Tumgik
#pianismo
pietroalviti · 3 months
Text
Ceccano, al Festival Francesco Alviti l'epopea del pianoforte, Chopin, Liszt, Rachmaninoff con Riccardo Tiberia, lunedì 17, ore 21,30
Rachmaninoff, Chopin, Liszt: il grande pianismo romantico arriva al Festival Francesco Alviti che il 17 giugno, lunedì, alle 21,30 in Piazza S. Giovanni a Ceccano proporrà il recital pianistico di Riccardo Tiberia, già organista affermato, che ora si cimenta con i grandi autori per pianoforte, in una serata il cui titolo è Intimità ed estroversione nel Romanticismo, il periodo che segna la…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
damianacpi · 2 years
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
"Bach es un astrónomo descubriendo las estrellas más maravillosas. Beethoven desafía al universo. Yo solo trato de expresar el alma y el corazón del hombre"
- Fréderic Chopin
Un Día Como Hoy 17 de octubre pero de 1849 muere en París a los 39 años de edad el músico polaco Frédéric Chopin, uno de los compositores más trascendentes y notables de la historia, esencial en el surgimiento del romanticismo, creador de un nuevo concepto del pianismo en música y un auténtico renovador del lenguaje musical.
Virtuoso pianista, sus obras guardan muchos mensajes ocultos, a menudo políticos. A pesar de que la causa oficial de su fallecimiento es la tuberculosis, la llamada “muerte romántica”, para muchos historiadores e investigadores es un gran misterio, ya que el suceso no fue cabalmente esclarecido.
9 notes · View notes
barbaragronchi · 3 months
Text
Tumblr media
Per l'Estate Fiorentina 2024 il “Glass Sound Festival” presenta mercoledì 10 luglio alle ore 21 Gregorio Nardi in concerto al Tepidarium del Roster, la splendida serra in stile liberty nel Giardino dell’Orticultura, Via Bolognese, 17A.
La valorizzazione della musica popolare ad opera dei Romantici ha portato alla realizzazione di molte fra le più alte realizzazioni artistiche – non solo dell’Ottocento ma anche di tutto il Novecento.
I più grandi compositori si sono interrogati sulle possibilità di includere nei propri capolavori alcuni temi, procedimenti, tipici della musica che oggi definiamo Folk.
Le scuole nazionali si sono così nutrite delle versatilità offerte dalla musica tradizionale polacca, ungherese, irlandese, russa, norvegese, boema, spagnola, rumena e così via.
Nel programma, Gregorio Nardi esplorerà un minuscolo frammento di un tale poliedrico universo musicale.
Dalle mazurche di Chopin ai ritmi complessi di Ligeti, dall’asprezza melancolica di Liszt agli slanci irrefrenabili di Bartok, dall’eclettismo di Busoni alle intense riflessioni di Kurtag:
lo spirito della musica popolare rivivrà in queste pagine (alcune assai rare), col gusto esuberante di un pianismo vigoroso e spettacolare.
Musiche di: F. Chopin. F. Liszt, F. Busoni, B. Bartok, G. Maglioni, L. C. Figueroa, G. Ligeti, G. Kurtag
0 notes
Text
🎵 De Falla y su Fantasía Bética: Una Fusión de Tradición e Innovación 🇪🇸 Explora cómo este compositor revolucionó la música al combinar elementos andaluces con un pianismo vanguardista. ¡Una obra que rompe moldes!
Tumblr media
0 notes
lamilanomagazine · 1 year
Text
Mantova, "Out to lunch!" è la 43esima edizione di MantovaJazz
Tumblr media
Mantova, "Out to lunch!" è la 43esima edizione di MantovaJazz. MantovaJazz arriva nel 2023 alla sua quarantatreesima edizione in piena salute, proponendo al pubblico mantovano una ricognizione in quattro tempi sulle possibilità di un “mainstream” progressivo” in questi anni. Avanguardie e radici La capacità del jazz di rigenerarsi senza tradire le proprie radici è sempre stata sorprendente in tutto l’arco ormai secolare della sua crescita di importanza e delle sue inesauste evoluzioni linguistiche. Trovandosi esattamente a metà tra attitudine conservatrice, o neoclassicista, e pulsione d’avanguardia, la grande corrente principale del jazz è quella che scorre ormai senza barriere geografiche o generazionali. Usa le avanguardie come sprone e il classicismo come richiamo alla bellezza delle proprie radici. Organizzazione Il programma è stato presentato venerdì 18 agosto nella sede municipale di via Roma 39 dall’assessore al Commercio del Comune di Mantova Iacopo Rebecchi, dall’esponente di Arci Mantova Marco Monici, dagli aderenti al Circolo del Jazz “Roberto Chiozzini” Giorgio Signoretti e Roberto Biaggi. MantovaJazz è organizzato da Arci Mantova e Circolo del Jazz “Roberto Chiozzini” con il sostegno del Comune di Mantova e della Fondazione Comunità Mantovana, in collaborazione con il Conservatorio di Mantova “Lucio Campiani”, l’Istituto Carlo d’Arco e Isabella d’Este e le scuole di musica Accademia delle Arti, Consonanze, Nuova Scuola di Musica e Sonum Music School. Mainstream Nel campo di questo vitale “mainstream” possono senz’altro rientrare il pianismo impressionante del giovanissimo Tigran Hamasyan (sabato 4 novembre – Teatro Ariston), capace di evocare col proprio trio i sapori armeni della propria tradizione famigliare e la potenza ritmica di una grande band di rock progressivo. O lo stupefacente sax tenore di Chris Potter (venerdì 10 novembre – Auditorium Monteverdi), che ci ricorda come questo strumento, da Dexter Gordon a John Coltrane, da Wayne Shorter a Michael Brecker, sia stato fondamentale nell’evoluzione dei codici linguistici del jazz moderno. Mainstream contemporaneo Nel mainstream contemporaneo si muove anche il poderoso e magistrale contrabbasso di Christian McBride (venerdì 13 ottobre – Teatro Ariston), regista e perno di New Jawn, lo splendido quartetto che proietta nel presente e anche un po’ nel futuro la grande tradizione “hard bop” degli anni Sessanta. E c’è spazio anche per i tesori locali, col bravissimo bassista Marco Cocconi (venerdì 27 ottobre – Arci Tom), tornato finalmente nelle vesti di leader dopo aver egregiamente sostenuto da sideman un numero considerevole di progetti eterogenei.  Una storica partnership MantovaJazz - Festival “Roberto Chiozzini”, è frutto di una storica partnership tra Arci Provinciale e Circolo del Jazz e porta a Mantova ininterrottamente dal 1981 il più grande jazz della scena statunitense ed europea, individuando ogni anno un tema complessivo che serva da stimolo, rivolto a spettatori, musicisti e studenti, per una riflessione sempre più consapevole sul valore assoluto che il jazz ha assunto come forma espressiva universale e straordinariamente ricca e vitale.  Abbonamenti e biglietti I biglietti per gli spettacoli sono acquistabili in prevendita sul sito (www.vivaticket.it) o nei punti vendita VivaTicket oppure il giorno stesso del concerto direttamente sul luogo dell’evento a partire dalle ore 19.00. Per l’edizione di quest’anno, oltre ai biglietti dei singoli concerti, è possibile acquistare l’abbonamento a tutti e quattro i concerti al costo di 60 €. Maggiori informazioni sul sito mantovajazz.it, alla mail [email protected] o al numero 348 0072215. Un pubblico più ampio MantovaJazz non è solo il festival: da alcuni anni sta cercando di ampliare il pubblico a cui rivolgersi – soprattutto i giovani - attraverso la proposta di concerti in location più popolari e accessibili. Come ad esempio i concerti gratuiti del cartellone “Ypung” - ovvero dei giovani e promettenti jazzisti e bluesman italiani - che sono stati realizzati a luglio di quest’anno su ArciFesta e che ogni anno vengono proposti in club e circoli Arci nello stesso periodo di MantovaJazz (a breve maggiori info sulla sezione MantovaJazz Young che si terrà nell’autunno 2023). O come l’adesione alla Giornata Internazionale del Jazz (istituita nel 2011 su iniziativa dell'ambasciatore Unesco Herbie Hancock, dalla Organizzazione delle Nazioni Unite) che quest’anno si è sostanziata in un grande concerto gratuito realizzato dagli alunni del Liceo Musicale e dagli studenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio di Mantova. Per i giovani Inoltre, a sottolineare l’impegno di MantovaJazz nella diffusione della musica jazz verso le nuove generazioni sono previste agevolazioni per gli studenti del Conservatorio di Mantova, del Liceo Musicale e Coreutico e delle scuole di musica Accademia delle Arti, Consonanze, Nuova Scuola di Musica e Sonum Music School. Gli studenti interessati possono contattare direttamente la scuola di musica di riferimento per avere maggiori informazioni. I Concerti Venerdì 13 ottobre 2023 CHRISTIAN McBRIDE’S NEW JAWN Ore 21.00 - Teatro Ariston (Via Principe Amedeo 20 – Mantova) Christian McBride è, in ordine di tempo, l’ultimo grande interprete di quella linea afroamericana del contrabbasso jazz la cui genealogia comprende autentici monumenti di suono e drive come Ray Brown o Ron Carter. Partner voluto dai musicisti più influenti, da Joe Henderson a Freddie Hubbard, da Pat Metheny a Diana Krall, McBride è anche un magnifico leader. Il suo quartetto New Jawn è una macchina perfetta costruita su una sezione ritmica “pura”, senza strumenti armonici, che eredita potenza, dinamismo e groove dal grande hard bop progressivo degli anni Sessanta e Settanta, rielaborandoli alla luce di quanto di nuovo il jazz ha prodotto negli ultimi decenni. Sul palco: Christian McBride • Contrabbasso Marcus Strickland • Sassofono Josh Evans • Tromba Nasheet Waits • Batteria Inizio concerto ore 21, apertura teatro ore 20 Biglietti: posti numerati in platea 30 € - abbonamento a tutti i concerti 60 €   Venerdì 27 ottobre 2023 MARCO COCCONI QUARTET Ore 21.00 – Arci Tom (Piazza Tom Benetollo 1 – Mantova)   È tradizione di MnJazz segnalare le produzioni discografiche dei musicisti che più hanno contribuito alla crescita di una scena, quella mantovana, dai contorni a suo modo sorprendenti. Marco Cocconi è uno di questi. Specialista indiscusso del basso elettrico, al quale conferisce con lucidità e rigore una dimensione sonora totalmente jazzistica, Cocconi si dedica sempre più frequentemente al contrabbasso, sul quale fa riconoscere le stesse preziose doti di chiarezza armonica e di poetico nitore di segno. Una chiarezza che traspare anche dalle composizioni originali dello squisito cd Even In My Soul, il secondo da leader, a distanza di vent’anni dal precedente, altrettanto delizioso, Chiaroscuri. Sul palco: Marco Cocconi • Contrabbasso Manuel Caliumi • Sassofono Riccardo Barba • Piano Federico Negri • Batteria Inizio concerto ore 21, apertura teatro ore 20 Biglietti: posti non numerati in platea 5 € - abbonamento a tutti i concerti 60 € Sabato 4 novembre 2023 TIGRAN HAMASYAN - THE CALL WITHIN Ore 21.00 - Teatro Ariston (Via Principe Amedeo 20 – Mantova) Tigran Hamasyan è probabilmente la grande rivelazione del pianoforte jazz contemporaneo. Nasce in Armenia il 17 luglio 1987 e, dopo il trasferimento della sua famiglia a Los Angeles, si afferma con impressionante rapidità nel villaggio globale del grande jazz. Oltre ai modi originalissimi del suo virtuosismo strumentale, vengono subito notate le sue qualità organizzative da leader già maturo e le architetture cangianti di un jazz magnificamente ricombinativo che assorbe l’incanto degli elementi ritmici e melodici del folk armeno e non esita a nutrirsi delle più potenti suggestioni del rock progressivo. Hamasyan porta a Mantova il suo splendido trio europeo “The Call Within” con Marc Karapetian al basso e Arthur Hnatek alle percussioni Sul palco: Tigran Hamasyan • Piano Marc Karapetian • Basso Arthur Hnatek • Batteria  Inizio concerto ore 21, apertura teatro ore 20 Biglietti: posti numerati in platea 25 € - abbonamento a tutti i concerti 60 €   Venerdì 10 novembre 2023 CHRIS POTTER CIRCUITS TRIO - 'SUNRISE REPRISE' Ore 21.00 - Auditorium Monteverdi (Via Conciliazione 33 – Mantova) CHRIS POTTER Circuits Trio 'SUNRISE REPRISE' La scena del jazz postcoltraniano presenta una fioritura continua di grandi tenoristi bianchi come Joe Farrell, Joe Lovano o Michael Brecker, musicisti enormi che hanno saputo creare una linea poetica consistente, a cavallo tra tradizione ed esplorazione ed ugualmente a proprio agio nell’asciuttezza dei piccoli gruppi o nell’esplosività delle big band e dei contesti più elettrici. Chris Potter ha oggi nelle mani il testimone di quella entusiasmante tradizione e ogni sua esibizione suona travolgente per energia e impressionante per tecnica ed ispirazione. A Mantova porta il Circuits Trio, lo stesso del cd Sunrise Reprise del 2021, con gli stupefacenti James Francies alle tastiere e Eric Harland alle percussioni. Sul palco: Chris Potter • Sassofono James Francies • Tastiere Piano Eric Harland • Batteria Inizio concerto ore 21, apertura teatro ore 20 Biglietti: posti numerati in platea 20 € - abbonamento a tutti i concerti 60 € Read the full article
0 notes
elmartillosinmetre · 1 year
Text
Mi crítica del concierto de Mario Mora anoche en el Alcázar.
0 notes
umbriasud · 1 year
Text
Al teatro Torti di Bevagna concerto di Bruno Canino con Alessio Bidoli
Il duo Bidoli-Canino in concerto a Bevagna Un gioiello di teatro per uno dei grandi maestri del pianismo italiano nel mondo. Sarà il Teatro Torti di Bevagna a accogliere domenica 30 aprile, ore 17, Bruno Canino, pianista 87enne, un vero monumento della storia musicale d’Italia, più che mai presente sulle scene internazionali – dal Giappone arriverà direttamente in Umbria -. Con lui in scena il…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
sonyclasica · 3 years
Text
FOU TS’ONG
Tumblr media
FOU TS’ONG PLAYS CHOPIN: THE COMPLETE CBS ALBUM COLLECTION
Las grabaciones de Chopin, a cargo del pianista chino, para Sony en una edición de 10 CD que se reeditan juntas por primera vez. 
Consíguelo aquí
El nombre de Fou Ts'ong, le dijo el pianista a The Independent de Londres, significa "buen oído". Nacido en Shanghai el 10 de marzo de 1934, fue el primer pianista chino en alcanzar el reconocimiento internacional. Fou comenzó a estudiar en 1940 y continuó durante y después de la Segunda Guerra Mundial con Mario Paci, un pianista y director italiano de la Orquesta Municipal de Shanghai. Durante la visita de intercambio cultural a Polonia en 1954 con otros músicos, cantantes y bailarines chinos, el estilo de interpretación de Fou impresionó a sus anfitriones, quienes lo convencieron de competir en el Concurso Internacional Chopin al año siguiente. Aunque Fou quedó tercero (detrás de Vladimir Ashkenazy en el segundo puesto y el receptor de la medalla de oro, Adam Harasiewicz), ganó un premio especial Mazurkas Chopin.
El éxito de Fou lo llevó a aceptar una beca para estudiar en el Conservatorio de Varsovia, donde trabajó con Zbigniew Drzewiecki, a quien Fou más tarde describió como su único maestro serio. Tras el concurso, Drzewiecki llamó a Fou aparte y le dijo: "Ts'ong, tú eres un caso muy especial, tan personal. Tienes tus propias ideas y no quiero que vengas a clase tan seguido. Solo estoy aquí parar guiarte cuando te sales del camino y garantizar que mantienes tu enfoque individual a la música."
En la Navidad de 1958, Fou se subió a un avión que iba de Varsovia a Inglaterra. Solicitó asilo político y permaneció en Londres el resto de su vida.
Aunque el pianista abarcaba un amplio repertorio que incluía desde Bach, Scaratti, Mozart y Beethoven al compositor contemporáneo establecido en Nueva York, Soong Fu Yuan, Fou siguió siendo famoso por su Chopin. "Me siento muy orgulloso de Chopin, me encanta," le dijo Fou al escritor Tim Stein. "Pero si me preguntas lo que pienso personalmente de él, no diría que es el mejor compositor de todos los tiempos. Es, en cambio, el mejor 'artista' como compositor, ya sabes a qué me refiero. Y en ese sentido, creo que nos atrae mucho a los orientales. Hay una calidad increíble de gusto y sutileza".
Los amantes y coleccionistas de música de piano agradecerán la oportunidad de disfrutar de las grabaciones de Chopin a cargo de Fou para Sony, que se reeditan juntas aquí por primera vez. Max Harrison de Gramophone alabó la sensible percepción del pianista en Polonaise-Fantaisie, y la excelente interpretación de los dos libros de Études. “En [la Sonata en si menor] Op. 58", escribió Harrison, "uno puede lamentar la omisión de la repetición de la exposición del primer movimiento, pero se trata de una interpretación considerablemente acertada. De hecho, está entre las mejores lecturas de la actualidad, civilizada y elegante, y despliega el mismo talento pianístico refinado que Opp. 49, 57 y 60, especialmente en el movimiento lento." De la misma manera, James Methuen-Campbell, autor del extenso estudio Chopin Playing: From the Composer to the Present Day, destacó varios Nocturnos: "El aspecto visionario del do sostenido menor, Op. 27 No. 1 se retrata de forma convincente y los complicados cambios polifónicos del mi bemol, Op. 55 No. 2 se desprenden con un espléndido refinamiento y un elegante pianismo."
El estilo interpretativo de Fou también se ganó el elogio de otros pianistas. En 1965, Martha Argerich reconoció la influencia de sus grabaciones cuando ganó el Concurso Internacional Chopin. El pianista chino Lang Lang ha descrito a Fou como un modelo a seguir, elogiando su manera "única" de entender la música.
Fou fue nominado a un Grammy al nuevo artista clásico más prometedor en 1963 por una grabación de las sonatas de Scarlatti. En 1964, debutó con un recital en el Ayuntamiento de Nueva York. Posteriormente, regresó a Nueva York en varias ocasiones. Fue miembro del jurado del Concurso Musical Reina Isabel, jurado del Concurso Chopin y del Concurso Internacional de Piano Paloma O'Shea Santander.
Fou murió de Covid-19 durante la pandemia en Londres el 28 de diciembre de 2020 a los 86 años.
Set contents:
DISC 1:
Chopin: Fantaisie in F Minor, Op. 49: Marcia. Grave (Remastered)
Chopin: Barcarolle, Op. 60: Allegretto in F-Sharp Major (Remastered)
Chopin: Berceuse, Op. 57: Andante in D-Flat Major (Remastered)
Chopin: Polonaise-fantaisie, Op. 61: Allegro maestoso in A-Flat Major (Remastered)
Chopin: Marche funèbre in C Minor, Op. post. 72, No. 2 (Remastered)
Chopin: 3 Nouvelles études, B.130 (1840 Edition) (Remastered)
DISC 2:
Chopin: Nocturne in E Minor, Op. 72, No. 1: Andante in E Minor
Chopin: Nocturne, B. 49: Lento con gran espressione in C-Sharp Minor
Chopin: Nocturne in C Minor, Op. posth. (1837)
Chopin: Nocturnes, Op. 9
Chopin: 3 Nocturnes, Op. 15
Chopin: 2 Nocturnes, Op. 27
DISC 3:
Chopin: 2 Nocturnes, Op. 32
Chopin: 2 Nocturnes, Op. 37
Chopin: 2 Nocturnes, Op. 48
Chopin: 2 Nocturnes, Op. 55
Chopin: 2 Nocturnes, Op. 62
DISC 4:
Chopin: Sonata No. 2 in B-Flat Minor, Op. 35 (Remastered)
Chopin: Sonata No. 3 in B Minor, Op. 58 (Remastered)
DISC 5:
Chopin: 12 Etudes, Op. 10 (Remastered)
Chopin: 12 Etudes, Op. 25 (Remastered)
DISC 6:
Chopin: 24 Preludes, Op. 28 (Remastered)
Chopin: Prelude in C-Sharp Minor, Op. 45 (Remastered)
Chopin: Prelude in A-Flat Major, Op. Posth. (Remastered)
DISC 7:
Chopin: Ballade No. 1 in G Minor, Op. 23 (Remastered)
Chopin: Ballade No. 2 in F Major, Op. 38 (Remastered)
Chopin: Ballade No. 3 in A-Flat Major, Op. 47 (Remastered)
Chopin: Ballade No. 4 in F Minor, Op. 52 (Remastered)
Chopin: Contredanse in G-Flat Major, B. 17 (Remastered)
Chopin: Cantabile in B-Flat Major, B. 84 (Remastered)
Chopin: Moderato in E Major, B. 151 (Remastered)
Chopin: Largo in E-Flat Major, B. 109 (Remastered)
Chopin: Fugue in A Minor, B. 144 (Remastered)
Chopin: Variations in A Major, B. 37 "Souvenir de Paganini" (Remastered)
DISC 8:
Chopin: 2 Mazurkas, B. 16 (1826)
Chopin: Mazurkas, Op. post. 68, Nos. 2, 3 & 1
Chopin: Four Mazurkas, Op. 6
Chopin: Five Mazurkas, Op. 7
Chopin: Mazurka in D Major, B. 71 (1832)
Chopin: Mazurka in B-Flat Major, B. 73 "Wolowska"
Chopin: 4 Mazurkas, Op. 17
Chopin: Mazurka in C Major, B. 82 (1833)
Chopin: Mazurka in A-Flat Major, B.85
Chopin: Mazurkas, Op. post. 67, Nos. 1 & 2
DISC 9:
Chopin: Four Mazurkas, Op. 24
Chopin: Four Mazurkas, Op. 30
Chopin: Four Mazurkas, Op. 33
Chopin: Four Mazurkas, Op. 41
Chopin: Mazurka in A Minor, B. 134 "Notre temps" (1840)
DISC 10:
Chopin: Mazurka in A Minor, B. 140 (1840)
Chopin: Three Mazurkas, Op. 50
Chopin: Three Mazurkas, Op. 56
Chopin: Three Mazurkas, Op. 59
Chopin: Three Mazurkas, Op. 63
Chopin: Mazurkas, Op. post. 67 Nos 4 & 2
Chopin: Mazurka, Op. 68, No. 4: Andantino in F Minor 
0 notes
cosenzapage · 4 years
Text
A Catanzaro il concerto di Maria Perrotta, organizzato dall’Associazione Amici della Musica
https://www.cosenzapage.it/media/2020/10/F342E522-8809-4CAC-B451-A379666E4F01-300x200.jpeg - #CosenzaPage CATANZARO – «È una figura schiva e poco conosciuta, è uno dei veri astri del pianismo mondiale… Nelle Variazioni Goldberg ella è all`altezza di Glenn Gould, di Rosalyn Tureck», è così che Paolo Isotta del Corriere della Sera definisce Maria Perrotta, la musicista che Venerdì 23 Ottobre, alle ore 18:00, si esibirà nella Sala Concerti di Palazzo […]
0 notes
eventiincalabria · 4 years
Photo
Tumblr media
Anna Lucia Trimboli - Pianoforte
Tumblr media
Sabato 26 Settembre 2020 ore 19:00 Sala Fallara, Gioia Tauro (RC)
AMA CALABRIA in collaborazione con Musica Insieme – Associazione Culturale Musicale Giovanile della Piana, Orchestra Sinfonica Giovanile della Calabria e l’Amministrazione Comunale di Gioia Tauro (RC) presenta
Anna Lucia TRIMBOLI, Pianoforte
Il pianismo della giovane Anna Lucia in un repertorio di sicuro interesse
https://www.eventiincalabria.it/eventi/anna-lucia-trimboli-pianoforte/
0 notes
fashionluxuryinfo · 5 years
Photo
Tumblr media
ROBERTA DI MARIO VENERDÌ 8 NOVEMBRE ESCE IL NUOVO ALBUM “DISARM” pubblicato e distribuito da WARNER MUSIC ITALY
Uscirà venerdì 8 novembre Disarm, il nuovo album della compositrice e pianista Roberta Di Mario, pubblicato e distribuito da Warner Music Italy. Un progetto di pianismo contemporaneo, un concept album che racconta il disarmo declinato nelle sue forme più molteplici.
https://www.fashionluxury.info/it/
0 notes
tempi-dispari · 5 years
Photo
Tumblr media
New Post has been published on http://www.tempi-dispari.it/2019/09/25/padova-jazz-festival-2019/
Padova Jazz Festival 2019
Padova Jazz Festival piano edition. La ventiduesima edizione della kermesse padovana, in scena dal 25 ottobre al 23 novembre, punta decisamente sui pianisti, convocando un cast in cui brillano i pianoforti di Raphael Gualazzi, Monty Alexander, Kenny Barron, Vijay Iyer, Benny Green, Aaron Diehl, nonché l’organo di Dan Hemmer, che si intreccerà alla batteria di Steve Gadd.
Con la sua programmazione espansa su un intero mese di calendario, il festival padovano punta al coinvolgimento dell’intera città, distribuendo i concerti in varie sedi: dalle sale riservate ai grandi eventi (il Teatro Verdi e l’MPX) alle prestigiose location della Sala dei Giganti (che ospiterà una sequenza di recital di solo piano) e dello storico Caffè Pedrocchi (per le serate in stile jazz club). La Sala Fronte del Porto al PortoAstra sarà invece il punto di ritrovo per le proposte musicali più audaci e moderniste.
Il Padova Jazz Festival è organizzato dall’Associazione Culturale Miles presieduta da Gabriella Piccolo Casiraghi, con il contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e di Antenore Energia. Si inaugura quest’anno un’importante collaborazione con il Centro d’Arte dell’Università di Padova, storica associazione cittadina attiva sin dagli anni Quaranta, per la realizzazione dei concerti alla Sala dei Giganti e alla Sala Fronte del Porto/PortoAstra.
La sera della prima
La cantante Vanessa Tagliabue Yorke terrà a battesimo il ventiduesimo Padova Jazz Festival in una serata che fungerà da prologo ai concerti nei teatri: il 25 ottobre presso lo stellato Ristorante La Montecchia porterà in scena “We Like It Hot”, omaggio all’hot jazz degli anni Venti.
Musica per tutti i… tasti
Le tre serate di punta del cartellone del festival padovano vedranno transitare al Teatro Verdi e all’MPX nomi di assoluto riferimento in diversi ambiti jazzistici. E sarà una parata di grandi tastieristi.
Jazzista ‘infiltrato’ nel mondo del pop, che ha notevolmente nobilitato con le sue canzoni, Raphael Gualazzi in occasione del concerto padovano (2 novembre, Teatro MPX) torna alla sua originaria passione, concedendosi il piacere di suonare alcuni dei più noti brani del repertorio jazz e blues oltre ai suoi brani di maggior successo. Lo farà assiemea Mauro Ottolini, uno dei protagonisti assoluti del jazz italiano.
Il weekend conclusivo del festival si svolgerà al Teatro Verdi. Qui il 22 novembre arriverà Monty Alexander, pianista che ha segnato col suo virtuosismo un lungo arco della storia del jazz, dagli anni Sessanta a oggi. Alexander è uno dei solisti più esuberanti e intensi che si ricordino, capace di rendere in maniera travolgente qualunque soggetto musicale, bop o swing, blues o gospel, calypso o reggae…
Il 23 novembre i riflettori saranno concentrati sulla batteria di un idolo come Steve Gadd, che riscoprirà il piacere di suonare in maniera pressoché acustica con un trio all-leaders in cui l’organ jazz sarà portato ai massimi livelli di interplay e virtuosismo. Al fianco di Gadd, due brillanti danesi: il sassofonista Michael Blicher e Dan Hemmer, che col suo organo Hammond rimarcherà il focus tastieristico del programma festivaliero.
I giganti del pianoforte
Tre serate in compagnia di altrettanti pianisti ai vertici del jazz mondiale, tutti invitati a esibirsi in solitudine. Alla Sala dei Giganti (Palazzo del Liviano) si assisterà a un tripudio di tastiere: quelle di Benny Green (il 7 novembre), Kenny Barron (il 14) e Vijay Iyer (il 21).
Prodigio sin da giovanissimo, Benny Green ha sempre frequentato i grandi del jazz, arrivando ben presto a essere un loro pari: un talento incontenibile, il cui virtuosismo si trasforma in gioia e giocosità sul pianoforte, conferendo una carica voltaica al mainstream moderno.
Il nome di Kenny Barron evoca più di un brivido nell’appassionato di jazz, per l’estrema eleganza e limpidezza del suo tocco oltre che per la cultura profonda che gli permette di dominare il linguaggio pianistico moderno: in una parola, un fuoriclasse.
Vijay Iyer è uno dei pianisti che stanno definendo più chiaramente i contorni del piano jazz contemporaneo: la vitalità del suo stile esecutivo e l’avventurosità delle sue composizioni dimostrano un’incredibile ampiezza di interessi musicali.
Musica in fermento alla Sala Fronte del Porto/PortoAstra
La Sala Fronte del Porto/PortoAstra sarà l’oasi del festival in cui far crescere musica a stile libero: una rassegna parallela a cura del Centro d’Arte dell’Università di Padova, per quattro serate con le orecchie aperte verso i giovani talenti e le idee più controcorrente.
Appuntamento fisso ogni lunedì, a partire dal 28 ottobre quando sul palco salirà il sassofonista James Brandon Lewis: con il suo “An UnRuly Quintet”, Lewis intraprendeuna sorta di viaggio spirituale attraverso una musica che si muove fuori dagli schemi e le strutture consolidate, riuscendo a mantenersi sempre pienamente comunicativa e a trasmettere ondate di misticismo.
Il 4 novembre, l’ottetto Maistah Aphrica fonderà assiememelodie esotiche e funk, hard bop ed elettronica, afro beat e soundtracks, creando un rituale policromo: l’Africa sarà evocata con incantesimi musicali in cui il folklore lascia ampio spazio all’immaginario sonoro.
Essenziale e ben indirizzato verso il modernismo jazzistico è il trio della giovane sassofonista María Grand, che si ascolterà l’11.
Il 18 la musica dal vivo si prenderà una pausa in favore di quella su pellicola: verrà proiettato Milford Graves: Full Mantis(USA, 2018), film documentario diretto da Jake Meginsky e Neil Young e dedicato a un batterista che ha indelebilmente legato il proprio nome al jazz avanguardistico degli anni Sessanta.
Jazz @ Caffè Pedrocchi
Continua il legame tra Padova Jazz Festival e Caffè Pedrocchi. E anche lo storico locale del centro cittadino avrà la sua dose di pianismo d’alto livello: il 20 novembre con il trio di Aaron Diehl,che si è imposto prima alla cortediWynton Marsalis e poi come leader grazie alla sua musicalità portentosa in cui ogni frase racchiude innumerevoli sfumature espressive.
Ma prima di Diehl al Pedrocchi arriveranno il chitarrista Yotam Silberstein (il 6) e la vocalist Mafalda Minnozzi (il 13). Con Silberstein, la lezione ormai classica del chitarrismo bop assume una luce inedita grazie al suo impareggiabile virtuosismo e la versatilità stilistica. La Minnozzi proporrà il suo progetto Sensorial, dedicato all’alchimia che unisce il jazz alla musica brasiliana.
Jazz life in foto e parole
Sulla scia del successo riscosso nelle precedenti edizioni, i concerti principali del Padova Jazz Festival saranno affiancati dagli appuntamenti con musica dal vivo di Jazz@Bar, in numerosi locali del centro e della prima periferia. Non mancheranno poi le occasioni per apprezzare il jazz in altre forme: dalla mostra dedicata a uno dei principali fotografi jazz del nostro paese, Roberto Cifarelli (alle scuderie di Palazzo Moroni dal 10 al 24 novembre; con la presenza del fotografo per l’inaugurazione, il 9, e per tutta l’ultima settimana del festival, dal 18 al 23), alle presentazioni editoriali al Caffè Pedrocchi, tutte introdotte da Stefano Merighi (il 6 novembre con Claudio Sessa per Mister Jelly Roll di Alan Lomax; il 13 con Francesco Martinelli per la History of European Jazz; il 20 con Roberto Masotti e il libro fotografico Jazz area).
PROGRAMMA
Venerdì 25 ottobre 
Ristorante La Montecchia, ore 20 cena di gala
ore 21:45 concerto
Vanessa Tagliabue Yorke
“We Like It Hot”
Vanessa Tagliabue Yorke (voce), Francesco Bearzatti (clarinetto), Mauro Ottolini (trombone), Paolo Birro (pianoforte)
Lunedì 28 ottobre
Sala Fronte del Porto/PortoAstra, ore 21
James Brandon Lewis
“An UnRuly Quintet”
Jaimie Branch (tromba), James Brandon Lewis (sax tenore), Ava Mendoza (chitarra elettrica), Luke Stewart (basso elettrico), Warren Trae Crudup III (batteria)
Sabato 2 novembre
Cinema Teatro MPX, ore 21
Raphael Gualazzi sings, Mauro Ottolini swings
Raphael Gualazzi (pianoforte, voce), Mauro Ottolini (sousaphone, trombone), Gianluca Nanni (batteria)
Lunedì 4 novembre
Sala Fronte del Porto/PortoAstra, ore 21
Maistah Aphrica
Gabriele Cancelli (tromba, ukulele, flauti, percussioni, voce), Mirko Cisilino (trombone, corno, tromba, percussioni, voce),
Marco D’Orlando (conga, percussioni, voce), Clarissa Durizzotto (sax alto, percussioni, voce), Enrico Giletti (basso elettrico, effetti, voce),
Andrea Gulli (sintetizzatori, effetti, voce), Alessandro Mansutti (batteria, voce), Giorgio Pacorig (pianoforte, organo, tastiere, voce)
Mercoledì 6 novembre
Caffè Pedrocchi, ore 18:30
Presentazione del libro Mister Jelly Roll. Vita, fortune e disavventure di Jelly Roll Morton, creolo di New Orleans, “Inventore del Jazz” di Alan Lomax.
Relatore: Claudio Sessa. Introduce Stefano Merighi
Caffè Pedrocchi, ore 20 cena
ore 21:30 concerto
Yotam Silberstein Quartet
Yotam Silberstein (chitarra), Vitor Goncalves (pianoforte, fisarmonica), Petros Klampanis (contrabbasso), Daniel Dor (batteria)
Giovedì 7 novembre
Sala dei Giganti, ore 21
Benny Green solo
Benny Green (pianoforte)
Lunedì 11 novembre
Sala Fronte del Porto/PortoAstra, ore 21
María Grand Trio
María Grand (sax), Kanoa Mendenhall (contrabbasso), Savannah Harris (batteria)
Mercoledì 13 novembre
Caffè Pedrocchi, ore 18:30
Presentazione del libro History of European Jazz.
Relatore: Francesco Martinelli. Introduce Stefano Merighi
Caffè Pedrocchi, ore 20 cena
ore 21:30 concerto
Mafalda Minnozzi
“Sensorial – Portraits in Bossa & Jazz”
Mafalda Minnozzi (voce), Paul Ricci (chitarra), John Di Martino (pianoforte), Harvie S (contrabbasso), Victor Jones (batteria), Amoy Ribas (percussioni)
Giovedì 14 novembre
Sala dei Giganti, ore 21
Kenny Barron solo
Kenny Barron (pianoforte)
Lunedì 18 novembre
Sala Fronte del Porto/PortoAstra, ore 21
Proiezione del film “Milford Graves: Full Mantis”
Regia di Jake Meginsky e Neil Young (Documentario, USA, 2018, 91’)
Mercoledì 20 novembre
Caffè Pedrocchi, ore 18:30
Presentazione del libro Jazz area di Roberto Masotti.
Relatore: Roberto Masotti. Introduce Stefano Merighi
Caffè Pedrocchi, ore 20 cena
ore 21:30 concerto
Aaron Diehl Trio
Aaron Diehl (pianoforte), Paul Sikivie (contrabbasso), Aaron Kimmel (batteria)
Giovedì 21 novembre
Sala dei Giganti, ore 21
Vijay Iyer solo
Vijay Iyer (pianoforte)
Venerdì 22 novembre
Teatro Verdi, ore 21
Monty Alexander Trio
Monty Alexander (pianoforte), J.J. Shakur(contrabbasso), Jason Brown (batteria)
Sabato 23 novembre
Teatro Verdi, ore 21
Blicher – Hemmer – Gadd
Steve Gadd (batteria), Michael Blicher (sax tenore), Dan Hemmer (organo Hammond)
ALTRI EVENTI
Per tutta la durata del festival
JAZZ@BAR
Concerti nei locali tra Padova e provincia
Da sabato 9 a domenica 24 novembre
Scuderie di Palazzo Moroni
mostra fotografica “Le strade del jazz” e “The Black Square”
di Roberto Cifarelli
* * *
Informazioni:
Associazione Culturale Miles
Via Montecchia 22 A, 35030 Selvazzano (PD)
Tel.: 347 7580904
web: www.padovajazz.com
Direzione artistica: Gabriella Piccolo Casiraghi
Ufficio stampa: Daniele Cecchini cell. 348 2350217  e-mail: [email protected]
BIGLIETTI
Teatro MPX
2/11: “Raphael Gualazzi & Mauro Ottolini”:
intero 30 euro, ridotto 24, ridotto studenti 15
Prevendita: online su www.ticketmaster.it; biglietteria del cinema MPX Multisala Pio X negli orari di apertura del botteghino.
Sala dei Giganti
7/11: Benny Green; 14/11: Kenny Barron; 21/11: Vijay Iyer:
intero 25 euro, ridotto 20, ridotto studenti 10
Prevendita: online su www.ticketmaster.it; www.teatrostabileveneto.it; biglietteria Teatro Verdi.
Teatro Verdi
22/11: Monty Alexander; 23/11: Blicher-Hemmer-Gadd:
intero da 16 a 30 euro
ridotto da 13 a 25 euro
ridotto under 26 da 10 a 20 euro
Prevendita: online su www.ticketmaster.it; www.teatrostabileveneto.it; biglietteria Teatro Verdi.
Sala Fronte del Porto/PortoAstra
28/10: James Brandon Lewis; 4/11 Maistah Aphrica ; 11/11 : María Grand
posto unico non numerato; intero 12 euro; ridotto studenti 3
18/11: film: intero 6 euro; ridotto studenti 3
Prevendita: online su www.vivaticket.it e relativi punti vendita; biglietteria del cinema PortoAstra
Diritti di prevendita non inclusi nel prezzo (applicati solo sulle prevendite online).
RIDUZIONI
Under 26, over 65, abbonati alla prosa del Teatro Stabile del Veneto.
Riduzione speciale studenti riservata agli studenti dell’Università di Padova.
Caffè Pedrocchi
Ingresso libero
Possibilità di prenotazione tavolo anche solo per il concerto:
tel.: 049 8781231; email: [email protected]
Ristorante La Montecchia
Via Montecchia 12, Selvazzano Dentro
tel.: 049 8055323
www.alajmo.it
Cena e concerto solo su prenotazione
Jazz@Bar
la disponibilità di posti e l’accesso ai concerti sono regolati a discrezione dei singoli locali
0 notes
lamilanomagazine · 1 year
Text
Grosseto: torna il Grey Cat Festival alla Barricaia di Rocca di Frassinello, ospite Sergio Cammariere con Giovanna Famulari
Tumblr media
Grosseto: torna il Grey Cat Festival alla Barricaia di Rocca di Frassinello, ospite Sergio Cammariere con Giovanna Famulari. Il concerto dell'artista calabrese arriva a coronamento della sua trentennale carriera, "Per tutte quelle persone che dopo avermi sentito suonare in concerto hanno scritto in questi anni chiedendomi un concerto solo piano", nasce dall'intimità tra Cammariere e il suo strumento, riflessioni in musica che colgono l'essenza delle sue composizioni perché spoglie solo Sergio, solo pianoforte, solo voce, "solo" note e armonia. Canzoni, capaci di creare un ponte tra le arti, dove musica, cinema, teatro e letteratura si incontrano e si intrecciano felicemente. Ogni brano esplora orizzonti musicali che vanno dal minimalismo sperimentale al blues, dalla forma canzone al jazz. Il suo pianismo ricercato ci trasporta in un mondo caleidoscopico, accogliente e profondo. Sarà insieme a lui la violoncellista Giovanna Famulari, musicista che si è esibita in Italia e in tutto il mondo partecipando a stagioni e festival a fianco di artisti come Toscan, Nicola Piovani, Moni Ovadia e ha collezionato 90 cd, numerosi premi, tra i quali il premio Tenco nel 2018 e nel 2020. Al concerto seguirà una degustazione dei vini della cantina. Grey Cat Festival è promossa dalle amministrazioni comunali di Follonica, Scarlino, Grosseto, Roccastrada, Castelnuovo Val di Cecina, Castiglione della Pescaia, Massa Marittima, Monterotondo Marittimo, Montieri, Roccastrada, Suvereto, (coinvolgendo ben tre territori provinciali) e dal Parco delle Colline Metallifere. L'organizzazione e la gestione del festival è curata dalla Associazione Music Pool, la direzione artistica da Stefano "Cocco" Cantini e vanta una ricchissima serie di collaborazioni, tra cui il FAI – Delegazione di Grosseto. Il Festival è sostenuto dalla Regione Toscana e, nell'ambito dei progetti di Music Pool, dal Ministero della Cultura e dalla Fondazione CR Firenze.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
elmartillosinmetre · 3 years
Text
“En Sevilla he encontrado una ciudad musicalmente muy viva”
Tumblr media
[Patricia Arauzo. La foto es de Juan Carlos Vázquez]
La pianista Patricia Arauzo debuta en el medio fonográfico con un álbum dedicado en IBS al compositor Karol Szymanowski que se presenta el próximo sábado 17 en el Espacio Turina de Sevilla
Natural de Aranda de Duero, Patricia Arauzo se formó en el Conservatorio Superior de Salamanca con Patrín García Barredo y Claudio Martínez Mehner, pero ella destaca también a su profesor de música de cámara, Kennedy Moretti ("fue muy importante para mí"). Amplió sus estudios en la Academia Liszt de Budapest con András Kemenes, Marta Gulyás y Ferenc Rados y en la Escuela Reina Sofía de Madrid con Ralf Gothoni y Eldar Nebolsin. Después de pasar como profesora por Salamanca y la propia Escuela Reina Sofía en 2017 ganó por oposición la cátedra de piano del Conservatorio Superior de Sevilla.
–¿Qué ambiente ha encontrado en la ciudad? –Mejor del que me esperaba. Me he encontrado con una ciudad cultural y musicalmente muy viva. También una ciudad que nos cuida, y me incluyo, porque yo ya me considero de aquí, aunque sea de adopción. Un cuidado muy especial por la gente de aquí que no había visto por ejemplo en Madrid. Sí que es cierto que Madrid es más grande y es más complicado, pero todo ha sido fácil y bueno para mí en Sevilla. Además también por el puesto de trabajo, que es tan atractivo que para mí ha sido muy fácil, porque venía a hacer lo que quería.
–En ese cuidado se incluye la programación del Espacio Turina, donde presenta el próximo sábado su disco dedicado a Szymanowski que acaba de publicar el sello IBS. ¿Es este su primer disco? –Sí, el primero.
Tumblr media
–¿Por qué Szymanowski? –Conozco Máscaras de Szymanowski, que es la que obra da título al álbum, desde los 21 años, porque mis profesores de Salamanca decidieron que era una obra que tenía que incluir en el recital de fin de carrera. Parece que vieron en esa obra y en Szymanowski algo que era muy acorde a mí y lo cierto es que desde que empecé a tocar música de este compositor sentí una afinidad especial, me gusta muchísimo. Así que me quedé con la cosa de que Szymanowski es un compositor muy especial, es poco conocido pero a la vez es de una calidad increíble, recuerda mucho a Chopin, a Scriabin… tenía un montón de cosas que me atraían. Y por eso, cuando hablé con Paco Moya de repertorio para mi primer disco, el me animó para profundizar en Szymanowski a partir de esa obra, y luego abrir el foco hacia algo que tuviera que ver con las máscaras, las artes escénicas, las danzas, y por eso el Vals romántico, las Mazurcas o las Variaciones Op.3, que tienen también dentro una mazurca y un vals.
–Aunque la selección gravite en torno a ese tema de las máscaras, ha incluido obras de periodos muy distintos del compositor. ¿Cómo se nota eso en la música? –Se nota mucho. No fue a propósito, pero luego vimos que había obras de tres periodos y nos pareció interesante porque eso nos ofrecía tres caras del compositor. La primera de ellas en el tiempo es precisamente la que está al final del CD, las Variaciones: es un Szymanowski temprano pero muy maduro ya en la forma de escribir. Estas Variaciones hacen una especie de recorrido por diferentes posibilidades pianísticas, parten de un tema muy sencillo, también muy fúnebre, muy oscuro, que va desarrollando con mucha polifonía, luego mete el ritmo de mazurca, más adelante el del vals, con algunas variaciones que buscan la fantasía sonora, otras la agilidad de los arpegios, mientras la última es un canon complejo con muchos acordes… es como si fuera un catálogo de posibilidades del piano, parecido al que por ejemplo tenemos en el Carnaval de Schumann. También recuerda bastante a algunos preludios de la Op.11 de Scriabin. En el centro estarían el Vals romántico y las Máscaras, que son de este Szymanowski ya más impresionista pero que va buscando su lenguaje.
–Esa es también una música muy programática… –También. Tiene unos trémolos, que usa por todas partes, y que en realidad son muy lisztianos, no son impresionistas, es una especie de fusión de elementos. Y la escritura de este periodo es más compleja. Incluso a veces usa tres pentagramas, o sea, es muy densa. Las Variaciones tienen momentos de densidad pero de otra forma, una densidad propiamente romántica. La selección de mazurcas pertenece a su última época, en la que aparentemente vuelve a una escritura más sencilla, más incluso que en las Variaciones, pero los recursos son más modernos, más complejos. En las de la Op.50 mezcla la politonalidad con el folclore, pero curiosamente las de la Op.62 se parecen un poquito a las Variaciones scriabinianas del principio, es como si hubiera un círculo de involución en su música, por lo menos yo lo veo así.
Tumblr media
[Patricia Arauzo en una foto promocional de CD. La foto es de Michal Novak]
–¿Cuál ha sido la principal dificultad técnica que encontró al preparar estas obras? –Después de tanto estudiarlo casi no me había planteado eso. En las Variaciones, lo más difícil está al final con este manejo de acordes arriba y abajo, muy rápidos… tiene que sonar todo ligero, pero no es nada ligero y entre tantísimas notas y tantos acordes, tengo que ser capaz de mostrar el tema, que está escondido, está enmascarado por ahí, como dice Eva Sandoval en sus notas al disco. En las Mazurcas lo más difícil es encontrar la gracia de la danza dentro de esa máscara de politonalidad, algo que no parece muy accesible pero que en el fondo es algo muy sencillo. Y en las Masques, tengo que referirme otra vez a la densidad, a la claridad de los planos sonoros, como en esa variación final a la que me referí antes. Dentro de tantísimas voces, ver qué es lo que tiene que estar en una jerarquía superior y encauzar todo lo demás dentro de un sonido general.
–¿En la presentación del Espacio Turina hará el disco completo? –No, porque no cabe, es un programa demasiado largo. Las tres Máscaras irán al final. Voy a tocar primero una selección de mazurcas, en concreto las cuatro primeras de la Op.50, que están dedicadas a Rubinstein y funcionan muy bien juntas, las dos del Op.62 y el Vals romántico. Esa va a ser la parte de las piezas breves. Luego en el medio, irán las Variaciones, para cambiar el chip, y que el público escuche a ese otro Szymanowski.
–No recuerdo pianistas españoles que hayan grabado esta música. ¿Era también un nicho de mercado este repertorio? –Judith Jáuregui incluyó los Preludios Op.1 en uno de sus discos, pero no conozco a nadie más. Lo que más influyó en mi elección de Szymanowski fue esa afinidad y ese interés que desde hace muchos años me atrapa, pero también vi que podía ser algo interesante para aportar al pianismo español. Para mi primer disco, me pareció que lo mejor era ofrecer algo nuevo, distinto.
–¿Qué lugar podemos atribuirle a Szymanowski en el siglo XX? –Un lugar de primera línea.
–Se lo relaciona siempre con la música francesa, incluido Debussy. –Sí, sin duda hay en su música una influencia francesa, pero también elementos de la música rusa y alemana, y todo con ese sello polaco tan particular, que se aprecia mejor en sus mazurcas. A mí me parece que tiene además un sabor muy mediterráneo.
–Detrás de ello pueden estar esos viajes que hizo por la costa norteafricana, con su trabajo sobre el folclore, que también es una cosa muy habitual en los compositores de la época. –Efectivamente. Esa fusión de elementos lo hacen muy especial para mí, y por eso lo colocaría en primera línea, porque creo que es de una riqueza y de una originalidad que no tiene ningún otro compositor de ese período. Y a nivel pianístico, usa tantas herramientas del instrumento que acaba abriéndote muchos caminos.
–¿Su interés como pianista está vinculado a la música del siglo XX? –Me gusta todo. Mis compositores favoritos pertenecen realmente a todos los periodos de la historia. Tengo una devoción especial por Beethoven, Brahms, Schumann… pero soy una pianista a la que le atrae cualquier tipo de programación. Como solista y, por supuesto, en música de cámara, que me apasiona.
–Así la conocemos principalmente en Sevilla. ¿Ha formado parte de grupos fijos, toca con compañeros habituales? –Desde 2009 soy la pianista del Trío Alborada, un grupo que completan el clarinetista Miguel Expósito y el violonchelista Aldo Mata. También tengo un dúo fijo con el violinista Alejandro Bustamante. En esas dos formaciones nos dieron el premio de la AIE [Sociedad de Artistas Intérpretes o Ejecutantes de España], que incluye una gira. Eso nos permitió tocar muchas veces juntos y nos consolidó como grupo. Además somos muy amigos y eso ha facilitado la estabilidad.
–¿Tiene algún otro proyecto cercano de concierto en Sevilla? –Voy a tocar en el ciclo de verano del Alcázar con el violinista Pablo Martos. Vamos a hacer un programa que se titula En busca del tiempo perdido, con la Sonata de Cesar Franck como centro, como no podía ser de otra forma. Vamos a tocar también la "Meditación del Niño Jesús" del Cuarteto para el fin del tiempo de Messiaen. Yo haré además una selección del Tombeau de Couperin de Ravel, y él hará también música de Ravel e Ysaÿe en solitario.
–¿Y algún otro proyecto de grabación? – Con el Trío Alborada tengo un máster grabado al que le faltan algunas piezas. Es un proyecto dedicado a Bruno Dozza, que es un compositor estupendísimo. Se retrasó la grabación por la pandemia. Con Alejandro Bustamante voy a grabar también un disco que se titulará Granados en París e incluye obras de Fauré, Poulenc, Granados y unas canciones de Lorca. Esto será en otoño. Y en solitario quiero repetir, porque ha sido una experiencia estupenda.
–¿Eso irá también en IBS? –No, pero con IBS tengo algún proyecto de quintetos españoles y yo, por supuesto, si vuelvo a grabar sola lo haré con ellos porque son extraordinarios.
youtube
–¿Por qué le interesan tanto los discos? –Son una carta de presentación, sobre todo. Pero para mí tiene otro atractivo fundamental: conservar algo que pueda escucharse durante mucho tiempo.
–¿Ha escuchado mucho ya su propio disco? –Lo he escuchado mucho para la edición. Después la verdad es que no me ha dado tiempo. Pero me entrevistaron para el programa La Dársena de Radio Clásica, y me gustaron muchas las pistas que pusieron. Había pasado un tiempo, lo había dejado descansar y al retomarlo pensé, "pues mira, ha quedado bien".
–Grabó en mitad de la pandemia. –Sí, en julio, es increíble, después de pasar tres meses y medio en una casa con mi madre en la sierra, con un piano vertical hecho polvo, desafinado... Lo tenía estudiado de antes, pero tuve mucho tiempo para darle vueltas y reflexionar sobre la música. A mí el disco me salvó ese momento por estar con un proyecto tan ambicioso en mente, no paré de estudiar en ningún momento.
–¿Y ahora cómo ve la situación, con más optimismo? –Me pusieron la primera dosis de AstraZeneca, pasé dos días en la cama hecha polvo, pero bien. No sé qué decirle de la situación. Trato de mirarlo con un poco de optimismo porque lo necesitamos, mejor verlo así.
[Diario de Sevilla. 12-04-21]
MASQUES EN SPOTIFY
0 notes
bandshitposts · 7 years
Photo
Tumblr media
So we had a sub today in concert band (we have two bands) and we were supposed to be practicing scales for our final but instead most of the kids (freshmen with no self control) got in a circle and played marching tunes because the sub had no authority over them (her voice was at most pianismo).
My band does the same thing too before a pep band or concert gig. :>
~Siri
49 notes · View notes
pangeanews · 4 years
Text
Giovanni Allevi: anatomia di un fenomeno. Storia di un artista che si crede l’uomo del secolo (e che ora paragonano a Beethoven)
«Pianista? Ma lui si crede anche compositore, filosofo, poeta, scrittore. La cosa che più mi dà fastidio è l’investimento mediatico che è stato fatto su un interprete mai originale e privo del tutto di umiltà. Il suo successo è il termometro perfetto della situazione del nostro Paese: prevalgono sempre le apparenze» (Uto Ughi su La Stampa, 24 dicembre 2008).
*
Questo era lo sfogo del violinista Uto Ughi, che in una vigilia di Natale inaspriva la diatriba sul pianista Giovanni Allevi, un estenuante affaire culturale che si trascina da un quindicennio e ancora non ha trovato una soluzione. Come sappiamo, già nel 2008 Il Sole 24 Ore ricostruì la geniale operazione di marketing a due fasi – esibizione al Blue Note di New York propagandata come trionfo internazionale (quando in realtà il pubblico era soprattutto italiano e i media locali non ne facevano parola) e il successivo martellamento in tutti i media nostrani, con osanna generalizzati e interviste a piena pagina – che in brevissimo tempo aveva trasformato Giovanni Allevi in un divo inarrestabile. «Mi accusavano di volare troppo alto, così ho diviso l’album in due parti: nella prima prendo l’ascoltatore per mano con melodie accattivanti, nella seconda lo porto nei miei territori preferiti» dichiarava il pianista, corteggiato da giornalisti e ammiratori. «La mia non è contaminazione; la contaminazione è debole e soggetta alle mode. La mia è una musica dallo sviluppo rigoroso. Per questo non sono un jazzista ma un compositore europeo».
*
Definito come un nuovo Mozart, come il “musicista classico” che avrebbe rivoluzionato l’intera tradizione occidentale e che sarebbe entrato nei cuori e nell’anima della gente, Giovanni Allevi si è considerato fin dall’inizio un profeta della nuova musica, parlando e agendo come se lo fosse davvero, e ne è rimasto convinto fino a oggi senza il minimo cedimento. Il fatto che fin qui abbia prodotto un pianismo leggero, semplice, quasi d’ambiente, ricalcando un Ludovico Einaudi in tono minore, non è valso a nulla, tanto che gli sono state affidate – addirittura – prestigiose conduzioni d’orchestra dagli esiti a dir poco imbarazzanti, eseguite con gesti puerili, inesperti, goffi, che talvolta mettevano in difficoltà anche gli strumentisti, servite solo a rinfocolare le polemiche. «La mia musica avrà sulla musica classica lo stesso impatto che l’Islam sta avendo sulla civiltà occidentale» arrivò ad affermare, con un’improntitudine tanto ingenua da non lasciarne nemmeno capire il senso.
*
Ma ciò a cui vogliamo arrivare è l’attività “letteraria” di Giovanni Allevi, legata inevitabilmente alla sua controversa ascesa artistica. Sappiamo che il potere economico può rendere possibile qualsiasi cosa, quando azzecca le mosse, sia nello spettacolo, sia nella musica, sia nella politica, e naturalmente nella cultura. Rizzoli prima e Solferino poi (dopo la fusione di Rcs con Mondadori) gli hanno pubblicato sei libri, ovviamente focalizzati sui moti interiori del genio, di cui l’ultimo è appena uscito. Revoluzione (Solferino 2020) ha già il programma nel titolo: Giovanni Allevi sarebbe il portatore del Nuovo, colui che romperà lo status quo, rivoluzionerà la musica occidentale e scardinerà il dominio dei baroni che la vogliono mantenere ancorata al vecchio classicismo.
*
Questo il risvolto dell’edizione digitale: “Le mani che si bloccano sulla tastiera di un pianoforte e si rifiutano di suonare, durante un concerto in Giappone. Una crisi di ansia, una contrattura di ogni muscolo, persino quelli della creatività. Che succede? Per venirne a capo, il protagonista di questo libro si rifugia in una casa di campagna. Solo, circondato da una natura brulla, tenta di sintonizzare di nuovo mente e corpo, per riprendere a comporre e suonare, ma gli incubi lo perseguitano e l’incertezza aumenta. Finché un giorno, nel silenzio di una radura, una voce lo prega: «Accudiscimi». Ed è l’inizio dell’amicizia tra lui e Maddalena, un «guru» che si manifesta dapprima come disincarnata voce filosofica e poi in una forma quanto mai inaspettata. Prendersi cura di questo «altro da sé» sarà il modo per rimettere ordine nel proprio universo interiore, arrivando a capire che la sua ansia è quella dell’innovazione, il fardello di chi decide di infrangere gli schemi e si sente esposto, privo di appoggi. Ma proprio dalla vulnerabilità e dall’imperfezione scaturisce il gesto artistico: uno slancio di compensazione, di superamento della nostra condizione di mortalità”.
*
Il fardello di chi decide di infrangere gli schemi e si sente esposto, privo di appoggi: francamente non capiamo di cosa si stia parlando. Giovanni Allevi è stato insignito nel 2005 dell’onorificenza Bösendorfer Artist a Vienna, nel 2006 premiato come Miglior Pianista dell’anno a Napoli, nel 2011 è stato addirittura nominato Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, senza contare il Giffoni Award ricevuto nel 2013 e l’inno della Lega Calcio di Serie A commissionatogli nel 2015. Per soprammercato, gli è stato dedicato un asteroide, chiamato 111561 Giovanniallevi. Dunque, vorremmo che qualcuno spiegasse cosa significa, qui, l’espressione privo di appoggi. È una presa in giro? O una patologica aberrazione della realtà? Ciò che abbiamo visto finora è un artista che si ritiene l’uomo del secolo, il coraggioso innovatore che cambierà lo scenario musicale europeo, talmente sicuro di esserlo da pretendere di vedersi riconosciuto all’unanimità, non accettando il fatto che è impossibile convincere la totalità del pubblico e dei critici.
*
In pratica, per soddisfare la sua personale ricerca dell’estasi artistica si vorrebbe imporre uno standard che investa l’intero immaginario collettivo. E, per assecondarlo, l’editore Solferino – diretta emanazione del Corriere della Sera – è arrivato a inserire nell’ultimo libro, Revoluzione, nientemeno che la “prefazione” del vicecaposervizio del giornale, Massimo Sideri, che scrive articoli su economia e innovazione tecnologica. Questi sono alcuni titoli sugli argomenti di cui è esperto: “Ecco chi sono i più ricchi di sempre”; “Supercomputer, l’Italia può tornare a competere”; “In ‘1984’ George Orwell descriveva la capacità dei sistemi totalitari di imporre un linguaggio e dei meccanismi capaci di annichilire le capacità critiche del pensiero”. L’esperto Sideri, incaricatosi di convincere tutti che Giovanni Allevi è il genio destinato a rivoluzionare la musica del nostro mondo, da bravo articolista ha confezionato una prefazione a suon di cannonate ad alzo zero.
*
La prima mossa: “«È una musica arida e poco interessante, un tentativo sforzato di strane modulazioni, un’avversione per le normali relazioni tonali, un accumulo di difficoltà su difficoltà così da perdere ogni piacere nel compito. Un altro critico ha detto all’incirca le stesse cose e non possiamo altro che essere d’accordo con lui». Se vi state chiedendo chi potesse meritare questo giudizio tombale, privo di qualunque appello di fronte alla storia e al popolo, la risposta è Ludwig van Beethoven. Il lavoro del genio tedesco appariva così alla più autorevole rivista di critica musicale dell’epoca, la «Allgemeine musikalische Zeitung». Era il 1799. Le aspre critiche mosse non solo al Beethoven più giovane, ma anche a quello insuperabile dell’Eroica (…), mostrano come la musica sia sempre stata un campo di duro confronto tra chi difende la tradizione e chi vuole, a tutti i costi, innovare”.
*
Ecco il primo sillogismo. L’innovatore Ludwig van Beethoven veniva osteggiato; Giovanni Allevi viene criticato; quindi Allevi è come Beethoven, di fronte alla storia e al popolo. Asteniamoci da osservazioni, e proseguiamo. “L’innovatore è sempre stato il grillo parlante della società, una fastidiosa goccia cinese che ci ripete ciò che non vogliamo sentirci dire: le cose stanno cambiando. Tic. Le cose stanno cambiando. Tic. Non c’è niente di peggio di questo «tic» per quella specie chiamata Homo sapiens che, una volta lasciati gli alberi centomila anni fa, ha scoperto la pigrizia. Ma troverete qualcosa di più in Revoluzione: il libro di Giovanni Allevi potrebbe essere interpretato come un manuale per la professione dell’innovatore, ancor più vero in quanto autobiografico. Dovrebbero studiarlo gli startupper e gli scienziati in erba per capire che, quando si ha una grande idea, c’è sempre immancabilmente un momento in cui bisogna domandarsi se si vuole essere dei bravi interpreti del proprio tempo oppure dei grandi visionari. Beethoven sarebbe stato un grande compositore anche se avesse deciso di non sfidare la penna dei critici del suo tempo. Ma volle fare di più”.
*
Dunque, se l’Homo sapiens (sceso dagli alberi?) ha mantenuto la sua pigrizia, Giovanni Allevi gliela toglierà, perché è deciso a sfidare la penna dei critici. Non gli basta essere Beethoven, vuole andare oltre, fino a solcare gli oceani della Letteratura: “Nell’innovatore vive il senso della storia. E nella storia si cela sempre un contraltare, il senso del fallimento. Esserne consapevoli può essere doloroso: Melville creò il grande romanzo moderno, dove il nemico dell’uomo non è la Natura, l’infinità degli spazi, l’orrore o l’ignoto della balena. Moby Dick è l’uomo, da solo, nell’abisso della propria caverna. Vendette poche copie. Ma divenne immortale, seguendo la ricetta di de Musset”.
*
Gli oceani, l’abisso, l’infinità, il grande romanzo moderno: ma questo è niente. “La distanza che separa l’innovatore dal fallito è un battito di ali di farfalla, una lucciola al suo ultimo luccichìo. Nessuno ricorda Alfred Russel Wallace: costretto a studiare da autodidatta per le incerte condizioni economiche della sua famiglia, si mantenne con delle docenze. E quando nel 1848 intraprese una spedizione in Amazzonia, una tempesta distrusse tutti i suoi materiali e i suoi appunti. Il suo articolo sulla teoria evoluzionista arrivò alle stampe insieme a quello di Charles Darwin. Fu un grande innovatore, di cui la storia decretò il «fallimento». L’innovatore, che sia scienziato, intellettuale o artista, percepisce la fuggevolezza della propria battaglia contro il creato (la Natura) e contro la società (l’uomo). Ma proprio questa fragilità, una sorta di resilienza morale, è la sua forza. Come nel massimalismo di Infinite Jest, la vita filtrata dai sensi di Allevi, colando nella scrittura, crea una esplosione infinita di stimoli, in questo caso musicali”.
*
Siamo sconvolti. Dopo l’Homo sapiens che lascia gli alberi, Darwin che affronta la Natura, Moby Dick che solca i mari, non sappiamo se il “massimalismo” di Infinite Jest venga erroneamente riferito ad Alfred Russel Wallace scambiato per David Foster Wallace: il sospetto c’è, ma preferiamo non indagare. Vorremmo fermarci, ma dopo un passaggio sull’artista come “fisico delle particelle che non usa il microscopio” e – ovviamente – su Albert Einstein, arriva la sparata finale: “Quando, alla ricerca di civiltà extraterrestri, rimanderemo la musica nello spazio con un nuovo Voyager Golden Record, ricordiamoci di mandare anche una composizione di Allevi (No More Tears): parlerà al loro cuore. Se lo hanno”.
*
Fatichiamo a trovare le parole per concludere. Un annaspare dalla preistoria ai classici alla scienza agli atomi fino a Voyager nello spazio: sembra che il bisogno di dare a Giovanni Allevi ciò che pretende pestando i piedi come un bambino cocciuto abbia fatto perdere il senso delle cose. Abbiamo un compositore di ambient music che vuole essere portato sugli scudi come un condottiero, come l’innovatore che porta il progresso, come il demiurgo che con i sensi filtra la sua vita e la fa colare nella scrittura, creando “l’esplosione infinita di stimoli” che forgerà l’uomo nuovo. Abbiamo una prefazione così sfacciata e incompetente, tanto servile e insensata da far vergognare. Abbiamo una casa editrice, Solferino, e un giornale, Corriere della Sera, finiti in questa trappola mascherata da normalità, senza sapere come ne usciranno.
Paolo Ferrucci
*In copertina: Giovanni Allevi; la fotografia è tratta da qui
L'articolo Giovanni Allevi: anatomia di un fenomeno. Storia di un artista che si crede l’uomo del secolo (e che ora paragonano a Beethoven) proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2FqhCDT
0 notes