#sì però che coglioni
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Anyway, italian crunchyroll alreayd has some "i don't have anything against lgbt couple but they have to be good and this is forced, also blake is straight because she showed interest in men so it doesn't make sense" comments under the bees kiss episode and I'm physically restraining myself from answering to them
(shout out to the one who did, at the very least none of them is being rude to each other tho)
#rwby#rwby spoiler#rwby spoilers#rwby9#sì però che coglioni#'i volumi 1 e 2 sono impareggiabili'#'hanno fatto blake bi solo dopo che monty se n'è andato perchè erano di moda'#MA VAFFANCULO
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Sono uscito con una, giorni fa.
Come è andata?
Molto bene.
La rivedrai?
Non lo so. Non l'ho chiamata.
Sei un dilettante.
So quello che faccio.
Ah, sì?
Sì. Non si preoccupi per me, so quello che faccio. Questa ragazza, insomma, è bellissima, intelligente, divertente. È diversa dalle altre con cui sono stato.
E allora chiamala, Romeo.
Così mi rendo conto che non è poi tanto intelligente? Che mi rompe i coglioni? Questa ragazza è perfetta ora; non voglio rovinare questo.
Forse tu sei perfetto ora. Forse è questo che non vuoi rovinare. Questa la chiamerei una "super filosofia", Will, così puoi in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno… Mia moglie scoreggiava quando era nervosa. Aveva una serie di meravigliose debolezze. Aveva l'abitudine di scoreggiare nel sonno! [ridono] Scusa se ti racconto questa cosa. Una volta fu talmente forte che svegliò il cane! [ridono] Si svegliò anche lei e mi disse: "sei stato tu?"; e io: "sì"… Non ho avuto il coraggio.
Si è svegliata da sola?
Eh, sì! Oh, È morta da 2 anni e questo è quanto mi ricordo. [Will smette di ridere] Momenti stupendi, sai, piccole cose così. Però sono queste le cose che più mi mancano. Le piccole debolezze che conoscevo soltanto io. Questo la rendeva mia moglie. Anche lei ne sapeva delle belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci! Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall'incertezza: la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l'uno per l'altra. È questo che conta. È questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di scoprire questa qui è darle una possibilità. Certo, non lo imparerai da un rincoglionito come me. E anche se lo sapessi non lo direi a un piscione come te.
(Film Genio ribelle)
Fb
Ossimoro
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6 settembre
Comunque ancora mi stupisco di come io riesca ad essere più considerata dai ragazzi che dalle ragazze.
Stasera avevamo un compleanno e a cena stavo (fortunatamente!) vicina di posto con 3 dei suoi amici, gli unici 3 con cui ho più confidenza e una ragazza, E la quale sì ci vado d'accordo ma spesso sta per le sue o preferisce la compagnia maschile. Quindi mi sono messa a chiacchierare più che altro con loro 3, tra cazzate, gossip e battute, lei se stava lì e difficilmente era coinvolta nella conversazione, ma tanto si vedeva che stava già scazzata di suo molto probabilmente, premetto che spesso e volentieri abbiamo interagito ma da parte sua non ho mai visto tanto interesse nell'approfondire la nostra conoscenza eh, quindi. Poi ci spostiamo nella loro sede e praticamente mi sono trovata a lanciare burrito di gomma e avocadi ad un altro ragazzo (tra l'altro quello che mi diede il tso perché non ho amiche), il quale mi nascose pure la borsa mentre mi ero allontanata e rientrando gli ho tipo detto che me ne ero accorta, insomma ho riso e scherzato con lui.
Ho ritrovato una parte della vecchia me, sono uscita allo scoperto finalmente, ho fatto un po' la cretina come ai vecchi tempi con le mie ex amiche, e la cosa più brutta, sicuramente, è che nessuno lo sa, nessuno sa che non ero così da anni, Riccardo non mi ha detto nulla, non mi ha vista diversa, non ha notato che emanavo luce dalle mie risate e mi dispiace. Mi vede spesso cupa e triste e quando sono allegra pare che non ci faccia caso, perché per lui è una cosa scontata, perché lui non deve mica dirmelo che lo ha notato nonostante sappia che mi faccia piacere sapere che nota certe cose. In effetti ci sono stata molto poco con lui mentre eravamo in compagnia... Io glielo ho anche detto tutto ciò, che mi sono sentita un po' più me stessa stasera ma non mi ha risposto nulla. Mi dispiace tanto per questo.
Mi sono divertita con questo ragazzo, mi son sentita considerata, le altre ragazze hanno fatto gruppetto fra loro, in 3, mentre un'altra dormiva e l'altra appresso a quello che le piace e che non se la fila e io mi son messa a giocare con questo qua e ogni tanto ci si metteva in mezzo un amico di Ric, uno con cui mi ci trovo "bene". Riccardo avrà fatto 2 o 3 lanci poi non mi sono manco accorta cosa stesse facendo.
Dico io, è così difficile avere questo tipo di rapporto con una ragazza? Che poi quelle 3 sono state un po' criticate per il casino che facevano, io invece le capivo (per quanto ormai mi siano andate sui coglioni), io sapevo benissimo come si sentivano e avrei voluto essere criticata anche io per il caos che avrei combinato. Ma mi escludono, loro direbbero che sono io ad escludermi però io stavo lì quando tutte e tre si sono prese a braccetto per andare alla giostra, ero lì quando se ne andavano alla "riunione in bagno", ero lì in tante occasioni. Mi hanno considerata per fare il disegno sul biglietto del festeggiato, almeno quello è stato molto apprezzato, almeno quello...
Io ho ancora questo carattere vivace, allegro, spensierato, fastidioso, caotico, giocherellone, divertente. Però non tutti me lo vogliono tirare fuori e io non sono così sfacciata da metterlo alla mercé di tutti ma solo con chi mi sa ricambiare.
Che poi ok scherzo e mi diverto di più coi ragazzi ma comunque nessuno di loro è mio amico eh.
Boh, come ho già detto, meglio sola al momento, risolvo i miei problemi e torno. Ma un po' di divertimento non guasta ogni tanto...
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Mio fratello ieri sera ha fatto dei commenti relativi alle donne che mi hanno fatto rabbrividire e la sua ragazza non si è esposta. Lei vive con noi da un anno, perché ha necessità di stare in città per un tirocinio, quindi temo si stia facendo andare bene le cose perché non sa che altro fare, cosa che mi spaventa molto perché questa è l'anticamera della rassegnazione.
Stamattina ho chiesto a mia madre se fosse normale farsi dire certe cose da un uomo, specialmente se non dice molto altro (mai un complimento o una frase di rispetto) e lei ha risposto "Ma se alla sua ragazza va bene, cosa possiamo farci? Abbiamo provato a fargli capire che sono cose insensate, ma lei è felice così"
Vi descrivo "felice così"
- se vai dal parrucchiere, ti stai facendo bella, quindi silenzio punitivo perché se ti fai bella mi manchi di rispetto. Appena torni a casa, li leghi.
- se io esco coi miei amici tu mi aspetti a casa.
- se messaggio con una con cui scopavo, non rompere i coglioni; se però tu hai un tuo ex collega di università sul posto di lavoro, quel posto non lo accetti.
- se tu esci con i tuoi amici, no aspetta ti sbagli perché tu esci solo con le amiche donne
- se vai a dare un esame all'università, voglio sapere anche ora torni. Se tardi anche solo mezz'ora, silenzio punitivo
- se esci con mia sorella o mia madre per andare al mercato, voglio sapere a che ora torni. Se tardate anche solo mezz'ora, silenzio punitivo
- se torniamo da lavoro (lavorano insieme) e sei stanca, silenzio punitivo perché se io non sono stanco tu non puoi essere stanca
- se una donna non vuole scopare, gli uomini sono costretti ad aspettare il consenso e non è giusto perché poi a furia di essere rifiutati si suicidano e nessuno ne parla
A. mi ha fatto notare che se la ragazza si fa trattare così c'è qualcosa che non va, ma devo stare attenta a scegliere le mie battaglie ed evitare di creare tensioni che possono sfociare in violenza. Secondo me qua siamo davanti a una di quelle circostanze per cui tra qualche anno qualcuno dirà "Ma scusate nessuno in famiglia si è accorto che questo aveva pensieri del genere? Nessuno ha provato a salvare la vita a quella povera ragazza?". Sì, ci ho provato io, prendendomi insulti anche da lei che diceva di farmi i cazzi miei.
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... e niente, avete notato che la parola su un social network che è messa in primo piano è proprio lei, l'Amicizia? Quella che ne soffre maggiormente ad essere stuprata con l'inganno, ad essere svenduta o quasi regalata, in un sistema dove ci si fa "amici" tra sconosciuti, ma poi non ci si saluta per strada, oppure le nostre strade non si incroceranno mai, perché stiamo a millenovecentoventisette miglia di distanza dall'annusarci, in questo parcogiochi virtuale dove tutti sono amici, amici di tutti, intimamente sconosciuti, e bro, brother, sista e cazzate affini, dove ci si chiama per nome, anzi per soprannome, dove "sì, cazzo lui lo conosco benissimo" e "sì, lui è un mio grande amico", ma amico di cosa, porcodio? Perché io invece mi ricordo che ci ho messo quasi 3 anni per chiamare quello che poi sarebbe stato un mio grande amico, nonché mio coinquilino, per nome e non per cognome, mesi per capirci e studiarci, per superarci e venirci eventualmente incontro, giorni per rompere gli indugi e scambiarci un saluto, cazzo, ma i tempi cambiano, le cose passano, invecchiano, mentre altre corrono, però lui, il mio amico, e come lui tanti altri, sono ancora qui, nella mia vita di merda, e di tutti questi miei e vostri amici virtuali (e soltanto virtuali) invece che cosa sarà? Quando saremo in difficoltà, quando avremo bisogno di aiuto, di soldi, di cazzo-ne-so, quando vorremo piangere e berci una (anzi, 3) birre insieme cosa faranno ci metteranno un like? una reaction? un bel commento? o non visualizzeranno il nostro messaggio? e magari ci bloccheranno o cancelleranno dagli "amici" se rompiamo troppo i coglioni? Mah. Comunque si scherza, si esaspera, si provoca, anche l'amicizia virtuale ha un suo bel perché e da quasi un paio di decenni ormai, in tutte le sue svariate forme. Basta non si sostituisca a quella vera. Perché, pochi cazzi, quell'altra è vera e questa è un vile surrogato. Anche soltanto chiamarla "amicizia" è una bestemmia, porcodio. Una scoreggia non sostituirà mai una bella cagata. Non dimenticatevelo. (Il mio amico Cristian)
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東京美術館に「ローマ」という展示会が開催されています。美術大好きのイタリア人としてはその機会は欠かせなかったので、先週末に行きました。
Qualche mese fa, quando ancora non ero stata resa schiava, mi ero resa conto che stavo perdendo il mio tempo libero nel weekend a fare poco e niente. E mi sono domandata: ma cosa facevo in Italia? Ah sì, andavo ai musei. Ma ci andavo sapendo cosa c'era dentro, perché conosco almeno una infarinatura della storia e della storia dell'arte europea, che mi appartiene.
Conosco e ho studiato anche quella giapponese che, per carità di Dio, ha i suoi pregi e il suo fascino ma... non credo sia all'altezza della nostra (sorry not sorry).
Quel giorno però mi misi a cercare qualcosa che avrebbe potuto interessarmi e incappai nella mostra perfetta per me: una mostra su ROMA, nel Tokyo Metropolitan Art Museum (più facile in giapponese ma vabbè, lo faccio per voi lettori). La mostra era una collaborazione con i Musei Capitolini di Roma, dove non sono mai stata.
La settimana scorsa non ho perso tempo, ho comprato il biglietto e ci sono andata.
Che meraviglia: ho di nuovo sentito quell'emozione spirituale e quella pace dei sensi che solo l'arte può dare. Mi era mancata, tantissimo. E nel provarla ho sentito anche l'angoscia di non poterla provare più facilmente come ho fatto fino a quando ero in Italia, dove TUTTO È ARTE.
In Giappone nei musei è proibito fare foto nel 90% dei casi quindi mi è venuta l'idea di fotografare le cartoline delle opere che c'erano dentro. Tra le più importanti: una replica della famosa lupa che allatta Romolo e Remo e la Venere Capitolina.
Avrei voluto fare un check up ravvicinato fotografico alla Venere come feci con quella di Jago a Bologna per ricordare la grazia, la perfezione di quell'opera così antica ma perfettamente sobria in tutti gli aspetti possibili. Ci ho girato in tondo due volte, a passo lento, per osservare tutto: il volto, le mani aggraziate, le cosce, le natiche, il sedere, la schiena...
Ma la sorpresa più bella è stata trovare senza nemmeno saperlo un quadro del Tintoretto e poi anche il mio amato Guido Reni (!!!) con la sua "Lucrezia". Firma immancabile del pittore, lo sguardo verso l'alto che in questo quadro ti scioglie peggio che nel San Sebastiano.
I giapponesi non facevo che guardare le cose e ripetere le solite esclamazioni del cazzo: sugoi, subarashii... "tanto non capirete mai a pieno la grandezza di quello che state vedendo, capre che non siete altro", dicevo nella mia testa. Ed infatti è stato pure scritto a chiare lettere che nell'era Meiji siamo stati proprio noi a far capire qualcosa di arte vera a sti poveri coglioni. In particolare furono Antonio Fontanesi, Vincenzo Ragusa e Giovanni Vincenzo Cappelletti a insegnare la nostra arte in questa povera terra di stupidi (nomi mai sentiti ma su cui dovrò assolutamente farmi una cultura).
La dimostrazione della loro stupidità è stata il bookshop che con la mostra non c'entrava quasi un cazzo. Infatti un'intera parete era piena di prodotti italiani artigianali e di alta qualità (dalla pasta di Gragnano ai grissini e ai cuneesi) proprio come se fossimo a una sagra Coldiretti. Il resto del bookshop era roba da merchandise come se la mostra fosse stato un concerto: magliette e felpe di tutti i tipi, gomme da cancellare con la forma dei busti, latte di cioccolatini con la Venere stampata, peluche della lupa (che è diventata tipo un mostriciattolo peloso) e per finire un tovagliolo con sempre la lupa mostricciolo e la scritta "dammi il latte" (perché ha appunto allattato Romolo e Remo).
Cosa non farebbero sti stronzi per vendere...
#c'è della genialità per carità di Dio#ma sono geniali solo in queste cacate del cazzo#che oltretutto ha banalizzato un'intera mostra d'arte#che dire#ps: le immagini della venere e di lucrezia le ho prese dal web sennò mi cacciavano a calci nel culo#my life in tokyo#東京美術館#東京#展示会#美術#イタリア美術
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E quindi si, non so come ma sono a Vienna. A dir la verità sono qua da ben due mesi, giorno più giorno meno. Ma il tutto è stato talmente programmato male (si può parlare di programmare anche quando non c'è stata traccia di un programma?) e traumatico che ancora non me ne rendo conto. Sono finita qua come risultato del mio esaurito nervoso slash depressione dell'anno scorso. Ero( sono) talemnte confusa che ho ben pensato di dover prendermi una pausa dal mio amato Innsbruck per almeno un anno stravolgendo totalmente la mia vita togliendomi ogni tipo di sicurezza e soprattutto punto di riferimento. Quindi sono andata a vivere in un posto in culo al mondo, per i miei canoni lontanissimo da casa mia e per lo più totalmente diverso da quello che ho visto in 26 anni. Questa volta però me lo sono giurata. È l'ultima volta che mi impongo di fare cose che non voglio fare solo per combattere il mio senso di inferiorità e per dimostrare che no, io non sono sfigata ma sono forte e brava e faccio tutto quello che voglio fare,senza paure. Ecco, tutta sta marea di cazzate, io mi auguro questa sia l'ultima volta. Comunque c'è poco da dire. Sono qua.
La città mi fa cagare. Non ho mai vissuto in un posto così enorme e con milioni di persone. La sensazione quotidiana è :soffoco. Per non parlare del fatto che mi sento in esilio. Ecco allora d'ora in poi quest'anno lo chiameremo l'anno dell'esilio volontario. Non ho il potere di scegliere quando andarmene fuori dai coglioni e tornare a casa. Che poi, casa. Come se casa mia fosse un posto sano dove stare. Ma ho imparato in questi due mesi che il mio andare a casa 5 volte all'anno era il mio "fuggire" da Innsbruck dal tedesco, dall'Austria, da tutto. E ora non lo ho più. Ed è una merda. Comunque back to la cosa di Vienna. Vienna. Un ammasso di infiniti edifici ovunque. Gente ovunque. Macchine ovunque. Bus ovunque. Assurdo. Esci la sera per passeggiare 5 minuti dopo lavoro e c'è *sempre* ma dico *sempre* qualcuno. Asfissiante, soffocante. Non so come cazzo ve lo devo spiegare. Sono venuta qua anche e forse soprattutto perché mi sono (stupidamente,ma aimé sono ancora giovine) lasciata influenzare da gente che alla fine si è rivelata diversa da me. E ci sta. Ma io dovrei finalmente capire minimamente che cazzo voglio dalla vita in modo da non vivere come una banderuola in balia di opinioni altrui. Vabbè, questa la ho imparata.
Dove eravamo. Ah sì, giusto. Lavoro. Una delle mie migliaia di paure. A Gennaio ho finito definitivamente tutti i miei studi e vabbè, sappiamo tutti cosa è successo i mesi prima. Ignoravo gli effetti che un cambiamento simile potesse avere su di me. Comunque di nuovo, lavoro. Che alla fine era la mia priorità qui a Vienna. Che sia qua o la, Vienna o Innsbruck o che cazzo ne so io dove, alla fine devo lavorare. Ho già parlato miliardi di volte di quanto si scioccante per me che da ora in poi per i prossimi 40 anni (se va bene) non avrò più controllo sulla mia vita ma che *dovrò* ( e già il verbo dovere a me fa stare male) lavorare e rispettare delle regole imposte da qualcun altro. Quindi il discorso vedremo di affrontarlo il meno possibile che ne ho un po' piene le palle. Comunque, di nuovo, lavoro. Eh sì, ho fatto l'unica cosa che una come me poteva fare. Insegnante di tedesco per i rifugiati. Era l'unica cosa che mi immaginassi di poter fare in qualche modo. A dire la verità io non mi vedo come niente, ma a quanto pare qualcuno ha detto che dobbiamo lavorare e quindi si stronzi, andrò a culturizzare tutti quelli che voi non volete capre ignoranti per farveli trovare come vicini di casa, speriamo un giorno non troppo lontano. Il vostro incubo di uno stato senza più chiese e pandori si avvererà anche grazie a me. Ah ops, qui non mangiamo pandori. Vabbè. Senza chiese e Schnitzel e Strudel ok?? Il concetto rende ugualmente. Comunque il mio lavoro contribuisce notevolmente alla mia sensazione di estraneazione, se il vocabolo esiste. Si perché che cazzo ci faccio io qui, a insegnare loro una lingua che non è manco mia? Ma qualcuno ha detto che andavo bene e quindi boh, sono qua. E qualcuno ha detto anche che dovrei lavorare e quindi boh, Hallo, ich bin hier. A dire la verità non mi trovo neanche troppo male, con gli alunni,intendo. Con i colleghi come sempre un disastro. Non parlo, non interagisco. A dire la verità in due settimane ho avuto qualche accenno di interazioni. Allora diciamo che se il lavoro precedente già dalla prima settimana era circa meno 20 qua siamo a più due.
Che poi, in realtà se non avessi ansia a parlare con la gente sarei anche abbastanza bravina. Ovviamente a volte dicono delle cazzate, d'altronde non è la mia madrelingua. Del tipo che sbaglio articoli. E allora mi prende l'ansia che uno di loro mi dica "ma come, non era das?" E la credo che morirei. E poi mi viene pure l'ansia perché penso e se per il accento di merda poi non capiscono quando li parlano per strada? E se non si integrano perché insegno di merda? E allora poi non dormo più, di nuovo. Eh niente, una vita in pena.
Che poi si, avete capito bene, ho iniziato da due settimane ma ho già le paturnie. Pazienza non è mai stato il mio forte. Ci sarebbero altre migliaia di cose da dire ma lentamente non ho più sbatti di scrivere.
Che altro dire. Antidepressivi ho smesso già a dicembre, il sonno rimane un gran problema. Ho ridotto le dosi, ma di smettere totalmente non mi va. Dormo male con la dose minima, figurati senza. Il fatto è che so che non posso prendere sonniferi per sempre e pure questo mi dà ansia. Come mi dà stra ansia di non poter tornare a casa quando cazzo voglio.
Comunque boh, chissà che cazzo mi aspetta. Sono davvero curiosa perché alla fine io in un modo o nell'altro ce la ho sempre fatta, bisogna solo vedere se questa volta ce la faccio senza rifinire in psichiatria o no. Io ci provo ad essere positiva ma ho tante di quelle ansie e gli ultimi mesi mi hanno totalmente traumatizzata.
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Ogni tanto quando ci si chiede Ma è cambiata la scuola da quando la facevamo noi?, è cambiata la scuola dopo la pandemia?, come sono i ragazzi d'oggi?, la prima risposta che mi viene da dire è chiaramente: tutto uguale. Scazzati, cazzoni, simpatici, rincoglioniti, una rottura di coglioni, fantastici, etc... Sì, i cellulari, i manga, ma tutto uguale. Dall'altra però c'è ci sono un mucchio di cose che sono cambiate. La cosa che per me è cambiata di più nella scuola degli adolescenti, quella che conosco meglio, le superiori, è che gli studenti vengono sottoposti a un interesse molto blando da parte degli adulti che in molti casi è solo controllo e disciplinamento, e non è cura. E non si tratta solo del voto, del registro elettronico, delle sospensioni per le occupazioni. Si parla del bisogno di accudimento che vedo richiesto da parte degli studenti, che non va confuso con una comprensione amicale, ma proprio è una necessità di cura materiale. Quando entro in una nuova classe, la prima cosa che chiedo è mangiare e dormire, come va? Un sacco di loro mi dice: male. Saltano i pasti, nessuno cucina per loro, a colazione non c'hanno il latte né un biscotto, non c'è la spesa in frigo, soffrono d'insonnia, fanno fatica a addormentarsi, sono distrutti in classe per il deficit di sonno. Chiedono a 16, 18 anni un accudimento e una cura materiale che spesso non hanno avuto nell'infanzia o nella pubertà o che non hanno semplicemente perché i genitori non c'hanno soldi, tempo, capacità. Molto spesso sono figli unici, o figli di separati di genitori in contrasto fra loro, spesso non hanno i nonni perché i genitori li hanno fatti da grandi e i nonni sono morti o sono molto malati e quindi sono incapaci di aver cura di loro, e quindi stanno a casa da soli. Moltissimi mangiano da soli la maggior parte dei pasti della loro adolescenza. Ora, non so se questo c'entri, ma una delle cose che ho notato negli ultimi anni nelle mie classi del trienno delle superiori, è la diffusione dei grattini. Molti miei studenti o studenti delle altre classi - molte - in cui faccio supplenza, si mettono a farsi i grattini l'un l'altro/a. E non c'entra se sono maschi, femmine, fidanzati, amiche amici, se c'è una complicità amorosa o di prepetting o qualcosa del genere, avviene come una roba naturale, come quando io con i miei amici ci scambiavamo i bigliettini tra un banco e l'altro. Un grooming generazionale, il desiderio di un po' di accudimento, tenerezza, etc... È un'infantilizzazione? Non lo so, a me sembra la manifestazione di un senso gigantesco di solitudine, il bisogno di qualcuno di cui fidarsi, con cui poi poter sperimentare uno spazio di conflitto e di libertà. Se prima non c'è un interesse, una cura, come può crearsi un desiderio, un percorso di autonomia?
Christian Raimo, Facebook
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L'altro giorno @lasagnefrittee o oggi @cretina-te mi hanno taggata in questo gioco e come ha detto Giulia ogni scusa è buona per distrarsi a lavoro
1. Are you named after anyone? No
2. Quando è stata l'ultima volta che hai pianto? Mercoledì
3. Hai figli? No, nemmeno sotto tortura li avrò
4. Fai largo uso del sarcasmo? Senza sarcasmo non sarei io
5. Quali sport pratichi o hai praticato? Vado in palestra, per tanti anni ho giocato a pallavolo
6. Qual è la prima cosa che noti in una persona? Come è vestita
7. Qual è il colore dei tuoi occhi? Nocciola
8. Scary movies o happy endings? Per me è una domanda senza senso questa
9. Qualche talento particolare? Rompo un sacco i coglioni
10. Dove sei nato? In provincia di Perugia
11. Quali sono i tuoi hobby? leggere (è un hobby?), dipingere, coltivare piante
12. Hai animali domestici? Sì, con me a Roma ho un gatto. A casa ho ormai 4 gatti (😭😭😭😭😭) e due cani
13. Quanto sei alto? 1.72
14. Materia preferita a scuola? mmmh indecisa, ma direi storia
15. Dream job? Oh honey, il mio sogno è non lavorare. Però se proprio devo lavorare ora come ora direi come copy in un'agenzia di comunicazione (se la passa bene la comunicazione sti giorni), perché in una rivista di moda è abbastanza irrealistico, se la passa male l'editoria
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[...] Per la prossima sessione di karaoke del duo Salvini/Meloni mi permetto di suggerire [...] qualche altro brano.
Tipo:
– Nella mia ora di libertà (sempre di De Andrè). Quella che fa:
Certo bisogna farne di strada
Da una ginnastica d’obbedienza
Fino ad un gesto molto più umano
Che ti dia il senso della violenza
Però bisogna farne altrettanta
Per diventare così coglioni
Da non riuscire più a capire
Che non ci sono poteri buoni
Da non riuscire più a capire
Che non ci sono poteri buoni
– La locomotiva (di Guccini). Simpatico sentirli intonare:
Ma un’ altra grande forza spiegava allora le sue ali,
Parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali”
E contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
La bomba proletaria e illuminava l’ aria
La fiaccola dell’ anarchia,
La fiaccola dell’ anarchia,
La fiaccola dell’ anarchia…
– Meno male che adesso non c’è Nerone di Edoardo Bennato. Perfettamente in tema.
Meno male che adesso non c’è Nerone no no
Meno male che adesso non c’è Nerone
Ed alle feste che organizzava
C’era il bel mondo ed anche lui suonava
Gli altri all’aperto senza protestare
Se no aumentava le tasse da pagare
Meno male che adesso non c’è Nerone, no no no
Meno male che adesso non c’è Nerone
Però in fondo ci sapeva fare
E per distrarli dalle cose serie
Ogni domenica li mandava in ferie
Tutti allo stadio a farli divertire
– E per concludere, un brano meno popolare ma straordinariamente attuale di Fausto Amodei.
Si chiama Se non li conoscete.
youtube
P.s. Poi mi sorge dentro il dubbio di star facendo il loro gioco, di esser stato di nuovo adescato come un pesce all’amo. “Parlatene bene o parlatene male non importa, purché se ne parli”. Frase attribuita a Mussolini che segue da vicino il solito Oscar Wilde, che fece dire a Dorian Gray: “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about“.
Ma non deve essere neanche questo. La premiata ditta in questo momento non credo sia in cerca di visibilità (almeno a livello nazionale).
C’è qualcosa che mi sfugge. Forse sono solo indifferenti, o coglioni che fanno vedere che si divertono mentre altrove si muore come da sempre si muore.
Ho visto un re
Sa l’ha vist cus’e’?
Ha visto un re!
Ah beh, sì beh
Un re che piangeva seduto sulla sella
Piangeva tante lacrime
Ma tante che
Bagnava anche il cavallo
Povero re
E povero anche il cavallo
Sì beh, ah beh, sì beh, ah beh
Povero re, e povero anche l’annegato. Questa (se non la conoscete) era di Dario Fo e Paolo Ciarchi e la cantava Jannacci.
Canzoni d’altri tempi. Indubbiamente, canzoni d’altri tempi.
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Si dice bene i coglioni, ma loro, io ne conosco più d’uno, si credono d’essere, non lo sanno che sono dei coglioni, e si sposano, hanno figli, e i figli sono figli di coglioni, che io non dico mica, il babbo è il babbo, tu non abbia da voler bene al tuo babbo, portargli rispetto, però questi figli, non lo so, io, non se n’accorgono? quando parlano con il loro babbo, non lo vedono, non lo sentono? o sono coglioni anche loro? che lì allora è fatica, fra coglioni – ecco, sì, no, c’è delle volte che gli scappa detto: il mio babbo è un coglione ma in un altro senso, nel senso che è buono, che è un galantuomo… Che questo però è un discorso, come sarebbe allora? i galantuomini sono dei poveri coglioni? Intendiamoci, può essere che un coglione sia un galantuomo, può essere che sia buono, ma può essere anche cattivo, ci sono i buoni e i cattivi anche tra i coglioni, coglione vuol mica dire, uno è un coglione, ma può andare vestito bene, portare gli occhiali, può essere, guarda io quello che ti dico, può essere anche intelligente, e nello stesso tempo coglione, che è un caso eccezionale, ma succede, essere coglione è una cosa, può essere tutto un coglione, può essere anche istruito, può essere perfino laureato… certo che se è ignorante, i coglioni ignoranti, quelli sono una disgrazia, non si ragiona, è come parlare al muro, e prepotenti – che uno, io capisco, quando dico che un coglione può essere tutto, uno può rimanere disorientato, gli viene da dire: allora, se uno è un coglione, in cosa si distingue? insomma, cosa vuol dire essere un coglione? cos’è la coglionaggine? Eh, questa è una domanda, è fatica, come si può dire? fammi pensare, non c’è un esempio? Ecco, i coglioni fanno le cose alla rovescia, e tu li vedi che sbagliano, tu lo sai come andrebbero fatte, provi a dirglielo, anche con le buone maniere, ma loro niente, tirano dritto, tu cerchi di dargli una mano, di metterli sulla buona strada, loro ti guardano con un’aria e t’arrabbi: “Sono dei coglioni!” ti sfoghi in piazza, e in piazza c’è anche qualcuno che ti ascolta: “Hai ragione, sono coglioni, però…” “Però?…” “Cosa si può fare? Sono tanti, comandano loro”.
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- ehem, hmm sii, oke allora, ehem, siamo..
- siamo qua riuniti..
- Volevo fare un brindisi!
- si infatti,
è un onore avervi qui, sono lieto ed entusiasta di brindare a tutti
- a tutti quelli che tra gli anni sono rimasti a fianco, che non hanno lasciato nemmeno una parte del corpo senza fango, quando io ero fino al collo, quelli che ti davano un tetto quando pioveva merda, e quelli che quando volevi farti di dicevano no zio non va bene,
poiché non ci dimentichiamo
che c'è ne sono di vari casi umani,
che tra qui avvolte neanche sapevo che cazzo stavo faccendo, ndo cazzo ero,
e soprattutto perché?
Comunque,
- un brindisi anche a quei altri che hanno dimostrato fegato a sopportare me, le mie abitudini, vizi, paranoie,
pensieri strani; che del tipo mi stupivano anche me parecchie volte;
percorsi ed eventi
del tipo speriamo che ritorniamo vivi stavolta, e non chiedete il perché,
- un brindisi,
per non tralasciare neanche loro che sono sempre stati lì, ad amare,
un coglione bastardo, che comunque le faceva ridere, anche se, tante volte non era lì per loro,
vi amo tutti quanti.
.................
- ah si, dimenticavo,
desidero fare un biss,
- un brindisi anche a loro che hanno scazzato durante gli anni e che poi giustamente si sono levati dai coglioni,
- perche dai cazzo sono onesto,
meno rotti in culo infami e coltelli alla schiena,
meglio è per la mente e lo stato d'animo,
credetemi.
- quindi a voi teste di minchia, e spero che abbiate una vita buona si, perché alla fine tutti meritano di vivere bene, felici e in salute.
- anche a voi ex fiamme precedenti,
abbiamo passato momenti belli, si,
posso confermare, ma come
sappiamo, un po di pepe e sale,
non mancava mai,
ma tutto sommato, direi che è stato,
quel che è stato, è ne sono grato,
grato delle vostre presenze nei anni,
anche per voi di due settimane,
tre mesi, quattro giorni, una notte,
ed altre che nemmeno me ne ricordo,
scusate fiorì, però non mi ricordo,
ma comunque pongo rispetto e gratitudine,
e direi di sì, vi auguro tutto il bene,
- quindi un brindisi anche alle zoccole che abbiamo incontrato ed incrociato durante i giorni dei nostri anni, le ore passate a scrivere solo per un po di topa, che alla fine non era chi sa che, ma comunque l'orgoglio non ti lasciava non sbirciare, quindi,
vi ringrazio zoccole per le scopate, le risate, le lezioni, le scene dramatiche, le lacrime, le gelosia, le notti piene di calore, amore, gioia, droga, after dopo after, pasticcha dopo pillola, e pillola dopo robe varie, che in fine eri con lei o quelle e ti svegliavi nel domani mezzo riconglionito,
che vita di classe rega,
quindi brindiamo,
auguro a tutti il meglio possibile, in fine abbiamo una vita, saluti!
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14 set 2023 16:13
IL “REDDITO DI CITTADINANZA” CHE IL M5S PAGA A BEPPE GRILLO: RINNOVATO IL CONTRATTO DI COMUNICAZIONE DA 300 MILA EURO L’ANNO PER SCRIVERE ARTICOLI SUL BLOG E FARSI VEDERE IN CAMPAGNA ELETTORALE - “LIBERO”: “UFFICIALMENTE TRA I GRILLINI NESSUNO SI SBOTTONA SUI SOLDI INTASCATI DAL FONDATORE, MA DI FRONTE ALLA PROMESSA DI ANONIMATO SI SFOGANO: ‘ASSURDO PARLARE DI REDDITO DI CITTADINANZA E POI PRETENDERE SOMME DEL GENERE’, ‘CONTE HA DECISO DI VENIRE A PATTI CON GRILLO: TU NON MI ROMPI I COGLIONI SULLA GESTIONE POLITICA E IO TI RINNOVO IL CONTRATTO” -
Estratto dell’articolo di Brunella Bolloli per “Libero quotidiano”
Dal reddito di cittadinanza al reddito di "grillanza”: una volta i Cinquestelle pensavano ai poveri, oggi pensano a foraggiare chi indigente proprio non è. Parliamo del fondatore Beppe Grillo, fresco di rinnovo di un contratto da 300mila euro […] Grillo […] ha avuto anche un’altra formidabile intuizione: quella di passare dal palcoscenico dei suoi tour a quello virtuale del suo blog facendosi pagare per fare lo show anche lì. Come un dipendente di lusso.
E il blog, un tempo bibbia del pensiero Cinquestelle, poi a lungo silente (specie dopo il divorzio dalla Cassaleggio Associati), oggi di nuovo attivo, è però adesso più distante dai parlamentari M5S. Tra i contributi non si notano, infatti, i nomi di deputati o senatori pentastellati, non vi è riferimento come in passato a questioni di politica interna, non ci sono i commenti della famigerata “base” ad animare il dibattito grillesco.
Tutto cambia e […] Quale è esattamente il ruolo del comico ligure? Il consulente per la comunicazione. Ma attenzione, non un competitor di Rocco Casalino, il portavoce di Giuseppi che avrebbe sognato la candidatura, ma lo stratega delle campagne elettorali, il frontman per i comizi, l’animatore del villaggio pentastellato. Di solito un leader si spende gratis per il proprio partito, non Grillo che ha stipulato con il suo Movimento un contratto da 300mila euro l’anno.
Scaduto a maggio, Conte glielo ha appena rinnovato, come ha rivelato lo stesso ex presidente del Consiglio alla festa del Fatto quotidiano. Top secret, però, i dettagli tra le parti, com’è nello stile dei grillini trasparenti quando pare a loro. «Il contratto di Grillo? Non riguarda il nostro gruppo parlamentare», precisa a Libero Emiliano Fenu, tesoriere M5S alla Camera. Ed è chiaro che sia così altrimenti dovrebbe essere tutto rendicontato e invece non c’è traccia del documento che sta facendo fibrillare la pattuglia parlamentare.
Sul sito di Montecitorio, alla voce amministrazione trasparente, ci sono ancora alcuni versamenti di poca entità a Rousseau, fermi al 2021, ma per sapere qualcosa sul compenso del garante bisogna chiedere al tesoriere del Movimento Cinquestelle, l’ex sottosegretario Claudio Cominardi, e a Nina Monti, la cantautrice romana titolare della società che cura il blog di Grillo (le cui spese vive si aggirano sui 200mila euro). Rumors danno la Monti in lista alle Europee per il M5S.
Ufficialmente nessuno si sbottona sui soldi intascati dal fondatore, ma di fronte alla promessa di anonimato i grillini si sfogano: «Assurdo parlare di reddito di cittadinanza e poi pretendere somme del genere», «Conte ha deciso di venire a patti con Grillo: tu non mi rompi i c...i sulla gestione politica del Movimento e io ti rinnovo il contratto». […] in tanti avrebbero smesso di versare il contributo mensile al Movimento ormai a tutti gli effetti partito, specie da quando i vertici hanno deciso di dire sì ai fondi pubblici. Insomma, una volta Grillo diceva: «La politica senza soldi si può fare». Oggi non solo ha cambiato idea, ma parte il vaffa se non gli rinnovano il contratto. […]
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Però se le comprano e non vengono mai più è una cazzata enorme, senza senso
Capirai, come se ne sbattono di tutti gli ulivi secolari che vengono estirpati per costruire le loro casette del cazzo, se ne sbatteranno pure di quello.
E no, non sono per i cittadini che non trovano casa e vogliono vivere qui e lavorare, lo si capisce anche perché nel giro di qualche anno la popolazione di dove vivo io ha perso 2000 abitanti, e le nascite sono in calo, e anche perché già terreni sono stati costruiti e in quei palazzi ci saranno sì e no due italiani, tutto il resto sono stranieri che vengono qui per divertimento e basta.
Mi sono rotta i coglioni, e non posso farci niente.
Non so se è così, ma immagino che sia una località turistica no? Ci credo che se ne freghino e costruiscano case e palazzi; questo succede perché pensano sia un'opportunità per attrarre turisti e far entrare soldi nelle casse della tua città/comune. È un po' ciò che accadde a Malta in alcune zone. Ci sono città desolate, ma piene di turisti per via dei vari alberi dislocati.
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... e niente, avete notato che la parola su un social network che è messa in primo piano è proprio lei, l'Amicizia, quella che ne soffre maggiormente, ad essere stuprata con l'inganno, ad essere svenduta o quasi regalata, in un sistema dove ci si fa "amici" tra sconosciuti, ma poi non ci si saluta per strada, oppure le nostre strade non si incroceranno mai, perché stiamo a millenovecentoventisette miglia di distanza dall'annusarci, in questo parcogiochi virtuale dove tutti sono amici, amici di tutti, intimamente sconosciuti, e bro, brother, sista e cazzate affini, dove ci si chiama per nome, anzi per soprannome, dove "sì, cazzo lui lo conosco benissimo" e "sì, lui è un mio grande amico", ma amico di cosa, porcodio? Perché io invece mi ricordo che ci ho messo quasi 3 anni per chiamare quello che poi sarebbe stato un mio grande amico, nonché mio coinquilino, per nome e non per cognome, mesi per capirci e studiarci, per superarci e venirci eventualmente incontro, giorni per rompere gli indugi e scambiarci un saluto, cazzo, ma i tempi cambiano, le cose passano, invecchiano, mentre altre corrono, però lui, il mio amico, e come lui tanti altri, sono ancora qui, nella mia vita di merda, e di tutti questi miei e vostri amici virtuali (e soltanto virtuali) invece che cosa sarà? Quando saremo in difficoltà, quando avremo bisogno di aiuto, di soldi, di cazzo-ne-so, quando vorremo piangere e berci una (anzi, 3) birre insieme cosa faranno ci metteranno un like? una reaction? un bel commento? o non visualizzeranno il nostro messaggio? e magari ci bloccheranno o cancelleranno dagli "amici" se rompiamo troppo i coglioni? Mah. Comunque si scherza, si esaspera, si provoca, anche l'amicizia virtuale ha un suo bel perché e da quasi un paio di decenni ormai, in tutte le sue svariate forme. Basta non si sostituisca a quella vera. Perché, pochi cazzi, quell'altra è vera e questa è un vile surrogato. Anche soltanto chiamarla "amicizia" è una bestemmia, porcodio. Una scoreggia non sostituirà mai una bella cagata. Non dimenticatevelo. E poi, forse, senza Facebook non conoscerei tanta gente, ma sono convinto che passerei molto più del mio tempo con altra che, invece, grazie a questo strumento posso sentire ogni tanto, ma purtroppo non vedo quasi mai. Che tristezza. Buona giornata e buona fortuna
(il mio amico Cristian)
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Sono in treno e potre quasi quasi impiegare il tempo per scrivere un po' di cazzate. Cazzate come il mio 2023. Pieno di cazzate. E con il suddetto termine indico quelle cose, decisioni, fatti, avvenimenti avvenuti per mia stessa decisione. Come quella di prendere il treno oggi senza prenotare nonostante ci fosse scritto nero su bianco sull'öbb di riservare. Decisione che mi ha portato a fare un viaggio di due ore seduta sugli scalini davanti al cesso. Ecco, il mio 2023 è stato solo una lunga serie di decisioni simili. In qualche remoto angolo del mio cervello devo aver pensato per tre secondi "mmh qua' c'è qualcosa che non va" per poi dimenticare tutto presa dalla frenesia della vita. No, non della vita. Del "dover fare". Nel mio caso, di dover fare come tutti gli altri hanno fatto. E ancora più grave è che con tutti gli altri mi riferisco a quel gruppo di esseri umani di scarsissima dote culturale che si trova nel paese dove sono nata. Gente che ho sempre odiato. Con molti di loro non ho neanche a che fare da anni. Eppure questo è ciò che fa quella parola orribile chiamata "educazione". Gli esempi di riferimento inculcati nei primi vent'anni di vita. Che cazzo ti porta a fare ah. Ti porta a plasmare la tua vita a idee degli altri. Alle idee di gente che pensavi anche di aver totalmente dimenticato. Alle idee di gente a cui pensavi di non pensare da anni.
Eh niente. Tra una domanda filosofica e un attacco di panico e l'altro un paio di settimane fa sono finita in un bel reparto colore giallo e azzurro ( che combinazione de merda ) con gente un po' strana. Ma anche io sono da sempre strana. Sono? Boh. Mi sento? Sì. Fatto sta che dopo due giorni sono diventata ancora più strana, pure per i miei standard. Presumo, ma non ne sono ancora sicura, che fosse per la mezza pillola blu la mattina. Non mi sentivo così strafatta dal liceo. Mi mancava? Direi di no. Ma dooormivoo finalmente. Non so se sapete di cosa parlo, ma per una persona che da sei mesi dorme circa 15 ore a settimana quando finalmente riesce a dormire una notte di seguito il mondo si manifesta veramente sotto un'altra luce. Uscivo la mattina sull'entrata con l'amico, presumo serbo, con il catetere e pensavo: cazzo ora mi ricordo. Mi ricordo perché pensavo che la vita fosse bella. Perché io davvero lo ho pensato. Per un lunghissimo periodo. Pensavo proprio che la vita fosse bella. Ho passato tanta ma tanta merda nella mia vita ma ci sono stati molti momenti dove io mi svegliavo e pensavo, che bella la mia vita.
Quest'anno è andato tutto a puttane. Vorrei dire che non so cosa sia successo ma mentirei perché la mia terapeuta me lo ha spiegato, chiaramente, come lei fa sempre. Pure più volte. Succede quando impronti la tua vita sul "dovere". Già la parola "devo" è una stra grande puttanata di suo, se poi questo "dovere" appartiene pure ad altri... allora ti ritrovi nel reparto giallo/azzurro a Innsbruck con me. Magari siamo vicini di letto. Non sono una coinquilina molto simpatica, te lo dico subito. Sto sulle mie. Sembro sembre un po' scazzata ma alla fine sono un pezzo di pane. Però per i primi 20 giorni mi starai sui coglioni di principio, sono sincera.
Comunque, cazzate bei Seite come si dice qua da me, auguro a tutti di fare quel cazzo che volete nella vita. Basta che non mi rompiate i coglioni. Se volete essere barboni su una strada con un cuscino e un cane, vi auguro di poterlo diventare. Se volete lavorare 60 ore alla settimana per accumulare un sacco di soldi su un conto bancario alle Seychelles per pipparvi pure il buco del culo nei tre giorni di ferie all'anno che avete, go for it. Se volete lavorare come cameriere 20 ore alla settimana, thats even better.
Perché questo sarà lo scopo della mia vita d'ora in poi e ci metterò tutte le mie energie: mandarvi tutti a fare in culo dal primo all'ultimo insieme ai vostri consigli di merda non richiesti su come io dovrei vivermi l'unica vita che ho
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