#popoli nomadi
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pier-carlo-universe · 7 days ago
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I Cazari: un crocevia di Culture e Religioni
“La conversione dei Cazari non fu solo un cambiamento di fede, ma l’inizio di una civiltà che sapé fondere il sacro e il profano in un regno di prosperità.”(Elaborazione ispirata al pensiero di Arthur Koestler ne La tredicesima tribù) Tra il V e il XII secolo, un popolo affascinante e enigmatico dominava vaste aree che oggi comprendono parte dell’Europa orientale e dell’Asia. I Cazari,…
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gcorvetti · 1 year ago
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La cultura del nulla.
Partirei col dire che oggi che è il giorno della memoria 'corta' ci si è dimenticati di una lezione dura, come detto altre volte non impariamo dai nostri errori, sapendo che l'olocausto non fu solo per gli ebrei ma anche per tutte quelle minoranze che non andavano bene al regime nazista come i nomadi, gli omosessuali e quelli dalla pelle non bianca, ma di norma questo giorno viene considerato solo per gli ebrei. Quei poveri cristi gassati o uccisi male non hanno niente a che fare con quello che sta succedendo adesso tra israele e la palestina, netanyahu e compagnia bella non sono gli stessi, decisamente, e su questo e quello che c'è attorno ci sarebbe molto da dire, ma mi fermo qua perché il post non è dedicato a loro o al massacro che stanno facendo da mesi sotto gli occhi di tutti senza che nessuno che abbia un minimo di voce in capitolo faccia qualcosa.
Ieri si è aperta la stagione che vede Tartu (la città estone dove vivo) come capitale europea della cultura. Sono andato a prendere un caffè con la piccoletta che a fine mese si trasferisce in Svezia e abbiamo visto nel gelo della giornata parecchie persone vestite con i costumi tradizionali e in piazza c'era un palchetto con musica terribile, facevano le prove. Li per li pensavo che è legato a una delle loro celebrazioni, ho letto qualche post del compleanno del paese o qualcosa del genere, ma mi sbagliavo. Poi la sera arrivava da non molto lontano l'eco di musiche tecno e house a volumi esorbitanti e la mia compagna mi ha detto che è iniziato il periodo della cultura. Quale cultura? Questo paese al confine del mondo conosciuto, di fatto non viene mai calcolato nelle statistiche europee, nato da pochissimo, se si considera che si sono liberati dall'unione sovietica nel 91 e che gli anni 90 li hanno passati ad assestarsi, si può capire che in realtà il paese ha più o meno 25 anni, niente se si paragona a paesi europei come il nostro o altri che hanno contribuito alla storia e alla creazione di questa civiltà in declino. Ma in quegli anni i governi hanno puntato sulla tecnologia, avrete sentito che l'Estonia è una piccola silicon valley e fin qua niente da dire se si pensa che alcuni software di successo sono stati creati qua, skype e nod32 in testa, ma quello che hanno fatto è stato creare una società stile americano, degli stati uniti, ma assorbendo la parte peggiore quella del puritanesimo per avere una facciata bella ma con un interno vuoto e spesso orribile. Questo ha influenzato la cultura, ovviamente, che è stata messa da parte per dare al popolo l'idea che il lavoro sia una priorità assoluta e che tutto il resto è superfluo. C'è anche da non sottovalutare l'enorme gap che hanno questi paesi, quelli del ex blocco sovietico, in termini di tempo (furono inglobati nel 1940) e siccome i russi non volevano che niente di occidentale venisse venduto o riprodotto o consumato dai popoli sottomessi ecco che tutto quello che abbiamo avuto noi, a livello culturale artistico e letterario nel bene e nel male, loro non l'hanno visto. Recuperare 50 anni di storia e di cultura mondiale non è facile, anzi è quasi impossibile perché i periodi storici e i cambiamenti sociali e culturali si devono vivere e capire per poi progredire, loro no, una volta liberi hanno preso quello che pochi e avidi personaggi propinarono loro attraverso i media, quindi parecchio mainstream e qualcosa che recuperavano dagli anni precedenti, per farvi un esempio quelli della mia età e più grandi ricordano con amore i nostri cantanti come Toto Cutugno, Al bano e Romina i ricchi e poveri e tutti quelli di quei San Remo primi anni 80, io dico che i russi li torturavano con il festival come battuta ma in pochi la capiscono perché il nostro festival non lo conosce quasi nessuno, è una cosa prettamente nostra e soprattutto poco esportabile. Si può capire da questa piccola storiella come l'interesse per le arti in generale non sia una priorità per l'estone medio, per carità ho conosciuto persone che hanno una buona cultura musicale, visto che sono del ramo, molti conoscono l'arte e così via, ma perché sono anche loro nel campo ed è logico che prendendo una nicchia cercano di esplorarla il più possibile, anche grazie al mezzo internet. Ma mi è capitato anche di parlare con persone che non conoscono neanche i loro di cantanti, non dico nomi astrusi di nicchia stranieri, ma neanche quelli locali che ve li sbattono ovunque in tutte le salse? Questo la dice lunga quanto sia bassissimo l'interesse.
Quindi la domanda è : Quale cultura andate a celebrare in questo periodo visto che siete la città della cultura europea? Se poi considerate che schifate lo straniero e quindi non tollerate altre forme culturali, cosa andate a mostrare? La cultura dell'alcol? O quanto siete copia e incolla fatto male di un mondo che non ha niente a che vedere con l'Europa?
Questo è a grandi linee un paese che sulla carta è moderno e innovatore, ma che se sposti la carta vedi tanto di quel marcio che diresti 'Ok, statevi per fatti vostri per altri 150 anni poi ne riparliamo'. A me non frega molto fra 2 settimane torno in Trinacria per un periodo XY a rigenerarmi da tutto questo e non so neanche se tornerò più a vivere qua, ma questo dipende molto da come si mettono le cose con lei. Da noi si dice "comu finisci si cunta" (quando finisce si racconta). Penso che l'album giusto sia l'immortale capolavoro del Banco
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maledettalogica · 1 year ago
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Destra sinistra
La politica corrotta, clientelare, familistica che governa il nostro paese, con estrema fantasia si sposta da una parte o dall'altra, semplicemente per il proprio tornaconto. L'interesse dei cittadini è l'ultimo dei loro interessi. Ma, a ben vedere, la distinzione tra destra e sinistra ha ancora un suo valore, un suo perchè. Lasciate stare la storia. L'URSS, il regime dei colonnelli, il franchismo e tutto quello che segue sono solo accidenti della storia, deviazioni deliranti e sanguinolente che, periodicamente, affliggono l'umanità. Sembrerebbe, quindi,che non sia importante questa distinzione. Invece, io penso, la distinzione destra-sinistra appartiene alla storia dell'umanità, sin dai tempi più antichi, quando i popoli erano nomadi e poi cominciarono a creare le tribù, con un capo tribù. Ancora oggi che ci dividiamo tra destra e sinistra, questo principio vale. Qual è questo principio?
Nella visione della destra, come in quella della sinistra il principiio attiene al punto di partenza, alla dinamica del potere. Il pensiero che è alla base della concezione della società governata dalla destra parte dal vertice. Lo stato si preoccupa prioritariamente delle imprese. Per facilitare le imprese crea autostrade, infrastrutture, leggi che hanno, in via prioritaria, lo sviluppo delle imprese. In questa concezione, in questa realtà, l'assunto è che più l'impresa cresce, più assume. Più gente lavora, più persone hanno la possibilità di comprare prodotti, più prodotti si consumano, più l'impresa cresce e più l'impresa cresce, più persone assume e così via, in una dinamica virtuosa. Nel nostro paese, da sempre, questa è l'idea che è alla base della nostra società.
Il pensiero che è alla base della società governata dalla sinistra, parte dalla base. Lo stato dà tutto ai cittadini. Un tempo si diceva della Svezia che ti assisteva dalla culla alla tomba. Lo stato dà tutto ai cittadini. Dalla scuola dell'infanzia fino all'università, ci sono aiuti e incentivi per i più bisognosi o per i più meritevoli. Se perdi il lavoro ti assiste con sussidi seri e se sei fuori mercato ti forma con corsi seri di formazione, che nulla hanno a che vedere con le buffonate dei nostri corsi. E così via, dalla famiglia, ai figli e a tutti gli accidenti che possono capitarti, lo stato c'è e ti aiuta. E' evidente, a questo punto, che la sinistra, nel nostro paese, non esiste.
Poichè l'essere umano è imperfetto, per scegliere, bisogna pensare ai possibili aspetti negativi di entrambi i sistemi.
In una società governata dal pensiero di destra (governata dal pensiero di destra, non dalla destra!) potrebbe capitare che un bel mattino un operaio dell'impresa per la quale lavora, riceva un sms che gli comunica che la società ha chiuso i battenti e che lui è licenziato. Si precipita in azienda e scopre che, nottetempo, i capannoni sono stati svuotati delle merci e dei macchinari. Mi limito a questo solo esempio ma il campionario dei prenditori disonesti è molto vario e corposo.
E in una società governata dal pensiero di sinistra cosa potrebbe capitare? Che un operaio prenda, per fare un esempio, il sussidio di disoccupazione mentre lavora in nero? Difficile. Non ha bisogno di un lavoro in nero dal momento che lo stato lo assiste al meglio e il suo comportamento disonesto rischia di fargli perdere tutti gli altri preziosi benefici che lo stato gli assicura.
Se pensate che questo ragionamento possa essere valido, dovete convenire che, nel nostro paese, non esiste qualcosa che si possa definire "Sinistra".
Twitter @Maledettalogica
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carmenvicinanza · 1 month ago
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Ella Maillart
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Il reportage era un pretesto, un alibiper andare a vedere la bellezza del mondo, sapere qualcosa sul perché si vive.
Ella Maillart, considerata una delle più grandi viaggiatrici del Ventesimo secolo, è stata una donna curiosa, colta, avventurosa, libera e indomita.
Esploratrice, giornalista, scrittrice, fotografa, guida, navigatrice, ha utilizzato la scrittura per girare il mondo e la fotografia per ricordare i momenti vissuti.
Stimolata dalle sfide sin da bambina, è stata una grande sportiva, a 16 anni ha fondato il primo circolo femminile di hockey su prato della Svizzera francese, ha girato il Mediterraneo in barca vela, partecipato alle regate delle Olimpiadi di Parigi del 1924 (unica donna nella categoria individuale) e gareggiato ai Mondiali di sci dal 1931 al 1934.
Ha viaggiato attraverso Europa e Unione Sovietica, fino a spingersi in Cina, Kashmir, India e Afghanistan, tra popolazioni nomadi, deserti, altopiani, vallate segrete e regni nascosti.
Nata a Ginevra il 20 febbraio 1903, in una famiglia di larghe vedute, da una madre di origine danese e un padre commerciante di pellicce, si era avvicinata allo sport per rafforzare la fragile costituzione e stimolata dalla madre che la portava a sciare tutte le domeniche, abitudine insolita per le donne dell’epoca.
Prima di assecondare la sua passione per mappe, avventure e viaggi in terre lontane, è stata insegnante di francese in Galles, allieva archeologa a Creta, modella per uno scultore a Parigi ed era comparsa sui set di Berlino ai tempi di Marlene Dietrich.
Il terreno delle sue inchieste iniziali è stata la Russia dei Soviet dove è arrivata nel 1930 grazie all’aiuto di Charmian Kittredge, vedova dello scrittore Jack London, che ne aveva finanziato la partenza. Ha soggiornato a Mosca e viaggiato a piedi nel Caucaso, il resoconto delle sue avventure è contenuto nel suo primo libro Tra la gioventù russa.
Desiderando conoscere popoli non toccati dalla civilizzazione industriale, si è spinta sempre più avanti, nel 1932 è stata nel Turkestan sovietico, vivendo con le tribù nomadi locali, viaggio raccontato nel libro Vagabonda nel Turkestan.
Nel 1939, con la compagna Annemarie Schwarzenbach, anch’ella scrittrice, fotografa e giornalista, ha viaggiato dalla Svizzera all’Afghanistan a bordo di una Ford. Si lasciarono a Kabul proseguendo ciascuna per la propria strada.
Da quell’avventura, definita da lei “un viaggio più psicologico che geografico”, ha tratto il libro La via crudele. Due donne in viaggio dall’Europa a Kabul. Anche la compagna ne aveva scritto un libro dal titolo La via per Kabul. Turchia, Persia, Afghanistan 1939-40, pubblicato poco prima di scomparire prematuramente.
Negli anni successivi, è andata da Pechino lungo la Via della Seta, si è spinta fino alle Montagne Celesti, Samarcanda, il Deserto delle Sabbie Rosse. È stata nella Manciuria occupata dai giapponesi, in Kashmir in compagnia di Peter Fleming (fratello di Ian autore di James Bond), ha compiuto una traversata leggendaria dell’Asia centrale (a dorso di cammello, in treno, a piedi, su camion, a cavallo) descritta in Oasi Proibite. 
Le sue immersioni in altri mondi e gli incontri con persone di differenti culture, sono state raccontate in cronache asciutte, senza autocompiacimenti.
Ha vissuto cinque anni in India prendendo lezioni spirituali e, rientrata in Occidente, aveva scelto di vivere sei mesi all’anno in uno chalet a Chandolin, sulle Alpi Svizzere, dove ritrovava la pace e il silenzio di cui aveva fatto esperienza nelle montagne più alte del mondo.
Ha continuato a scrivere articoli, tenere conferenze, fare proiezioni con le sue innumerevoli immagini dal mondo fino alla fine dei suoi giorni.
L’ultimo viaggio è stato a Goa, in India, aveva 91 anni.
Si è spenta a Chandolin, nella sua casa piena di libri, bauli, statue induiste e fotografie, il 27 marzo 1997, le sue ceneri sono state disperse davanti allo scenario del Calvaire, un punto panoramico sulla valle, dove andava a meditare ogni giorno.
Nel piccolo paesino arroccato sulle montagne è stato creato l’Espace Ella Maillart che ricostruisce l’avventura della sua vita e custodisce oggetti preziosi come il suo leggendario zaino, la macchina da scrivere portatile, la Leica, le medaglie e coppe dello sci, gli stivali, il cappello dell’Asia centrale, le tessere della Société des Explorateurs Français e della Royal Geographical Society, il passaporto e una selezione di foto che evocano la sua vita e i suoi viaggi.
Il suo titanico archivio fotografico è conservato a Losanna, nella collezione di Photo Elysée, dentro Plateforme 10, il distretto delle arti della città.
Il suo coraggio, la fascinazione e apertura verso ciò che era ‘altro’, popoli, paesi, tradizioni, religioni, abitudini, è stato il più grande insegnamento che potesse trasmettere da donna libera in un mondo che ha contribuito a cambiare col suo esempio e la sua tenacia.
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cambiolavita · 10 months ago
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Farro: Cereale Nutriente e Versatile nella Cucina Tradizionale e Moderna
Il farro, antico cereale coltivato da millenni, ha radici nel Medio Oriente e Nord Africa. In Italia, era parte fondamentale dell'alimentazione già nell'età del bronzo. Versatile in cucina, ricco di nutrienti e sostenibile, il farro offre molteplici benef
Il farro è uno dei più antichi cereali utilizzati dall’uomo, la cui coltivazione risale circa al 7000 a.C. È stato un alimento fondamentale per l’alimentazione degli Assiri, Egizi e degli altri popoli antichi del Medio Oriente e del Nord Africa. Probabilmente è originario della Palestina, dove è tutt’ora diffusa una specie spontanea di farro (triticum dicoccoides). Si pensa che i pastori nomadi…
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thanxgodisholyday · 1 year ago
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Da mercoledì 5 giugno al 23 giugno
A Clusone (BG)
VIA SAN LUCIO LOCALITA’ LA SPESSA
Lo spirito del pianeta
A seguire 28-29-30 giugno “il dopo festival”
400 eventi nei giorni del festival (spettacoli, cerimonie, laboratori, conferenze)
Special guest
ENZO AVITABILE & TONI ESPOSITO
SAOR PATROL
MOSQUERA dalla Galizia
I NOMADI al dopo festival il 29 giugno
Decine di gruppi indigeni da tutto il mondo
e altri da confermare per “il dopo festival”
Email :info@lospiritodelpianeta.it
Sito  : www.lospiritodelpianeta.it
cell : 347 5763417
ingresso libero a tutti gli eventi (tranne I Nomadi – 10 euro)
tutti gli eventi si svolgeranno anche in caso di maltempo
Dopo il successo dello scorso anno nella nuova bellissima location di Clusone, ai piedi della Presolana e a mezz’ora da Bergamo, apriranno la manifestazione Enzo Avitabile con Tony Esposito.
Da segnalare chiaramente anche la partecipazione degli storici Nomadi che suoneranno il 29 giugno all’interno del dopo festival.
A seguire come da tradizione dell’unico festival indigeno in Italia, gruppi indigeni da tutto il mondo.
I Famosi Cree (Indiani d’America) delle pianure del Canada, i Pigmei delle foreste del Camerun (secondo polmone del pianeta), gli indios del Brasile, i Famosi indigeni della Scozia (i Saor Patrol), il famoso gruppo Galiziano “i Mosquera”, autori della colonna sonora di Visit Scotland.
E ancora, gruppi dalla Mongolia, Guinea Bissau, Aztechi e Maya dal Messico, dall’Afganistan, gruppi italiani e molti altri.
Ma come sempre Lo spirito del pianeta non è solo musica, danze e spettacoli.
Saranno infatti circa 400 gli eventi che si terranno nei giorni del festival (spettacoli, cerimonie, laboratori, conferenze).
Ci sarà un villaggio di capanne che quest’anno sarà numeroso e coinvolgente, attorno al fuoco sacro dove saranno testimoni uomini medicina con le loro cerimonie. E ancora, un villaggio di tende tradizionali del nostro passato, con la presenza di numerosi artigiani di antichi mestieri, arti olistiche, 110 espositori di artigianato da tutto il pianeta, 12 ristoranti da tutto il mondo, 5.500 Metri coperti e 450 metri quadri di pedane in legno ricoperto da erba sintetica per garantire ogni serata ed il passaggio in sicurezza tra una parte e l’altra della manifestazione anche in caso di maltempo.
Altre band ancora da confermare permetteranno di iniziare anche una programmazione di concerti con il dopo il festival (con biglietteria che permetterà alla manifestazione di raccogliere fondi per la sopravvivenza del festival).   
Lo spirito del pianeta ci tiene a sottolineare che “noi abbiamo scommesso su un paradiso poco conosciuto dal punto di vista turistico.
Qui c’è gente meravigliosa, radicata con la propria cultura in uno spazio a lato della foresta di San Lucio, e alla base della bellissima Presolana. A 30 minuti dalla città di Bergamo, Clusone e il festival sono il luogo perfetto per assaporare la conoscenza di popoli ancora vivi in relazione con la natura con la N maiuscola.
Un luogo da visitare in bici, a piedi, a cavallo, nei borghi bellissimi o sui sentieri meravigliosi che ci circondano durante il giorno, e vivere la sera o tutto il giorno nei sabati e domeniche presso i 50.000 metri quadri della manifestazione.
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robachetira · 1 year ago
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Da mercoledì 5 giugno al 23 giugno
A Clusone (BG)
VIA SAN LUCIO LOCALITA’ LA SPESSA
Lo spirito del pianeta
A seguire 28-29-30 giugno “il dopo festival”
400 eventi nei giorni del festival (spettacoli, cerimonie, laboratori, conferenze)
Special guest
ENZO AVITABILE & TONI ESPOSITO
SAOR PATROL
MOSQUERA dalla Galizia
I NOMADI al dopo festival il 29 giugno
Decine di gruppi indigeni da tutto il mondo
e altri da confermare per “il dopo festival”
Email :info@lospiritodelpianeta.it
Sito  : www.lospiritodelpianeta.it
cell : 347 5763417
ingresso libero a tutti gli eventi (tranne I Nomadi – 10 euro)
tutti gli eventi si svolgeranno anche in caso di maltempo
Dopo il successo dello scorso anno nella nuova bellissima location di Clusone, ai piedi della Presolana e a mezz’ora da Bergamo, apriranno la manifestazione Enzo Avitabile con Tony Esposito.
Da segnalare chiaramente anche la partecipazione degli storici Nomadi che suoneranno il 29 giugno all’interno del dopo festival.
A seguire come da tradizione dell’unico festival indigeno in Italia, gruppi indigeni da tutto il mondo.
I Famosi Cree (Indiani d’America) delle pianure del Canada, i Pigmei delle foreste del Camerun (secondo polmone del pianeta), gli indios del Brasile, i Famosi indigeni della Scozia (i Saor Patrol), il famoso gruppo Galiziano “i Mosquera”, autori della colonna sonora di Visit Scotland.
E ancora, gruppi dalla Mongolia, Guinea Bissau, Aztechi e Maya dal Messico, dall’Afganistan, gruppi italiani e molti altri.
Ma come sempre Lo spirito del pianeta non è solo musica, danze e spettacoli.
Saranno infatti circa 400 gli eventi che si terranno nei giorni del festival (spettacoli, cerimonie, laboratori, conferenze).
Ci sarà un villaggio di capanne che quest’anno sarà numeroso e coinvolgente, attorno al fuoco sacro dove saranno testimoni uomini medicina con le loro cerimonie. E ancora, un villaggio di tende tradizionali del nostro passato, con la presenza di numerosi artigiani di antichi mestieri, arti olistiche, 110 espositori di artigianato da tutto il pianeta, 12 ristoranti da tutto il mondo, 5.500 Metri coperti e 450 metri quadri di pedane in legno ricoperto da erba sintetica per garantire ogni serata ed il passaggio in sicurezza tra una parte e l’altra della manifestazione anche in caso di maltempo.
Altre band ancora da confermare permetteranno di iniziare anche una programmazione di concerti con il dopo il festival (con biglietteria che permetterà alla manifestazione di raccogliere fondi per la sopravvivenza del festival).   
Lo spirito del pianeta ci tiene a sottolineare che “noi abbiamo scommesso su un paradiso poco conosciuto dal punto di vista turistico.
Qui c’è gente meravigliosa, radicata con la propria cultura in uno spazio a lato della foresta di San Lucio, e alla base della bellissima Presolana. A 30 minuti dalla città di Bergamo, Clusone e il festival sono il luogo perfetto per assaporare la conoscenza di popoli ancora vivi in relazione con la natura con la N maiuscola.
Un luogo da visitare in bici, a piedi, a cavallo, nei borghi bellissimi o sui sentieri meravigliosi che ci circondano durante il giorno, e vivere la sera o tutto il giorno nei sabati e domeniche presso i 50.000 metri quadri della manifestazione.
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wildbunch-ita · 1 year ago
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Da mercoledì 5 giugno al 23 giugno
A Clusone (BG)
VIA SAN LUCIO LOCALITA’ LA SPESSA
Lo spirito del pianeta
A seguire 28-29-30 giugno “il dopo festival”
400 eventi nei giorni del festival (spettacoli, cerimonie, laboratori, conferenze)
Special guest
ENZO AVITABILE & TONI ESPOSITO
SAOR PATROL
MOSQUERA dalla Galizia
I NOMADI al dopo festival il 29 giugno
Decine di gruppi indigeni da tutto il mondo
e altri da confermare per “il dopo festival”
Email :info@lospiritodelpianeta.it
Sito  : www.lospiritodelpianeta.it
cell : 347 5763417
ingresso libero a tutti gli eventi (tranne I Nomadi – 10 euro)
tutti gli eventi si svolgeranno anche in caso di maltempo
Dopo il successo dello scorso anno nella nuova bellissima location di Clusone, ai piedi della Presolana e a mezz’ora da Bergamo, apriranno la manifestazione Enzo Avitabile con Tony Esposito.
Da segnalare chiaramente anche la partecipazione degli storici Nomadi che suoneranno il 29 giugno all’interno del dopo festival.
A seguire come da tradizione dell’unico festival indigeno in Italia, gruppi indigeni da tutto il mondo.
I Famosi Cree (Indiani d’America) delle pianure del Canada, i Pigmei delle foreste del Camerun (secondo polmone del pianeta), gli indios del Brasile, i Famosi indigeni della Scozia (i Saor Patrol), il famoso gruppo Galiziano “i Mosquera”, autori della colonna sonora di Visit Scotland.
E ancora, gruppi dalla Mongolia, Guinea Bissau, Aztechi e Maya dal Messico, dall’Afganistan, gruppi italiani e molti altri.
Ma come sempre Lo spirito del pianeta non è solo musica, danze e spettacoli.
Saranno infatti circa 400 gli eventi che si terranno nei giorni del festival (spettacoli, cerimonie, laboratori, conferenze).
Ci sarà un villaggio di capanne che quest’anno sarà numeroso e coinvolgente, attorno al fuoco sacro dove saranno testimoni uomini medicina con le loro cerimonie. E ancora, un villaggio di tende tradizionali del nostro passato, con la presenza di numerosi artigiani di antichi mestieri, arti olistiche, 110 espositori di artigianato da tutto il pianeta, 12 ristoranti da tutto il mondo, 5.500 Metri coperti e 450 metri quadri di pedane in legno ricoperto da erba sintetica per garantire ogni serata ed il passaggio in sicurezza tra una parte e l’altra della manifestazione anche in caso di maltempo.
Altre band ancora da confermare permetteranno di iniziare anche una programmazione di concerti con il dopo il festival (con biglietteria che permetterà alla manifestazione di raccogliere fondi per la sopravvivenza del festival).   
Lo spirito del pianeta ci tiene a sottolineare che “noi abbiamo scommesso su un paradiso poco conosciuto dal punto di vista turistico.
Qui c’è gente meravigliosa, radicata con la propria cultura in uno spazio a lato della foresta di San Lucio, e alla base della bellissima Presolana. A 30 minuti dalla città di Bergamo, Clusone e il festival sono il luogo perfetto per assaporare la conoscenza di popoli ancora vivi in relazione con la natura con la N maiuscola.
Un luogo da visitare in bici, a piedi, a cavallo, nei borghi bellissimi o sui sentieri meravigliosi che ci circondano durante il giorno, e vivere la sera o tutto il giorno nei sabati e domeniche presso i 50.000 metri quadri della manifestazione.
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Il Regno Unito censura "Mary Poppins": non è più un film adatto ai bambini
La decisione nel Regno Unito   “Mary Poppins” è stato riclassificato quindi, passando da “U” (“universal”, ovvero per tutti) a “PG”, “parental guidance” (presenza di un adulto per un minore di 12 anni). Nel film il termine dispregiativo “ottentotti”, originariamente usato dagli europei bianchi per i popoli nomadi dell’Africa meridionale, viene utilizzato per riferirsi agli spazzacamini con la…
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Tunisia e Marocco: il cuore del Maghreb
Tunisia e Marocco rappresentano il cuore del Maghreb, la regione geografica e culturale situata nel nord dell'Africa e affacciata sul Mar Mediterraneo, luogo di grande diversità e storia millenaria. Il termine "Maghreb" deriva dall'arabo e significa "luogo in cui tramonta il sole", indicando la sua posizione occidentale rispetto al mondo arabo. La regione, infatti, è composta da cinque Paesi unici tra cui Algeria, Libia e Mauritania, il Maghreb è un crocevia di culture, tradizioni e influenze globali che si intrecciano in un affascinante mosaico di identità. Tunisia e Marocco: antiche civiltà immerse in una sinfonia di colori e cultura La Tunisia, con la sua storia che risale all'antica Cartagine e all'Impero Romano, è una culla di civiltà millenarie. La città di Cartagine è stata un importante centro commerciale nell'antichità, mentre la città di Tunisi mescola tradizioni arabe, berbere ed europee. La Tunisia è stata anche la culla della Primavera Araba del 2010-2011, che ha scosso la regione e portato importanti cambiamenti politici. Il Marocco, con le sue città vibranti, mercati affollati e paesaggi variegati, è una terra ricca di contrasti. Dalla sontuosità delle città imperiali come Marrakech e Fes alle tranquille spiagge della costa atlantica, anche il Marocco incarna un affascinante mix di cultura araba, berbere e influenze europee. I suoi colori vivaci, l'artigianato intricato e l'architettura moresca riflettono la sua ricca storia e il suo presente vibrante. Algeria, Libia e Mauritania tra montagne, deserti, dune e oasi L'Algeria è una nazione di contrasti geografici, dalla catena montuosa del Tell Atlas ai vasti deserti del Sahara. Con una storia segnata dalla colonizzazione francese e dalla lotta per l'indipendenza, l'Algeria ha sviluppato una forte identità nazionale. Il Paese è anche conosciuto per le sue tradizioni musicali, letterarie e culinarie, che riflettono la diversità etnica della sua popolazione. La Libia è una nazione vasta e variegata, con un paesaggio che va dalle dune del deserto del Sahara alle coste mediterranee. La storia della Libia è stata influenzata da popoli nomadi del deserto e da imperi antichi, creando una cultura unica. Tuttavia, il Paese ha anche affrontato instabilità politica e conflitti dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011. La Mauritania, situata prevalentemente nel deserto del Sahara, è una terra di tradizioni nomadi e cultura berbere. L'arte del tappeto, la musica e la poesia hanno una presenza centrale nella vita quotidiana del popolo mauritano. Tuttavia, il paese ha anche affrontato sfide legate alla povertà e all'accesso alle risorse. Influenze globali e sfide comuni Sebbene ognuno di questi Paesi abbia la propria identità culturale e storica, condivide anche sfide comuni. La lotta per l'istruzione, lo sviluppo economico sostenibile, la sicurezza regionale e la promozione dei diritti umani sono temi che attraversano le nazioni del Maghreb. Inoltre, la regione è stata influenzata da eventi globali come la migrazione e la lotta al terrorismo. Il Maghreb è una regione in costante evoluzione, con una mescolanza di tradizioni antiche e influenze contemporanee. Le sfide e le opportunità che i paesi del Maghreb affrontano oggi plasmeranno il loro futuro e avranno un impatto sulla stabilità della regione e oltre. Il Maghreb è una terra di diversità e complessità, con una ricca storia e una vibrante vita culturale. Mentre queste nazioni continuano a cercare il loro posto nel mondo contemporaneo, è fondamentale riconoscere la loro unicità e affrontare le sfide che incontrano insieme. In copertina foto di Antonios Ntoumas da Pixabay Read the full article
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oubliettemagazine · 6 years ago
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Gli Jenisch sono una popolazione nomade originaria del centro Europa; si identificano come diretti discendenti dei celti. Storicamente, alcune tracce indicano la presenza di gruppi Jenisch nella Svizzera dell’XI secolo e nella Germania del XIII secolo con l’espressione “Fahrendes Volk” (popolo errante), utilizzata nel linguaggio svizzero-tedesco fin dal Medioevo.
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gingerloge · 8 years ago
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Il sangue stregato
Mi svegliò un sapore amaro in bocca, che per poco non mi fece venire un conato di vomito. Un’ombra si scostò veloce da sopra di me, dietro le mie palpebre. Qualcuno parlava e parlava; impiegai un po’ a concentrarmi su quelle voci umane. «È così. Stanno migliorando entrambi. Ma ancora è meglio tenerli lontani…» stava dicendo la donna dai capelli striati di grigio, e accanto a lei c’erano altri…
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pizzettauniversale · 4 years ago
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Israele e Palestina.
Dove informarsi, libri, film, reportage seri per capire qualcosa tra chi dice che quelle terre sono degli ebrei perche gli arabi le hanno vendute e le abitavano solo come nomadi, e chi dice che gli ebrei si sono appropriati di quelle terre illegittimamente (al netto dei loro motivi religiosi).
Qual è la VERITÀ STORICA?
Qui faccio parlare il mio ragazzo laureato in storia con una tesi in Storia dei paesi Islamici e lui consiglia per quanto riguarda i libri: 
Il conflitto israelo-palestinese di James L. Gelvin 
Storia della Palestina modera; una terra, due popoli di Ilan Pappé 
Il conflitto arabo-israeliano di Fraser Thomas G. 
Breve storia dello stato di Israele 1948-2008 di Claudio Vercelli 
Hamas: che cos’è e cosa vuole il movimento radicale palestinese
La guerra per la Palestina. Riscrivere la storia del 1948 di Avi Shlaim e Eugene Rogan 
In tempo reale consiglia il subreddit: r/Palestine 
Per i film: 
Paradise Now di Hany Abu-Assad
e anche Valzer con Bashir di Ari Folman anche se parla dei conflitti Libano che culminarono nel massacro di Sabra e Shatila del 1982 (questo lo consiglio io, molto bello) 
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fashionbooksmilano · 4 years ago
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Lungo le vie del corallo
Collezione Antonino De Simone
a cura di Cristina Del Mare,  fotografie di Luciano Pedicini e Marco Pedicini.
Arte’m, Napoli 2019, 160 pagine, illustrazioni a colori,  Testo Italiano e Inglese ISBN  978-8856906936
euro 35,00
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Il corallo Mediterraneo, Corallium Rubrum, tra le poche gemme di origine organica, è uno dei materiali più antichi usati nell'ambito dell'ornamentazione e in oreficeria. Nato secondo il mito dal sangue della testa mozzata della Gorgone Medusa a contatto col mare, il corallo, a cui da sempre vennero attribuite virtù apotropaiche condivise da tutte le tradizioni dei paesi mediterranei, rappresenta ancora oggi una delle più bella allegoria della vittoria del bene sul male.  Popoli lontanissimi dalle sue coste d’origine, stanziati lungo le antiche vie commerciali, che noi abbiamo ribattezzato “Vie del Corallo”, hanno subito il suo fascino, indipendentemente dalla loro fede religiosa. Nomadi tibetani e pastori mongoli buddisti, genti del Subcontinente indiano e musulmani del centro Asia e della penisola Arabica, berberi del nord Africa e finanche gruppi di nativi americani, sono stati sedotti dalla bellezza e rarità del materiale corallino, attribuendogli prodigiosi poteri difensivi e virtù propiziatorie. Nei gioielli e ornamenti rituali di queste popolazioni il corallo è amuleto universale, capace di allontanare le sventure, proteggere dal male, apportare prosperità, salute e fortuna a chiunque lo indossi, le stesse proprietà attribuite dalla nostra tradizione mediterranea”. (Cristina Del Mare) 
17/10/20
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Nil Yalter
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Nil Yalter, pioniera del movimento artistico femminista mondiale, è vincitrice del Leone d’Oro alla carriera della Biennale Arte di Venezia 2024 per il suo lavoro che unisce impegno femminista e incroci di abitudini e civiltà.
La sua ricerca, che spazia tra pittura, disegno, video e installazioni, approfondisce la condizione delle donne, lo scontro tra le culture, le diaspore, lo sfruttamento delle persone immigrate e la reclusione fisica e mentale.
Ha tenuto mostre in tutto il mondo, le sue opere sono presenti nelle collezioni di importanti musei come l’Istanbul Modern, il Centre Pompidou di Parigi, la Tate Gallery di Londra, il Museum Ludwig di Colonia, il Museo Reina Sofia di Madrid e molti altri ancora.
È nata a Il Cairo, in Egitto, il 15 gennaio 1938, da genitori turchi tornati a vivere in patria quando aveva quattro anni.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta ha viaggiato e vissuto in giro per l’Asia e il Medio Oriente.
La sua prima esposizione si è tenuta nel 1957 a Mumbai, in India, presso l’Institut Français.
Nel 1965 si è trasferita a Parigi partecipando alla controcultura francese e ai movimenti femministi (Femmes/Art e Femmes en lutte) che si battevano per il riconoscimento delle donne nel mondo dell’arte.
Nel 1973, ha creato l’installazione Topak Ev, una tenda di feltro a grandezza naturale ispirata alle tradizioni dei popoli nomadi turchi, presentata in una sua personale al Musée d’art moderne de la Ville de Paris. La mostra comprendeva pannelli che raccoglievano disegni, collage, fotografie e descrizioni scritte a mano sulla struttura, con l’obiettivo di stimolare la riflessione sugli spazi femminili privati e pubblici. Con la prima telecamera portatile, in quel contesto, ha filmato le reazioni del pubblico e di bambini e bambine che entravano e uscivano dalla tenda, realizzandone un documentario.
L’anno successivo ha presentato un’altra opera molto significativa, The Headless Woman, un video concentrato sullo stomaco di una danzatrice del ventre e sulle misteriose scritte che la protagonista traccia su di sé, ponendo l’attenzione sull’oggettivazione del corpo delle donne mediorientali.
Negli anni a venire ha creato un’inversione dello sguardo maschile oggettivando il proprio corpo attraverso la telecamera.
La Roquette, Prison de Femmes (realizzata con Judy Blum e Nicole Croiset) è la testimonianza di un’ex detenuta del famoso carcere femminile francese.
L’installazione multimedia Temporary Dwellings, indaga le condizioni di vita e le esperienze di lavoro delle donne migranti in Europa.
Nel 1977, alla 10ª Biennale di Parigi, ha presentato Turkish Immigrants: fotografie e disegni di giovani donne delle periferie che illustrano le condizioni di vita dei lavoratori turchi a Parigi. L’idea è poi stata sviluppata in C’est un dur métier que l’exil (L’esilio è un mestiere difficile), presentata nel 1983 al Centre Pompidou di Parigi e poi portata in importanti musei in giro per il mondo.
Nel 1978 ha allestito una performance che metteva in scena la vita quotidiana in un harem nell’ambito della collettiva Femmes/Art. Il video di quella giornata, ritrovato nel 2011, è stato digitalizzato dalla Biblioteca nazionale di Francia ed è una delle rare testimonianze del movimento artistico femminista francese degli anni settanta.
Nel 1980, al Centre Pompidou, ha presentato Rahime, Femme Kurde de Turquie, video intervista a una donna curda emigrata in Turchia, corredata di disegni e fotografie, dalle quali pendono degli stracci insanguinati, metafora della difficile vita della protagonista.
Dal 1980 al 1995 ha insegnato video arte e installazioni all’Università Pantheon-Sorbona.
Negli anni Novanta, in una fase di esplorazione creativa e di riconoscimenti, ha iniziato a utilizzare i media digitali sperimentando animazione 3D e montaggio elettronico del suono.
Nel 2007 è stata tra le 120 artiste della mostra itinerante WACK! Art and the Feminist Revolution al Museum of Contemporary Art di Los Angeles.
Lapidation, video del 2009, mostra l’uccisione tramite lapidazione di una ragazza sciita giudicata colpevole di amare un ragazzo sunnita a Baghdad.
Nel 2018 è stata insignita del Premio AWARE (Archives of Women Artists, Research and Exhibitions) alla carriera e ha presentato la video installazione Niqab Blues, successivamente proposta in una versione di scultura in tessuto.
È stata protagonista di una delle diciotto mostre organizzate dal ministero della cultura francese dopo gli attacchi del terrorismo islamista culminati con la strage del Bataclan nate per sottolineare l’importanza dell’arte nella ricostruzione di un legame pacifico tra culture avvelenate da fondamentalismo religioso e colonialismo.
Tutti i suoi video sono stati digitalizzati nella Biblioteca Nazionale Francese.
Per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 2024, dove sarà insignita del Leone d’Oro alla Carriera insieme a Anna Maria Maiolino, presenta una riconfigurazione della sua installazione Exile is a hard job, insieme alla sua iconica opera Topak Ev, collocata nella prima sala del Padiglione Centrale dei Giardini.
Il suo inarrestabile attivismo artistico sta, finalmente, in tarda età, ottenendo i giusti riconoscimenti.
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crazy-so-na-sega · 5 years ago
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9 AGOSTO 378 d.C
Già da diversi anni circolava la notizia che i barbari del Nord si erano messi in movimento. Valente (imperatore romano d’oriente all’epoca -376) non era preoccupato per niente. Le notizie arrivate ad Antiochia parlavano di un nuovo popolo -gli Unni- che procedendo verso sud-ovest stavano devastando e terrorizzando le popolazioni nomadi oltre i confini romani del Reno e Danubio - i Goti- sospingendoli verso il confine naturale.
Ad un certo punto, oltre il Danubio, si trovarono accampati decine di migliaia di goti, in cerca di scampo che a piccoli gruppi stavano tentando di attraversare il confine, ma le pattuglie romane li avevano intercettati e distrutti senza pietà. 
Al momento dell’accoglienza dei profughi Goti, a Costantinopoli si era fatta strada già da tempo l’ideologia, diciamo così, progressista e umanitaria che era molto diffusa tra i circoli dirigenti dell’impero e che è l’altra faccia della deliberata crudeltà con cui le truppe romane conducevano le loro operazioni in territorio nemico. Temisto, come quasi tutti i politici dell’impero è convinto che con un pò d’impegno i barbari potranno essere civilizzati e un giorno diventare anche loro sudditi dell’imperatore, sudditi utili - che nel linguaggio del tempo vuol dire innanzitutto dei contribuenti solvibili. Perciò Temisto elogia Valente che poteva sterminare i Goti e invece ha preferito risparmiarli.il genocidio appare un’opzione perdente perché l’impero che aspira a dominare il mondo deve proporsi anche l’obiettivo di civilizzare i barbari. Possiamo scommettere che più di un generale non la pensasse così, ma ufficialmente erano discorsi che non si potevano più fare, e non solo perché l’impero era diventato cristiano (Temisto e Libanio erano pagani) il fatto è che l’ideologia imperiale si incentrava sempre più apertamente nella sua forza d’attrazione per tutta l’umanità, per lo sfoggio di benevolenza verso “quei popoli che non hanno mai avuto l’occasione di essere romani”.  L’integrazione andava incoraggiata e gli imperatori nelle loro leggi si compiacevano perché “molti appartenenti ai popoli stranieri sono venuti nel nostro impero inseguendo la felicità romana”. 
Giochi di potere tra oriente e occidente, dispute a oriente per la successione, calcolo politico-economico  sull’utilità di poter impiegare i Goti nella guerra  contro la Persia, indussero l’imperatore ad accettare la richiesta dei barbari di essere ammessi come profughi all’interno del territorio romano. E cominciò il trasbordo. Eunapio conferma che questo si svolse nella più grande confusione e aggiunge dettagli sull’illegalità diffusa e più ne trasbordavano più le masse umane oltre il Danubio crescevano, fino a che non fu più possibile arginarle. 
Il patto tra romani e Goti prevedeva  la possibilità di stanziarsi stabilmente in certi territori che avevano bisogno di essere coltivati, riconoscimento dell’autorità imperiale e lavoro nell’esercito romano. Questa accoglienza di immigrati su larga scala era la più grande numericamente che l’impero avesse mai attuato.
Ma una volta arrivati in Tracia, qualcosa va storto e i goti si ribellano dando inizio alle guerre che porteranno alla caduta di Adrianopoli e alla morte dell’imperatore d’oriente. il 9 agosto 378.  Mentre a oriente sale al trono Teodosio, i goti si dirigono  verso ovest, passano la Grecia, Balcani  e arrivano a Roma: è il 410. 
Alarico è un cristiano ariano,  un militare romano di carriera che emerge nell’ambiente dei mercenari gotici al servizio di Teodosio, solo che prima di questo é   capo di una banda di guerrieri che lo seguono perché capace di negoziare dei contratti lucrosi col governo. Non è un re, è un uomo con almeno due identità: capo guerriero a cui tanti Goti   avevano giurato fedeltà secondo i rituali dei loro antenati, ed è Flavio Alarico, generale romano, magister militum, e queste due identità non erano una vera e una falsa, erano vere tutt’e due. 
A partire da quel momento  il flusso dell’immigrazione barbarica non più controllata si rivolgerà sempre più verso occidente e qui i mercenari barbari prenderanno il potere, i Goti nella Gallia meridionale e Spagna, i Franchi nella Gallia del Nord.  
Inizia la spaccatura tra oriente greco e occidente cristiano. 
fonte Alessandro Barbero 
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