, è che “c’era l’assenza di ogni riferimento personale. Sonne non parlava mai di sé. Non diceva mai niente in prima persona”.
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Forse imitando il fatidico Sonne, Canetti, ricevendo il Nobel per la letteratura, è il 1981, fece quattro passi indietro. Prima accennò a tre città – Vienna, Londra, Zurigo – “divinità cittadine speciali… che si distinguono per minaccia, incommensurabilità, trasfigurazione”. Poi accenna all’Europa – “mi auguro… un tempo così benedetto che al mondo nessuno più maledica il nome dell’Europa” – infine a “quattro uomini appartenenti all’autentica Europa, e da cui non voglio separarmi”. I quattro sono: Karl Kraus – “il più grande satirico in lingua tedesca” –, Franz Kafka – a cui Canetti dedica un libro importante, L’altro processo. Le lettere di Kafka a Milena –, Robert Musil – “mi ha sempre affascinato, forse soltanto ora sono in grado di afferrare completamente il suo lavoro” – e Hermann Broch. “Per me, è impossibile, oggi, non pensare a questi quattro uomini. Se fossero ancora vivi, è chiaro, uno di loro dovrebbe essere al mio posto, qui”. Nella gratitudine è il paradigma del genio.
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Canetti ci pone nel quarzo della contraddizione: non bisogna credergli, ma accettarlo – con l’accetta.
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E cosa importa se uno scrittore non incarna i suoi scritti?, l’importante è che essi si intaglino in noi, ci scarnifichino, fino all’inchino supremo, allo scalpo.
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Allo stesso tempo, varcando in latitudine tutto il Novecento – nato nel 1905, muore nel 1994 – Canetti sfascia il diletto filosofico, sconfigge l’illusione romanzesca, scandisce di ruderi il millennio prossimo. Proprio così. I suoi quaderni, gli abbozzi di romanzi sfiorati, sfrontati, gli aforismi che celano galassie, i paragrafi visionari e violenti, costituiscono una specie di Pompei marziana, disseppellita nel 2200, d’imperiale potenza eppure fugace come un miraggio. Masticare gli episodi verbali di Canetti – “La loro libertà e spontaneità, la convinzione che i quaderni stessero a sé e non servissero ad alcuno scopo, l’assenza di responsabilità, per cui non li rileggevo mai e non vi correggevo nulla, mi salvarono da un irrigidimento fatale” –, ammetto, è una specie di rito, un veleno con cui desidero inquinare i miei giorni. Il fatto che i testi ‘laterali’ di Canetti siano il cuore della sua opera, che lo spontaneo – cioè: il vitale – ne sia il carisma, e l’irresponsabile la formula estetica li pone nella teca del sacro – e dunque, del dissacrante.
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I quaderni di Canetti – lettura da bisbigliare in sprezzo agli archeologi della letteratura – sono editi da Adelphi, in tomi come Il cuore segreto dell’orologio, La tortura delle mosche, La provincia dell’uomo. Quest’ultimo, in particolare, procede a corrodermi, promette provvidenziali vertigini. Va aperto a caso, letto ovunque, sulla tazza del bagno o sul posto di lavoro, guardando il prossimo con acida superiorità, certi del proprio niente. (d.b.)
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Solo un’immagine può piacere interamente, mai una persona. Origine degli angeli.
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Dio è il più grande atto di superbia dell’uomo; e quando egli l’avrà espiato, non ne troverà mai uno più grande.
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Le cariche onorifiche sono per gli imbecilli; meglio vivere nella vergogna che negli onori; soprattutto, niente onorificenze; libertà ad ogni prezzo, per pensare. Gli onori sono appesi come arazzi sugli occhi e sulle orecchie; chi riesce più a vedere, a sentire! Negli onori asfissiano i sogni e si disseccano gli anni buoni.
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La morte la voglio seria, la morte la voglio terribile, e che il punto più terribile sia quando non c’è più da temere se non il nulla.
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Non è il bel viso quello che si ama, è il viso che abbiamo distrutto.
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La cosa più stupida sono le rimostranze: c’è sempre qualcuno verso il quale nutrire rancore. Capita sempre che l’uno o l’altro ci abbia offeso. Capita sempre che l’uno o l’altro ci abbia fatto un torto. Cosa gli è saltato in mente, che vuol dire questo e stavolta non la passerà liscia. Questa piccineria sciocca continua a frullarci in testa; piccineria, perché riguarda soltanto noi stessi, e anzi solo una minima parte della nostra persona, i suoi confini sempre artificiosi. Di tali rimostranze la vita si riempie come se fossero prove di saggezza. Invadono tutto come cimici, si moltiplicano più in fretta dei pidocchi. Si va a dormire con loro, ci si sveglia con loro; la ‘vita di relazione’ degli uomini non consiste d’altro.
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Nel silenzio, di notte, quando dormono tutti coloro che conosce bene, diventa un uomo migliore.
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Dell’aldilà è rimasto il nulla, la sua più pericolosa eredità.
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Le costellazioni erano state concepite come fossero dei consigli, ma sono consigli che nessuno ha mai capito.
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Da quando ho visto l’andatura di un ghepardo, questa ebbrezza del movimento mi ha assalito. La bellezza fisica noi la percepiamo innanzitutto negli animali. Se non ci fossero gli animali, nessuno più sarebbe bello.
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Poiché senza parole non mi è dato di esistere, devo conservare fiducia nelle parole, e posso farlo soltanto se non le travesto. Ogni pretesa esteriore che sia basata sulle parole mi è dunque impossibile. Posso scriverle e conservarle in qualche posto, al riparo. Non posso gettarle in faccia a nessuno, né esercitare con essere alcun commercio. Mi ripugna anche soltanto mutare in esse qualcosa, una volta che sono state scritte. Tutte le chiacchiere sull’arte, specialmente quelle provenienti da chi ne pratica una, mi riescono insopportabili. Mi vergogno per costoro come per i ciarlatani, con la differenza che questi ultimi sono più interessanti. I libri mi sono sacri, ma questo non ha nulla a che fare con la letteratura, tanto meno con quella che scrivo io. Molte migliaia di libri sono per me più importanti dei pochissimi che ho scritto. Di fatto, ogni libro è per me la cosa più importante, in un modo fisico, che mi è difficile spiegare. Detesto la bellezza irreprensibile della prosa troppo consapevole… La bella prosa, che si muove nella sfera delle rimasticature e delle copie, è simile a una sfilata di moda della lingua, continua a girarsi e rigirarsi, non riesco nemmeno a disprezzarla.
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Tutto è meglio dell’io, ma dove metterlo?
*
Il buddismo non mi soddisfa perché rinuncia a troppo. Non dà una risposta alla morte, la aggira. Il cristianesimo ha comunque posto al centro il fatto del morire: che altro è la croce? Non c’è nessuna dottrina indiana che veramente tratti della morte, perché nessuna si è posta assolutamente contro di essa: la vita, mancando di valore, ha sgravato la morte. Rimane ancora da vedere quale fede sorga nell’uomo che vede e riconosce l’enormità della morte e le nega ogni significato positivo. L’incorruttibilità che presuppone una tale concezione della morte finora non è mai stata raggiunta: l’uomo è troppo debole e abbandona la lotta prima di avere preso la decisione di cominciarla.
*
Tutto quello che si è dimenticato grida aiuto nel sogno.
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Mi interessano gli uomini vivi e mi interessano i personaggi. Detesto gli ibridi fra le due cose.
*
Improvvisamente fu la fine di ogni fede. Un senso di infinita felicità si diffuse tra gli uomini. Ognuno danzò fino a crollare esausto. Ma poi, sempre da solo, qualcuno si risollevava. Il sole brillò più forte. Ma l’aria era sottile. Il mare divenne incomprensibile.
*
Mistica: lo svelarsi è avvenuto una volta per tutte. È sempre lo stesso svelarsi. Avviene senza avvenimenti. Non può tirarsi indietro.
*
Il prestigio che gli scrittori ricavano dai loro martiri: da Hölderlin, da Kleist, da Walser. Così, con tutte le loro pretese di libertà, apertura e invenzione, non sono nient’altro che una setta. Io sono stufo di approfittare di questa gran boria degli scrittori. Non sono ancora nemmeno un uomo.
*
Ogni scrittore che si è fatto un nome e tiene ad affermarsi sa molto bene che, appena lo fa, cessa di essere scrittore, perché allora amministra una posizione sociale come qualsiasi borghese. Eppure sa di alcuni scrittori che erano scrittori e basta, fino a tal punto che proprio non riuscivano in alcun modo a sostenersi nella società. Finiscono spenti e soffocati e hanno la scelta fra un vivere di peso a tutti, come mendicanti, e il manicomio. Chi sa farsi valere sa anche che quegli scrittori erano più puri di lui, e sopporta mentalmente di averli vicino a lungo, ma è senz’altro disposto a riverirli al manicomio. Essi sono le ferite distaccate dal suo corpo, e come tali continuano a vegetare. È edificante osservare e conoscere le proprie ferite, purché non le si sentano più sul proprio corpo.
Elias Canetti
*I testi sono tratti da: Elias Canetti, “La provincia dell’uomo”, Adelphi, 1978; traduzione italiana di Furio Jesi
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meteoorsobianco · 8 years ago
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Ringrazio Fabiana, davvero.
Senza conoscermi ha accetato diraccontare la sua passione e condividerla con noi.
Classe 1983, di Verbania, quindi una mia concittadina e la cosa mi rende ancora più fiera di averla intervistata, è una bobbista Italiana e in coppia con Jessica Gillarduzzi partecipa ai giochi Olimpici di Torino 2006,posizionandosi 12 esima nel bob a due.
@orsobiancoice
Allora,inizo subito con farti i complimenti cosi giovane,e sopratutto donna hai scelto una disciplina particolare ….Il Bob su ghiaccio.
Come si arriva ad amare uno sport come questo?
chi ti ha ispirato?
F.M.
IO CI SONO ARRIVATA TRAMITE L’ATLETICA LEGGERA, CHE HO PRATICATO DALL’ETÀ DI 8 ANNI FINO AL MIO INGRESSO NEL MONDO DEL BOB A 19 ANNI, E TRAMITE IL MIO ALLENATORE DI ATLETICA (IVAN GIORDANI ANCHE LUI EX BOBBISTA E TECNICO DELLA NAZIONALE)A CUI ERA STATO PROPOSTO DI FARE DEI TEST PER IL BOB E DECISE DI FARLI PROVARE PURE A ME. ISPIRATO? DEVO RINGRAZIARE IVAN CHE SICURAMENTE È STATO L’INPUT PER SCOPRIRE QUESTO SPORT FANTASTICO PIENO DI ADRENALINA.
@orsobiancoice
Lo hai praticato per 8 anni e hai partecipato alle Olimpiadi, quando hai iniziato ti eri prefissa degli obiettivi? dove volevi arrivare?
F.M.
LE OLIMPIADI SONO SEMPRE STATE, FIN DA BAMBINA, IL MIO SOGNO È QUINDI POTER PARTECIPARE A QUESTA MANIFESTAZIONE ERA IL MIO OBBIETTIVO PRINCIPALE. AVREI VOLUTO ARRIVARE PIÙ IN ALTO MA SONO COMUNQUE SODDISFATTA DI CIÒ CHE SIAMO RIUSCITE A CONQUISTARE; ABBIAMO FATTO UN 3 POSTO AI CAMPIONATI EUROPEI ASSOLUTI CORTINA 2007, DIVERSI 5POSTI IN COPPA DEL MONDO E COME MIGLIOR RISULTATO DI CLASSIFICA FINALE DI COPPA DEL MONDO ABBIAMO UN 6 POSTO, SIAMO ARRIVATE 3 E 4 AI CAMPIONATI DEL MONDO JUNIOR. SICURAMENTE IN ITALIA E UNO SPORT POCO CONOSCIUTO ED ESSERE DONNA ERA ANCORA PIU DIFFICILE PERCHÉ NON SI POTEVA VIVERE SOLO DI QUELLO, NONOSTANTE SI FOSSE VIA PER MOLTI MESI DURANTE L’ANNO E GLI ALLENAMENTI FOSSERO 7GG SU 7 DOVEVO LAVORARE E TOGLIERE DEL TEMPO AGLI ALLENAMENTI, CI SAREBBE STATA LA POSSIBILITÀ DI ENTRARE IN UN GRUPPO SPORTIVO MA LE DONNE SONO SEMPRE STATE MESSE DA PARTE. DEVO COMUNQUE RINGRAZIARE I MIEI CHE MI HANNO SUPPORTATO E SOPPORTATO PER TUTTI GLI ANNI IN CUI HO GAREGGIATO ED UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE ANCHE ALLA COMUNITÀ MONTANA VALGRANDE (MIO SPONSOR DELL’EPOCA) E AL CONI DI VERBANIA GUIDATO DALLA SIGNORA ROSALBA BOLDINI CHE CI HA AIUTATO IN TANTI TANTI MOMENTI.
  @orsobiancoice
Lo sport, anzi il mondo dello sport di solito è inteso al maschile,invece io penso a quante grandissime donna abbiamo che praticano tutti gli sport….quanta competizione c’è tra donne,se ne hai trovata, e quanta diffidenza da parte degli uomini?
F.M.
TRA LE DONNE C’ERA MOLTA COMPETIZIONE ( DONNE DA TUTGO IL MONDO)MA MOLTO SANA, A FINE GARA ED ALLENAMENTI SI ERA TUTTI AMICHE, CI SI DAVA ANCHE CONSIGLI . ANCORA OGGI SONO IN CONTATTO TRAMITE SOCIAL NETWORK CON DIVERSE DONNE CHE HANNO GAREGGIATO CON ME. PER QUANTO RIGUARDA LA DIFFIDENZA MASCHILE C’È DA DIRE CHE NEL MONDO ERA GIÀ MOLTO POCA, SI ERA UN BEL GRUPPO.
Come ti prepari a una gara??LA MIA PREPARAZIONE PARTIVA DALL’ESTATE IN CUI SI FACEVA UNA PREPARAZIONE ATLETICA IN PALESTRA,PISTA DI ATLETICA E UNA PIÙ TECNICA SU PISTINI GHIACCIATI DOVE SI SIMULAVA LA SPINTA INIZIALE.
Hai trovato ostacoli? oppure hai dovuto sacrificare il tuo tempo libero? MOLTI OSTACOLI MA CON LA MIA TESTA DURA E GRAZIE A IVAN E LA MIA FAMIGLIA SONO RIUSCITA A SUPERARLI, HO SPESO MOLTO DEL MIO TEMPO LIBERO MA MOLTO MOLTO FELICEMENTE!!!!
Ultima domanda…Gareggi ancora??? se si quale gara vorresti vincere a tutti i costi?? HO SMESSO DI GAREGGIARE A GENNAIO 2010, SICURAMENTE AVREI VOLUTO VINCERE UN OLIMPIADE…
  @orsobiancoice
Grazie di tutto davvero, incantevole Fabiana.
@fabianamollica
    Fabiana Mollica…una passione per il ghiaccio Ringrazio Fabiana, davvero. Senza conoscermi ha accetato diraccontare la sua passione e condividerla con noi. Classe 1983, di Verbania, quindi una mia concittadina e la cosa mi rende ancora più fiera di averla intervistata, è una bobbista Italiana e in coppia con Jessica Gillarduzzi partecipa ai giochi Olimpici di Torino 2006,posizionandosi 12 esima nel bob a due.
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