#progresso e conseguenze
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 2 days ago
Text
Le api non vedono il rosso – Giorgio Scianna.. Recensione di Alessandria today
Una sera come tante, Giulio torna dall’ufficio e trova una folla di giornalisti davanti al cancello della sua casa di Pavia.
Una sera come tante, Giulio torna dall’ufficio e trova una folla di giornalisti davanti al cancello della sua casa di Pavia. Qualcosa di grave è accaduto, qualcosa che sconvolgerà la sua vita. Dall’altra parte dell’Italia, un’auto a guida autonoma ha travolto e ucciso una bambina. Nessuno era al volante, eppure la macchina ha deciso il destino di quella piccola esistenza. Giulio, ingegnere…
0 notes
schizografia · 9 months ago
Text
Il guscio della lumaca
Quali che siano le ragioni profonde del tramonto dell’Occidente, di cui stiamo vivendo la crisi in ogni senso decisiva, è possibile compendiarne l’esito estremo in quello che, riprendendo un’icastica immagine di Ivan Illich, potremmo chiamare il «teorema della lumaca». «Se la lumaca», recita il teorema, «dopo aver aggiunto al suo guscio un certo numero di spire, invece di arrestarsi, ne continuasse la crescita, una sola spira ulteriore aumenterebbe di 16 volte il peso della sua casa e la lumaca ne rimarrebbe inesorabilmente schiacciata». È quanto sta avvenendo nella specie che un tempo si definiva homo sapiens per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e, in generale, l’ipertrofia dei dispositivi giuridici, scientifici e industriali che caratterizzano la società umana.
Questi sono stati da sempre indispensabili alla vita di quello speciale mammifero che è l’uomo, la cui nascita prematura implica un prolungamento della condizione infantile, in cui il piccolo non è in grado di provvedere alla sua sopravvivenza. Ma, come spesso avviene, proprio in ciò che ne assicura la salvezza si nasconde un pericolo mortale. Gli scienziati che, come il geniale anatomista olandese Lodewjik Bolk, hanno riflettuto sulla singolare condizione della specie umana, ne hanno tratto, infatti, delle conseguenze a dir poco pessimistiche sul futuro della civiltà. Nel corso del tempo lo sviluppo crescente delle tecnologie e delle strutture sociali produce una vera e propria inibizione della vitalità, che prelude a una possibile scomparsa della specie. L’accesso allo stadio adulto viene infatti sempre più differito, la crescita dell’organismo sempre più rallentata, la durata della vita – e quindi la vecchiaia – prolungata. «Il progresso di questa inibizione del processo vitale», scrive Bolk, «non può superare un certo limite senza che la vitalità, senza che la forza di resistenza alle influenze nefaste dell’esterno, in breve, senza che l’esistenza dell’uomo non ne sia compromessa. Più l’umanità avanza sul cammino dell’umanizzazione, più essa s’avvicina a quel punto fatale in cui progresso significherà distruzione. E non è certo nella natura dell’uomo arrestarsi di fronte a ciò».
È questa situazione estrema che noi stiamo oggi vivendo. La moltiplicazione senza limiti dei dispositivi tecnologici, l’assoggettamento crescente a vincoli e autorizzazioni legali di ogni genere e specie e la sudditanza integrale rispetto alle leggi del mercato rendono gli individui sempre più dipendenti da fattori che sfuggono integralmente al loro controllo. Gunther Anders ha definito la nuova relazione che la modernità ha prodotto fra l’uomo e i suoi strumenti con l’espressione: «dislivello prometeico» e ha parlato di una «vergogna» di fronte all’umiliante superiorità delle cose prodotte dalla tecnologia, di cui non possiamo più in alcun modo ritenerci padroni. È possibile che oggi questo dislivello abbia raggiunto il punto di tensione massima e l’uomo sia diventato del tutto incapace di assumere il governo della sfera dei prodotti da lui creati.
All’inibizione della vitalità descritta da Bolk si aggiunge l’abdicazione a quella stessa intelligenza che poteva in qualche modo frenarne le conseguenze negative. L’abbandono di quell’ultimo nesso con la natura, che la tradizione filosofica chiamava lumen naturae, produce una stupidità artificiale che rende l’ipertrofia tecnologica ancora più incontrollabile.
Che cosa avverrà della lumaca schiacciata dal suo stesso guscio? Come riuscirà a sopravvivere alle macerie della sua casa? Sono queste le domande che non dobbiamo cessare di porci.
23 maggio 2024
22 notes · View notes
susieporta · 1 year ago
Text
L'amore se ne frega.
Ho accumulato ormai un bel mucchio di anni nello studio, tali e tanti da poter testimoniare alcune verità, conosciute ma tacitate, che attraversano il vivo dell'esperienza degli uomini, e delle donne.
L'amore, che vuole 'Ancora', è a scapito di ogni cosa. L'amore comporta una perdita delle relazioni umane, un calo nelle gerarchie sociali, una discesa nel potere di acquisto.
L'amore, e le sue conseguenze, se ne frega di ogni convenzione.
Dove vissuto intensamente, sino alla fine, quand'anche durasse un solo giorno, l'amore per una persona fa a meno degli orari di lavoro, dei tempi, del rispetto delle regole convenzionali.
L'amore prende treni andata e ritorno in giornata, sale su aerei senza poterli pagare se non a costo i sacrifici immani.
L'amore infrange tutta quella serie di asfittiche regole, normali, utili, normalizzanti, necessarie alla vita, al lavoro, al progresso.
Quando è vero, quando cioè diventa fine e tensione della vita stessa, vale sempre la pena.
'Valeva la pena uscire da quella riunione di lavoro e perdere la promozione'? ' Ah si, dottore. Lui era la sotto con i fiori, e mi ha portato via'
' Oggi il suo stipendio è assai basso'
'Si, ma quel momento valeva una vita intera.
Non potevo perderlo '
'Valeva la pena accettare l'invito di quella donna, pur sapendo dei precedenti, del carcere?
' Si dot, la mia famiglia mi ha cacciato via, quasi diseredato, ma non avrei ma potuto dirle di no.
Rinunciare all'amore per convenzione per morale, per costume, per tradizione familiare, perché 'non si deve', non è ' giusto'.
Perché questo ,quell'altro, priva la vita di quell'attimo incandescente che , da solo, rappresenta una luce che illumina l'universo.
Dopo il big bang, l'universo divenne freddo, tetro, gelato ed infinito.
Ma quel bagliore valeva tutto.
I casi suddetti, e altre mille ne potrei citare, conducono oggi vite non ricche, non visibili. Molti di essi hanno difficoltà economiche, a causa delle loro scelte.
Ma sono vite piene, colme.
Dire no all'amore per la convenzione, come accade nella maggior parte dei casi, conduce ad una vita mediocre, normale, normalizzata. Ricca, spesso agiata, confortevole. Rispettabile.
Nei canoni.
Ma quando giunge l'autunno della vita, il lungo e freddo periodo del rimpianto, questo viene quasi tutto speso nel rammarico, nella dannazione di aver lasciato per strada l'amore, vero. Il declino dell esistenza diviene un lungo prodomo alla morte, vissuta come una liberazione. Nessuno immagina quanti uomini e donne in questa deriva passano nello studio di un analista.
Questo è in nuce il discorso che stamattina, farò ad un emittente radiofonica che mi ha invitato , il link della quale metterò solo dopo essermi accertato che si apra, vista la mia nota dabbenaggine nel indicare link che poi si aprono in punto cieco.
Come sempre, psicoanalisi e desiderio.
Mentre tutta l'intellighenzia vi blatera, in tv, ' fate i bravi, siate monogami, siate fedeli anche quando tutto è morto. Obbedite, lasciatevi giudicare', la forza sovversiva del desiderio indica la strada opposta. Come diceva Freud ' noi portiamo la peste'
Molla tuto, alzati in piedi, corri giù dalle scale.
Vai incontro a chi ti sta aspettando, non corre il rischio di perderlo.
Insomma, vatti a prendere l'amore, ovunque esso sia.
Vi ricordate la ' Canzone di Carla' ?
George si innamora di Carla, e per lei compie azioni inconsulte, al punto di fermare un autobus per farle fare un giro. La ditta lo riprende e lo licenzia.
Ma quella scena, vale tutto il film.
Maurizio Montanari
30 notes · View notes
gregor-samsung · 2 years ago
Text
“ L'umanità in quanto tale non può condurre nessuna guerra, poiché essa non ha nemici, quanto meno non su questo pianeta. Il concetto di umanità esclude quello di nemico, poiché anche il nemico non cessa di essere uomo e in ciò non vi è nessuna differenza specifica. Che poi vengano condotte guerre in nome dell'umanità non contrasta con questa semplice verità, ma ha solo un significato politico particolarmente intenso. Se uno Stato combatte il suo nemico politico in nome dell'umanità, la sua non è una guerra dell'umanità, ma una guerra per la quale un determinato Stato cerca di impadronirsi, contro il suo avversario, di un concetto universale per potersi identificare con esso (a spese del suo nemico), allo stesso modo come si possono utilizzare a torto i concetti di pace, giustizia, progresso, civiltà, per rivendicarli a sé e sottrarli al nemico. L'umanità è uno strumento particolarmente idoneo alle espansioni imperialistiche ed è, nella sua forma etico-umanitaria, un veicolo specifico dell'imperialismo economico. A questo proposito vale, pur con una modifica necessaria, una massima di Proudhon: chi parla di umanità, vuol trarvi in inganno. Proclamare il concetto di umanità, richiamarsi all'umanità, monopolizzare questa parola: tutto ciò potrebbe manifestare soltanto — visto che non si possono impiegare termini del genere senza conseguenze di un certo tipo — la terribile pretesa che al nemico va tolta la qualità di uomo, che esso dev'essere dichiarato hors-la-loi e hors-l'humanité e quindi che la guerra dev'essere portata fino all'estrema inumanità. Ma al di fuori di questa utilizzazione altamente politica del termine non politico di umanità, non vi sono guerre dell'umanità come tale. L'umanità non è un concetto politico e ad essa non corrisponde nessuna unità o comunità politica e nessuno status. “
Carl Schmitt, Le categorie del ‘politico’, saggi di teoria politica a cura di Gianfranco Miglio e di Pierangelo Schiera, Il Mulino (Collezione di testi e di studi / Scienza politica), Bologna 1972; pp. 139-140. (Corsivi dell’autore)
Nota: il volume raccoglie una serie di testi tratti da opere di Carl Schmitt pubblicate fra il 1922 e il 1963 dall'editore Duncker & Humblot, di Berlino.
25 notes · View notes
curiositasmundi · 8 months ago
Text
[...]
Diciotto mesi fa, nel centenario della Marcia su Roma, la destra di origine fascista è andata al governo in Italia. Il piano era lineare, riguardava l’Europa e l’Italia. Dopo diciotto mesi, e cioè con le elezioni europee e con importanti amministrative nel nostro paese, il piano era rimasto lo stesso: battere le forze della tradizione costituzionale per avere la capacità di guidare il cambiamento della direzione dell’Europa. Il piano in sintesi era: fuori i socialisti dal governo dell’Ue. Dopo diciotto mesi possiamo domandarci: il piano si è avverato?
Per essere onesti con noi stessi, dobbiamo anche chiederci su quali pilastri si è appoggiato il governo di destra per sconfiggere le forze della sinistra, del progresso e della Costituzione.
In primo luogo ha cercato un legame con le varie destre italiane, e le ha legate con la criptovaluta delle riforme false, che non sono riforme possibili neanche per loro, ma sono solo spezzoni di annunci che servivano a pagare le classi dirigenti della destra, per tenerle unite.
Ma Meloni ha anche puntato su cooptazioni opportunistiche dalle tradizionali classi dirigenti. Il cui opportunismo viene classificato sempre con benevolenza: non un trasformismo, ma una maturazione evolutiva. Alcuni fenomeni sono inspiegabili: abbandoni di commissioni, o annunci di allontanamenti, poi ritorni, abbandoni di fondazioni. Movimenti che hanno sempre tenuto coperte le ragioni oscure di questo nomadismo delle nomenklature.
Ma nelle europee è avvenuto qualcosa di importante: in Europa i socialisti non sono stati espulsi dalla maggioranza. Anzi, la maggioranza è stata confermata. E anche in Italia è avvenuto qualcosa di importante: una parte di nuovi elettori – gioventù, élite democratiche – si è mossa nell’area progressista, tornando nel campo della lotta politica, che aveva abbandonato.
Il riflesso si è avuto nell’improvviso precipitare di La Russa e camerati a sostenere che va abolito il secondo turno delle amministrative. Il fatto ridicolo è che il presidente del Senato ha chiesto la modifica dopo il ballottaggio, quando ha visto che l’esito non giovava più alla destra, e anzi aveva dato un movimento univoco: la destra perde voti, la sinistra li guadagna. Quindici giorni fa la destra era certa della vittoria, aveva già assegnato le città: di cinque capoluoghi, uno certo, Bari, uno incerto, Firenze, e tre sicuri a destra. E invece il risultato è stato cinque a sinistra.
Questa sconfitta avrà conseguenze: nella ricerca di obiettivi per accelerare la fine del governo di destra. Soprattutto ha indebolito la destra italiana in Europa. Oggi non si parla più di una guida italiana della destra europea, ora Meloni deve trovare un sostegno nel presidente ungherese Viktor Orbán per trovare un governo disponibile a darle qualche appoggio, e comunque per tentare di non essere esclusa.
Si apre dunque un fronte nuovo. Il fronte progressista si deve mettere in moto. Primo, per sconfessare la campagna illusionistica di riforme impossibili, cioè di questa falsa moneta con la quale si paga un’alleanza di quattro destre, tutte concorrenti, tutte pronte a giocare la partita autonomamente se la sinistra sarà in condizioni di presentare un piano di grande riordino del sistema politico italiano.
[...]
3 notes · View notes
daimonclub · 10 months ago
Text
Riflessioni varie sul lavoro
Tumblr media
Riflessioni varie sul lavoro Riflessioni varie sul lavoro, pensieri, idee, meditazioni e brevi testi semiseri o umoristici sull'arte di lavorare e sul significato profondo di tale attività. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale. Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (Articolo 23), 1948 Il progresso tecnico ha avuto due conseguenze per il lavoratore: da un lato ha modificato la divisione delle prestazioni tra l’uomo e la macchina, dando sempre più importanza alla macchina a danno del lavoratore; d’altro lato esso ha trasformato l’attività umana che, inizialmente muscolare, è diventata soprattutto percettiva e mentale. P. Cazamian Dicono che la donna nel mondo del lavoro è ancora discriminata e tuttora meno occupata. Io comunque guardandomi in giro osservo che tra i lavoratori ve ne sono molti del gentil sesso, per esempio le suore , le infermiere, e ancora le domestiche, le insegnanti, le commesse, le impiegate di banca, le cassiere dei supermercati, le parrucchiere, le maestre d'asilo, le massaggiatrici, le prostitute, le ballerine, le ragazze immagine e così via. Carl William Brown La soddisfazione di ammazzare il tempo e di trovare uno sbocco, sia pure modesto, all'ambizione, viene offerta da ogni lavoro, e basta, nella media, a rendere più felice di un uomo che non fa nulla persino un uomo che fa un lavoro monotono. Ma quando il lavoro è interessante, esso è capace di dare soddisfazioni di ordine molto più elevato del mero sollievo dal tedio. Bertrand Russell Il ricercatore conoscerà a fondo il gergo del suo capo, e ne conoscerà tutta la letteratura e le sue ramificazioni, ma molto spesso sarà portato a considerare l’argomento più prossimo come qualcosa che riguarda il suo collega (tre porte più in là nel corridoio) e a ritenere un eventuale interessamento da parte sua come una deprecabile indiscrezione. N. Wiener Non vedo nulla di più preoccupante, politicamente, di questi nuovi sistemi industriali. Quando un artigiano si dedica sempre e unicamente alla fabbricazione di un solo oggetto, finisce col rifinire questo lavoro con perizia particolare. Però, al tempo stesso, perde la capacità generale di applicarsi alla direzione del lavoro; ogni giorno egli diventerà più abile e meno industrioso, e si può affermare che in lui l’uomo si avvilisce a misura che l’operaio si specializza. A. de Tocqueville Il lavoro, come tutte le altre cose che si comprano e che si vendono ha il suo prezzo naturale e il suo prezzo di mercato. Il prezzo naturale del lavoro è il prezzo necessario per mettere i lavoratori nel loro complesso in condizione di sussistere e perpetuare la loro specie senza né aumenti né diminuzioni. David Ricardo Uno dei sintomi dell'arrivo di un esaurimento nervoso è la convinzione che il proprio lavoro sia tremendamente importante. Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro. Bertrand Russell Non è solo un ammortizzatore sociale, un’umiliazione operaia, è qualcosa che assomiglia nei suoi effetti alla nube atomica di Cernobil, una minaccia che non sai come combattere, un limbo da cui non sai se uscirai, un sacrificio che non sai a chi attribuire, se al padrone o alle nuove macchine o alle minacciose vicende di un mondo preso dalle convulsioni. Giorgio Bocca
Tumblr media
Riflessioni sul lavoro I missionari cattolici sono sempre andati nelle zone più primitive e lontane non solo per diffondere la propria religione e la propria morale, ma anche per sottomettere gli indigeni del luogo alla propria autorità. Oggigiorno si assiste ancora allo stesso tipi di fenomeno da parte dei ricchi paesi arabi, che per spargere il seme dell'islamismo, donano moschee alle zone più povere del mondo, è il caso per esempio dell'Albania. Mi si obietterà che tutto ciò crea lavoro ed in paesi poveri questa è una buona cosa; al che non posso che apprezzare tali riflessioni, ma al tempo stesso vorrei pure ricordare che anche buttare giù delle chiese o delle moschee o qualsiasi altra edificazione religiosa crea ugualmente del magnifico lavoro, magari per il futuro. Pensateci, quando avrete delle crisi di occupazione. Carl William Brown La sapienza dello scriba cresce nella quiete del riposo, e chi è libero da faccende diventa savio. Come può acquistare la sapienza chi regge l’aratro ed è intento a tracciare solchi? E il fabbro ferraio che lotta col calore della fucina O il vasaio? Tutti costoro sperano nell’opera delle proprie mani e ciascuno è saggio nel suo mestiere. Senza di loro nessuna città può essere costruita, né abitata, né frequentata. Ma essi non sono accolti nel consiglio del popolo, e nell’assemblea non hanno un posto. La Bibbia, Ecclesiaste Vi sono due specie di lavoro: la prima consiste nell’alterare la posizione di una cosa su o presso la superficie della terra, relativamente a un’altra cosa; la seconda consiste nel dire ad altri di farlo. La prima specie di lavoro è sgradevole e mal retribuita, la seconda è gradevole e ben retribuita. Bertrand Russell La mia religione, la mia fede? Sperare di trovare una ricca donna che mi mantenga e che sovvenzioni i miei studi e le mie ricerche. Il mio lavoro? Andare a caccia di ereditiere; si lo so, non è facile, a volte si spreca tutta la vita alla ricerca di una facoltosa preda e ahimè, niente, non se ne trova neanche una! Ma ciò è pur sempre la mia attività, il mio credo, la mia dottrina, la mia filosofia, la mia terapia; è l'unica cosa che mi conforta e che mi da la forza di continuare, di sopportare questa triste e monotona esistenza, e poi, e questo è il motivo fondamentale, è l'unica cosa che so fare. E non ditemi che è una stupida illusione, perché vi risponderei che non c'è nulla di più serio e di più veritiero di questa mia semplice ed efficace religione. Carl William Brown Ogni uomo sarà ricco o povero secondo la quantità di lavoro di cui può disporre, o che può permettersi di comperare. Adam Smith Certamente il lavoro produce meraviglie per i ricchi, ma produce lo spogliamento dell'operaio. Produce palazzi, ma caverne per l'operaio. Produce bellezza, ma deformità per l'operaio. Esso sostituisce il lavoro con le macchine, ma respinge una parte dei lavoratori ad un lavoro barbarico, e riduce a macchine l'altra parte. Produce spiritualità, e produce l'imbecillità, il cretinismo dell'operaio. K. Marx Signori, noi, bambini occupati presso fabbriche di Manchester, ci permettiamo presentare alle Loro Signorie questa umile e rispettosa memoria. Imploriamo la Loro pietà e compassione per le nostre sofferenze, per il gran carico di lavoro gettato sulle nostre spalle infantili, per la lunga durata di questo lavoro quotidiano, eseguito in gran parte nell’aria chiusa di un locale surriscaldato, per la debolezza che provoca in noi piccoli, e per le infermità e deformazioni che colpiscono molti di noi, per la soverchiante fatica che debilita i nostri sensi e per l’esclusione di qualunque opportunità di imparare a scrivere e a leggere ; vogliamo un po’ di tempo per un po’ di riposo, per un po’ di gioco e per imparare a leggere e a scrivere. Petizione inglese a favore dei minori che lavorano nei filatoi, 1833 Una volta rispondendo ad un'offerta di lavoro mi è capitato che il direttore di un giornaletto di annunci economici di provincia mi ha persino chiesto se sapessi scrivere degli articoli, come se per scrivere quelle stupide fesserie servisse pure una particolare abilità, al che gli risposi di no, infatti le mie capacità sono scarse in materia di imbecillità. Carl William Brown "Il lavoro non deve essere sfruttamento d'un uomo ad opera di un altro uomo, che detiene nelle sue mani il capitale e il potere politico" disse il Socialismo. Va bene, ma quando si è dato il capitale in mano allo Stato e lo Stato in mano a capi "proletari", cessa il lavoro di essere sfruttamento di uomini da parte di altri uomini? Luigi Grande Il lavoratore diviene un rivoluzionario quando si libera del proprio 'operaismo', quando giunge a detestare il proprio ruolo di classe senza mezzi termini, qui e ora, e quando comincia a scrollarsi di dosso quei caratteri che i marxisti più gli ammirano – l'etica del lavoro, la struttura caratteriale derivante dalla disciplina industriale, il rispetto per la gerarchia, l'obbedienza ai capi, il consumismo, le scorie del puritanesimo. Murray Bookchin
Tumblr media
Sfruttamento del lavoro Se oggi il lavoratore non è più un proletario, se il prototipo di questo lavoratore, il ‘povero che lavora’ della prima generazione degli operai inglesi, non è più riconoscibile nell’operaio dei nostri giorni, questo è per massima parte merito del sindacato. E si tratta di un’azione che non poteva essere attesa dall’esterno: non dallo Stato, non dall’imprenditore paternalistico, non dalle tanto lodate istituzioni sociali; doveva scaturire invece dallo spirito e dalla volontà della classe lavoratrice. L’unica forma sociale che essa ha creato è il sindacato. G. Briefs Freud nell'Avvenire di un'illusione scriveva che è probabile che gli oppressi sviluppino una certa ostilità nei confronti di una civiltà che il loro lavoro ha reso possibile, ma di cui non ne condividono le ricchezze, ma probabilmente era piuttosto ottimista, ed è perciò che c'è bisogno che qualcuno fomenti questa ostilità, magari trasformandola in aggressività. Carl William Brown Ciò che muove il lavoratore a dichiararsi malcontento è la speranza del meglio; egli spera di lavorare sempre meno e di godere sempre più: è questa la formula della profezia socialista: il massimo dei beni col minimo dello sforzo; formula contro la quale protestano la ragione, la logica, le leggi del mondo organico e fisico dove gli effetti sono sempre rigorosamente proporzionati alle cause. Federico De Roberto La gente vuole vivere e deve vendersi; ma disprezza chi sfrutta le sue necessità e compra i lavoratori. È curioso che la soggezione ai potenti, agli individui che ispirano paura e perfino terrore, ai tiranni e ai condottieri d’eserciti, non sia sentita in modo tanto doloroso come la soggezione a persone anonime e poco interessanti quali sono i capitani d’industria. Nel datore di lavoro l’operaio vede di solito un astuto figlio di cane che gli succhia il sangue e che specula sulle sue necessità, il cui nome, aspetto e carattere gli sono del tutto indifferenti. F. Nietzsche La maggior parte dei lavori penosi, monotoni erano ritmati al suono della musica. Il flauto, il piffero e lo zufolo regolavano i movimenti e davano gli ordini nei cantieri di costruzioni marittime. In tutti i mestieri si erano conservate vecchie canzoni per ciascuna occupazione Come la ginnastica e la danza, il lavoro manuale si ritmava e si ricreava. G. Klotz Vi è stato sempre detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura. Ma io vi dico che quando lavorate compite una parte del sogno più avanzato della terra, che fu assegnata a voi quando quel sogno nacque. E che sostenendo voi stessi col lavoro amate in verità la vita, e che amare la vita nel lavoro è vivere intimamente con il più intimo segreto della vita. Kahlil Gibran In genere quando lavoro in luoghi pubblici prefersico vestirmi bene. In primo luogo perché viceversa sembrerei uno appena scappato di prigione, così facendo non è che cambi poi molto, però almeno do l'impressione di uno che ha avuto il tempo di cambiarsi. Una seconda ragione è che in questo modo offro l'occasione di pensare a chi mi guarda di essere sul punto di andare ad un matrimonio, ed in effetti è così, infatti la stupidità si sposa tutti i giorni. Infine, poiché, da buon samurai, cammino sempre con lo spirito della morte al mio fianco, se dovesse succedere l'irreparabile, almeno sono già pronto e bell'addobato per entrare nella bara. Carl William Brown Le manifatture (inizio XIX sec.) (...) erano luoghi dell’orrore. Se il più delle volte erano collegati con orfanotrofi, manicomi e ospedali, ciò non significa affatto che i luoghi di lavoro fossero una sorta di ospizio, ma piuttosto che l’ospizio stesso era un luogo di lavoro, e gli uomini morivano di lavoro come di un’infermità. M. Horkheimer Nessuno allora parlava inglese, le donne cucinavano e allattavano i loro bambini in strada, sbucciavano i piselli, lavavano i loro panni nelle tinozze. Erano le faccende quotidiane dei loro paesi d’origine, solo che qui strappate dal loro ambiente, dal sole del Sud, dalla loro lingua, quelle povere donne apparivano sperdute e avvilite in tutta la loro miseria e tristezza Le donne che allattavano i bambini esponevano con fierezza seni abbondanti e rigogliosi. P. Di Donato In un migliore ordinamento della società il lavoro e le necessità pesanti della vita saranno affidati a chi ne soffre di meno, cioè al più insensibile, e così gradualmente su su, fino a colui che è sensibile al massimo alle specie più alte e sublimate di sofferenza e che perciò continua a soffrire anche quando la vita gli viene alleviata al massimo. Friedrich Nietzsche Quando più individui funzionano insieme in vista di un obiettivo comune nello stesso processo di produzione o in processi diversi ma collegati, il loro lavoro assume allora la forma cooperativa A parte la nuova potenza che risulta dalla fusione di numerose forze in una forza comune, il solo contatto sociale produce una emulazione ed un eccitamento degli spiriti animali (animals spirits) che aumentano la capacità industriale di esecuzione Ciò proviene dal fatto che l’uomo è per natura, se non un animale politico secondo l’opinione di Aristotele, almeno in ogni caso un animale sociale. K. Marx Il lavoro è innanzitutto un atto tra l’uomo e la natura. L’uomo vi gioca, di fronte alla natura, il ruolo di una potenza naturale. Le forze di cui il suo corpo è dotato, braccia e gambe, testa e mani, egli le mette in movimento al fine di impadronirsi della materia dandole una forma utile alla sua vita. Contemporaneamente, mentre con questo movimento egli agisce sulla natura esteriore e la modifica, egli modifica la sua stessa natura e sviluppa le facoltà che vi erano in potenza. K. Marx Tutti a risparmiare tempo, a pungolare il rendimento, a stigmatizzare l’assenteismo, ma soltanto nell’industria mentre altrove il tempo si butta Una maggiore produttività e un migliore utilizzo del tempo non dobbiamo cercarli sempre e soltanto nel lavoro di fabbrica. A. Accornero Se uno è costretto per nascita e malasorte a lavorare, meglio che lavori di continuo finché non muore, e se ne stia fermo sul posto di lavoro. Io non capisco tanta gente che sgobba per farsi la casa bella nella città dove lavora, e quando se l'è fatta sgobba ancora per comprarsi l'automobile e andare via dalla casa bella. Luciano Bianciardi Durante la campagna elettorale di Berlusconi c'è stato un momento in cui ho iniziato veramente a preoccuparmi, infatti il demiurgo aveva promesso un milione di nuovi posti di lavoro, al che mi sono detto: "Sta a vedere, che ora dovrò iniziare anch'io a lavorare". Per fortuna però era un falso allarme e così sono tuttora felicemente disoccupato; e i soldi, direte voi, beh, per quelli non c’è problema, a lui non mancano, e poi non li mangiano neanche le galline. Carl William Brown Sulla tematica del lavoro potete anche leggere: Aforismi e citazioni sul lavoro Umorismo nero e lavoro Scuola, ozio e lavoro Labor Day explained Aforismi sulle pensioni Aforismi sulle pensioni di C.W. Brown Aforismi per autore Aforismi per argomento Riflessioni e pensieri Saggi e aforismi Read the full article
2 notes · View notes
enkeynetwork · 22 days ago
Link
0 notes
pensierodelgiornoblog · 1 month ago
Text
Tumblr media
Che geniale ironia si nasconde in questa frase! L’umanità, con la sua eterna smania di semplificarsi la vita, ha questa curiosa tendenza a partire dalla fine. Inventiamo la sella! Evviva, un trionfo di ingegno e comodità… per poi scoprire che il vero problema, quello davvero sudato e complicato, è ancora tutto davanti a noi: il cavallo, libero e selvaggio, mica si lascia mettere le briglie tanto facilmente!
È un po’ come fare un abito elegante prima di aver imparato a tessere il tessuto: certo, l’abito è splendido, ma senza la stoffa sei comunque in mutande. E l’uomo, illuso dal proprio genio, si ritrova a guardare quella sella perfetta, lucidissima, pensando: "Adesso? E dove lo trovo un cavallo, e soprattutto come lo convinco a farsi cavalcare?".
Metaforicamente, la sella è il simbolo di tutte quelle preparazioni premature, quei grandi progetti che sembrano brillanti, ma che trascurano un elemento fondamentale: il "cavallo", ovvero la realtà concreta. È come se ci dicessero: "Non basta avere lo strumento perfetto, devi anche saperlo mettere in pratica". E spesso la pratica richiede fatica, esperienza, e soprattutto il confronto con l’imprevisto.
Allargando la riflessione, la frase può parlare dell’essere umano e del suo rapporto con il progresso: tendiamo a fare passi tecnologici o teorici grandiosi senza pensare alle conseguenze pratiche o ai limiti del mondo reale. È un po’ come chi sogna di costruire grattacieli senza capire come fare le fondamenta. O come cercare di pianificare una vacanza perfetta senza aver prima controllato se il passaporto è scaduto!
0 notes
scienza-magia · 1 month ago
Text
La concezione ciclica del tempo e della storia per Nostradamus
Tumblr media
Dalle opere di Nostradamus appare evidente che il veggente francese aveva una concezione ciclica della storia. Secondo tale concezione gli avvenimenti storici si ripetono in maniera ciclica prevedibile ed inevitabile. Di conseguenza la visione della storia di Nostradamus è esattamente all’opposto della concezione lineare e rettilinea della storia secondo la quale gli eventi seguono un andamento lineare e rettilineo cosicché esiste un progresso continuo nel corso della storia. Nell’ambito della filosofia della storia si tende a cercare di comprendere se esiste un significato e un fine ultimo della storia. Naturalmente questo significato e fine ultimo degli eventi storici cambia a seconda del tipo di concezione della storia. Vedremo ora di chiarire quali sono le influenze subite da Nostradamus nell’elaborazione della sua concezione ciclica degli eventi storici. In estrema sintesi possiamo dire che il veggente francese è stato condizionato nell’elaborazione della sua concezione della storia da diverse tradizioni : la tradizione filosofica classica la tradizione religiosa cristiana la letteratura greca classica e l’astrologia. Nell’ambito della filosofia classica diversi filosofi hanno sostenuto ed appoggiato una concezione ciclica della storia come ad esempio Platone, Aristotele ed Eraclito. Secondo tali filosofi antichi gli eventi storici si ripetono in maniera ciclica prevedibile ed inevitabile. Inoltre tali filosofi ritengono che l’universo sia caratterizzato da un ciclo continuo di nascita morte e rinascita. Anche la tradizione religiosa cristiana sostiene che esiste un alternanza di apocalissi e rinascite. Ad esempio il Diluvio Universale elemento apocalittico che ha messo fine al primo periodo della storia del genere umano ovvero il periodo antidiluviano. Dopo il Diluvio è cominciato il secondo periodo della storia umana periodo che finirà con una nuova apocalisse questa volta causata non dall’acqua ma dal fuoco. Dopo questa nuova apocalisse si avrà una nuova rinascita e comincerà un nuovo ciclo della storia umana. Anche nella letteratura greca antica è presente la concezione ciclica della storia. Come esempio citeremo Esiodo secondo il quale la storia umana è costituita da ere che si alternano ciclicamente. Infine Nostradamus è stato condizionato nella elaborazione della sua concezione degli eventi storici dal determinismo astrologico. Infatti l’astrologia sostiene che gli astri e i pianeti sono caratterizzati da movimenti ciclici i quali determinano eventi ciclici e ripetitivi nel mondo terreno. Nelle opere di Nostradamus sono riscontrabili esempi molto chiari di ciclicità degli eventi storici. Citeremo ora alcuni esempi che dimostrano l’esistenza di tali ciclicità: guerre e conflitti - cataclismi naturali - rivolgimenti politici - nascita declino di regni ed imperi- natura ciclica del genere umano. Nelle profezie di Nostradamus anche guerre e conflitti hanno un andamento ciclico come del resto anche del resto i cataclismi naturali. Nelle sue opere Nostradamus sottolinea anche il fatto che la nascita l’apogeo e il declino di regni ed imperi hanno un carattere ciclico. Nostradamus è convinto che la storia dimostri che regni ed imperi non durano mai per sempre ma sono caratterizzati da fenomeni ripetitivi. Anche le rivoluzioni e i rivolgimenti politici si ripetono nel corso della storia. Infine anche la natura umana va incontro alle vicende che da sempre contraddistinguono il mondo degli uomini. Per dirla in altro modo sentimenti passioni emozioni desideri caratterizzano in maniera ciclica la natura umana. Secondo il veggente francese l’andamento ciclico non deve essere dimostrato dai teoremi ma non deve neanche essere messo in dubbio. Infine prenderemo in considerazione ora, le conseguenze e le implicazioni della concezione ciclica della storia. Le principali conseguenze di tale concezione di Nostradamus sono: la concezione fatalistica del futuro, le riflessioni sulla natura umana, l’utilità e l’importanza sulle profezie, l’inevitabilità degli eventi storici. Riguardo la prima dobbiamo dire che Nostradamus parte dal presupposto che l’uomo non può far niente per modificare il futuro che è già scritto dal momento che dipende non dalla volontà degli uomini ma da leggi universali che l’uomo non può modificare. Importanti sono pure le riflessioni sulla natura umana derivanti da questa concezione della storia. Secondo il profeta francese l’uomo non impara niente dai propri errori dal momento che ripete inevitabilmente gli stessi errori. Di conseguenza la natura umana non cambia mai è sempre la stessa indipendentemente dal livello scientifico e tecnologico raggiunto dall’umanità. Quindi c’è un forte pessimismo da parte di Nostradamus riguardo la natura umana. Poi Nostradamus attribuisce molta importanza alle profezie dal momento che ritiene che esse possono fare in modo che li uomini siano in grado di rispondere in maniera migliore alle sfide sempre ricorrenti della storia. Infine l’ultima conseguenza della concezione ciclica della storia del veggente francese è che gli avvenimenti storici sono ineluttabili inevitabili, ragion per cui Nostradamus ritiene che sia del tutto inutile tentare di opporsi al corso della storia. Nostradamus ha dedicato anche un certo numero di quartine agli eventi che metteranno fine al nostro ciclo storico, fine che non può essere assolutamente evitata dagli esseri umani. Secondo il veggente francese la parte finale del nostro ciclo storico si verificheranno fenomeni apocalittici di portata inimmaginabile. In primo luogo si verificheranno delle inondazioni di una violenza inimmaginabile che dureranno per moltissimo tempo, tanto che si salveranno da esse solamente gli uomini che abitano sulle montagne più alte. Inoltre le inondazioni non saranno il solo fenomeno apocalittico che si verificherà alla fine del nostro ciclo. Infatti Nostradamus prevede che cadrà anche del fuoco dal cielo che contribuirà a rendere ancora più critica la situazione dell’umanità in quel periodo storico. Vi saranno poi anche delle terribili pestilenze e anche una carestia dalle proporzioni apocalittiche. Tutti questi eventi ora descritti metteranno fine in maniera catastrofica al nostro ciclo. Nostradamus utilizzava anche un linguaggio astrologico, afferma che il nostro ciclo è sotto il controllo della Luna mentre quello che seguirà sarà sotto il controllo del Sole. Nostradamus precisa inoltre che il ciclo che verrà dopo quello del Sole sarà il ciclo di Saturno. Appare evidente che Nostradamus anche nella sua concezione ciclica della storia applica il determinismo astrologico, elemento di fondamentale importanza del pensiero astrologico di ogni epoca. Concludiamo il nostro discorso sulla concezione ciclica della storia di Nostradamus, mettendo in evidenza che in essa dominano incontrastati toni apocalittici e catastrofici, toni che giustificano la decisione del veggente francese di utilizzare un linguaggio oscuro nelle sue profezie. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
0 notes
ideeallarinfusa · 7 months ago
Text
Povertà: concetti, cause, conseguenze e misurazioni
Tumblr media
L'obiettivo fondamentale di ogni attività umana è la ricerca della felicità, dell’agiatezza o del benessere. La misura in cui si possa ottenere questo benessere dipende dalla quantità di opportunità e scelte a disposizione di un individuo perché possa impegnarsi in attività e acquisire beni che ne promuovano il raggiungimento. Più limitate sono le opportunità e le scelte, minore sarà la possibilità di raggiungere il benessere: è perciò necessario aumentare il numero di opportunità e allargare la gamma delle scelte se si vuole promuovere il benessere. La concretizzazione di questo processo va sotto il nome di sviluppo umano.
Il contesto del concetto di povertà
Sebbene il concetto di sviluppo umano risalga alla notte dei tempi, la sua definizione attuale è stata formulata dal compianto economista Mahbub Ul Haq e dal premio Nobel Amartya Sen, sotto l’egida del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) nel 1990. La definizione è ancorata alla cosiddetta “teoria delle capacità” descritta da Sen (Sen’s Capabilities Approach), che prende in considerazione ciò che le persone possono essere (per esempio ben nutrite e in buona salute, ben informate) e in che misura possono fare ciò che considerano desiderabile (ad esempio istruirsi o fare un lavoro dignitoso).
Nella teoria di Sen, le azioni hanno due aspetti: in primo luogo, ciò che una persona è capace di fare (capacità) e, in secondo luogo, ciò che ha effettivamente possibilità di fare (funzionamento, realizzazione). Ad esempio, una persona può avere le necessarie credenziali accademiche (come una laurea in storia e un diploma post-universitario in pedagogia) per dedicarsi al lavoro che desideri svolgere (ad esempio insegnare in una scuola); ma di fatto potrebbe non svolgerlo perché non riesce a trovarne uno (disoccupazione) oppure, per pura disperazione, mettersi a lavorare come tassista pur di guadagnare qualche soldo. Questo è un esempio di una capacità che non trova una appropriata possibilità di realizzazione.
A questo punto potremmo immaginare di stilare un bilancio dello sviluppo umano per un determinato paese, proprio come nel caso di una società che produce un bilancio finanziario con attivi e passivi. Dal lato degli attivi, vedremmo i progressi compiuti in termini di opportunità e scelte e, dal lato dei passivi, comparirebbero le deprivazioni in termini delle stesse opportunità e scelte.
È importante sottolineare che il miglioramento di un indicatore di progresso non implica necessariamente una riduzione del corrispondente indicatore di deprivazione; ad esempio, anche in presenza di una crescita occupazionale potrebbe non verificarsi una riduzione della disoccupazione. In altre parole, sia l’occupazione che la disoccupazione potrebbero aumentare contemporaneamente se l’incremento dell’occupazione fosse inferiore a quello della forza lavoro. Allo stesso modo, la produzione di cibo in un paese potrebbe aumentare e, nonostante ciò, ancora più persone potrebbero soffrire la fame. E via dicendo.
Si noti che alla luce del precedente esempio si potrebbe anche pensare alla deprivazione come “inabilità di trasformare la capacità nel corrispondente funzionamento”. Questo è il motivo per cui il Rapporto UNDP sullo sviluppo umano del 1997 ha raccomandato che, al fine di comprendere i reali miglioramenti raggiunti da un paese nello sviluppo umano e nel benessere, vengano adottati sia un approccio composito (che valuti vari indicatori di progresso generale) sia un approccio incentrato sulla deprivazione (che valuti gli indicatori di deprivazione generale).
La deprivazione di molteplici fattori che contribuiscono al benessere umano è definita povertà.
Le ramificazioni e le manifestazioni della povertà
Deve essere chiarito fin dall’inizio che la povertà intesa nel senso della deprivazione deve essere legata alla libertà di scelta. La povertà è una deprivazione involontaria. Per esempio, se una persona è disoccupata perché sceglie volontariamente di non lavorare, e non perché non riesca a trovare un lavoro, quella non potrà definirsi deprivazione. Ugualmente, non sta vivendo in povertà un individuo che soffra la fame per aver volontariamente scelto di osservare un periodo di penitenza religiosa che preveda digiuno e astinenza (Quaresima, Ramadan, ecc.). D’altro canto, sarà da considerarsi una manifestazione di povertà quella di una persona che ha fame perché non può permettersi di accedere al cibo.
La povertà intesa come deprivazione si manifesta fondamentalmente come una mancanza di accesso a molte componenti necessarie per soddisfare i bisogni umani fondamentali e assicurare un’esistenza umana decente. Quello che segue è solo un elenco euristico, e per nulla comprensivo, di tali componenti:
Salute; Formazione scolastica; Acqua pulita e servizi igienico-sanitari; Rifugio e alloggio; Infrastrutture (trasporti, mercati, scuole, università, strutture sanitarie, ecc.); Informazione; Occupazione; Entrate monetarie.
La povertà può quindi manifestarsi come mancanza di accesso a uno o più dei suddetti fattori. Di conseguenza, si può soffrire di povertà alimentare, povertà sanitaria, povertà di istruzione, povertà d’acqua e così via. Più è alto il numero di fattori di cui una persona è deprivata, più risulterà povera. Di tutti i fattori sopra elencati, quello più discusso in letteratura è il reddito monetario. Questo perché il denaro rappresenta il potere d’acquisto generale e la possibilità di avere accesso a tutti gli altri mezzi che promuovono il benessere umano. Con il denaro si possono acquistare cibo, istruzione, servizi sanitari, abitazioni dignitose, strutture di trasporto, uso dei mezzi di informazione, tecnologie di comunicazione e via dicendo. Per corollario, la mancanza di denaro può privare dell’accesso a uno o tutti gli altri requisiti del benessere
Possiamo distinguere due approcci di massima per misurare l’entità della povertà prevalente in un paese: un approccio monetario (money-metric) e un approccio non monetario (non-money-metric).
Esistono molte misure di povertà basate su questi due approcci. Nella prossima sezione, discuteremo due misure oggi prevalentemente utilizzate – una monetaria e una non monetaria – e spiegheremo come sono calcolate.
Calcolo delle misure di povertà
Misure monetarie di povertà: la povertà di reddito si basa sulla formulazione di una linea di povertà che definisce una soglia di reddito al di sotto della quale un individuo o una famiglia verranno considerati poveri. La linea di povertà è la quantità minima di denaro richiesta per acquistare un paniere di beni di base. Si possono distinguere due linee di povertà: una inferiore, scendendo al di sotto della quale si definisce la povertà estrema, e una superiore, al di sotto della quale si è in una condizione di povertà moderata.
L’uso delle linee di povertà di cui sopra definisce la povertà di reddito assoluta. Tuttavia, nell’Unione europea e nei paesi dell’OCSE viene utilizzata la povertà di reddito relativa, secondo la quale vengono definiti poveri coloro i cui redditi sono ben al di sotto del reddito medio del paese in questione (l’Unione europea utilizza il 60 per cento e l’OCSE il 50 per cento del reddito medio come soglia).
Spiegheremo ora come viene misurata la povertà utilizzando le linee di povertà assoluta.
Calcolo delle misure monetarie di povertà: ogni paese può definire quelle che considera le linee di povertà più appropriate per stimare i propri livelli di povertà.
Nei paesi in via di sviluppo le linee di povertà nazionali sono spesso oggetto di controversie poiché assumono connotazioni politiche. In India, ad esempio, il governo è stato presumibilmente incline a fissare una linea di povertà irrealisticamente bassa per dimostrare di essere riuscito a ridurre la povertà nel paese. Così nel 2014 si levò un grido d’allarme politico quando l’ex presidente del Consiglio consultivo per l’economia propose di aumentare la soglia di povertà da 27 a 32 rupie (53 centesimi di dollaro) al giorno per le aree rurali e da 33 a 47 rupie (78 centesimi di dollaro) per le aree urbane. Ciò avrebbe innalzato il livello di povertà dell’India dal 21,9 al 29,5 per cento. Tuttavia anche questa proposta di aumento fu criticata da alcuni, dal momento che sarebbe risultata ancora molto al di sotto del livello di riferimento adottato dalla Banca Mondiale di 1,25 dollari al giorno.
Attualmente, ai fini dei confronti internazionali, la Banca Mondiale ha stabilito la soglia di 1,90 dollari al giorno a persona per definire la povertà estrema e quella di 3,20 dollari al giorno a persona per la povertà moderata. La percentuale della popolazione che cade al di sotto della soglia di povertà definisce l’incidenza della povertà stessa. Questo approccio è anche noto come “indice di povertà di popolazione” (headcount index). Si può quindi misurare l’incidenza della povertà generale, comprendente tanto quella moderata che quella estrema, oppure calcolare ciascuna delle due separatamente.
Tuttavia, uno svantaggio della misura dell’incidenza della povertà è che questa non ne considera l’intensità. Due paesi potrebbero avere la stessa incidenza di povertà, ma l’intensità della povertà potrebbe essere più elevata in un paese rispetto all’altro. Questo avviene perché l’incidenza della povertà non cambia anche se le persone al di sotto della soglia di povertà dovessero diventare ancora più povere.
Quindi l’incidenza della povertà viene completata da altre due misurazioni:
Profondità della povertà (poverty gap): fornisce informazioni su quanto le famiglie siano lontane dalla soglia di povertà. Si ottiene sommando tutte le carenze dei poveri e dividendo il totale per la popolazione. Si valuta quindi quale sarebbe il reddito necessario per portare tutti i poveri al livello della soglia di povertà. Severità della povertà (squared poverty gap): questo indice non solo tiene conto della profondità della povertà, ma anche della disuguaglianza tra i poveri. Viene cioè dato un peso maggiore a coloro che sono più lontani dalla soglia di povertà. Tutte le misure di cui sopra si basano su una classe di misure di povertà proposte per la prima volta da Foster, Greer e Thorbeckenel nel 1984.
Misure non monetarie di povertà: In questo campo sono state utilizzate diverse misure, come la Misura della povertà in termini di possibilità (Capability Poverty Measure), l’indice di povertà umana (Human Poverty Index), adottati da UNDP, e così via. Altri analisti hanno sviluppato le proprie misure per stimare i livelli di povertà e deprivazione nei loro paesi. Ad esempio, Seshamani ha costruito 13 indici ponderati di deprivazione sulla base di 15 variabili e quindi ha ricavato un indice complessivo di deprivazione basato su questi indici. Questo indice include sia variabili monetarie che non monetarie. L’indice è stato calcolato empiricamente per lo Zambia utilizzando i dati delle Indagini sul monitoraggio delle condizioni di vita.
Una misura esclusivamente non monetaria piuttosto recente e innovativa è quella presentata da UNDP nel suo Rapporto sullo sviluppo umano del 2010. È noto come Indice di povertà multidimensionale (MPI) ed è basato sulle molteplici privazioni che una persona povera può affrontare in termini di scolarizzazione, salute e condizioni di vita.
Calcolo dell’MPI: l’MPI ha 3 dimensioni: istruzione, salute e tenore di vita, misurate usando 10 indicatori. Le famiglie povere vengono prima identificate e viene successivamente costruita una misura aggregata. Ad ogni dimensione viene dato lo stesso peso, così come ogni indicatore all’interno di ciascuna dimensione è ponderato uniformemente.
Una famiglia è definita povera da un punto di vista multidimensionale se, e solo se, risulta deprivata di una combinazione di indicatori la cui somma ponderata superi il 30 per cento di tutte le deprivazioni prese in considerazione.
I dati sono ricavati dai Censimenti nazionali sulle famiglie e riguardano l’anno in cui viene condotto il sondaggio.
Le dimensioni e gli indicatori utilizzati per ciascuna famiglia sono:
Istruzione: ogni indicatore è ponderato uniformemente per 1/6:
Anni di scuola: famiglia deprivata ​​se nessun membro ha completato cinque anni di scolarizzazione; Iscrizione scolastica dei bambini: famiglia deprivata se ciascun bambino in età scolare non frequenta la scuola fino all’ottavo anno di età.
Salute: ciascun indicatore viene pesato uniformemente per 1/6:
Mortalità infantile: famiglia deprivata se è deceduto qualche bambino; Nutrizione: famiglia deprivata se un qualsiasi adulto o bambino per il quale esistono informazioni nutrizionali è malnutrito.
Standard di vita: ciascun indicatore è uniformemente ponderato per 1/18:
Elettricità: famiglia deprivata se non ha elettricità; Acqua potabile: famiglia deprivata se non ha accesso all’acqua potabile o questa è a più di 30 minuti a piedi da casa; Servizi igienico-sanitari: famiglia deprivata ​​se non dispone di servizi igienici decenti o se tali servizi sono condivisi. Pavimentazione: famiglia deprivata se la casa ha un pavimento sporco, di sabbia o letame; Combustibile per cuocere: famiglia deprivata se usa cuocere con legna, carbone o sterco; Beni di consumo: famiglia deprivata se non possiede più di uno tra i seguenti beni: radio, TV, telefono, bicicletta o motocicletta, un’auto o un trattore. L’MPI ha una grande rilevanza politica, poiché identifica le aree specifiche di deprivazione che richiedono risposte politiche e che possono variare da paese a paese. Due paesi possono avere valori di MPI simili, ma le aree di deprivazione potrebbero essere diverse. Allo stesso modo anche all’interno di un paese possono verificarsi variazioni significative di MPI; ad esempio, le capitali possono avere un MPI molto più basso rispetto alle aree rurali più remote. Va notato che le persone che vivono nella povertà secondo l’MPI possono non essere necessariamente povere di reddito. Ad esempio, nel 2010 si è riscontrato che in Niger mentre solo due terzi delle persone erano povere di reddito, il 93 per cento era povero secondo l’MPI. D’altra parte, secondo il Rapporto 2016 sullo sviluppo umano in Zambia, nel 2013/14 il valore dell’MPI era solo del 26,4 per cento, mentre il 64,4 per cento era povero di reddito. Quindi, non esiste necessariamente una correlazione tra misure monetarie e non monetarie della povertà.
Le cause della povertà
Esistono molte cause di povertà che variano secondo le regioni spazio-temporali, per cui non è possibile generalizzarle. Ciononostante, è possibile distinguere alcune cause che rivestono un ruolo di primo piano in vari paesi del mondo, in particolare tra quelli in via di sviluppo. Un elenco illustrativo è stato pubblicato da Richard Vale in un breve articolo del 2017.Vale menzionare in proposito sei cause principali: guerra, arretratezza dell’agricoltura, disastri naturali, centralizzazione del potere e corruzione, discriminazione e disuguaglianza sociale, e degrado ambientale.Tuttavia, un rapporto di Oxfam International del 2018 attribuisce la povertà a livelli di disuguaglianza estremi e crescenti. “La disuguaglianza sta intrappolando centinaia di milioni di persone in povertà“, afferma il rapporto. Molte delle statistiche fornite da Oxfam nella sua relazione sono estremamente serie. È particolarmente significativo questo passaggio:
L’82 per cento della ricchezza creata nel 2017 è andato all’1 per cento più ricco della popolazione mondiale, mentre i 3,7 miliardi di persone che costituiscono il 50 per cento più povero della popolazione mondiale non hanno ottenuto nulla. Esistono naturalmente molti critici della posizione di Oxfam, principalmente per la definizione del capitalismo moderno come “crimine contro l’umanità”. Quei critici mettono inoltre in discussione le statistiche di Oxfam basate sulla ricchezza e non sul reddito, che suggerirebbero che la disuguaglianza vada crescendo, mentre secondo loro non esisterebbe una “crisi di disuguaglianza” e la disuguaglianza mondiale sarebbe anzi in declino dal 1980 (per una di queste critiche a Oxfam, il lettore può riferirsi all’articolo di Ivo Vegter pubblicato sul Daily Maverick del 29 gennaio 2018).Tuttavia, non c’è dubbio che un’elevata disuguaglianza costituisca un problema spinoso per il raggiungimento del benessere e della riduzione della povertà, dal momento che si pone in contrasto con l’efficienza economica e l’equità sociale. È tra l’altro un problema non solo per i paesi in via di sviluppo caratterizzati da alti livelli di povertà, ma anche per molti paesi sviluppati. Il premio Nobel Joseph Stiglitz nel 2011 ha descritto l’economia americana come un’economia “dell’1 per cento, da parte dell’1 per cento e per l’1 per cento“. Il rovescio della disuguaglianza, secondo Stiglitz, è una riduzione delle opportunità, per cui si impedisce di fatto alle persone di essere utilizzate nel modo più produttivo. Di conseguenza, l’1 per cento più in alto vede aumentare il proprio reddito, mentre la classe media assiste alla caduta dei propri redditi.In effetti, negli Stati Uniti questa elevata disuguaglianza ha portato a una povertà relativa più alta che in altri paesi occidentali. Alla fine degli anni 2000, il 17,3 per cento delle famiglie americane viveva in povertà, rispetto a un tasso medio di povertà del 9,5 per cento nella maggior parte dei paesi europei.
Le conseguenze della povertà
Così come le cause, anche le conseguenze della povertà sono molteplici. Esiste una vasta letteratura su questo argomento, che in questa sede discuteremo brevemente alludendo ad alcuni degli ultimi scritti.
Le principali conseguenze della povertà sono sociali. I poveri rischiano di essere esclusi, di perdere il loro stato sociale e l’identità, e probabilmente anche i loro amici. Inoltre, la povertà comporta un abbassamento dell’autostima e la mancata partecipazione al processo decisionale nella vita civile, sociale e culturale, cosa che si verifica anche in paesi avanzato, come ad esempio la Svezia, utilizzando i dati longitudinali delle indagini svedesi sulla qualità della vita per il 2000 e il 2010.
Altre conseguenze sociali citate in letteratura, particolarmente nei paesi in via di sviluppo, sono le seguenti:
I poveri hanno più probabilità di avere problemi familiari, compresi il divorzio e conflitti familiari; I poveri hanno più probabilità di avere vari tipi di problemi di salute; La povertà ha conseguenze per tutta la vita. In generale, i bambini poveri hanno maggiori probabilità di rimanere poveri da adulti, di abbandonare la scuola superiore, di diventare genitori adolescenti ed avere problemi occupazionali. La povertà comporta anche conseguenze politiche come:
Migrazioni di massa tra le popolazioni dei paesi colpiti dalla povertà, verso altri paesi in cerca di migliori condizioni di vita; La povertà può destabilizzare un intero paese. Il punto di partenza per la primavera araba fu la prevalenza di alti livelli di povertà. La povertà può essere una causa di terrorismo, anche se il nesso causale non è immediato: l’impatto della povertà sul terrorismo è infatti complesso e indiretto. Conclusione
In definitiva, bisogna tenere presente che, sebbene la riduzione ed eliminazione finale della povertà rientrino tra gli obiettivi fondamentali di ogni paese, il loro raggiungimento può non garantire comunque la felicità umana. L’assenza di povertà, intesa come disponibilità dei requisiti materiali minimi di benessere per ciascun individuo, è una condizione necessaria, ma assolutamente non sufficiente, per realizzare la felicità umana. Le misure di sradicamento della povertà devono essere integrate da altre misure, volte a promuovere gli obiettivi più complessi in difesa della dignità umana e della pace, nonché ad eliminare: (i) tutte le forme di sfruttamento e schiavitù (che esiste ancora secondo recenti rapporti, come quelli dell’ILO); (ii) la violenza, specialmente contro donne e bambini; (iii) la discriminazione basata su criteri insignificanti come razza, colore della pelle, religione, ecc ; (iv) la stigmatizzazione di gruppi sociali come lesbiche, gay, bisessuali, transgender (LGBT) o le persone che vivono con l’AIDS (PLWA).
Vedi il post italiano originale
Vedi il post originale
0 notes
sinnosis-sc · 8 months ago
Text
Tumblr media
Nel pianeta Buren la specie dominante era composta di maschi e femmine. L' evoluzione e il progresso avevano portato un benessere diffuso, ma insieme a questo era cambiata l' alimentazione, ora con cibi più ricchi ma anche molto processati. Inoltre era anche aumentato l' inquinamento, a causa delle moltissime sostanze artificiali create dalla chimica e dalla industria. Sostanze di cui non si conosceva l' effetto nel lungo periodo e che si era diffuse in tutta la catena alimentare. L' agricoltura aveva anch'essa beneficiato della chimica e anche quí senza che si conoscessero gli effetti a lungo termine sui raccolti e sui prodotti derivati. Insomma il progresso aveva ignorato il controllo e la tollerabilità di ciò che veniva prodotto. La fertilità ne subì delle conseguenze e si notò un aumento di casi di abitanti con alterazioni della sfera sessuale. Il progresso portò alla costruzione di un utero artificiale e alla possibilità di sgravare le femmine dalla gravidanza fisiologica. Fu un lavoro complesso e lungo, perché durante il periodo di incubazione ogni sostanza di cui necessitava il feto, andava dosata perfettamente, inoltre il sangue utilizzato era privo di qualunque sostanza estranea. Questo permise di appurare che i bambini nati dall' utero artificiale era veramente sani da tutti i punti di vista e non manifestavano alcuna delle alterazione che in precedenza si erano presentate.
On the planet Buren the dominant species was composed of males and females. Evolution and progress had brought widespread well-being, but along with this the diet had changed, now with richer but also highly processed foods. Furthermore, pollution had also increased, due to the many artificial substances created by chemistry and industry. Substances whose long-term effect was not known and which had spread throughout the entire food chain. Agriculture had also benefited from chemistry and here too without the long-term effects on crops and derived products being known. In short, progress had ignored the control and tolerability of what was produced. Fertility suffered consequences and an increase in cases of inhabitants with alterations in the sexual sphere was noted. Progress led to the construction of an artificial uterus and the possibility of relieving females from physiological pregnancy. It was a complex and long job, because during the incubation period every substance the fetus needed had to be dosed perfectly, furthermore the blood used was free of any foreign substance. This made it possible to ascertain that the children born from the artificial womb were truly healthy from all points of view and did not show any of the alterations that had previously occurred.
0 notes
newsnoshonline · 9 months ago
Text
"Non avevo altra scelta che commettere un comportamento scorretto" La sorprendente abilità comunicativa degli elefanti Gli elefanti della savana africana utilizzano nomi propri per comunicare, simile agli esseri umani. Uno studio ha dimostrato che le chiamate sono specifiche per gli individui, con gli elefanti capaci di riconoscerle e rispondervi. Questo svela una complessità sorprendente nel mondo animale. Ricerca scientifica e pressioni sociali: un’analisi preoccupante Un ricercatore cinese d’elite ha confessato di aver commesso pratiche non etiche a causa delle pressioni del sistema accademico. Questo solleva seri interrogativi sull’etica nella ricerca scientifica e sulle conseguenze delle aspettative imposte ai ricercatori. Un possibile progresso nel trattamento dell’Alzheimer La FDA statunitense potrebbe
0 notes
animapienadiodio · 9 months ago
Text
La parola può dunque dare forma all'esperienza raccontandola e a volte manipolandola (nei libri come nei processi), ma può, anche, definire il mondo in termini nuovi e pertanto generare il progresso. [...]
La scelta delle parole è dunque un atto cruciale e fondativo: esse sono dotate di una forza che ne determina l'efficacia e che può produrre conseguenze. Una forza che spesso è costituita dalla tradizione della parola, dal suo significato come storicamente si è sedimentato, e che indagato sul piano teorico dagli studiosi della lingua, è tuttavia sempre operante, a diversi gradi di consapevolezza linguistica e culturale, nella coscienza dei parlanti.
G. Carofiglio, La nuova manomissione delle parole
0 notes
gregor-samsung · 2 years ago
Text
“ Nelle ore di ginnastica Kantorek ci tenne tanti e tanti discorsi, finché finimmo col recarci sotto la sua guida, tutta la classe indrappellata, al Comando di presidio, ad arruolarci come volontari. Lo vedo ancora davanti a me, quando ci fulminava attraverso i suoi occhiali e ci domandava con voce commossa: “Venite anche voi, nevvero, camerati?”. Codesti educatori tengono spesso il loro sentimento nel taschino del panciotto, pronti a distribuirne un po’ ora per ora. Ma allora noi non ci si dava pensiero di certe cose. Ce n'era uno, però, che esitava, non se la sentiva. Si chiamava Giuseppe Behm, un ragazzotto grasso e tranquillo. Si lasciò finalmente persuadere anche lui, perché altrimenti si sarebbe reso impossibile. Può darsi che parecchi altri la pensassero allo stesso modo; ma nessuno poté tirarsi fuori; a quell'epoca persino i genitori avevano la parola “vigliacco” a portata di mano. Gli è che la gente non aveva la più lontana idea di ciò che stava per accadere. In fondo i soli veramente ragionevoli erano i poveri, i semplici, che stimarono subito la guerra una disgrazia, mentre i benestanti non si tenevano dalla gioia, quantunque proprio essi avrebbero potuto rendersi conto delle conseguenze. Katzinski sostiene che ciò proviene dalla educazione, la quale rende idioti; e quando Kat dice una cosa, ci ha pensato su molto. Per uno strano caso, fu proprio Behm uno dei primi a cadere. Durante un assalto fu colpito agli occhi, e lo lasciammo per morto. Portarlo con noi non si poteva, perché dovemmo ritirarci di premura. Solo nel pomeriggio lo udimmo a un tratto gridare, e lo vedemmo fuori, che si trascinava carponi; aveva soltanto perduto coscienza. Poiché non ci vedeva, ed era pazzo dal dolore, non cercava affatto di coprirsi, sicché venne abbattuto a fucilate, prima che alcuno di noi potesse avvicinarsi a prenderlo. Naturalmente non si può far carico di questo a Kantorek: che sarebbe del mondo, se Già questo si dovesse chiamare una colpa? Di Kantorek ve n'erano migliaia, convinti tutti di far per il meglio nel modo ad essi più comodo. Ma qui appunto sta il loro fallimento. Essi dovevano essere per noi diciottenni introduttori e guide all'età virile, condurci al mondo del lavoro, al dovere, alla cultura e al progresso; insomma all'avvenire. Noi li prendevamo in giro e talvolta facevamo loro dei piccoli scherzi, ma in fondo credevamo a ciò che ci dicevano. Al concetto dell'autorità di cui erano rivestiti, si univa nelle nostre menti un'idea di maggior prudenza, di più umano sapere. Ma il primo morto che vedemmo mandò in frantumi questa convinzione. Dovemmo riconoscere che la nostra età era più onesta della loro; essi ci sorpassavano soltanto nelle frasi e nell'astuzia. Il primo fuoco tambureggiante ci rivelò il nostro errore, e dietro ad esso crollò la concezione del mondo che ci avevano insegnata. Mentre essi continuavano a scrivere e a parlare, noi vedevamo gli ospedali e i moribondi; mentre essi esaltavano la grandezza del servire lo Stato, noi sapevamo Già che il terrore della morte è più forte. Non per ciò diventammo ribelli, disertori, vigliacchi - espressioni tutte ch'essi maneggiavano con tanta facilità; - noi amavamo la patria quanto loro, e ad ogni attacco avanzavamo con coraggio; ma ormai sapevamo distinguere, avevamo ad un tratto imparato a guardare le cose in faccia. E vedevamo che del loro mondo non sopravviveva più nulla. Improvvisamente, spaventevolmente, ci sentimmo soli, e da soli dovevamo sbrigarcela. “
Erich Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Mondadori (collana Oscar n° 30), 1965; pp. 15-17.
NOTA: Il testo apparve dapprima sui numeri di Novembre e Dicembre del 1928 del giornale berlinese Vossische Zeitung, quindi in volume dal titolo Im Westen nichts Neues il 29 gennaio 1929 per l'editore Propyläen Verlag ottenendo un immediato successo internazionale.
11 notes · View notes
diarionet · 10 months ago
Link
Invece di semplificare la nostra esistenza, sembra che ci siamo ingarbugliati in una rete sempre più intricata di scelte e conseguenze.
0 notes
guattarianbitch · 1 year ago
Text
«Lo sviluppo dell'operaio è la conseguenza diretta del suo stato economico. Ed in questo senso il socialismo vuole interessarsi dell'emancipazione intellettuale dell'operaio contemporaneamente a quella economica, sempre ritenendo che la prima è una conseguenza della seconda, e che se si tiene a cuore il progresso e la cultura della massa, non si deve disprezzare, ma accettare nel suo massimo valore il programma della sua redenzione "materiale".»
«Ma il "riformismo" e la "democrazia" vedono il problema della cultura da un punto di vista ben diverso, anzi esattamente capovolto. Nella cultura operaia essi scorgono la conseguenza parallela dell'emancipazione economica, il mezzo principale e la "condizione necessaria" di quella emancipazione.»
«Si dice ai proletari che essi non hanno quasi il "diritto" di essere militanti nel campo sindacale e specie in quello politico per la loro scarsa istruzione, si vuole farli arrossire della propria ignoranza, mentre occorrerebbe convincerli che essa è una delle tante infami conseguenze dello sfruttamento borghese, e la inferiorità intellettuale dell'operaio, che dovrebbe essere una molla per farlo insorgere, al pari della sua inferiorità economica, diviene una causa di titubanza e di viltà.»
0 notes