#ricerca ossessiva
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Se insegui qualcosa che non hai, non vedi ciò che hai...
#frase del giorno#pensiero del giorno blog#cerca in te stesso#conosci te stesso#guardarsi dentro#introspezione#insoddisfazione#vuoto interiore#ricerca ossessiva#ricerca della felicità
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[Sono normale?][Sarah Chaney]
La storia vertiginosa del concetto di "normale", e del suo infido contrario, fa aprire gli occhi su un'ossessione moderna che plasma la nostra vita quotidiana, spesso in modo subliminale e inatteso.
In passato il termine «normale» era raramente associato al comportamento umano, piuttosto veniva usato in matematica: «normali» erano gli angoli retti e i triangoli, non le persone. Ma a partire dagli anni trenta dell’Ottocento, la «scienza» della normalità prese il sopravvento in Europa: iniziarono a proliferare i test del quoziente intellettivo, questionari sul sesso, censimenti delle…
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#2023#Am I Normal?: The 200-Year Search for Normal People#Bianca Bertola#Bollati Boringhieri#Due secoli di ricerca ossessiva della «norma»#gender#LGBT#LGBTQ#nonfiction#norma#Saggi#Saggistica#Sarah Chaney#Sono normale?#UK
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Datemi una sequenza qualsivoglia e vi troverò una regola di qualche tipo cui la sequenza obbedisce. (Wittgenstein)
(magari poi la regola sembra strana, ma è comunque una regola)
Poi si sa che l'effetto disordine viene amplificato dalla lunghezza della sequenza.
Gli studi di psicologia dimostrano che tendiamo a considerare intuitivamente 010110 più probabile di 000111 e suggeriscono che questo dipende dal fatto che 010110 sembra più simile all'immagine che ci facciamo di una sequenza disordinata. (E di nuovo si tratta di un'illusione: 010110 è altrettanto probabile di 000111).
Siamo ossessionati dall'ordine perché questo è il nostro modo di semplificare i dati, e in moltissimi casi questa semplificazione ci permette di tenere sotto controllo l'enorme flusso di informazioni che ci bombarda a ogni istante. D'altro canto, il meccanismo che ricerca un ordine è per così dire sempre acceso, anche quando non c'è nessun ordine da trovare.
Pensiamo a come funzionano bene le profezie di Celestino o di Nostradamus: troppo bene, col senno di poi, il che significa che qualcuno ha selezionato le cosiddette predizioni in modo da far tornare i conti.
Pensa alla ricerca ossessiva (e perfettamente inutile, come abbiamo visto) dei cosiddetti ritardi nel Lotto. Pensa al modo in cui riscriviamo la nostra vita mettendo in luce dei fatti che confermano l'immagine elegante che ci piace avere di noi stessi, dimenticando quelli che non ci fanno onore. Pensa all'idea che la storia si ripeta, che è anche una delle idee più ripetute della storia.
In tutti questi casi imponiamo un ordine a dei fatti di cui abbiamo invece ragione di pensare che siano ampiamente dominati dal caso. Credimi: la realtà, la vita, e la storia sono infinitamente più complesse delle immagini che ci pare di scorgere nella loro filigrana.
R.Casati A. Varzi Il disordine invisibile (Semplicità insormontabili)
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Un utente Facebook, sotto una bella poesia di Pavese, Mania di solitudine, scrive: "Sì, però Pavese ha qualcosa d'inquietante"; e invece un'utente (fate attenzione all'apostrofo) sottolinea: "Non sopporto come oggettifica la donna".
Io nel frattempo penso: "La sua umanità è ai confini dell'animalità,
è oscura, riposata in sé stessa
nonostante sia alla ricerca ossessiva della donna,
è sensuale, risiede nel senso carnale; egli
è un esponente emblematico dell'umanità atavica, nella quale si sono innestati un'eterogenea e ben assimilata cultura e un gusto letterario educato e finissimo.
Come nell'opera, anche nell'individuo si riscontrano il dissidio, il non risolto rapporto campagna-città, atavismo-civiltà. Pavese è monstrum archetipico: egli ci appare grande e imprendibile perché è l'incarnazione di un mito che risiede nell'inconscio pre-verbale. La totalità della sua figura è illuminata dal nobile sentimento di pietas per i sofferenti e le vittime, vivi e morti, vincitori e vinti. Questo sentimento non è d'accatto, non è forma culturale, ma sgorga da quello stesso serbatoio di istinti e intuizioni attivato dalla sensazione corporea primitiva.
Sto imparando a conoscerlo da un mese e mezzo e ne sono incantata, mesmerizzata."
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Il 2025 è ancora una volta cominciato con film, articoli, interviste, racconti su Mussolini e il fascismo come Male Assoluto. Un tempo si parlava del fascismo citando storici e i filosofi e avvalendosi della ricerca di De Felice o altri; oggi se ne parla tra pregiudizi e pregiudicati, con Scurati più vari banalizzatori, avvalendosi di psicopatici monomaniacali e venditori di etica a buon mercato, come se fosse solo storia criminale, storia del diavolo. Fascismo eterno, infinito, maligno.
Perché questa ossessiva necessità di maledire continuamente il fascismo? È l’unico modo tramite la narrazione del male di legittimare, giustificare la presente società come bene assoluto inconfutabile e per ricacciare nel male chi non è conforme al mainstream. Il fascismo, come ogni fatto storico, non fu male assoluto, fu mescolanza e contraddizione. Ma quanto più tradita e malridotta è la nostra democrazia o la nostra libertà, tanto più ossessivo è il ricorso al fascismo come capro espiatorio di ogni male odierno. Rappresentazione riduttiva, poiché ci sono molte più cose in cielo e in terra, nella storia di ieri e nella vita di oggi di quante ne racconti il fascismo e l’antifascismo, che vissero e morirono insieme.
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Quindi hai trovato lavoro, brava
si dopo un mese e mezzo di ricerca ossessiva si hahahah
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La felicità
La vita ci insegna che quando siamo felici ne siamo inconsapevoli ma sappiamo quando siamo infelici. Ogni uomo è alla ricerca della felicità, dello stato in cui il nostro spirito è appagato senza che sia necessario altro per aumentare la sensazione di grazia che lo pervade. Ma la felicità è fuggevole, e quando ne avvertiamo la presenza viviamo la precarietà della sua durata come se camminassimo su un filo tagliente di rasoio, come se dovessimo spingere i nostri passi su una lastra sottile di ghiaccio, pronta a creparsi all’improvviso. È allora meglio non cercarla in maniera ossessiva, perché, raggiunta, potremmo perderla in un solo istante. Questa è la natura fragile della felicità, anche di quella che si ha nelle piccole cose: passa velocemente dopo avere illuminato il cuore di chi è triste o disperato, disperato come il pianto del bambino che giocando con un pallone lo perde tra le case, perdendo anche la felicità del gioco.
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La follia della sicurezza ha raggiunto il culmine a Motta Visconti (MI): autovelox sulle ciclopedonali!
Questo delirio pretestuosamente securitario sta trasformando le nostre città da luoghi di incontro, di scambio e di vita in ambienti asettici, dove la paura di essere puniti la fà da padrone.
La ricerca ossessiva di una sicurezza assoluta (cosa di per sé impossibile e nemmeno auspicabile) ci sta costringendo a vivere in un mondo sterile, inibendo la nostra spontaneità e vitalità. Eppure, la sicurezza non è soltanto "assenza di rischio", ma è anche libertà di scegliere, di sbagliare ed eventualmente di imparare dai propri errori.
La vita è fatta di imprevisti, di sbagli, di momenti di gioia e di spensieratezza ed è esattamente questo che la rende degna di essere vissuta. Non permettiamo a nessuno di rubarcela.
Giacomo Del Pio Luogo
Pro Italia - Treviso
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Alejandra Pizarnik
https://www.unadonnalgiorno.it/alejandra-pizarnik/
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Credo che nelle mie poesie ci siano parole che ripeto incessantemente, senza tregua, senza pietà: quelle dell’infanzia, quelle delle paure, quelle della morte, quelle della notte, dei corpi. Scrivere una poesia è riparare la ferita fondamentale, lo squarcio.
Alejandra Pizarnik, poeta e traduttrice, è stata una delle voci più intense e originali del Novecento argentino.
Chiusa in articolati labirinti, coraggiosa nel delirio, accesa, ha vissuto senza sostegni, consegnandosi cruenta, fino a soccomberne, scrivendo fino all’ultimo istante. Ha tentato di placare, attraverso una passione ossessiva per la lettura e la scrittura, un vuoto interiore, fatto di inquietudine e disagio.
Bisessuale, dipendente dai farmaci, ha incarnato lo spirito libero, vissuto e sentito senza filtri, vulnerabile soprattutto di fronte a se stessa.
La poesia ha rappresentato, per lei, la vita negata. La sua ricerca di “perfezione poetica” era in contrasto con ciò che viveva, perennemente incompiuto.
Nata a Buenos Aires, in Argentina, il 29 aprile 1936, in una famiglia di ebrei russi, durante l’infanzia ha sofferto di parecchi disturbi fisici e un senso di inadeguatezza e estraneità che l’hanno portata a fare uso di anfetamine. La ricerca di identità è stata un’importante causa del suo complesso e disperato approccio all’esistenza che l’ha accompagnata per tutta la vita.
Ha studiato Lettere e Filosofia e, in seguito, Pittura con Juan Battle Planas.
Ha vissuto a Parigi dal 1960 al 1964, dove ha studiato storia delle religioni alla Sorbonne e lavorato per alcune case editrici e collaborato con diverse riviste letterarie.
I suoi primi maestri sono stati gli esponenti del surrealismo, sebbene avesse anche una notevole fascinazione per l’esistenzialismo e la psicoanalisi.
Ha tradotto autori come Antonin Artaud, Aimé Césaire, Yves Bonnefoy e altri.
La Ville Lumière è stata un rifugio letterario ed emotivo, il luogo dove ha conosciuto importanti intellettuali come Simone de Beauvoir, Georges Bataille, Italo Calvino, Ivonne Bordelois e il poeta messicano Octavio Paz, che scrisse il prologo ad Árbol de Diana, la sua quarta raccolta di poesie.
Nel 1962 ha conosciuto la poetessa italiana Cristina Campo, per cui provava una profonda attrazione e con cui si è scambiata poesie e lettere fino al 1970. A lei ha dedicato la poesia Anelli di cenere.
Il rientro in Argentina produsse i suoi principali testi quali I lavori e le notti, Estrazione della pietra della pazzia e L’inferno musicale.
La sua unica opera in prosa è stata La contessa crudele (o sanguinaria), del 1969. Un’inquietante profezia dello sterminio che, di lì a poco, ha violentato la gioventù del suo paese e fatto scempio della sua innocenza.
Nello stesso anno è stata a New York per ricevere la borsa di studi Guggenheim, tornandone frastornata dalla “ferocia insostenibile” della città. Dopo due anni ha vinto anche la borsa di studio Fulbright.
Per un periodo ha vissuto con la sua compagna, la fotografa Martha Isabel Moia.
Dopo un altro breve e deludente soggiorno in Francia, è tornata in Argentina, dove è iniziato un processo di chiusura e disgregazione, acuito dalla dipendenza dai farmaci e culminato in due tentativi di suicidio e un lungo internamento in una clinica psichiatrica.
È morta a Buenos Aires il 25 settembre 1972, dopo aver ingerito cinquanta pastiglie di barbiturici, mentre era in permesso dalla clinica. Aveva 36 anni.
Dopo la sua morte, l’amico e scrittore argentino Julio Cortázar le ha dedicato la poesia Aquí Alejandra.
Negli anni, sono stati pubblicati i suoi diari e altre opere rimaste inedite, a testimonianza del fatto che non è mai stata dimenticata e che la sua scrittura è ancora oggi molto apprezzata e letta.
Se c’è una ragione per la quale scrivo, è perché qualcuno mi salvi da me stessa.
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** Riepilogo di "Computertisti e Debunker" di Maurizio Barozzi **
Il documento esplora le dinamiche tra i ** teorici della cospirazione ("comprottisti") ** e ** debunkers **, criticando entrambi i gruppi sottolineando l'importanza dell'indagine storica critica. I punti chiave includono:
### ** Definizioni e aspetti psicologici **
- ** Comptottisti **: individui scettici sulle narrazioni ufficiali, sospettando cospirazioni nascoste in eventi politici e storici. Il termine è spesso abusato a un abusi per screditare lo scetticismo legittimo.
- ** Debunker **: coloro che confutano sistematicamente le teorie della cospirazione, spesso allineate al potere istituzionale.
- Entrambi gli estremi (teorizzazione della cospirazione ossessiva e il debunking dogmatico) possono derivare da questioni psicologiche come la frustrazione o dalla necessità di controllo.
### ** La realtà delle cospirazioni **
- ** Conspirazioni come fatto storico **: l'autore sostiene che le cospirazioni sono inerenti alla natura umana e alle strutture di potere (ad es. Operazioni false, collusione aziendale, colpi di stato politico). Esempi includono:
- ** Gulf of Tonkin Incident ** (1964): fabbricato per giustificare l'intervento degli Stati Uniti in Vietnam.
- ** 9/11 Attacchi **: domande sul crollo delle torri del World Trade Center, suggerendo un possibile coinvolgimento dei lavori.
- ** Lusitania Storking ** (1915): presumibilmente consentito dalle autorità di influenzare l'opinione pubblica per la guerra.
### ** tattiche di disinformazione **
- Le autorità usano ** Disinformazione ** per confondere le acque, mescolando teorie assurde (ad esempio, affermazioni di terra piatta) con critiche legittime per screditare tutti i dissenso.
- ** "Infiltrazione cognitiva" di Sunstein **: i governi possono infiltrarsi in comunità online per minare sottilmente le teorie della cospirazione.
- ** Manipolazione dei mass media **: Termini come "anti-vaxxer" o "negazionista" armato il linguaggio per emarginare i critici.
### ** Critica di entrambi i lati **
- ** Comptottisti **: spesso diffondono affermazioni non verificate (ad es. Teorie "senza piano" 9/11), rendendoli facili obiettivi per il ridicolo. Tuttavia, alcuni sollevano validi domande ignorate dalle narrazioni tradizionali.
- ** Debunker **: servire frequentemente interessi istituzionali, usando tattiche come attacchi di ad hominem, dati di raccolta delle ciliegie o invocando il "consenso scientifico" per mettere a tacere il dissenso.
### ** Strutture di potenza segreta **
- Gruppi come il ** Bilderberg Group ** e ** World Economic Forum ** (Davos) sono citati come moderni esempi di coordinamento d'élite, sebbene l'autore avverte contro le dinamiche di potere globali.
- fallimenti storici (ad es. ** Donazione di Costantino **) evidenziano come le istituzioni manipolano le narrazioni per mantenere il controllo.
### ** Il ruolo della ricerca storica **
- ** Revisionismo critico ** è essenziale. La storia è intrinsecamente revisionista, che richiede il controllo delle fonti e l'apertura a nuove prove.
- L'autore avverte di non vedere la storia esclusivamente attraverso una "lente di cospirazione", poiché gli eventi sono spesso modellati da forze complesse e intersecanti (*Eterogenesi dI Fini*).
### ** conclusione **
- Mentre ** Comptottisti ** Risposto che diffonde assurdità, ** Debunkers ** spesso agiscono come "gatekeeper a pagamento" per le strutture di potere. Entrambi gli estremi ostacolano la ricerca della verità.
- Il documento prevede un'indagine equilibrata e basata sull'evidenza, riconoscendo che esistono cospirazioni ma rifiutando la paranoia. Come osserva lo storico Giovanni Fasanella, il vero pericolo sta nella "patologia del segreto" che soffoca il discorso onesto.
** Citazione finale **:
*"Il complottista puda essere un coglione, ma un debunker è spesso un prezzolato!"*
("Il teorico della cospirazione potrebbe essere uno sciocco, ma il Debunker è spesso un hack a pagamento!")
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Il 2024 di Please Another Book
Il 2025 è iniziato da qualche giorno e io sono qui a chiedermi dove sia finito il 2024, che fine abbiano fatto tutti quei mesi di passi avanti, sacrifici, ansia e soddisfazione che mi sono scivolati dalle mani con la velocità del fulmine. Più ci penso più per me è strano realizzare che nell'età adulta il tempo vola, e diventa difficile afferrarlo e razionalizzarlo. Come sia possibile che sia scoccata la mezzanotte su un nuovo anno proprio non me lo so spiegare.
Il 2024 è stato un anno che mi ha sconvolto sotto molti punti di vista e che mi ha dimostrato quanto io riesca a cavarmela da sola. L'immensa idea di essere una persona indipendente che non chiede aiuto se non quando è proprio completamente messa alle strette, è più reale di quanto immaginavo. Avevo degli obiettivi per il 2024 e credo di essere riuscita a realizzarli. La conquista più grande sicuramente quella di avere un posto tutto mio in cui vivere, da piangermi e godermi da sola, ma che nessuno, in teoria può portarmi via. Tornare a "casa mia" in un modo che prima non potevo fare completamente, ha rivoluzionato il mio modo di pensare. Stento ancora a crederci, ma ce l'ho fatta. Capire come funzionano certe cose burocratiche, la ricerca ossessiva a pochi passi da dove ho vissuto negli ultimi otto anni, avere a che fare con tecnici e maestranze, avere l'ansia per qualsiasi cosa è diventato un po' più facile e un po' più difficile allo stesso tempo.
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Nel 2024 non mi sono fermata neanche con il percorso che mi ha permesso non solo di perdere peso ma che ha cambiato completamente anche il mio approccio alla vita. Mi sono sempre considerata una persona pigra, che preferiva stare sul divano a leggere o oziare e invece mi sono riscoperta in grado di fare tante cose, fare i devil press con 20kg di pesi, camminare in montagna in condizioni anche precarie, passeggiare per chilometri senza sentire stanchezza, trasportare pacchi e pesi di vario genere per il trasloco senza soffrire. Essere attiva è in effetti una prova contro me stessa, il concretizzare il senso di sfida a fare di più e meglio, il formicolio alle gambe dello sforzo, le vertigini che cercano di fermarmi, le salite che spezzano il fiato, la sensazione di essere in cima alla vetta e di aver superato tutti gli ostacoli, la vittoria di aver sollevato quei pesi sopra la testa in equilibrio precario con il core attivato. Non riconoscere il mio corpo che cambia e vedere i vestiti che diventano più larghi e le taglie che tiro su nei negozi diminuire è un qualcosa che non ho ancora completamente accettato e sono qui che mi chiedo quando succederà davvero, quando non mi sentirò e non mi vedrò più come la persona che ero tre anni fa. Sto aspettando di rendermi conto che ora sono cambiata, che sono diversa, che il posto che occupo nello spazio fisico è diminuito, ma la mia testa mi dice ancora che non lo sono davvero, che basterà un niente per portarmi indietro, che ci vorrà pochissimo per distruggere tutto. Fare pace con me stessa e il mio corpo è forse uno degli obiettivi di quest'anno. Spero di farcela.
Gennaio comunque è iniziato con una Camminata nel parco della Mandria a Venaria, in un percorso piuttosto semplice, tutto in piano, ma mediamente lungo, che è già diventato tradizionale e che si è concluso con una incredibile zeppola alla crema ed è stato condito da chiacchiere e risate come al solito. Sono stata a Milano a visitare la prima mostra dell'anno, quella di Van Gogh al Mudec una mostra molto interessante su aspetti inediti del pittore olandese che mi ha messo ancora più voglia di visitare il museo a lui dedicato ad Amsterdam. Ma non è finita lì perché siamo state anche a visitare Mirò al Mastio della Cittadella dopo una fila chilometrica al freddo in una immersione di colori e suggestioni, nonostante le didascalie non sempre precisissime. Poi siamo stati anche a vedere Turner a Venaria uno dei miei artisti preferiti e io mi sono persa, rimasta in fondo alla compagnia, a contemplare estasiata e in silenzio "Ulisse che scernisce Polifemo", pazzesco, quei cieli pazzeschi dalle mille sfumature in cui perderci. Non poteva mancare un giro nel nostro spazio espositivo. Siamo state a visitare André Kertész alla Camera, una mostra molto bella. L'uso di un contrasto altissimo che mette in risalto i soggetti e sfuma lo sfondo e quelle distorsioni che squarciano la pellicola rendono le foto di Kertész di una forza molto interessante. D'altronde Henri Cartier-Bresson ha affermato che tutto quello che è stato fatto dopo era già stato fatto da Kertész.
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A febbraio ho visitatoThe Circle a Gallerie d'Italia una mostra fotografica molto interessante su cosa si può fare per istituire un circolo virtuoso all'interno di industria, artigianato, produzione di energia, riciclo, riutilizzo, nella forma più perfetta che esista, il cerchio. Ingegno è possibilità per un futuro più sostenibile. Ma il vero evento è stato il viaggio delle Merendine al completo a Bruxelles. Di Bruxelles io parlo sempre con la nostalgia dei vent'anni e dell'Erasmus, una delle cose di cui parlo più spesso, perché quei sei mesi che ho passato lì hanno completamente cambiato me e la mia vita e forse tra i più felici di sempre. Dieci anni fa ( D I E C I A N N I C O S A? ) arrivavo per la prima volta in questa piazza, Grand Place, e me ne innamoravo a prima vista, con un trasporto che riconosco per poche altre città. Non immaginavo cosa sarebbe successo, quel progetto di protesi su cui ho perso la vista, la compagnia di persone che mi hanno donato tanto, il salto nel buio da sola lontana da casa per la prima volta, un'esperienza che è nel mio cuore e non se ne andrà più. Tornarci con le mie amiche poi è stato forse il regalo più bello di tutti, rivedere questi posti e ripercorrere i miei passi: mangiare di nuovo le patatine di piazza Flagey, bere la birra del Delirium, mangiare la carbonade, guardare lo skyline da Mons des Artes, visitare Saint Gilles e tutto il giro del Liberty che ho messo in piedi incrociando mille mappe e mille siti e innamorarmi di nuovo di Victor Horta. Bruxelles è bella come me la ricordavo e sono grata per esserci tornata e averla riconosciuta mia proprio come allora.
A febbraio abbiamo anche mantenuto la promessa con noi stesse e affrontato la tradizionale camminata alla Sacra di San Michele in un percorso che passando dai laghi di Avigliana ci ha fatto percorrere più di 40000 passi e ci ha lasciate abbastanza distrutte. Siamo anche state a visitare una mostra su Hayez alla GAM una selezione molto interessante delle opere dell'artista. Nato a Venezia nel 1791 ha viaggiato molto e si è poi stabilito poi a Milano dove ha lavorato alla maggior parte della sua produzione. Famosissimo per "Il Bacio", conservato alla pinacoteca di Brera, utilizzato tra l'altro per la pubblicità dei baci Perugina, è un autore eclettico influenzato da Tiziano, di cui richiama i colori. Sicuramente i soggetti lasciano sempre intendere altro, in primo piano sembra esserci una storia e sullo sfondo se ne richiama un'altra, come se l'ombra celasse un arcano da svelare. Dice e non dice in un gioco di prestigio in cui ogni gesto è un doppio che va osservato attentamente.
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Anche marzo è stato un mese all'insegna dell'arte e delle visite, prima tra tutte quella a Casa Martini a Pessione molto interessante, è stato un po' come scoprire da zero qualcosa che conoscevi già ma di cui di fatti non sapevi niente. Magari sai cosa è un distillato ma non come si fa davvero il vermouth, poi lo assaggi e ritrovi quei sapori e quegli odori che ti sono rimasti appiccicati addosso durante la visita, e ti rendi conto che la riserva speciale con il nebbiolo forse è il tuo preferito, ma anche che fare aperitivo con le tue amiche sorseggiando un negroni non ha prezzo. Ma soprattutto sono stata a visitare Alphonse Mucha al Museo degli Innocenti a Firenze, di cui ho comprato anche il catalogo tanto me ne sono innamorata. Pensare che io ero stata da sola al museo di Mucha a Praga tanto lo amo. Se dovessi pensare ad un periodo storico in cui mi piacerebbe ritrovarmi forse sarebbe quello della Belle Epoque, dell'art nouveau, del liberty, di quello stile così particolare che ti resta nel cuore appena lo osservi. Mucha che con la sua maestria ha creato proprio lo stile Mucha è uno dei maestri indiscussi e questa mostra ne è la dimostrazione. Io innamorata come sempre, affascinata come non mai. Siamo anche andate alla mostra La Canestra di Caravaggio - segreti ed enigmi della natura morta ad Asti. Ammirare dal vivo la Canestra di Caravaggio è stata un po' un emozione ma tutta la mostra dedicata alla still life è stata una bella scoperta tra simbologia e particolari inediti. Curatissima nei pannelli e nella spiegazione, mi ha regalato moltissimi spunti, soprattutto il pensiero che un quadro all'apparenza così trascurabile abbia potuto cambiare le sorti di un soggetto fino a farne una vera e propria ricerca estetica. In mostra fino all'inizio di aprile grazie ai Musei di Asti è un'occasione da non perdere. Tra un giro e un altro alla fine ho anche inaugurato la stagione dei gelati con netto anticipo. Infine siamo state anche a visitare I Macchiaioli al Mastio della Cittadella e ci siamo immerse nel mondo della Macchia, in cui gli artisti ricostruiscono le loro impressioni "del vero dal vero" e le restituiscono allo spettatore con la maestria di un chiaroscuro intenso, emozioni palpitanti e soggetti poco convenzionali. In un momento in cui si iniziano ad affermare dipinti di vedute ritroviamo tra i soggetti dei Macchiaioli campi coltivati, animali, scorci di campagne, soggetti comuni, distinti tutti per la mano dell'artista che trasforma le macchie di colore in rappresentazioni in cui perdersi. Lasceranno presto lo spazio agli Impressionisti ma le loro opere esercitano ancora un fascino incredibile.
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Ad aprile sono tornata a casa dei miei per Pasqua con cui a Pasquetta, siamo andati a visitare L'Aquila soprattutto l'area archeologica e la fontana dei 100 Cannelli oltre a Duomo, ma viaggiare con i miei mi da sempre la misura di quello che per me rappresenta visitare un posto. Mettersi in macchina e andare, così senza grosse idee, se non una vaga idea di cosa visitare, di cosa scoprire e poi lasciarsi trasportare dal flusso. Sono anche stata a Bologna per il compleanno della mia bellissima Lorena di Petrichor, in un weekend all'insegna del divertimento, con lei non si conosce noia e sono felice di mantenere con lei una delle amicizie più preziose che ho. Non è mancata neanche la tradizionale camminata del 25 aprile (si ok, abbiamo delle camminate che ripetiamo ogni anno negli stessi posti e negli stessi periodi storici, ok?) che è sempre il momento in cui ricaricarsi nel bel mezzo della primavera. A fine mese siamo anche state a visitare la mostra Gerda Taro & Robert Capa: la fotografia, l'amore, la guerra alla Camera. Di Robert Capa si conosce tantissimo mentre la figura di Gerda Taro è molto più misteriosa ma i due sono diventati famosi per i reportage sulla guerra civile spagnola, preludio della Seconda guerra mondiale. La mostra mega interessante mostra il ruolo cruciale della loro relazione per sviluppare la loro arte e emergere come fotografi e come reporter. La guerra e la vita, gli scatti ravvicinatissimi, il racconto serratissimo dei miliziani, il ruolo delle donne e l'impressione di essere lì, d'altronde Capa ha affermato che "se una foto non è venuta bene, non eri abbastanza vicino". Curatissima nell'esposizione e nella resa le mostre della Camera di riconfermano sempre mega interessanti.
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Maggio è sempre il mio mese preferito, essendo quello del mio compleanno anche se quest'anno è stato caratterizzato da un lutto che non pensavo mai di vivere. Mentre stavamo pensando come continuare una camminata lungo l'anello verde che da Reaglie arriva a Sassi che ci aveva lasciato abbastanza sfinite per il fango che avevamo trovato lungo la strada, ho ricevuto una telefonata che mi ha spezzato le gambe e che mi ha fatto tornare a casa per essere vicina a una delle mie amiche più care. Abbiamo poi visitato la mostra Shinhanga a Palazzo Barolo. Il Giappone ha sempre un fascino particolare e anche se sono sempre irrimediabilmente attratta dalla Corea pure l'arte nipponica riesce ad attirarmi come una calamita. In un percorso tematico molto curato nello spazio espositivo di Palazzo Barolo le stampe giapponesi la fanno da padrone e anche se i ritratti non mi colpiscono mai particolarmente i paesaggi mi emozionano ogni volta. Se poi si mette insieme il blu, la luna e l'acqua allora sono una vittima molto facile. L'11 maggio abbiamo fatto una toccata e fuga al Salone del Libro di Torino. Inizialmente non avevo alcuna intenzione di andare ed ero già convinta che non ci avrei messo piede ma poi l'idea di salutare gli amici di Safarà ma soprattutto l'occasione di incontrare di nuovo Hoon Bae Myung grazie a Add Editore mi hanno fatto cambiare idea. Add Editore infatti ha portato l'autore coreano in tour per l'Italia a presentare In orbita la sua nuova raccolta di racconti e io non potevo lasciarmi scappare l'occasione per ascoltarlo parlare delle sue storie di fantascienza, di come il suo modo di approcciarsi all'estero sia cambiato anche grazie alla pubblicazione de La Torre e di come l'amore per la Corea si sta espandendo per il mondo grazie anche al kpop e ai kdrama. Devo ancora leggere il libro ma la presentazione è stata molto bella. Siamo anche state a visitare la mostra su Christina Mittermeier alle Gallerie d'Italia. Pensare che l'abbastanza sia uno stato mentale diventa concreto con le foto della fotografa messicana che cerca di salvare il mondo che vorrebbe lasciare al futuro. Persone, animali, habitat, luoghi che diventano l'immagine perfetta per trasmettere il suo messaggio. Mitty come viene amichevolmente chiamata non vuole riempirsi di scatti ma averne una manciata davvero concreta per parlare al mondo. Innamorata di quei colori e di quegli occhi che ti penetrano nel cuore. Bellissima.
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Giugno ormai da tradizione uguale Open House Torino. Altro anno e altro giro, l'opportunità di scoprire meraviglie nella città in cui vivo è un dono inestimabile. Nonostante non abbiamo trovato posto nei luoghi che ci interessava prenotare (Campanile di Santa Zita prima o poi saliremo le tue scale) ci siamo avventurate ad esplorare: il 25 Verde un complesso condominiale arricchito da una marea di vegetazione e fauna e abbiamo visitato un appartamento del primo piano. Poi siamo passate nell'Orto botanico in cui ci siamo perse a fare foto a fiori, soprattutto le rose, e io un reportage completo di tutte le api che vedevo e ho visto un bombo! Siamo finite al Bluplex un appartamento con mille dettagli blu davvero molto interessante e che mi ha molto colpito per i dettagli e soprattutto per gli elettrodomestici (non ho fatto foto distratta dai lampadari e dalla sensazione di star galleggiando nel blu) E infine abbiamo visitato C'era una volta: un appartamento sulla cui volta è stato ritrovato un affresco, che è stato restaurato e incorporato nella ristrutturazione del bilocale. Un dettaglio dell'affresco con delle scimmie. Non pensavo che saremmo riuscite a vedere così tanto. Non potevamo di certo perderci Toulouse-Lautrec al Mastio della Cittadella. Questa mostra propone un punto di vista molto meno conosciuto sull'artista molto più conosciuto per le sue opere pubblicitarie di piena Belle Epoque che per Au Cirque una serie di disegni che rievocano i suoi ricordi di bambini e le sue esperienze sul mondo del circo. In un mondo tra l'onirico e il grottesco Toulouse-Lautrec appare molto meno patinato di come è solito apparire, ma assolutamente non meno interessante.
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A luglio sono stata per un weekend a Perugia davvero rilassante a prendere il sole a bordo piscina e a rilassarmi e poi siamo state per la prima volta alla Nuvola Lavazza: il centro espositivo dedicato al famoso caffè allestito in una delle sedi storiche del marchio. Ovviamente ci siamo state per un tempo inconcepibile per il visitatore medio, nell'esplorazione minuziosa della famiglia Lavazza e siamo rimaste colpitissime dal cocktail della degustazione che completa il giro del museo. . Inoltre nell'ingresso della Nuvola era presente una mostra con alcuni poster delle copertine del The Torineser una rivista di finzione che si ispira al Newyorker, davvero molto bella, io ormai faccio il filo ad uno di questi poster con molto ardore.
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Agosto, oltre ad una mostra dedicata Torino Anni '50 alla Fondazione Accorsi - Ometto con quadri dallo stile eclettico e molto moderno e ad una collezione di fotografie della Torino degli anni cinquanta, ha significato l'8 agosto firmare l'atto per la mia piccola casetta. La ricerca iniziata a fine maggio e concretizzata in un tempo davvero ridotto è stata un po' un colpo di fortuna. Ma sono entrata, quando era ancora un mezzo cantiere e me ne sono innamorata, c'era tantissima luce e io mi immaginavo lì, a viverci, la volevo. Tra un'ansia e un'altra che non sono proprio finite, ho preso possesso delle chiavi e durante le ferie ho iniziato il trasloco. Una settimana sono tornata dai miei, ma agosto non è coinciso con il riposo, ho cercato i primi mobili, e ho percorso chilometri da un appartamento all'altro a trasportare libri e oggetti che non mi servivano. La lettura è un hobby faticoso. Traslocare una spina del sangue che spero di non ripetere tanto a breve. Una delle cose più sfidanti che io abbia fatto.
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Settembre mi ha visto ancora con i pacchi in mano, ma è stato anche il mese in cui ho visitato una mostra su Guercino a Palazzo Chiablese. Dedicare una mattinata ad una delle mie attività preferite: visitare una mostra di pittura da sola, fatto. La mostra prende la figura iconica del Guercino per raccontare il lavoro del pittore a 360°. Da un lato le sue opere, dall'altro il racconto della bottega, la sottolineatura di tutto quello che contribuiva a rendere un artista completo nel 1600. Dettagli interessanti come il Libro dei Conti in cui nella bottega del pittore di Cento si segnava tutto dai costi dei materiali ai committenti ai guadagni, al fatto che le maestranze si specializzassero nell'arte figurativa piuttosto che nelle nature morte. Veramente bella in una cornice particolare come quella di Palazzo Chiablese.
Ci siamo avventurate in una camminata al limite, in cui ad un certo punto non potevamo più tornare indietro, potevamo solo andare avanti sul crinale di una montagna con l'adrenalina a mille e la consapevolezza che prima o poi ne saremmo uscite. Siamo poi andate a visitare due mostre Margaret Bourke-White & Bar Stories alla Camera. Dalle opere del New Deal fino alle immagini di guerra, dalla Russia dall'India la fotografia della Bourke-White non lascia spazio a incertezze né a immaginazione. Piena di contrasti restituisce vivida l'immagine catturata nei momenti più impensabili, come per esempio agganciata ad un elicottero in volo. Veramente molto bella. La seconda era una mostra molto interessante che nasce dalla collaborazione tra il museo Campari e Magnum per un viaggio nel mondo del bar dal cocktail al caffè con al centro proprio il Campari.
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Il 30 settembre ho lasciato il monolocale in cui ho vissuto i miei primi otto anni a Torino ed è stato molto complicato e molto bello allo stesso tempo, ho quindi iniziato ottobre a casa nuova (anche se dormivo lì già dal 29) senza cucina, ma con la speranza di riceverla in un tempo utile per non impazzire (spoiler no, ma sono sopravvissuta). Ne ho approfittato una sera per andare a vedere una collaborazione Mao x Mercato Centrale: l'esibizione di danza del gruppo coreano Gooseung una bellissima iniziativa che si articolava in due momenti: il primo in una sorta di processione che partiva dal MAO (il museo di arte orientale) e che si concludeva proprio al Mercato Centrale e poi lo spettacolo vero e proprio, in cui gli artisti si sono esibiti per lo più con tamburi in una danza shiamanica tradizionale, veramente veramente bella. Siamo anche state alla World Press Photo Torino a Palazzo Barolo, di cui non mi sono persa una edizione negli ultimi anni. Visitare questa mostra è sempre una pugnalata soprattutto perché ti espone alle conseguenze tangibili di tanti avvenimenti che accadono nel mondo su cui non ci soffermiamo e sui tanti che neanche ci raggiungono. Dal cambiamento climatico alle guerre, dalle discriminazioni alle malattie, questa esposizione di fotogiornalismo è una delle mie preferite dell'anno per la sua forza e il suo significato. Le immagini sono uno dei media più immediati che abbiamo a disposizione e sono fin troppi i giornalisti che ogni giorno rischiano tutto per documentare adeguatamente quello che sconvolge quotidianamente il mondo.
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Novembre ci ha viste in un'altra camminata che non si è conclusa nei migliori dei modi e che ci ha fatto un po' rivalutare che cosa ci aspettiamo da queste esperienze nella natura e in montagna. Siamo anche state a vedere due mostre American Nature di Mitch Epstein & Arca di Antonio Biasiucci in Gallerie d'Italia. L'occhio di Epstein perso nei meandri dell'America più profonda tra alberi secolari, paesaggi industriali che fagocitano la natura viene restituito al visitatore con una stampa a pigmenti, un effetto in 3d e una sfilza infinita in cui perdersi, tra cui la conoscenza che le sequoie sono molto resistenti all'azione del fuoco. Biasiucci è un fotografo e un poeta, esplorare le sue foto a tratti inquietanti a tratti oniriche regala suggestioni veramente inaspettate. Immaginare prima di leggere le didascalie è un consiglio che mi sento di condividere. Il 19 novembre sono riuscita finalmente a prendere la residenza tra mille peripezie e poi siamo state a vedere la mostra su Berthe Morisot alla GAM. Nella nuova veste completamente ristrutturata, la GAM di Torino ospita una mostra dedicata a Berthe Morisot l'unica pittrice impressionista in combo con il palazzo Reale di Genova. Conosciuta ai più come modella di Manet e moglie del fratello, in realtà è una pittrice inquieta che incarna perfettamente lo spirito dei suoi tempi. Le pennellate che diventano sempre più fluide ritraggono soggetti della sua vita quotidiana: il marito, la figlia, le domestiche, i paesaggi intorno a lei. I colori delicati, il verde che sfuma nell'azzurro e quelle sfumature che richiamano le ninfee ma che poi delineano i tratti di una donna che si è fatta strada tra i più grandi pittori del suo tempo per affermarsi prima che come donna, moglie, madre, come pittrice. Prossima tappa, andare a Genova.
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A dicembre siamo andate a visitare due Madonne con il bambino di Gentileschi e Van Dyck alle Gallerie d'Italia in confronto tra loro e in prestito da Palazzo Corsini. Dipinti a distanza di circa quindici anni tra loro, i due quadri costituiscono due diverse interpretazioni della cosiddetta “Madonna del latte”, davvero molto interessante. L'ultima mostra dell'anno invece è stata quella dedicata a Tina Modotti alla Camera. Sono le foto a parlare, anche per Tina Modotti o Tinissima come la chiamava sua madre. Una donna carismatica ed eclettica con una produzione ampissima e ancora per lo più sconosciuta. Esposta fin da piccola alla fotografia, è stata anche pittrice, modella e attrice e la sua vita è piena di aneddoti curiosi. Tra l'Europa e l'America ha descritto le peculiarità del Messico, in un modo di fotografare spontaneo che lasciasse spazio ad emozioni e al suo essere e sentire.
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Per il 2025 ho molti progetti e molte aspettative, ma vorrei anche che fosse un anno di calma, il 2024 è stato pieno di cambiamenti, nel 2025 vorrei godermi i risultati di quei cambiamenti, vorrei trovare tempo per rilassarmi e per essere serena, quella serenità che soprattutto nell'ultima parte dell'anno ho stentato a trovare. Vorrei trovare un equilibrio tra i miei slanci e le mie introspezioni, vorrei essere più incisiva e meno titubante, vorrei fare pace con me stessa e con la mia propensione a criticare ogni aspetto di me. Spero di riuscirci, spero di arrivarci.
Per il blog e per le letture è stato un anno veramente brutto, forse l'anno in cui ho letto di meno, in cui mi sono impegnata meno, prendere un libro in mano è stato difficile, ho un po' ripreso ma ultimamente faccio davvero fatica. Vorrei impegnarmi un po' di più e soprattutto vorrei tornare ad essere un po' più costante nel postare recensioni, ne ho un sacco da scrivere devo solo trovare il tempo e la forza di volontà.
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“Gli uomini coltivano 5000 rose nello stesso giardino… e non trovano quello che cercano… e tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua. Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore!”
#citazioni letterarie#citazioni famose#il piccolo principe#perle di saggezza#riflessioni profonde#pensiero del mattino#sentire col cuore#citazione del giorno#cercare#introspezione#insoddisfazione#ricerca ossessiva
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Sotto il Sole di Mezzanotte: Il Thriller Inquietante di Keigo Higashino tra Segreti, Vendetta e Misteri Irresoluti
Keigo Higashino ci trascina in un intricato caso di omicidio irrisolto, dove il tempo non attenua il mistero e la ricerca della verità si fa ancora più ossessiva.
Keigo Higashino ci trascina in un intricato caso di omicidio irrisolto, dove il tempo non attenua il mistero e la ricerca della verità si fa ancora più ossessiva. Sotto il Sole di Mezzanotte di Keigo Higashino è un thriller che esplora l’oscurità dell’animo umano e il potere del tempo nell’intensificare il mistero. Ambientato in Giappone, il romanzo si apre con l’omicidio di Yosuke Kirihara,…
#autori giapponesi#dramma umano#enigma irrisolto#Giappone#Giappone letteratura#introspezione familiare#introspezione psicologica#investigazione#ispettore Sasagaki#Keigo Higashino#Keigo Higashino romanzi#LETTERATURA CONTEMPORANEA#lettura appassionante#lettura immersiva#manipolazione#Manipolazione psicologica#mistero irrisolto#narrativa contemporanea#narrativa giapponese#Omicidio#omicidio irrisolto#personaggi complessi#romanzo avvincente#romanzo di mistero#romanzo Giunti#romanzo psicologico#romanzo sulla vendetta#Ryo#scrittore giapponese#Segreti e bugie
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Difficile dire dove e quando abbia avuto inizio quella lunga marcia dell'estraneità egoistica ed egocentrica verso la sua attuale egemonia (intesa, per citare Luciano Gallino, come "potere esercitato con il consenso di coloro che vi sono sottoposti). Forse già nel 1947 - subito dopo la fine della prima ondata di "peste nera" - come scrive lo stesso Gallino, sulle pendici di "una montagnola svizzera", il Mont Pèlerin, dove un gruppetto di economisti allora relativamente controcorrente (Friedrich von Hayek, Milton Friedman, Maurice Allais...) aveva fondato la Mont Pèlerin Society (Mps), un think tank votato all'affermazione di un credo assoluto incentrato sulla minimizzazione dell'intervento dello Stato, sulla piena libertà di circolazione dei capitali e soprattutto su un individualismo atomistico e assoluto che riduce l'uomo a mero soggetto economico e ne cancella il legame sociale in nome della competitività per l'utile (tutte cose che sul piano storico, ma non necessariamente logico, si collocherebbero agli antipodi rispetto ai totalitarismi novecenteschi). O forse nel 1987 quando Margaret Thatcher, sintetizzando quel dogma, proclamò che la società non esiste, esistono solo gli individui (There is no such thing as society. There are individual men and women) e disvelò ufficialmente e pubblicamente il nuovo statuto del mondo entrato ormai compiutamente nell'epoca della finanziarizzazione: di quella forma estrema e probabilmente terminale del capitalismo in cui - è ancora Galliano - domina la "ricerca ossessiva di sempre nuovi campi della vita sociale, dell'esistenza umana e della natura da trasformare il più rapidamente possibile in denaro.
-Marco Revelli (Umano Inumano Postumano)
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...ho perso dysnomia e senza di lei c'è solo anedonia... L ho ignorata e maltrattata così tanto tempo che se n è andata via...Eleonora ha preso il sopravvento 🥺 una mamma ossessiva e anafettiva e un altra che fugge dalla vita imbottendosi di sedativi, Halga.
Le sorelle di sua mamma, Viridis e Dark Red sono totalmente "state cacciate". Eleonora è una despota, è quella che vuole sempre il controllo in modo maniacale, non si fida di nessuno, nessuno può fare le cose meglio di lei, nessuno può farle al posto suo.
Lunakya non ha neanche più voglia di recitare la sua parte.
Melancholya è stata chiusa nell'armadio e forse è morta soffocata.
Eterya cerca in ogni modo di dare fede a Eleonora ma lei non vuole ascoltare nessuno, non c'è tempo per la speranza, non ha senso credere in qualcosa che poi ci deluderà facendoci crollare tutte: non possiamo permettercelo, dice.
Eleonora, ha messo BH, la sorella adolescente di dysnomia in punizione in camera sua. Normalmente cercherebbe di scappare perché è una ribelle, ma l'ha convinta che arrabbiarsi è una perdita di tempo ed energie e anche lei si è rassegnata a stare rinchiusa.
Gli manca la sua sorellina.
Vedete?! In fondo a nessuna di me importa di dysnomia, nessuno sta andando a cercarla, lei è scappata e a nessuno importa.
La immagino nel bosco che corre come alice nel paese delle meraviglie... Forse sta facendo le sue esperienze... forse sta solo cercando di diventare grande, perché nella "nostra famiglia" non c'era più spazio per una bambina di 3 anni che continuava soltanto a piangere e cercare amore costantemente terrorizzata.
A differenza di Eleonora che non si fida di nessuno, lei si fidava troppo di tutti.
Magari ha accettato delle caramelle da qualche sconosciuto pensando avesse buon cuore come lei e dentro invece c'era il veleno ed è morta.
Qua nella nostra casa, non c'è più.
Il nostro corpo non la percepisce neanche. C'è solo il suo eco, il suo ricordo.
Eleonora DEVE prendere in mano la nostra vita.
Deve fare la patente, deve studiare, lavorare.
Non sopporta il contatto fisico. Non sopporta le persone. È una macchina. Un robot, un automa.
Ossessivamente perfezionista non riesce ad accettare che la perfezione esiste.
C'è una parte di me, che sente che tutti le mentono, che nessuno gli vuole veramente bene, non so quale sia. Eppure le persone mi dimostrano di esserci, sono io che non ci sono. È dysnomia che manca, è lei che se n è andata e glielo abbiamo permesso senza correrle dietro.
Lei era la nostra scintilla. Senza di lei ogni azione è fine a se stessa.
Halga - dissociazione, evitamento, sedativi, dipendenze.
Lunakya - recitazione, falsità, maschera.
Eleonora - iperazionalitá, perfezionismo, controllo.
Melancholya - anedonia.
Dark Red - stress, nervosismo, burn out.
Viridis - rassegnazione.
Eterya - mancata speranza, mancata connessione, rimasta senza "fede"...
Bh - sesso fine a se stesso, divertimento superficiale ed effimero, edonismo senza piacere. Ricerca del dolore per sentire almeno qualcosa.
Ti abbiamo trascurata, ti abbiamo lasciato andare via senza prenderci cura di te, ma senza di te noi non esistiamo veramente, siamo morte.
Dysnomia torna da noi. Scusaci. Scusaci tanto, è che dobbiamo sopravvivere in questo periodo pieno di doveri dove non c'è spazio per il gioco, la leggerezza e l'amore. Perdonaci lo abbiamo fatto per proteggerti a modo nostro.
Abbiamo cercato di proteggerti così tanto che non ti abbiamo lasciata libera. Non ci siamo fidate di te, quando eri l'unica cosa vera dentro di noi.
Non ci sono più sentimenti dentro questo corpo, solo emozioni caotiche altalenanti negative e circuiti in cortocircuito.
Salvaci.
Cerchiamo la salvezza all'esterno, in un dio una fede, o una persona da idealizzare per farti tornare, quando dovremmo solo venire a prenderti... E invece stiamo in casa a pulire lo sporco che abbiamo lasciato entrare, quello che ti ha fatta scappare.
Lo sporco degli altri, tutti quelli che sono entrati con le scarpe in casa nostra lasciando le impronte e se ne sono andati via senza dire nulla lasciando tutto in disordine.
E tutte noi siamo state zitte, mentre tu piangevi, e ti zittivamo perché "dovevi fare la brava bambina" senza fare rumore. Ti abbiamo fatta sentire in colpa perché ti lamentavi che gli altri incasinavano tutto. Ma avevi ragione. Non ti abbiamo creduta perché ci hanno convinto che "due impronte di fango cosa vuoi che siano" ma erano milioni.
Ci hanno detto che eri esagerata, che eri sbagliata, che il tuo sentire ci faceva solo del male.
Che piangere non sarebbe servito a nulla, e ora darei qualunque cosa per piangere.
Che dovevamo pulire lo sporco, non lasciarlo lì e prenderci cura di te..che era più importante non fare entrare più nessuno, così te ti sei sentita ancora più sola.
Mille estranei che entravano e mettevano tutto in scompiglio.
Nella mia casetta nel bosco.
Non puoi essere lontana, non puoi essere andata in città.
Avrai fatto amicizia con qualche animaletto, starai giocando a prendere il thè invisibile con gli scoiattoli. Ti fiderai del lupo e convincerai a non mangiarti. Perché il tuo cuore è sempre stato così puro da annientare la cattiveria. Eri speciale. E nessuno ti ha mai fatto sentire cosí.
Per noi lo sei, anche se non siamo riuscite a dimostrartelo nel tentativo di salvarci, anche se abbiamo permesso che per gli altri tu non fossi mai la cosa più importante.
Per noi lo sei.
E spero lo sarai anche per chi decideremo di fare entrare in casa nostra la prossima volta quando deciderai di tornare.
Se non sarà così, non lo faremo venire in casa.
Se vorrà solo visitarla per andarsene non gli daremo le chiavi... È che ora... La porta è rotta. Ci abbiamo messo i chiodi.
Casa nostra non è più nostra. E tu ti senti più a casa nel bosco con gli animali perché questo è diventato un posto pieno di caos messo in ordine solo all'apparenza.
La gente entra lo stesso, si autoinvita. Offre aiuto per riparare ciò che rompe, ma se non l'avesse rotto ci sarebbe un problema in meno.
Non ti biasimo che tu sia andata via.
Forse è giusto che tu per un po' stai nella foresta senza farti contaminare da questo sporco.
Noi stiamo cercando di pulire tutto per te e per chi entrerà senza scarpe in punta di piedi senza rompere nulla e SENZA ANDARE VIA.
Se non lo troveremo, resta libera nel bosco.
Gioca, si leggera, divertiti... Ti rincontreremo quando saremo morte. SOGNA.
Non smettere mai di sognare. Noi non possiamo farlo.
Noi siamo adulte. Non c'è spazio per queste cose nel mondo degli adulti.
Magari ti faremo una casa sull'albero un giorno. E verremmo a trovarti e a giocare con te.
Vivrai sempre dentro di noi, anche se forse non c'è più spazio per te all'esterno: nel mondo grigio.
Resta nel tuo mondo di arcobaleni glitter rosa e unicorni perché fuori purtroppo ti faresti solo del male. Ogni volta che vedremo una di queste cose penseremmo a te e ti verremmo a trovare.
Scusa se non ti facciamo uscire nel nostro mondo adesso, ma il mondo ti prende e ti mastica senza fregarsene del tuo buon cuore. È così. Ti dice di essere efficente e non felice.
E tu esisti per brillare giocare e amare. Ma la vita è un gioco che non ti piacerebbe.
È un gioco che non ha veramente delle regole, perché ogni regola può essere manipolata a vantaggio e discapito personale altrui, non c'è giustizia perché la gente si comporterà male e non verrà punita, non c'è empatia ogni gesto è un enorme gigantesco opportunismo che rispecchia gli altri. È un gioco macabro terribile e crudele: è questa la realtà.
La realtà è mostruosa e terrificante. Non c'è buono o cattivo, ci sono solo persone che scelgono di pensare a loro stesse, che si dimenticano delle "dysnomia" e le abbandonano per sempre. Che preferiscono i soldi e il potere e la fama all'amore. Che per raggiungere i loro obbiettivi effimeri rinuncerebbero per sempre a parti di loro stessi.
Non ci sono adulti felici, ma tanti bambini persi come te. Quindi resta nel tuo mondo, non perderlo MAI. Non diventare come loro. Non contaminarti. Resta arcobaleno. Non diventare grigia. Va via da questa casa che è stata contaminata.
Trova il tuo posto in quella foresta di incanti e sogni. E aspettaci che verremmo a trovarti senza portarti lo sporco del mondo di fuori.
Nel mondo reale c'è più funzione che nel mondo dove vivi tu. So che può sembrarti un paradosso. Qui tutti recitano parti, mentre tu sei vera. Tu hai quella magia che trasforma davvero un cavallo in un unicorno, una macchia in un disegno, un peluche in un animale antropomorfo parlante. La fantasia è reale. Qua invece è una "mascherata tragicomica" la gente finge pure con sé stessa costantemente pur di non alterare la propria percezione di realtà che si sono creati per convincersi che ciò che fanno sia giusto. So che odi ciò ed è giusto che tu non ne faccia parte. Anche noi fingiamo, anche noi recitiamo la nostra parte, tu no. Tu sei pura, sei incontaminata. Sei libera, vera, magica. Noi ti vogliamo bene e ci fidiamo di te. Abbiamo capito perché sei "andata via" e verremmo a giocare a nascondino e a "strega mangia colori" con te. Ma tu resta li dove tutto è colorato, dove tutto non è ancora grigio. Vivi dentro di noi nel tuo gigantesco spazio al di fuori della nostra casa piena di sporco. Nella natura, nella verità, vicino al ruscello dove si sentono ancora cantare gli uccellini, dove si vedono le piante crescere, dove la natura sboccia, gli animali corrono liberi, dove non c'è inquinamento, dove si è ancora tutti connessi davvero con la vita, con il mondo, con se stessi, con la natura.
Fuori è tutto artificiale. È tutto un grattacielo. È tutto una prigione. È pieno di smog, l'aria è rarefatta, la natura muore, gli animali vengono uccisi senza pietà, il denaro e il potere sono le uniche cose che mandano avanti questo mondo. La realtà qua non è un sogno, ma un film horror senza un bel finale.
Non facciamo tutto questo per cattiveria, non c'è buono e cattivo, è che nel tuo mondo il tempo scorre lento, qua è tutto frenetico. La gente deve lavorare per sopravvivere e si dimentica di vivere cercando piaceri nelle cose effimere come il potere e il denaro, ma la verità è che si sono tutti persi, non perderti anche tu.
Qua cercano tutti di stare meglio a modo loro, cercano di credere di fare la cosa giusta. Ma sono tutti abituati a questo mondo infelice che crescendo si dimenticano il piacere dell'ingenuità. Qua molti hanno paura. La paura in realtà regna sovrana. Pensano che con il controllo la paura andrà via, ma il controllo è solo una stupida illusione. La libertà è l'unica salvezza. Il controllo rende schiavi, degli altri e di se stessi. Qua cercano tutti di sopravvivere, sbranando senza scrupoli chi hanno di fronte pur di salvarsi la pelle.
Sarebbe una bella utopia un mondo dove TUTTI potremmo essere liberi di essere noi stessi e non dovremmo più proteggerci da niente o da nessuno. Ma non è questo il mondo che esiste ora. Quindi vivi nel tuo, non uscire, non sporcarti, ama e sogna e osserva incuriosita questi pagliacci tristi recitare i loro copioni... sogna anche per chi ha smesso di farlo o non è più in grado perché si è dimenticato come si fa rincorrendo cose che pensava lo rendessero felice.
Vivi anche per noi.
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In internet manifestimo il sogno d'una conoscenza universale. Tuttavia, la quantità di risorse di cui disponiamo è tale che il sogno di conoscenza s’infrange contro ogni idea di decifrazione. Poichè è impossibile conoscere tutto. Come il talmudista (talmud significa ‘studio’) chiosa e rovista le prescrizioni della Torah fino a renderle inapplicabili, così lo studioso rimugina e sbriciola le sue possibilità di ricerca una dopo l’altra, infinitamente.Per l’internauta ( mi riferisco in primis a me) la ricerca non può trovare conclusione, poiché la quantità di materiale accumulabile oltrepassa la possibilità di rimuginarlo interamente. La conoscenza si mantiene oscura nonostante la facilità d’accesso; e proprio per via di questa facilità, siamo spinti a non abbandonare la ricerca ossessiva, di pagina in pagina, di link in link. Google, Internet Archive, Wikipedia fanno risorgere il fantasma dell’antico ermetismo, l’immensa raccolta di testi della sapienza occulta, di immagini mnemoniche, di simboli e di pratiche magiche miranti a padroneggiare tutto lo scibile. Ma cosa smarriamo in questa ricerca ossessiva, Cosa ci viene tolto? I movimenti, le carni, i sapori, gli odori, cancellati dal monoteismo di un solo mondo comunicativo lontano dai nostri sensi. Siamo diventati tutti tuttologi, senza capire ancora che Internet non è monolitico; è invece multiplo, diversificato, frammentato, contraddittorio, tutto nello stesso tempo e se non lo avessimo continuamente davanti agli occhi sapremmo rispondere a mala pena ad un decimo delle domande poste. Futuro o Inganno?
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