#puniti
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serenamatroia · 2 years ago
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ryuuseirune · 3 months ago
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I'm seeing a Lot of pokemon leaks stuff on the dashboard rn and as a huge pokemon fan I just gotta say
Be careful about what information you're getting from Twitter. They are getting a good portion of their info from 4chan so it's best to be reasonably skeptical about everything you encounter. Some of these (a LOT of these) supposed beta mons are fakemon taken from dedicated fanartists and posted without credit, which is not cool. Please make sure you check your sources gamers, it really sucks to get your art posted without getting any of the recognition for your creation :(
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narkonianews · 4 months ago
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Paprike sa piletinom i pečurkama VIDEO RECEPT sa pripremom
Paprike sa piletinom i pečurkama VIDEO RECEPT sa pripremom Paprike spadaju u jednu od najzahvalnijih vrsta povrća za pripremu jela. Osim što su fenomenalnog ukusa, izuzetno su zdrave. Za sve ljubitelje specijaliteta sa paprikama, pred vama je novi recept sa ovim divnim povrćem. Danas ćemo vam pokazati kako da napunite paprike piletinom i pečurkama. U pitanju je domaće jelo fantastičnog ukusa i…
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cryptictongues · 5 months ago
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I just want to make it clear that I know “punity” isn’t a word. But it’s gonna be today !
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smokingago · 9 months ago
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Non soffriamo per amore, soffriamo perché non ci amiamo. Soffriamo perché cerchiamo nell’altro quelle attenzioni che aspettavamo dal padre, quella cura che richiedevamo alla madre.
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Siamo diventati adulti senza essere bambini. E ora nella relazione portiamo quei bambini negati, quei bambini che non hanno potuto piangere ed essere consolati. Portiamo quei bambini che volevano arrabbiarsi ma venivano sgridati. Quei bambini che volevano correre liberi e venivano puniti. Quei bambini che volevano essere accolti ma non c’era il tempo.
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E all’altro chiediamo di essere quella madre e quel padre. Chiediamo a lui di asciugare le nostre lacrime o ancora meglio di fare in modo di non arrecarci mai quel dolore che ci provochi le lacrime. Chiediamo a lui di consolarci e accogliere tutte le nostre sofferenze.
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Ci arrabbiamo con l’altro perché finalmente possiamo dare sfogo a quella rabbia che abbiamo trattenuto per paura e su di lui riversiamo tutto ciò che avremmo voluto dire alla madre e al padre. Senza accorgerci che non stiamo guardando lui, la sua essenza, ma lo stiamo caricando di un’immagine che non gli appartiene. Non possiamo chiedere a lui di essere quel genitore a cui avremmo voluto urlare tutte le sue mancanze. A cui avremmo voluto rimproverare l’abbandono, chiedere una carezza, sentirne la presenza.
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All’altro chiediamo di lasciarci liberi e allo stesso tempo di tenerci legati a sé. Vogliamo quella libertà che abbiamo sempre sentito essere necessaria e ci è stata negata in nome dei “non si può”, “ non sta bene”.
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Vogliamo che l’altro ci permetta di essere noi stessi quando non sappiamo nemmeno noi chi siamo e anzi a volte l’altro vede quegli aspetti di noi che a noi sono ancora sconosciuti.
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Chiediamo libertà, la pretendiamo a gran voce e poi ne abbiamo paura. Perché la libertà ci rende insicuri. E chiediamo inconsciamente all’altro di trattenerci, di non farci scappare. Perché in quella corda che ci tiene uniti a noi sembra di vedere amore. Che amore non è.
E’ paura …e l’amore non sta dove c’è paura.
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Io ti lascio libera/o di essere ciò che sei, di esprimere la tua essenza qualunque essa sia, di volare nei cieli della vita e di compiere il tuo percorso. Io faccio altrettanto e ti osservo con amore. Questo sarà il filo dorato che ci tiene uniti.
Questo è amore
Essere Indaco
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ilpianistasultetto · 1 year ago
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In uno degli ultimi sondaggi che ho letto e' venuto fuori che il 72% degli italiani ritiene necessaria e urgente la riforma della giustizia. -"Significa che ogni 100 persone che incrocio, 72 sono frequentatori di tribunali?" Ma cari miei connazionali, per caso vi piace prendermi per il naso? Ma possibile che siete cosi scarsi di comprendonio? Eppure avete studiato, dovreste aver imparato a ragionare, a farvi una vostra opinione. E la vostra opinione e' che avete bisogno della riforma della giustizia che ci propone questo governo? Anche a me piacerebbe una riforma della giustizia, ma non certo questa che mi viene proposta da certa politica. Io vorrei andare in tribunale e avere giustizia in un paio di settimane, non in in paio di decenni ma avendo la separazione delle carriere. Vorrei veder puniti a dovere quelli che truffano le vecchiette, gli evasori fiscali, i mafiosi, i camorristi e non preoccuparmi delle intercettazioni che si possono o non si possono utilizzare. Vorrei vedere ai ferri per anni e anni tutti quegli amministratori pubblici che prendono mazzette di soldi per favorire qualcuno o quelli che portano valigie cariche di soldi in svizzera invece di cancellare l'abuso d'ufficio. Pensare che il 72% degli italiani sta con Nordio, DelMasto, Meloni e il cognato padrone delle ferrovie e solo il 28% sta con Gratteri, magistrato serio e onesto, mi avvilisce..
@ilpianistasultetto
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bukvoski · 7 months ago
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Ne bi bilo dobro da znaju da pišem
Vidjeli bi to kao moju slabost
Ne bi bilo dobro da znaju da pišem
Ne voli ovaj narod pismene
Ne bi bilo dobro da znaju da pišem
Onda bi odveć analizirali moje motive
A tek onda ne bi bilo dobro da znaju da pišem
Jer oni ne mogu da shvate zašto neko piše
Ne bi bilo dobro da znaju da pišem
Jer se ljubav danas shvata kao slabost
Ne bi bilo dobro
Jer nije sve za svakoga
Zbog toga neće ni saznati
Niti će moje pjesme puniti biblioteke
Neće biti stavljene u korice
Niti biti predstavljene na bijenalima i poetskim večerima
One su tu samo jer je valjda lakše da su na papiru nego na srcu
Opet najvažnije, ne bi bilo dobro da zna ko piše
Mislila bi da je moja pjesma autobiografska
Nikako ne bi bilo dobro da zna ko piše
Znala bi da je nikad nisam prebolio
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ros64 · 23 days ago
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Non posso dire che la stagione 7B non mi piaccia, trovo che qui siamo stati defraudati da qualcosa di magico!!!!
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Legami di sangue
Capitolo 24
«Non dirò che non m’importa di quello che è successo, perché mentirei. E non dirò che non scatenerò il caos, per questo, perché è probabile che lo farò. Ma ti dirò che non c’è niente in questo mondo, o in quello che verrà, che possa allontanarti da me... o che possa allontanare me da te.» Sollevò un sopracciglio. «Ti trovi in disaccordo?» «Oh, no», dissi, ardente. Prese un altro respiro, e abbassò appena le spalle. «Be’, meglio così, perché non sarebbe un bene, per te. Un’ultima domanda», aggiunse, «sei mia moglie?» «Certo che lo sono», gli risposi, attonita. «Come potrei non esserlo?» A quelle parole, il suo viso cambiò; inspirò profondamente e mi prese tra le braccia. Io lo strinsi, forte, e insieme ci lasciammo andare a un enorme sospiro, e ci tranquillizzammo, la sua testa che si chinava sulla mia. Mi baciò i capelli, e io girai la faccia verso la sua spalla, la bocca aperta sulla scollatura della camicia aperta, le ginocchia di entrambi che cedevano lentamente, in preda a un sollievo reciproco. Un attimo dopo eravamo in ginocchio nella terra appena rivoltata, aggrappati l’una all’altro, radicati come un albero, senza foglie e con tanti rami, ma con un unico tronco molto solido. E arrivarono le prime gocce di pioggia. Il suo viso era aperto, adesso, e i suoi occhi erano di un blu limpido, senza preoccupazioni... per il momento, almeno. «Dove possiamo trovare un letto? Ho bisogno di stare con te nudo.» La sua proposta mi trovò perfettamente d’accordo, ma la domanda mi colse alla sprovvista.
…….
«Troverò un posto.» Con un calcio sonoro aprì la porta del nuovo capanno degli attrezzi, e all’improvviso ci ritrovammo immersi in un’oscurità striata di luce, che odorava di tavole scaldate dal sole, di terra, di acqua, di argilla umida e di piante. «Cosa... qui?» Era chiarissimo che non stava cercando un po’ di intimità per altre domande, per discussioni o rimproveri. A tal riguardo, la mia domanda suonò parecchio retorica. In piedi, mi fece girare e cominciò a slacciarmi il corsetto. Sentii il suo alito sul collo nudo, e mi venne la pelle d’oca. «Sei...» cominciai, solo per essere interrotta da uno conciso «Shhh». Tacqui. E sentii quello che aveva sentito lui: i Bartram, che conversavano tra loro.
Erano a una certa distanza, sulla veranda posteriore della casa, immaginai, riparata dal sentiero lungo il fiume da una spessa siepe di tassi inglesi. «Non possono sentirci», dissi, anche se abbassai la voce. «Basta parlare», sussurrò lui e, chinandosi in avanti, mi morsicò delicatamente la carne del collo ora esposta. «Shhh», fece ancora, ma dolcemente. In realtà non avevo detto niente, e il suono che avevo emesso era troppo acuto per attirare l’attenzione di una creatura che non fosse un pipistrello di passaggio. Espirai vigorosamente dal naso, e lo sentii ridacchiare con la gola. Un risolino basso, profondo. Il corsetto si aprì, e l’aria fresca attraversò la mussolina umida della sottoveste. Si fermò, una mano sui nastri delle sottogonne, mentre l’altra mi sollevava delicatamente un seno, pesante e libero, e il pollice mi accarezzava il capezzolo duro e tondo come il nocciolo di una ciliegia. Emisi un altro suono, questa volta più basso. Pensai che era una fortuna che fosse mancino, perché era con la sinistra che stava slacciando abilmente i nastri delle sottogonne. Queste caddero in mucchio frusciante attorno ai miei piedi, e d’un tratto – mentre la sua mano sinistra mi sollevava il seno e la sottoveste saliva alle orecchie – ebbi una visione del Giovane Mr Bartram che all’improvviso decideva di aver bisogno di invasare una partita di pianticelle di rosmarino. Probabilmente lo shock non l’avrebbe ucciso, ma... «Se dobbiamo essere puniti», disse Jamie, che evidentemente mi aveva letto nel pensiero, dal momento che mi ero girata e mi stavo coprendo le parti intime come la Venere del Botticelli, «allora ti prenderò nudo.» Con un sorriso si tolse la camicia sporca di terra – la giacca se l’era levata quando mi aveva presa – e si calò i calzoni senza fermarsi a sbottonare la patta. Era abbastanza magro da poterlo fare: i calzoni gli stavano appesi alle anche, e non gli cadevano per miracolo; e intravidi l’ombra delle costole sotto la pelle, quando si chinò per sfilarsi le calze. Si tirò su, e gli misi una mano sul petto. Era umido e caldo, e sotto il mio tocco vidi rizzarsi i pelli rossastri. Sentii il suo profumo caldo, avido, nonostante l’odore agricolo del capanno e il perdurante tanfo di cavolo. «Non così in fretta», sussurrai. Emise un verso scozzese, interrogativo, tese le braccia verso di me e io affondai le dita nei muscoli del suo petto. «Voglio un bacio, prima.» Mise la bocca sul mio orecchio, e le mani sulle mie natiche. «Credi di essere nella posizione di avanzare richieste?» mormorò, stringendo la presa. Non potei non cogliere il tono pungente di quella domanda. «Sì, maledizione», dissi, spostando la mia mano un po’ più in basso. Lui non attirerebbe mai i pipistrelli, pensai. Eravamo occhi negli occhi, avvinghiati, respiravamo l’una il respiro dell’altro, così vicini da vedere le più piccole sfumature di espressione, nonostante la luce debole. Notai quanto fosse serio, al di sotto delle risate... e capii che la sua spavalderia celava un dubbio. «Sono tua moglie», gli sussurrai, sfiorando le sue labbra con le mie. «Lo so», disse sommessamente, e mi baciò. Teneramente. Poi chiuse gli occhi e mi passò le labbra sul viso, senza baciarmi, ma tastando i contorni di zigomo, sopracciglio, mascella, e la pelle morbida sotto l’orecchio. Cercava di conoscermi di nuovo al di là della pelle e del respiro, di conoscermi fino al sangue e alle ossa, fino al cuore che batteva là sotto. Emisi un piccolo verso e cercai la sua bocca con la mia, premendomi contro di lui, i nostri corpi nudi freschi e umidi, i peli che raspavano dolcemente, e la deliziosa solidità di lui che rotolava tra di noi. Ma non si lasciò baciare. Afferrò i miei capelli legati, alla base del collo, mise la mano a coppa attorno alla mia nuca, mentre con l’altra giocava a mosca cieca.
Un rumore sordo, seguito da un tintinnio; indietreggiando, ero finita addosso a una panchina per l’invasamento, e avevo fatto vibrare un vassoio di minuscoli vasetti; le foglie speziate del basilico dolce stavano tremando, agitate. Jamie spinse il vassoio da una parte, poi mi afferrò per i gomiti e mi sollevò, facendomi mettere sulla panchina. «Adesso», disse, senza fiato. «Devo averti adesso.» Mi prese, e io smisi di preoccuparmi del fatto che potessero esserci delle schegge. Lo avvolsi con le gambe, e lui mi fece sdraiare e si chinò sopra di me, le mani appoggiate alla panca, con un verso a metà tra l’estasi e il dolore. Si mosse lentamente, dentro di me, e io ansimai. Il ticchettio della pioggia sul tetto di lamiera lasciò il posto a un rumore assordante, che copriva qualunque verso uscisse dalla mia bocca – ed era una buona cosa, pensai confusa. L’aria era più fresca, ma anche umida; i nostri corpi erano scivolosi, e si sprigionava un calore bruciante laddove la carne toccava altra carne. I suoi movimenti erano lenti, deliberati, e io inarcai la schiena, incitandolo. Per tutta risposta, lui mi afferrò per le spalle, si chinò di più e mi baciò con delicatezza, muovendosi appena. «Non lo farò», sussurrò, e tenne duro quando mi opposi, cercando di spronarlo a quella reazione violenta che desideravo, e di cui avevo bisogno. «Non farai che cosa?» Stavo ansimando. «Non ti punirò», disse, talmente piano che lo udii a malapena, nonostante fosse sopra di me. «Non lo farò, hai capito?» «Non voglio che tu mi punisca, bastardo.» Grugnii per lo sforzo, e sentii scricchiolare l’articolazione della spalla quando provai a liberarmi dalla sua stretta. «Voglio che... Dio, lo sai che cosa voglio!» «Aye.» La mano sinistra lasciò la spalla e scese ad afferrarmi una natica, toccando la carne nel punto in cui eravamo uniti, tesa e scivolosa. Emisi un piccolo verso di resa, e sentii cedere le ginocchia. Lui si tirò fuori, e poi mi penetrò ancora, con tanto vigore da strapparmi un piccolo, acuto grido di sollievo. «Chiedimi di venire nel tuo letto», disse, senza fiato, le mani sulle mie braccia. «E io verrò da te. A tal riguardo, verrò che tu me lo chieda o no. Ma ricorda, Sassenach: io sono il tuo uomo. Sono io che decido come servirti.» «Fallo», dissi. «Ti prego, Jamie. Voglio che tu lo faccia!» Mi afferrò il sedere con entrambe le mani, con tanta forza da lasciarmi dei lividi, e io inarcai la schiena, spingendo il pube verso di lui, mentre tentavo di afferrarlo, le mani che scivolavano sulla sua pelle sudata. «Dio, Claire. Ho bisogno di te!» La pioggia picchiettava forte sul tetto di lamiera, ormai, e un lampo cadde vicino a noi, bianco-blu, dal pungente odore di ozono. Lo cavalcammo insieme, inforcandolo, accecati dalla sua luce, senza fiato, mentre il tuono rombava nelle nostre ossa.
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diceriadelluntore · 10 months ago
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Dantedì 2024
Purgatorio, Canto XVI. Dante e Virgilio avanzano lungo la III Cornice, attraverso il denso fumo che rende quel luogo più buio di una notte priva di qualunque stella e irrita fortemente gli occhi del poeta, che è costretto a chiuderli e ad appoggiarsi al maestro. Dante cammina come un cieco, seguendo la sua guida senza vedere nulla e Virgilio gli raccomanda di non separarsi da lui. Sente delle voci che invocano pace e misericordia, intonando le prime parole dell'Agnus Dei in modo tale che dimostrano un'assoluta concordia. Dante chiede a Virgilio se a parlare sono dei penitenti e il maestro risponde di sì, aggiungendo che si tratta degli iracondi. Incontrano Marco Lombardo, che in vita fu uomo di mondo e conobbe quella virtù cortese che ormai tutti hanno abbandonato. Egli aggiunge che in quella direzione si arriva alla scala e chiede a Dante di pregare per lui, una volta che sarà giunto in Paradiso. Il poeta gli chiede perchè il mondo è privo di quella virtù cavalleresca tanta cara al Nostro. Lombardo, dopo aver fatto un lungo sospiro, dice:
Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!», mise fuor prima; e poi cominciò: «Frate, lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui.
Voi che vivete ogne cagion recate pur suso al cielo, pur come se tutto movesse seco di necessitate.
Se così fosse, in voi fora distrutto libero arbitrio, e non fora giustizia per ben letizia, e per male aver lutto.
Lo cielo i vostri movimenti inizia; non dico tutti, ma, posto ch’i’ ‘l dica, lume v’è dato a bene e a malizia,
e libero voler; che, se fatica ne le prime battaglie col ciel dura, poi vince tutto, se ben si notrica.
Dapprima emise un profondo sospiro, che poi si tramutò in «uhi!»; poi iniziò: «Fratello, il mondo è cieco e tu dimostri di venire da lì.
Voi che siete in vita riconducete la causa di tutto al Cielo, come se esso determinasse ogni cosa necessariamente.
Se fosse così, in voi non ci sarebbe più il libero arbitrio, e non sarebbe giusto essere premiati per la virtù, ed essere puniti per la colpa.
Il Cielo inizia i vostri movimenti, e neppure tutti; ma anche ammettendo ciò, voi siete in grado di distinguere il bene dal male, e avete il libero arbitrio; il quale, se anche incontra difficoltà nelle prime battaglie con gli influssi astrali, poi vince ogni cosa, purché venga ben nutrito.
Purgatorio, Canto XVI, 64-68.
Buon Dantedì a tutti!
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ambrenoir · 9 months ago
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Non soffriamo per amore, soffriamo perché non ci amiamo. Soffriamo perché cerchiamo nell’altro quelle attenzioni che aspettavamo dal padre, quella cura che richiedevamo alla madre.
Siamo diventati adulti senza essere bambini. E ora nella relazione portiamo quei bambini negati, quei bambini che non hanno potuto piangere ed essere consolati. Portiamo quei bambini che volevano arrabbiarsi ma venivano sgridati. Quei bambini che volevano correre liberi e venivano puniti. Quei bambini che volevano essere accolti ma non c’era il tempo.
E all’altro chiediamo di essere quella madre e quel padre. Chiediamo a lui di asciugare le nostre lacrime o ancora meglio di fare in modo di non arrecarci mai quel dolore che ci provochi le lacrime. Chiediamo a lui di consolarci e accogliere tutte le nostre sofferenze.
Ci arrabbiamo con l’altro perché finalmente possiamo dare sfogo a quella rabbia che abbiamo trattenuto per paura e su di lui riversiamo tutto ciò che avremmo voluto dire alla madre e al padre. Senza accorgerci che non stiamo guardando lui, la sua essenza, ma lo stiamo caricando di un’immagine che non gli appartiene. Non possiamo chiedere a lui di essere quel genitore a cui avremmo voluto urlare tutte le sue mancanze. A cui avremmo voluto rimproverare l’abbandono, chiedere una carezza, sentirne la presenza.
All’altro chiediamo di lasciarci liberi e allo stesso tempo di tenerci legati a sé. Vogliamo quella libertà che abbiamo sempre sentito essere necessaria e ci è stata negata in nome dei “non si può”, “ non sta bene”.
Vogliamo che l’altro ci permetta di essere noi stessi quando non sappiamo nemmeno noi chi siamo e anzi a volte l’altro vede quegli aspetti di noi che a noi sono ancora sconosciuti.
Chiediamo libertà, la pretendiamo a gran voce e poi ne abbiamo paura. Perché la libertà ci rende insicuri. E chiediamo inconsciamente all’altro di trattenerci, di non farci scappare. Perché in quella corda che ci tiene uniti a noi sembra di vedere amore. Che amore non è.
E’ paura …e l’amore non sta dove c’è paura.
Io ti lascio libero di essere ciò che sei, di esprimere la tua essenza qualunque essa sia, di volare nei cieli della vita e di compiere il tuo percorso. Io faccio altrettanto e ti osservo con amore. Questo sarà il filo dorato che ci tiene uniti.
Questo è amore
(Amore Quantico)
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anchesetuttinoino · 7 days ago
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Secondo Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente lombarda, il 7% delle polveri sottili derivano dal fumo di sigaretta.
Quindi questi pericolosi inquinatori sarebbe bene non lasciarli fumare nemmeno sul marciapiede a 10 mt di distanza dai cittadini virtuosi. Molto probabilmente gli affetti da tabagismo non son nemmeno vaccinati, come tutti gli autolesionisti. Van severamente puniti, e possibilmente soppressi.
Grazie Arpa che ci hai segnalato quale è il vero problema a Milano. E noi chissà cosa ci immaginavamo che fosse....
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ah-buh · 1 year ago
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Questa vita ci ha già puniti
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cryptictongues · 5 months ago
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Lonely Punity
pairing: Rufus Shinra x AFAB!Reader rating: Mature word count: 1.6k summary: "You believe me like a god. I betray you like a man."
warnings: angst, hurt, smut (references female anatomy)
Author's Notes: I was heavily inspired by "I'm Your Man" by Mitski for this short fic. Something about it just SCREAMS Rufus to me.
Spoilers involve mentions of the events at Junon and Rufus' plans towards the end of the game, so be wary!
[AO3 link]
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Rufus doesn’t deserve you, that he knows for certain. The constant battle between his wants and his reality raging inside of him, desperate to resolve itself. But he knows it’s not that easy. It never is. 
Which is why he is here once again, completely bare and vulnerable with your legs wrapped around his hips. His fingers work you open, working to ring out gasps and hums of approval as he gets you ready for him.
The minute Rufus saw you, he was intrigued. From your prowess to your intellect, you became one of the best in the Turks ranks. He has watched you train through blood, sweat and tears, and in the end you had managed to prove that you were up to the challenge to serve. 
To serve him.
He never expected you to stick by his side, and he truly never expected to become enamored with you. He has had many lovers, none of them ever serious. But after he got sent away to Junon, he was surprised to see that it was you who were sent to be there with him. He thought his exile would be the time for him to plan his next steps, to plan for the right time to make his return. However, it wasn’t the only thing he got in his solitude.
Loneliness has never been anything new to him. It’s a birthright; something he was born with. As a child, his dad was never around, either doing business or fucking other women. He would belittle him, like he was nothing. His mom had passed early into his years of life. It’s as if he was being punished, but to what effect? He never could grasp. All he knew was loneliness was a curse, and maybe it’s what he deserves.
But you, you alleviated him. His time with you was never dull, never cold. You’d listen to him. You made him laugh. You even made him forget. It was as if his life was normal with you around. He didn’t feel lonely in your presence, and that was new for him. 
You are perfect. In every sense of the word, that is what you are to Rufus. Your perfection is not something he feels deserving of. 
But at the end of the day, he is a man and man takes and takes. And he wonders if that alone is why you, someone of your caliber, submit to him so easily.
“Fuck, Rufus! I need you please!”
Need . He has needed you from the start.
He takes his fingers away from your dripping cunt, his soaked fingers running along his cock. He slaps it across your heat a few times, savoring the way it clenches on nothing. He lets the head linger on your clit a second more, before dragging it down your folds to where you need him and where he is craving to be. 
He slides home, moans leaving his and your lips in unison, before he presses his body down on yours with his elbows laying to rest on either side of your shoulders. His hands hold your cheeks, his blue eyes looking into yours. The way you are looking at him, awe in your expression, makes Rufus shiver. He pulls his hips away slowly, a soft gasp coming from you, before slamming back in. All he can think is how perfect you feel around him.
“I got you, my angel. Now sing for me.”
Your eyes don’t falter with the rest of your expression. They stay on his, looking at him like he is a God, and that makes Rufus want to spiral.
You are not deserving of her. 
You are bad for her.
You deserve loneliness.
He has made love to you multiple times, but he knew this time was different, for it would be the last. 
You had been by his side for so long, protecting him throughout everything. While all the Turks had laid down their lives for him, it was you he always wanted by his side. But there was always that nagging feeling in his chest that he would cause you trouble, for he had enemies everywhere. He knew things would amp up once his dad passed, and he felt it even more now that the past is haunting him. However, he ignored it. How selfish of him. 
It wasn’t until the day he was almost assassinated that he knew he would be your ruin. All he could recall was one second, he was standing, and the next he was on the ground. He remembers being pulled up, only to see you on the ground clutching the back of your neck with blood seeping in between your fingers.
Rufus never gets scared, but that day will forever terrify him. If you had pushed him just that much sooner, you would be dead. Your blood would’ve been on his hands.
Thoughts of that day rummage his head, making him thrust harder into you. His hands travel to the back of your neck, the scar evident as they pass, and grasp onto your hair. A choked moan left your mouth, and Rufus went to swallow whatever follows. His lips are on yours messily, grunting into your mouth every time he is fully inside you. He feels you clench on him, trying to pull him in more like it was possible.
“Tell me,” he gasps into your mouth, refusing to let up. “Tell me you love me.”
What a selfish thing to ask. 
“I love you,” you choked out at a particularly hard thrust he delivers. 
He grips your hair tighter, craving you. “Tell me again.”
“Oh God! Rufus, I love you!”
In the earlier days, he would have relished in your devotion. Now, he feels distraught. Out of everyone on the planet, why did you have to love him? And why were you the only one to ever give him an ounce of it? 
You are a drug he takes and takes with greed, wanting to quit but unable. He begs for you to tell him that you love him, praying that it’ll sway him, but he knows it won’t work. With everything on the horizon, the utmost dangerous plans he was about to engage everyone in, he can’t fathom putting you in it. He will not relive the trauma of the thought of losing you again. He will do what he must to keep you safe and if that means making an enemy out of himself, he will.
He knows you all too well. He knows you will do anything to protect him and to help advance him. He knows you will sacrifice everything to get what information is needed when they travel to what they hope is the Promised Land. And because of that courage, he will hold you back. 
He can feel his orgasm coming, his hips moving with vigor as you shake beneath him from your own. His body starts tensing, preparing itself for release and it isn’t until your nails dig into his back, scratching up to behind his neck to keep his head leveled with yours that he starts to tip downward. 
“Cum for me, my love. For me.”
For you.
He cries out for you, slowing his hips down as he rides it out. Your eyes stayed on him, mirroring his expressions as you pulsed around his cock. He moves slower until he stops all together, sighing as he closes his eyes tightly, holding the tears in. 
He feels your hands caress his face, bringing him down for a languid kiss. He wants to stay like this forever. He wants it to be you and him against everything and everyone. 
But what he wants isn’t in the cards for him.
He rolls over you, panting in recovery, before he turns to look at you once more. You are looking at him, deep affection stirring in your eyes. It makes him want to weep at what could be, but he holds it together.
“Come here,” he murmurs, patting his chest.
You crawled over to him, curling up into his side and laying your head over his heart. You are warm against him, the post-coital glow radiating into his side. He’s going to miss this.
“Are you nervous about tomorrow?”
Yes, but it’s not what you think.
“No, I’m not.”
He hears you breathe out, a slight quiver like you know something you shouldn’t but you don’t mention it. You just snuggle into him closer. 
“That’s good. Everything will go according to plan. I’ll make sure of it.”
Rufus lays in silence for a while, you having long passed out. He studies your face, and it looks as peaceful as ever; like nothing is wrong and everything is as it should be.
Rufus’ chest tightens up. You won’t forgive him after tomorrow. He is already picturing how you will scream at him for taking you off the mission. Yell at how you will be moved somewhere far away from what will transpire. Plead to stay by his side with the others. 
Maybe you will figure him out, maybe not. Maybe you will resent him forever and see this as a betrayal, but he doesn’t care. He can stand to be lonely, for that has been his whole life. He wouldn’t survive knowing that your life was taken for nothing.
Taken by nothing except a pigheaded, pathetic, daddy-hating child.
So, Rufus will stay like this for the time being. He will allow this one last act of indulgence before he cuts the cord. If he must stay alone forever to keep you safe, then he will do what he must. 
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susieporta · 29 days ago
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FINE DELLA GUERRA DELL'OMBRA
Nascondiamo e seppelliamo alcune parti di noi – pensieri, sentimenti, pulsioni, desideri, ricordi, attributi – che crediamo, o ci hanno fatto il lavaggio del cervello – sono cattive, sbagliate, peccaminose o addirittura pericolose.
Parti troppo brutte - o forse troppo belle, troppo potenti, troppo sacre - per sentirsi ed esprimersi nel mondo.
Parti per cui forse siamo stati puniti, o ridicolizzati, o abbandonati, quando eravamo piccoli.
Queste parti sono le nostre ombre, le energie che non lasceremo entrare nella luce, le forze trascurate della psiche desiderose di essere accettate, le parti senzatetto che cercano una casa in noi.
Tutte le esperienze spirituali del mondo non le faranno andare via.
Tutto il successo del mondo, tutta la droga del mondo, tutta la ricchezza materiale del mondo, non li faranno andare via.
Da adulti, le nostre ombre non elaborate e insoddisfatte influenzeranno fortemente la nostra scelta di relazioni, quelle in cui entriamo e quelle in cui lasciamo, quelle che tolleriamo e quelle che desideriamo, quelle da cui fuggiamo. Vedremo negli altri le qualità che rifiutiamo in noi stessi, e vedremo negli altri le qualità che desideriamo in noi stessi.
Diremo: "È dentro loro, non io! ”.
Vedremo gli altri come li immaginiamo, e non come sono.
Potremmo essere attratti o respinti dagli altri, quando le nostre ombre tirano tutti i fili. Potremmo adorare o combattere queste qualità d'ombra negli altri, potremmo essere gelosi di loro o profondamente attratti da loro, senza renderci conto che stiamo davvero lottando con noi stessi, innamorandoci di noi stessi, combattendo noi stessi. Questo può diventare una specie di dipendenza, questa danza ombra, una vera distrazione dal conoscere noi stessi.
Ma quando osiamo guardarci dentro e far luce nei luoghi ombrosi - e questo richiede coraggio! - possiamo forse iniziare il viaggio dell'eroe di abbracciare tutti noi stessi. Possiamo arrivare a riconoscere che non siamo altro che un vasto oceano di coscienza, che ospita tutto, dalla rabbia più profonda al dolore più profondo, e le gioie estasiate di un universo. Possedendo tutte le nostre parti, illuminandole tutte, respirandole, sentendole ed esprimendole, smetteremo inevitabilmente di proiettare questi attributi sugli altri, e inizieremo a vivere come esseri pienamente integrati, umani quanto divini, sacri nelle nostre gloriose imperfezioni, umili e veritieri.
Il viaggio spirituale si riduce a questo, forse: abbracciare la luce e il buio in noi, riconoscendo che sono aspetti essenziali della nostra esistenza. Innamorandoci delle nostre ombre, e delle ombre del mondo, vivremo in modo più autentico, e infine più compassionevole, mentre smettiamo di lottare e cercare, attaccare e invidiare, le ombre "là fuori".
Quando le nostre ombre sono illuminate, non ci sono affatto ombre - e questo è il grande paradosso dell'essere vivi.
- Jeff Foster
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charme-vega · 1 month ago
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"Giornata internazionale della violenza contro le Donne" 👑
Charme-vega è solidale nella difesa dei diritti di quella meravigliosa creatura che è la Donna.
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SI all'amore libero per tutti,
NO alla violenza di genere !
I violenti e i prepotenti vanno fermati e puniti. La paura fa sempre il loro gioco !
- Vèga
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miciagalattica · 11 months ago
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Aiace Oileo rapisce Cassandra', di Solomon Joseph Solomon, 1886
IL SILENZIO DI CASSANDRA
Ovvero il triste destino di chi pur conoscendo la verità non è ascoltato.
La giovane sacerdotessa  Cassandra è figlia di Priamo e di Ecuba. Ella non è solo una delle tante figlie di Priamo, é una giovane bella come Afrodite d’oro – così la descrive Omero –, é la sacerdotessa di Apollo. In quanto tale, ha il dono della chiaroveggenza, é in grado di poter vedere ciò che è stato, che è e che sarà. Eppure, avendo respinto le attenzioni del dio da adolescente, è condannata a non essere creduta, a non godere del dono della persuasione. Ogni sua veritiera profezia non verrà mai ascoltata: questa la terribile vendetta del dio alla mortale che gli ha opposto resistenza e non gli si è voluta concedere. Ma la sua forza sta nel continuare a esprimere profezie, anche terribili, senza mai arrendersi
Dopo una lunga guerra tra la coalizione greca e Troia, che dopo 10 anni venne conquistata dai greci, che le diedero fuoco, massacrandone i cittadini. I membri della famiglia reale si rinchiusero nei templi troiani, ma tutto ciò valse a poco. Priamo morì sull'altare del santuario ucciso da Neottolemo(il figlio di Achille, detto anche Pirro) mentre Cassandra, rifugiatasi nel tempio di Atena, fu trovata da Aiace di Locride e violentata sul posto. Trascinata via dall'altare, si aggrappò alla statua della dea, il Palladio, che Aiace, empio e miscredente, fece cadere dal piedistallo. A causa del suo comportamento furono puniti quasi tutti i principi greci, che non ebbero felice ritorno a casa: Aiace trovò addirittura la morte in mare per volere di Atena e Poseidone. Cassandra umiliata, stuprata, sconfitta, diventerà il bottino di guerra del re dei re, Agamennone e fu portata a Micene (la sua città) come schiava e concubina.  Agamennone si innamorò della profetessa e la sposò, aumentando l'odio e la gelosia della moglie Clitennestra . Giunta in città, profetizzò ad Agamennone  la sua rovina e quella della sua famiglia , ma quest'ultimo non volle credere alle sue parole. Cassandra non si piega né desiste, pur sapendo che le sue parole cadranno nel vuoto. Cassandra non vide solo il futuro di Agamennone ma anche il suo tragico destino, aveva già previsto ogni cosa: la vasca da bagno, l’arma, il sangue, le tenebre.
Da quel momento decise di restare muta ( da qui il silenzio di Cassandra). Si verificò l’ennesima profezia, la più nefasta per Lei. Cassandra cadde insieme ad Agamennone sotto i colpi della scure di Clitennestra.
(Clitennestra odiava a morte  il marito per via del sacrificio di Ifigenia (loro figlia) che fu sacrificata agli dei prima della partenza per Troia.
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