#prescrizioni
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I controlli
L’attività di controllo è alla base del lavoro di un team ed è classica del project management. È nota l’importanza del controllo dell’avanzamento dei costi, tempi di realizzazione e qualità di un progetto. In mancanza di controllo, il progetto andrebbe allo sbando, con previsioni finali molto approssimate. Allo stesso modo, dovremmo controllare alcune attività della vita corrente e, in…
#analisi ematiche#Controlli#controllo#costi#fattura#giardiniere#impresa#lavori#muratori#ore impiegate#prelievo del sangue#prescrizioni#project management#qualità#ristrutturazione#tempi di esecuzione
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La natura ci aiuta
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" In tanti anni di insegnamento in un’università frequentata per il 70 per cento da ragazze, ho avuto centinaia di studentesse. Ogni primavera, alla prima lezione del primo anno di corso, entrando in aula più che le loro facce vedevo le loro teste, che tenevano abbassate, lo sguardo sul banco, le mani in grembo. I maschi d’altronde non erano molto più spigliati. Una trentina di diciottenni in tutto, che dovevo aiutare, se volevo che imparassero l’italiano, a venir fuori da un esagerato riserbo. Provenendo da dodici anni di insegnamento autoritario, che li aveva abituati solo ad ascoltare e a ubbidire, gli studenti all'inizio erano tutti molto passivi, e per cavar loro di bocca qualche parola ci volevano mesi di paziente lavoro. Nell'arco di quattro anni li vedevo trasformarsi fisicamente, maturare mentalmente, manifestare a poco a poco la loro personalità. La metamorfosi era evidente, soprattutto nelle ragazze, che cambiavano pettinatura, incominciavano a truccarsi, a seguire la moda, e col trascorrere dei mesi rivelavano negli atteggiamenti, pur nel loro modo contenuto, il passaggio attraverso nuove esperienze di vita. "
Antonietta Pastore, Nel Giappone delle donne, Giulio Einaudi, 2004. [Libro elettronico]
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Ho creato una mappa con i decessi occorsi durante fermi e operazioni di polizia, uno strumento che in Italia non esiste in contrasto con le prescrizioni internazionali. I decessi sono tanti, troppi. La mappa è consultabile qui: goo.gl/maps/JPedWp2sR
Luigi Mastrodonato
@LuigiMastro_
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Per i polemici e i dubbiosi: - “poveraccio” non è inteso come “povera stella”, ma come povero e basta, visto che non mi risulta che i capitani d’impresa si mettano a sfilare portafoglia alla stazione. - se aumentare le pene servisse davvero a qualcosa basterebbe mettere l’ergastolo su tutto. - sì, i pubblici ufficiali condannati per abuso d’ufficio sono pochi. Ma non sono tutti innocenti. Spesso di tratta di prescrizioni e spesso di difficoltà nel dimostrare la colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio. - se poche persone commettono oggi abuso d’ufficio è proprio perché l’abuso d’ufficio è reato. Se davanti a un autovelox tutti rispettano i limiti di velocità è perché sono tutti rispettosi automobilisti o perché c’è l’autovelox? E cosa accadrebbe se l’autovelox venisse rimosso? Emilio Mola, Instagram
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ammucchiate su ogni ripiano della stanza ci sono cianfrusaglie, oggetti che hanno perso la loro funzione o peggio la loro utilità e sono quindi diventati spazzatura, ho l’abitudine di conservare nelle tasche fogli e foglietti, volantini, scontrini, prescrizioni del medico, cammino per strada con le mani in tasca giocherellando con le carte delle caramelle facendole passare tra le dita, svuoto le tasche sullo scaffale della libreria mettendo le cartacce accanto ai libri, ci sono fogli piegati, gesù è tuo amico, l’apertura di una pizzeria, il nuovo piano terapeutico della psichiatria, dovrei fare una selezione anche dei vestiti che continuo a spostare dalla sedia al letto, che cazzo, io non sono così. a me piace avere una vita minimalista, fatta diversamente, di disciplina, un porta documenti verde in cui riporre ogni documento che mi potrebbe tornare utile in qualunque momento, il desktop praticamente vuoto, le poche cartelle allineate che contengono una pila di cartelle magari catalogate con colori diversi in base al contenuto, ogni tanto mi appaga controllare i siti a cui sono iscritto ed eliminare il mio account da quelli che non utilizzo più, a volte ho dovuto scrivere allo staff per farlo perché non avevano la funzione di eliminazione dell’account, catalogo le spese per avere traccia di quanto e come spendo, da qualche parte nella mia testa mi appaga l’idea di dover ragionare sulle nuove categorie di spese da aggiungere nel file del duemilaventicinque, mi piace aprire il cassetto dei calzini e trovarli già accoppiati, essere circondato da un sistema mi piace e mi toglie alcuni pensieri che mi affollano la testa, gli direi questo al me stesso di qualche anno fa, sei fatto così, non c’è niente di male se ti fa stare bene avere un proprio sistema. eppure ultimamente accumulo oggetti inutili, abbandono una busta vuota per terra, quelle plasticose della farmacia, i blister vuoti degli antidepressivi lasciati nel cassetto del comodino. vorrei mettere un po’ di ordine: sistemare l’armadio, ordinare il cassetto dei farmaci, fare una selezione di tutti i foglietti sparsi per la stanza, sistemare i fili sotto la scrivania. ma non ho le energie per farlo da solo. qui non c’entra la coppia, intesa come relazione sentimentale. non ho energie per farlo da solo, ma è un’altra cosa, non so cosa, ultimamente sono così, mi abbandono e perdo pezzi, un angolo del poster di titanic ha ceduto e non lo sistemo, ci metterei pochi secondi, mi lascio sfiorare da quello che definirei caos ma che in realtà non so cosa sia, forse solo disordine, forse ora sono fatto così, non c’è niente dietro, forse.
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Più di una dozzina di anni fa aderii alla sperimentazione del fascicolo sanitario elettronico della regione Emilia-Romagna.
Poter gestire prenotazioni e ricette varie in autonomia (anche quelle altrui se avevi la delega al fascicolo) sembrava Il Futuro™, anche al netto di una serie di storture sulle quali mi sono dilungato altrove.
Una dozzina di anni dopo non pensavo che Il Futuro™ sarebbe diventato ritrovarsi a fare accessi giornalieri al fascicolo nel tentativo di intercettare eventuali disdette di appuntamenti altrui. Fra esami e visite specialistiche mie o dei cinni, per le ultime cinque o sei che mi hanno prescritto la ASL di Bologna non aveva disponibilità per i 9 mesi successivi. Cercando in altre ASL della regione mi sono ritrovato a baloccarmi con l'idea di farmi una gita a Novafeltria fra due mesi, che, via, è anche un posto carino.
Prenotando in libera professione e pagando poco più del triplo del ticket, nelle stesse strutture ospedaliere, potrei andare domani. O dopodomani, o quando (e dove) mi pare.
Ho la fortuna di non avere problemi sanitari seri, e (volendo) di potermi separare da circa 1/13 del mio stipendio mensile per un'ecografia con ripercussioni modeste (qualche bestemmia e un po' di gastrite - che dal punto di vista delle prescrizioni sanitarie potrebbe innescare un circolo vizioso) ma non faccio fatica a immaginare che per una serie di persone approfondire i propri problemini diventi uno sport proibitivo al punto da rinunciare ad approfondirli e magari aspettare che ritornino alla sanità pubblica come problemoni, con tutte le implicazioni del caso.
Il tutto inserito in un contesto agghiacciante in cui più della metà dei medici ospedalieri che conosco hanno cambiato mestiere negli ultimi due anni e l'assicurazione sanitaria sta diventando un benefit socialmente sdoganato e tristemente ambito.
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività(*), si diceva una volta. Diciamo che la Repubblica ci ha provato, ma potrebbe fare di meglio.
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L’ho scritta sul profilo X del Quirinale.
Secondo voi mi mandano la DIGOS? 🫢
Egregio Signor Presidente,
In base a quanto da Ella affermato riguardo le dichiarazioni di Mr. Elon Musk (che cita implicitamente) mi permetto rispettosamente di richiederLe un piccolo chiarimento.
Premesso che, a mio modesto modo di vedere, esprimere un parere seppur molto forte, molto tranciante e in modo in modo diretto e brusco, non significa impartire prescrizioni, mi conformo fiducioso alla Sua interpretazione perché sicuramente, la Sua padronanza della nostra bella lingua è nettamente superiore alla mia.
In base a ciò però Le chiederei se mi potesse pazientemente e cortesemente illustrare in base a quale norma, a quale legge della Repubblica Italiana o a quale direttiva o accodo internazionale, i politici italiani sono esentati dal “rispettare la sovranità” di un altro grande paese democratico (forse il più grande) “nostro alleato e amico”?
Le chiedo ciò, Egregio Presidente, perché sono andato a rileggermi le dichiarazioni di alcuni politici italiani, allora tutti parlamentari o leader nazionali di partiti dell’allora coalizione di Governo, che furono rilasciate nel giugno del 2022, quando fu resa pubblica la Sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che rovesciò il precedente pronunciamento della stessa (noto come Roe v. Wade) e risalente al 1977.
Di seguito ne trascrivo alcune:
Enrico Letta (PD): “La sentenza rappresenta un grave passo indietro, un segnale preoccupante per i diritti delle donne, una lezione che non dobbiamo dimenticare in Europa. Non possiamo permettere che conquiste civili vengano messe in discussione. Un gravissimo passo indietro sui diritti delle donne e un simbolo preoccupante di arretramento della democrazia e della libertà.”
Laura Boldrini (PD): “Un attacco gravissimo ai diritti umani delle donne. In Europa dobbiamo ricordare questa lezione per proteggere i diritti conquistati.”
Elly Schlein (PD): “È un colpo ai diritti e un monito: nessuna conquista è mai definitiva.”
Giuseppi Conte (M5S): “Il diritto all’aborto è una delle conquiste sociali su cui non si può tornare indietro. Non permetteremo movimenti retrogradi che mettono a rischio la libertà di scelta di ogni donna.”
Emma Bonino (Radicali): “È una grande delusione. Questo ci deve insegnare che i diritti non sono mai acquisiti, vanno difesi ogni giorno. La società non può mai dare per scontato ciò che ha conquistato.”
Forse gli Stati Uniti d’America non sanno badare a loro stessi?
La ringrazio per la Sua paziente attenzione e fiducioso di un Suo cortese riscontro, esprimendoLe massima stima, Le formulo,
Ossequiosi saluti.
Alberto Mascioni
(cittadino)
#Cotton Fioc#Mummia incartapecorita#democristiano cotonato#Mattarello bimbo bello#Mattarella che dice cose...
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Spero di riuscire a guarire da te uno di questi giorni. Devo smettere di fumarti, di berti, di pensarti. È possibile. Seguendo le prescrizioni della morale di turno. Mi prescrivo tempo, astinenza, solitudine. Ti va bene se ti amo solo una settimana? Non è molto né poco, è abbastanza. In una settimana si possono riunire tutte le parole d’amore che sono state dette sulla terra e si può dare loro fuoco. Ti scalderò con quel falò dell’amore bruciato. E anche il silenzio. Perché le parole d’amore più belle si trovano tra le persone che non si dicono niente.
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" Nella primavera del ’90 Akiko è all'inizio del terzo anno di università (l’anno scolastico, come quello lavorativo, comincia ad aprile e finisce a marzo), e riesce a sostenere una semplice conversazione in italiano. Non è una studentessa particolarmente brillante, ma è diligente, studiosa, piena di buona volontà. In classe è sempre attenta, non chiacchiera con le compagne, l’unica cosa che le si può rimproverare è un eccessivo spirito gregario, ma è un difetto comune a molti. Nonostante sia timida, come la maggior parte dei suoi compagni e delle sue compagne di corso Akiko ha in programma di passare le vacanze estive in Italia, a Firenze, dove frequenterà per due mesi una scuola per stranieri. In Maggio viene a trovarmi nel mio studio, per chiedermi consigli riguardo al viaggio imminente, e ho così modo di conoscerla un po’ meglio. All'inizio è un po’ esitante, sta seduta in punta di sedia, cincischia con una mano un bottone della camicetta dal collo di pizzo, l’altra la tiene posata in grembo, sui jeans poco intonati alla camicetta. Ben presto però si rinfranca, e bastano un paio di domande informali da parte mia perché di sua spontanea volontà si metta a parlare di sé.
Vengo così a sapere che abita a mezz’ora d’autobus dall'università, e che divide con un’amica un minuscolo appartamento di una stanza, cucinino, e il solito bagno poco più grande di un armadio. Sistemazione che considera già un lusso, poiché la sua famiglia, che ha un piccolo commercio in provincia, fa un notevole sforzo per pagarle gli studi a Osaka. Per domandare ai genitori meno denaro possibile, come la maggior parte degli studenti Akiko svolge un lavoro part-time, due sere alla settimana fa la cameriera in un ristorante, per una paga equivalente a quella di una collaboratrice domestica in Italia; paga della quale è molto contenta perché prima di trovare questo posto smistava la merce in un supermercato dove guadagnava meno e si stancava di più. Il viaggio in Italia se lo pagherà con il denaro messo da parte negli ultimi due anni. Quando lodo il suo senso di responsabilità, Akiko mi risponde che è normale, i suoi genitori non sono ricchi e fanno già abbastanza per lei. Questa preoccupazione di pesare il meno possibile sulla famiglia una volta terminate le medie superiori è molto frequente nei giovani, e a questa loro esigenza risponde l’ampio mercato di lavoro saltuario e part-time. "
Antonietta Pastore, Nel Giappone delle donne, Giulio Einaudi, 2004. [Libro elettronico]
#letture#leggere#Giappone#citazioni#università#famiglia#Antonietta Pastore#studentesse#giapponesi#apprendimento#Nel Giappone delle donne#mitezza#calma#tranquillità#vita#prescrizioni sociali#estremo oriente#famiglie#affetto#amici#società giapponese#simpatia#amicizia#condizione femminile#emancipazione#serenità#sacrifici#autoritarismo#studenti#povertà
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🇮🇹📟 A volte il polso della società si riesce a sentirlo meglio leggendo piccoli fatti di cronaca piuttosto che leggendo o ascoltando poderose e dottissime elucubrazioni di qualche luminare.
In un ridente comune del Polesine, Giavone, qualcuno, nottetempo, s'è rubato un dosso artificiale posto dal comune per rallentare la marcia delle automobili. Sì avete capito bene, si sono presi il dosso. Dov'è la morale? Semplice, la gente s'è rotta i coglioni. Si è rotta i co-glio-ni. Si è rotta i coglioni di continue prescrizioni, di continuo moralismo: «Rallenta l'automobile!», «Vai a 30/h!» ma «paga il debito per le infrastrutture moderne che abbiamo costruito per farti andare più veloce ed essere all'altezza delle sfide del mondo», e poi ancora «Mangia insetti, perchè le mucche scorreggiano e producono CO2». Non parliamo poi sulla sovranità sul nostro corpo che si sono presi: «Fai la punturina se non non lavori e non esci manco di casa...» Parliamo poi delle norme ambientali? Eccoci: « Metti il cappotto termico alla casa, se no, non l'affitti e non la vendi (ma continui a pagarci le tasse!). E se tu ritieni di essere vessato perchè imponi ad un sardo e a un siciliano norme finlandesi non ce ne frega nulla...è così e basta!».
E poi pensiamo agli strumenti pervasivi di controllo: Autovelox, telecamere anche dotate di strumenti di IA per il riconoscimento facciale ecc. Spesso si tratta di strumenti imposti - non si capisce a quale titoli - da semplici assessori e sindaci....
Insomma, un ginepraio di norme vessatorie, costosissime, contradditorie, spesso lesive non solo del buon senso, della stabilità economica di chi le subisce, ma proprio della dignità della persona.
Ed è proprio qui il punto: nel triveneto (come il altre parti d'Europa a partire dall'Inghilterra) stanno nascendo movimenti di protesta: rubano i dossi, abbattono i pali delle telecamere che vengono poi distrutte a martellate (qui sta il punto, se ci si limita ad abbattere il palo che costa 100 euro e si lascia la telecamera intatta che è costosissima la rimontano su un altro palo).
Ecco, io condanno fermamente questo modo di agire. No alla violenza, dobbiamo essere bravi a votare (se votiamo dei malfattori che ci vessano è perchè anche noi siamo in fondo malfattori nel nostro piccolo). Non bisogna danneggiare i beni dello Stato! Bisogna essere ligi al rispetto delle leggi anche quando sbagliate e vessatorie fino all'estremo sacrificio, quello di essere vessati come nel film Salò di Pasolini.
Mi raccomando, non rubate i dossi, non abbattete i pali delle telecamere (e soprattutto non rompete la costosa telecamera), non manomettete gli autovelox. Mi raccomando, pieno rispetto delle regole e piena fiducia nella magistratura e in "tuttecose" come dicono a Napoli ❤️
Giuseppe Masala
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Finalmente è morto
Un bandito impunito. Un maschilista. Colui che ha ripristinato negli anni '80, la concezione troglodita della donna-oggetto, consacrando la mercificazione del corpo femminile.
L'uomo che passerà alla storia per i suoi pulmann di troie, per la prostituzione minorile imbellettata da "cene eleganti".
Colui che ha fatto danni micidiali al cervello degli italiani.
Il vero picconatore del senso civico.
Il primo responsabile dell'attuale degrado che ha sostituito il precedente potere cattolico della D.C.
Un pagliaccio. Un buffone. Un pappone. L'uomo che ha sempre considerato le donne come puttane e merce di scambio.
Un furbetto della peggior specie che ha speso milioni di euro per pagare i migliori avvocati per garantirsi l'impunità e una serie di assurde prescrizioni.
L'uomo dei mille conflitti di interessi mai risolti.
Evvivaaaa!!!
Dopo anni, dopo uno stillicidio di brutte notizie, finalmente, un piccolo raggio di sole.

IL 12 GIUGNO, D'ORA IN POI
SARÀ UNA NUOVA
FESTA DELLA
LIBERAZIONE
Oggi si brinda
a champagne !


BUON VIAGGIO
CARO SILVIO
e mi raccomando
non ripassare da queste parti.
.
"IO NON DIMENTICO"
E le mille sviolinate dei Media ora che sei morto, mi fanno convincere sempre di più, che per fare UN UOMO, non basta nascere, ma certamente, non serve nemmeno morire.
Nessuna morte servirá a darti una statura di politico di valore o di padre della Patria.
Berlusconi resterà invece il simbolo dei peggiori difetti del popolo italiano concentrati in una sola persona.
E per sempre resterà colui che ha strumentalizzato le Istituzioni e lo Stato, nel proprio personalissimo interesse.
Per puro tornaconto.
Un individuo così, a casa mia, ha un nome ben preciso:
" parassita "
.
.
.
.
#FESTA DELLA LIBERAZIONE#La morte di un uomo ridicolo e patetico#la tragedia italiana#finalmente una buona notizia#12 giugno 2023#Io non dimentico
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Il principio stesso dell'estraneità, carico di prescrizioni e conseguenze - il vertice del Cremlino, soddisfatto e sazio, che ci si è assestato nelle profondità dell'anima. Come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un'iniezione di verità per dirla, finalmente, la verità. Sarei felice di poter dire a me stesso: "Con lei ho stillato verità". Sì, è questo quello che voglio. Voglio che tu sia per me il coltello, e anch'io lo sarò per te, prometto. Un coltello affilato ma misericordioso - parola tua. Non ricordavo nemmeno che fosse lecita. Un suono così delicato e ovattato. Una parola senza pelle (se la si ripete più volte a voce alta ci si può sentire come terra riarsa, e non è facile il momento in cui l'acqua s'infiltra fra le crepe). Sei stanca, mi obbligo a dirti buonanotte.
#david grossman#David Grossman#Che tu sia per me il coltello#che tu sia per me il coltello#citazioni#citazione#citazioni libri#citazione libro#libri letti#letteratura#david grossman citazioni#david grossman frasi#frasi#narrativa
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Le anime morte
Nabokov, nel suo libro su Gogol’, ha provato a definire che cos’è il pošlost', lo squallore dozzinale e smaccato in cui vivono i personaggi di quell’immenso scrittore dal cappotto del quale, diceva Dostoevskij, «noi tutti siamo usciti». Del pošlost', emblema, sbirro e, insieme, incarnazione è Čičikov, l’ineffabile compratore di anime morte, cioè di quei defunti servi della gleba, per i quali il padrone continuava a pagare il testatico, procurando così loro una specie di fasulla sopravvivenza. Non credo di proporre nulla di stravagante, suggerendo che Čičikovsia per noi il simbolo di coloro che oggi governano – o credono di governare – la vita degli uomini. Come Čičikov, essi manipolano e trafficano, infatti, anime ormai morte, la cui sola parvenza di vita è che pagano esse stesse il testatico e acquistano i beni di consumo che gli si dice di comprare. Se poi queste anime siano veramente morte o se tali appaiano soltanto a coloro che li governano, non fa troppa differenza, dal momento che essenziale è che esse si comportino – e lo fanno così bene – come se fossero morte. «Sì, certo sono morti» dice Cicikov delle sue anime «ma d’altra parte che cosa si ricava dai vivi di oggi? Che razza di uomini sono?», e all’interlocutore che gli obietta che questi almeno sono vivi, mentre le sue anime sono soltanto una finzione, risponde sdegnato: «Una finzione? Ma proprio! Se solo li aveste veduti… vorrei proprio sapere dove trovereste una finzione simile».
È bene riflettere su che cosa sia un tale stato-pošlost', in cui tutto è organizzato in ogni particolare presumendo di aver a che fare soltanto con delle anime morte, che occorre puntualmente registrare, contare, timbrare e orientare nella direzione voluta. Se qualche anima sfugge alla conta e risulta invincibilmente viva si provvederà, quando non sia necessario eliminarla, a isolarla o a respingerla nei margini. Un tale stato-pošlost' ha, infatti, unicamente bisogno di anime morte e guai a chi si ostina a essere vivo, a non obbedire ai decreti televisivi e alle prescrizioni del cellulare che è stato provvidenzialmente inserito nella sua bara.
Eppure anche Čičikov non riesce a farla franca fino alla fine, chi ha comprato solo anime morte si ritrova in ultimo a mani vuote e solo con la fuga riesce a sottrarsi al castigo. Un giorno, anche se non si sa quando, le anime che si sono lasciate finallora trattare come morte bruscamente si desteranno e non è detto che questa volta Čičikov riuscirà a salvare la pelle.
24 luglio 2023
Giorgio Agamben
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Ricevo da un mio amico siciliano di Messina:
Nelle scorse settimane, in un condominio adiacente a quello ove abito, sono stati installati un gruppo di pannelli fotovoltaici, tra le mie amare risate.
Per tale installazione è stata necessaria la presenza di una gru di dimensioni assai generose, gru che è dovuta intervenire nella zona per ben 2 volte; la prima per installare la struttura reticolare di supporto, la seconda per l'installazione vera e propria dei pannelli.
Risata amara resa più amara dalla posizione e dalla tipologia di installazione, installazione avvenuta su una terrazza condominiale ubicata in una posizione altimetrica inferiore rispetto ai condomini circostanti, condizione che pone ovviamente in ombra i pannelli FV.
Ancor più grave, i pannelli non godono di alcun orientamento sull'orizzonte, né verticale, né orizzontale; sono montati praticamente "coricati" e paralleli al piano, un assurdo rispetto alle prescrizioni fisiche.
Incuriosito, domando al "legittimo proprietario" di così elevata stortura, il costo di questa operazione. Soddisfattissimo mi risponde: "Nulla! Solo le spese per l'istruzione della pratica! Ed il condominio non si è nemmeno potuto opporre!". MAFIA! Penso e non dico, io!
Veniamo all'atto pratico; per muovere la gru indicata il costo è di 2,5 mila euro/giorno comprese le operazioni dell'operatore di movimento ed il supporto del vettore di trasporto materiali, la creazione dell'impianto elettrico è di, circa, 3 mila euro (dal piano V al piano terra), il costo secco e senza telaio in alluminio dei pannelli FV è di, circa, 3 mila euro per kWp installato, quindi 30 mila euro per 10 kWp! Ignoto il costo del telaio di supporto, ma non inferiore alle 5 mila euro, date dimensioni e posizioni occupate. L'impianto non sembra dotato di accumulo, quindi i costi dovrebbero terminare qui e siamo tra 40 mila e 50 mila euro per servire una sola famiglia nel pieno disprezzo della collettività e delle volontà individuali del condominio!
Alla precisa domanda: "Perché non lo hai fatto a tue spese?!", la risposta è stata ovvia: "A mie spese non lo avrei MAI fatto, costa troppo!".
Ecco le deficienze di una serie di norme dello Stato e di imposizioni della UE: a proprie spese il condomino non avrebbe MAI installato l'impianto, perché ritenuto troppo costoso.
Quindi, non diversamente dal superbonus di grillina memoria, lo Stato sovvenziona opere a costo della collettività e per la collettività non producono alcun vantaggio/ricchezza.
Se realmente l'installazione dei sistemi fotovoltaici/eolici fosse stata conveniente, nessuno avrebbe esitato nell'investire (non sarebbe stato un costo!) in tali opere, nella certezza di un ritorno a medio termine. La realtà dell'esperienza storica indica un tempo medio di 32 anni per il rientro dei costi secchi del solo impianto, senza il supporto di opere accessorie diverse, che possono ridursi a 27 anni se le installazioni vengono effettuate in aree particolarmente irraggiate (Sicilia/Sardegna) ed arrivare a 36 anni per aree come la Lombardia, il Piemonte, il Friuli, giusto per fare degli esempi. Osservando all'estero, in Germania o Regno Unito il fotovoltaico sarebbe del tutto inutile alla causa, con un fattore di capacità di appena il 6%!
La vita media della migliore serie dei pannelli FV non arriva a 30 anni, fermandosi addirittura a 22 anni, ma molti dei pannelli FV installati mostrano problemi già dopo i primi 10 anni di esercizio (in Germania una serie di pannelli da 4 miliardi di euro smise di funzionare dopo appena 2 anni dall'installazione).
Purtroppo queste spese gravano su tutti, Industrie in primis, alla voce ONERI DI SISTEMA, che pesano per oltre il 51% del costo della bolletta, e SPESE PER IL TRASPORTO DELL'ENERGIA, che pesano per un ulteriore 3% - 7% del costo della bolletta funzionalmente alla tipologia di contratto. E poi si fallisce tutti...
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