#saper attendere
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silviaaquilini · 11 months ago
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pensierodelgiornoblog · 4 months ago
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 3 months ago
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Ultimamente non mi aspetto più niente da nessuno... In un certo senso è una grande liberazione... Mi permette di vivere liberamente senza stare ad attendere un gesto... Un messaggio... Mi permette di non rimanere male se non trovo riscontro ai miei sentimenti... Ai miei desideri... Mi permette di non vivere la vita sempre in attesa... Il rovescio della medaglia è un po' triste invece... A volte mi sento indurita... Sento che qualcosa dentro di me è cambiato... L'innocenza e svanita... Quella capacità di sognare... Il riuscire a toccare le nuvole con la punta di un dito è sparito... È arrivato il disincanto... È un po' tutto ha perso colore... Ha perso valore... È un po' come smettere di credere alle favole... La mia parte bambina è parecchio delusa... Parecchio incazzata... Perché la verità fa male... E a volte, crogiolarsi in un sogno è più facile... Sapere di poter contare solo su di te per essere felice... È una grande responsabilità invece...
~ Virginia ~
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lunamagicablu · 2 months ago
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Le quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso, che si poteva ascoltare la loro conversazione. La prima diceva: “io sono la Pace, ma gli uomini non mi vogliono: penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi!” Così fu e, a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente. La seconda disse:“io sono la Fede purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, non ha senso che io resti accesa”. Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense. Triste triste, la terza candela a sua volta disse: “Io sono l’Amore non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza. Troppe volte preferiscono odiare!” E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere. Un bimbo in quel momento entrò nella stanza e vide le tre candele spente.“Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio!” E così dicendo scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela, impietositasi disse: “non temere, non piangere: finché io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele: io sono la Speranza”. Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e riaccese tutte le altre. Veronica Cimarolli
The four candles, burning, slowly consumed themselves. The place was so silent, that you could hear their conversation. The first one said: “I am Peace, but men do not want me: I really think that I have nothing left to do but to go out!” And so it was and, little by little, the candle let itself go out completely. The second one said: “I am Faith, unfortunately I am of no use. Men do not want to know about me, there is no point in me staying lit”. As soon as she finished speaking, a light breeze blew on her and put her out. Sadly, the third candle in turn said: “I am Love, I do not have the strength to continue to stay lit. Men do not consider me and do not understand my importance. Too often they prefer to hate!” And without waiting any longer, the candle let itself go out. A child at that moment entered the room and saw the three candles unlit. “But what are you doing! You have to stay lit, I am afraid of the dark!” And saying this she burst into tears. Then the fourth candle, moved to pity, said: "Do not be afraid, do not cry: as long as I am lit, we can always relight the other three candles: I am Hope". With shining eyes and full of tears, the child took the candle of hope and relit all the others. Veronica Cimarolli
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susieporta · 8 months ago
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[ Bisognerebbe saper attendere, raccogliere, per una vita intera e possibilmente lunga, senso e dolcezza, e poi, proprio alla fine, si potrebbero forse scrivere dieci righe valide. ]
Perché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si acquistano precocemente), sono esperienze. Per scrivere un verso bisogna vedere molte città, uomini e cose, bisogna conoscere gli animali, bisogna capire il volo degli uccelli e comprendere il gesto con cui i piccoli fiori si aprono al mattino. Bisogna saper ripensare a itinerari in regioni sconosciute, a incontri inaspettati e congedi previsti da tempo, a giorni dell'infanzia ancora indecifrati, ai genitori che eravamo costretti a ferire quando portavano una gioia e non la comprendevamo (era una gioia per qualcun altro), a malattie infantili che cominciavano in modo così strano con tante profonde e grevi trasformazioni, a giorni in stanze silenziose e raccolte e a mattine sul mare, al mare sopratutto, a mari, a notti di viaggio che passavano con un alto fruscio e volavano assieme alle stelle - e ancora non è sufficiente poter pensare a tutto questo. Bisogna avere ricordi di molte notti d'amore, nessuna uguale all'altra, di grida di partorienti e di lievi, bianche puerpere addormentate che si rimarginano. Ma bisogna anche essere stati accanto ad agonizzanti, bisogna essere rimasti vicino ai morti nella stanza con la finestra aperta e i rumori intermittenti. E non basta ancora avere ricordi. Bisogna saperli dimenticare, quando sono troppi, e avere la grande pazienza di attendere che ritornino. Perché i ricordi in sé ancora non sono. Solo quando diventano sangue in noi, sguardo e gesto, anonimi e non più distinguibili da noi stessi, soltanto allora può accadere che in un momento eccezionale si levi dal loro centro e sgorghi la prima parola di un verso.
Rainer Maria Rilke, da I quaderni di Malte Laurids Brigge
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smokingago · 7 months ago
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“Il desiderio agisce come il vento. Senza uno sforzo apparente. Se si ritrova con le vele spiegate ci trascinerà a velocità vertiginosa. Se porte e finestre sono sbarrate, ci sbatterà contro per un po’ cercando crepe o fessure che gli permettano di infiltrarsi. Il desiderio associato a un oggetto del desiderio ci condanna a subirlo. Ma c’è un altro genere di desiderio, astratto, sconcertante, che ci avvolge come uno stato d’animo. Annuncia che siamo pronti per il desiderio e non ci resta che attendere, una volta spiegate le vele, che soffi il vento. E’ il desiderio di desiderare."
David Trueba, da “Saper perdere”.
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canesenzafissadimora · 11 months ago
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Essere pronto è molto, saper attendere è meglio, ma sfruttare il momento giusto è tutto.
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Arthur Schnitzler
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hollowforhollow · 3 months ago
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The End is where we Begin:
*Ogni storia ha una sua fine, ma non è la fine della vita, è solo l'inizio di esperienze nuove.
Mi piace il sapore degli inizi, instabili eppure coraggiosi, quando le aspettative non hanno ancora la presunzione di essere loro a comandare
L’unica gioia al mondo è cominciare. E bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso – prigione, malattia, abitudine, stupidità, – si vorrebbe morire.
E tu, Dimitri, hai sempre fatto tua questa specifica caratteristica.
Non hai mai messo un punto fermo ai tuoi loschi piani e al tuo desiderio di conquista, sei sempre stato retto nella tua direzione, nonostante le avversità ti abbiano messo i bastoni tra le ruote, hai sempre combattuto per ciò che tu credi, per quello a cui hai sacrificato la tua l'intera esistenza.
Il mondo di prima sembra essersi sgretolato in mille pezzi, come se ad attendere questo momento fosse stato il destino in persona a rimetterti nella retta via, la /tua/ retta via.
Si dice sempre che quando stai facendo la cosa sbagliata il diavolo non ti viene a cercare, ma è quando fai la cosa giusta egli bussa alla tua porta, per tentarti, per plagiarti e confonderti.
Ma sei tu il diavolo di te stesso, Dimitri.
Sei tu e soltanto tu l'artefice del tuo destino, delle tue malafatte passate e future.
Chi mai sognerebbe di venir a bussare alla porta dell'Impersonificazione del male?
E guardati. Guardati adesso.
Sei sparito dalla circolazione per molto, troppo tempo, solo tu sai cosa è successo in questo periodo prolungato. Nessun altro deve sapere cosa è capitato.
Lo scopriranno a tempo debito.
Guardati, ripeto, guardati adesso.
Sembri completamente diverso. Sei completamente diverso.
A partire dall'aspetto, fino al più profondo briciolo della tua anima.
Durante la tua assenza dai riflettori del mondo hai inglobato a te l'essenza di quella creatura Demoniaca che viveva dentro la tua anima, Rashomon.
Siete diventati una cosa sola, riuscendo ad addomesticarlo e farlo diventare parte integrante della tua persona, cambiandoti di fatto l'aspetto fisico e mentale.
Il tuo aspetto ben tenuto ed affabile dà la prima impressione di un uomo di natura buona e carismatico, con sempre un ampio sorriso stampato in volto.  Questa facciata giocosa e raffinata, tuttavia, nasconde un lato molto più oscuro - uno dall'egocentrismo ineguagliabile - e che non esita a usare la violenza fisica quando gli altri non rispettano i tuoi valori o le tue aspettative. Come sempre hai mantenuto il tuo lato chiaramente narcisista, con l'amore per sé stesso definito equiparabile a null'altro, e che vede pochissime persone come tuo pari.
E se dapprima vederti sorridere era una rarità inestimabile, ora quel sornione e aguzzo sorriso dipinge il tuo volto come una tela indossolubile.
Un sorriso che  è una forma di ego molto autoimposta ed uno sfoggio di potere e dominanza, che nasconde dietro di esso un lato cupo, tetro e altamente oscuro che nessuno deve scorciare.
Siamo morti e rinati nello stesso tempo, siamo ciò che nessuno poteva immaginare.
Siamo l'inizio e la fine.
Siamo il passato e saremo il futuro.
Perchè "siamo"? Perchè prima o poi, tutti diventeranno Dimitri, e Dimitri diventerà ogni cosa, il tutto, il solo.
Dimitri è ovunque e da nessuna parte. Il Gatto di Schrodinger impersonificato in un Demone.
Ma adesso, adesso non c'è tempo per illazioni o progetti troppo futuri.
Il futuro si costruisce passo dopo passo, con pazienza e dedizione.
Ora più che mai, ora che hai acquisito questo nuovo potere unendoti con Rashomon, la cautela e la prudenza saranno il tuo rituale di vita.
Giocherai ad un gioco che prenderà il nome di "pazienza". E si sa, la pazienza è la virtù dei forti.
Chissà quali nuove sfide ti attenderanno in questo Mondo che si è rimodellato come nuovo.
CI saranno ancora i tuoi storici rivali di un tempo?.
Cosa ne potrai trarre questa volta da loro?.
Solo il tempo darà risposta a tutti questi quesiti, ma per ora......come detto poc'anzi......noi.......aspettiamo, noi......attendiamo........noi....siamo....Dimitri!.*
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nel-bene-e-nel-fragile · 3 months ago
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Spesso si sostiene che anche a livello relazionale "l'attesa aumenta il desiderio". In un certo senso è vero. Bisogna anche sapere rispettare i tempi degli altri e aspettare. Aspettando è chiaro che il desiderio di vivere quella persona, e dunque di iniziare una relazione con lei, cresce.
Attenzione però. Questa attesa non può mica durare mesi e mesi. Deve essere breve, altrimenti si trasforma in una perdita di tempo ed energie dietro ad una persona che non si riesce a raggiungere per determinati motivi.
Se sei lì ad attendere da un po' troppo tempo, forse qualche domanda me la farei se fossi in te. Forse è il caso di mollare la presa?
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pensierodelgiornoblog · 7 months ago
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“Non insistere. Il fiore non sboccia prima del giusto tempo. Neanche se lo implori. Neanche se provi ad aprire i suoi petali. Neanche se lo inondi di sole. La tua impazienza ti spinge a cercare la primavera quando avresti solo bisogno di abbracciare il tuo inverno.” – Ada Luz Marquez
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lunamarish · 2 years ago
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Ha la voce chiara, il giorno, quando parla e insegna senza distrazioni quello che c’è da sapere.
Pensare a quante volte, quante davvero, ho avuto la sensazione che non fosse mia la strada che stavo percorrendo, e ho attribuito il presente a una svista, alla disattenzione alle condizioni metereologiche sfavorevoli come quando si sbaglia l’uscita in autostrada e si maledice la nebbia, la pioggia fitta e guidando ci domandiamo dove diavolo stiamo andando.
Bisogna vivere abbastanza, attendere che il pesco fiorisca in inverno, per capire che avevamo scelto tutto, persino di sbagliare strada.
Anna Spissu
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fuoridalcloro · 2 years ago
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“Chi si occupa, non si preoccupa. È sempre importante sapere quando termina una tappa della vita. Se insisti a rinchiuderti in essa più del necessario perdi la gioia e il senso del resto. Occorre saper voltar pagina, occorre saper chiudere certe cose, occorre saper concludere certi capitoli. Non possiamo stare nel presente avendo nostalgia del passato. Occorre scioglierlo, occorre liberarsene. Non possiamo restare bambini in eterno, né adolescenti tardivi, né impiegati di imprese inesistenti, né tenere legami con chi non desidera avere vincoli con noi. I fatti passano e bisogna lasciarli andare. Lasciar andare, sciogliere, liberarsi. Bisogna lasciare andare, voltare pagina, vivere solo ciò che abbiamo nel presente. Il passato passò. Non attendere che te lo restituiscano, non attendere che te lo riconoscano, non attendere che taluni si rendano conto di ciò che eri. Liberati dal risentimento. L’avere un "televisore personale", nel quale rivivere le stesse scene ha come sola conseguenza di danneggiarti mentalmente, di avvelenarti l’animo, di amareggiarti. La vita è protesa in avanti, non indietro. Se vivi l’esistenza lasciando "porte aperte" non potrai mai liberartene né vivere l’oggi con soddisfazione. Se alcuni “fatti” puoi affrontarli ora, fallo, se no lasciali andare, chiudi il cerchio. Dì a te stesso che non ritornano. Però non con orgoglio, né superbia, ma per non rimanere intrappolato in quel luogo, in quel cuore, in quella casa. Non sei lo stesso che eri due giorni fa, tre mesi fa, un anno fa. Pertanto non c’è nulla verso cui tornare. Chiudi la porta, volta la pagina, chiudi il cerchio. Non sarai più il medesimo, né identico sarà il luogo a cui ritornerai, perché nella vita nulla resta immobile, nulla è statico. È salute mentale, è amore verso se stesso, liberarsi di ciò che non appartiene più alla propria vita. Nulla è vitale per vivere, perché quando tu venisti al mondo, giungesti senza adesivi. Pertanto, se abbiamo l’abitudine di vivere attaccato ad esso, è frutto di un lavoro personale imparare a vivere senza di esso, senza l’adesivo umano o fisico che oggi ti duole lasciar cadere. È un processo apprendere e distaccarsi e si può umanamente ottenere, poiché nulla e nessuno ci è indispensabile. Sono solo abitudini, attaccamenti, bisogni. Chiudi, ripulisci, liberati, scuoti via, sciogliti. Questa è la vita!”
Paulo Coelho - Chiudi la porta, volta la pagina, chiudi il cerchio
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andrea-non-sa-tornare · 1 year ago
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ORIONE
Orione, secondo la mitologia greca, era un gigante cacciatore, nato da Poseidone ed Euriale figlia del re di Creta, Minosse. Quando fu sull’isola di Chio si innamorò perdutamente di Merope e volle corteggiarla, ma la cosa infastidì il padre di lei, re Enopio, che lo fece accecare ed allontanare dall’isola. Orione trovò rifugio nell’isola di Lemno e qui incontrò Efesto che ebbe pietà di lui e, affidandolo alla guida di Cedalione, lo fece accompagnare verso est, luogo in cui sorgeva il sole e dove incontrò Eos, l’Aurora, grazie alla quale riacquistò la vista. Secondo un’altra versione fu lo stesso Efesto che fabbricò degli occhi nuovi per il gigante. Lui ne fu talmente felice che ricominciò a cacciare senza mai fermarsi, fin quando arrivò alla dimora di Eos, della quale si innamorò e sposò.
Si narra che Orione avesse degli stupendi occhi chiari che gli permettevano di andar a caccia persino di notte, in compagnia del suo fedele cane Sirio e spesso si univa a loro la Dea Artemide che s’invaghì di lui e nonostante il suo voto di castità, non esitò a fargli esplicite offerte che lui declinò, perché non voleva tradire la moglie Eos, alla quale era grato di avergli restituito la vista.
All’inizio Artemide ammirò la fedeltà di Orione ma in seguito, quando seppe che si era invaghito delle sette Pleiadi, figlie di Atlante e Pleione, e che le molestava pure, andò su tutte le furie e allora escogitò un piano per punirlo. Gli inviò uno scorpione nella sua tenda e quando questi vi ritornò col suo fedele animale, il mostro nascosto nell’ombra, attese che i due, stanchissimi dalla pesante battuta di caccia, si addormentassero e punse per primo Sirio che, svegliatosi, tentò di difendere il proprio padrone e infine punse Orione e lo uccise.
Un’altra versione della storia dice che è invece Apollo, geloso delle attenzioni che la sorella dedica al bel cacciatore, a mandare lo scorpione che uccide Orione e che Zeus, adirato, scaglia una delle sue saette che fulmina lo scorpione, poi li pone entrambi in cielo come costellazioni. Orione risplende nell’emisfero Boreale mentre affronta la carica del toro, seguito dalla costellazione del cane maggiore, con la stella Sirio che brilla più delle altre e la costellazione dello Scorpione, invece, sorge quando quella di Orione tramonta, in maniera che i due non debbano più incrociare i propri destini.
La mitologia romana ci racconta, invece, un’altra versione sulle vicende di Orione. Secondo i racconti di Ovidio, Igino, Servio, Tzetzes e Lattanzio, Orione sarebbe nato dall’urina di tre Dei: Giove, Mercurio e Nettuno e che, per tale motivo, gli venne attribuito il nome di Tripater.
Narrano gli autori che un giorno i tre Dei si aggiravano nelle campagne della Beozia. Assetati ed affamati si fermarono nell’umile capanna del contadino Ireo, il quale offrì loro la sua gentile ospitalità, senza sapere chi fossero quei tre sconosciuti. Gli Dei decisero di mantenere l’anonimato, per vedere come si sarebbe comportato, con loro, quel contadino. Il pover uomo non esitò a donar loro tutto ciò che aveva e colpiti da tale gesto, essi decisero di rivelar le loro vere identità.
D’innanzi a simile rivelazione, Ireo sbiancò ma una volta ripresosi, uscì fuori dalla capanna e immolò a quei Dei, uno dei suoi tori più belli. Giove, ammirato da quel comportamento, disse a Ireo di chiedere qualsiasi desiderio che lui lo avrebbe esaudito, così l’uomo chiese che gli venisse concesso di aver un figlio, ma senza doversi risposare, perché aveva promesso alla moglie, morta da poco, che non si sarebbe mai più risposato. Giove gli disse di portare la pelle del toro immolato e vi orinò sopra e stessa cosa fecero anche Nettuno e Mercurio, poi suggerì di seppellirla nell’orto e attendere nove mesi prima di riprenderla. Ireo ubbidì e dopo nove mesi dissotterrò la pelle e vi trovò avvolto un bambino che allevò e che chiamò Urion, ( appunto da Urina), che in seguito cambiò in Orion.
Si narra che, in brevissimo tempo, Orione divenne un gigante di straordinaria bellezza. La stessa Dea Diana andava spesso a caccia assieme a lui, poi se ne innamorò perdutamente e sembra questa sia stata la causa di tutti i guai dell’uomo.
Infatti sulla morte di Orione ci giungono diverse versioni, quasi tutte legate alla Dea Diana. Ovidio ci racconta che sia stata la stessa Diana, folle di gelosia, ad uccidere Orione, a colpi di freccia, sull’isola di Ortigia, invece Igino ci narra che Orione perì per mano della dea Diana, dopo aver tentato di violentarla.
Secondo un’altra leggenda, Diana attendeva Orione, per una battuta di caccia, una mattina presto. Le si fece incontro il fratello Apollo che, geloso di quell’amore che distraeva la sorella dai suoi impegni, escogitò un sistema per sbarazzarsi del problema. Sfidò la sorella a colpire con arco e frecce, una figura in movimento, in lontananza, lei lo fece e felice ed esultante per aver centrato il bersaglio, attese che la sua preda raggiungesse la riva, ma quando ciò avvenne e si rese conto di aver colpito Orione alle tempie e di averlo ucciso, la sua gioia si tramutò in dolore e pianse tutte le sue lacrime. Giove, impietosito, tramutò Orione e il cane Sirio in costellazioni, in maniera che Diana, sollevando lo sguardo sulla volta celeste, potesse osservarlo per l’eternità.
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susieporta · 2 months ago
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Dieci di Denari
"La potenza inaudita del Diapason Cristallino".
Tradurre cosa sta accadendo e filtrarlo attraverso gli occhi del "Vecchio Schema" sarebbe riduttivo e alquanto dannoso.
Nulla, già da tempo, è come prima.
E le Regole sono cambiate.
Il fatto che noi non conosciamo i nuovi meccanismi di funzionamento interiore, non toglie alcunché all'esperienza stessa dell'Evoluzione. Essa si disvela anche senza il nostro "permesso cosciente".
La Mente sarà l'ultima a cogliere i contorni di questo straordinario passaggio esistenziale.
E dovremo attendere i "mesi del disgelo" per sentire aprirsi la limpida connessione tra il Cuore e la parte Conscia del nostro agire.
Ma è importante sapere che è tempo sprecato "giudicare noi stessi e l'Altro" in funzione di ciò che già conosciamo.
Poiché in tantissime Anime oggi, ogni comportamento, ogni reazione, ogni sentito interiore non risponde più agli automatismi del Passato, se non in piccola parte. Pertanto il risultato finale è imprevedibile. Anche per la persona stessa, che crede di poter utilizzare ancora strategie e soluzioni oramai defunte per tradurre situazioni del Presente.
Tutto si muove nella Direzione del Nuovo.
Dicembre ha sigillato la nuova Alleanza con le Energie del Rinnovamento.
I saluti al Passato che stiamo a tutt'oggi vivendo, non riguardano solo la fine delle Relazioni disfunzionali, ma anche l'accettazione che noi non siamo più gli stessi e necessitiamo di partire alla scoperta del nostro nuovo Sè interiore.
"IMPREVEDIBILITA'" sarà la parola d'ordine di Gennaio.
Nulla sarà più scontato o già predeterminato.
Per chi ha abbracciato con tutto se stesso il proprio Destino, si spalancherà a 360 gradi il "Mondo delle opportunità".
Esso comporterà la piena creazione e attivazione nella Materia di nuovi orizzonti.
Il nostro Destino "saremo noi".
Esso rappresenterà la nostra Essenza ripulita dagli schemi dell'Illusione e della Disfunzione.
Sarà la nostra pura Rappresentazione.
Sarà la versione Originale del nostro Sè interiore.
Sarà la piena Integrazione e Manifestazione tra chi "vogliamo essere" e "chi siamo veramente".
Sarà l'espressione viva e brillante della nostra Vocazione Umana e Spirituale.
Sarà l'incontro tra "Ciò che Sono" e ciò che "rappresento attraverso il mio Corpo".
Sarà l'incontro tra l'Essere e il Fare. Tra il Cuore Cristallino e la Personalità ripulita dagli Schemi della Violenza e del Disamore.
E all'interno del nostro Destino tutto sarà guidato dalla Verità.
Ciò non avverrà solo all'interno del nostro Campo di Manifestazione, ma si estenderà anche all'Altro.
Se esso sarà minimamente aperto e strumentato, potrà compiere quel balzo quantico che mai avremmo potuto immaginare per lui.
Senza aspettative o pressioni.
Non sarà per tutti. Molte strutture non potranno reggere nulla di tutto ciò.
Ma il nostro Campo di Manifestazione potrà comunque svolgersi nell'Armonia.
Chi non reggerà, se ne andrà. Non potrà rimanere a lungo in quella frequenza. Si dileguerà senza far rumore.
Sarà straordinario osservare la Magia di quando anche solo un Individuo del gruppo "azzecca" la nota di riferimento e la sintonizza al suo strumento interiore.
Tutta l'Orchestra può improvvisamente beneficiare di un punto di riferimento vibrazionale e può scegliere di "accordare" il proprio strumento alla "frequenza base", senza nemmeno sapere perché prima il suono "funzionava così male" e oggi invece inizia a produrre una solenne e armoniosa melodia.
Quella "nota di riferimento", quel Diapason Universale, è costato anni di fatica e di ricerca interiore al Direttore d'OIrchestra. Ma non è importante saperlo o condividerlo. Era il suo Destino. Era il suo anelito d'Anima. E doveva compiersi esattamente così.
Nessuno saprà mai. Ma non è sapere che rende speciale questa Armonia. E' l'Armonia stessa a ripagare il Direttore di tutto questo immenso e straordinario viaggio di Apprendimento.
Tante cose stanno per cambiare intorno a noi.
Tante davvero.
La nota di riferimento, il Diapason interiore, inizia a diffondere e propagare con sempre maggior intensità il suono Cristallino, attraendo tutti coloro che incontra, tutti i Cuori ancora spenti e titubanti.
"L'Effetto Domino" a Gennaio sarà mozzafiato.
Ma già nei prossimi giorni, che saranno energeticamente molto tosti e concentrati, accadranno "miracoli generativi".
Vedremo ciò che non avremmo mai immaginato, palesarsi di fronte a noi.
E la commozione sarà potente.
Perché non eravamo ancora mai riusciti a cogliere l'assoluta Bellezza e Straordinarietà del nostro duro lavoro interiore. Né a goderci i frutti.
L'Ombra si dissolve.
E la Luce inizia a guarire i nostri incerti passi.
Non è stato facile. Per nulla facile.
E vedremo ancora tante "note" stonare dentro, mentre tentiamo di dirigere l'"Orchestra della nostra Vita".
Ma abbiamo il nostro prezioso e brillante Diapason a guidarci, il nostro commovente Cuore Cristallino.
Ed esso sa dove portarci, sa dove stiamo andando, sa che presto l'Orchestra sarà pronta per la prima "pubblica esibizione".
E' la Vigilia.
E' toccante vedere e sentire ancora stonature e inascoltabili stridolii perforare i timpani. Ma bello.
La pazienza aiuta i "forti". La perseveranza ci sostiene. E l'amorevolezza per la Vita ci porta ad avere Fede.
Tutto si sta compiendo. Fuori e dentro di noi. Tutto è pronto. (O quasi).
Ultimi addobbi, ultimo abbellimento del centrotavola. Bicchieri sul tavolo, biscotti al cioccolato a forma di Stella pronti a regalare un sorriso ai bambini.
C'è attesa.
Presto si dispiegheranno novità e colpi di scena che mai avremmo lontanamente considerato possibili.
E tante cose andranno. Ma senza fatica o dolore. Se ne andranno e basta. Avranno definitivamente esaurito la loro funzione.
Lasceranno spazio aperto per il mondo delle "Possibilità".
Ma tempo al tempo.
Un passo alla volta, una Nota dietro l'altra.
Un caloroso abbraccio a tutti Voi. Vicini, lontani, malconci e doloranti o pieni di Energia e Speranza.
Tutti meritate Amore, Affetto e un biscottino al Cioccolato.
Tutti. Nessuno escluso!
Ricordatevelo sempre.
Mirtilla Esmeralda
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missfreija · 1 year ago
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title: /// (mi rifiuto di dare un titolo lol)
fandom: vampire chronicles
pairing: armand/marius
romance, fluff, venice era
Il pennello intinto di nero scorreva veloce nello spazio della tela, stretto tra le dita sottili di Marius che, in piedi tra le pieghe del suo abito ampio, dipingeva la fine dell'umanità per mano del Dio cristiano. Le sue labbra si increspavano in un guizzo di nervosismo, mentre gli occhi, ombreggiati dai capelli biondi, gli conferivano un’ espressione assorta. Tra le mura del palazzo echeggiò un lontano rimbombo di passi. “Maestro, non dovrebbe affaticarsi troppo, è da più di una settimana che non stacca le mani da quel lavoro.” Gli occhi pensosi erano mutati in pozze colme di beatitudine non appena il giovane umano dai capelli ambrati ebbe varcato la soglia. “Dovresti sapere che non ti è permesso entrare in questa stanza senza il mio consenso, Amedeo" mormoró il vampiro, accennando un lieve sorriso indulgente. Amedeo si avvicinò alla composizione con curiosità, mentre Marius si accingeva a riprendere la sua meravigliosa opera, dopo aver ripulito frettolosamente le macchie di pittura disseminate sul pallido braccio. “Che concetto si cela alla base della vostra nuova creazione?” domandò il giovane. “È scaturito da un mio sogno.” Precisò. “Devi sapere, Amedeo, che ciò che per gli umani pare molto tempo, dal calar del sole al sorger della luna, per una qualsiasi divinità equivale a meno di un secondo. Così, il sole si abbassa sulla terra sfumando di rosa aranciato il cielo e le nuvole per poi scomparire, lasciando il palcoscenico alla luna ed accendendo le costellazioni davanti agli occhi di Dio. Rifulgono i bianchi marmi dei templi nella notte, colonne scanalate dai capitelli fioriti d'acanto sostengono fregi rappresentanti imprese eroiche e miti del passato. Bassorilievi muti fissano le tenebre della terra sovrastate dalle splendenti stelle accompagnate dal chiaro volto di Proserpina. E un soffio da oriente, vento ormai debole, adagia una corona intrecciata di fiori, in via di appassire, sulla gradinata di fronte all'alta ed imponente statua del Cristo. Io mi trovavo in questo scenario e piangevo, come morte, persone ancora in vita, guardando l'oro delle nuove città bagnarsi del sangue causato dalle guerre e i cadaveri dei morti venir risucchiati nel regno degli inferi, ove si nasconde il più profondo male dell'uomo, nutrimento demoniaco o forma del demonio stesso. Mi trovavo, in questa illusoria macchinazione febbrile, proprio nel cuore della strage, dove gli arcangeli sterminavano le creazioni dell’umanità. Desideravo scomparire, chiudere gli occhi e tornare a dipingere: illuminare il cielo nella raffigurazione per cancellare la notte che tentava invano di rammentarmi tele e dipinti passati, mai dimenticati nel mio cuore.” Il signore del palazzo veneziano sorrise amaramente, posò il pennello e premette una mano sulla schiena di Amedeo, attonito, in un invito a precederlo. Si avviarono lungo un buio porticato che si affacciava sul cortile. Gocce di pittura nera rigavano i volti di cento angeli nel cielo al tramonto.
Marius entrò nella stanza e i suoi occhi non ebbero bisogno di attendere qualche istante per abituarsi alla nuova atmosfera dalla scarsa luminosità. Il tenue bagliore sprigionato dalle poche candele sul tavolo era più che sufficiente per illuminare il suo mondo circostante. Pian piano andò notando la radiosa ed armoniosa figura che rimaneva semi sdraiata sull'ampio letto dai cuscini di prezioso velluto. Era abbastanza longilinea e sorrideva verso il vampiro, il ritratto della paziente attesa. La pelle chiara rifletteva la luce soffusa delle candele che sprigionavano profumi delicati di spezie e di sandalo, le gambe distese sui soffici cuscini erano leggermente piegate per dare una postura eretta al bacino. Marius mosse un passo verso l'oggetto del suo desiderio. Un sottile velo di seta, che copriva le spalle del giovane ucraino, era scivolato lentamente di lato nascondendo in parte i capezzoli che risaltavano più scuri nella sua trasparenza. Un braccio in tensione, il sinistro, reggeva il busto affondando la mano tra i cuscini mentre l'altro si scaricava rilassato su di un fianco mostrando l'avambraccio. Il giovane portava al dito un onice di piccole dimensioni. Lo sguardo limpido di Amedeo pareva ebbro di gioia, le sue palpebre inondate di una misteriosa polvere dorata che scuriva il contorno dell' occhio dando un' apparenza di intensa profondità. Le mani statuarie sul suo bacino fecero perdere l'equilibrio a quella postura precaria; il suo corpo si distese sui cuscini e la pelle fremette a quel contatto, bramando una connessione più penetrante e appagante. Il capo era reclinato sulla spalla sinistra, gli occhi ora semichiusi e ombreggiati dalle ciglia scure. ''Siete finalmente tornato, Maestro'' mormorò il cherubino. Quell'amore rendeva completa e significativa tutta la sua esistenza di giovane ragazzo umano, e Marius in qualche modo lo sapeva. Posó baci morbidi come petali sulle gote e sui capelli di Amedeo, con immensa gentilezza mentre il giovane si metteva a sedere e reclinava il capo in avanti per accogliere quel gesto, lottando contro le lacrime che minacciavano di rigargli le guance e contro l'emozione che gli serrava la gola. Le sue mani cercarono il petto ricoperto dalla tunica di Marius. Era troppo forte il desiderio di far scorrere le labbra sulla pelle marmorea del suo signore, in una scia di baci adoranti. Le labbra rosee si socchiusero in un respiro più profondo degli altri; il giovane alzò la testa con un movimento quasi felino, trascinante, e incontrò lo sguardo di Marius. Le iridi brune simili a granato parevano celare arcani antichi ed impenetrabili. Il potere insito in quello sguardo lo sopraffece. Armand serrò gli occhi al socchiudersi delle labbra fredde sulle proprie, baciando con trasporto il suo signore. Sotto il peso del corpo del vampiro, l'umano alzò involontariamente una gamba e la seta strusciò contro il suo fianco. La mano destra di Amedeo corse a sistemare una ciocca dei capelli chiari del maestro dietro l'orecchio; erano setosi e parevano vivi, sciogliendosi fino alle spalle in una morbida cascata color miele. Le sue labbra lasciarono intravedere visibili per un attimo i bianchi denti in un sorriso, la lingua rossa per un istante passò ad inumidire il labbro superiore, ma fu fermata, come animale intrappolato, tra canini aguzzi. Marius scoprì le parti nascoste di quel corpo che aveva imparato a conoscere; con adorazione, passò le dita tra i capelli profumati che giacevano sparsi sulla superficie morbida delle lenzuola. ''Esprimi i tuoi desideri, Amedeo''
Marius parlò con inflessione melodiosa, quasi vibrante, e con una punta di decisione nel tono, ma parve infinitamente dolce alle orecchie rapite di Amedeo. Gli attimi di felicità che aveva condiviso con lo scomparso Andrei gli restarono nei ricordi.
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canesenzafissadimora · 11 months ago
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"Ho conosciuto il dolore
(Di persona, s'intende)
E lui mi ha conosciuto:
Siamo amici da sempre,
Io non l'ho mai perduto;
Lui tanto meno,
Che anzi si sente come finito
Se, per un giorno solo,
Non mi vede o non mi sente.
Ho conosciuto il dolore
E mi è sembrato ridicolo,
Quando gli dò di gomito,
Quando gli dico in faccia:
"Ma a chi vuoi far paura?"
Ho conosciuto il dolore:
Ed era il figlio malato,
La ragazza perduta all'orizzonte,
Il sogno strozzato,
L'indifferenza del mondo alla fame,
Alla povertà, alla vita...
Il brigante nell'angolo
Nascosto vigliacco battuto tumore
Dio, che non c'era
E giurava di esserci, ah se giurava, di esserci... e non c'era
Ho conosciuto il dolore
E l'ho preso a colpi di canzoni e parole
Per farlo tremare,
Per farlo impallidire,
Per farlo tornare all'angolo,
Cosi pieno di botte,
Cosi massacrato stordito imballato...
Cosi sputtanato che al segnale del gong
Saltò fuori dal ring e non si fece mai più
Mai più vedere
Poi l'ho fermato in un bar,
Che neanche lo conosceva la gente;
L'ho fermato per dirgli:
"Con me non puoi niente!"
Ho conosciuto il dolore
E ho avuto pietà di lui,
Della sua solitudine,
Delle sue dita da ragno
Di essere condannato al suo mestiere
Condannato al suo dolore;
L'ho guardato negli occhi,
Che sono voragini e strappi
Di sogni infranti: respiri interrotti
Ultime stelle di disperati amanti
-Ti vuoi fermare un momento?- gli ho chiesto -
Insomma vuoi smetterla di nasconderti? Ti vuoi sedere?
Per una volta ascoltami!! Ascoltami
... e non fiatare!
Hai fatto di tutto
Per disarmarmi la vita
E non sai, non puoi sapere
Che mi passi come un'ombra sottile sfiorente,
Appena-appena toccante,
E non hai vie d'uscita
Perché, nel cuore appreso,
In questo attendere
Anche in un solo attimo,
L'emozione di amici che partono,
Figli che nascono,
Sogni che corrono nel mio presente,
Io sono vivo
E tu, mio dolore,
Non conti un ca@@o di niente
Ti ho conosciuto dolore in una notte di inverno
Una di quelle notti che assomigliano a un giorno
Ma in mezzo alle stelle invisibili e spente
Io sono un uomo... e tu non sei un ca@@o di niente..."
Roberto Vecchioni
Da " Le odi civilizzate "
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