#ribaltamento auto
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Tragedia a Viguzzolo: Incidente mortale lungo la S.P. 120. Un malore alla guida potrebbe essere la causa del fatale ribaltamento di un’utilitaria. Accertamenti in corso.
L’incidente sulla strada provinciale 120
L’incidente sulla strada provinciale 120 Un grave incidente si è verificato lungo la S.P. 120 a Viguzzolo, all’altezza dell’incrocio con strada Bedolla, nella mattinata di oggi. Un uomo di 75 anni, residente nella zona, è rimasto vittima di un drammatico episodio che ha scosso la comunità locale. L’uomo, alla guida di una piccola utilitaria, avrebbe perso il controllo del veicolo per cause…
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falcemartello · 1 year ago
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La libertà di spostarsi dove uno vuole è diventata, oggi, indipendente dal censo. Le auto evolvono e ogni progresso è dettato da leggi di mercato, che spingono per migliorie tecniche ed efficienze produttive che riducono costi e prezzi.
Ma l’auto elettrica non è una evoluzione dettata da leggi di mercato e spinte dal basso, è una vera e propria imposizione dall’alto. Il risultato già visibile è un costo proibitivo che renderà per molti difficile acquistare auto nuove.
C’è un vero e proprio ribaltamento tra obiettivi e mezzi dichiarati. L’obiettivo è diventato limitare le libertà delle masse e il mezzo sono le ben architettate preoccupazioni di salvarci dal riscaldamento globale.
Attraverso il Green New Deal i cittadini saranno costretti o convinti a volare di meno, mangiare meno carne rossa e utilizzare più treni, autobus, tram e biciclette. Il ritorno ai privilegi medievali delle élite, è servito.
Critica Climatica
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Ho inventato un nuovo sport lo sfigatletismo e consiste più o meno nell'uscire in bici per fare esercizio, bucare la ruota posteriore a 12 km da casa, cambiare pneumatico in mezzo alla strada, bucare di nuovo, questa volta la ruota anteriore, a 7km da casa.
Abbandonare la bici, decidere di tornare a piedi.
Fare 7 km a piedi
Prendere l'auto e tornare a prendersi la bici.
Caricarla in un auto piccolissima facendo mille smorfie buffe per lo sgravio, e tornare a casa. Scaricare e parcheggiare quanto basta.
L'app mi dice 700 kcal spese, senza contare il cambio gomme con pompaggio forsennato, ribaltamento sedili auto, smontaggio bici, caricare bici in auto, scaricare bici, e rimontaggio e rimetterla in garage.
Si chiama triathlon della sfiga.🤦‍♀️💕
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Incidenti
È solo una coincidenza che i terroristi ne parlassero qualche giorno prima?
Di questi tre incidenti sono sicura, i terroristi telepatici accennavano a incidenti che poi si sono verificati due o tre giorni dopo Queste vittime potrebbero essere casuali, ma la trappola dentro la quale sono cadute era predisposta da tempo
Di questo tipo di incidente parlavano circa tre giorni fa, ma riguardo a un mio vicino di casa, parlavano di un incidente in cui la vittima sarebbe caduta per terra, forse per evitare un motorino o spinta da un motorino e subito dopo un'auto avrebbe investito il corpo caduto per terra Strana coincidenza che a questa giovane donna sia accaduto esattamente quello di cui parlavano i terroristi pochi giorni fa
Anche in questo caso i terroristi accennavano, parlando tra loro, di treni in corsa che investivano persone in sosta sui binari, e questa stessa cosa del segno della croce sul binario é un giochetto tipico dei terroristi telepatici i quali hanno molti mezzi tecnologici per interferire con la luce solare
Questo incidente é accaduto a circa 50 metri in linea d'aria da dove abito io, sono sicurissima che é stao un incidente voluto e programmato, perché passavo molto vicina a questa strada almeno due volte al mese per fare la spesa al Lidl che é li vicino e sentivo ogni volta i terroristi allarmarmi del fatto che su quella strada che percorrevo io era possibile che con l'asfalto bagnato le auto slittando si capovolgessero, e in effetti é proprio quel che é accaduto a questa donna, anche se la strada che percorrevo io era su un rettilineo, lontano da curve Sembra che certe strade costruite male si prestino a un determinato tipo di incidenti, probabilmente anche tutti gli altri incidenti avevano una predisposizione di cui qualcuno ha approfittato
Se guardiamo da vicino ognuno di questi incidenti ci rendiamo conto che sono sul serio predisposti: l'incidente ferroviario c'é stato perché avevano l'abitudine di non chiedere lo stop dei treni durante i lavori di manutenzione; l'incidente con ribaltamente c'è stato perché la pendenza laterale della strada e sul lato opposto il bordo del marciapiedi troppo alto in curva predisponevano ad un ribaltamento dell'auto in curva; e non so il caso specifico del viale Andrea Doria ma su tutta la provincia di Catania le strisce stradali che regolano il comportamento possibile delle auto e dei pedoni sono tutte fatte in maniera tale da provocare incidenti, o perché le strisce pedonali sono messe in curva o subito dopo una linea di sorpasso o ancora in punti non idonei ad un attraversamento pedonale, in questa maniera il mezzo non ha il tempo materiale di frenare per evitare il pedone e accade l'incidente Quindi si tratta di terrorismo di Stato: le strade sono costruite o predisposte attraverso strisce pedonali o mancanza di segnali stradali per far accadere incidenti
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Altra ciclista grave, auto si ribalta e abbatte palo che la travolge
Un incidente stradale è accaduto a Milano in corso XXII Marzo coinvolgendo ancora una ciclista: un’auto si è ribaltata e ha abbattuto un palo che è caduto su una 42enne in sella alla sua bicicletta. L’incidente ha visto il ribaltamento di un’auto a bordo della quale viaggiavano un uomo e una donna di 78 e 73 anni. La ciclista, che ha 42 anni, sarebbe rimasta colpita da un palo contro cui è finita…
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jazzluca · 2 years ago
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BRAWN ( Deluxe ) Movie Studio Series 80
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Anche BRAWN, il buon vecchio italico Cammello, ha avuto l'onore di un cameo nei gloriosi 5 minuti ambientati su Cybertron nel film di "Bumblebee", e quindi eccolo pure lui a completare la prima wave di quei Transformers comparsi lì appunto solo come robot, ma cui è stata creata una modalità alternativa ad hoc proprio per produrne il giocattolo.
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Partiamo da questa, una volta ogni tanto, ovvero una sorta di CAMIONCINO CYBERTRONIANO, quasi sulla falsariga dei furgoni stile Ironhide e Ratchet, ma un po' distante invece dal mezzo originariamente concepito da Emiliano Santalucia, più aerodinamico sebbene abbastanza massiccio. Resta la bella trovata delle ruote anteriori pronunciate in avanti, ma la forma nel giocattolo finale ricorda appunto più un camioncino, per via anche delle ruote più piccole, ma sopratutto pare un camion da trasporto materiali, dato che nella parte posteriore c'è proprio un signor foro dove si nasconde la testa del robot, che sempre guardando il concept design iniziale, doveva invece sostituirsi al parabrezza.
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Anche così comunque il veicolo non è affatto male, considerando che l'originale G1 era un fuoristrada, anche se ora è più arancione senape che verde, con il primo colore che definiva più la parte robotica di Cammello.
I dettagli si sprecano, al solito, ma il vero tocco di classe è la griglia frontale che si ribalta di 90° per rivelare un foro cui si può innestare l'apposita punta di un trapano, che è un cacchio di signor omaggio ad una puntata del cartone animato originale dove appunto il buon Brawn tirava fuori quell'arnese per scavarsi un tunnel sotto terra.
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Sebbene sia solo un accessorio, la trivella dona maggior "personalità" al veicolo, e differenziandolo ulteriormente dall'ormai comune auto cybertroniana: peccato solo che non sia effettivamente retrattile, ma già il fatto che il foro scompaia e lasci il posto alla griglia non è male, così come la punta della trivella trova posto sulla punta del fucile d'ordinanza del nostro, dal design comune a quelli di Ratchet e Wheeljack, ma dallo stampo diverso, con un forellino sotto che gli permette di essere montato sul veicolo.
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Inoltre, la punta della trivella, di nuovo, può sistemarsi anch'essa in un altro punto del fucile, ovvero  su una spina sopra lo stesso. Anche il fucile, vista la sua stazza, cambia un po' la fisionomia del veicolo, volendo, coprendo pure un po' il succitato foro dietro la cabina.
Un bel veicolo, insomma, che può diventare una trivella o un mezzo d'assalto, grazie agli accessori, ed un ottimo antipasto al robot, grazie anche alla TRASFORMAZIONE, che vede imitare parzialmente quella del G1, con le parti laterali inferiori con le ruote che diventano le gambe, con un'interessante passaggio nel ribaltamento degli stinchi attraverso i talloni "tagliati". Come dicevo all'inizio, la testa salta fuori dal retro del veicolo, non prima di aver dispiegato le braccia nascoste sotto la carrozzeria, ruotato il bacino, ed infine un altro bel tocco è il parabrezza che si fonde al resto del corpo, divenendo di fatto la schiena e non un qualche zaino in più.
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Il ROBOT pare uscito dal film, da quanto è dettagliato e fedele, ed a monte il design stesso è davvero indovinato citando il G1 originale, con la schiena rialzata dietro la testa, l'aspetto paffuto e la testa a cupola, anche se  magari unico neo è nel design / scultura della sola bocca, per quanto dettagliatissimo e fedele, sia chiaro.
Come altezza, è alto quanto Bumblebee versione B-127, anche se teoricamente, sempre guardando i G1, dovrebbe essere più alto, ma è Bee che per i film è un po' cresciutello, quindi vabbè. La colorazione pure è fedele al G1, con torso senape ed arti verdi militare, più avambracci grigio / argento, e in quanto a posabilità siamo al top, con lo standard post WfC più la rotazione dei pugni che in un deluxe non è così scontata.
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Delle armi ho già detto, e sfruttando la spina ora dietro la  schiena, il fucilone si può sistemare a riposo lì appeso grazie ad un apposito foro laterale.
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Infine, un gran bel modello per i fan del personaggio e della G1 in generale, che presenta una versione cybertroniana / realistica davvero ben fatta esteticamente che tecnicamente, con la ciliegina degli accessori davvero azzecati che valorizzano in generale il giocattolo tutto.
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crazy-so-na-sega · 3 years ago
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operazione greenwashing: LA GUERRA È PACE LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ L’IGNORANZA È FORZA GLI ECOMOSTRI SONO PARCHI GREEN
I pugni nell’occhio e l’aumento spropositato di unità abitative nel centro storico (con incremento di consumi, moltiplicazione di automobili e crescita di produzione di immondizia) sono residenze ecologiche a impatto zero o quasi zero.
Una di queste supercostruzioni green la potete già ammirare in tutta la sua marmorea bellezza a Via Pezzullo, si chiama Palazzo Giugliano 17; un’altra sta per sorgere a Via Roma e si chiamerà, con gran fantasia degli imprenditori, Palazzo Roma.
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Evviva evviva evviva, battiam battiam le mani, arriva il cemento verde urbano. Frattamaggiore sarà più trafficata e più green che pria!
Semplifico, forse sono stato un po’ oscuro. Qui a Frattamaggiore è in atto un programma di ribaltamento della realtà che tende ad ammantare tutto di verde. D’altro canto, temo che il fenomeno di queste quinte teatrali usate per nascondere il cemento che c’è dietro non si fermi alla mia ridente cittadina di 5 chilometri quadrati e 50mila automobili. I biglietti verdi fanno gola a tanti imprenditori, più o meno spregiudicati, ad ogni latitudine e ad ogni longitudine del vecchio continente. Dappertutto proveranno a venderci per ecologici abbattimenti e ricostruzioni che altereranno ulteriormente la densità edilizia delle nostre città (ovvero il rapporto tra aree libere e volumi edificati). L’eterna storia del pieno che fagocita il vuoto.
Peraltro, immagino che tutti questi costruttori rinverditi si avvarranno anche dei fondi europei dedicati alla benedetta transizione green e, nel caso, sono ben certo che continueranno a investire questi fondi per cementificare le città, per imbruttirle e per ingolfarle di auto e di spazzatura. Ma sarà spazzatura verde, e verdi saranno anche i gas di scarico, le cucchiaiate di calce e di bile e le colate di vomito e di cemento.
We are going to be green green green. Evergreen as we have never been…!
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Per capire meglio di cosa sto parlando, potete leggere questi panegirici in forma di articoli giornalistici redatti con toni così entusiastici da sembrare commissionati direttamente dalla schiera dei ricostruttori green di Frattamaggiore. Troverete elogi gonfi e stracolmi di discorsi sulla sostenibilità, sul risparmio energetico, sugli interessi della cittadinanza, sul verde que te quiero verde e sul bene pubblico e l’interesse collettivo (i post osannanti che girano da qualche settimana sul Faccialibro, invece, ve li risparmio; mi basta solo osservare che sono firmati da politici frattesi della vecchia guardia, riconvertiti anche loro al verbo green dopo anni e anni di cementificazione selvaggia perpetrata quando loro erano amministratori della cosa pubblica).
Curiosamente da questi articoli scopriamo che “il primo edificio a impatto zero di Frattamaggiore” sono due. Ormai è tutta una gara a chi ce l’ha più verde il pacco di cemento.
E tutto questo accade in una delle zone più cementificate dell’Italia e del mondo. Vergognoso primato.
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* Le scritte in corsivo della prima parte del testo sono tratte da 1984 di George Orwell.
** La seconda immagine è stata presa in prestito dalla pagina pubblica del partito di opposizione cittadina LiberiAmo Fratta. https://www.facebook.com/liberiamofratta/
*** I grafici sono presi dalla rete. Queste le fonti: il primo viene da truenunbers.it; il secondo viene dall’European Environment Agency ed il terzo dall’ISPRA, se non vado errato.
**** greenwashing s. m. inv. Strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni, enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo. (https://www.treccani.it/vocabolario/ nella sezione neologismi)
-Posted by aitanblog in immagini, invettive, riflessioni, vita civile
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nardonews24 · 3 years ago
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ROCAMBOLESCO INCIDENTE, AUTO SI RIBALTA DA SOLA. ILLESO IL CONDUCENTE
ROCAMBOLESCO INCIDENTE, AUTO SI RIBALTA DA SOLA. ILLESO IL CONDUCENTE
E’ successo in via Caduti di via Fani Poco chiare le ragioni del ribaltamento. (more…)
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vincent1760 · 4 years ago
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Una donna è rimasta seriamente ferita sull'A14 nel ribaltamento della sua auto. Liberata dai #VvF è stata portata in eliamulanza a #torrette. Successivamente un operaio incaricato della bonifica della strada è stato travolto da un'auto. È ferito seriamente. #ioseguotgr (presso Ancona, Italy) https://www.instagram.com/p/CDudaPLJSsZ/?igshid=199dz9xftbj4y
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saggiosguardo · 5 years ago
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Nel 2018 Fujifilm ha realizzato due macchine fotografiche simili ma diversamente importanti: la X-H1 e la X-T3. La prima ha introdotto per la prima volta la stabilizzazione sul sensore e la seconda ha portato a completa maturità il percorso iniziato nel 2014 con la X-T1. Oggi alcune delle migliori caratteristiche di entrambe si riuniscono all’interno di un corpo che ha tutte le potenzialità per essere considerato il massimo esponente della sua categoria: la Fujifilm X-T4.
Di critiche alla X-T3 se ne possono fare ben poche ancora oggi. Difatti l’azienda ha deciso di mantenerla in vendita e di posizionare il nuovo modello su un gradino leggermente più elevato, sia per specifiche che prezzo. Si tratta di $200 in più rispetto al listino che aveva la precedente al momento del lancio e che la portano, in Italia, all’attuale prezzo di 1800€ per il solo corpo (maggio 2020). E dato che il sensore X-Trans retroilluminato da 26MP è praticamente lo stesso, così come anche il processore d’immagine X-Processor 4, la X-T3 offre la stessa resa in termini di qualità fotografica e diventa ancor più interessante con l’attuale prezzo street di circa 1000€.
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Un valido mix, con qualche rinuncia
I vantaggi della nuova X-T4 si trovano essenzialmente nel corpo e nelle funzioni, una della quali deriva proprio dalla X-H1. Questa doveva essere il modello più evoluto della casa, ma non è riuscita a centrare del tutto l’obiettivo a causa di alcuni limiti. Mi riferisco ad esempio all’assenza di opzioni utili nel campo video, come lo zebra o la registrazione in backup, lo schermo non articolato e l’autonomia abbastanza ridotta. Ora tutte queste cose sono state inserite nella X-T4 insieme ad altre opzioni già presenti nella X-T3.
Novità della X-T4 rispetto X-T3:
Stabilizzazione sul sensore, ereditata dalla X-H1 ma perfezionata nella resa, soprattutto nella modalità mista ottica + sensore con le lenti OIS. A queste si aggiunge anche la stabilizzazione digitale con una opzione di boost che ne amplifica la resa.
Schermo completamente articolato e con risoluzione superiore, utilissimo per le auto-inquadrature nel video e riprese da ogni angolazione, anche se meno diretto e pratico per l’apertura o lo scatto “discreto” da mezzo busto.
Nuova batteria più capiente che aumenta sensibilmente l’autonomia.
Funzioni migliorate lato video, come la registrazione FullHD a 240fps, lo zebra, la LUT per l’anteprima corretta con F-Log o la registrazione in backup sulle due schede.
Abito classico per la tecnologia fotografica più moderna
Vedremo nel dettaglio queste ed altre caratteristiche, che rendono la X-T4 una delle più complete mirrorless ibride del mercato, ma prima devo segnalare che qualcosa è andata persa rispetto la X-T3.
Mancanze della X-T4 rispetto X-T3:
Manca il piccolo flash che si trovava in dotazione con i precedenti modelli. Personalmente non la considero una grande perdita perché, con le attuali performance dei sensori fotografici, i lampeggiatori sono sempre più destinati ad un utilizzo consapevole ed evoluto, dove il Fujifilm EF-X8 non viene neanche preso in considerazione.
Manca il caricatore da muro per la batteria. Cosa che, al contrario, trovo terribilmente sbagliata. Per risparmiare una manciata di dollari sul costo al produttore si è resa la fotocamera molto più scomoda, complicando la vita all’utente. A meno di non spendere altri soldi per acquistare il nuovo caricatore doppio, si sarà costretti a collegare il cavo di alimentazione USB-C alla camera con dentro la batteria, per tutto il tempo necessario. Può sembrare un’operazione snella, da principio, ma basterà prendere una seconda batteria per accorgersi dei grossi limiti. Ma anche con una sola è fastidioso, perché il caricatore lo puoi buttare dove capita, anche per terra, mentre la camera è bene averla sempre al sicuro. Senza contare che induce ad un comportamento tendenzialmente errato, perché è buona norma conservare gli apparecchi elettronici senza la batteria, specie se non si utilizzano per diversi giorni. Insomma, ho sempre criticato tutte le Sony con la medesima soluzione e purtroppo mi tocca farlo per la prima volta anche con Fujifilm con la X-T4.
Non c’è più l’uscita audio, ora disponibile tramite un adattatore USB-C che viene incluso nella dotazione di serie. Quindi la funzione viene essenzialmente garantita anche se non direttamente. Il problema è che facendo video può essere necessario utilizzare la USB-C per l’alimentazione, dunque si dovrà ricorrere ad uno sdoppiatore (pare funzionino anche alcuni di quelli per smartphone). Da notare che la presa audio in uscita è disponibile anche collegando il nuovo Vertical Power Booster, che può contenere anche due batterie supplementari.
Un aumento “misurato”
All’uscita della X-T3 si diceva che fosse impossibile inserire nel suo piccolo corpo anche la stabilizzazione sul sensore. In effetti questa è arrivata nella X-T4 insieme ad un aumento del volume. Non è un qualcosa che si nota particolarmente, ma lo spessore è leggermente superiore e il grip più sagomato e sporgente. Considerando le dimensioni, si impugna abbastanza bene e i 70 gr in più rispetto ad X-T3 la mantengono comunque più leggera di X-H1. A me l’ergonomia non dispiace, ma non si tratta di un miglioramento importante. Infatti nell’utilizzo con obiettivi grandi e pesanti la X-H1 rimane superiore.
Stile e layout non si toccano
Il design classico delle fotocamere Fujifilm affascina. Ed è sempre qui, per fortuna, anche nella X-T4. In realtà è cambiato molto poco andando a ritroso fino alla prima generazione, ma ogni modello ha migliorato qualcosa lungo il percorso. Ricordo ad esempio i tastini piccoli e spugnosi della X-T1 o l’assenza di un joystick per l’AF nella X-T2. Nell’ultimo modello ci sono poche modifiche rispetto la X-T3 ma sostanzialmente positive.
La prima è più importante è la presenza di un selettore meccanico per le modalità Foto / Video. Questo ha un impatto di grande rilievo nell’operatività, non solo perché ci permette di passare velocemente dall’una a l’altra ma anche perché dà accesso a due menu parzialmente distinti, mantenendo separate sia le impostazioni di tempo, apertura, ISO, AF e bilanciamento del bianco che quelle sul profilo colore e le voci del quick menu. Una cosa fondamentale se si fanno sia foto che video e che migliora l’esperienza complessiva anche per chi predilige solo una delle due modalità, dato che non si troverà di fronte opzioni che non la riguardano.
La seconda è il riposizionamento del pulsante Fn superiore che nella X-T3 era difficile da raggiungere, dato che si doveva superare con l’indice la torretta della compensazione.
La terza è che il tasto Q ha preso il posto del precedente blocco AF, anche se di questo ne avrei fatto tranquillamente a meno e non ho notato nessun impatto nell’operatività se non nel cambiamento di un’abitudine.
Controlli meccanici nel video?
Personalmente lavoro sempre in manuale quando si tratta di video ed uso raramente le modalità a priorità solo per le foto: giusto in quei momenti in cui non c’è il tempo materiale per intervenire sui parametri. Le ghiere meccaniche delle Fujifilm mi sono sempre piaciute per diversi motivi ma principalmente perché non lasciano spazio a dubbi. Sono sempre lì, anche a macchina spenta.
Questo approccio, però, non lega bene con il video. Può capitare di spostare l’apertura per errore dal barilotto o di avere necessità di un cambio più preciso per l’otturatore. Ad esempio il tempo di 1/50 non è previsto sugli scatti fisici della ghiera, quindi si deve prima andare su 1/60 e poi perfezionare con la rotella posteriore. Ovviamente Fujifilm ha pensato ad una soluzione, infatti in modalità video possiamo usare le due rotelle per tempi ed apertura ignorando completamente i selettori fisici. Può sembrare un “tradimento” rispetto l’integrità del suo design, ma è stata la scelta migliore se non forse l’unica che si potesse adottare.
Finalmente lo schermo articolato
La X-T4 è la prima Fujifilm ad avere uno schermo con snodo laterale, consentendo ogni tipo di inquadratura: dall’alto, dal basso, in verticale (in entrambi i versi) nonché il ribaltamento per i selfie. Rispetto la X-T3 c’è molta più flessibilità e il display è stato migliorato, passando da 1 a 1,63 milioni di punti.
Non ho dubbi sulla mia preferenza per gli schermi completamente articolati, perché lavoro spesso da solo e mi evitano la necessità di collegarne uno esterno per i vlog. Tuttavia ci sono delle situazioni in cui quello più tradizionale della X-T3 può risultare più pratico. Ad esempio gradisco la possibilità di richiuderlo per protezione, ma poi è anche più noioso aprirlo quando si accende la fotocamera. Inoltre per le riprese o la fotografia da mezzo busto, invece che inclinare rapidamente lo schermo dobbiamo prima aprirlo e poi ruotarlo, cosa che può creare problemi quando abbiamo la zona sinistra occupata dai cavi.
Diciamo che, dovendo fare solo riprese come operatore, i vantaggi della cerniera laterale non sono poi molti. Tuttavia è sempre più frequente la necessità di auto inquadrarsi e non solo per gli amatori. Dunque in una fotocamera con una spiccata vocazione per il video e che mira anche al sempre più vasto pubblico degli youtuber (che, ricordo, sembra essere la “carriera” sognata dalla maggior parte dei giovani statunitensi), la scelta è stata quella giusta. Dopotutto se interessano solo le foto c’è sempre l’ottima X-T3 che garantisce gli stessi risultati (stabilizzazione sul sensore a parte).
Messa a fuoco sempre più veloce
Ormai i miglioramenti lato AF sono entrati in quell’ordine di grandezza che è difficile notarli. Possiamo giusto avvertirli a sensazione nell’uso prolungato, soprattutto partendo dalle già ottime doti della X-T3. Tuttavia è importante sottolineare che la X-T4 ora è operativa con la messa a fuoco fino a -6EV, contro i -3EV della precedente. Inoltre la nuova elettronica e l’ottimizzazione dell’algoritmo ha migliorato pure la resa nell’AF continuo per il video, arrivando a risultati ormai molto solidi. L’unica cosa ancora da migliorare è che ogni tanto la fotocamera vede volti anche dove non ci sono, dunque può capitare più che nelle Sony o nelle Canon di andare per un attimo in ricerca di fuoco quando non ce ne sarebbe bisogno.
Guarda mamma… senza fili!
La X-T4 include sia il Wi-Fi che il Bluetooth e consente di effettuare scatti e registrazione in remoto avendo libertà di intervenire su tutti i principali parametri, compresi tempo, apertura, ISO, bilanciamento del bianco, simulazione pellicola e AF. Fa anche passare dalla modalità foto a quella video a prescindere da quale sia la posizione dello switch meccanico. È possibile utilizzare lo smartphone anche solo come telecomando remoto oppure scaricare le fotografie. Cosa carina: alla prima connessione, l’app ha rilevato e proposto un update del firmware via OTA. Sono quei piccoli progressi che si fanno sentire nel quotidiano e che apprezzo molto.
Cablaggio un po’ più complicato
Come ho già detto, nella X-T4 Fujifilm ha tolto l’uscita audio sul corpo, che invece c’era nella X-T3. Si può comunque ottenere tramite l’adattatore USB-C in dotazione, ma si occuperà la porta di ricarica. Ci sono moltissime situazioni in cui questo non sarà un problema, sia per i videomaker che controllano i volumi a schermo, sia per quelli che registrano l’audio esternamente per avere più ingressi, maggiore qualità e controllo. Inoltre non sempre si deve usare l’alimentazione diretta e, in quei casi, si potrà risolvere il tutto con uno sdoppiatore USB-C/audio. Pur con tutte queste attenuanti, fatico a trovare un motivo ragionevole per cui non si siano prodigati al fine di trovargli uno spazio come nella X-T3.
Un altro piccolo grattacapo è che nella X-T3 lo sportellino delle connessioni era rigido ma rimovibile. La prima cosa poteva essere un problema nei cage non perfettamente strutturati, ma si poteva sempre togliere, ottenendo libero accesso. Nella X-T4 ci sono invece due sportellini morbidi e separati, necessari per mettere l’ingresso audio più avanti e non infastidire lo schermo mentre gira (anche se poi urta comunque). Alla fine si riescono a gestire anche nei cage, ripiegandoli o bloccandoli da qualche parte, però trovavo più comodo avere lo sportellino staccabile. Tanto una volta collegati microfono, schermo ed alimentazione non è che si possano richiudere.
Memorie più comode
C’è stata invece maggiore attenzione al comparto memorie, sia perché ora sono poste una sopra l’altra, dunque è più facile togliere quella che si vuole senza confondersi, sia perché hanno messo qui lo sportellino rimovibile. Per altro con un meccanismo ancora più pratico del precedente. E sì, alla fine il cablaggio degli accessori si fa solo una volta, prima di girare, mentre le memorie si possono cambiare più di frequente, ma rimango dell’idea che sarebbe stato più corretto curare con uguale attenzione entrambi gli aspetti.
Le memorie sono due, nel formato SD, ed entrambe supportano le veloci UHS-II. Novità molto importante della X-T4 è che si può registrare anche il video in backup, mentre con X-T3 e X-H1 era possibile solo con le foto. E non si tratta di un dettaglio da poco per chi vuole fare affidamento su questa camera anche per attività professionali.
Batteria più longeva
Non c’è più il caricatore in dotazione ma, in compenso, la batteria è stata migliorata. Nella X-T3 era sufficiente se utilizzata per le foto, mentre con il video si spegneva dopo circa 30min. Ne ho sentito di più i limiti con la X-H1, dove le stabilizzazione consuma energia e le dimensioni del corpo avrebbero consentito l’adozione di batterie più capienti. Questa importante novità si è fatta attendere ma finalmente è arrivata nella X-T4 grazie alla NP-W235 da 16Wh, che quasi raddoppia gli 8.7Wh della precedente NP-W126S.
Grazie alla migliore autonomia sono riuscito a superare 1h di girato con una sola carica, facendo anche una cinquantina di foto. Con un paio di batterie si è già piuttosto sereni per un’uscita, mentre con la X-T3 ne servivano 3 o 4 nelle medesime condizioni. Però l’assenza del caricatore si nota, sia in fase di preparativi (perché si dovranno ricaricare una per una mettendole dentro la camera), sia durante l’uso sul campo (perché non è possibile caricare una batteria mentre se ne usa un’altra). Non a caso Fujifilm ha presentato il nuovo caricatore doppio BC-W235 insieme alla X-T4, ma sono altri 60/70€ da aggiungere al conto.
Sensore e qualità d’immagine
Da questo punto di vista non mi aspettavo cambiamenti rispetto la X-T3 e, in effetti, non ne ho trovati. La cosa potrebbe stupire alcuni, perché il mercato ci ha abituati a ragionare sul fatto che una nuova fotocamera debba avere un qualità fotografica superiore alla precedente. Tuttavia questi upgrade sono, molto spesso, solo nei numeri: un paio di megapixel in più non sono così importanti come si pensa e anche la tecnologia BSI, nota come “retroilluminazione”, è stata più un’evoluzione che una vera rivoluzione. Per questo negli ultimi anni è molto frequente il riutilizzo dei sensori in tanti modelli diversi. Inoltre è sempre più chiaro che per migliorare un aspetto se ne deve penalizzare un altro. Ad esempio: aumentando la densità di pixel si perde nel rapporto segnale/rumore e servono molte più risorse per catturare il video con tutto il sensore senza line skipping o pixel binning. Ecco perché quasi tutti i produttori hanno seguito (o stanno seguendo) Sony nel realizzare corpi con sensori specifici per la risoluzione, la super sensibilità o il video.
Fujifilm ha dalla sua la tecnologia X-Trans che ci consegna delle immagini con una pasta più gradevole e naturale, specie quando c’è di mezzo il rumore. In più offre alcuni tra i più riusciti profili colore, che qui si chiamano “simulazioni pellicola” dato che richiamano, almeno in parte, i vecchi rullini della casa. Mettendo insieme le due cose, Fujifilm è il produttore che più di tutti si è avvicinato ad offrire delle fotografie in JPG “cotte e mangiate”, ovvero già ottime così come uscite dalla fotocamera. Al punto che anche molti professionisti abituati a lavorare in RAW se ne sono innamorati. E il bello è che gli stessi profili si possono applicare anche al computer in fase di post-produzione del file grezzo, sia con il software nativo che con Capture One, Lightroom o ON1 Photo RAW.
#gallery-0-5 { margin: auto; } #gallery-0-5 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-0-5 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-5 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Poche immagini di esempio: il 90% del periodo di prova è trascorso prima che si tornasse ad uscire
Quindi si può asserire che X-T3 ed X-T4 facciano praticamente le stesse foto, ma solo perché entrambe rimangono al vertice del segmento. Competono con le migliori Sony della categoria ma il pattern X-Trans ha un look molto meno “digitale” e regge meglio le stampe con sensibilità elevate, anche di grande formato. Non è esattamente come avere un sensore full-frame – anche perché il crop incide pur sempre sulla resa degli obiettivi – ma ha comunque quel qualcosa in più rispetto agli altri APS-C. Pur mantenendo i vantaggi in termini di volume e peso del sistema fotocamera-obiettivo.
X-T4 per il videomaker
Fino a pochissimo tempo fa, non molti avrebbero scommesso sulle fotocamere Fujifilm per il loro comparto video. Il salto che c’è stato dalla X-T2 alla X-T3 è stato impressionante da questo punto di vista. Non solo per i numeri ma proprio per la differente qualità dei risultati. La X-H1, nel mezzo, ha avuto essenzialmente il merito di introdurre la stabilizzazione ma, ora che l’abbiamo anche sulla X-T4, è questa che racchiude il meglio del meglio dell’attuale tecnologia Fujifilm.
Inoltre è stata perfezionata con delle nuove funzionalità importantissime, come l’anteprima con LUT Rec.709 quando si gira in F-Log, nonché anche lo Zebra pattern, che si aggiunge ai già presenti focus peaking, timecode, ecc.. Lo spazio per migliorare c’è, ad esempio aggiungendo la waveform oltre all’istogramma, ma già oggi le funzioni video hanno equiparato e superato gran parte della concorrenza (Panasonic esclusa, ovviamente).
E c’è un’altra cosa fatta piuttosto bene, ovvero la scelta delle impostazioni di registrazione video: una opzione è per il formato, tra HEVC, MOV (H.264/LPCM) o MP4 (H.264/AAC); un’altra è per la compressione Long GOP / All-Intra; l’ultima ha tre colonne con dimensione del frame, framerate e bitrate. Tutto chiaro, diretto e semplice. Ci sono degli “incroci impossibili”, ad esempio con All-I si perdono i frame rate più elevati, però le impostazioni rimangono visibili e diventano solo grigie. Giusto si potrebbe migliorare un po’ la sezione in cui si sceglie con che profilo e formato registrare su SD e via HDMI, perché ci sono tre diverse voci che si potrebbero raggruppare in una sola.
Il codec più efficiente è HEVC, che consente di arrivare al 4:2:0 10bit interno, mentre ci si ferma al 4:2:0 8bit con H.264. Esternamente, su HDMI, si raggiunge l’ottimo 4:2:2 10bit. Il formato più ampio è il 4K DCI 17:9, con cui si può scegliere liberamente un framerate di 23.98, 24, 25, 29.97, 50 e 59.94 fps (è richiesto il Long GOP per i più elevati) con un bitrate massimo di 400Mbps. A scendere troviamo UHD 16:9 e il Full HD, sia in 16:9 che 17:9. Una novità interessante è che ora la modalità High Speed arriva fino a 240fps a 1080p. Ovviamente la qualità scende rispetto ai 120fps, ma l’effetto finale merita e, quando serve, ci si può passare sopra. Così come anche sul fatto che lo slow motion così spinto introduce un crop di 1.29x.
Un esempio dello slow motion a 240fps si trova nel video
Da notare che il crop attivo (che si aggiunge a quello di 1,5x tipico dell’APS-C) viene sempre mostrato con una piccola scritta in alto a sinistra sul display. Ed è utilissimo da avere sempre sott’occhio. C’è un piccolo crop di 1.1x anche quando si attiva la stabilizzazione digitale in aggiunta a quelle sul sensore e sull’obiettivo, che sale a 1.18x sul 4K 60fps.
Molto ricco anche il comparto audio, dove possiamo ad esempio impostare un volume differente per quello catturato internamente dalla camera e quello del microfono esterno, che può essere gestito anche come linea.
Conclusione
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In estrema sintesi, la Fujifilm X-T4 aggiunge la stabilizzazione sul sensore, uno schermo migliore e completamente articolato, una batteria più capiente e diverse nuove funzioni lato video. Per essere ancora al secondo tentativo, la qualità dell’IBIS è già abbastanza valida, direi buona per le foto e più che sufficiente per il video. Superiore a quella di Sony ma inferiore ad Olympus e Panasonic. C’è ancora qualche scattino di troppo quando si gira a mano libera, soprattutto nel panning, ma anche stando fermi se si ingrandisce l’immagine nel dettaglio. Tuttavia tra il 4K DCI a 60fps, lo slow motion a 240fps, codec e bitrate evoluti, uscita video pulita 4:2:2 10bit, un AF continuo che se la cava più che dignitosamente, lo schermo articolato, doppio slot SD anche in backup e tante utili funzionalità di assistenza al video, questa è una delle mirrorless ibride più complete su piazza, anche al di là della sua fascia di prezzo. Inoltre include di base la registrazione HLG e in F-Log con LUT di preview. Senza dimenticare la simulazione pellicola Eterna, che produce delle immagini con look cinematografico su cui quasi non serve la color in post. La batteria migliorata e l’IBIS completano un quadro davvero molto positivo.
X-T4 è la mirrorless ibrida più completa della categoria
Mi è dispiaciuto vedere alcune mancanze minori, specie quelle che non c’erano nella X-T3, ma sono più peccati veniali a cui si potrà porre rimedio. In particolare credo che per un uso avanzato sarà obbligatorio prendere il caricatore da muro ed una seconda batteria. A parte questo, però, la Fujifilm X-T4 è quanto di meglio si possa desiderare nella sua fascia di prezzo. Ed anche salendo sui corpi full-frame non troverete una concorrente che riesca a spuntare così tante caselline nei pro rimanendo intorno ai 2000€.
Fotograficamente c’è solo l’IBIS di davvero importante rispetto ad una X-T3, ma quello si trova pure nella X-H1 che oggi costa quasi la metà (anche se le prestazioni sono inferiori). Se invece si cerca un prodotto ibrido o con prevalenza sul video esistono ovviamente le Lumix GH5 e GH5s, ma il sensore è più piccolo con tutto ciò che comporta. Sull’APS-C/Super35 spiccano giusto le Sony, dove l’AF continuo è superiore, ma hanno molti più limiti nei formati di registrazione. Insomma, Fujifilm ha fatto davvero un ottimo lavoro con la X-T4 e non si può non riconoscerlo. Il mio unico dubbio è: quali dei miglioramenti software arriveranno in futuro anche su X-T3? Io spero tanti dato che la possiedo e perché sensore e processore sono quelli, ma questa volta ho l’impressione che Fuji potrebbe mantenere più di qualche esclusiva per la nuova nata.
PRO
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Corpo robusto di ottima qualità
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Sensore con ottime prestazioni
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Nuovo otturatore silenzioso e duraturo
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Nuovo display di migliore qualità e completamente articolato
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Nuova stabilizzazione sul sensore con buona resa
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Nuova batteria con il doppio dell’autonomia
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Nuove funzioni video: LUT di preview, Zebra, registrazione in backup
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Sensibilità AF fino a -6EV
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Messa a fuoco continua affidabile
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Slow motion fino a 240fps
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Video 4K/UHD con ottima codifica e framerate fino a 50/60fps
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Comodissima separazione modo foto/video
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Rapporto prezzo / qualità elevate nel segmento ibrido
CONTRO
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 Manca il caricatore da muro
Recensione Fujifilm X-T4, la fotocamera più completa sotto i 2000€ per chi fa foto e video Nel 2018 Fujifilm ha realizzato due macchine fotografiche simili ma diversamente importanti: la X-H1 e la X-T3.
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Grave incidente lungo la S.P. 50 a Camagna MonferratoCarabinieri ed elisoccorso intervengono per un sinistro autonomo di grave entità
Un grave incidente si è verificato lungo la S.P. 50, all'altezza del bivio per Camagna Monferrato, coinvolgendo un’autovettura che, per cause ancora in corso di accertamento, è uscita di strada a forte velocità.
Un grave incidente si è verificato lungo la S.P. 50, all’altezza del bivio per Camagna Monferrato, coinvolgendo un’autovettura che, per cause ancora in corso di accertamento, è uscita di strada a forte velocità. L’episodio ha richiesto l’intervento tempestivo dei Carabinieri di Occimiano e Casale Monferrato, oltre al personale medico del 118, giunto sul posto anche con un elisoccorso. La…
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ultimenotiziepuglia · 5 years ago
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Auto si ribalta e palo finisce su ciclista a Milano
Un incidente stradale è accaduto a Milano in corso XXII Marzo coinvolgendo ancora una ciclista: un’auto si è ribaltata e ha abbattuto un palo che è caduto su una 42enne in sella alla sua bicicletta. L’incidente ha visto il ribaltamento di un’auto a bordo della quale viaggiavano un uomo e una donna di 78 e 73 anni. La ciclista, che ha 42 anni, sarebbe rimasta colpita da un palo contro cui è finita…
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pangeanews · 5 years ago
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Quella volta che la Fallaci fu messa KO da Kate Millett. La diva Oriana intervista: poliamorosi, coppie che non fanno sesso perché l’intelligenza è frigida, donne di potere come Golda Meir e Indira Ghandi
No, non ci posso credere, non ce la posso fare: Oriana Fallaci K.O. E in una delle sue celeberrime interviste! E io, che mentre la leggo, parteggio per quella str*nza che la sta massacrando! Senti, te lo chiedo come favore personale, di Se nascerai donna, la raccolta di articoli di Oriana Fallaci appena uscita per Rizzoli, salta le pagine e vai subito alla numero 71, e dimmi se Kate Millett, una tra le femministe americane più radicali e inca*zate degli anni ’70, non sta facendo a pezzi la Fallaci, leggi come le risponde punto su punto e argutamente argomentando, e guarda come alla fine Oriana si arrampica sugli specchi. Non trovi che quello che doveva essere un incontro, uno scambio di idee tra due cervelli i più accesi e pieni, si trasformi in scontro, derivi in lite, infine in massacro? Sì, la Fallaci non si arrende facilmente, e sì, il match lo chiude lei, si riserva l’ultima parola, l’intervista è lei a stenderla, com’è lei a rimaner stesa su quel ring.
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Ma come fai, Oriana, a non dar ragione a Kate Millett quando dice che il potere è concetto e sistema patriarcale, e che fin dalla nascita ci fanno un lavaggio cerebrale chiamato educazione che ci fa passive, e che i successi delle donne spesso sono concessioni maschili, e adulazioni, e paternalismo per tenerle buone. Di ciò gran parte delle donne sembra non rendersi conto, e quando non ne è complice ci marcia, perché a noi ha fatto agio, buon gioco e fortuna la cosiddetta supremazia del maschio: sono millenni che grazie a essa non siamo andate a morire in guerra, ci siamo risparmiate tanti lavori pesanti, ci siamo liberate di tante gravi responsabilità. Poi, sì, la guerra di Millett all’uomo è sbagliata, dobbiamo trovare il modo – ancor oggi! – di viverci accanto da sodali, alleate (e amanti!), e certo, Millett ammorba con la sua fissa che le donne son comunque migliori degli uomini, quando lo dice è ridicola, e quando attacca Norman Mailer e Henry Miller è da strozzare. Oriana, se te la prendi con la Millett allora che dire di quell’altra di cui nel libro narri, Martha Shelley, che sostiene che “l’amore tra uomo e donna è contro natura, bisogna amarsi tra donne, ogni donna che ama un uomo tradisce le sue sorelle”?! E quell’altra svalvolata che intervisti, Violet Hughes, che dice che è sposata ma lei e il marito hanno buttato le fedi e non sc*pano perché senza sesso sì che si vive, e non fanno sc*pare neppure la loro cagnolina in quanto “l’intelligenza sta tutta nella frigidità”?! Oriana, ma con la Millett che ti eri, rimbambita?!? E dai, su, che lo dici pure tu, e bene, e solo poche pagine prima, che si deve “rifiutare il nucleo patriarcale detto famiglia, e la gabbia, la schiavitù medievale detta matrimonio”. E attacchi il cuore di ciò che ci tiene legate a una concezione obsoleta di noi stesse, il nostro condannarci a vederci brutte e finite da vecchie credendo che la bellezza stia nella gioventù fisica e da nessun’altra parte, e se questo non è un diktat maschile allora che cos’è, com’è legge maschile deridere una donna che sta con un uomo più giovane, mentre se è un vecchio ad accoppiarsi con una 20enne, è da applauso. Oggi queste idee stanno iniziando a cambiare, ma per quanto tempo ce le siamo portate dietro, ne siamo state succubi, conniventi, nemiche di noi stesse, e tu che mi leggi dimmi: non è in questo ribaltamento di valori, prospettive, verità, che l’uomo, il maschio, l’etero, sta annaspando?
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Se nascerai donna è un libro di articoli degli anni ’70 che parla del nostro presente: ci trovi i poliamorosi (“io capisco molto bene, ad esempio, chi ama due persone contemporaneamente, checché se ne dica”), le influencer (“un mestiere dove il successo non è riconoscimento, è condizione”), il caso Weinstein (“io, produttori che mi proteggono non ne ho mai avuti perché a letto vo con chi mi pare”). Ci trovi donne che hanno raggiunto le più alte cariche di potere politico, e ne han combinate più e peggio degli uomini: c’è Golda Meir che manda alla guerra senza battere ciglio, c’è Indira Gandhi non ancora “fascista” come l’apostroferà la stessa Fallaci in tv, alla CBS. Golda e Indira che per il potere hanno rinunciato a una parte importante dell’essere donne, ad essere amate dagli uomini che amavano e che avevano scelto di sposare e fare figli. Uomini che accanto a loro non reggono, non ce la fanno, e le lasciano. O sono loro due che si fanno lasciare, che sacrificano tutto all’ambizione? E nel libro ci sono altre donne di potere non politico ma sociale, culturale: c’è Coco Chanel che dorme al Ritz “perché in casa è poco igienico”; c’è Mina che vota Malagodi, ha fatto un figlio con Corrado Pani che è separato e in attesa di divorzio, ma che se ci va a vivere insieme li arrestano entrambi per concubinaggio e allora fanno l’amore negli hotel; c’è Ingrid Thulin che si batte per le donne-prete, c’è Lina Merlin che ha chiuso le case chiuse perché vuole “vivere in un Paese di gente libera: libera anche di prostituirsi”. A pagina 249 ci sono le tangenti a cui le generazioni che mi precedono han fatto finta di accorgersi ‘solo’ nel 1992, e poi c’è Oriana Fallaci, la sua penna inimitabile, infilza frasi, son lame, contro chi marcio d’invidia già al tempo la infangava accusandola di inventarsi le interviste.
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Nel libro la Fallaci ci litiga a morte e dice di no, ma se avesse ragione Lucia Bosé? Dovremmo, dovrei smetterla di essere “muy frivola”, perché l’uomo del mio destino è uno solo, chissà chi è, e dov’è, ma c’è, e a lui e solo a lui va donata non solo la f*ga ma “tutto di noi stesse”? Benissimo, allora, caro uomo della mia vita, esci da tale ingiustificata clandestinità: ti aspetto ma ti pretendo ricco e rampollo, con belle auto, e belle case di proprietà a Milano e a Roma centro. Pretendo che tu sappia sbattermi per bene, sia maestro di lingua e di mani, e che tu stia muto ogni volta che voglio, e che tu esaudisca ogni mio vizio, e futile desiderio – specie materiale – prima che io possa finanche bramarlo. Sarà grande amore.
Barbara Costa
L'articolo Quella volta che la Fallaci fu messa KO da Kate Millett. La diva Oriana intervista: poliamorosi, coppie che non fanno sesso perché l’intelligenza è frigida, donne di potere come Golda Meir e Indira Ghandi proviene da Pangea.
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notizieoggi24-blog · 5 years ago
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BMW 225xe 2019: aumentata l'autonomia elettrica della Serie 2 ibrida plug-in
C'è stato un nuovo aggiornamento per la BMW 225xe 2019, il monovolume ibrido della casa tedesca. La Serie 2 di questa vettura ha un'autonomia maggiore del 25% per quanto riguarda la componente elettrica, che gli consente di arrivare a 55-57 chilometri effettuati solo in elettrico. Le dimensioni sono rimaste le stesse, ma la batteria ha aumentato la propria capacità da 7,7 kWh a 10,0 kWh. Per quanto riguarda i tempi di ricarica, la vettura può essere ricaricata con le normali prese domestiche in circa 5 ore, mentre si riducono a 3 ore e 15 minuti utilizzando i BMW Wallbox. La batteria è stata posizionata sotto il divanetto posteriore, mentre rimane lo stesso motore termico della Serie 1. In totale il bagagliaio ha una capienza di 400 litri, che possono diventare 1350 nel caso di ribaltamento dei sedili posteriori. Motore termico da 1,5 litri a 3 cilindri La BMW 225xe ha un motore termico a benzina da 1,5 litri 3 cilindri con tecnologia Turbo che arriva fino a 136 CV. L'elettrico, da utilizzare in città, ha una potenza di 86 CV, con una potenza complessiva di 224 CV ed una coppia massima di 385 Nm. La velocità massima è di 202 Km/h, mentre l'accelerazione da 0 a 100 Km/h è in 6,7 secondi. Ci sono tre modalità di guida: Sport, Comfort e EcoPro, a cui si aggiunge il pulsante eDrive. Auto eDrive: la vettura gestisce in maniera automatica i due propulsori Max eDrive: si ottiene la guida totalmente elettrica della vettura Save Battery: permette di mantenere o aumentare il livello di carica della batteria Consumi e prezzi Il consumo dichiarato da BMW va da 1,9 a 2,1 litri di benzina per 100 Km, mentre il prezzo di listino è di oltre 40mila euro. Read the full article
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Torino, scontro tra ambulanza e auto in Corso Unione Sovietica angolo corso Giambone
Un grave incidente è accaduto stamattina, giovedì 11 luglio, verso le 10:30 all’incrocio di corso Unione Sovietica e corso Giambone a Torino. Un’ambulanza e una Fiat Punto bianca si sono scontrate causando il ribaltamento su un fianco del mezzo di soccorso. L’ambulanza stava trasportando un ferito, che è rimasto intrappolato nella vettura e dopo l’intervento … Leggi... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page https://ift.tt/2NKVeZf via Adriano Montanaro - Alessandria
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