+++ULTIM’ORA +++
A Schiavi di Abruzzo (“di” staccato “Abruzzo”, attenzione, non scrivete mai “Schiavi d’Abruzzo” che l’ultima volta un paesano mi ha augurato una bella cacarella a fischietto), dicevo, a Schiavi di Abruzzo (CH) è stato liberato il luogo più importante di un paese: il bar.
La stradina per il bar è stata creata, si è lavorato alacremente in mattinata per consentire a tutti di bere punch abruzzese o comunque di riscaldarsi fingendo di leggere il giornale.
“Un paese senza bar è come Trieste senza la prima E”, diceva il poeta.
Foto di Francesco Campati.
#stapposte
(Dalla pagina Facebook de "L'abruzzese fuori sede)
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Oggi corriamo dietro alle informazioni senz’approdare ad alcun sapere. Prendiamo nota di tutto senza imparare a conoscerlo. Viaggiamo ovunque senza fare vera esperienza. Comunichiamo ininterrottamente senza prendere parte a una comunità. Salviamo quantità immani di dati senza far risuonare i ricordi. Accumuliamo amici e follower senza mai incontrare l’Altro. Così le informazioni generano un modo di vivere privo di tenuta e di durata.
Byung-Chul Han, Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale
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Bambini in guerra che a scuola non tornano | il manifesto
Una bambina legge nella scuola dell’Unrwa usata come rifugio dai palestinesi - foto Ansa
Il primo giorno. Il primo giorno in classe è il primo giorno del mondo nuovo, il nostro pensiero va a Gaza: buco nero dell’umanità, inizio e fine di ogni principio etico e morale sull’esistere
Pubblicato 21 ore fa
Edizione del 12 settembre 2024
Valeria Parrella
Il primo giorno di scuola è importantissimo, è la notizia, perché la scuola salva la vita, come il servizio sanitario nazionale, né più né meno. E certo tra le istituzioni su cui si incardinano le democrazie ci sono entrambi.
E certo un pronto soccorso ti salva la vita sull’urgenza e la scuola pubblica te la salva sulla lunga percorrenza: sul resto dell’esistenza. E certo per noi sono i pilastri, il fondamento, il motivo per cui siamo sicuri che pagare le tasse non è solo un dovere ma anche un diritto, e questa cosa riesce ancora a essere vera, nonostante da anni i governi che si avvicendano non diano importanza né all’uno né all’altra, smantellandoli nel senso e nelle risorse.
Ma, come meritoriamente Cartabellotta ha lanciato l’appello Salviamo il Servizio sanitario nazionale, così ugualmente dobbiamo fare con la scuola pubblica, salvarla dalla fatiscenza delle strutture, dalla privazione delle risorse, dall’ingaggio truffaldino dei docenti, dalle graduatorie umilianti, dall’emigrazione colpevole, dal reclutamento sine ratione dei docenti di sostegno.
Dobbiamo salvare la nostra scuola dall’indebolimento dell’idea stessa di Scuola, costretta a viversi come un’azienda, con i presidi che si devono chiamare dirigenti. Come se fosse una cosa privata, in cui va meglio chi produce, e di cui però non si sanno valutare i meriti.
E nessuna prova invalsi ha mai provato nulla.
E nessuna corsa alle iscrizioni ha mai provato nulla.
E nessuna graduatoria di «quanti cento alla maturità» ha mai provato nulla.
Da sud a nord la prova di una buona scuola è che ci sono ragazzi che vengono dalle situazioni famigliari più disparate, dalle condizioni economiche e psicofisiche più diverse, e si ritrovano negli stessi banchi, ad ascoltare le stesse parole, a studiare dagli stessi testi, a confrontarsi con le stesse paure, a criticare o amare gli stessi professori.
Entrano insieme ed escono insieme e riescono a dividere tutto. È questa la buona scuola.
Un posto dove sappiamo che i nostri figli sono al sicuro, dove si sentono liberi, dove possono fare domande, ricevere risposte, e anche sconfessarci.
Lì si crea il cittadino, in quel momento lì.
E noi questa cosa la sappiamo, la sappiamo da sempre perché è stato lo strumento con cui si sono emancipate le nostre madri, la sappiamo perché, assieme al voto, è il vero lascito di cui parla Cortellesi nel suo bel film. La sappiamo perché c’è un’ondata di populismo che parte da Trump e arriva a palazzo Chigi in cui si dice il contrario, ci si permettono ignoranze, e grammaticali, e istituzionali, e di contenuti. Si avallano le stesse come se questo garantisse una maggiore aderenza alla realtà. Quando l’unica cosa che garantisce è maggior servaggio. Chi è ignorante può essere condotto, chi studia è libero.
Noi lo sappiamo da sempre, è per questo che mentre ci arrivano nelle chat foto di primi giorni di scuola, di ragazzine con i trolley rosa e giovani genitori alle prese con l’inserimento, il nostro pensiero va a quelle ragazzine a cui è negata l’istruzione, a chi un primo giorno di scuola non ce l’ha perché dei governi oscurantisti vogliono le donne come schiave, e sanno che la prima catena nasce dall’analfabetismo.
Mentre ci arrivano le foto delle nostre bambine che incerte sui passetti vanno a conoscere il mondo il nostro pensiero va a quelle bambine costrette in casa, nei campi, come nei racconti di Carlo Levi: non era molto tempo fa, che una bambina o un asino per portar la gerla erano la stessa cosa, picchiate uguale, asservite uguale, ammogliate senza scelta.
E ma appunto, noi lo guardiamo appena girandoci di 50 anni dietro, ma qui e ora, proprio nello stesso smartphone sul quale ci arrivano le speranze e le emozioni e i saluti delle mamme dei liceali, lì dove ci diciamo «buon primo giorno!» in quello stesso smartphone ci arrivano le immagini senza volto delle stesse bambine, nate qualche meridiano più in là.
Proprio perché sappiamo che il primo giorno di scuola è il primo giorno del mondo nuovo, il nostro pensiero va a Gaza, buco nero dell’umanità, inizio e fine di ogni principio etico e morale sull’esistere. Abominio sotto gli occhi di tutti, luogo perduto- vicino, lontano- dove si scavano a mani nude corpi di altri bambini che la scuola l’avrebbero amata come l’amiamo noi.
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Francesco Colafemmina
SALVIAMO I CLASSICI
La cultura greca e romana, luce per l’uomo in un’epoca oscura
Nonostante la tendenza a deformare o dimenticare l’eredità del mondo greco e romano, i Classici continuano a vivere ogni volta che vengono letti, ispirano le nostre vite ed elevano le nostre anime. Non più funzionale alla formazione di ubbidienti consumatori e di schiavi delle nuove tecnologie, la cultura classica è trascurata o data in pasto ai deliri della cancel culture.
Per questo, occorre recuperare la lunga tradizione del primato dei Classici, riscoprire i loro valori e continuare a tramandarli, senza smarrire le nostre radici. Perché nella poesia e nella storia, come nella filosofia greca e romana, scopriamo gli antidoti alle nuove tirannidi del presente e gli strumenti autentici per formare uomini e cittadini consapevoli.
Questo saggio – che accompagna il lettore nell’universo dei Classici – offre anche una accurata traduzione dell’A Demonico di Isocrate, scrigno dei valori educativi degli antichi. Soltanto salvando il seme del passato – infatti – possiamo assicurare un futuro solido ai nostri figli, in un’epoca che vive solo al presente. La luce dei riferimenti perenni continua ad illuminare l’umanità in ogni epoca buia, attraverso la saggezza, la virtù e l’anelito di bellezza che riscatta le nostre anime dalla provvisorietà della materia.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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Sto su un treno lunghissimo che mi riporta a casa. Non vivo ansie di lavoro, non vivo ansie di relazioni, non vivo ansie in generale. Il senso del ritorno mi calma e un po' mi inquieta perché comunque torno sempre, e io vorrei smetterla di tornare. Vorrei andare, sempre, anche sulle stesse strade. Uso il trucco di avere qualcosa da fare quando torno e farlo diventare un semplice andare. Fenotipicamente non cambia nulla, genotipicamente cambia tutto.
Oggi ero a un parco con l'amica psicologa. Io e lei a fare da npc mentre intorno tutti svolgevano delle quest. Chi si sfidava a basket, chi flitrava, chi si allenava, chi parlava, io e lei invece in silenzio a osservare. Ho preso l'analogica nuova e ho scattato qualche foto. Le vedrò tra un anno almeno.
Ho istituito in lab il venerdì casual. Io e un altro andiamo con le maglie da calcio, niente di che, è solo un priscio mio che durerà non so quanto. Ho chiesto al compagno di banco di venirsene anche lui con una maglia da calcio, mi ha risposto con un No secco. Miss frangetta ha riso e l'ha stimata perché l'ha trovato lapidario. Io l'ho trovato triste, ma perché in fondo lui lo trovo sempre triste. Cioè relax, non salviamo vite, pigiamo dei tasti su una tastiera e speriamo che ci siano dei risultati. Non so, il mondo della ricerca mi rattrista come poche cose al mondo.
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"Oggi corriamo dietro alle informazioni senza approdare ad alcun sapere.
Prendiamo nota del tutto senza imparare a conoscere. Viaggiamo ovunque senza fare vera esperienza.
Comunichiamo ininterrottamente senza prendere parte a una comunità.
Salviamo quantità immani di dati senza far risuonare i ricordi.
Accumuliamo amici e follower senza mai incontrare l'Altro.
Così le informazioni generano un modo di vivere privo di tenuta e durata.
La comunicazione digitale danneggia considerevolmente le relazioni umane.
Oggi siamo ovunque collegati senza tuttavia essere legati gli uni agli altri.
La comunicazione digitale è estensiva.
Le manca qualsiasi intensità."
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Grande successo per la Camminata sul monte San Primo
Grande successo per la Camminata sul monte San Primo
Coordinamento ‘SALVIAMO IL MONTE SAN PRIMO’ Circa 300 persone all’evento organizzato dal Coordinamento ‘Salviamo il Monte San Primo’
Grande partecipazione alla Camminata ‘Suoni, voci e visioni del San Primo’, tenutasi nella giornata di ieri, domenica 11 dicembre.
Circa 300 persone hanno partecipato alla manifestazione per ribadire il ‘no’ al progetto che prevede nuovi impianti sciistici sulle…
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