#scherzi di Carnevale
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"Scherzi di Carnevale" 🎉🎭🎊
Carnevale,
ogni scherzo vale.
Mi metterò una maschera🎭
da Pulcinella
e dirò che ho inventato
la mozzarella.
Mi metterò una maschera🎭
da Pantalone,
dirò che ogni mio sternuto
vale un milione.
Mi metterò una maschera🎭
da pagliaccio,
per far credere a tutti
che il sole è di ghiaccio.
Mi metterò una maschera🎭
da imperatore,
avrò un impero
per un paio d’ore:
per volere mio dovranno
levarsi la maschera🎭
quelli che la portano
ogni giorno dell’anno…
E sarà il Carnevale🎉🎊🎉
più divertente
veder la faccia vera
di tanta gente.
-Gianni Rodari-
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100 ragioni per riprovarci insieme
Ci siamo sempre amati
Ci manchiamo da morire
Manca il tuo profumo
Manca il tuo sguardo
La nostra complicità
Quella casa che avevamo in mente
I gatti che volevamo
I cani che volevamo
Astrid
Erik
Tu
Io
Viaggi insieme
Norvegia
Islanda
Madrid
Barcellona
Roma
Firenze
Liguria
Carnevale di venezia
Gite in motagna
Le nostre risate
Le nostre litigate
La lotta di cuscini
Coccole
Amore prima di andare a letto
Amore appena svegli
Amore ovunque in qualunque momento
I piedini che si sfiorano la notte
Le mani che si intrecciano
Le mille canzoni cantate a squarcia gola
Concerti di ultimo insieme
Gite a cavallo
Road trip in auto, a vedere tramonti
Aperitivi
Cene
Pranzi
Famiglia
Passioni
Diegni
Sorrisi rubati
Pianti insieme
I nostri baci
I nostri abbracci
Shopping insieme
Tatuaggi matchati
Magliette rubate
Felpe rubate
Calzini rubate
Spalmare la crema a vicenda
Le nostre favole
Gli sguardi complici di chi si intende senza parlarsi
Le cadute fatte in montagna
Gite al lago
Giro in barca sul Garda
Prima volta a gardaland
Prima volta in aereo insieme
Le nostre prime volte
Tramonti in riva al mare
Freschezza dell'aria che ci bacia la pelle all'alba
Aiutarci a finire il cibo a vicenda
Esperienze enogastronomiche
Viaggio sotto la tour eifelle
Visitare gli Harry potter studios
Scegliere i colori delle pareti di casa
Il colore delle ante di casa
Delle porte di casa
Le lenzuola
Creare la nostra parete di lego
I peluches ovunque per la casa
Tutte la battaglie superate
Guardarsi e sapere già che si prenderà un campari
Trovare insieme la nostra strada
La prima pazzia fatta assieme a Sarnico...
Le code in autostrada
Le serate a rimini
Le nostre anime che con un abbraccio si uniscono
I punti neri che mi tartassavi ed io a te
Le notti abbracciati
Le giornate intere mano nella mano
Gli scherzi fatti a vicenda
Baci sul collo
Morderci le orecchie
Baci sul corpo
Carezze appena svegli
I grattini a qualsiasi ora del giorno e della notte
Film visti
Serie TV fino a notte fonda
Il sudore sulla pelle mentre dormiamo d'estate
L'amicizia che avevamo e la complicità che ci ha sempre contraddistinto
La nostra collana
Le serate a chiamarci per dormire insieme ma distanti
Abbracciarci in montagna per il freddo
Darti i miei vestiti quando in giro hai freddo
Siamo la nostra medicina
La crescita fatta in questi anni
Noi e solo noi
Il nostro futuro come lo immaginiamo
Ripartire senza paura di cadere insieme ci realizzeremo sempre
Ragioni per cui non dovremmo riprovarci
Non so cosa vuoi tu...
#frasi#amore#citazioni#amore triste#citazione amore#fottetevi#pensieri#ho bisogno di te#compagnia#ultimopeterpan#torniamo#potremmoritornare
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Storia e interpretazioni del Carnevale
Storia e interpretazioni del Carnevale Storia e interpretazioni del Carnevale. Le date del Carnevale cambiano ogni anno, essendo una festa mobile e sono diverse tra rito ambrosiano e romano. Quest’anno, ovvero il 2024, il periodo del Carnevale inizia il 28 gennaio e finisce il 13 febbraio, cosiddetto Martedì Grasso: la domenica di Carnevale è l’11 febbraio. La quaresima viene dopo il carnevale per ricordarci che siamo polvere e non coriandoli. Franco Lissandrin A carnevale tutto il mondo è giovane, anche i vecchi. A carnevale tutto il mondo è bello, anche i brutti. Nicolaï Evreïnov San Valentino e Carnevale cadono nello stesso mese. Trovo stupido mettere così vicino due feste di maschere. Francesco D’Antonio A Carnevale ogni scherzo vale, ma che sia uno scherzo che sa di sale. Proverbio Odio il Carnevale. Ci provi con una principessa Disney e ti ritrovi a letto con un camionista di Brembate. Anonimo Avete fatto caso che l'ultima domenica di carnevale i cimiteri sono un mortorio? Totò Il termine deriverebbe dal latino "carnem levare" (eliminare la carne), poiché indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. In alternativa si è ipotizzato che il termine possa invece aver tratto origine dall'espressione latina carne levamen (avente l'analogo significato di "eliminazione della carne"), oppure dalla parola carnualia ("giochi campagnoli") o ancora dalla locuzione carrus navalis ("nave su ruote", quale esempio di carro carnevalesco) se non addirittura da currus navalis ("corteo navale"), usanza di origine pagana e occasionalmente sopravvissuta fino al XVIII secolo tra i festeggiamenti del periodo. Le prime testimonianze dell'uso del vocabolo "carnevale" (detto anche "carnevalo") vengono dai testi del giullare Matazone da Caligano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.
Saturnalia Romani I festeggiamenti maggiori avvengono il Giovedì grasso e il Martedì grasso, ossia l'ultimo giovedì e l'ultimo martedì prima dell'inizio della Quaresima. In particolare il Martedì grasso è il giorno di chiusura dei festeggiamenti carnevaleschi, dato che la Quaresima nel rito romano inizia con il Mercoledì delle ceneri e si festeggia da Venezia a Rio De Janeiro, tra maschere, travestimenti, dolci e scherzi. Una piccola differenza è rappresentata dal Carnevale ambrosiano, la cui durata - finisce infatti con il «sabato grasso», quattro giorni dopo rispetto al tradizionale «martedì» («il martedì grasso» è il giorno che precede la Quaresima e la tradizione vuole che nella giornata si consumino i dolci fatti in casa, in vista del periodo di digiuno che seguirà) - sembra risalire a un pellegrinaggio del vescovo Ambrogio che aveva annunciato il suo ritorno «in tempo per celebrare con i milanesi le ceneri». La popolazione posticipò il rito alla domenica successiva per aspettarlo. È nel Medioevo che ritroviamo molti aspetti della festa attuale. Il Carnevale italiano si distingue per le sue maschere regionali e tradizionali, ognuna con le proprie caratteristiche: da Arlecchino a Pulcinella. E ogni regione ha anche i propri dolci tipici e tradizionali, come le chiacchiere, conosciute anche come frappe o bugie. L’Italia vanta la presenza di alcuni dei Carnevali più belli e famosi del mondo: Venezia, Viareggio, Putignano, Ivrea e altri. Una curiosità? Uno dei simboli del Carnevale sono, assieme alle stelle filanti, i coriandoli di carta che nacquero nel 1875 da un’idea dell’ingegnere Enrico Mangili di Crescenzago (Milano). L’ingegnere li realizzò a partire dalle carte traforate usate per l’allevamento dei bachi da seta. Un’invenzione contesa con un altro ingegnere di Trieste, Ettore Fenderlche, che nel 1876 ritagliò dei triangolini di carta. Il carnevale è una festa mobile che si celebra nei paesi di tradizione cristiana e in particolare in quelli di rito cattolico: i festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi, in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante è l'uso del mascheramento. I caratteri della celebrazione del carnevale hanno origini in festività molto antiche, come per esempio le antesterie, che erano delle feste celebrate in onore di Dioniso, in ambiente ionico-attico, che avevano a che fare direttamente col piacere del vino e con il "fiorire primaverile". Questi giorni di festa cadevano infatti nel mese di Antesterione (a cavallo fra febbraio e marzo) con l'avvicinarsi della primavera . Ad Atene venivano chiamate "antiche Dionisie" per distinguerle dalle "grandi Dionisie" più recenti e introdotte infatti da Pisistrato nel VI secolo a.C.) o i saturnali romani, una delle più diffuse e popolari feste religiose di Roma antica, che si celebrava ogni anno, dal 17 al 23 dicembre, in onore di Saturno, antico dio romano della seminagione. Durante le feste dionisiache e saturnali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza.
Festa dei pazzi nel medioevo Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all'inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione è, in pratica, quello dell'anno solare. Nel mondo antico, romano, la festa in onore della dea egizia Iside, importata anche nell'impero Romano, comporta la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle Metamorfosi (libro XI). Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. (Un rito simile avveniva nelle Lupercalia che erano un festival della fertilità dedicato a Fauno, il dio romano dell'agricoltura, nonché ai fondatori romani Romolo e Remo. Vedi la Storia di San Valentino per leggere come si svolgeva esattamente il rituale) Durante le antesterie passava il carro di colui che doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale e più o meno la stessa celebrazione avveniva già in Babilonia, quando poco dopo l'equinozio primaverile veniva appunto riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo. Il noto storico delle religioni Mircea Eliade scrive nel saggio Il Mito dell'Eterno Ritorno: "Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali e le orge, sono elementi che denotano che alla fine dell'anno e nell'attesa del Nuovo Anno si ripetono i momenti mitici del passaggio dal Caos alla Cosmogonia". In seguito Eliade afferma che "allora i morti potranno ritornare, poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte e ritorneranno giacché in questo momento paradossale il tempo sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporanei dei vivi". Le cerimonie carnevalesche, diffuse presso i popoli Indoeuropei, mesopotamici, nonché di altre civiltà, hanno perciò anche una valenza purificatoria e dimostrano il "bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente abolendo il tempo trascorso e riattualizzando la cosmogonia". Eliade scrive anche che "l'orgia è anch'essa una regressione nell’oscuro, una restaurazione del caos primordiale; in quanto tale, precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate". L'autore aggiunge poi che "sul livello cosmologico l'orgia corrisponde al Caos o alla pienezza finale; nella prospettiva temporale, l'orgia corrisponde al Grande Tempo, all'istante eterno, alla non - durata. La presenza dell'orgia nei cerimoniali che segnano divisioni periodiche del tempo tradisce una volontà di abolizione integrale del passato mediante l'abolizione della Creazione. Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale riconduce a una dimensione metafisica che riguarda l'uomo e il suo destino. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi. Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell'essere "soprannaturale " rappresentato.
Maschere della commedia dell'arte italiana Le maschere che incarnano gli antenati, le anime dei morti che visitano cerimonialmente i vivi, sono anche il segno che le frontiere sono state annientate e sostituite in seguito alla confusione di tutte le modalità. La confusione delle forme è illustrata dallo sconvolgimento delle condizioni sociali (nei Saturnali lo schiavo è promosso padrone, il padrone serve gli schiavi; in Mesopotamia si deponeva e si umiliava il re, ecc.), dalla sospensione di tutte le norme, ecc. Lo scatenarsi della licenza, la violazione di tutti i divieti, la coincidenza di tutti i contrari, ad altro non mirano che alla dissoluzione del mondo, affinché possa in seguito essere rigenerato e ricreato. L'antica tradizione del carnevale si è mantenuta anche dopo l'avvento del Cristianesimo: anche a Roma stessa, capitale del Cristianesimo, la maggiore festa pubblica tradizionale è stata il Carnevale Romano fino alla sua soppressione negli anni successivi all'Unità d'Italia. A Firenze i Medici organizzavano grandi mascherate su carri chiamate "trionfi" e accompagnate da canti carnascialeschi, cioè canzoni a ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore. Celebre è Il trionfo di Bacco e Arianna scritto proprio dal Magnifico. Nella Roma del regno pontificio si svolgevano invece la corsa dei barberi (cavalli da corsa) e la "gara dei moccoletti" accesi che i partecipanti cercavano di spegnersi reciprocamente. Nella storia dell'arte invece, una famosa opera pittorica è la Lotta tra Carnevale e Quaresima del pittore olandese Pieter Bruegel il Vecchio. Personaggi mascherati del carnevale veneziano sono presenti in vari dipinti del Settecento veneziano di Canaletto, Francesco Guardi e negli interni di Pietro Longhi. Il Carnevale non termina ovunque il Martedì grasso: fanno eccezione il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Ovodda, il carnevale di Poggio Mirteto, il Carnevale di Bientina, il carnevale di Borgosesia e il Carnevalone di Chivasso. Anche il Carnevale di Foiano della Chiana termina la domenica dopo le Ceneri. In diversi Carnevali il martedì grasso si rappresenta, spesso con un falò, la "morte di Carnevale". Secondo lo studioso Michail Bachtin, che trattò del carnevale nel suo testo - L’opera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale e festa nella tradizione medievale e rinascimentale. - "Il carnevale, in opposizione alla festa ufficiale, era il trionfo di una sorta di liberazione temporanea dalla verità dominante e dal regime esistente, l’abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei privilegi, delle regole e dei tabù... Era l’autentica festa del tempo, del divenire, degli avvicendamenti e del rinnovamento. Si opponeva a ogni perpetuazione, a ogni carattere definitivo e a ogni fine. Volgeva il suo sguardo all’avvenire incompiuto... Tutte queste forme di riti e spettacoli organizzati in modo comico erano molto diffuse in tutti i paesi dell’Europa medievale, ma si distinguevano per la loro ricchezza e la loro complessità nei paesi di cultura romanza, e in particolare in Francia .
Carnevale di Viareggio Tutte queste forme, organizzate sul principio del riso, presentavano una differenza estremamente netta, di principio si potrebbe dire, rispetto alle forme di culto e alle cerimonie ufficiali serie della chiesa e dello stato feudale... Esse rivelavano un aspetto completamente diverso del mondo, dell’uomo e dei rapporti umani, marcatamente non ufficiale, esterno alla Chiesa e allo Stato; sembravano aver edificato accanto al mondo ufficiale un secondo mondo e una seconda vita, di cui erano partecipi, in misura più o meno grande, tutti gli uomini del Medioevo, e in cui essi vivevano in corrispondenza con alcune date particolari. Tutto ciò aveva creato un particolare dualismo del mondo, e non sarebbe possibile comprendere né la coscienza culturale del Medioevo, né la cultura del Rinascimento senza tenere in considerazione questo dualismo. L’ignorare o il sottovalutare il riso popolare del Medioevo porta a snaturare il quadro di tutta l’evoluzione storica della cultura europea nei secoli seguenti . Un significato del tutto particolare aveva l’abolizione di tutti i rapporti gerarchici. In effetti, durante le feste ufficiali le differenze gerarchiche erano mostrate in modo evidente: in esse bisognava apparire con tutte le insegne del proprio titolo, grado e stato, e occupare il posto assegnato al proprio rango. La festa consacrava l’ineguaglianza. Al contrario, nel carnevale tutti erano considerati uguali, e nella piazza carnevalesca regnava la forma particolare del contatto familiare e libero fra le persone, separate nella vita normale – non carnevalesca – dalle barriere insormontabili della loro condizione, dei loro beni, del loro lavoro, della loro età e della loro situazione familiare. Concludendo possiamo dire che sin dall'antichità, come dimostrano appunto i Saturnali romani, la festa dei pazzi nel Medioevo e via dicendo, il Carnevale ha dunque sempre rappresentato un'esperienza fondamentalmente collettiva, è il momento del riso, della trasgressione, della satira e della parodia, dell'esaltazione, insomma, del "mondo alla rovescia", con la connessa contestazione dei rapporti gerarchici. La festa carnevalesca, con il suo spirito eversivo, ha influenzato profondamente, secondo Bachtin, alcuni generi letterari comico realistici soprattutto attraverso il linguaggio: un linguaggio radicalmente antiletterario, familiare, plebeo, "di piazza", realistico sino all'oscenità, corposo e instintuale, gioioso e vitalistico. Massima espressione dello spirito e della lingua carnevaleschi è appunto Rablais, a cui Bachtin ha dedicato uno studio veramente ponderoso; ma le radici antropologiche e culturali dello scrittore francese affondano in un "humus" antichissima: dalla novellistica milesia alla satira, dalla commedia al romanzo d'avventura e picaresco elementi del modo carnevalesco sostanziano i più diversi generi letterari, spesso in ironica e parodica dialettica con i generi più formalmente considerati seri. Puoi anche leggere i seguente posts con aforismi e citazioni sul Carnevale: Citazioni e aforismi sul carnevale Citazioni spiritose sul carnevale https://www.youtube.com/watch?v=q6sHx8dl1S8 https://www.youtube.com/watch?v=fw6E00OL_aQ Aforismi per argomento Aforismi per autore Pensieri e riflessioni Read the full article
#Bachtin#Carnevale#Dioniso#feste#interpretazioni#medioevo#mondo#pazzia#riso#rovesciato#Saturnali#storia
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Scherzi di Carnevale - Gianni Rodari -
Carnevale,
ogni scherzo vale.
Mi metterò una maschera
da Pulcinella
e dirò che ho inventato
la mozzarella.
Mi metterò una maschera
da Pantalone,
dirò che ogni mio sternuto
vale un milione.
Mi metterò una maschera
da pagliaccio,
per far credere a tutti
che il sole è di ghiaccio.
Mi metterò una maschera
da imperatore,
avrò un impero
per un paio d’ore:
per volere mio dovranno
levarsi la maschera
quelli che la portano
ogni giorno dell’anno…
E sarà il Carnevale
più divertente
veder la faccia vera
di tanta gente.
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"Scherzi di Carnevale"
Carnevale,
ogni scherzo vale.
Mi metterò una maschera
da Pulcinella
e dirò che ho inventato
la mozzarella.
Mi metterò una maschera
da Pantalone,
dirò che ogni mio sternuto
vale un milione.
Mi metterò una maschera
da pagliaccio,
per far credere a tutti
che il sole è di ghiaccio.
Mi metterò una maschera
da imperatore,
avrò un impero
per un paio d’ore:
per volere mio dovranno
levarsi la maschera
quelli che la portano
ogni giorno dell’anno…
E sarà il Carnevale
più divertente
veder la faccia vera
di tanta gente.
-Gianni Rodari-
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Tutte le location di "Amici Miei Atto I": 3° tempo
Primo tempo Secondo Tempo Inizio Terzo Tempo Per i fiorentini DOC il film "Amici Miei" rappresenta un tassellino di cuore, non solo perché è girato a Firenze, ma anche perché vi si ritrova quello spirito, e quella malinconia, che il fiorentinaccio sente propria. Devo mettere subito in evidenza che il lavoro di trovare queste location non è mio, ma di un blog che per quanto riguarda il cinema è davvero portentoso. Si tratta del davinotti, un sito web che vi consiglio di andare a guardare e sfogliare. In questo articolo sfrutto molto del loro lavoro e unisco a questo immagini e tecnologia. Attraverso Maps si possono raggiungere le varie location e vederle per come si presentano oggi e confrontarle per come erano allora. Ovviamente cliccate sul link in colore rosso. Terminiamo...
Location 31 e 32: Nella scena successiva i quattro storici amici si ritrovano senza stimoli ed idee e decidono di andare al cinema. Il Necchi legge svogliatamente i titoli dei film in programmazione mentre sono davanti all'attuale (si fa per dire perché è chiuso anche questo) Astra 2, ex Metropolitan Il Cinema è in Piazza Beccaria. Nella scena successiva compare il mitico pensionato delle poste il Sig. Righi che pieno di paste mangiate AUFO e fischiettando diventa il bersaglio della banda di gangster del bar Necchi. Costretto ad uscire con lo zucchero in tasca aspetta gli spacciatori ai giardinetti di piazza Nicola Demidoff sul Lungarno Serristori.
Location 33 e 34: Ciò che sembrava un semplice scherzo al Righi diventa una vera e propria sequenza di gag imperdibili. Ma prima ci deve essere l'autorizzazione del Boss a far entrare il Righi nella banda, e quindi di nuovo a Pescia alla clinica del Sassaroli, ma sempre in fondo a viale Agusto Righi. Dopo un perentorio "proviamolo" del Boss ecco che comincia la prima "missione". Con una frenata da spappolarsi il naso i quattro narcotrafficanti e il pensionato Righi si ritrovano in piazza Santissima Annunziata per una prima missione.
Location 35 e 36: La prima missione consiste nel recarsi presso un negozio di fiori, all'epoca era "fiori Nardi" in via dei Servi al 124 e 126 rosso, oggi quelle vetrine corrispondono alle sale per la colazione dell'Hotel delle Due Fontane. Dopo una giornata intera di affari illeciti, a cui avrei voluto tanto partecipare anche io, si ritrovano presso un negozio che vende scherzi di Carnevale dove ritireranno, finalmente, il "grisbi" da spartire tra tutti, meno il Righi. Il negozio in oggetto è in via il Prato, all'epoca Cartoleria Pettinelli, oggi... oggi... bho! Dopo una partenza a razzo a causa della presenza di una pantera della polizia girano repentinamente in via Berbardo Rucellai e sullo sfondo si vede l'insegna Ferrari quando era presente la concessionaria in quella che per tutti a Firenze era conosciuta come "Rotonda Ferrari".
Location 37 e 38: Dopo la spartizione del grisbi e l'accettazione del Righi nella banda, dato che è riapparsa la "banda di marsigliesi", gli amici si dedicano, giorno e notte a "curare" il Righi e non c'è più famiglia, lavoro e amanti. Infatti il Mascetti, in Piazza Sant'Ambrogio, telefona (quando c'erano ancora le cabine a gettone) alla Titti e conclude la telefonata con "oooohhh Titti" che a Firenze è divenuta sinonimo di "non rompere...". Nella scena subito dopo la macchina inchioda su un ponte da cui viene gettato un pacco. Si tratta del Ponte presso Montebuoni, sulla via Scopeti, il ponte è comunemente chiamato ponte di Scopeti. La macchina arriva proprio dagli Scopeti per poi girare sulla via Cassia in direzione San Casciano Val di Pesa.
Location 39 e 40: Nella scena successiva la macchina si ferma su un secondo ponte dove viene ritirato un altro pacco, nascosto nel tabernacolo, con 85 milioncini da spartire. Questo secondo ponte è lungo la via Chiantigiana per il Ferrone svoltando a destra sulla via di Luiano. Ma mentre il Righi, finalmente, scende per poter pisciare arrivano i marsigliesi, ovvero il Sassaroli su un'altra auto, e comincia un inseguimento con pistolettate. Nella scena successiva le due auto girano repentinamente a destra infilando su un terzo ponte ancora. Si tratta sempre della via Chiantigiana per il Ferrone ma all'altezza di via della Mandria.
Location 41 e 42: Terminato l'inseguimento i quattro amici e il Righi si rifugiano presso un edificio in costruzione dove finalmente possono dividere il bottino, questa volta includendo il Righi nella spartizione. Come sappiamo il pacco si dimostra un "pacco" pieno di giornali e il Righi resterà a bocca asciutta. Il gruppetto si è rifugiato presso il Mandela Forum, ancora in costruzione, a Campo di Marte. Oggi, che l'edificio è terminato e circondato da siepi, è difficile con Maps trovare una giusta angolazione e forse è meglio vederlo da dentro. Purtroppo tutte le zingarate arrivano al termine e questa la termina la moglie del Necchi, che quando la giura sul bambino purtroppo la mantiene. Questa è la frase che mette fine alla zingarata. Finita si ma in bellezza, con uno scontro con i Marsigliesi che si svolge in via dell'Argingrosso al civico 113. Dove ora sorge un palazzo all'epoca lo stesso era in costruzione e la cruenta sparatoria avviene proprio all'interno del cantiere.
Location 43 e 44: Lo scontro cruento non passa inosservato e difatti, con una pagina ben realizzata dal Perozzi, il giornale riporta della disfatta della banda dopo uno tremendo scontro a fuoco. Ovvio che l'unica faccia presente sul giornale sia quella del Righi che quindi deve sparire. Viene spedito dalla sorella a Reggio Calabria (che non è mica lontano!). La scena successiva vede quindi i quattro amici, perché il boss Sassaroli è morto nello scontro con i marsigliesi, accompagnare il Righi, travestito da frate, alla Stazione di Santa Maria Novella a prendere il treno. Partito il Righi e dopo aver preso a schiaffi i passeggeri, i quattro si ritrovano in piazza Acciaioli al Galluzzo, dove si salutano finita la zingarata.
Location 45: Nella realtà chi ci rimette la vita, nel film, è il Perozzi che rientrato a casa è colto da un infarto. Morto l'amico viene fatto il funerale che si svolge presso la Chiesa di Santo Spirito in piazza Santo Spirito. Il Righi, rientrato a Firenze, si presenta al funerale scoprendo che il Boss Sassaroli è ancora vivo, ma il morto è il Perozzi, un traditore! Qui si conclude il film con risate mascherate da pianti segnando definitivamente il punto, che la vita e la morte son sempre un modo per scherzare.
... e l'atto II?
Jacopo Cioni Gran Cerusico Read the full article
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Fotopoesia - Non dimenticare mai ...
Non dimenticare maila gioia e le risa nei pomeriggi noiosiche io e te trasformammo in gioia. Non dimenticare maila radio a palla,o gli scherzi di Carnevale,e non dimenticare maii prosecchini da D’Antonie la discotecail pube i ” vaffanculo “a tutto il mondo che ci voleva male. Non dimenticare maii pomeriggi da tua nonna,le telefonate di notte quando avevi rabbiae freddoe paura. Non dimenticare…
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#2009#2024#Amica#Amici#Amicizia#Distanze#Emozione#Emozioni#Fotopoesia#Marco Vasselli#Ricordi#Ricordo#Tor Sapienza#Tra Tor Sapienza e il mondo
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BadVice DJ partecipa alla Miami Music Week... E pubblica un nuovo disco con Flo Rida
Arriva la primavera 2024 ed BadVice DJ, l'artista e produttore musicale veneziano Alvise Catullo, non si ferma di certo. Dopo il successo del suo party a Venezia per il Carnevale torna a collaborare con Flo Rida, una delle poche superstar del rap quando sa diventare musica da ballare in giro per i club e i festival di tutto mondo.
Tutto questo succede dopo gli ottimi risultati raggiunti dalla sua "Fable (Happy Ever After)", una cover del capolavoro dream house di Robert Miles in cui spicca, oltre all'energia della produzione curata da BadVice, anche la voce di Aleinad.
Non solo, BadVice DJ vola anche a Miami da protagonista per far sentire forte la sua energia e la sua musica... Dopo esperienze di sicuro successo in Italia e nella sua Venezia. "Il nostro 'rave' benefico a Rialto Pescheria per il Carnevale '24 è andato alla grande", spiega BadVice DJ. "Nonostante la forte pioggia, grazie al passa parola di chi si era scatenato nel 2023, abbiamo riempito lo spazio con quasi 4000 persone. Abbiamo avuto uno splendido feedback da parte dei giovani veneziani e senz'altro replicheremo l'anno prossimo".
Dopo i risultati eccellenti raggiunti con "Bam Bam", torni a collaborare con una superstar come Flo Rida
BadVice DJ: Abbiamo prodotto un pezzo energico, un inebriante brano con suoni Tech e con sfumature di grinta hip-hop vintage. Si chiama "You Suck" (una frase che in italiano si potrebbe tradurre non vali niente, NDR). E', come dicevi, una nuova collaborazione internazionale con Flo Rida, MC e superstar della scena rap, pop ed elettronica. L'ho prodotta assieme a Nico Heinz. Esce venerdì 29 marzo subito dopo la Miami Winter Music Conference, sulla label Mind the floor.
Parteciperai, di nuovo, alla Winter Music Conference di Miami, un evento fondamentale per tutta la scena dance
Anche quest'anno andrò a Miami, ovviamente non a rilassarmi ma per la Music Week. Sarò impegnato in due appuntamenti nel weekend, grazie anche ad Origami. prima con Nexus Radio in collaborazione con Climax, la sera del marzo. Invece la notte del 22 marzo sarò a The Lizard, al Mango's club, sull'iconica Ocean Drive a South Beach, dove suoneranno anche, tra gli altri, Roger Sanchez, Leandro Da Silva e The Cube Guys.
Miami è davvero così importante per il clubbing e la dance?
Miami rappresenta un palcoscenico internazionale dove puoi farti conoscere e far conoscere la tua musica a tutto mondo, un po' come l'Amsterdam Dance Event in autunno. Partecipano tutti o quasi gli artisti e la community della musica mondiale. Sia l'energia che senti sia l'aria che respiri è pura musica.
Come vedi il livello dei produttori dance italiani?
A livello musicale stiamo crescendo e abbiamo artisti di livello vecchi e nuovi che stanno facendo molto bene anche all'estero. Per quanto riguarda il clubbing, invece, darei più spazio alla varietà musicale come all'estero dove hai molta più scelta se vuoi ascoltare o ballare certi tipi di musica.
Cosa balleremo nell'estate '24?
Spero le mie... ovvero cerco sempre di essere attuale nelle mie tracce e aggiungere sempre suoni nuovi e freschi. Scherzi a parte, a livello internazionale l'estate '24 sarà molto techno. C'è bisogno di energia.
BadVice DJ su Instagram
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Sant'Antonio Abate, in tutt'Italia brillano i fuochi
Brillano in tutt'Italia di fuochi di Sant'Antonio Abate. Il 17 gennaio è una data simbolica fin dalla notte dei tempi. Rappresenta da sempre il passaggio dal vecchio al nuovo. L'avvento del Cristianesimo, poi, ha dato nuovo significato ai giorni e ai riti pagani. In molte regioni d'Italia, ancora oggi si celebrano riti in onore del santo che ha dato vita al monachesimo cristiano. Con il 17 gennaio entra ufficialmente il Carnevale. Il primo abate della cristianità Nato a Qmas in Egitto, nel 251 da un'agiata famiglia di agricoltori cristiani, Antonio si diede alla vita da anacoreta dopo la morte dei genitori quando aveva circa vent'anni. Visse per vent'anni sul monte Pispir, mentre gli ultimi tempi della sua vita li trascorse nel deserto della Tebaide. Divenne subito un punto di riferimento per pellegrini e bisognosi, che da lui furono guariti e liberati dal demonio, e per gli eremiti che lo vollero come loro guida spirituale e insieme a lui formarono una comunità. La prima comunità sotto la guida spirituale di un Abbà. Per questo motivo Antonio è considerato il primo abate e a lui si attribuisce la nascita del monachesimo cristiano. Le cronache riferiscono che sia stato più volte tentato dal demonio incarnatosi in un maiale. Due secoli dopo la sua morte, avvenuta il 17 gennaio del 357, le sue reliquie furono trasportate dal deserto egiziano prima ad Alessandria, poi a Costantinopoli, e da lì arrivarono in Francia dove, nel villaggio di La Motte aux Bois, fu eretta una chiesa in suo onore. Il Prometeo cristiano Le leggende su sant'Antonio Abate ne fanno una sorta di Prometeo della cristianità. I racconti narrano che un giorno l'abate si recò agli inferi con il suo bastone tipico a forma di Tau e in compagnia di un maialino. Quest'ultimo aveva il compito di distrarre i demoni mentre il monaco accendeva il fuoco con il suo bastone. Uscito dall'Inferno, sant'Antonio avrebbe donato il fuoco agli uomini. Il racconto spiega la simbologia legata al santo abate e tanta iconografia con la quale è rappresentato. Sant'Antonio, infatti, è spesso ritratto con un bastone a forma di Tau e in compagnia di un maialino. Il bastone è il simbolo per eccellenza dell'eremita mentre la forma che riprende l'ultima lettera dell'alfabeto rimanda alla povertà che ha caratterizzato la sua vita. I fuochi di sant'Antonio Abate in Italia Tuttavia, è il fuoco il simbolo principale del santo d'Oriente. Il fuoco, che nei riti pagani rappresentava il passaggio dall'inverno alla primavera, diventa simbolo di purificazione e rinascita. Non a caso, i riti che accompagnano la celebrazione del santo si svolgono intorno ai cosiddetti focarazzi. In molte regioni d'Italia si accendono falò che durano tutta la notte. La tradizione è molto viva nella città di Napoli dove nei focarazzi, chiamati cippi, si gettano anche oggetti vecchi come anche i bigliettini col nome della persona amata perché corrisponda il sentimento. Altra usanza legata al santo è quella di benedire gli animali da stalla, maiali in primis. La benedizione avviene alla fine di una processione di cui fanno parte anche gli animali. Il 17 gennaio è anche il giorno che segna il passaggio dal periodo natalizio al Carnevale. Da oggi via libera a scherzi, e alla preparazione di chiacchiere, bugie o che dir si voglia. In copertina foto di StockSnap da Pixabay Read the full article
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Divieto di Halloween Satanico
___________________________________________________________ ___________________________________________________________ Halloween è molto più di un’innocente festa di caramelle, scherzi e carnevale per i miscredenti dell’influenza satanica. La Chiesa Maggiore di Lucifero nella città di Old Town Spring, una trentina di chilometri a nord di Houston, negli Stati Uniti, è stata inaugurata il 31…
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Citazioni spiritose sul Carnevale
Citazioni spiritose sul Carnevale Citazioni spiritose sul Carnevale. Quanno se scherza, bisogna esse’ seri! Marchese del Grillo È Carnevale. O come direbbero a Porta a Porta «È in arrivo una massiccia ondata di coriandoli». Anonimo Avete fatto caso che l'ultima domenica di carnevale i cimiteri sono un mortorio? Totò San Valentino. Per quest'anno, il motto e' il seguente: "San Valentino: un diamante e' per sempre. Finche' non ritorna grafite". Allora, regalatele direttamente una matita. (In fondo, a Carnevale ogni scherno vale...) Andrea Zuse Balestrero Sul palcoscenico del mondo non siamo altro che miseri attori, e talvolta è utile riuscire a mascherare i nostri tristi ruoli. Carl William Brown Chi non ride mai non è una persona seria. Charlie Chaplin Carnevale vecchio e pazzo s'è venduto il materasso per comprare pane e vino tarallucci e cotechino. E mangiando a crepapelle la montagna di frittelle gli è cresciuto un gran pancione che somiglia a un pallone. Gabriele D’Annunzio Pulcinella aveva un gallo, tutto il giorno vi andava a cavallo, con la briglia e con la sella. Viva il galletto di Pulcinella! Buon carnevale! Anonimo Finalmente è finita la crisi: oggi le ragazze di facili costumi troveranno tutte un lavoro! Buon Carnevale! Anonimo Oggi più che mai le subdole intenzioni si travestono con atteggiamenti di grande umanitarismo e sincera filantropia e sempre più spesso le atroci intenzioni si nascondono dietro un volto sorridente e dietro una maschera di gentilezza, beh, un momento, aspettate un po', ma Berlusconi, non sorride sempre! Carl William Brown Carnevale. Il portale della basilica di San Marco ammonisce: ogni carnevale finisce con il Giudizio Universale! Mieczyslaw Kozlowski Ogni anno inventano sempre una maschera nuova, ma non temere, la mia preferita resta sempre e soltanto la tua! Anonimo Dolci sono le chiacchiere del Carnevale. Oggi, ogni Chiacchiera è una Bugia speciale! Rossana Virò Carnevale Carnevale frizzi e lazzi giorni allegri, giorni pazzi i bambini ed i ragazzi fra coriandoli e stelline indossando mascherine che ricopron i loro visi metton su anche sorrisi colorati arcobaleni scherzi, canti, balli e suoni di allegria s'invade il cuore. Dora Pergolizzi Sei contento? È carnevale, e tu sei molto fortunato... non hai bisogno di vestirti! Anonimo Tanti auguri di buon Carnevale:che questo giorno di gioia ed allegria ci renda meno seri per il resto dell’anno! Anonimo La vita è come il Carnevale…non puoi sapere che scherzo ti farà! Buongiorno e Buon Carnevale! Anonimo I carnevali passano, certe maschere restano. Jean-Paul Malfatti Durante il carnevale gli uomini indossano una maschera in più. Xavier Forneret Tra risate e allegria insieme a te è Carnevale 365 giorno all'anno. Ti voglio bene! Anonimo
Citazioni divertenti su maschere e travestimenti Una maschera ci dice di più di una faccia Oscar Wilde Per fare un vestito ad arlecchino ci mise una toppa Meneghino, ne mise un'altra Pulcinella, una Gianduia, una Brighella. Anonimo Inutile metterti una maschera oggi, saresti perfettamente in tema anche senza! Anonimo La moderna solidarietà non è che il tentativo di mascherare la propria stupidità facendo esercizi di falsa umanità. Carl William Brown Dicono che a Carnevale si ingrassi… tutte chiacchere! Anonimo Pulcinella ed Arlecchino, Stenterello e Meneghino, con Brighella e Pantalone, Colombina e Balanzone, fanno ridere i bambini. Viva, viva i burattini! Anonimo Durante il prossimo carnevale di Rio, Battisti si esibirà con LULA HOP. Renato Reggiani Se è giovedì grasso, nessuno problema. Se è martedì grasso, va benissimo, figurati. Se sono grasso io, tutti a rompere le scatole. Anonimo Carnevale, va a ruba il costume da comandante Schettino. Non era più adatto a Halloween? Lia Celi Buon Halloween!!! (O Buon Carnevale). E non perdere troppo tempo per la maschera: sistemati un po' i capelli e via! Su un SMS Per Shakespeare l'uomo non è che un semplice attore, che si agita freneticamente sul palcoscenico di una vita senza senso interpretando il più delle volte un ruolo triste. Se dunque trovate di una certa verità l'analisi del grande drammaturgo consolatevi almeno con il motto di Giordano Bruno che soleva appunto dire "In tristitia hilaris, in hilaritate tristis." E si, è proprio vero, il dio della gioia porta sul volto una maschera tragica." Carl William Brown Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po' di attenzione, a distinguerla dal volto. Alexandre Dumas Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi sotto la sua protezione, frapporre qualcosa tra il mondo e me, camuffare le mie ferite, imparare, insomma, a usare la maschera. Emil Cioran L'intelligenza e la bontà preferiscono entrare in scena senza maschera. A. Schnitzler Sei contento? È carnevale, e tu sei molto fortunato... non hai bisogno di vestirti! Anonimo Solo due volte all'anno le persone false possono vestirsi di se stessi facendo scivolare dal loro viso la maschera: a carnevale e halloween! Angela Perri È finito il carnevale, gli hanno fatto il funerale. Ada Roggio Due trans chiacchierano a carnevale: "Oggi da cosa ti travesti?". "Almeno oggi non parlarmi di lavoro!". Da Bastardidentro Ricordo quella volta che mio padre mi comprò i coriandoli. Fu un carnevale bellissimo, mi divertii un casino. Fu l'unica volta, perché l'anno dopo mio padre non mi volle più comprare i coriandoli. Mi rimproverò che l'anno prima li avevo buttati tutti. Mauroemme
Citazioni e aforismi sulle maschere Sul palcoscenico del mondo non siamo altro che miseri attori, e talvolta è utile riuscire a mascherare i nostri tristi ruoli. Carl William Brown Il fine di uno scherzo non è quello di degradare l'essere umano ma di ricordargli che è già degradato. George Orwell Carnevale è nel piatto. È diventato matto? Linda Reale Ruffino Carnevale 2012: va a ruba il costume da Schettino. E' quello da scoglione. Micro Satira Ci sono donne che a carnevale si vestono da San Francesco per parlare agli uccelli. Roba Da Maschi Se è giovedì grasso, nessuno problema. Se è martedì grasso, va benissimo, figurati. Se sono grasso io, tutti a rompere i coglioni. Periferia galattica Perché a carnevale i computer non funzionano piu' bene? Perché gli interrupt sono tutti mascherati! Anonimo "Pronto, mi scusi maestro. Ebrei, musulmani, cristiani, indù, buddisti, scintoisti: quando potremo riunirci tutti insiemi in unica grande chiesa?". Quelo: "A carnevale?". Corrado Guzzanti ORSO: L’orso rispetto agli altri animali ha il vantaggio che a Carnevale può restare vestito cosi’ com’e’. Il Dizionario di gene Gnocchi Una volta, per un veglione di carnevale, mia madre ebbe la bella idea di mascherarmi da pagliaccio. Mi riconobbero subito tutti. Mauroemme Pierino: "Papà mi compri i coriandoli?". Il padre: "No! L'anno scorso li hai buttati via tutti!" Inserzione giornalistica: Vendo giochi e scherzi di carnevale. Astenersi burloni e perditempo. Inserzione giornalistica: Ragazza di facili costumi cerca lavoro solo a carnevale. Inserzione giornalistica: Vendiamo Ritmo del 90, Fiesta del 95 e Samba dell'89. Solo a Brasiliani amanti del carnevale. Per Halloween mi sono truccato da mostro, brr... una maschera davvero orripilante. La cosa che mi ha fatto incazzare è che poi, alla festa, tutti mi hanno riconosciuto subito. Mauroemme Avete fatto caso che l'ultima domenica di carnevale i cimiteri sono un mortorio? Toto' in "Toto' cerca pace"
Battute divertenti sul Carnevale Arriva, arriva Carnevale! Con la faccia da burlone, scherza e ride a più non posso Viene ballando e saltellando porta allegria, gioia ed armonia. Francesca Bastone Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita. Arthur Schopenhauer E dopo tutto cos'è una bugia? Solo la verità in maschera. George Byron Siamo tanto abituati a mascherarci di fronte agli altri, che finiamo per mascherarci anche di fronte a noi stessi... Francois De Larochefoucauld Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero. Oscar Wilde Nascondi chi sono, e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni. William Shakespeare La maschera incarna il principio della vita stessa. Michail Bachtin Una maschera ci dice di più di una faccia. Oscar Wilde Tanti auguri di buon Carnevale:che questo giorno di gioia ed allegria ci renda meno seri per il resto dell’anno! Anonimo Carnevale in poesia, mette tanta allegria. Ada Roggio Le origini del Carnevale sono un po' ambigue, come di chi porta più di una maschera. Pietro Lasaponara È arrivato il carnevale, conquistando monti e mare. È arrivato tutto matto, si è mascherato anche il mio gatto. Ada Roggio Non mascherare i tuoi difetti con le virtù acquisite. Preferisco i difetti: sono simili ai miei. Kahlil Gibran Il volto è una vera maschera che ci è concessa per celare i nostri pensieri. Oscar Wilde L'anno scorso ho partecipato al concorso per il miglior costume, ma non ho vinto. E dire che il mio era perfetto: ero travestito da Uomo Invisibile! Marco Bernardini A carnevale vedo tante maschere... ma neppure un sub. Mbgiorge Carnevale presto impazza, tutti quanti nella piazza! Ada Roggio Ho conosciuto persone senza maschera ma col carnevale dentro. Rare. Sono stato fortunato. Anonimo Andare con i figli in maschera a Venezia per il Carnevale. Mescolarsi nella bolgia. Tornare a casa. Togliere le maschere ai figli. Di altri. Anonimo Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero. Oscar Wilde Sono a pezzi, a carnevale mi travesto da coriandoli. Anonimo Il bello del Carnevale è che mi fa rivalutare la sabbia nelle mutande. Anonimo Esistono spiriti liberi, audaci, che vorrebbero nascondere e negare di essere cuori infranti, superbi, immedicabili; e talvolta la follia stessa è la maschera per un sapere infelice troppo certo. Friedrich Nietzsche
Aforismi e citazioni spiritose sul carnevale Un bambino con una gamba sola va dalla mamma, e piagnucolando dice: "Mamma, a Carnevale posso avere il costume di Spider-Man?". E la mamma: "Ma come, quello da ghiacciolo non ti piace più?". Funcool88 Guardiamo i lati positivi della cosa: chi l'anno scorso si era vestito da barbone per carnevale, con lo stesso vestito quest'anno può vestirsi da ceto medio. Marco Vicari Tra un po' sara' carnevale, ma certa gente la maschera ce l'ha tutto l'anno! Carl William Brown Ah, che bello il carnevale: i bambini travestiti, le loro urla, le loro risate, le stelle filanti che ti tirano addosso, l'istinto omicida. Anonimo Il mio amico Agapito Malteni ci provava costantemente con la sua collega Liuzza, ma lei non ci voleva assolutamente stare. Un giorno ha comprato un cappello carnevalesco a forma di membro maschile, lo ha indossato, e quando ha visto la collega entrare in bagno l'ha seguita e si è chiuso dentro con lei. Lei lo ha guardato ed ha esclamato: "Che cazzo ti sei messo in testa?!?". Friss Il carnevale scorso ero a casa di una coppia di amici quando si è presentato il loro bambino di dieci anni vestito da cow boy. Era tutto eccitato perché aspettava gli amici per andare a giocare. Ad un certo punto, è suonato il campanello. Fuori dalla porta c'era una marea di ragazzini e hanno chiesto se il loro figliolo poteva uscire a giocare con loro a indiani e cow boy. Erano tutti vestiti da indiani. Mauroemme Tutto ciò che è profondo ama mascherarsi; le cose più profonde odiano l'immagine e la similitudine. Friedrich Nietzsche Chi guadagna bene sappia che ciò è reso possibile dal fatto che gli altri guadagnano male, o non guadagnano affatto. Chi guadagna troppo a spese degli altri non può essere un filantropo, in verità è solo un ipocrita misantropo mascherato. Carl William Brown La maschera è antica quanto la stessa umanità ed è il simbolo della trasformazione dell'uomo in un altro Io. O. Eberle Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera: e più ancora, intorno a ogni spirito profondo cresce continuamente una maschera, grazie alla costantemente falsa, cioè superficiale interpretazione di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di vita che egli dà. Friedrich Nietzsche E' meglio essere odiati per ciò che siamo, che essere amati per la maschera che portiamo. Jim Morrison Ma è vero che Lapo a carnevale si traveste da Biancaneve....e i sette Nasi. Simone Per Carnevale pensavo di vestirmi da Giovanardi, ma il marrone non mi dona. M. Cristina Di Canio) A Carnevale va a ruba il costume da Schettino; il coniglio di mare. Anonimo A Carnevale ogni scherzo può far male. Anonimo Capisci di essere un buon padre, quando tuo figlio di cinque anni, per Carnevale, sceglie di vestirsi da Bob Marley. Anonimo Ogni persona non è che una "maschera teatrale"; un attore che recita il proprio ruolo e che assumendo così la propria personalità contribuisce ad arricchire la comica teatralità dell'umana stupidità. Carl William Brown Il bene e il male sono questioni di abitudine, il temporaneo si prolunga e la maschera, a lungo andare, diventa il volto. Marguerite Yourcenar Il volto è servile e servizievole, la maschera è dispotica e intransigente. Il volto ti viene dato, e si esprime su un unico piano orizzontale; la maschera si impone, ed è verticistica anche quando sempre piana. Aldo Busi Finalmente è finita la crisi: oggi le ragazze di facili costumi troveranno tutte un lavoro! Buon Carnevale! Anonimo "Usare con precauzione. La maschera e lo scudo non offrono alcuna protezione. La cappa non permette di volare". Su un costume di Halloween di Batman Tutta la vita umana non è se non una commedia, in cui ognuno recita con una maschera diversa, e continua nella parte, finché il gran direttore di scena gli fa lasciare il palcoscenico. Erasmo da Rotterdam Per tutta la vita avrei voluto piangere ed invece ho dovuto ridere o al limite rimanere serio; per tutta la vita ho dovuto portare una maschera come il Dio della gioia che ne aveva sul volto una tragica. Carl William Brown Il mio scopo è quello di insegnarvi a passare da un'assurdità mascherata a quella che è palesemente tale. Ludwig Joseph Wittgenstein Nascondi chi sono, e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni. William Shakespeare Foglie come coriandoli, vento che gioca con capelli imbrattati di schiuma, gote arrossate. E il carnevale si tinge di giovani schiamazzi. Anonimo
Motti di spirito sul Carnevale Sta arrivando Carnevale, periodo in cui mia moglie fa la prova costume. Cosi' e' libera di abbuffarsi fino all'estate. DrZap La vita è come il carnevale... non puoi sapere che scherzo ti farà! Aida Nasic Ma la causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual è? La democrazia, mio caro, cioè il governo della maggioranza. Perchè, quando il potere è in mano d'uno solo, quest'uno sa d'essere uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar sé stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà! Ma sicuramente! Oh perchè credi che soffra io? Io soffro appunto per questa tirannia mascherata da libertà... torniamo a casa! Fu Mattia Pascal di L. Pirandello Propongo di buttarci a terra e fingerci coriandoli, almeno per oggi. Anonimo Oggi sono così bella che quando gli ho chiesto una maschera per il carnevale, il commesso mi ha dato solo l’elastico. Anonimo Mi metterei volentieri una maschera sul volto e con diletto cambierei il mio nome. Stendhal La maschera di carnevale è la fuga dalla propria storia, la libertà della propria identità tramite il travestimento. Anonimo Avete fatto caso che l’ultima domenica di carnevale i cimiteri sono un mortorio? Toto' Se è vero che il Dio della gioia ha sul volto una maschera tragica è pur vero anche il contrario. Carl William Brown Oggi sono triste, ma è solo perché ho riso troppo ieri, e poi quando sono felice faccio sempre il serio. Si sa infatti che il Dio della gioia porta sul volto una maschera tragica. Carl William Brown Nessuno può portare a lungo la maschera. Seneca A Carnevale ogni carne vale... Il mondo è un vasto teatro in cui ognuno interpreta la sua parte con la maschera sul naso. Anonimo I ‘Grandi’: un tempo miravano al monumento in piazza Oggi anelano a una colossale sagoma di cartapesta sui carri di Carnevale. Carlo Sorrentino Un uomo ritorna a casa vestito da topolino e dice alla moglie: "Auguriiiii, buon carnevale!!!". E il figlio: "Papà ma oggi è capodanno!!!". "Capodanno? No! Read the full article
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Lo sciakuddhi, il folletto dispettoso del Salento
il folletto salentino, visto da Daniele Bianco
di Paolo Vincenti
Lo sciakùddhi, o sciacuddhi, è la maschera popolare del Carnevale della Grecìa salentina, protagonista delle colorate sfilate in maschera che si tengono nei giorni carnascialeschi. È un termine greco-salentino col quale si indica un curioso folletto, esponente di quell’immenso patrimonio che sono le tradizioni popolari del nostro territorio, abitato da molte altre maschere o “spauracchi”, quali la catta scianara, l’uomo nero, le macare, il Nanni Orcu, ecc. Lo sciakùddhi è conosciuto sotto nomi diversi non solo negli altri comuni del Salento ma anche in tutta la vasta area meridionale italiana. Nella fantasia popolare, esso è un folletto, molto piccolo, bruttino, fosco, peloso, vestito di panno e con un buffo cappellino in testa; in genere scalzo, smanioso di possedere un paio di scarpette, quindi riconoscente nei confronti di coloro che gliele donano, ai quali regala un gruzzolo di monete sonanti o indica il luogo dove si trova nascosto un tesoro, l’acchiatura. Ha l’abitudine di saltare di notte sul letto delle case che visita, raggomitolandosi sul petto del dormiente e dandogli un senso di soffocamento, poiché esercita una forte pressione; e probabilmente, proprio dalla voce dialettale carcare, ossia “premere”, deriva carcaluru, nome con cui è più conosciuto nel nord Salento. Per la verità, questo che stiamo descrivendo è propriamente il tipo dello scazzamurrieddhu, assimilato allo sciakùddhi, mentre lu moniceddhu è raffigurato come un uomo piccolissimo, vestito con un abito da frate ed è considerato uno spiritello più bizzarro e scherzoso che cattivo, come è invece lu scazzamurrieddhu : “piccin piccino, gobetto, con gambe un po’ marcate in fuori, è peloso in tutta la persona, gli copre il capo un piccolo cappelletto a larghe tese e indossa una corta tunica affibbiata alla cintola”, come ci informa il Castromediano.
Vi è almeno una trentina di modi in cui è chiamato questo folletto: oltre a quelli già citati, asciakùddhi, variante di sciakùddhi, nella Grecìa Salentina, soprattutto a Martano; àuru, nelle varianti lauru e laurieddhu, a Lecce; diaulicchiu o fraulicchiu, o, più raro, piccinneddhu, nel medio Salento; scarcagnulu, diffuso nel Capo di Leuca; altrove anche uru, urulu, ecc.
Per il Rohlfs, sciacuddhi /sciaguddhi è un folletto ed anche un incubo; il suo nome verrebbe dal greco σκιαούλον, ossia “piccolo spettro”, da σκιά ,“ombra”, con influsso del latino augurium. In altre aree del Salento si ha però, come abbiamo detto, anche scazzamurreddhu, scazzamaurrieddhu, che secondo il Vocabolario dei dialetti salentini vale “spirito, folletto” e “incubo”. L’origine si trova in un cazzamurreddhu che, oltre a presentare l’aspetto di una parola composta, si mostra anche congruente col francese cauchemar. La somiglianza non è sfuggita a Rohlfs, che infatti rimanda la nostra forma a un composto tra la voce dialettale cazzare, “schiacciare”, e il germanico mara, “fantasma”. Nonostante la voce salentina (e meridionale) presenti un vocalismo e uno sviluppo morfologico più tipico, l’origine di questo secondo elemento è rafforzata dal primo, visto che TLFI (Trèsor de la langue francaise informatisè) ritiene che il francese cauche dipenda proprio da un latino calcare, “schiacciare” e, in sintonia con la proposta di OED (Oxford English Dictionary on line) per l’inglese nightmare, riconduce il francese mar a forme di tipo mare, “spettro” presenti in neerlandese, tedesco e inglese antico.
Munacceddhu e animali, visto da Daniele Bianco
A Napoli, “o munaciello” è quasi una maschera popolare; ma, a differenza del monaciello napoletano, che miracolosamente nacque dalla bella Mariuccia e dall’ottantenne doli Salvatore, come informa Giovan Battista Basile nel Cunto de li cunti, lu scazzamurrieddhu salentino non ha lasciato traccia della sua venuta al mondo. Può essere lo spirito di un bambino morto senza aver ricevuto il battesimo, come il monachicchio, l’omologo lucano del nostro moniceddhu, di cui parla Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli. Oppure, questo spirito lo si credeva sprigionato dal fumo delle carcare (da cui, forse, un’altra etimologia per carcaluru), nelle quali si produceva la calce utilizzata per le costruzioni. Dal fumo della calce ribollente, veniva fuori l’astuto folletto e guai alla casa che prendeva di mira, nella quale si intrufolava passando dal camino, e guai agli abitanti della stessa, che venivano svegliati di soprassalto dallo scazzamurrieddhu, il quale in questo modo, sonoramente, sottolineava il proprio arrivo. Certo, il comitato di benvenuto che il furbo carcaluro si sarebbe aspettato di trovare al suo arrivo non era proprio la “festa” che gli arrabbiatissimi famigliari, svegliati di soprassalto, gli volevano fare. Il Nostro è dunque un nano, categoria dalla quale ha attinto molta letteratura per l’infanzia e in ispecie le fiabe (pensiamo, su tutti, a Biancaneve e i sette nani).
Il primo e il più famoso di questi nani è lu cumpare Sangiunazzeddhu, così chiamato perché piccolissimo quasi quanto un sanguinaccio, secondo il Castromediano. Sangiunazzeddhu sta per Sanguinello e la derivazione forse più attendibile di questo termine, secondo Rossella Barletta, è quella di Silvanus, una divinità agreste della mitologia romana che più tardi il popolo convertì in una specie di folletto.
A volte, egli può volgere la sua attenzione agli animali: di notte striglia, abbevera i cavalli e gli asini nelle stalle, oppure li bastona; può vedere di buon occhio il cavallo e mal vedere l’asino, e allora toglie la biada all’uno e la porta all’altro. Una volta infilatosi in casa dal camino, comincia a compiere una serie di scherzetti anche pesanti: nasconde o cambia la disposizione degli oggetti, rompe piatti, bottiglie, bicchieri, producendo un gran frastuono, facendo sobbalzare nel letto i componenti della famiglia. Guai se vi è un ospite sgradito in casa: lu moniceddhu comincia a premergli il petto fino a toglierli il respiro. Ma se l’oppresso riesce a vincere l’affanno e a catturare il folletto, prendendolo per il ciuffetto e tenendolo fermamente, allora il dispettoso spiritello piange e prega e tutto promette per riavere la libertà.
disegno di Daniele Bianco
Un altro modo per sottometterlo è impadronirsi del suo berretto rosso, lu cappeddhuzzu. Senza il suo copricapo, il folletto non può vivere e per riaverlo promette di rivelare ai padroni della casa il luogo in cui si trova un’acchiatura. Ciò può essere un tranello e, per ritrovare questo fantomatico tesoro, l’uomo può cacciarsi in grossi guai, sempre che il folletto non sia nel frattempo scappato, dopo aver ricevuto il suo cappeddhuzzu, senza rivelare alcun nascondiglio. Essendo un burlone, se gli si chiede denaro, egli colma la casa di cocci; se invece gli si chiedono cocci, egli dà il denaro. “E’ uno di quei folletti”, dice ancora il Castromediano, “tra il bizzarro e l’impertinente, tra lo stizzoso e lo scherzevole, cattivo con chi lo ostacola o sveli le sue furberie, benefico con chi usa tolleranza”.
Frequentando le stalle, può succedere che si innamori di un’asina o di una cavalla ed allora è tutto premure e dolcezze. Pettina e lucida il crine o la coda della cavalla di cui è innamorato e, a questa soltanto, porta tutta la biada, sottraendola agli altri animali, che diventano sempre più rinsecchiti, per somma disperazione dello stalliere che non riesce a darsi una spiegazione per lo strano fenomeno. La famiglia che abita la casa visitata dal nanetto, a causa della sua presenza ossessiva e fastidiosissima, può anche decidere di cambiare casa; sempre che il terribile folletto non decida di seguire le sue vittime nella nuova abitazione.
Fra i vari dispetti, il peggior male è, senz’altro, quello di non dormire la notte o di dormire male, con un sonno agitato dagli incubi. C’è un altro rimedio per tenerlo lontano: si può apporre ad un arco o alla sommità della porta principale della casa un paio di corna di bue o di montone, di cui il folletto ha una paura tremenda. Come visto, un altro nome con cui viene indicato dalle parti di Lecce è lauru o auru, auricchiu nel suo diminutivo. Secondo Rossella Barletta, l’origine del termine auro deriva da “augurio”, dal latino augurium, derivato da augur, cioè “augure”, intendendo con questo termine quei sacerdoti che, nella religione romana arcaica, divinavano la volontà degli déi attraverso la lettura dei segni celesti o anche attraverso il canto o il volo, oppure ancora le interiora, degli uccelli. Ma il termine “augurio”, nella nostra lingua, è collegato con qualcosa di positivo, un buon auspicio, e questo ci fa pensare alla componente buona, o almeno duale, del carattere di questo folletto-divinità della casa. Maurizio Nocera individua un’altra etimologia per laurieddhu: “Le due parole (Laurieddhu e Monachicco) non sono in contraddizione fra di loro, anzi: Laurieddhu si riferisce al luogo e ha la sua origine etimologica da laura, grotta naturale, spesso usata nel primo millennio d. C. dai monaci bizantini per i loro ritiri, per pregare ed anche per dormire. In Salento le laure basiliane sono molte tuttora visitabili. Monachicco invece significa appunto piccolo monaco, che vive nella laura”.
Ricorda, Nocera, le sue paure di bambino nel piccolo paese agricolo (Tuglie) in cui è nato: “La mia paura era legata soprattutto al buio e ai racconti che si facevano intorno a questo elemento della natura. Una volta andati a letto, ai bambini si raccomandava di mettersi sotto le coperte e di non mettere mai fuori la testa da esse, pena l’arrivo del laurieddhu e gli scherzi di cattivo gusto che egli avrebbe potuto fare. A ciò vanno aggiunte le paure derivanti dai racconti legati all’apparizione di anime morte o comunque di spiriti maligni. Ovviamente da bambino anch’io ho creduto a tutto ciò, e non dimentico il terrore che avevo per questo strano spiritello. Il mio lettino stava affianco a quello di mio fratello più grande, oltre al quale c’era il camino, di giorno acceso, di notte spento. Una volta coricato e messa la testa sotto le coperte, l’immagine della mente più appariscente che mi si presentava era sempre quella della bocca del camino nero, dal quale poteva uscire lo gnomo dispettoso o qualche anima morta. Terrore e tremore fino a che il sonno non vinceva. Da adulti, mio fratello mi ha ricordato che durante quella prima fase di sonno ipnagogico, parlavo molto, a volte gridavo anche, e le parole che scandivo erano sempre rivolte allo gnomo affinché stesse lontano da me. Paure di bambino scaturite dalla narrazione.
Oggi di tutta questa leggenda sono rimasti solo i racconti”. Fatto sta che, nonostante la disponibilità di contributi autorevoli di figure di spicco della cultura salentina, deve ancora allestirsi una bibliografia sugli esseri immaginari salentini, anche in relazione a quelli di altre aree dello spazio mediterraneo.
Per trovare l’origine degli scazzamurrieddhi, secondo noi, si può certamente risalire ai Lares, ai Penates e ai Manes, le divinità domestiche della casa romana. Nella religione romana, i Lares erano protettori di uno spazio fisico ben preciso e circoscritto, la casa appunto. Ad essi si portavano delle offerte, come un grappolo d’uva, una corona di fiori o cibarie. Il Lar Familiaris è invocato da Catone nel De agri cultura e da Plauto nell’Aulularia. I Penati erano, etimologicamente, gli dèi del penus, cioè il vano delle provviste. Anch’essi erano i protettori della casa e dei suoi abitanti, in particolare del pater familias. Vi erano poi i Lemures o Manes, cioè gli spiriti dei morti. La morte, nell’antica Roma, veniva ritenuta contagiosa, funesta, e quindi doveva essere purificata con riti appropriati, come il sacrificio di una scrofa a Cerere. Il lutto durava nove giorni. L’ultimo giorno, si faceva un pasto sulla tomba, poi la pulizia con la scopa e la purificazione della casa e di tutti coloro che avevano assistito alla sepoltura. La famiglia infatti si riteneva contaminata, in qualche modo, dal contatto con la morte. Se ai morti veniva data giusta sepoltura, essi potevano sopravvivere in pace nell’aldilà, altrimenti potevano tornare sulla terra e tormentare i vivi. Questi spettri malefici erano chiamati Larvae e i famigliari venivano da essi tormentati. I Lares ed i Penates non abbandonavano mai la casa e ne proteggevano gli abitanti, mentre i Manes, nella loro forma di Larve, potevano essere avversi. Se dunque affondassero nella mitologia romana le origini dei folletti di casa nostra, ciò fornirebbe anche una spiegazione della loro doppia natura, benevola e malevola.
tavola di Daniele Bianco
Ringrazio il prof. Antonio Romano per l’ottima consulenza bibliografica.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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Idem, Leggende di Puglia, Bari, Levante, 1958.
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Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e parole perdute, Torino, Einaudi, 1995.
Sabina Canobbio, Les croquemitaines du Piémont occidental. Premier inventaire, in Le Monde alpin et rhodanien. Revue régionale d’ethnologie, n.26-2-4, 1998, pp. 67-80.
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Êtres fantastiques des Alpes, a cura di Alice Joisten e Christian Abry, Paris, Entente, 1995, (Collezione di Estratti da: Le Monde alpin et rhodanien. Revue régionale d’ethnologie, n.1-4/1992).
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Rossella Barletta, Scazzamurrieddhri i folletti di casa nostra, Fasano, Schena Editore, 2002.
Federico Capone, In Salento Usi, costumi, superstizioni, Lecce, Capone Editore, 2003.
Salento da favola storie dimenticate e luoghi ritrovati, a cura di Roberto Guido, Lecce, I libri di Qui Salento, Guitar Edizioni, 2009.
Maurizio Nocera, Il laurieddhu e il culto della papagna nel Salento, in La magia nel Salento, a cura di Gianfranco Mele e Maurizio Nocera, Lecce, Edizioni “Spagine/Fondo Verri”, 2018, pp. 123-136.
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CARNEVALE AD ACIREALE
E’ Carnevale, è il ritorno della luce, il brillare dei colori, il ritorno sulle piazze, il tornare bambini, il nascondersi per giocare, il ridere, lo scherzare, l’addio all’inverno e ai focolari. E’ Carnevale, l’odore di dolci per le strade, i coriandoli, gli scherzi, i vestiti strani, la rinascita della fantasia, il trionfo dei sogni, il gusto di zucchero caramellato e zucchero al velo, la fine dei silenzi, delle strade vuote di gente e di suoni. E’ Carnevale, il fragore delle bande, lo squillare delle trombe, il ritrovarsi, il rivedersi, il riamarsi dopo un inverno di silenzi e di distese di fiori dai colori tenui, l’appassire delle foglie, i tuoni del cielo, le fredde piogge, il mare in tempesta, i greggi chiusi nelle masserie,gli alberi vestiti di morte. E’ Carnevale, torna azzurro il cielo, forte il vino, grasso il cibo, dolcissimi i dolci, vince la musica, regna il sorriso, e felice tornano le stagioni nel loro lento andare.
It is Carnival, it is the return of light, the shine of colors, the return to the squares, the return of children, the hiding to play, the laughing, the joking, the farewell to winter and the hearths. It's Carnival, the smell of sweets on the streets, confetti, jokes, strange clothes, the rebirth of fantasy, the triumph of dreams, the taste of caramelized sugar and icing sugar, the end of silence, of the streets empty of people and sounds. It is Carnival, the roar of the bands, the ringing of the trumpets, the gathering, the seeing each other, the rejoicing after a winter of silence and expanses of flowers with soft colors, the withering of the leaves, the thunder of the sky, the cold rains , the stormy sea, the herds closed in the farms, the trees dressed in death. It is Carnival, the sky turns blue, the wine is strong, the food is fat, the sweets are sweet, the music wins, the smile reigns, and the seasons return happily in their slow going.
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Buongiorno
Eccoci, Martedì grasso, il Re carnevale finirà bruciato stasera...
Ma per ora fa scorpacciata di leccornie fritte e zuccherose...
La colazione più generosa, ai soliti due caffè, aggiunge pure due Chiacchiere, non da Bar ma da gustare in compagnia.
Di questi Tempi di troppe Corone, preferisco le maschere semplici e sincere dei buoni di turno e dei cattivi di sempre, almeno loro palesemente smascherabili...
E se oggi saranno poche le sfilate, per la giusta causa facciamo a meno dei carri, allegoria di una società in attesa di giudizio e di buone notizie.
Tra i coriandoli e le stelle filante, i risi dei bambini e gli scherzi divertenti, questo Martedì ci fa ricordare che gli scherzi vanno bene, ma i più belli sono quelli che durano poco.
Il tempo è il metro di giudizio di ogni situazione e le ore dell'attesa sembrano più lunghe del solito.
Buon Martedì di Carnevale per quello che vale...
@vefa321
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Stasera Csaba e compagni stavano a casa di un'altra coppia coi soldi. I due si erano conosciuti in Salento e poi da lì era stato inevitabile fare un viaggio in Cambogia, in un posto che ovviamente conosceva anche l'arredatore, di sicuro un posto che conoscono tutti quelli che hanno un certo budget, come tutti i cafoni conoscono la stessa spiaggia vicino al porto. E in Cambogia si erano talmente evoluti come persone da preparare il meniù che si mangia con le bacchette, tipo fettuccine in brodo però come le fanno in Cambogia, ossia nei ristoranti cambogiani, e infatti il giudice cuoco ha detto che erano fatte bene, proprio come le fanno in Cambogia. Unica defaglianza che proprio succhiando le fettuccine dalla bacchetta l'arredatore s'è lordato il panciotto. E allora subito da quella grande signora che è Csaba ha cercato di deviare l'attenzione con l'agghiacciante domanda: e a voi piace viaggiare? Rivolta all'altra coppia di concorrenti. E loro ma che scherzi? Che sono domande che si fanno? Loro pure sono stati in oriente. Dove non abbiamo capito, magari nello stesso albergo di quegli altri. Poi alla fine della cena orientale le persone fini fanno anche un piccolo cadò agli ospiti, che nella fattispecie erano degli esagoni di legno con dentro ognuno il pupazzetto di un morto. Il maschio della coppia ha spiegato che erano messicani, casomai qualcuno degli ospiti non avesse mai visto in vita sua una puntata di alle falde del chilimangiaro, e quando velatamente gli hanno chiesto che cazzo c'entrasse il messico col tema orientale (perché queste persone quando invitano hanno un tema), il tizio ci è rimasto, ha farfugliato: per lui effettivamente le bacchette e il Messico devono appartenere alla stessa ipergenerica sfera del "viaggio" e quindi sono per principio cose positive e legate dall'armonia universale. Poi però si è un po' ripreso e ha detto, senza con ciò rispondere alla domanda, che lui era rimasto colpito dal fatto che la cultura messicana è tutta incentrata sul giorno dei morti, che un po' come dire che la cultura italiana è incentrata sul carnevale, il che per altro è anche vero.
Elia Spallanzani
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Non è chiara l’origine che concentra in questo giorno (oltre a carnevale) l’attitudine a fare scherzi. Una delle ipotesi riguarda l’adozione del calendario gregoriano nel 1582, che avrebbe spodestato l’usanza di celebrare il Capodanno tra il 25 marzo e il 1º aprile, occasione in cui venivano scambiati pacchi dono. Spostata l’usanza al 1° gennaio, al 1° aprile rimanevano solo pacchetti vuoti. Pare che uno dei primi «pesci d’aprile» nel mondo dell’informazione sia opera di qualche burlone della Bbc nel 1957: andò in onda un documentario che spiegava in modo dettagliato la coltivazione e la raccolta degli spaghetti in Svizzera. Nel 1977 il quotidiano The Guardian nel 1977 pubblicò un inserto di sette pagine, con tanto di foto e analisi geopolitica, riguardante l’arcipelago di San Serriffe. Due isole a forma di punto e virgola che ovviamente non esistono, ma il cui nome allude al carattere tipografico Sans Serif. Nel 2013 Google annunciò la creazione di un’applicazione rivoluzionaria che permette agli utenti di individuare, annusare e condividere gli odori delle parole che si stanno cercando avvicinando il naso allo schermo e lanciando l’applicazione. • • • #pescedaprile 🐟 #aprilsfool #manja #kucingcomel #kucinglucu #meong #catgram #catsgram #gatos #gatti #kediler #Katzen #katten #Γάτες #Katės #animals #petstagram #cats_of_instagram #cats_of_world #catgram #kittycat #nekoclub #picneko #bestmeow #kucing #catlove #cutecats #nekostagram #catlife (presso Turin, Italy) https://www.instagram.com/p/B-bnAUmJqFJ/?igshid=1h3k6ugzpxq7c
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