#raffaele alberto ventura
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particellare · 1 year ago
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Teoria della classe disagiata - Raffaele Alberto Ventura
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rideretremando · 1 year ago
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"Quando parlo di violenza simbolica, mi riferisco precisamente a quella esercitata dalla classe intellettuale-manageriale attraverso la competenza, che serve da “trasformatore” di valori particolari in valori universali – insomma serve da dispositivo di neutralizzazione attraverso il riferimento a certi saperi legittimi (l’economia, la medicina, eccetera). Ecco il segreto meglio nascosto della modernità: il vero Leviatano, l’arbitro ultimo dei conflitti, non è lo Stato ma la Ragione."
Raffaele Alberto Ventura
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oanthore · 1 year ago
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Si seulement il suffisait de comparer le temps passé aux différentes tâches, voire les revenus qui en découlent ! Nous devrions en conclure que Kafka était juste un employé dans les assurances et Cervantes un collecteur d’impôts – ce qui au fond correspondrait bien à ce qu’ils étaient pour leurs contemporains et pour leurs proches. Or la gloire efface les contingences matérielles et inscrit dans les livres d’histoire une autre version des faits, qui n’en est pas moins elle-même partielle : Kafka et Cervantes furent des écrivains, comme Castoriadis est philosophe, même s’ils ne furent pas que cela.
Raffaele Alberto Ventura - Castoriadis fonctionnaire, Un philosophe à l’OCDE (1948-1970)
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paoloferrario · 1 year ago
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Ventura Raffaele Alberto, La regola del gioco. Comunicare senza fare danni, Einaudi, 2023
scheda dell’editore: La regola del gioco Comunicare è come respirare: lo facciamo tutti, in ogni momento. Comunichiamo con la voce, con il corpo e sempre di piú – chi lo avrebbe detto trent’anni fa? – per iscritto, attraverso Internet e i social network. Lasciamo tracce durature e siamo letti potenzialmente da chiunque. Cosa potrebbe andare storto in questo processo? Molte cose. Potremmo…
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collezionamenti · 4 years ago
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《Il valore rappresenta l’infrastruttura astratta per mezzo della quale si realizza la divisione sociale del lavoro, la prima e piú universale forma di ineguaglianza tra gli uomini. Diciamo che un chilo di patate vale come un etto di ciliegie. Oppure che dieci ore del lavoro di un operaio valgono come tre ore di lavoro di un medico che valgono come un’ora di lavoro di un banchiere. La catena del valore è un dizionario di equivalenze tra i valori forniti dal lavoro di ciascuno; ma queste equivalenze sono anche, di fatto, dei rapporti di potere. «Chi lavora per chi?» era già la domanda che poneva un gruppo di sociologi nel 1979 esaminando dati e statistiche della contabilità nazionale francese, per concludere che dietro allo sfruttamento visibile dei padroni sui lavoratori c’era ancora un altro sfruttamento, invisibile, di alcuni lavoratori sugli altri. Oggi in Europa chi detiene un diploma universitario ha un reddito medio annuale di 22 000 euro, mentre chi non ha completato l’educazione secondaria si assesta sui 13 000 euro. La domanda suonerà ingenua, ma è fondamentale: perché alcuni guadagnano piú di altri? La risposta standard è che alcuni agenti economici sono piú produttivi di altri, ma questa spiegazione è stata contraddetta da vari studi che mostrano come non ci sia una correlazione diretta tra competenze e produttività, né tra produttività e remunerazione.
In maniera piú radicale filosofi come Moishe Postone, Robert Kurz e altri esponenti della scuola della «critica del valore» individuano qui il nucleo centrale di tutte le contraddizioni del nostro sistema economico. Un’ora di lavoro in testa al treno — diciamo: gestione, design, strategia… — viene scambiata per cinque, dieci o cento ore di lavoro meno qualificato in coda. Come si diceva un tempo, un’ora di un lavoro ne «comanda» cinque, dieci o cento di un altro lavoro; e inoltre «incorpora», in forma di lavoro morto, tutto il lavoro che è stato speso per riprodurlo. Assorbe anche, di tutta evidenza, le quantità di energia e di materie prime consumate: è l’impronta ecologica indiretta lasciata dall’esistenza di ognuno di noi.
Attraverso la mediazione di un reddito, il tecnico o l’intellettuale scambiano le loro prestazioni con altre prestazioni che permettono loro di nutrirsi, di mantenersi, persino di accumulare ricchezza: costoro «danno del senso» e ottengono delle merci. Questo scambio è possibile perché nella società industriale, sempre piú specializzata, la logica del valore permette di mettere in relazione diverse forme di lavoro (piú o meno specializzato, piú o meno faticoso), rendendole equivalenti sotto il profilo del lavoro astratto.》
— Raffaele Alberto Ventura Radical Choc
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ilciambellano · 6 years ago
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La nostra società è prigioniera di una contraddizione: vorrebbe promettere a tutti l’ascesa sociale ma può promettere tutt’al più una maggiore quantità di merci da consumare. Limitandosi a distribuire «opportunità» non fa altro che condannare gli individui a una competizione che in nessun modo può garantire a ognuno uno status superiore a quello di tutti gli altri. Le grandi aziende hanno trovato un palliativo nellaproduzione ipertrofica di titoli altisonanti – per cominciare da quello di manager, spesso «di prodotto» o «di progetto» – che dovrebbero servire a mascherare la natura reale delle mansioni, puramente burocratiche.
Raffaele Alberto Ventura - Teoria della classe disagiata
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weekendance · 5 years ago
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“So cosa hai fatto lo scorso Natale/2”. Due istantanee dalla visita di Santo Stefano alla zia del proprietario di questo blog, nella riviera genovese di Levante. 1) c’è un bambino, a Chiavari, cui i parenti hanno regalato il giuoco da tavolo “Giorno di paga” e il noto tomo di Raffaele Alberto Ventura “Teoria della classe disagiata”, ma lui ha tenuto uno solo dei due, tipo pillola blu/pillola rossa di Matrix; 2) il Dancing Antares in corso Buenos Aires a Lavagna: il posto dove sarebbe (ovviamente) fantastico organizzare un Capodanno con Rebolledo. NATALE 2019
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arreton · 4 years ago
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Fare colazione con certi biscotti significa anche fare colazione col passato: basta sentirne il sapore in bocca e allora si ritorna in campagna, bambini, fare colazione tutti insieme, ma perché poi quella promiscuità? Ma forse erano occasioni rare, non ricordiamo bene. Allora: tazza del latte grande, latte scaldato, colazione con quei biscotti, erano ancora in pochi ad essersi svegliati; il sole che a quell'ora era proprio di fronte alla portafinestra e faceva entrare la sua luce estiva, mattutina, quella che ferisce gli occhi e anticipa il suo calore pure se mitigato da una residua umidità notturna.
Fuori, oggi, è umido: ha piovuto, l'aria è fresca, grigio e metallico, i tulipani stanno sbocciando sono bianchi con delle screziature rosa. Anche qui torna il sapore del passato, l'odore e la temperatura sono uguali a quelli che sentivamo in campagna da piccoli. Tante giornate grigie, acconpagnate alle giornate di sole, a volte era pure una consolazione: se piove non puoi fare nulla, l'imposizione è esterna; mentre se non puoi/vuoi fare nulla quando la giornata è bella non hai giustificazioni, sei imputabile: hai fallito.
Dato che non riusciamo a darci un metodo e che abbiamo voluto iniziare tre letture, abbiamo suddiviso così i tempi: la mattina dopo colazione Raffaele Alberto Ventura; la sera dopo cena Sartre; dopo Sartre, Recalcati. Procediamo lentamente con tutte e tre le letture: le prime due sono dense pure se scorrevoli e non proprio lunghe, l'altra ci mette a contatto con il ruolo di madre-figlia e dunque si ritorna al passato, si capiscono parecchie cose, Recalcati è bravo poi ad ammaliare — chiamalo cretino quello deve guadagnarci — insomma ci seduce, ci angoscia, ci viene un poco di nausea, ci cresce il desiderio che non sappiamo far sfociare e blabla simili.
Tutto bello e suddiviso, in ordine, e di questa angoscia è meglio non tenerne conto ché non si può fare nulla. Senso di impotenza, dunque, e dubbi. Ci dispiace vedere il brutto tempo, ormai reggiamo poco le brutte giornate: non possiamo andare ai giardini a fare la nostra corsetta, non possiamo metterci fuori al sole a fare i nostri esercizi; è brutto perché ci pare di regredire. Pure se ultimamente, leggendo Le mani della madre, regrediamo di molto nei nostri ricordi, volendo indagare il perché quel passaggio ci suscita quella reazione.
Insomma, inizio fiacco oggi. Ma leggendo Raffaele Alberto Ventura (che palle dover riscrivere tutti sti nomi ogni santa volta, fa bene a farsi chiamare RAV o Eschaton) se non altro riusciamo ad uscire da noi stessi e a focalizzarci sulla "questione sociale".
Questo blog è sempre più disordinato, ci piace sempre meno, non sappiamo che piega sta prendendo, che cosa vogliamo comunicare, non sappiamo cosa vogliamo ottenere e a volte vorremmo solo cancellare tutto.
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zd772 · 4 years ago
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A Political Landscape Brief
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Lower House of Italian Parliament (photo credit: Reuters) from  Italian constitutional reforms: Towards a stable and efficient government
Italy has had a tumultuous political history, from the Roman Empire, to regal periods, to the current wave of populism sweeping the democratic country. As it currently stands, Italy’s government is a Republic but has undergone many periods of change. Italy became a nation-state in 1861 under Victor Emmanuel II, and before unification was an assemblege of kingdoms. The country became a republic in 1946, after the fall of dictator Benito Mussolini, whose fascist rule began in the early 1920s.
Politics in Italy were shaken up in the 1990s when the ‘mani pulite,’ or clean hands, operation worked to expose corruption and wrongdoings going on in the government and business spheres. This initiative lead to investigations into, and consequences for, many people in power. One of these people being the then prime minister, Silvio Berlusconi, who resigned following investigations of his business and political scandals. Berlusconi was the founder of ‘Forza Italia,’ translating to ‘Forward’ Italy or ‘Go Italy.’ Forza Italia is a political party with conservative roots and populist tendencies. Although Berlusconi resigned, he became prime minister twice more (2001–2006, and 2008–2011) following his scandals. Populist groups were key in Berlusconi’s ability to remain in office. The main groups playing a role during this period of populist leadership were The Northern League, Forza Italia, and People of Freedom (Albertazzi & Mueller, 2013.) 
The Nothern League played a significant role in Berlusconi’s leadership as their values aligned heavily with his political agenda (Albertazzi & Mueller, 2013.) As an example, The Nothern League has major concerns related to immigration, rooted largely in being anti-foreigner. Through actions leading to legislative initiatives, this group has caused discrimination against ethnic and religious minorities in Italy. To further elaborate on this issue, one example of minorities being targeted based on the values of this populist group and Berlusconi was that there were measures put forth to stop the construction of mosques through following strict local guidelines (Albertazzi & Mueller, 2013.) This made being able to practice ones’ religion difficult and quite conditional based on where one lived. This is an example of a human rights-related concern as a result of populist leadership.
Italy is currently undergoing a shift in leadership. The president of Italy is Sergio Mattarella, but the prime minister, Guiseppe Conte, has recently stepped down and Mario Draghi will be stepping up. This poses a problem for populism in Italy, particularly for the Five Star Movement, a populist political party. Author Raffaele Alberto Ventura writes that for some the Five Star Movement “offers the promise of a renewal of the political elite freed from corruption; for others, it is the label which houses a populist, Eurosceptic, anti-rational movement.” In recent years this party held many seats in the government but had issues finding common ground and making headway with their agenda. Mario Draghi makes it more likely that the Five Star Movement will have further difficulties.
Italy has had a variety of human rights issues that align with some populist leaders’ values. Immigration is an area that Italy has faltered in recently. A 2018 Democracy Index report by The Economist noted that the current Italian government has struck down harder on immigration, in an exclusionary way. An example of this is turning away migrant rescue ships. Another display of anti-foreigner behavior from the Italian government has been displayed by the government official, Matteo Salvini. As minister of the interior, Salvini used anti-foreigner rhetoric often and supported evictions of Roma people from their homes while seeking asylum, despite several human rights courts and commissions calling a stop to the evictions. Additionally, the Italian government rejected 14 recommendations from the UN Human Rights Council, which theoretically would have improved conditions in the country. A case study examining how populism affects the functioning of liberal democracy also looked at how Italy threatened human rights. The piece significantly adds that “freedom of speech, mainly due to the prime minister curbing freedom of expression and freedom of information” has become a legislative issue, also sponsored by the Northern League (Albertazzi & Mueller, 2013.). These human rights concerns are relevant in examining populism in Italy. 
Following this political briefing, it is beneficial to compare a definition of populism to manifestations of populism in Italy. An appropriate definition of populism, posed by Mudde and Kaltwasser, states that populism is a “thin-centered ideology that considers society to be ultimately separated into two homogeneous and antagonistic camps, ‘the pure people’ versus ‘the corrupt elite,’ and which argues that politics should be an expression of the volonte generale (general will) of the people” (Mudde & Kaltwasser, 2017.) There are observable examples of some of these things in Italian politics and culture. The example of the ‘mani pulite’ operation to rid the government of the corrupt elite aligns with this. Additionally, many of the populist political parties take anti-establishment stances to serve the supposed interests of the people. More relevant points within the definition may emerge under further analysis.
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toscanoirriverente · 5 years ago
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Luca Ricolfi: Signorili si nasce
un Paese diventato società signorile di massa e che vive al di sopra delle proprie possibilità. Ma fino a quando?
(...) Ricolfi, La società signorile di massa si regge su tre pilastri. Il primo è la ricchezza accumulata dalle generazioni dei nonni e dei padri: come hanno fatto ad accumularla? Le condizioni fondamentali che nel secondo dopoguerra hanno permesso di accumulare ricchezza sono essenzialmente tre. La prima è la disponibilità della popolazione a fare sacrifici in vista di benefici futuri, un fattore che è venuto meno già verso la fine degli anni ‘70. La seconda è la contenuta pressione fiscale, di cui abbiamo smesso definitivamente di beneficiare dalla metà degli anni ’80 in poi. La terza è il cocktail di svalutazioni competitive e indebitamento pubblico, che ha drogato la crescita economica nel ventennio 1972-1992. Quest’ultimo fattore è venuto meno con gli accordi di Maastricht (1992) e l’ingresso nell’euro (1999).
Salvo forse quella della pressione fiscale, che in teoria potrebbe scendere un po’, anche se difficilmente al livello dei primi anni ’80 (sotto il 35%, contro il 42% di oggi). (...)
Secondo pilastro su cui regge la società signorile di massa è la distruzione della scuola, che in sostanza ha prodotto e produce incolpevoli velleitari totalmente impreparati al lavoro. È un punto in cui ho rivisto un po’ de la Teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura. Cosa è andato storto? Si studia troppo o troppo poco? Ci si laurea “male”? La Teoria della classe disagiata è probabilmente il testo più profondo, e libero da preconcetti ideologici, che io abbia letto sull’Italia di oggi, e sui giovani in particolare. Su questo punto, quello della condizione giovanile, il quadro che dipinge Ventura ha molti punti di contatto con quello che ho provato a tracciare io, una prima volta in un capitolo de L’enigma della crescita (Mondadori 2014), poi ne La società signorile di massa (La Nave di Teseo 2019). Lei mi chiede che cosa è andato storto, e dove si è sbagliato nella scuola. A me pare che gli errori capitali siano due, uno antico e mai corretto, l’altro moderno e orgogliosamente rivendicato. L’errore antico è la svalutazione della cultura scientifica e del sapere pratico, un errore che – più che uno sbaglio vero e proprio – è un aspetto della nostra mentalità e della nostra cultura, che è sempre rimasta fondamentalmente e romanticamente anti-industriale e anti-moderna. L’errore più recente, invece, è la scelta di tutti – politici, insegnanti, genitori – di abbassare gli standard dell’istruzione, sia nel senso di diluire i programmi (più nell’università che nella scuola) sia, soprattutto, di abbassare l’asticella della sufficienza.
In concreto questo ha significato tre cose. Primo, svalutare e disincentivare la formazione professionale. Secondo, favorire gli studi più facili o ritenuti tale, a scapito delle materie scientifiche e delle materie umanistiche più impegnative come latino e greco. Terzo, rilasciare titoli di studio fasulli, illudendo i giovani di essere pronti per mestieri che la maggior parte di loro non era preparato a svolgere. Con una conseguenza drammatica: ai ceti subalterni è stata tolta l’unica risorsa – la cultura – che avrebbe loro permesso di competere sul mercato del lavoro con i ceti medi e alti.
Terzo pilastro è “l’immigrazione incontrollata, che ha favorito la formazione di un’infrastruttura para-schiavistica”. Ma a questo punto non converrebbe gettare la maschera? E accettare apertamente quanti più migranti possibile proprio per metterli in queste condizioni paraschiavistiche e proseguire nella nostra – infame, per carità – vita da rentier? È quello che sta succedendo. I ceti popolari non amano gli immigrati perché li vedono – realisticamente – come concorrenti nell’accesso ai servizi pubblici, come rivali nella conquista dei pochi posti di lavoro disponibili con conseguente dumping salariale, come minacce alla sicurezza nelle periferie e nei quartieri degradati. I ricchi e i ceti medi, invece, li vedono un po’ cinicamente come candidati ideali ad occupare le posizioni più umili nella scala sociale: braccianti, muratori, magazzinieri, facchini, badanti, camerieri, lavapiatti, per non parlare dei servizi illegali, come lo spaccio di sostanze, la prostituzione, il gioco d’azzardo illegale. (...)
Un portato abbastanza inevitabile in un Paese che consuma ma non produce è la decrescita: difficilmente quella sarà “felice”. Come potrebbe decrescere l’Italia? Io vedo una grande continuità fra governi di destra e di sinistra, fra governi europeisti e populisti. E anche fra Conte 1 e Conte 2. Nessuno dei governi degli ultimi dieci anni ha seriamente affrontato i due problemi cruciali dell’Italia, l’esplosione del debito e la produttività ferma da vent’anni, tutti hanno preferito cercare consenso aumentando la spesa pubblica piuttosto che restituendo ossigeno all’economia. La verità, temo, è che in Italia il “partito del Pil”, che vorrebbe far ripartire la crescita, è maggioranza nel Paese ma non nei palazzi della politica, dove a prevalere sono le spinte assistenziali. (...)
Quando ci sveglieremo dal nostro sogno signorile? Io credo che una parte minoritaria ma non trascurabile dei cittadini italiani già oggi si renda conto, più o meno confusamente, che viviamo in una società signorile, e che questa condizione non può durare. Tuttavia penso anche che questa minoranza sia destinata a restare tale, perché la maggioranza non ha la minima intenzione di risvegliarsi dal sogno, e la lentezza del nostro declino le permette di nascondere la testa sotto la sabbia.
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forgottenbones · 4 years ago
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einaudieditore La domanda è scomoda, battagliera, accende il gusto per la polemica. Abbiate ancora un po' di pazienza, perché per conoscere le risposte ormai mancano un paio di giorni. Dopodiché, finalmente, potrete leggere Raffaele Alberto Ventura a proposito di competenti, incompetenti, tecnostrutture, élites, classi disagiate e burocrazia varia ed eventuale in questa turbolenta, faticosissima e decadente società contemporanea. 🤯 "Radical choc", il nuovo saggio di Raffaele Alberto Ventura, vi aspetta in libreria da martedì.
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rideretremando · 1 year ago
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"Koselleck, che quest'anno avrebbe compiuto cent'anni come mio nonno se fossero ancora vivi, partendo da un'intuizione geniale dello Schmitt del saggio sul Leviatano del '38, nel suo Kritk und Krise aveva descritto un interessante fenomeno di ripoliticizzazione. Vado a memoria, l'ho letto anni fa: con l'assolutismo si mettono a tacere le guerre di religione, si impone l'obbedienza esteriore al Leviatano (si veda Hobbes) ma si lascia al suddito la libertà nel foro interiore della coscienza. In questo spazio interiore, che è morale, spirituale, religioso, progressivamente si politicizzano molti aspetti, nasce una sotterranea critica prima morale poi politica (quindi allo Stato assoluto) che sfocia nella riproposizione delle guerre di religione in forma ideologica, nell'età dell'Illuminismo e della Rivoluzione Francese. In sostanza l'impossibilità di fare delle proprie credenze una politica esplicita porta ad una politicizzazione indiretta delle stesse, che dall'interno della coscienza individuale riconquistano poi lo spazio pubblico della poltica.
Mi veniva in mente, leggendo "La correzione del mondo", che forse potremmo usare lo stesso schema interpretativo per leggere le guerre culturali. Raffaele Alberto Ventura aveva avanzato un parallelismo fra guerre di religione e "La guerra di tutti", proponendo riflessioni neo-hobbesiane. A mio avviso però sarebbe interessante, con Koselleck, provare a pensare invece un parallelismo fra le cultural wars e la ripoliticizzazione illuministica. Di fatto il neoliberismo è stato una forma di immunizzazione della sfera pubblica e delle sue istituzioni dal conflitto politico, dando come contropartita la possibilità di una almeno teorica espansione dello spazio di libertà interiore, individuale, morale, di costume, relativo all'identità personale ecc... Non si può più parlare di rivoluzione, di struttura economica, di politica ecc... ma siamo liberi di coltivare i nostri convincimenti in fatto di morale, di linguaggio, di costume ecc... con l'idea che questa sfera fosse sostanzialmente innocua per il potere politico-economico, che nelle sue metamorfosi (vedi neoliberismo progressista) sarebbe riuscito ad assorbire e neutralizzare qualche scossone emerso da questi ambiti. Un compromesso diverso, ma che ci ricorda un po' quello dell'assolutismo, con la differenza che ormai ciò che nelle guerre di religione era pubblico, è già immediatamente percepito come privato: la religione stessa è il terreno che lo prova. Bene, ora in questo mondo spoliticizzato il conflitto, che non può non esistere perché siamo esseri dinamici, non cattivi, ma dinamici sì, riemerge a partire dai contenuti spoliticizzati consegnati al foro interiore. Si creano le cultural wars non più come innocui problemi da terza pagina dei quotidiani, ma come conflitti che espongono la prima potenza militare mondiale ad una possibile guerra civile. La ripoliticizzazione non avviene, come speravamo, sui "problemi materiali", "quelli che contano", ma proprio a partire dagli unici argomenti su cui era rimasto lecito parlare. Lo scontento per le crisi economiche prende le forme della protesta conservatrice: viene così tradotta nello spazio pubblico perché non abbiamo più le parole per dirla in altro modo, perché ormai la sfera pubblica è interamente investita da questi temi. Dalla lotta per i costumi, per la morale ecc. si giunge di nuovo alla lotta di tutti contro tutti, ma in questo caso qualcosa non avviene, la ripoliticizzazione è solo parziale. Se infatti quel reazionario di Koselleck pensava che la Rivoluzione Francese si fosse limitata a politicizzare contenuti necessariamente confliggenti, perché generati da una sorta di "politeismo dei valori" ineliminabile, in realtà, poi, la Rivoluzione si era agganciata a processi profondi di trasformazione della realtà che potevano essere risolti in senso progressivo e razionale. Il conflitto aveva acquisito un senso (auto-fondato) nella storia. Con le guerre culturali del nuovo millennio questo non è successo, o meglio è successo l'inverso. Se il conflitto novecentesco aveva la pretersa di essere razionale, e l'assolutismo neoliberista lo ha neutralizzato, la ripoliticizzazione è avvenuta nella forma delle guerre di religione: indecidibili razionalmente, incapaci di sintesi e di produrre Storia. In sostanza sembra che il processo descritto da Koselleck sia il medesimo in termini di analogia formale, ma sia contenutisticamente opposto."
Un tizio su Fb
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nonsischerzapiu · 7 years ago
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Il tema delle proprie aspirazioni che si scontrano con la realtà lavorativa è centrale nella vita di noi millennial (incredibile ma vero rientro anche io nella categoria). Le cose migliori in proposito le ha scritte proprio Raffaele Alberto Ventura (già su Prismo, IL e altro) nel suo recente libro "Teoria della classe disagiata" (Minimum Fax). Ho avuto il piacere di avere ospite proprio Raffaele questa settimana su Radio Raheem.
Per chi volesse approfondire l'argomento qui il video podcast della puntata
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paoloferrario · 2 years ago
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Parlare woke: come la lingua accoglie le lotte per i diritti, di Raffaele Alberto Ventura, in Domani 28 agosto 2022
Parlare woke: come la lingua accoglie le lotte per i diritti, di Raffaele Alberto Ventura, in Domani 28 agosto 2022
Messe in fila una dietro l’altra, sono davvero tante le parole importate nell’ultimo decennio dal dibattito sui diritti civili. Alcune sono ormai di uso comune, molte altre possono suonare esotiche o farraginose. Da “abilismo” a “decolonizzare”, da “empowerment” a “victim blaming”, ecco un ripasso generale di questo nuovo lessico. Scopo di un dizionario è proprio quello di fornire le basi di una…
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antikorg · 3 years ago
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Pour Agamben, tout le monde est fasciste sauf ceux qui ont réellement été fascistes
Pour Agamben, tout le monde est fasciste sauf ceux qui ont réellement été fascistes
2021-09-06 14:41:39 Source par Raffaele Alberto Ventura, Juillet 2021 Au cours du dernier quart de siècle, le nom de Giorgio Agamben a désigné non seulement l’un des philosophes italiens les plus lus dans le monde, mais aussi un point de référence pour une certaine gauche libertaire, et également l’une des expériences intellectuelles les plus passionnantes du monde contemporain. La prose…
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sweepsy · 4 years ago
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Teoria della classe disagiata
Teoria della classe disagiata
Se mi chiedono quali speranze ci restano, io risponderò con Kafka: c’è molta speranza, ma nessuna per noi. Se questo è il migliore dei mondi possibili, figuriamoci gli altri. Da aspirante disagiata, tenevo da un po’ in coda di lettura l’esordio saggistico di Raffaele Alberto Ventura, sul quale avevo visto molti rimandi e citazioni. Tocca leggerlo, mi dissi e finalmente l’ho fatto. Come mi ha…
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