#ruolo dell’insegnante primario
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 27 days ago
Text
L’Essenza Integrativa del Corso Primario di Matematica
Toshpulatova M.I. – Professore associato del Dipartimento di Matematica e Metodologie Didattiche per l’Istruzione Primaria, PhD, TDPU. Gulomova A. – Studentessa del 3° anno della Facoltà di Educazione Primaria, TDPU.
Toshpulatova M.I. – Professore associato del Dipartimento di Matematica e Metodologie Didattiche per l’Istruzione Primaria, PhD, TDPU. Gulomova A. – Studentessa del 3° anno della Facoltà di Educazione Primaria, TDPU. Introduzione L’articolo esplora la natura integrativa del contenuto del corso di matematica per l’istruzione primaria, esaminando i fenomeni integrativi applicati al processo…
0 notes
oltrearcobaleno · 2 months ago
Text
L’integrazione scolastica delle persone con disabilità: un percorso verso l’inclusione e l’apprendimento
L’integrazione scolastica delle persone con disabilità rappresenta un diritto fondamentale garantito dalla normativa italiana, che ha come obiettivo quello di promuovere l’inclusione e l’autonomia degli alunni con disabilità all’interno delle scuole di ogni ordine e grado. Questo processo si basa su una serie di strumenti e figure professionali, come l’insegnante di sostegno, che collaborano con le famiglie e le istituzioni per favorire il benessere e lo sviluppo dei minori con disabilità.
Tumblr media
Il successo dell’integrazione scolastica delle persone con disabilità si realizza attraverso il coinvolgimento attivo di un operatore qualificato che, inserito nell’ambiente scolastico, affianca l’alunno nelle attività quotidiane. L’operatore ha il compito di facilitare il processo di apprendimento, non solo attraverso l’assistenza didattica, ma anche promuovendo la socializzazione e la relazione con i compagni di classe. L’attività scolastica per gli alunni con disabilità viene quindi adattata alle loro esigenze, in modo da garantire una partecipazione attiva e significativa all’interno della comunità scolastica.
Il ruolo centrale della scuola nell’integrazione
La scuola riveste un ruolo essenziale nel processo di integrazione delle persone con disabilità, fungendo da comunità inclusiva e accogliente. L’obiettivo primario è garantire il diritto all’istruzione per tutti gli alunni, indipendentemente dalle loro capacità o condizioni. Per far sì che ciò avvenga, è fondamentale che l’intero ambiente scolastico, a partire dagli insegnanti fino ai compagni di classe, contribuisca alla creazione di un clima di partecipazione e inclusione.
Affinché l’integrazione scolastica delle persone con disabilità abbia successo, il progetto educativo deve essere concepito in modo personalizzato. Ciò implica che le attività didattiche vengano calibrate per stimolare al massimo le potenzialità degli alunni con disabilità, promuovendo sia l’apprendimento che lo sviluppo di competenze sociali e relazionali. La collaborazione tra scuola e famiglia è anch’essa un elemento chiave: i genitori devono essere coinvolti attivamente nel percorso educativo dei propri figli, così da garantire una continuità tra il contesto scolastico e quello familiare.
Chi può beneficiare dell’integrazione scolastica?
L’integrazione scolastica si rivolge a tutti i minori con disabilità, indipendentemente dalla gravità della loro condizione. Ogni bambino ha il diritto di accedere all’istruzione e di partecipare alle attività scolastiche, dalla scuola materna fino all’università. La legge italiana, in particolare la Legge 104/92, sancisce il diritto all’integrazione scolastica per tutti gli alunni con disabilità, garantendo un sostegno continuo lungo tutto il percorso educativo.
Oltre all’alunno, l’integrazione scolastica sostiene anche le famiglie, offrendo loro supporto e strumenti per affrontare le sfide che derivano dall’assistenza e dall’educazione di un figlio con disabilità. La scuola diventa così un punto di riferimento, non solo per l’alunno, ma per tutti coloro che lo circondano.
L’evoluzione dell’integrazione scolastica
Il concetto di integrazione delle persone con disabilità è cambiato profondamente nel corso del tempo. Agli inizi del Novecento, le persone con disabilità venivano considerate inferiori e non integrate pienamente nella società. Solo negli anni ’80 si iniziò a parlare di integrazione scolastica come diritto fondamentale, riconoscendo che le scuole speciali non consentivano una reale inclusione.
Con l’introduzione della figura dell’insegnante di sostegno, la scuola italiana ha compiuto un passo avanti significativo. Questo professionista, altamente qualificato, svolge un ruolo cruciale nell’integrazione degli alunni con disabilità, lavorando a stretto contatto con gli altri docenti per garantire un’educazione inclusiva e partecipativa. L’insegnante di sostegno non si limita a fornire assistenza didattica, ma è anche responsabile della redazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI), uno strumento fondamentale per la definizione degli obiettivi di apprendimento e delle modalità di verifica dei progressi degli alunni con disabilità.
La normativa italiana a supporto dell’integrazione
L’Italia è uno dei Paesi all’avanguardia nell���integrazione scolastica delle persone con disabilità. Già con la Legge 118/1971 si stabiliva che l’istruzione dei soggetti con disabilità dovesse avvenire nelle classi comuni della scuola pubblica. Tuttavia, è con la Legge 517/1977 che si è introdotto il concetto di integrazione scolastica vera e propria, prevedendo l’inserimento degli alunni con disabilità nelle scuole ordinarie e la figura dell’insegnante di sostegno.
Un ulteriore passo avanti è stato compiuto con la Legge 104/1992, che regola il diritto allo studio delle persone con disabilità e ne promuove l’integrazione nella scuola, nella società e nel mondo del lavoro. Questa legge stabilisce una serie di misure a favore degli alunni con disabilità, tra cui il diritto all’assistenza e alla personalizzazione dell’insegnamento, garantendo che ogni alunno possa accedere a un’educazione di qualità.
Il Piano Educativo Individualizzato (PEI)
Il PEI è uno strumento fondamentale per l’integrazione scolastica delle persone con disabilità. Redatto in collaborazione tra insegnanti, famiglia e operatori socio-sanitari, il PEI definisce gli obiettivi educativi specifici per ogni alunno con disabilità, tenendo conto delle sue potenzialità e delle sue esigenze particolari. La sua funzione principale è quella di monitorare il progresso dell’alunno e di adattare le attività scolastiche in base ai risultati ottenuti.
Grazie a questo strumento, l’integrazione scolastica delle persone con disabilità diventa un processo dinamico e personalizzato, che si evolve nel tempo in base alle necessità dell’alunno e ai suoi progressi. Il PEI rappresenta, quindi, un elemento chiave per garantire che l’integrazione scolastica non si limiti all’assistenza, ma promuova attivamente l’apprendimento e la crescita personale.
Conclusione
L’integrazione scolastica delle persone con disabilità è un diritto fondamentale che mira a garantire a tutti i bambini e ragazzi un’educazione inclusiva e di qualità. Grazie al lavoro congiunto di scuole, famiglie e operatori socio-sanitari, gli alunni con disabilità possono sviluppare appieno le loro potenzialità, partecipando attivamente alla vita scolastica e sociale. L’Italia, con il suo avanzato sistema normativo, rappresenta un esempio di come l’integrazione scolastica possa contribuire a costruire una società più inclusiva e giusta.
Leggici su Linkedin
Indicaci come contattarti
0 notes
cristianesimocattolico · 4 years ago
Text
Ddl Zan: "Piano diabolico contro i prof di religione"
Se passasse il Ddl Zan e un insegnante di religione parlasse a scuola della famiglia naturale come la sola riconosciuta dalla Chiesa, potrebbe essere accusato di "omotransfobia" rischiando pene severe: in questo modo, nonostante il Concordato, si riuscirà a mettere alla porta la fede che ha plasmato l'Italia e a cui tanti genitori desiderano educare i propri figli. Prima del martirio bianco, però, ci è chiesto di combattere. La Nuova Bussola intervista Nicola Incampo.
Tumblr media
di Valerio Pece (11-07-2020)
L’insegnamento della Religione Cattolica è tornato al centro della discussione per via della presentazione in Parlamento della legge sull’"omotransfobia". Prevedendo il carcere per una non meglio precisata “istigazione all’odio”, il provvedimento sta preoccupando seriamente migliaia di insegnanti di Religione Cattolica. La Nuova Bussola Quotidiana ha intervistato Nicola Incampo, direttore dell’Ufficio Scuola della diocesi di Tricarico (Matera), autore di diversi testi di religione adottati nelle scuole italiane e responsabile dell’area IRC del sito CulturaCattolica.it
Professore, se la legge sull’omotransfobia venisse promulgata, potrebbero esserci delle conseguenze per gli insegnanti di religione? La ricaduta sulla scuola e sugli IdR in particolare, sarebbe pesantissima.
Ci spieghi. Già con la legge 107, la cosiddetta “Buona scuola”, l’ideologia gender era entrata nelle scuole dalla porta principale. Con una serie di rimandi, il comma 16 rinviava all’applicazione di un “Piano d’azione straordinario” dal tenore inequivocabile.
Ce lo ricorda? Al paragrafo 5.2 del “Piano”, ad esempio, si leggeva questo diktat raggelante: «Obiettivo primario deve essere quello di [..] superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini, ragazzi e ragazze, bambine e bambini, sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti, sia mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa». Più chiaro di così...
Che si tratti di un approccio teso a rimodellare l’identità sessuale a tutte le fasce d’età è abbastanza palese. Ma con la nuova legge cosa cambierebbe? Tutto. Saremmo di fronte ad un salto di qualità devastante: Se prima un insegnante – di religione o di lettere che sia - facendo da scudo poteva respingere alcuni progetti Lgbtq, sottoponendo magari al Collegio docenti le proprie perplessità in ordine alla finalità, alla ricaduta sugli alunni, alle associazioni proponenti, nella maggior parte dei casi con la nuova legge non sarebbe più autorizzato a farlo.
Nel concreto, se per esempio un IdR parlasse a scuola del valore intrinseco della famiglia fondata da uomo e donna affermando che quello è l’unico modello di famiglia? Starebbe difendendo un disvalore. Per cui l’autorità alla lunga sarebbe obbligata a metterlo a tacere, ad accompagnarlo alla porta. Sembra assurdo ma è solo consequenziale. Pochissimi l’hanno capito.
Professore, pare un po' esagerato? Le racconto una mia esperienza. Recentemente sono stato ad una Tavola rotonda con un direttore regionale del Miur. A un certo punto si parla di famiglia come valore da proteggere e valorizzare, che poi è quello che faccio nelle mie lezioni. Subito il direttore del Miur mi blocca: «Ma la famiglia che sta descrivendo è quella a cui pensa lei, non quella a cui si riferisce la Scuola».
E lei? Gli ho semplicemente risposto che sono un insegnante di Religione Cattolica e che quindi l’alunno e la famiglia mi hanno scelto non per sapere quello che lo Stato pensa della famiglia. Nel Concordato è scritto che lo Stato offre la possibilità di avvalersi di questa disciplina perché in Italia, piaccia o no, tutto è impregnato di cristianesimo, e di cattolicesimo in particolare. Che l’alunno sappia qual è il valore della famiglia per la Chiesa cattolica (e perché) è esattamente il mio compito, il mio dovere di insegnante di Religione Cattolica.
Credo che un IdR che facesse l’apologia delle famiglie arcobaleno, calpestando così le Sacre Scritture, dal suo vescovo non potrebbe neanche ricevere l’Idoneità all’insegnamento. Giusto? Certo. Aggiungo che l’IdR non racconta agli alunni quel che pensa lui della Religione Cattolica ma quello che dice la Chiesa. La mattina io e migliaia di colleghi sparsi per l’Italia entriamo in classe perché gli alunni hanno scelto di conoscere i contenuti essenziali della Religione Cattolica.
La nuova legge non rischia anche di alimentare uno stigma e un discredito inediti riguardo alla figura dell’insegnante di Religione Cattolica? Sì, perché l’IdR su molti “Principi non negoziabili” – parliamo quindi del cuore della nostra religione - non farà altro che dire in classe quello che la scuola è obbligata a non dire più. Diventerebbe emarginazione e razzismo quello che l’IdR propone da sempre come valore. Ripeto: dopo il nuovo scenario valoriale disegnato per la nostra società dalla legge sull’omotransfobia, un IdR che voglia continuare a essere tale porterà avanti molti “disvalori”.
Fermiamo per un attimo quello che sembra uno scenario da incubo. Ogni IdR sa che dall’Accordo di revisione del Concordato (legge n.121 del 1985) l’inserimento nella scuola dell’insegnamento della Religione Cattolica è giustificato da due motivazioni: «nel valore della cultura religiosa», e nel fatto che «i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano». Conferma? È esattamente così. La prima motivazione è una dichiarazione di principio, la seconda è addirittura il riconoscimento di un dato di fatto.
Scusi, ma allora di quali “valori” e di quali “principi del cattolicesimo” si potrebbe ancora parlare? Visto che in questo modo il Concordato rimarrebbe una scatola vuota, non è che si vuole puntare ad una sua ulteriore revisione? L’operazione è più sottile e, insieme, più diabolica. Mi segua. Bisogna sapere che mentre nel Concordato del 1929 la Religione Cattolica, con una bella espressione, era definita come «fondamento e coronamento della formazione dell’uomo e del cittadino», nel concordato dell’84 firmato da Casaroli e Craxi, si dice che – faccia attenzione al punto – la Religione Cattolica «rientra tra le finalità della scuola».
Quindi? Ecco, se riesco ad inserire i nuovi “valori” veicolati dalla legge Zan-Scalfarotto-Boldrini nel PTOF (Piano Triennale Offerta Formativa), cioè il più importante documento programmatico di ogni Istituto scolastico, la nuova visione della famiglia e quella di un’identità sessuale sempre più fluida, diventerebbero esattamente le “finalità della scuola” da perseguire. In pratica non farei altro che attuare il nuovo Concordato. E lasci perdere che il contenuto sarebbe diametralmente opposto. Conta la forma.
Tra l’altro la legge vuole istituire per il 17 maggio di ogni anno la “Giornata contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”. Nell’occasione - si legge nel testo unificato – «sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado». Chi conosce la scuola trema di fronte a quel «in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado». Per chi oserà opporsi? Disprezzo pubblico, carriera finita e rischio arresto. Non avremo più insegnanti ma veri e propri martiri.
Un martirio bianco. Esattamente. Oltre ad impedire il dissenso, a bollare come “istigatore di odio” chiunque oserà opporsi a questo progetto di ingegneria sociale, oltre a misure surreali come il ritiro del passaporto e il carcere fino a sei anni, basterebbe davvero sostare sul riferimento così enfatizzato alla scuola per non avere dubbi sull’autentica finalità totalitaria della legge: rieducare i nostri ragazzi in direzione lgbtq+.
Ad avviso di chi, come lei, combatte in prima linea, la Chiesa italiana sta facendo la sua parte? Il comunicato con cui la CEI ha fortemente stigmatizzato la pericolosità della legge è stato un raggio di sole graditissimo. In generale però questa nostra Chiesa – spiace tremendamente dirlo - si sta trasformando in un sindacato. Oggi è difficilissimo essere cattolici. Anche il vescovo spesso non esercita più il munus di vescovo. Quando lo faccio notare mi rispondono così: «Il mio vescovo però va col motorino». Non parliamo di certa stampa cattolica. Della spaventosa legge-bavaglio sembrano più preoccupate Arcilesbica o le femministe di “Se non ora quando” che Avvenire. E non è una battuta. (Leggere qui, Ndr)
A questo punto cosa bisognerebbe fare? La cosa più urgente è informare gli insegnanti di religione del pericolo imminente. Chi guida la scuola, cioè gli Uffici diocesani, non aspettino la promulgazione della legge. Informino subito gli IdR che molti pilastri del nostro credo, in questo irreale rovesciamento della realtà, rischiano di diventare qualcosa di spregevole agli occhi della società. Ognuno, poi, apra gli occhi a più persone possibili. L’11 luglio in 100 città c’è la possibilità di scendere in piazza con le Sentinelle in Piedi.
Sinceramente, professore, visti i numeri in Parlamento e lo schieramento dei mass media apertamente favorevole alla legge sull’omotransfobia, pensa che il pericolo potrà essere scongiurato? Qualche anno fa un team di esperti – il cosiddetto Gruppo di Vallombrosa – si riunì per tentare di trasformare l’insegnamento della Religione Cattolica in quello di Storia delle religioni. Con l’aiuto di don Gabriele Mangiarotti facemmo saltare il piano. Eravamo solo in due. Ora sono tornati alla carica con un pericolo molto maggiore.
Cosa sta cercando di dire? Che la verità possiede una forza intrinseca destinata a far crollare ogni ubriacatura ideologica. Il punto, però, è che la verità cammina sulle nostre gambe. Dev’essere chiaro che quanto a libertà siamo ad un “punto di non ritorno”. C’è bisogno di un surplus di coraggio da parte di tutte le persone di buona volontà.
0 notes
purpleavenuecupcake · 4 years ago
Text
DAD, un disagio per studenti, genitori e insegnanti: non solo per colpa del Covid-19
“Dal primo fuoco acceso dall’uomo all’era atomica sono passati migliaia di anni, eppure per alcuni di loro la libertà è solo ancora una conquista .... “
Tumblr media
(di Emanuela Ricci) L'immagine a sinistra è molto rappresentativa, indica un ruolo, quello fondamentale della donna in quanto mamma. Lei appresenta il centro dell’universo per il proprio figlio. In questo momento tragico dovuto alla pandemia la mamma è chiamata a svolgere anche un'altra missione, forse la più importante, quella dell’insegnante! E dove qualcuno  ha fallito, la mamma  deve riuscirci, senza se e senza ma, per il bene primario del proprio bambino. Purtroppo, per colpa di nessuno, la scuola si è dovuta adeguare ad un cambiamento repentino. La tua maestra è diventata un video in diretta streaming su  un tablet, il libro di testo è sostituito da schede e videoclip e la didattica diventa "obtorto collo", solo una mera assegnazione di compiti! Se dovessimo continuare con la DAD, a causa dell’emergenza del Covid 19, ogni nostra piccola conquista fatta nel tempo andrebbe persa in un attimo. Le mamme lavoratrici perderebbero il loro lavoro, conquistato con tanta fatica, perché obbligate ad assistere i propri figli, specialmente quelli di prima elementare che si affacciano per la prima volta nella loro vita alla scuola dell'obbligo. Ciò, perché, al momento, sembra non ci sia altra via d’uscita! Siamo state private di ogni forma di libertà.... la colpa? Penso non sia  tutta del Covid 19! Mentre la ministra dell'Istruzione Azzolina  attende le valutazioni del comitato tecnico scientifico, per decidere l'apertura delle scuole a settembre prossimo, i diretti interessati provano ad evidenziare
Tumblr media
pubblicamente il disagio.  Erica Dellapasqua su Corsera ha riportato la notizia di un evento che si svolgerà domani pomeriggio a Roma davanti al ministero dell'Istruzione. Il movimento  "Priorità alla scuola",  ha organizzato una mobilitazione in contemporanea in 16 città italiane per chiedere di riaprire le scuole in sicurezza dopo il lockdown, dando priorità alla didattica in presenza e non a distanza. Insegnanti, studenti e genitori manifesteranno tutti insieme per un comune obiettivo: riaprire le scuole in totale sicurezza, con metodi e modalità condivisi. La manifestazione è stata autorizzata rispettando tutte le misure di sicurezza. "Con la nostra lettera di aprile in cui chiedevamo che alla scuola venisse data la giusta priorità abbiamo raccolto 85 mila firme, ma la ministra. Lucia Azzolina, non ha mai risposto - spiega l'organizzatrice romana, Cristìna Tagliabue -. Ora qualcuno ci dovrà ascoltare". Così, sull'argomento,  il governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: "Rimettere al centro le necessità di bambini e famiglie è fondamentale perché, per parlare di vera ripartenza, bisogna riportare i più piccoli ad una vita il più normale possibile. Abbiamo iniziato con uno stanziamento di 14 milioni per sostenere gli asili, ora serve intervenire sulla povertà educativa e sul sostegno alle famiglie che devono ritornare al lavoro".   Read the full article
0 notes