#scrittore giapponese
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Sotto il Sole di Mezzanotte: Il Thriller Inquietante di Keigo Higashino tra Segreti, Vendetta e Misteri Irresoluti
Keigo Higashino ci trascina in un intricato caso di omicidio irrisolto, dove il tempo non attenua il mistero e la ricerca della verità si fa ancora più ossessiva.
Keigo Higashino ci trascina in un intricato caso di omicidio irrisolto, dove il tempo non attenua il mistero e la ricerca della verità si fa ancora più ossessiva. Sotto il Sole di Mezzanotte di Keigo Higashino è un thriller che esplora l’oscurità dell’animo umano e il potere del tempo nell’intensificare il mistero. Ambientato in Giappone, il romanzo si apre con l’omicidio di Yosuke Kirihara,…
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helicrysum · 3 months ago
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ieri uscivo di casa per andare a ritirare un pacchetto (un acchiappa-sole per la mia stanza) e ancora incastrata nella buca delle lettere sulla porta ho visto la tua lettera
emozione pura
l'ho aperta subito perché non ho resistito e ho iniziato a leggere velocissimo prendendo qualche parola per volta e infilandomela come uno spillo nella pelle poi queste scosse diventavano un pianto che cercavo di sopprimere mentre camminavo lungo zwartjanstraat con i suoi negozi e le sue donne con il velo
quindi richiudevo tutto e tenevo questi fogli stretti nelle mie mani con la paura di farli volare via (!) e poi ricominciavo
Tu mi parli del tuo dolore di questo anno e io penso con vergogna che non ti ho Visto, mentre tu sei stato capace di capire qualcosa di grande senza che io usassi parola alcuna, solo con gli occhi in quelle poche volte in cui siamo stati insieme. mi chiedo come sia possibile
Piango perché penso a quanto questo dolore mi abbia resa cieca e isolata dagli altri, a quante cose mi sono persa. Devo guarire perché questa non è vita. Piango perché mi rendo conto che l'unica versione che hai visto di me è quella della malattia, delle dita mangiate e del buio
Anche io vorrei essere una di queste persone come te che sono eterne, che sembrano venire da un tempo altro, più reale, con più cura. Conoscerti è per me come stare vicino a una grande mente del novecento, come se io fossi Barney Rosset e tu uno dei suoi amici scrittori, come Beckett o quello scrittore giapponese. Una cosa incredibile, un privilegio unico, come la sensazione che provavo leggendo quel libro questa estate. È la stessa cosa. Life is so so big
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kiki-de-la-petite-flaque · 11 months ago
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Antonio Tabucchi (Pisa, 24 settembre 1943 – Lisbona, 25 marzo 2012), è stato uno scrittore e accademico italiano, docente di lingua e letteratura portoghese all'Università di Siena; è considerato il maggior conoscitore, critico e traduttore di Fernando Pessoa, scrittore proprio in ragione del quale, per meglio comprenderne la poetica, Tabucchi aveva imparato il portoghese dalla moglie Maria Josè de Lancastre, nata e cresciuta in Portogallo.
I suoi libri e saggi sono stati tradotti in oltre 18 lingue, compreso il giapponese. Con Maria José de Lancastre, sua moglie, ha tradotto in italiano molte delle opere di Fernando Pessoa, ha scritto un libro di saggi e una commedia teatrale su questo grande scrittore. Ha ottenuto il premio francese "Médicis étranger" per *Notturno indiano* e il premio Campiello per *Sostiene Pereira*.
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sorella-di-icaro · 2 months ago
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LAMPO, IL CANE VIAGGIATORE
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STORIA
«Lampo ha solo voluto vivere in un modo diverso da tutti i suoi simili, viaggiando per conoscere non soltanto un po' del nostro mondo, ma anche la vita e i sentimenti degli uomini.»
(Elvio Barlettani)
Lampo comparve nella stazione di Campiglia Marittima in una giornata del mese di agosto del 1953: era un «piccolo bastardello pezzato, senza famiglia né dimora», sceso da un vagone di un treno merci di passaggio. Elvio Barlettani, il vice capostazione dello scalo, residente a Piombino, venne convinto dalla figlia Mirna a metterlo al sicuro nel suo ufficio, nonostante i rigidi regolamenti ferroviari, «per non più di una notte». Alla fine, però, la famiglia Barlettani (che possedeva già un altro cane, il pastore tedesco Tigre) finì per adottarlo, battezzandolo Lampo per via della sua velocità.
Ben presto il cane imparò gli orari dei treni e si dimostrò in grado di distinguere i convogli lenti da quelli veloci e di riconoscere le carrozze ristorante dei treni per andare a chiedere cibo al personale di bordo. Quasi tutte le mattine saliva da solo sul treno a Campiglia per andare a Piombino ad accompagnare Mirna Barlettani a scuola, per poi ritornare a Campiglia con un treno in senso opposto, e quotidianamente saliva su treni diretti in località diverse, viaggiando da solo attraverso numerose linee ferroviarie italiane, per poi ritornare a fine giornata, sempre in treno, a Campiglia, recandosi spesso anche a casa Barlettani.
Dopo alcuni anni, la Direzione del compartimento ferroviario di Firenze obbligò Barlettani ad allontanare il cane: inizialmente venne messo su un treno merci diretto a Napoli ma riuscì a ritornare a Campiglia dopo qualche giorno. In seguito venne affidato a un contadino delle campagne vicino a Barletta, ma nonostante ciò, dopo circa cinque mesi, ricomparve a Campiglia Marittima, dove divenne ufficialmente la mascotte della stazione ferroviaria. La sua storia incuriosì i giornalisti di tutto il mondo, che gli dedicarono servizi televisivi, articoli e copertine. Nel novembre 1958 la Rai mandò in onda un servizio dedicato a Lampo all'interno della rubrica Giramondo - Cinegiornale dei ragazzi.
Dopo alcuni anni fu possibile ricostruire una parte della storia del cane: Lampo fu riconosciuto da un clochard del porto di Livorno, che si incontrò con Barlettani e gli raccontò di aver tenuto con sé l'animale per qualche tempo dopo averlo visto scendere da una nave statunitense nel 1951.
Lampo morì la sera del 22 luglio 1961, investito da un treno merci in manovra; venne seppellito nell'aiuola della stazione, ai piedi di un albero di acacia.
RICORDI
Poco tempo dopo la sua morte, grazie a una colletta dei ferrovieri e a una sottoscrizione lanciata dalla rivista statunitense This Week, presso la stazione di Campiglia Marittima venne inaugurato un monumento in ricordo di Lampo realizzato dallo scultore Andrea Spadini.
Il suo padrone, Elvio Barlettani (scomparso nel luglio 2006), pubblicò nel 1962 per la casa editrice Garzanti il libro Lampo, il cane viaggiatore, successo editoriale ripubblicato in una quindicina di edizioni fino al 2009. Il libro è stato tradotto in inglese (Lampo, the Traveling Dog), francese (Lampo, chien voyageur, ristampato con il titolo Le chien qui prenait le train), tedesco (Lampo fährt, wohin er will: Abenteuer eines gescheiten Hundes, traducibile in "Lampo va dove vuole: avventure di un cane intelligente") e giapponese.
Nel 1967 la storia di Lampo fu romanzata dallo scrittore polacco Roman Pisarski nel racconto O psie, który jeździł koleją (lett. "Sul cane che viaggiava in treno"), lettura obbligatoria nelle classi di terza elementare in Polonia.
È inoltre ricordato nelle note dell'album Lampo viaggiatore di Ivano Fossati, i cui testi non ne parlano esplicitamente, sebbene il titolo del disco ed il brano Lampo (sogno di un macchinista ferroviere) evochi il percorso dei treni sulla costa ligure.
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carmenvicinanza · 4 months ago
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Alice Prin. Passata alla storia come Kiki de Montparnasse
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Un’affascinante e scandalosa protagonista della Parigi degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso è stata sicuramente Alice Prin, in arte Kiki de Montparnasse.
Modella, pittrice, attrice e cantante, ha preso parte a diversi film e ispirato celebri dipinti, sculture e fotografie di artisti come Jean Cocteau, Alexander Clader, René Clair e altri ancora.
Una vita rocambolesca, fatta di incontri straordinari, notti in cella, ricoveri ed eccessi di ogni tipo.
È la protagonista di numerose opere di Man Ray tra cui spiccano Violon d’Ingres e Noire et Blanche.
Nata il 2 ottobre 1901 a Châtillon-sur-Seine, in Borgogna, Alice Ernestine Prin era la terzogenita illegittima (e unica sopravvissuta) di un carbonaio e di una povera ragazza di diciotto anni, che l’aveva lasciata a sua madre per andare a lavorare a Parigi come infermiera.
A dodici anni ha raggiunto la madre e iniziato a fare diversi lavori di ogni sorta.
A sedici anni guadagnava posando per l’avanguardia artistica, conducendo una vita all’insegna della sperimentazione continua, faceva un uso smodato di alcol, cocaina e oppio, dipendenze che l’hanno condotta più volte in cliniche di riabilitazione.
Frequentava i circoli artistici e letterari della città, libera e disinibita, era famosa per la personalità vivace, lo spirito ribelle e lo stile di vita bohémien.
Sfacciata e irriverente, ammaliante, imprevedibile, eccessiva, si esibiva nei cabaret e vendeva i suoi ritratti agli avventori, facendo esperienza di quell’umanità che era il suo pubblico. La sua vita è stata la sua opera d’arte più importante.
Grazie alla sua intelligenza, a un talento irregolare e al suo essere una donna sempre e completamente libera, autodeterminata, Kiki è stata la Reine du Montparnasse e l’incarnazione di una sensibilità e di un’estetica innovative, fuori da ogni regola e schema.
Per sei anni, dal 1921, ha avuto una burrascosa relazione con Man Ray, uno dei maggiori esponenti del dadaismo, che l’ha ritratta in centinaia di foto.
In quegli anni tormentati, lei era la sua modella, musa e organizzatrice delle attività mentre lui diventava un artista conosciuto a livello internazionale.
La loro turbolenta storia d’amore si è dipanata tra collaborazioni, litigi furiosi e riappacificazioni, stravizi e fughe, tra notti piene di jazz e albe allucinate.
Nel 1929 la sua autobiografia, Souvenirs, è uscita con la prefazione di Ernest Hemingway, allora ancora un giovane scrittore. Il libro, negli Stati Uniti, è stato proibito per molti anni a causa del linguaggio scabroso e i contenuti marcatamente anti borghesi.
Durante la seconda guerra mondiale si è rifugiata negli USA perché ricercata dalla Gestapo per aver diffuso propaganda anti nazista. 
È morta a Parigi il 29 aprile 1953. Aveva 51 anni, era povera, sola e devastata dagli abusi di alcol e droghe. Il suo mito era ormai tramontato.
L’unico dei vecchi amici ad andare al suo funerale è stato il pittore giapponese Tsuguharu Foujita.
Alice Prin rappresenta l’incarnazione della schiettezza, dell’audacia e della creatività che hanno caratterizzato un periodo irripetibile della vita a Montparnasse.
Di lei, Hemingway scrisse: è un monumento: “dominò l’epoca di Montparnasse più di quanto la Regina Vittoria non abbia dominato l’epoca vittoriana… Eccovi un libro scritto da una donna che non fu mai una signora. Per circa dieci anni Kiki fu lì lì per essere una regina, ma questo naturalmente è molto diverso dall’essere una signora”.
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weirdesplinder · 8 months ago
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Il Ciclo Asiatico di James Clavell
Sono anni che mi riprometto di leggere il romanzo Shogun di James Clavell, un best sellers del 1975. Io ne posseggo un'edizione italiana anni '80 di Sonzogno che ho ereditato da mia zia, ma nonostante sia una lettrice che ama i romanzi lunghi e questo lo è, e anche i romanzi storici e anche il Giappone, qualcosa mi ha sempre frenato. Forse dalla trama temevo fosse simile al film con Tom Cruise L'Ultimo samurai, che sinceramente mi aveva parecchio deluso. O che somigliasse ad alcuni romanzi di Wilbur Smith che io non apprezzo come scrittore sinceramente. Non lo so.
Poi quest'anno ecco che su Disney + esce una serie televisiva di 10 puntate tratta dal romanzo, e mi dico prima guardo la serie e poi giuro leggo il romanzo. La inizio, ma poi scopro che esiste un'altra serie tv, del 1980, tratta dal romanzo, la cui sceneggiatura fu curata proprio dallo stesso autore! Conta solo 4 puntate e conta un cast di attori molto validi come Richard Chamberlain e John Rhys-Davies. E vuoi non guardare anche quella e magari fare una comparazione fra le due?
Quindi per preparare questo post ci sono voluti mesi, ma alla fine ce l'ho fatta. Partiamo a parlare delle due serie televisive.
Shogun del 1980 è una miniserie di 5 puntate che però sono lunghe ognuna quanto un film. Shogun del 2024 conta invece 10 puntate ma più brevi. Fare una comparazione fra le due è molto difficile perchè pur nascendo dalla stessa opera letteraria a cui restano anche abbastanza fedeli, sono molto diverse a causa di alcune scelte stilistiche.
Shogun del 1980 è stata girata dal punto di vista del protagonista John Blackthorne, quindi alcune sequenze che riguardano invece i personaggi giapponesi e i loro intrighi di palazzo vengono saltate se lui on è presente. Inoltre i dialoghi giapponesi non sono stati nè doppiati nè sottotitolati, se non nelle scene in cui è presente un interprete per John. Anche alcune scene del libro che riguardano dialoghi e intrighi di gesuiti e portoghesi dove John non è presente sono assenti nella serie, quindi capirete che questo crea dei buchi narrativi e noi spettatori come il protagonista ci troviamo spiazzati e non capiamo cosa sta accadendo intorno a noi. Io poi che non avevo letto il libro prima di vedere la serie ho capito parte del piano di Toranaga solo a fine della serie e non del tutto.
Questa scelta stilistica ti fa immedesimare molto col protagonista, ma al tempo stesso ti estranea e crea confusione su alcuni punti della trama. Esiste una versione della miniserie doppiata in italiano totalmente anche le parti in giapponese ma io non l'ho trovata e ho guardato la versione del dvd senza doppiaggio nè sottotitoli dei dialoghi giapponesi senza interprete.
Quali sono i punti di forza di questa serie? Senza dubbio la sceneggiatura che fu curata in parte dallo stesso James Clavell e ha dei dialoghi stupendi, in particolar modo tutto quello che dice Mariko, è fantastico e la delicatezza della storia tra lei e Blacktorne è veramente toccante. Poi gli attori sono veramente tutti veramente bravi e carismatici, in primis Richard Chamberlain che interpreta Blacktorne, Yoko Shimada che inrpreta Mariko, Toshiro Mifune che interpreta Toranaga e John Rhys-Davies che interpreta Vasco Rodrigues. La serie è inoltre molto fedele al romanzo anche per la cronologia dei fatti, ma per problemi di tempo ha dovuto tagliare alcune cose, e molte riguardano i personaggi giapponesi, inoltre la mancanza di traduzione dei dialoghi giapponesi è veramente un detrimento importante per la comprensione di diversi punti della trama che sembra monca a tratti.
La serie Shogun del 2024 è molto più comprensibile poichè tutti i dialoghi sono tradotti o sottotitolati e molti punti di trama vengono spiegati con dovizia di particolari, a volte pure troppo fin quasi a divenire didascalici. Tipo, aspetta che faccio dire questa frase a questo personaggio nel caso non avessi capito quella cosa che ti ho mostrato prima. Anche alcune scene vengono anticipate cronologicamente rispetto al romanzo glissando su cose che sarebbero accadute prima e non vengono mostrate pur di far capire subito allo spettatore il fulcro del potere e degli intrighi che muovono i personaggi che è il Castello di Osaka. Se la serie del 1980 ti voleva fare immedesimare fin troppo col protagonista inglese e ti faceva provare ciò che lui provava cioè confusione primariamente e sceglieva di mostrare quasi solo scena dove lui è sempre presente, Shogun del 2024 fa la stessa cosa ma con Toranaga è lui il fulcro della serie, tanto che l'inglese Blacktorne ad un certo punto quasi scompare compare in poche scene o quasi non parla. Tutto gira intorno ai personaggi giapponesi alle loro motivazioni vengono creati flashback per mostrarci il loro passato ecc...
La serie risulta chiara e fruibile ma un poco sbilanciata rispetto al romanzo a mio avviso, Blacktorne è veramente troppo secondario. Entrambe le serie esagerano un tantino mettendo al centro un lato più dell'altro, ma sono scelte stilistiche immagino che possono piacere o meno ma non sono sbagliate. Sono scelte.
Dove la serie del 2024 invece secondo ha sbagliato sono la scelta degli attori che interpretano Blacktorne e Mariko, che non sono veramente all'altezza dei loro predessori del 1980, ma nemmeno lontanamente. E anche nei dialoghi che sono molto più semplici, fin troppo a volte, e molto più scurrili.
Detto questo sono entrambe serie tv molto belle e godibili, ma nessuna delle due mi è entrata nel cuore o mi ha fatto urlare al miracolo sinceramente , se non per alcune scene circoscritte della serie del 1980 con dialoghi veramente stupendi.
Il romanzo di Clavell è però di gran lunga superiore come opera ad entrambe le serie tv, molto più coeso e bilanciato. Anche lui a tratti non mi ha convinto del tutto perchè per mio gusto non approfodisce alcuni punti del quadro stirico del periodo che avrebbero meritato più spazio (rapporto gesuiti spagnoli e portogallo, e guerra inglese olandesi contro portogallo e spagna, politiche coloniali, rotte commerciali, ruolo chiesa cristiana in giappone, altri gruppi religiosi...) e in alcuni punti diventa prolisso su cose che a mio avviso poteva glissare, ma è una cosa soggettiva mia. E io come gusto nell'ambito romanzi storici guardo allo stile di Alexandre Dumas e Victor Hugo quindi il mio metro di giudizio è davvero molto ma molto in alto. Nella mia mente leggendo il libro continuavo a comparare Shogun al Conte di Montecristo cosa ingiustissima per i due libri hanno veramente quasi niente in comune se non il fatto che i film tratti da entrambi sono stati interpretati da Richerd Chamberlain, e quindi Shogun ha risentito molto di quetso mio preconcetto di cui mi scuso, ma dopotutto sono umana e la mia mente ha funzionato così.
Per farmi personare ecco un piccolo excursus del ciclo asiatico di James Clavell, una saga che raccoglie 6 romanzi dell'auutore tutti ambientati in orienti, ma leggibili singolarmente, di cui Shogun fa parte.
Shogun
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Trama: 1600. Partito alla volta dell'Oriente per il monopolio olandese del commercio con Cina e Giappone, John Blackthorne, comandante dell'Erasmus, si ritrova costretto da una tremenda tempesta al naufragio in un villaggio di pescatori nel Giappone feudale del XV secolo. In quel mondo sconosciuto e lontano, Blackthorne deve trovare il modo di sopravvivere. Grazie al suo coraggio, che lo condurrà sulla via dei samurai, con il soprannome di Anjin (il navigatore) diventerà il fido aiutante dello Shōgun e nella sua ascesa al potere conoscerà l'amore impossibile per la bella e ambigua Mariko.
2. Tai-pan
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Trama: 1842 Hong Kong è solo un porto naturale abitato da poveri pescatori. Ma Dirk Struan, capo di una delle maggiori compagnie mercantili operanti in Estremo Oriente, intuisce che quel pezzetto di terra battuta dai tifoni potrà diventare la base per l'espansione commerciale inglese in Asia. E' un uomo coraggioso, tagliato per il comando, rispettato dai cinesi che lo chiamano Tai-Pan, signore assoluto. Per realizzare il suo sogno, però, dovrà affrontare nemici senza scrupoli in una lotta implacabile. Una storia di passioni e violenze, ma anche l'epopea di un'epoca che vide l'inizio del declino del Celeste Impero e la nascita della colonia più ricca d'Oriente.
3. Gai-jin
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Trama: È il 1862 e il potere dello Shogun si indebolisce sempre di più: tra le fazioni rivali si accende una lotta senza scrupoli per impadronirsi dell'Impero. A Yokohama, anche i gai-jin, gli odiati stranieri, cercano di trarre profitto dallo scompiglio per imporre il proprio Tai-Pan sulla dinastia degli shogunati. La vicenda del romanzo si svolge circa vent'anni dopo gli eventi di Tai-Pan e ha come protagonista Malcolm Struan, il figlio di Culum e Tess Struan.
4. Il re
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Trama: Seconda guerra mondiale. Nel brutale campo di prigionia di Changi, in territorio occupato dai giapponesi, nei pressi di Singapore, un caporale americano detto il Re, tiene in pugno più di ottomila uomini senza speranza e attaccati alla vita. È un uomo spietato quanto brillante, capace di tener testa ai prigionieri e ai carcerieri, continuamente alla ricerca di un'improbabile salvezza all'interno di un abisso di sofferenza ma anche dell'opportunità di espandere il proprio potere, corrompendo o distruggendo chiunque gli si metta di fronte. James Clavell ci regala un nuovo capitolo della sua saga asiatica, la storia coraggiosa di un uomo che deve vivere e sopravvivere alla terribile esperienza dei campi di prigionia giapponesi, un racconto basato sui tre terribili anni che lo stesso Clavell passò a Changi.
5. La nobil casa
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Trama: Hong Kong, 1963. La Nobil Casa prosegue a un secolo di distanza le vicende narrate nel best seller Tai-Pan. Ian Dunross, tenace erede della Nobil Casa fondata da Dirk Struan, è impegnato in una lotta per salvare la posizione patrimoniale, compromessa dal precedente amministratore.
6. Tempesta
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Trama: Iran, 1979. Lo scià, appena partito per l'esilio, si lascia alle spalle un paese all'apice della rivoluzione. Le folle si ergono a giudice, le esecuzioni prendono il posto dei processi, mentre la lotta tra le due fazioni rivali sfocia in aperta e sanguinosa guerra civile. Tra confuse alleanze ed incerti giochi di potere, l'unico elemento che accomuna gli iraniani è l'odio fanatico nei confronti degli stranieri, particolarmente americani e britannici. I piloti di una compagnia di elicotteri inglese, controllata segretamente dalla Nobil Casa di Hong Kong, di stanza in Iran con le loro famiglie rischiano perciò di perdere non solo il lavoro, ma addirittura la vita. Cercheranno di fuggire con un piano segreto denominato Tempesta.
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boldlymagnificentperson · 10 months ago
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12esima: M. Mochizuki, Il caffè della Luna piena, Mondadori e R.Bentivoglio, Tricofobia, Scheletri Ebook
Ramsis Bentivoglio nella duplice veste di scrittore e lettore ci segnala il proprio ultimo libro e il romanzo Il caffé della Luna piena. Ramsis del romanzo del giapponese Mai Mochizuki scrive: “Questo romanzo giapponese, da poco uscito per Mondadori, racconta l’astrologia con semplicità e leggerezza. È un gioco che l’autrice fa con noi lettori, ma anche con se stessa. La storia coinvolge gatti…
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perfettamentechic · 1 year ago
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13 ottobre … ricordiamo …
13 ottobre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2019: Paco Fabrini, attore italiano. (n. 1973) 2019: Hideo Azuma, fumettista giapponese, conosciuto in Italia per essere l’autore dei manga Pollon e Nanako SOS.  (n. 1950) 2016: Tonino Valerii, è stato un regista e sceneggiatore italiano. (n. 1934) 2016: Dario Fo, Dario Luigi Angelo Fo, è stato un drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo e attivista…
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giapponetvb · 1 year ago
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Il Gundam RX-78 di Odaiba fu inaugurato il 10 Luglio 2009, anno del suo 30° compleanno. 🤖
Fu smontato nel 2011 a causa dei danni subiti per il terremoto dell'11 Marzo.
I suoi componenti vennero esposti nuovamente a Odaiba e il ricavato dei biglietti per questa mostra furono donati alle vittime del Tohoku.
Il 19 Aprile 2012 ritornò nella sua forma originale per andare in pensione 5 anni dopo. 🥹
Il 23 Settembre 2017 apparve a Odaiba il Gundam Unicorn RX-0, il  nato dallo scrittore giapponese Harutoshi Fukui. È alto 19,7 metri.
Pesa 49 tonnellate e si illumina in 50 punti diversi.
Gundam andò in onda per la prima volta in Italia il 9 Febbraio 1980 su TeleMontecarlo.😉
Questo è il video dell' inaugurazione di RX-78. Sono passati 14 anni. 😱
GiapponeTVB un blog nostalgico. ✌️🇯🇵
www.giapponetvb.com
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lettieriletti · 1 year ago
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Storie di yokai - Racconti di spiriti giapponesi
Storie di yokai - Racconti di spiriti giapponesi Queste classiche storie di fantasmi giapponesi sono basate su quelle scritte dal famoso autore Lafcadio Hearn tra il 1890 e il 1904. Qui sono raccontate dal pluripremiato scrittore di fumetti Sean Michael Wilson, conosciuto per i suoi adattamenti manga di opere della letteratura giapponese. Da un samurai senza padrone, intrappolato in una casa infestata da folletti senza testa a un giovane uomo che sviluppa un’ossessione per una donna ritratta in un dipinto che quasi lo uccide. Queste e altre sono le storie contenute nel volume. L’abile adattamento di Wilson dei racconti di fantasmi di Hearn, insieme alle superbe illustrazioni manga dell’artista giapponese Inko Ai Takita, danno vita a queste affascinanti storie.
Queste classiche storie di fantasmi giapponesi sono basate su quelle scritte dal famoso autore Lafcadio Hearn tra il 1890 e il 1904. Qui sono raccontate dal pluripremiato scrittore di fumetti Sean Michael Wilson, conosciuto per i suoi adattamenti manga di opere della letteratura giapponese. Da un samurai senza padrone, intrappolato in una casa infestata da folletti senza testa a un giovane uomo…
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personal-reporter · 1 year ago
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Miniartextil 2023 a Como
Nell’anno del Bimillenario Pliniano  la storica mostra Miniartextil rende omaggio al condottiero, letterato e scienziato dell’antica Roma, che era nato proprio a Como. Nella sua opera Naturalis Historia, Plinio disse che  “L’arte di dipanare i bozzoli per tesserli fu escogitata da una donna dell’isola di Cos, Panfile, figlia di Platea, che non va defraudata della gloria di aver escogitato il modo di denudar le donne vestendole” e dalla frase, approfondita dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino, arriva lo spunto per il titolo della mostra dell’edizione 2023, che è Denudare feminas vestis. L’edizione 2023 dell’unica mostra che promuove la ricerca nell’arte tessile contemporanea, è  in programma a Como, presso l’Ex Chiesa di San Pietro in Atrio e altre luoghi, fino al 3 settembre e organizzata nell’ambito delle Celebrazioni del Bimillenario Pliniano. Come da tradizione, accanto ai minitessili, con 54 opere e  realizzati da artisti provenienti da tutto il mondo, ci saranno diverse opere di grandi dimensioni realizzate da artisti internazionali sia emergenti che affermati, per  una riflessione sulla seta,  eccellenza del distretto tessile comasco, e sulle possibili interpretazioni dell’universo femminile. Nel corso delle sue indagini naturalistiche, Plinio si dedicò anche allo studio della seta, arrivando a sfatare la credenza secondo cui il filato era prodotto e raccolto direttamente da alberi fiabeschi, coperti da soffici foglie e da lunghi filamenti, coltivati dal popolo dei Seres  agli estremi orientali del mondo allora conosciuto. La frase Denudare feminas vestis infatti si lega alla considerazione di come, già nel primo secolo dopo Cristo, gli abiti in seta che avvolgevano il corpo femminile ne evidenziassero ancora di più le forme, rendendole nude allo sguardo Ad ideare la mostra è stata la critica d’arte e regista Clarita Di Giovanni che vive a Roma ed è docente alla Scuola di Arte Cinematografica G.M. Volontè dal 2011, affiancata dalla presenza di Sergio Gaddi, critico e curatore d’arte comasco, con una grande capacità professionale e organizzativa. Come ogni anno Miniartextil ‘32 si articola in due proposte parallele, da una parte le 54 opere di piccole dimensioni esposte presso la Ex Chiesa di San Pietro in Atrio, dall’altra le grandi installazioni che saranno presenti nel medesimo luogo e in differenti punti della città, oltre a varie  laboratori didattici per avvicinare il pubblico dei più piccoli all’arte. Inoltre Miniartextil ’32 vede il coinvolgimento di artisti che operano con performances e installazioni all’aperto e in luoghi pubblici e privati. Tra gli artisti emergenti della rassegna ci sono l’artista serba Brankica Zilovic, l’architetto giapponese Kato Kimiyasu, l’italo-egiziano Medhat Shafik, gli italiani Antonella De Nisco e Alessandro Lupi, oltre all’artista dello Zimbabwe, Moffat Takadiwa, che esporrà sue opere anche alla 60° Biennale di Venezia nel Padiglione dello Zimbabwe nel 2024. I 54 minitessili provenienti da tutto il mondo e selezionati attraverso la Call for Artists, promossa per la raccolta delle candidature di artisti internazionali, sono stati scelti dalla giuria coordinata da Mimmo Totaro, artista, presidente di Arte&Arte e fondatore di Miniartextil insieme a Nazzarena Bortolaso, con Kimiyasu Kato, architetto,  fotografo e artista,  Giuseppe Menta, disegnatore, studioso di tecniche del colore, creatore di tessuti e  imprenditore e Sergio Gaddi, critico e curatore di mostre d’arte e responsabile della commissione di valutazione delle opere. Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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La fragilità raccontata da Antonio Ferrara in Crepe d’oro
Dieci classi a lavoro per la produzione del libro Antonio Ferrara in Crepe d’oro edito da Biancoenero edizioni ci racconta una storia emozionante, di fragilità, che coinvolge il mondo adolescenziale. Un racconto delicato nel quale ognuno di noi si riconosce, sia come genitore sia come figlio. La realizzazione del libro ha coinvolto gli studenti di undici località della Campania. Un progetto bellissimo, emozionante tanto per l’autore quanto per i ragazzi. Il nome del progetto è “Il libro si fa in quattro” ed è nato dalla collaborazione tra Biancoenero edizioni e l'Associazione Duna di Sale con il sostegno della Fondazione Campania dei Festival, in collaborazione con L'USR Campania. Quest’ultima lo ha inserito all'interno di Orientalife, una serie di progetti di didattica orientativa dedicati agli studenti della scuola secondaria di primo grado. Nella nostra intervista, Antonio Ferrara ci racconta qualche curiosità sul progetto e come ha vissuto questa collaborazione davvero speciale. Antonio Ferrara in Crepe d’oro Nico, il protagonista del libro, ha una passione che la sua famiglia non  capisce e quindi non condivide: lavorare la mollica del pane con le dita per farne statuette. Nico è bravissimo, ma ha una preoccupazione che non riesce a condividere con nessuno: evitare le crepe della mollica di pane quando si secca. Anche lui si sente pieno di crepe difficili da riparare… Ma non sempre le cose vanno male. Nico è fortunato, sulla sua strada incontra due persone speciali che lo incentivano a seguire i propri sogni. Non solo, nella bottega di un bizzarro artigiano, fa una scoperta fantastica: le crepe non si devono per forza nascondere e si possono riparare con la materia più preziosa, l’oro.  Il libro è ispirato al kintsugi, l’antica tecnica giapponese di restauro dei ceramisti che se ne servono per riparare le tazze rotte destinate alla cerimonia del the. Gli oggetti in ceramica riparati in questo modo diventano vere e proprie opere d’arte che trasformano un’imperfezione e la fragilità in punti di forza. Antonio Ferrara ha vinto nel 2012 il Premio Andersen come scrittore e nel 2015 come illustratore. Ha inoltre ricevuto il Premio Cento, il Premio Bancarellino e il Premio Gigante delle Langhe. Tiene corsi di scrittura per emozioni per adulti e ragazzi e lavora in diverse carceri italiane.  Intervista all’autore Salve Antonio, lei è nuovo qui a Cinquecolonne Magazine, si vuole presentare brevemente ai nostri lettori? Sono un autore e illustratore di libri per ragazzi, diventato tale dopo 7 anni di esperienza, come educatore, in una comunità alloggio per minori. Molti anni fa fu proprio grazie a quell’esperienza che mi venne voglia di dare voce a chi non aveva voce. Crepe d’oro ha alle spalle un progetto bellissimo. Qual è l’aspetto di tutto il lavoro che ha fatto con i ragazzi che l’ha emozionata di più? Questa è la seconda pubblicazione, dopo Un libro ti cambia, realizzato in collaborazione con Biancoenero. Un progetto semplice e bellissimo, appunto. In fondo si tratta di un ideale prolungamento della mia idea di dare voce alle ragazze e ai ragazzi. Due cose soprattutto del lavoro con i ragazzi mi hanno emozionato: la loro discrezione, innanzitutto, il loro lavorare con grande responsabilità, evitando di “abusare” del potere che era stato dato loro. E poi l’attenzione non solo alla trama del racconto, ma anche al linguaggio. Cosa ci vuole raccontare con la storia di Nico? Che tanti talenti rischiano di venire trascurati non solo dagli adulti di riferimento, ma persino dai ragazzi che ne sono portatori. Ci vuole qualcuno che ci veda lungo, che immagini ciò che ancora non è. La passione di Nico ci ricorda che la comunicazione difficile con i propri genitori c’è sempre stata, è comune a tutte le generazioni. Secondo lei la Generazione Z ha più difficoltà delle altre? Né più né meno che le precedenti. L’importante è ricordarsi che, se è vero che servono le regole, è anche vero che la trasgressione è indispensabile, perché senza la trasgressione non potrà mai esserci la ricerca della propria identità. Ha nuovi progetti nel cassetto? Naturalmente un nuovo libro con Biancoenero edizioni, un terzo, nuovo libro nuovamente affidato all’editing di altri giovani, esigenti lettori. Se desiderate approfondire ulteriormente il libro Antonio Ferrara in Crepe d’oro, vi rimando alla lettura della mia recensione. Read the full article
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Premi "Principessa delle Asturie', Haruki Murakami vince quello per la letteratura
Lo scrittore giapponese Haruki Murakami è stato insignito del prestigioso Premio Principessa delle Asturie 2023 per la letteratura. Lo ha annunciato la fondazione spagnola che organizza i premi. La giuria lo ha premiato per “la singolarità della sua letteratura, la sua portata universale, la sua capacità di conciliare la tradizione giapponese e l’eredità della cultura occidentale in una…
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pleaseanotherbook · 2 years ago
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Toshikazu Kawaguchi: un breve resoconto della serie Finché il caffé caldo
Una cosa in cui credo fermamente è che non dobbiamo permettere che la morte di una persona cara porti infelicità. La ragione è semplice: se lasciamo che la morte porti infelicità, significa che le persone nascono per diventare infelici. Ma in realtà è sempre vero l'esatto opposto. La gente nasce per essere felice.
Il primo caffè della giornata
Durante la pandemia, quando l'imperativo categorico era rimanere a casa, in una chiamata insieme, una nostra amica ci ha parlato di uno scrittore giapponese, Toshikazu Kawaguchi, che ha scritto una serie che parlava di un caffè minuscolo, nascosto in un angolo, in cui succede una magia: se ci siede in un particolare tavolino, finché si beve il caffè caldo e seguendo una serie di regole, si può viaggiare nel tempo e incontrare persone che sono passate dal caffé. Protagonisti quindi il rito del caffè e l'idea del viaggio nel tempo: due concetti che mi hanno sempre affascinato e non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di metterci le mani sopra. Detto fatto mi sono messa a scartabellare e ho scoperto che la serie, ormai arrivata al quarto volume, è stata pubblicata in italiano da Garzanti. Nei volumi viene attraversata la storia del locale mettendo insieme le vite dei proprietari e di chi ci lavora, con gli avventori abituali o di passaggio che passano dal caffè mescolando scelte di vita e desideri, in una riscoperta e una consapevolezza che diventano sempre più evidenti mano a mano che si va avanti con la lettura. Il primo volume della serie è "Finché il caffè caldo", seguito da "Basta un caffè per essere felici", poi è stato pubblicato "Il primo caffè della giornata" e il 28 febbraio 2023 è arrivato sugli scaffali delle nostre librerie il quarto volume "Ci vediamo per un caffè".
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Un tavolino, un caffè, una scelta. Basta solo questo per essere felici. ECCO LE 5 REGOLE DA SEGUIRE: 1. Sei in una caffetteria speciale. C’è un unico tavolino e aspetta solo te. 2. Siediti e attendi che il caffè ti venga servito. 3. Tieniti pronto a rivivere un momento importante della tua vita. 4. Mentre lo fai ricordati di gustare il caffè a piccoli sorsi. 5. Non dimenticarti la regola fondamentale: non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi. In Giappone c'è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare. Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere. Qualcuno si siede su una sedia con davanti una tazza fumante. Fumiko, che non è riuscita a trattenere accanto a sé il ragazzo che amava. Kōtake, che insieme ai ricordi di suo marito crede di aver perso anche sé stessa. Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella. Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre. Ognuna di loro ha un rimpianto. Ognuna di loro sente riaffiorare un ricordo doloroso. Ma tutte scoprono che il passato non è importante, perché non si può cambiare. Quello che conta è il presente che abbiamo tra le mani. Quando si può ancora decidere ogni cosa e farla nel modo giusto. La vita, come il caffè, va gustata sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo.
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Accomodati a un tavolino. Gusta il tuo caffè. Lasciati sorprendere dalla vita. L'aroma dolce del caffè aleggia nell'aria fin dalle prime ore del mattino. Quando lo si avverte, è impossibile non varcare la soglia della caffetteria da cui proviene. Un luogo, in un piccolo paese del Giappone, dove si può essere protagonisti di un'esperienza indimenticabile. Basta entrare, lasciarsi servire e appoggiare le labbra alla tazzina per vivere di nuovo l'esatto istante in cui ci si è trovati a prendere una decisione sbagliata. Per farlo, è importante che ogni avventore stia attento a bere il caffè finché è caldo: una volta che ci si mette comodi, non si può più tornare indietro. È così per Gotaro, che non è mai riuscito ad aprirsi con la ragazza che ha cresciuto come una figlia. Yukio, che per inseguire i suoi sogni non è stato vicino alla madre quando ne aveva più bisogno. Katsuki, che per paura di far soffrire la fidanzata le ha taciuto una dolorosa verità. O Kiyoshi, che non ha detto addio alla moglie come avrebbe voluto. Tutti loro hanno qualcosa in sospeso, ma si rendono presto conto che per ritrovare la felicità non serve cancellare il passato, bensì imparare a perdonare e a perdonarsi. Questo è l'unico modo per guardare al futuro senza rimpianti e dare spazio a un nuovo inizio.
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Nel cuore del Giappone esiste un luogo che ha dello straordinario. È una piccola caffetteria che serve un caffè dal profumo intenso e avvolgente, capace di evocare emozioni andate. Di far rivivere un momento del passato in cui non si è riusciti a dar voce alle emozioni più profonde e sentite o si è arrivati a un passo dal deludere le persone più importanti. Per vivere questa esperienza unica, basta seguire poche e semplici regole: accomodarsi al tavolino che si preferisce e gustare il caffè con calma, un sorso dopo l'altro. L'importante è fare attenzione che non si raffreddi. Per nessuna ragione. Gira voce che cose inimmaginabili accadano a chi lascia anche una sola goccia, gelata, nella tazza. Non è un caso che entrare in questa caffetteria non sia per tutti. Solo chi ha coraggio e sente il bisogno di mettersi in gioco, può farsi avanti e rischiare. Proprio come Yayoi, che, privata dell'affetto dei genitori quando era ancora molto piccola, non sa bene come accogliere e accudire una nuova vita. O Hayashide, la cui carriera sfavillante, costellata di successi, non gli ha dato modo di accorgersi della felicità che ha sempre avuto a portata di mano. O ancora Reiko, che non ha mai saputo chiedere scusa all'amata sorella e ora si sente schiacciata dal senso di colpa, bloccata in un eterno presente dove ogni giorno è identico al successivo. E Reiji, per cui una frase semplice come “ti amo” rappresenta ancora un ostacolo invalicabile. Ciascuno vorrebbe poter cambiare quello che è stato. Riavvolgere il nastro e ricominciare da capo. Ma cancellare il passato non è la scelta migliore. Al contrario, ciò che conta è imparare dai propri errori per guardare al futuro con ottimismo, senza pensare alle occasioni mancate. Perché ci saranno sempre nuove possibilità di inseguire la vita che si desidera.
Il Giappone è un luogo affascinante che ti resta nel cuore una volta che lo hai scoperto, con una cultura molto interessante che diverge da quella occidentale e sicuramente piena di spunti. Immergersi in questo remoto paesino dove la storia di Kawaguchi si svolge è davvero molto semplice soprattutto quando l'immaginario congiura un viaggio nel tempo e nelle emozioni e la leggenda diventa tangibile. La bottega del caffè, che esiste da più di cento anni, diventa la porta per raggiungere le persone che abbiamo amato. Non puoi cambiare niente, non puoi agire sui fatti per modificarli, ma è la propensione e i sentimenti che cambiano visceralmente. Tutto acquista una dimensione intima, speciale, che si rannicchia nei meandri più oscuri del nostro cuore. E' questo forse che fa la differenza quando inizi a leggere questa serie, il chiudere gli occhi e affidarsi all'istinto e soprattutto la certezza che arrivi davvero dove hai più bisogno. Le storie che si intrecciano tra gli avventori del caffè sono come un ricamo che riprende fili apparentemente spezzati e storie che non hanno niente a che fare l'una con l'altra ma che in realtà sono determinanti per il benessere di tutti. Il fine ultimo di Kawaguchi è esplorare le relazioni umane e come queste evolvono allo scorrere del tempo, e come non sia necessariamente un evento modificato che faccia la differenza quanto piuttosto una cosa comunicata al momento giusto. D'altronde spesso è anche il tempismo che può far riflettere davvero sulle situazioni, a volte è l'impressione che lasciamo con parole casuali che fanno la differenza, che popolano il nostro mondo di intersezioni e cambiamenti che mai ci saremmo aspettati. Reazioni a fine di relazioni, morte, casualità, incontri mancati, incastri indelebili, l'ultima parola che avremmo voluto dire e che ci è rimasta incastrata in gola, sensazioni che resta ancorate in noi a lungo e ci danno la forza per andare avanti. Effettivamente si tratta di una consolazione, di un modo per rendere più lievi situazioni difficili, ci portiamo dietro le lacrime rese più sopportabili da questi momenti brevi, che durano il tempo di una tazza di caffè, ma che cambiano tutto in un istante. E la cosa più bella è questo senso di comunione fortissima tra tutti gli avventori le cui storie sembrano buttate lì un po' a caso e invece diventano consistenti proprio nella loro unione. I viaggi, le speranze, le nascite, le morti sono solo sfaccettature di una stessa comunità che vive e cresce proprio dall'unione dei diversi personaggi, queste donne e questi uomini pieni di rancore, tenerezza, ferocia, amore, speranza, che diventano i protagonisti di racconti che non hanno molta azione ma sono tutti accomunati dalle emozioni che derivano dal sedersi in una particolare sedia e seguire lo stesso rituale di fiducia e salto, di sollievo e dedizione. Anche il rituale del versamento del caffè e proprio la scelta del caffè mi hanno colpito proprio perché per me il momento di bere un caffè è sempre un atto di fede e un rituale che comporta di staccare la mente dalla quotidianità per immergersi in una pozza di amara rilassatezza, una sospensione di giudizio e di intenti che diventa l'espressione stessa dei passi da compiere, la somma di momenti in cui puoi fermarti a godere di un piacere che resta in quell'aroma che aleggia nella stanza mentre il liquido sale nella moka o scende nella tazza dalla macchina per l'espresso. Quell'odore particolare che sfuma instancabile e richiama situazioni ed eventi. Il caffè che fin dall'inizio è stato sinonimo di condivisione e comunione, di comunità ed esperienza, questi luoghi in cui gli scambi erano veicolati dal liquido nero che brucia la lingua e stimola il cervello allontanando la stanchezza. Il caffè questa bevanda che richiama un mondo antico e costituisce per Toshikazu Kawaguchi il legame tra presente passato e futuro, in una linea temporale gestita solo dall'intensità dei nostri sentimenti. E se inizialmente i proprietari del caffè sembrano quasi immuni al potere del rituale piano piano ci si accorge che nessuno ne resta al riparo, che anzi il vero potere di unione tra gli individui diventa sempre più evidente. La magia diventa palpabile e fa immergere ancora di più il lettore nei racconti di Kawaguchi che riesce a pennellare storie commoventi, intense e così vicine a noi che quando il lettore chiude il volume ha ancora voglia di leggere.
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spritzapeiron · 2 years ago
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Credo murakamiano
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Leggere permette di evadere dalla realtà, dalla propria storia, per viverne un’altra. Esistono scrittori che di realtà fantastiche hanno fatto il loro vessillo, mondi immaginari nei quali il lettore è portato a perdersi sino a distaccarsi dalla realtà che lo circonda. Il mondo surrealista creato da Haruki Murakami è sicuramente il luogo dove desidererei esistere. La narrazione tratteggiata dallo scrittore giapponese unisce verità e onirico, infondendo a situazioni comuni elementi fantastici, in una giustapposizione dove tutto appare sorprendentemente credibile. Come il gatto, simbolo per antonomasia del sovrannaturale ed elemento ricorrente nelle opere dell’autore di Kyoto, Murakami o lo si ama o lo si odia. In attesa della prossima uscita, annunciata per il 13 aprile in Giappone, queste righe celebrano come un inno la potenza di questo scrittore che riesce a cogliere luci e ombre della vita e trasferirle in messaggi universali. Un dodecalogo ad esistere allenando la propria sensibilità verso le persone, la natura, le emozioni. Una guida per i viaggiatori di questo e dell’altro mondo.
1. L’adolescenza è il momento della vita nel quale diventiamo esploratori delle emozioni: onde immense di sensazioni si abbattono su di noi e vette altissime di desiderio animano le nostre menti e i nostri corpi. I sentimenti che proviamo in questo periodo sono violentemente intensi e indimenticabili. Momento di metamorfosi dall’infanzia all’età adulta, l’adolescenza rappresenta il momento in cui la nostra esistenza è ad un bivio: le scelte messe in atto in questi anni ci destinano in modo immutabile ad una vita normale, accettata dalla società, o ad una vita anticonformista.
2. La diversità pervade la nostra esistenza, continuamente divisi tra il volerci sentire e mostrarci a tutti i costi nella nostra unicità e all’opposto nel fare tutto il possibile per uniformarci ed essere accettati.
3. La musica accompagna momenti di condivisione e momenti di solitudine, amplificandoli. Descrive per sempre periodi della nostra vita passata, attimi che diventano incisi essi stessi in una traccia musicale. Un brano vivrà molto spesso in maniera simbiotica con le persone della nostra vita. La musica è ispirazione.
4. La solitudine ci attraversa fisicamente e mentalmente (essere soli e sentirsi soli), influenzando l’una e l’altra sfera. La solitudine è rifugio, equilibrio di bastare a sé stessi, e attraverso di essa possiamo accedere al nostro mondo interiore: i sensi amplificati da questa condizione ci permettono di cogliere tutto quello che trascende dalla realtà.
5. La magia galleggia nell’aria, energia in potenza cui possiamo dare forma con la nostra volontà.
6. L’addio si manifesta nella nostra esistenza in vesti diverse e molteplici: è talvolta annunciato, talvolta un’apparizione improvvisa. Viviamo sempre nella condizione di dover lasciare qualcuno: valorizziamo le nostre relazioni.
7. Il sesso è un bisogno organico regolato dal caos. L’unione di corpi sconosciuti, carica di aspettative, risulta sempre in un’azione dagli effetti inaspettati. Tra persone destinate l’una all’altra il bisogno fisico diventa anche espressione di sentimento.
8. Il cibo è momento di condivisione di sensazioni e alimentazione delle emozioni: disseta ciò che ci divora, alimenta ciò che ci soddisfa. La preparazione culinaria è specchio della nostra predisposizione d’animo.
9. L’alcol ci divide in due categorie di persone: quelle che bevono per enfatizzare la propria personalità e quelle che bevono per cercare di liberarsi di qualcosa di sé stesse.
10. La natura sviscera il nostro stato d’animo, riflettendosi in esso. Essa concede la sua bellezza a tutti noi, non tracciando alcuna linea di demarcazione tra ricchi e poveri.
11. La luna è portale: dalla terra guardiamo tutti la stessa parte di luna e la luna guarda la terra da vicino da più tempo di chiunque altro.
12. I gatti si amano e si fanno amare incondizionatamente, non c’è niente che debba essere spiegato in questa relazione. Una presenza magica, simbolo del mondo surreale opposto al nostro e chiave per la comprensione di eventi sovrannaturali.
"Dietro tutte le cose che crediamo di conoscere bene, se ne nascondono altrettante che non conosciamo per niente. La comprensione non è altro che un insieme di fraintendimenti. Questo è il mio piccolo segreto per conoscere il mondo. In questo nostro mondo, “le cose che sappiamo” e “le cose che non sappiamo” sono fatalmente inseparabili come gemelle siamesi, e la loro stessa esistenza è confusione."
Fonti:
Haruki Murakami - opere varie
Beatrice Mosole
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dailygreenit · 2 years ago
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Haruki Murakami, in arrivo un nuovo romanzo
Lo scrittore giapponese Haruki Murakami pubblicherà un nuovo romanzo in Giappone il 13 aprile, il primo dopo sei anni. Lo ha annunciato la sua casa editrice giapponese Shinchosha. Riserbo, al momento, sull’approdo nei mercati stranieri delle versioni tradotte del romanzo. Il settantaquattrenne Haruki Murakami è da tempo considerato tra i favoriti nella corsa al Premio Nobel per la letteratura.…
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