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PRIMA PAGINA Gazzetta Dello Sport di Oggi giovedì, 03 ottobre 2024
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Come si convive con l’irreversibile?
Il dramma della vita adulta è che le cose succedono e succedono e succedono e non possono più non essere successe. Non si torna indietro. Stanno lì, come un meteorite schiantato al centro del salotto. E per raggiungere il divano o apparecchiare la tavola a festa, bisogna aggirare la voragine, finché non ci si abitua e il vuoto non diventa parte dell’arredo di una casa senza tetto.
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Ieri il bambino che seguo ha fatto la prima giornata di tempo pieno a scuola (perché lui ha sempre fatto il tempo pieno all'infanzia, quindi deve farlo anche in primaria): ha lanciato un banco e si è schiantato volontariamente contro un muro.
Vorrei tanto chiedere alle maestre dell'infanzia che lo hanno seguito se devo "ignorarlo" finché non si calma da solo come facevano loro oppure ho la loro autorizzazione a portarlo in una zona della scuola meno stimolante perché possa rilassarsi senza che poi loro - che non hanno idea di cosa succede in primaria - vadano a dire alla mamma che i nostri approcci sono sbagliati.
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Gli europei si stanno ribellando contro Net Zero
Negli ultimi dieci anni circa, i politici tradizionali di tutta Europa hanno smesso di promettere di migliorare il tenore di vita dei loro elettori.
Invece, si sono vantati dei loro piani per limitarlo.
Hanno esaltato le virtù di un costo della vita più elevato, della deindustrializzazione e delle restrizioni alle libertà personali.
E si aspettavano che la maggior parte delle persone non se ne sarebbe preoccupata o forse addirittura se ne sarebbe accorta, perché tutto ciò doveva essere fatto in nome del "salvataggio del pianeta" dal cambiamento climatico.
Ma nel 2023, quel consenso dell’élite verde si è schiantato sulla Terra.
La crescente rabbia pubblica nei confronti di Net Zero ha iniziato a scuotere un'élite politica compiacente. In effetti, l’opposizione al greenismo è oggi uno dei principali motori del populismo europeo.
Ha portato la gente in strada, con le proteste degli agricoltori nei Paesi Bassi e Irlanda e, più recentemente, Germania. E ha ispirato una serie di rivolte alle urne.
A novembre, Geert Wilders, attaccabrighe dell'estrema destra e scettico sul clima, ha ottenuto una vittoria elettorale shock, sconfiggendo il suo rivale più vicino, Frans Timmermans, l'architetto e il volto delle politiche climatiche dell'UE.
In Germania, una disputa sulle pompe di calore ha recentemente minacciato di far cadere il governo, di cui il Partito dei Verdi è uno dei partner minori della coalizione.
La “legge sul riscaldamento” proposta dalla Germania avrebbe vietato l’installazione di nuove caldaie a gasolio e gas.
Inoltre, questo costo doveva essere imposto a una nazione che si sta già riprendendo da una grave crisi energetica, dove le bollette delle famiglie sono tra le più alte d'Europa e dove industrie critiche stanno chiudendo a causa degli esorbitanti costi energetici.
Più o meno nello stesso periodo, dall'altra parte della Manica, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto una "pausa" nelle nuove norme ambientali.
Aveva già imparato a sue spese che il pubblico non sopporterà politiche ambientali rigorose.
Nel 2018 e nel 2019, un'eco-tassa sul carburante ha scatenato proteste gilets jaunes durate un anno la ribellione pubblica più significativa avvenuta in Francia dal maggio ’68.
La classe politica deve riconoscere che gli elettori non vogliono pagare bollette energetiche più alte, pagare una cifra esorbitante per l’uso della propria auto o installare pompe di calore costose e inaffidabili invece delle affidabili caldaie a gas.
Come hanno dimostrato le rivolte dello scorso anno, nessun discorso sul “salvare il pianeta” potrà cambiare la situazione. L’opinione pubblica non si lascerà ingannare dai tentativi di etichettare l’austerità come “verde”.
Nel 2024, abbiamo bisogno di una nuova politica che metta gli standard di vita delle persone al centro. L’abbandono di Net Zero sarebbe il punto di partenza perfetto.
(da un art. di Fraser Myers – Spiked)
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“ Il vento è la principale avversità contro la quale devono combattere gli alberi, almeno in Europa. Oltre il 50% dei danni subìti dai boschi europei è dovuto al vento. Non sono gli incendi (16% dei danni) o i patogeni e gli insetti a minacciare i nostri boschi, ma il semplice vento. Dal 1950 a oggi, i danni da vento in Europa sono in continuo aumento: dal 1970 al 2010 gli alberi persi sono raddoppiati, passando da circa 50 milioni a 100 milioni di metri cubi. Si tratta di un enorme numero di alberi che cadendo a terra, oltre a cambiare radicalmente l’ecosistema, la stabilità e il paesaggio, riducono del 30% la capacità di fissazione della CO₂ nelle zone colpite. E la quantità di CO₂ nell’atmosfera è la causa prima del riscaldamento globale che, a sua volta, è una delle ragioni per cui assistiamo all’aumento della frequenza e della intensità di questi eventi. Tra il 28 e il 30 ottobre 2018, una tempesta di vento e pioggia investì ampie zone delle Alpi orientali con venti di velocità anche superiore ai 200 chilometri orari. Un numero spaventoso di alberi venne schiantato e decine di migliaia di ettari di bosco scomparvero. Una catastrofe naturalistica le cui conseguenze sono andate molto oltre i danni diretti sui boschi, innescando una serie di circostanze che nessuno avrebbe potuto prevedere. Fra queste, la più infausta di tutte, per me, è stato il danneggiamento del bosco di abeti rossi dal cui legno, da secoli, si ricavano le tavole armoniche dei grandi strumenti musicali. Cause ed effetti: a causa della CO₂ dispersa nell’atmosfera la temperatura del pianeta sale, i fenomeni atmosferici diventano violenti e le tempeste di vento distruggono gli alberi con cui si fanno i grandi violini, da sempre. “
Stefano Mancuso, La pianta del mondo, Laterza (collana i Robinson / Letture), 2022⁷; pp. 89-90.
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75 anni fa la scomparsa del Grande Torino
Poco dopo le ore 17.00 del 4 maggio 1949 l'aereo che riportava a casa la squadra di calcio del Torino, reduce da una partita amichevole giocata a Lisbona, andò a schiantarsi contro il muraglione che sostiene la Basilica di Superga.
A causa della fitta nebbia che gravava sulla zona (la visibilità era di 40 metri) ed il probabile malfunzionamento dell'altimetro, al momento di allinearsi con la pista di atterraggio l'aereo era venuto a trovarsi su una traiettoria e ad una quota diversa da quella che avrebbe dovuto tenere.
Tutte e 31 le persone a bordo morirono nello schianto.
I 4 membri dell’equipaggio, i 3 giornalisti che avevano seguito la squadra per commentare la partita, 6 tra dirigenti e tecnici, l’intera prima squadra e sette riserve.
Quella che da molti è ritenuta una delle più forti squadre di calcio italiane di sempre, entrata nella storia del calcio come Grande Torino, non c’era più.
Di seguito le prime pagine dei giornali dell'epoca che mio papà ha conservato.
Mi raccontò papà (all'epoca aveva 22 anni) che quando cominciò a circolare la notizia che un'aereo si era schiantato contro la collina di Superga e che si diceva che a bordo ci fosse la squadra di calcio del Torino, la gente era sbigottita, non poteva credere ad una simile eventualità.
Il telefono non era così diffuso nelle case e mio padre disse che assieme a degli amici andò a cercarne uno che trovò (credo) in un bar, e da lì chiamarono la sede del Torino calcio.
Alla loro domanda: "Allora?", la risposta fu: "Tutti."
E la comunicazione venne interrotta.
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Venerdì sera un amico di Rebecca ha fatto un incidente in bici. Era con la fidanzata, un auto ha aperto la portiera e lui ci si è schiantato contro rompendosi la trachea. È in coma farmacologico, rimarrà probabilmente un vegetale a vita. Ed io non riesco a farmene una ragione. Non so cosa dire né cosa pensare, tantomeno cosa fare per consolare Rebecca, ho negato a me stessa fino a ieri sera, ho passato due notti insonni con un mal di pancia incredibile - quel mal di pancia. Ho minimizzato la cosa, mi sono sentita una stronza insensibile perché non me ne fregava niente, e anzi quello che �� successo era solo un peso tra me e lei e il nostro tempo insieme. Poi non ce l’ho più fatta, sono scoppiata. Io non ci posso credere che succedano ancora queste cose. Più di 10 minuti in arresto cardiaco. I soccorsi che non arrivano. Gli ospedali che non possono prenderlo. La fidanzata che lo vede collassare senza riuscire più a respirare. Rebecca che piange, che lavora 18 ore al giorno fino a non riuscire più e passa il restante tempo in ospedale. Io non dormo, non faccio più niente, mangio di tutto. Vorrei solo fosse un incubo, vorrei prendermi tutto il dolore e le ingiustizie del mondo e implodere senza fare rumore. Due settimane fa stavamo mangiando la pizza insieme. Non riesco a godermi niente
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Falling Man fu scattata da Richard Drew, lo stesso fotografo che nel 1968 immortalò Bob Kennedy un attimo dopo che gli avevano sparato alla testa. Nella stessa circostanza immortalò pure la moglie Hethel che implorava i fotografi di non fare fotografie. All’epoca Drew era un ragazzino di ventun anni. Ne avrebbe avuti più di cinquanta quando, tre decenni dopo, la storia irruppe un’altra volta nella sua vita. Una fortuna che ti può capitare se fai il giornalista. La mattina dell’11 settembre Richard Drew si trovava a New York per fotografare una sfilata di abiti premaman. Il suo editor lo chiamò sul cellulare per dirgli di schizzare all’istante al World Trade Center. Un 747 si era appena schiantato contro una delle due torri. Giunto sul posto vide che gli aerei impazziti erano due, come le torri. In un batter d’occhio, era passato dai corpi di giovani donne incinte ai corpi di sventurati che si spiaccicavano al suolo dopo un volo di cento piani. Dalla vita alla morte, così. E che morte. Drew si mise comunque al lavoro. Era lì per quello, del resto. Le persone che fanno il suo mestiere non perdono tempo a pensare. Per loro una foto non è che un rettangolo da riempire in una frazione di secondo. Più importante dell’autore dell’immagine, però, è la sua natura. La gente che vide la foto sui giornali e si indignò non poteva sapere chi l’aveva scattata e perché si trovasse a Manhattan quel giorno. Solo col tempo alcuni sono giunti ad apprezzare l’inquietante simbolismo delle coincidenze messe insieme dal destino. Sul momento, la gente vide soltanto un’immagine. O per meglio dire: qualcosa che sembrava soltanto un’immagine. Perché quella scattata da Drew non era una semplice foto. C’era la brutale tragicità del soggetto. Ma c’era anche il fatto che è una foto di surreale bellezza. Falling Man non sembra il ritratto di una persona che, in preda a panico e disperazione, si lancia incontro alla morte. L’uomo precipita con l���elegante compostezza di un tuffatore olimpionico. Il corpo è in posizione verticale, in perfetto asse con la struttura di acciaio alle sue spalle che luccica al sole del mattino. Procede a testa in giù. Le braccia non sono protese in avanti nell’istintivo quanto inutile tentativo di proteggersi. E neppure si agitano. Sono distese e attaccate ai fianchi come se all’ignoto saltatore interessi soltanto favorire l’azione della forza di gravità. Sembra la posizione di un uomo che ha grande dimestichezza col vuoto. Si direbbe che costui non faccia altro da una vita: saltare dai grattacieli.
Ma è una coincidenza anche questa. Le immagini mentono. La frazione di secondo con cui Richard Drew ha riempito il rettangolo della foto non è la verità. Un attimo dopo avrebbe colto l’uomo nella stessa posa scomposta e disperata degli altri saltatori. Nondimeno l’immagine è lì, con la sua surreale bellezza. Ovviamente, la maggioranza di coloro che videro la foto sui giornali e si indignarono non ragionò affatto sulla sua qualità estetica. La bellezza è però dotata di poteri subliminali, riesce a farsi coglierne anche da chi – a cominciare dalla massa indistinta della gente – sembra sprovvisto del senso del bello. Pur senza esserne consapevoli, molti fra coloro che inviarono lettere di protesta ai giornali si sentirono oltremodo offesi proprio dalla minimalista eleganza della foto. Non ci si era limitati a mostrare il vuoto innominabile della morte, si era arrivati al punto assai più oltraggioso di mostrarlo come qualcosa di bello. Nel romanzo di DeLillo c’è l’11 settembre e c’è un Falling Man. «Un uomo penzolava, sopra la strada, a testa in giù. Era vestito come un uomo d’affari. Aveva un gamba piegata e le braccia distese lungo i fianchi». Non è pero lo stesso saltatore della foto. L’uomo indossa un’imbracatura di sicurezza che lo tiene sospeso nel vuoto. È un uomo che finge di cadere. Questo Falling Man è un artista che dopo l’attentato si cimenta nella provocatoria performance di mimare la foto di Richard Drew. Nelle strade la gente si infuria come si è infuriata per la foto. «Il traffico era quasi bloccato adesso. C’era gente che inveiva contro lui, indignata dallo spettacolo, una burattinata della disperazione umana». L’arte contemporanea fa spesso la sua parossistica figura nei romanzi di DeLillo
L'uomo che cade
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PRIMA PAGINA Tutto Sport di Oggi lunedì, 09 settembre 2024
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Nonostante le tre ore di sonno in corpo, nonostante mi sia schiantato ai 320 contro una macchina la notte prima, nonostante non sia riuscito a vedere il mare.
Questa toccata e fuga è stata una ventata di freschezza, grazie Napoli.
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spesso le persone si riferiscono alla propria auto con parole come “bimba”, “piccola” e simili, come dovessero proteggerla dal mondo, proprio come si fa con un bambino. succede davvero spesso, personalmente mi capita in continuazione di ascoltare cose del genere. la mia, di auto, è finita distrutta in un incidente di 2 mesi fa, in cui un ragazzo si è schiantato con la sua auto sulla mia, in velocità e in piena accelerata, prendendomi in pieno. la mia auto era un suv, eppure metà auto quasi non esiste più. io guidavo, e non mi è successo quasi nulla. potevo morire, e non è successo. di fatto, assieme a una buona dose di miracolo, mi ha salvato la vita. io non l’ho mai sentita come la mia bimba. non era piccola ai miei occhi, io la vedevo immensa. so quanto possa suonare ridicolo all’orecchio di qualcun altro al di fuori di me, ma più che la mia bimba quell’auto è stata, per me, la mia mamma. mi ha abbracciato quando non c’era nessuno a farlo, mi ha tenuto al caldo nelle notti d’inverno in cui vagavo da sola senza una meta. solo in quell’auto io mi sentivo protetta, al sicuro. ha contenuto, per un po’ di tempo, gran parte dei miei vestiti. una volta ci ho anche dormito. ha custodito per mesi i miei segreti più intimi, nascondendoli da occhi indiscreti. mi ha portato dovunque avessi bisogno di andare. e io me ne prendevo cura come fosse un tesoro. e ora che non c’è più, mi ritrovo a piangere e a sentire la mancanza di un oggetto materiale, che solo oggetto materiale non era. quell’auto è stata la mia mamma, quando la mia vera mamma non l’avevo più già da un pezzo.
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Per 40 giorni hanno vagato tra pericoli e minacce incombenti ma sono sopravvissuti procurandosi cibo e acqua autonomamente fino a quando venerdì scorso le autorità colombiane hanno annunciato finalmente il loro salvataggio
I piccoli Lesly, 13 anni, Soleiny, 9 anni, Tien Noriel, 4 anni, e la piccola del gruppo Cristin, di solo un anno, stavano viaggiando su un piccolo aereo con la loro madre quando il velivolo si è schiantato nel bel mezzo della giungla amazzonica, uccidendo tutti gli altri a bordo e lasciandoli da soli
Una conoscenza e una preparazione a cui erano stati abituati dalla famiglia come hanno raccontato i parenti ai media locali. Secondo i familiari i piccoli spesso giocavano a creare piccoli campi e fin dalla tenera età sono stati istruiti su come procurassi cibo e altro nella foresta.
Continua su: https://www.fanpage.it/esteri/la-prova-di-sopravvivenza-dei-4-bimbi-rimasti-per-40-giorni-nella-giungla-rimarra-nella-storia/
https://www.fanpage.it/
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"Tua mamma diceva sempre che lei era un aquilone e io ero il filo, che lei era una creatura delle nuvole e io della terra. Diceva che senza di me avrebbe perso il legame e sarebbe volata via, e che senza di lei io mi sarei schiantato e sarei caduto a terra."
The Haunting of Hill House, Mike Flanagan (2018)
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Il razzo si è schiantato contro la cupola sopra la Terra❗
Un team indipendente di persone ha deciso di lanciare nello spazio il proprio razzo dotato di telecamere, ma qualcosa è andato storto... Ad un'altitudine decente, il razzo ha colpito improvvisamente la cupola❗
riflettiamo.... Alla fine siamo veramente sotto una cupola? 🤔
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F E N O M E N O Sinner
Ha solamente schiantato il 10 volte campione degli AO Djokovic che ha dominato ininterrottamente dal 2019 al 2023 (a parte il 2022 dove non aveva potuto giocare perché espulso dall'Australia)
2024 un super Jannik lo asfalta 🇮🇹
F I N A L E ( a domenica)
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L'omino seduto sul ramo cominciò a tagliarlo.
Ma si trovò col culo per terra e il ramo schiantato in testa.
Succede a Frattamaggiore da tempo immemorabile.
Si continuano a tagliare alberi e ad aggiungere cemento al cemento. Come se non ci fosse un domani. Come se i nostri 5 chilometri quadrati di territorio tendessero all'infinito.
A dimensione diverse, succede un po' dappertutto, fino alla consumazione di tutto quello che si può consumare.
aitanblog.wordpress.com/2022/07/06/a-rischio-destinzione/
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