#posticipato
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Interventi di Manutenzione del Verde Pubblico ad Alessandria: Programma fino al 18 ottobre 2024
Il Comune di Alessandria annuncia il calendario degli interventi di manutenzione per le aree verdi cittadine, con operazioni di sfalcio, potatura e pulizia fino al 18 ottobre 2024.
Il Comune di Alessandria annuncia il calendario degli interventi di manutenzione per le aree verdi cittadine, con operazioni di sfalcio, potatura e pulizia fino al 18 ottobre 2024. Il Comune di Alessandria, tramite il Servizio Verde Pubblico e in collaborazione con le imprese incaricate della manutenzione delle aree verdi per l’anno 2024, ha reso noto il programma degli interventi previsti fino…
#Alberi#Alessandria#arbusti#aree#Centro#Comune#data#Decoro#erba#Europa#Fraschetta#Giolitti#Interventi#Manutenzione#Nord#Ovest#Pertini#Pioggia#Pista#posticipato#Potatura#Programma#Pubblico#Pulizia#roseti#servizio#sfalcio#siepi#Sud#Urbano
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unpopular opinion: lasciate stare le nuove generazioni
sono un po' annoiata dalla retorica di questi post che leggo sui social in cui si confronta lesame di maturità dellə millennial alle generazioni precedenti.
"io me la ricordo la mia maturità. jeans e maglietta sgualcita, sudata fradicia, pallida come una dama dell'Ottocento e con le occhiaie fino alle ginocchia. ore sono tutte con il completo, la piega fatta e il bouquet di fiori"
commenti di questo tipo ne leggo a decine, a centinaia. e onestamente, ME COJONI.
anche io me la ricordo la mia maturità. il giorno della prima prova scritta mi è arrivato il ciclo, sono corsa in bagno per cambiare l'assorbente e il flusso era talmente abbondante che non riuscivo a tirarmi su i pantaloni. mentre con una mano scrivevo, con l'altra stringevo il banco per il dolore dei campi. il giorno della terza prova ho avuto una gastrite acuta da stress che mi ha fatto vomitare sangue e non mi sono presentata. mi ha telefonato sul cellulare la professoressa di inglese chiedendomi come stessi e promettendomi che avrebbe trovato una soluzione. ho svolto la terza prova due giorni dopo da sola circondata da 10 professori che mi fissavano. il mio esame orale è stato posticipato all'ultimo giorno in extremis. ho fatto un'interrogazione da ottimi voti, ed ero completamente sola - neanche la mia migliore amica che era passata prima di me era rimasta ad aspettarmi. ho ringraziato e sono uscita. la professoressa di inglese mi ha abbracciata e mi ha detto "mi dispiace che sei rimasta da sola". ho camminato fino alla stazione, ho aspettato il treno per un'ora. scesa a destinazione ho scritto alla mia famiglia per chiedere un passaggio in paese ma si erano dimenticati che sarei dovuta tornare e non potevano venirmi a prendere. così mi sono fatta altri 6 km a piedi risalendo sotto il sole cocente di luglio le vigne del Monferrato.
questo è il ricordo della mia maturità. io, sola, sempre. quando sono arrivata a casa mi sono fatta una doccia e sono andata a dormire. nessuno mi ha chiesto come fosse andata. come stavo. cosa avrei voluto fare, dopo l'esame, durante l'estate o nella vita. vuoto.
è un bel ricordo? no. lo avrei voluto diverso? sì.
perciò lasciate stare lə ragazzinə che hanno qualcunə che lə supporta. lasciate che festeggiano questo traguardo - perché, fidatevi, con il tasso di abbandono scolastico italiano, il diploma è un traguardo non da poco. lasciate che si facciano bellə e che si cimentino nelle cose da grandi per un giorno con tailleur e completo formali mentre convincono la commissione che la loro tesina sulla seconda guerra mondiale è originalissima. lasciate che si godano quel momento di gioia misto nostalgia che si prova quando si termina un percorso faticoso. e applauditelə, coccolatelə, celebrate i loro traguardi perché non c'è nessun vanto nell'aver avuto possibilità diverse, non c'è vanto nell'aver sofferto. insegniamo alle nuove generazioni che le quelle che per noi sono state cose banali possono essere bei ricordi, insegniamo loro che si possono celebrare le vittorie piccole o grandi che siano, che è bello condividere le emozioni. non diventiamo la nuova generazione del "ai miei tempi era meglio perché si stava peggio e si sgobbava". io non voglio appartenere a chi pensa che stare male e lavorare il triplo senza garanzie sia non solo norma ma dignità. io voglio essere parte di chi accetta che la vita è anche festeggiare con un mazzo di fiori un esame. fotografare la patente dopo averla presa, regalarsi un giorno di permesso per una bella notizia.
non siamo fatti per soffrire.
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Poesia di https://www.tumblr.com/volodiunacapinera e parole mie improvvisate
…Il nostro cuore è unico, ogni cuore ha una curva diversa da un altro, ha il battito posticipato o anticipato a un altro ancora. Il battito sincopato è dei cuori innamorati
Cercati nel tuo cuore. Sarà il miglior regalo che potrai donare a chi ti ama.
Incarta tempo di battiti. Non sbaglierai.
Volodiunacapinera
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"A Metà Strada"
"A metà strada"
Aveva sempre rimandato. Lo farò a cinquant'anni, si era detto. Poi aveva posticipato a cinquantacinque. Infine aveva deciso che sessanta sarebbe stata l'età ideale per lanciarsi giù. Era tutto pronto: testamento fatto, amici salutati con una pizzata memorabile ed inconsapevole, casa in ordine e pulita a specchio (non voleva lo ricordassero come una persona sciatta), biglietto d'addio in bella mostra sopra il camino (dopo aver chiesto perdono si era permesso di citare anche Pavese con la faccenda dei pettegolezzi), mancava solo la scelta dell'abito. Scelse quello del matrimonio, che peraltro era lo stesso del funerale della moglie. Accostò la porta di casa, senza chiuderla, e si avviò verso il ponte. "Scusi mister, un posto buono buono per fare cena. Ci può indicare?". A fargli la domanda erano due turisti giapponesi dall'aria simpatica e cordiale. Michele li guardò e sorrise, era da tanto che non gli capitava. "Noi cerca ristorante con cucina buona buona e all'aperto: noi bisogno di stelle quando mangia". Michele....
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Gaia Giani
Playlist Playlast. The impossible Karaoke – Partecipative Performance
Micamera, Milan + More
Se mi lasci ti cancello è un film di 20 anni fa in cui per smettere di soffrire per amore si immagina di eliminare dalla memoria chi non ci ama più. Ora che le tracce digitali delle nostre relazioni sono ovunque e sempre a portata di smartphone, quando finisce un amore dobbiamo decidere che cosa farne, se no quella memoria resta sempre con noi. Non si tratta solo di messaggi, foto, link e video, ma anche di canzoni. L'artista visiva Gaia Giani e il suo compagno hanno condiviso esattamente 2244 brani, ovvero 200 ore e 41 minuti di musica (il corrispettivo di 9 giorni e notti) per colmare la distanza di 10mila km e 9 ore di fuso orario tra Italia e Arizona di una relazione durata oltre 4 anni, iniziata a novembre 2019 quando si sono conosciuti a Milano, e vissuta du- rante la pandemia, che ha posticipato a gennaio 2021 la prima volta in cui si sono potuti rivedere. Le canzoni sono state il loro linguaggio, come lettere d'amore per dire ciò che si vuole esprimere senza dirlo esplicitamente, creando un'ambiguità fantasmatica che si alimenta di bellezza e di struggimento. È stato lui a iniziare Gaia a questa arte delicata di fare playlist: il giorno di Natale 2019 le ha inviato un dono digitale, una playlist privata su Spotify dal titolo Photo-Karaoke (sono entrambi artisti e la prima sera in cui sono usciti sono andati al karaoke). Nel corso della relazione hanno creato insieme altre 16 playlist tematiche (Summer Dream in a Pandemic Year, Ninna Nan- na-Close Your Eyes etc...) come loro dialogo quotidiano intimo: lui postava una canzone e Gaia rispondeva con un'altra e così via, e il brano che lui aggiungeva alla playlist la sera era la prima cosa che Gaia ascoltava al mattino. Ogni playlist era un viaggio e un'attesa tra un viaggio e l'altro e i testi rappresentavano tutte le parole non dette, le emozioni, la seduzione e il desiderio; chiama- vano la loro relazione creativa "our hood", la nostra capanna, il nostro cappuccio di felpa sotto cui sentirsi al caldo. Quando a marzo di quest'anno Gaia si è sentita dire che non era una buona idea andarlo a trovare, ha capito che era finita e senza un vero perché. Da allora ha iniziato a indagare, partendo da quello che aveva di più vicino, il profilo di lui su Spotify, e si è resa conto che, a partire da un certo momento, lei non era più il "my first and only Spotify love" come lui le aveva scritto. Le dichiarazioni d'amore non durano in eterno, e quando ha realizzato che era proprio finita, si è proiettata alla ricerca di un perché. Da lettere d'amore le playlist si sono trasformate in possibili indizi della fine di una relazione e Gaia ha passato molto tempo a ricostruire quello che era suc- cesso controllando capillarmente l'attività di lui sulla piattaforma musicale. Per aiutarla a uscire da questa ossessione, le persone a lei più vicine hanno iniziato a suggerirle di buttare via tutte le playlist come atto catartico e poi, un po' per gioco, è nata l'idea di farlo insieme, inventando un rito collettivo da vivere con gli amici: una performance-karaoke per cantare e ballare assieme un'ultima playlist creata per l'occasione e battezzata Playlist Playlast, ricavata autorizzando gli amici a entrare nelle 17 playlist private della loro relazione e a selezionare con la sua supervisione 17 canzoni per raccontare la sua storia. Il primo brano è Eight Days a Week dei Beatles e l'ultimo è Dancing with Myself di Billy Idol, come un punto esclamativo finale. Un atto di cura verso se stessa e di guarigione dal dolore.
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prendere posto tra i commensali mi costerebbe più di quello che ho nelle tasche: nascosta sotto il tavolo raccolgo le briciole che cadono e non posso fare a meno di chiedermi se non ci sia un po’ di intenzionalità in questa disattenzione; ma ora che i camerieri servono l’ultima portata, mi rendo conto che questa sala elegante ha solo posticipato la mia inesorabile agonia, togliendole di dignità.
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“Capisco. E allora in cosa credi?”. “Non credo in un aldilà in senso letterale”, disse, tormentando con le dita il suo libro. “O, almeno, in un aldilà posticipato. Penso che l’intera faccenda dell’eternità sia disponibile nel qui e ora. Voglio dire, non è strano, quasi brutto, immaginare di ascendere all’infinito, per non fare nulla? Solo starsene seduti in silenzio, obbedienti? Perché l’immortalità, la divinità, la realizzazione spirituale, o come diavolo vuoi chiamarla, perché non può essere qualcosa che realizziamo qui sulla terra? Affermiamo di volere l’indipendenza, ma siamo troppo spaventati per coglierla quando ci sta fissando in faccia. Perché non ce la prendiamo e basta?”. Mi toccai la tempia. “Io… mi stai chiedendo perché semplicemente non ci prendiamo ciò che desideriamo? Forse perché esiste una morale. Solo perché abbiamo un’anima, e quindi il potenziale per la devozione, non significa che possiamo andare in giro a fare quello che vogliamo”. Evan sorrise con impazienza, come se questo fosse semplicemente un esercizio per guidarmi verso qualcosa che avrei potuto digerire in termini più semplici. “E allora cosa?”. “Allora, si spera, siamo qui per fare ciò che è giusto”. “Ma è proprio questo il punto”. Girò la testa, assicurandosi che nessuno ci stesse ascoltando. “Se siamo, in effetti, la fonte dei nostri stessi valori, allora noi siamo ciò che è giusto. Quei desideri che abbiamo troppa paura di realizzare? Beh, per definizione, sono profondamente morali”. “Beh, questo è… ridicolo”. “Perché è ridicolo?”. “Non lo so”, dissi. “Che ne dici per esempio del fatto che abbiamo il bene e abbiamo il male?”. “Bene e male, virtù e peccato, mitzvah e averàh. Sono termini stantii, Eden. L’obiettività non fa che rafforzare il vecchio modo di pensare, il modo che ci fa procrastinare ed evitare i conflitti. Ma i veri picchi? Questi si trovano nel mezzo”. “Per esempio quali?”, chiesi. “Quali sarebbero questi picchi?”. “Che ne dici per una volta di riuscire a seguire te stesso e le tue inclinazioni e non allontanartene?”. “Sì, beh, mi sembra che intraprendere questa cosa del sé interiore potrebbe essere un po’ pericoloso”. “Qualcosa può essere vero al massimo grado ed essere al tempo stesso pericoloso, no?”. Cominciavo a sentire la nausea. Avrei voluto non averlo mai raggiunto. “Prendi per esempio il sole, Eden”. “Il sole?”. “Più lo vedi”, spiegò, “più la tua visione ne viene distrutta”. “Mi sembra un’analogia piuttosto banale”. “Applicala a Dio, allora. La verità completa acceca. Pensa a I predatori dell’arca perduta”. Lo fissai confuso. “Giusto, dimenticavo, sei come un recipiente vuoto, non hai mai visto un film. Proviamo a dirla in termini che conosci. Pensa alla moglie di Lot che si volta a guardare. Orfeo che si volta a guardare. Gli abitanti di Bet Shemesh che guardano nell’arca. Uzzà che tocca l’arca. L’elenco continua, ma è sempre lo stesso: vedi Dio e sei distrutto”. “Non sempre”, dissi. “Non Mosè”. “Precisamente”. Evan diede uno schiaffo alla scrivania abbastanza forte da guadagnarsi un’occhiataccia dal bibliotecario. Si scusò con un cenno della testa. “Non le persone eccezionali. Loro non si fanno male”. Abbassò la voce fino a trasformarla in un sussurro cauto. “La nostra capacità di sopravvivere alla verità assoluta – e questo è il trucco, Eden, seguimi – la nostra capacità dipende dalla forza delle nostre anime. E la forza delle nostre anime è proporzionata a quanta verità siamo in grado di reggere. Allora, come facciamo a saperlo? Come facciamo a sapere quanto in là ci possiamo spingere?”. I suoi occhi erano azzurri e inquietanti. “Ti sto facendo una cazzo di domanda, Eden”, disse, dopo una pausa di disagio da parte di entrambi. “Non lo so, Evan”.
#dialoghi#filosofia#se così possiamo chiamarla#evan e i suoi deliri#aldilà#pensieri#dark academia#citazioni#citazione#citazioni libri#citazione libro#libri dark academia#narrativa#il frutteto#Il frutteto#David Hopen#david hopen#The Orchard#libri letti#the orchard#libri#frasi
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ottima scelta quella di togliere la sincronizzazione automatica delle mail se non fosse che ora mi ritrovo sul treno per andare ad un incontro che è stato posticipato alle 15 complimenti a me
#no perché per una volta che la prof poi mi avvisa per tempo#sono io a non leggere le mail#pazzesco !#avrò più tempo per morire d'ansia nella biblioteca dell'uni :)
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hanno posticipato la messa in onda di un professore perché gioca sinner sto male LA SUA POTENZA
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queste ultime sere sono spesso irrequieta e agitata
non riesco ad addormentarmi e di conseguenza dormire bene
stamattina mi sono svegliata alle 5
(poi vabbè ho posticipato la sveglia fino ad alzarmi un'ora dopo, ma dettagli)
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Il film d'animazione Transformers One è stato posticipato a settembre 2024 Il film sarebbe dovuto uscire il 19 luglio 2024. Info:--> https://www.gonagaiworld.com/il-film-danimazione-transformers-one-rimandato-a-settembre-2024/?feed_id=370132&_unique_id=646fb9fa98961 #StevenSpielberg #Transformers #TransformersOne
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l’esame che avrei dovuto fare domani l’ho posticipato a giugno. purtroppo ho dovuto constatare che anche io ho dei limiti e due esami in 4 giorni, per la mia condizione mentale e fisica del momento, erano impossibili. sto accettando anche questo di me stessa, sto imparando pian piano che non potrò sempre fare tutto perfetto e che anzi, niente sarà mai soltanto vicino alla perfezione, che alcune volte sarò costretta a rinunciare e a ricominciare tutto se necessario
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Il Cile pt.1, da Santiago a Chiloè
Condividiamo con voi la prima parte del nostro viaggio in Cile, da Santiago fino all'isola di Chiloè, alle porte della patagonia. E' stato un viaggio lungo, che ci ha riservato tante belle esperienze... BUONA LETTURA!
Vi avevamo lasciati a Guayaquil, in Ecuador, dopo aver deciso a causa di diversi contrattempi, di prendere un volo per Santiago, la capitale del Cile.Ovviamente gli imprevisti non ci abbandonano fino all’ultimo e il nostro volo viene posticipato di un giorno, con decollo previsto intorno alle 3.am, con un messaggio dell’ultimo minuto da parte della compagnia aerea. Riusciamo a ottenere il…
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#america latina#backpackers#blog#chile#esperienze#patagonia#racconti#santiago de chile#sud america#sudamerica#viaggi
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Qualche aggiornamento sulle serie Crunchyroll colpite da problemi di produzione vari:
NIER:AUTOMATA VER1.1A - Abbiamo una data per il ritorno dell’anime! L’episodio 4 andrà in onda il 18 febbraio.
KANCOLLE: SEE YOU AGAIN ON ANOTHER QUIET BLUE SEA - Dopo aver posticipato l’uscita degli episodi 4, 6 e 7, arriva oggi la notizia che l’episodio 8 (l’ultimo della serie) andrà in onda il 25 marzo... -.-”
THE MISFIT OF DEMON KING ACADEMY (Stagione 2) - La trasmissione della puntata 7 è stata rimandata a data da definire.
SAINT CECILIA AND PASTOR LAWRENCE - Il debutto della serie è stato spostato da aprile a luglio.
Aggiungo anche che UNITEUP! è ripartito ieri, mentre AYAKASHI TRIANGLE non ha ancora una data per l’episodio 5, da quanto ne so.
#nier automata#nier#kancolle#the misfit of demon king academy#saint cecilia and pastor lawrence#uniteup!#ayakashi triangle#crunchyroll#anime#streaming#simulcast#giappone#news in the shell
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Cap. Precedente: Cap. 1-1
#1-2_otogiri_tobi/ allucinazione borderline
Tobi era sdraiato sul letto nella sua stanza e guardava le pagine di un libro tascabile.
Il titolo del libro era 'Ma gli androidi sognano pecore elettriche?'. Sembrava essere la traduzione di un romanzo di fantascienza americano o di qualche altra parte.
Nella sala ricreativa della struttura c’erano tre scaffali in acciaio, dove erano allineati svariati libri donati dai residenti che avevano lasciato la struttura. I residenti potevano leggerli liberamente. C’era molta concorrenza per i libri che piacevano agli studenti delle scuole elementari e medie, quindi Tobi leggeva principalmente libri impopolari per ammazzare il tempo.
O almeno, pensava di star leggendo un libro. Quando trovava una parola che non conosceva la cercava sul dizionario. Grazie a questo, aveva memorizzato molti kanji, ma per qualche motivo non riusciva a ricordare gran parte del contenuto dei libri che leggeva. Di solito se ne dimenticava poco dopo aver finito di leggerli.
Tobi guardò il suo orologio da polso. Erano le 9:56 di sera.
Le luci nella struttura si spegnevano alle 10 di sera per gli studenti delle scuole medie, quindi mancavano solo 4 minuti. Se si forniva una motivazione valida, come ad esempio il bisogno di studiare, l’orario di spegnimento delle luci poteva essere posticipato. Questa era una mossa che molti residenti usavano regolarmente, ma Tobi non la usava.
“È l’ora della nanna, Tobi?”
Baku si trovava sul pavimento, fece hehe, e rise.
“Cosa intendi con nanna? Non sono più un marmocchio”
Tobi posò il libro tascabile sul cuscino. La sua stanza era originariamente una camera doppia, quindi c'erano due letti. Ma in realtà era diventata la stanza singola di Tobi.
Tobi non aveva mai chiesto di esser lasciato solo. Una volta venne usata come una camera doppia. Alla fine l'altra persona iniziò a odiarlo, e si lamentò con lo staff. Non sopportava di stare nella stessa stanza con Otogiri Tobi.
"Lascia che te lo dica, uno studente di seconda media è un marmocchio fra i marmocchi, non credi?"
Tobi tolse una gamba dal letto e calpestò leggermente Baku.
“Ahia! Smettila Tobi, bastardo d’un marmocchio”
“Baku, tu sei più giovane di me. Questo non ti rende più marmocchio di me?”
“Io sono un’eccezione. Si può dire che io sia speciale. Addirittura eccezionale. Anzi, piuttosto direi straordinario. Oi. Andiamo Tobi, non calpestarmi, così mi rovini la forma. Te lo dico eh. Ecco……”
Tobi si sentì soddisfatto dopo averlo preso a calci, quindi smise di calpestare Baku. Spense le luci della stanza e si sdraiò di nuovo sul letto.
Per gli studenti delle superiori, l'orario di spegnimento delle luci era alle 11 di sera, anche se alcuni residenti non dormivano fino a mezzanotte perché dicevano di star facendo i compiti o studiando. I muri e le porte non erano mai stati particolarmente spessi. Le notti della struttura erano tutt'altro che tranquille.
Tobi avvolse il corpo nelle coperte e si girò su un fianco.
"Stai pensando a quella donna, Tobi?"
"Non ci ho pensato affatto"
Tobi voleva schioccare la lingua.
"Non mi era nemmeno passata per la mente finchè tu, Baku, non l'hai nominata proprio ora"
"Ah davveeero? È sospetto"
"Sul serio"
Queste furono le parole che uscirono casualmente dalla sua bocca. Non erano uscite perché stava pensando a lei.
"......Per davvero"
Ripeté Tobi, e Baku fece huhuhu, e rise.
"È una strana donna"
"Non chiamarla donna"
"Perché, non è una donna?"
"Beh si, però……"
"Devi aver pensato a lei. Intendo, è sicuramente successa una cosa del genere. Ti sarai ovviamente incuriosito"
"Non mi interessa per niente"
“Sii onesto. Inoltre, anche se non interessa a te, a lei d’altro canto—“
“Ora vorrei dormire. Potresti stare zitto, per piacere?”
“Ho capito, Tobi. Spero tu non abbia una notte insonne”
Tobi chiuse gli occhi e fece finta di russare. Baku rise di nuovo. Era di grande aiuto. Tobi non aveva problemi a dormire. Riusciva ad addormentarsi velocemente. Non stava pensando a quella ragazza. Non voleva pensarci, ma non poté fare a meno di pensarci comunque.
“—C'è qualcosa che vorrei chiederti, Otogiri-kun, e vorrei cogliere questa opportunità"
Dopodiché, Shiratama Ryuuko tirò leggermente indietro il mento e parlò con un tono stranamente formale.
"Per favore, vorresti passare del tempo con me come amico?"
"......Eh?"
Prima di tutto, Tobi cercò di capire il significato di quella domanda. Era davvero una domanda? Non pensava fosse una domanda. Ad ogni modo, Shiratama voleva una risposta da Tobi. Questo era certo.
Però, cosa avrebbe dovuto rispondere?
Incapace di capirlo, Tobi continuava a ripetere cose come "eeeh", "aaah" e "hmmm".
"Ah"
Shiratama si mise la mano destra sulla bocca.
"È stata una richiesta improvvisa, mi dispiace se ti ho causato qualche problema. Non importa se non mi dai subito una risposta"
"Ah…… Quindi è così"
"Naturalmente, o se ti va anche adesso"
"No beh, ecco— Questa è……"
"Vuoi rispondere dopo?"
"......Forse?"
"Capisco"
Shiratama chiuse gli occhi, fiuuu, e prese fiato.
"Sono felice di averlo detto. Ero davvero nervosa"
Anche Tobi aveva le palpitazioni. Non poté fare a meno di sentirsi in una situazione difficile.
"Beh allora, Otogiri-kun, a domani"
Come se si fosse sentita sollevata dopo aver detto quello che aveva da dire, Shiratama salutò, si inchinò e si allontanò, veloce quanto un uccello che lascia un ramo.
Cos'è che ha, quella ragazza?
Nello stesso momento in cui Tobi pensò questo, Baku mormorò.
"Cosa diavolo era quella……?
Alla fine, quella notte non dormì molto bene.
Ovviamente, era colpa di Shiratama Ryuuko.
Aveva iniziato a parlargli all’improvviso e, appena si era chiesto cosa stesse succedendo, iniziò a dire qualcosa di strano.
‘Per favore, vorresti passare del tempo con me come amico?’
Tobi rimase confuso da quella richiesta a sorpresa. Altrimenti avrebbe dato una sorta di risposta sul posto, no? Lo pensò anche lui. Ad esempio, se uno sconosciuto ti chiedesse improvvisamente di ballare con lui, la risposta sarebbe NO. Rifiuteresti con uno schietto rifiuto.
Avrebbe dovuto rifiutare.
Dire di no.
Il motivo per cui Tobi non rifiutò immediatamente era perché era confuso.
Oltre a quello, anche il modo in cui Shiratama si esprimeva era un po’ strano.
‘Come amico’
Tutto bene finora. Era l’altra parte.
‘Per favore, vorresti passare del tempo con me’
C’è qualcosa che non va, no? O era Tobi lo strano a pensarlo? Forse stava pensando troppo. Se si diceva solo la prima parte, 'Per favore, vorresti passare del tempo con me', quel tempo con me assumeva un significato specifico. Però, non poteva far finta che l'altra parte non fosse mai stata detta. Shiratama aveva specificato 'come amico'. Se aveva detto così, le sue parole sarebbero dovute venir interpretate in quel modo.
Alla fine, Shiratama gli aveva chiesto di diventare amici, semplicemente.
Il modo di parlare di Shiratama, però, era in qualche modo unico, poiché parlava con un linguaggio onorifico anche con un compagno di classe. Era comunque meglio non lasciarsi confondere da ciò. Shiratama voleva solamente essere amica di Tobi. Questo era il problema.
Fare amicizia con Otogiri Tobi?
Perché mai?
Poi c'era il problema più grande, probabilmente il più serio.
Shiratama Ryuuko poteva sentire la voce di Baku.
Quando arrivò a scuola senza aver dormito, un insegnante dalla montatura degli occhiali nera lo guardò male davanti al cancello scolastico. Questo insegnante indossava sempre un abito estremamente attillato.
Stamattina non voleva che l'insegnante dagli occhiali dalla montatura nera chiamasse il suo nome. Tobi prese l'iniziativa e chinò la testa.
"Buongiorno, Professore"
"......Oh, sì. Buongiorno"
L'insegnante dagli occhiali dalla montatura nera era chiaramente arrossito. Sin da quando era al primo anno veniva infastidito ogni mattina, ma bastava un saluto di Tobi e nulla succedeva. Aveva solamente detto buongiorno. Era questa la mossa giusta?
"Da dov'è che soffia questo vento?*"
*Detto giapponese che indica un cambiamento improvviso
Chiese Baku mentre cambiava le scarpe nell'armadietto delle scarpe.
"Boh. Credo non soffi alcun vento"
"Stai cambiando stato d'animo? Mi chiedo cosa lo abbia innescato"
"Esagerato……"
Le scarpe erano un po' strette. I suoi piedi erano diventati più grandi? Man mano che il suo corpo cresceva, i suoi vestiti iniziavano a non entrargli più. Sostituirli era però una spesa dolorosa.
Mentre si dirigeva verso la classe un po' triste, una studentessa dai capelli lunghi apparve da dietro la scarpiera. Tobi non poté fare a meno di fare un passo indietro.
"......Shi- Shiratama-san"
"Buongiorno, Otogiri-kun"
Era di nuovo quello sguardo. Shiratama stava fissando Tobi.
"......C-cosa?"
Tobi abbassò lo sguardo e si coprì la metà inferiore del viso con il braccio.
"C'è qualcosa che non va? È ancora mattina presto……"
"In realtà, ti ho fatto un’imboscata qui"
"Eh……Pe-perché?"
"Non te l'ho detto ieri?"
"……Aah"
"Voglio sentire la risposta"
"Quuu—"
"Qu?"
“ello……"
All’improvviso, le parole ‘rendere gli occhi bianchi e neri’ vennero in mente a Tobi. L’aveva trovata in un dizionario. Questo, in verità, non stava a significare che gli occhi diventassero bianchi o neri, ma piuttosto descriveva il modo in cui i bulbi oculari si muovevano violentemente. Gli occhi di Tobi erano, in quel momento, continuamente in movimento. Si sentiva come se gli girasse la vista.
Diversi studenti della loro stessa classe si avvicinarono alla scarpiera e sussurrarono qualcosa mentre si cambiavano le scarpe. I compagni di classe sembravano tenere d’occhio i movimenti di Shiratama e di Tobi. Staranno dicendo ‘Cosa c’è? Cosa stanno facendo?’ Sicuramente. A dire il vero, anche una fra le persone in questione, Tobi stesso, si chiedeva cosa stessero facendo.
“Oh”
Inoltre, un custode di passaggio li chiamò, rendendo la situazione ancora più complicata e caotica.
“Otogiri-kun, buongiorno. Shiratama-san, cosa ci fai lì?”
“Haizaki-san”
Shiratama si voltò per vedere il custode e si inchinò educatamente.
“Buongiorno a lei. Grazie per il suo duro lavoro fin dalle prime ore del mattino”
“Grazie”
Haizaki sorrise timidamente. Stava tenendo delle scatole di cartone. Cosa c’era dentro?
Poteva esserci dentro qualsiasi cosa. A Tobi non interessava.
Ma per Shiratama era diverso.
“Sembrano pesanti. Desidera un aiuto?”
“Ma no no, non ce n’è bisogno!”
Haizaki scosse la testa più volte. I suoi occhi a mandorla divennero rotondi.
“No, davvero. Questo è il mio lavoro dopotutto. Io vengo a scuola per lavorare, mentre Shiratama-san ci viene per studiare”
“Io sono abbastanza forte”
Shiratama sollevò il braccio destro e lo piegò ad angolo retto. Aveva il braccio sottile. Troppo sottile. Era veramente così forte? Tobi pensava di no. Aveva la sensazione che i racconti non fossero allineati. Ma se anche avesse avuto una forza sovrumana, non sarebbe stato importante. Haizaki trasportava bagagli come parte del suo lavoro. Una studentessa delle scuole medie come Shiratama non era obbligata a prestare la sua forza ad Haizaki. Questo era ciò che diceva Haizaki. Anche Tobi, a cui Baku aveva attribuito un disturbo della comunicazione, lo capiva.
Shiratama Ryuuko potrebbe essere una persona un po’ pericolosa.
Quella possibilità aveva attraversato brevemente la mente di Tobi la scorsa notte.
I normali studenti delle scuole medie non avrebbero chiesyo a un compagno di classe come Otogiri Tobi di diventare loro amico.
Tobi era anche consapevole di non essere il tipo di persona a cui gli altri si sentivano affini. Tobi non era brillante. Non era gentile. Nemmeno interessante. Aveva un passato difficile da spiegare. Poi portava sempre Baku in spalla, e solo lui poteva parlargli.
Inoltre, a quanto pare Tobi poteva vedere cose che gli altri umani non potevano vedere.
Cosa avrebbe pensato Tobi se ci fosse stato qualcun altro come lui?
Questa persona è pericolosa; avrebbe pensato questo, no?
Sicuramente Otogiri Tobi era visto dagli altri in questo modo, come una persona pericolosa.
Probabilmente anche Shiratama Ryuuko era una persona pericolosa se voleva essere amica di una persona del genere.
Voleva scappare. Voleva scappare furiosamente. Shiratama stava parlando con Haizaki. Non era questa una chance? Esatto. Adesso sarebbe scappato.
Tobi provò a lasciare la scena. Provò a svignarsela lentamente, ma lo notarono.
“Ah”
Shiratama afferrò il braccio destro di Tobi. Vicino al suo polso destro.
“Non ci provare. Non te ne andare, Otogiri-kun. Almeno rispondimi”
“……Eh?”
Il viso di Haizaki si contrasse, come se sembrasse imbarazzato.
“Vi ho per caso interrotti? Mi dispiace. Scusatemi. Beh, immagino che io debba venire preso a calci da un cavallo o qualcosa del genere……”
Perché ci dovrebbe essere un cavallo qui? Lo aveva letto in un qualche libro. Era sicuro esistesse un detto che avesse parole del genere.
‘Chiunque disturbi il percorso amoroso di qualcuno dovrebbe essere mangiato da un cane e morire’
La parte seguente, quella col cane, poteva essere sostituita con il venire uccisi a calci da un cavallo.
Sembrava che Haizaki avesse frainteso qualcosa. Avrebbe dovuto correggerlo? Importava davvero? Quello non era il momento. Shiratama era ancora attaccata al braccio di Tobi.
Ma mi vuoi lasciare andare?
Tobi provò a esprimersi con gli occhi.
Apparentemente non funzionava. Shiratama storse solo la testa meravigliata. Sarebbe dovuto essere lui quello meravigliato.
Non c’era nulla da fare. Tobi, facendo attenzione a non essere troppo violento, si tolse la mano di Shiratama di dosso.
“……Già. Riguardo quella storia, ehm, che ne dici di parlarne mentre camminiamo, tipo……”
Tobi glielo suggerì timidamente, Shiratama annuì. Dovrei seminarla a tutta velocità? Lo pensò per un attimo, ma poi decise di non farlo. Shiratama camminava accanto a Tobi alla sua sinistra.
“Mi piacerebbe sentire la tua risposta”
“……Di già? Non è presto?”
“Ci stai ancora pensando?”
“Eehmm…… Voglio dire, ci sto pensando, ceh, hmm……”
“È uno indeciso”
Baku disse sospirando.
“È una persona indecisa?”
Chiese Shiratama.
“Più che altro, non ha l’abitudine di esprimere correttamente a parole i suoi pensieri e sentimenti. Dal principio. Difficilmente parla con le persone”
“E tu invece?”
“Io sono diverso. E nonostante ciò, ci sono volte in cui mi dico di non fraintenderlo, di capirlo e basta”
"Ti chiede di respirare come A-un*?"
*Detto giapponese che vuol dire "capire qualcosa al volo"
“Immagino si dica così”
“……E basta”
Tobi si colpì la fronte con il pugno. La testa gli cominciò a far male.
“Potreste smetterla di parlare come se fosse normale, per favore? Per chiunque altro, probabilmente suonerebbe solo come se Shiratama-san stesse borbottando tra sé e sé……”
“Mi dispiace, l’ho fatto involontariamente”
Shiratama chinò leggermente la testa.
“Però, non potrebbero pensare che io stia parlando con te, Otogiri-kun? Oppure che ti sto parlando unilateralmente, Otogiri-kun”
“È comunque strano a modo suo”
“Allora parlami, per favore. Questo risolverà tutto”
“……non stiamo parlando?”
“A tal proposito, qual è la tua risposta alla mia domanda?”
“Come ti ho detto, è presto……”
Tobi notò che la sua postura stava peggiorando. Non poté fare a meno di pensare che stesse attirando l’attenzione degli studenti che attraversavano il corridoio.
“Innanzitutto……”
In effetti, stava sicuramente attirando l’attenzione. Era colpa di Shiratama. Era decisamente così.
“Perché?”
Chiese Tobi, mentre Shiratama sbatteva le palpebre.
“Perché, che intendi?”
“……Vorresti essere mia amica. È questa la ragione? Il motivo?”
“Questo perché Otogiri-kun è Otogiri-kun”
“Eh? Cosa intendi……?”
“Hai bisogno di una spiegazione?”
“Se possibile. Se potessi dirmelo così da farlo capire anche a me……”
“Farlo capire”
Shiratama annuì, poi aggrottò la fronte e pensò per un momento prima di fermarsi.
Erano a metà di una scala.
Tobi era dietro Shiratama e si fermò quando salì un altro gradino.
Shiratama stava guardando Tobi. Era quello stesso sguardo che lo teneva fermo e si rifiutava di lasciarlo andare.
“Potresti darmi un po’ del tuo tempo? Se non ti dispiace, posso farlo oggi durante la pausa pranzo. Non posso parlarne a meno che non mi trovi in un posto dove le persone non sono vicine a noi” Quello sguardo nei suoi occhi era il punto debole di Tobi. È difficile da ignorare. Non poteva distogliere lo sguardo.
“……Va bene. È uguale”
Non aveva altra scelta che rispondere. Cos’altro avrebbe dovuto fare?
Subito dopo l’ora della pausa pranzo, l’edificio dedicato alle aule speciali è deserto. Tobi decise di incontrarsi con Shiratama alla sua scala di emergenza esterna.
Mentre era seduto sul pianerottolo tra il secondo e il terzo piano in attesa, Shiratama aprì la porta e salì le scale.
Tobi si sentiva un po' strano. Questo perché Shiratama portava una borsa sulla spalla. Era diversa dallo zaino designato dalla scuola. Si chiama tipo pochette. Era una borsa più piccola.
"Ciao"
Shiratama si avvicinò al pianerottolo e salutò educatamente.
"Hey……"
Tobi annuì vagamente. Shiratama è così educata che rimaneva stupito.
"Quindi, qual è questo……motivo? La ragione per cui Shiratama-san vuole essere mia amica"
"Da molto tempo si dice che la prova è migliore della teoria"
"......Già, è così. Esiste qualcosa del genere, tipo un detto"
“Ecco perché l’ho portata”
“Portata……?”
Tobi fece una smorfia. A quanto pareva, Shiratama era sola. Non c’era nessuno con lei.
Shiratama alzò la pochette e la aprì.
“Vieni fuori, Chinurasha”
Shiratama ha chiamato qualcuno dalla pochette, per caso? Se fosse davvero così, sarebbe a dir poco una mossa piuttosto strana. Già pensava fosse strana, ma non avrebbe mai immaginato che lo fosse così tanto. Tobi stava davvero iniziando a preoccuparsi per Shiratama. In ogni caso, stava bene?
O forse c’era una specie di piccola creatura simile ad un animale all’interno della pochette. Questo sarebbe piuttosto un comportamento problematico e folle. Non si possono portare a scuola piccoli animali. Perfino Tobi lo sa. Però, sembra proprio che sia così.
Qualcosa strisciò fuori dalla pochette.
“Hmmm……”
Baku emise un piccolo suono.
Guarda.
Era un piccolo animale.
L’interno di quella pochette doveva essere estremamente angusto per quella creatura. Vista la sua taglia doveva essere stato davvero stretto là dentro. Tuttavia, era piuttosto soffice, quindi sarebbe riuscito a inserirsi in degli spazi che a prima vista sembravano non adattarsi.
Era un gatto? Forse un gattino? Probabilmente no. Anche dire ‘probabilmente’ è sbagliato.
Quella creatura aveva le corna. Naturalmente i gatti non hanno le corna.
Un piccolo animale, con due corna-
Esiste?
Una cosa così?
Non credeva che fosse elencato nell’enciclopedia degli animali della struttura. Tobi era stato diverse volte allo zoo della città per degli eventi della struttura. Non ricordava di aver mai visto un piccolo animale con le corna. Tuttavia, potrebbero esserci piccoli animali come quello che vivono da qualche parte nel vasto mondo di cui Tobi non è a conoscenza. O forse è il cucciolo di una creatura con le corna?
Non appena la creatura uscì dalla pochette, iniziò ad arrampicarsi sul corpo di Shiratama. Non si muoveva rapidamente, ma non era nemmeno lenta. Sembrava ci fosse abituato. Quando la creatura raggiunse la sommità della spalla destra di Shiratama, si voltò verso Tobi.
Gli occhi, li aveva oppure no? Non si riuscivano a vedere. Erano sepolti nella pelliccia?
Eppure, sentiva qualcosa come uno sguardo.
“Chinu, saluta”
Quando Shiratama la chiamò, la creatura inclinò la testa. Forse aveva chinato la testa di lato. Inoltre, una minuscola bocca spuntava dalla pelliccia.
Yuu—.
Uyuu—.
Kuchuu—.
Questo era ciò che sentiva Tobi. Era il grido di quella creatura?
“……Piacere”
Tobi non poté fare a meno di inchinarsi.
Shiratama accarezzò la parte inferiore del mento di Chinu o Chinurasha con la punta delle dita.
“Brava bimba”
“Oi, Tobi—“
Sussurrò Baku.
“Non posso credere che tu non l’abbia notato”
“……Eh. Cosa?”
“Quella roba non è normale”
“Beh, quella……sembra una creatura rara. Ha anche le corna”
“Non intendo questo”
Baku sembrava piuttosto seccato. A parte la possibilità di parlare con Tobi, Baku è fondamentalmente solo un grande zaino. Tuttavia, a volte si apre da solo quando si arrabbia. Era diverso da come quando la cerniera si apriva. Sembrava che nessuno tranne Tobi potesse vederlo, ma era come se la cerniera diventasse la sua bocca.
Proprio come adesso.
“Non capisci, Tobi?! Sei una persona così ottusa, dannazione!”
Baku parlò con la bocca aperta. Quello sembrava più turbamento che fastidio.
“Chinu è”
Shiratama alzò le spalle e appoggiò la guancia contro Chinu.
“un qualcosa che solo io posso vedere”
“……Ma—“
Poteva vederlo.
Tobi ci riusciva, chiaramente.
Chinu sembrava essere molto affezionato a Shiratama. Anche Chinu strofinò la testa contro la guancia di Shiratama, chiudendo gli occhi in maniera amichevole. Hyuruu, yuu, uu, era come se emettesse dei suoni a bassa frequenza, o meglio, era come se non riuscisse a trattenere quei suoni e questi fuoriuscissero. Le corna di Chinu colpivano Shiratama, ma non sembrava farle male. O almeno, Shiratama non stava soffrendo. Forse quelle corna non sono abbastanza dure da trafiggerla?
“È una mia simile!”
Disse Baku quasi sputandolo fuori. Sembrava molto riluttante. Oppure, non riusciva più a trattenersi.
“Tobi, solo tu potevi sentire la mia voce. E solamente Shiratama Ryuuko riusciva a vedere la figura di Chinurasha. Non posso dire che sia esattamente lo stesso, ma è simile!”
“……Quindi— Shiratama-san può sentire la voce di Baku, io posso vedere Chinu”
“Esatto”
“Hm?”
Le sopracciglia di Tobi si corrugarono. Si colpì la fronte con il pugno.
“Quindi, questo— che cosa significa? Eh……? Come è successo?”
“In realtà, è una novità anche per me”
Disse Shiratama con nonchalance.
"È da un po' che ho notato che tu, Otogiri-kun, parlavi con Baku-chan. Questo perché io sentivo la voce di Baku-chan. Apparentemente, io ero l'unica. La voce di Baku-chan può essere sentita solo da me e da te, Otogiri-kun. Ho pensato che dovesse essere qualcosa di speciale"
"......Speciale—"
Tobi scosse debolmente la testa.
"Oppure, è semplicemente una cosa anormale……"
"Io e te, Otogiri-kun, siamo gli unici a essere anormali?"
"Beh…… È più probabile del pensare che io e te, Shiratama-san, siamo sani di mente……"
"Aspetta un attimo, oi, Shiratama Ryuuko!"
Baku intervenne, questa volta con la dovuta riluttanza.
"Non chiamarmi con il chan"
Shiratama rimase immobile.
"Baku-chan?"
"È quello, quello! Mi dà il prurito. Non mi sembra giusto. È inquietante"
"Scusami"
Shiratama sembrò dispiaciuta e abbassò la testa con le sopracciglia all'ingiù*, Chinu fece la stessa posa.
*In giapponese scritto letteralmente come "A forma di otto", poiché il kanji del numero otto è simile a delle sopracciglia inarcuate all'ingiù (八)
Che carina.
—Tobi rimase scioccato nel ritrovarsi, per un momento, a pensarlo.
A proposito, pensava che solo Chinu fosse carina. Per essere più precisi, si riferiva al fenomeno che Shiratama e Chinu avessero fatto la stessa cosa contemporaneamente.
“Bene allora, Baku-san?”
Chiese Shiratama, e Baku fece “Aham” e si schiarì la gola.
“Non sono soddisfatto nemmeno dell’aggiunta di san. Che ne dici se mi chiami solamente Baku?”
“Perché sei così prepotente?……”
Tobi aveva voglia di buttare via Baku. Baku si oppose immediatamente.
“Cosa c’è di prepotente in ciò che ho detto? Ho solamente detto che era ok chiamarmi senza suffissi onorifici. Piuttosto, non è essere umile? O no, Shiratama Ryuuko?”
Shiratama annuì. Poi, anche Chinu.
“Ti inizierò a chiamare Baku allora”
“Esatto. Bene. Non mi piacciono le cose formali”
“Non mi dispiace nemmeno che tu, Baku, mi chiami Ryuuko”
“Naturalmente, sarà fatto. Anche qualcosa come Oryuu andrebbe bene. Sì. Non è male. Che ne pensi?”
“Non mi dispiace, quindi dipende da cosa preferisci tu, Baku”
“In tal caso, decido di usare Oryuu. Oryuu”
“Sì”
“……Vi state avvicinando sempre di più”
Forse Tobi dovrebbe spingere Baku contro Shiratama invece di buttarlo via.
“Ooh? Cooosa c’è? Sei geloso, Tobiii?”
Baku fece hehehe, e rise.
“Non preoccuparti. Solo perché è arrivata Oryuu non significa che il rapporto tra me e te cambierà”
“Il mio e di Baku……inseparabile rapporto marcio”
“Andiamo, non è marcio!”
“Allora, che tipo di relazione è?……”
“È un po’ scortese dirlo a parole, però. Se dovessi dirlo, ti definirei un partner?”
“Anche io e Chinurasha siamo come delle partner”
Shiratama sorrise, disse “Vero?” e guardò Chinu.
“Non può parlare come Baku, ma resta al mio fianco. Io e Chinu stiamo insieme da sempre”
“……Però ho un dubbio. Se non fossi stato in grado di vedere Chinu, Shiratama-san, cosa diavolo avresti fatto?”
“Se fosse successo questo, sicuramente—”
Shiratama increspò e incurvò le labbra, confidando leggermente le guance.
“Penso che saremmo stati in una situazione che poteva essere definita solo come strana. Una patetica studentessa delle scuole medie si comporta come se una piccola creatura che non può essere vista fosse effettivamente lì……”
“Meno male allora, io Chinu l’ho vista……”
“Ad essere onesti, è stata una scommessa. Però, pensavo che tu potessi vederla, Otogiri-kun”
“Il risultato è stato alright allora, non credi?”
Baku lo dice con nonchalance, ma se Tobi fosse stato al posto di Shiratama, non avrebbe corso un rischio del genere.
C’è qualcosa che non va in me?
Tobi se l’era chiesto molte volte. Essere in grado di parlare con uno zaino non è normale, non importa come la si guardi.
Sentiva suoni che le altre persone non potevano sentire.
Riusciva a vedere cose che non dovrebbero essere visibili.
Erano illusioni? C’era qualcosa che non andava nel suo cervello? Era una sorta di malattia mentale? Forse dovrebbe vedere un dottore, una volta. Ci aveva pensato così tante volte.
Tobi si sentiva debole. Si sentiva come se stesse per cadere dalla ringhiera. Perché era così esausto? C’era stato un momento memorabile effettivamente.
Non era solo lui. Tobi si sentì sollevato. Non era un’illusione.
Baku era lì.
Non era un’illusione creata da Tobi.
Esiste veramente.
“……La voce di Baku che io sento, può essere sentita anche da Shiratama-san. Shiratama-san può vedere Chinu, che anch’io posso vedere. Qualcosa che le altre persone non possono vedere—“
Se era così, anche quelli?
Tobi fece il grande passo e lo chiese a Shiratama.
“Allora…… Anche tu, Shiratama-san, li vedi? A volte le persone le portano, quelle strane creature……”
Shiratama stabilì un contatto visivo con Tobi, assicurandosi di fare incrociare i loro sguardi.
Poi, annuii leggermente.
Cap. Successivo: Cap. 1-3
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