#permetterà
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cybeout · 2 years ago
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Instagram permetterà presto di commentare un post con una GIF
Instagram darà presto ai suoi utenti la possibilità di rispondere o commentare un post con una GIF . Possiamo, ovviamente, già rispondere alle Storie con elementi grafici, ma l’assenza di GIF si fa sentire molto nei commenti dei post. Questa nuova funzionalità metterà il social network allo stesso livello dei suoi concorrenti , TikTok, Pinterest e altri Snapchat che già consentono di rispondere…
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phjlavtia · 1 year ago
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julia girly u were so Unhinged for this.
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angelap3 · 8 months ago
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Non so perdonare. Né dimenticare.
Lettera scritta in risposta ad Alberto Jacoviello, inviato di «la Repubblica» e «L'Unità», che si scusava per averla offesa in passato.
Caro Jacoviello,
....chiedere scusa, come tu hai fatto, quando si ha torto, è sempre nobile. E non molti ne sono capaci, non molti ne hanno il coraggio. Però devo dirti ciò che dirò e, se non lo facessi, mentirei non solo a te ma a me stessa.
....Io non so perdonare. Né perdonare né dimenticare. È uno dei miei più grandi limiti forse, e il più lugubre. E meno che mai so perdonare quando una ferita mi è stata inferta da persone dalle quali mi aspettavo affetto, tenerezza, o sulle quali mi facevo illusioni positive. Ciò non significa, naturalmente, ch'io dichiari guerra o resti in guerra con coloro che mi hanno ferito, offeso. Significa che quelle persone le liquido. Le cancello dai miei pensieri, dalla mia vita. Se le incontro per strada le saluto, in alcuni casi ci scambio una parola, ma dentro di me è come se mi rivolgessi a un'ombra. Esse non esistono più.
.....In questi ultimi due anni, cioè da quando la morte e il dolore si sono abbattuti su di me indurendomi, ho liquidato più persone che in tutta la mia vita. Non v'è uomo o donna colpevole verso di me che non sia finito nella Siberia dei miei sentimenti.
Hai perfettamente ragione a chiudere la tua lettera dicendo che chi non sa perdonare condanna sé stesso alla solitudine. Però hai torto a ritenere che tale «condanna» sia per tutti insopportabile. E dimentichi il proverbio che dice: «Meglio soli che male accompagnati». Non sempre la solitudine è una prigione. A volte, per alcuni, è una conquista che difende da ulteriori ferite ed offese. Solo i deboli e i poveri di spirito hanno paura della solitudine e si annoiano a stare soli. Io non sono debole. Sono molto forte, e durissima ormai. Non sono neanche povera di spirito. Quindi non ho paura della solitudine.
Tutte le volte che ti ho visto mi hai raccontato antichi insulti scritti i pensati. E tutte le volte che ti ho visto è stato come ricevere una coltellata nel cuore. Mi ha colto una nausea che solo la mia capacità di controllo è riuscita a nascondere o a vestire con gli abiti dell'indignazione. È probabile che la tua coscienza si senta lavata dal fatto di avermi confessato quegli antichi insulti scritti o pensati. Ma io non credo che confessare un peccato equivalga a cancellare il peccato. Quel concetto cattolico, anzi cristiano, mi ha sempre inorridito. I peccati commessi restano peccati commessi e niente può cancellarli: né Dio, né il diavolo, né gli uomini, né una sfilata di pater e di ave-maria detti per penitenza. Ciò vale per me, per te, per l'umanità intera presente e passata. Ecco perché non riesco a perdonare. Non voglio.
Ciò è spietato? Sono tanto spietata con me stessa che non vedo perché dovrei essere dolce con gli altri. Il massimo ch'io possa consentirmi è rispondere in modo esteso a chi mi ha scritto in modo esteso. Spiegarmi a chi mi ha spiegato. Ed è molto. Tu sei l'unica persona fra le decine che ho liquidato, esiliato nella Siberia dei sentimenti, cui abbia detto no con una lettera e non col silenzio. Di solito oppongo un silenzio di pietra. Quello che seguirà a questa lettera.
E così farò, sempre, in tutte le circostanze della vita, con tutti coloro che tentano di impormi una prepotenza. E non cederò, mai. Mai. E guai a chi si permette o si è permesso o si permetterà di mettere in dubbio la mia onestà professionale e personale: che poi sono, ovvio, la medesima cosa.
Ora mi è più facile dirti addio.
Peccato. Ma addio.
Oriana Fallaci
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ggpost · 3 months ago
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Non aspettare fin quando sarà tutto perfetto.. Non sarà mai tutto perfetto.. Ci saranno sempre sfide da affrontare, ostacoli da superare, e condizioni imperfette.. Inizia e basta.. Ogni passo che farai ti permetterà di crescere più forte, più competente, più confidente e di avere sempre maggior successo..
- Mark Victor Hansen
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frammenti--di--cuore · 2 days ago
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se ami davvero sei in grado di amare per due, ma chi ti ama davvero non ti permetterà mai di farlo.
zoe, perché sarà sempre lì a darti l'amore che meriti
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anchesetuttinoino · 9 days ago
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Miserabili chi? Cittadini che protestano contro la vostra politica guerrafondaia e russofobica?
Miserabili sono i codardi che non hanno il coraggio di combattere e mandano gli ucraini a combattere al posto loro.
Miserabili sono coloro che hanno svenduto conquiste sociali ottenute con le battaglie della classe operaia.
Miserabili sono coloro che hanno tradito i valori della nostra costituzione appoggiando e sostenendo i battaglioni nazisti Aidar, Tornado, Azov e facendo finta di non conoscere i massacri contro i civili a Lugansk, Odessa, Donetsk...
Miserabili sono coloro che fingono di non sapere chi abbia sconfitto il nazismo con il sacrificio di 27 milioni di sovietici.
Miserabili sono coloro che vorrebbero censurare il dissenso, la libertà di parola e di espressione.
State conducendo una guerra contro la Federazione Russa, una guerra che il popolo Italiano non vi ha chiesto di dichiarare.
La guerra la perderete e come la storia insegna chi perde la guerra va a casa.
Il popolo italiano non permetterà a chi è responsabile di migliaia di morti, responsabile di una crisi economica senza precedenti di ritornare come se nulla fosse nel Parlamento italiano.
Come il partito fascista è stato sciolto alla fine della guerra, il partito Democratico subirà la stessa sorte!
😊Vincenzo Lorusso 👍
Giornalista 🤩
Lugansk🇷🇺 ( LNR-Russia)
Bannato da 📱 e da 📱
Autore 📱 Donbass Italia ☑️
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men4de · 11 days ago
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Che succede? 🥺
non sono appetibile per il mondo del lavoro (il massimo che ho trovato è un lavoretto natalizio part time, per il resto mando CV e non vengo neppure considerata per un colloquio con uno stipendio da fame). in più il percorso terapeutico che devo intraprendere non mi permetterà in pratica di lavorare per 2 anni. l'INPS non ha accettato la domanda di disoccupazione
mi sento soffocare. ero quella intelligente e brillante e con un futuro promettente. mi sono levate ogni opportunità perché ho dato potere alla malattia
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elperegrinodedios · 8 months ago
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L'antica benedizione del pellegrino.
=🕊=
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In, con e per Gesù. Amèn!
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Canto dei pellegrinaggi. (Sl. 121)
youtube
=👣=
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Io alzo gli occhi ai monti; da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto i cieli e la terra.
Egli, non permetterà che il tuo piede vacilli, e colui che ti protegge, non sonnecchierà.
Ecco, colui che protegge Israele, non sonnecchia e non dorme.
L'Eterno è colui che ti protegge, è la tua ombra, Egli è alla tua destra.
Di giorno, il sole non ti colpirà e nè la luna di notte.
L'Eterno, ti custodirà da ogni male e custodirà la tua vita.
L'Eterno custodirà il tuo uscire e il tuo entrare, ora e sempre. Alleluya!!
===
Molti sono i passi di un cammino ed ogni passo lascia due orme. Ecco, Signore, che ogni passo possa tu riceverlo come una preghiera rivolta in lode a te ed ogni orma che lascio come richiesta di benedizione per mia figlia, per tutti gli amici e fratelli che ho nel mondo. E ti prego ancora, per coloro che mi vogliono bene, ma anche per tutti quelli che non me ne vogliono. Che il seme della tua Parola, che ho seminato lungo tutti i sentieri del cammino, possa germogliare nei loro cuori e come la goccia scava la pietra scolpirsi nelle loro menti per portare sempre buoni frutti. Amèn!🙏
lan ✍️
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cinnamoonrolling · 10 months ago
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vogliamo parlare di quello che è successo a DomenicaIn? una cosa disgustosa.
allora intanto parliamo della pochissima professionalità, perché c'erano artisti che hanno aspettato lì ore a vedere siparietti a dir poco imbarazzanti e se ne sono dovuti andare senza essersi esibiti perché "era finito il tempo". tempo che hanno trovato per parlare dieci minuti dei capelli di una, altri per sessua4lizzare un altro e altri ancora per leggere un comunicato raccapricciante.
comunicato che si sono affrettati a scrivere perché due artisti hanno osato dire cose assurde come "basta ammazzare bambini e gente innocente". parole di una gravità assurda, a quanto pare. ma, ehi, l'ambasciatore di isnotreal si è sentito punto sul vivo e minacciato, quando nessun nome è stato fatto e viviamo in un mondo così malato, distorto e marcio dove ci sta più di un genocidio in corso. excusatio non petita accusatio manifesta.
però qui siamo ad un livello di distopismo superiore perché viene considerato come messaggio d'odio "dobbiamo proteggere i bambini". non si nascondono più, non ci provano nemmeno.
e subito a leggere quel comunicato due volte (perché dopo è stato ripetuto come prima cosa al Tg1 delle 20). ci mancherebbe eh, noi sudditi così servili, dobbiamo leccare il culo ai potenti sempre.
però io quelle parole non le condivido. quelle parole non mi rappresentano proprio. a rappresentarmi, la settimana scorsa, è stata quella persona che ha urlato "Palestina libera" durante il discorso di Ghali. a rappresentarmi è stata quell'altra che ha detto "cita Gaza" mentre la Venier leggeva quell'oscenità. a rappresentarmi sono stati quei ragazzi con quei cartelli e la bandiera palestinese, l'ultima sera di festival, sulla Costa Smeralda.
anzi mi stupiscono i giornalisti lì, a DomenicaIn, che mi sono sembrati abbastanza d'accordo con i discorsi sia di Ghali che di Dargent. la Venier un po' meno. palese da come ha cercato di smorzare le parole di Ghali con l'ambigua "eh la pace la vogliamo tutti" (e se non ricordo male anche una frase come "quei bambini ti ricordano te stesso?", nella speranza di sviare il discorso), nel liquidare Dargen con "dobbiamo seguire una scaletta" (che poi non è stata comunque rispettata), e dalle parole che ha rivolto ai giornalisti lì: "non mi mettete in imbarazzo".
perché la Venier ama tutti. un po' meno chi non sta al suo gioco (ed i bambini palestinesi, ma in generale quello con la pelle più scura, temo). ed il suo gioco è sempre stato quello di bacini e abbraccini di qua, ti amo e amore mio di là. sessua4lizzare e oggettificare una persona da una parte e parlare della loro vita intima e sessu4le dall'altra. sono contenta sia crollato il mito di "zia Mara" (o quantomeno, me lo auguro sia caduto) perché non ho mai capito da cosa, come e perché sia nato.
un modo orribile per chiudere una settimana di Sanremo, che tra alti e bassi, è comunque riuscita a portare messaggi importanti.(Amadeus si è comunque preso una responsabilità nel mettere in gara due canzoni come Casa Mia e Onda Alta).
ora domenica, Ghali sarà da Fazio a Che Tempo Che Fa. ho letteralmente 0 aspettative perché Fazio è tra i più democristiani che ci siano in circolazione. magari il suo astio nei confronti della Rai permetterà di far parlare Ghali più liberamente, non so (però sono sicura che non ci risparmierà la domanda "eh ma quindi tu...condanni ham4s?", possiamo già metterci il cuore in pace).
mi è piaciuto molto come Ghali nel suo discorso abbia nominato internet come fonte di informazione (se non ricordo male, in relazione alla possibilità di vedere come lui abbia sempre parlato dell'argomento), un bel suggerimento nel dire che se sai cercare, trovi anche quello che non ti vogliono dire. (e l'imbarazzo che ho provato nel vedere una persona intelligente fare un discorso coerente e giusto essere ridotta in "sei proprio sexy" e "io l'ho visto da dietro" da due vecchie viscide, non ve lo so spiegare, anche perché lui era visibilmente a disagio.) e Dargen, citando dati dell'ISTAT parlando dell'immigrazione, ha reso il suo discorso letteralmente inconfutabile. tant'è che sono corsi ai ripari nell'unico modo a loro possibile, ovvero zittendolo.
questo perché la stragrande - per non dire la quasi totalità - delle persone si limitano alle informazioni che vengono passate loro dai media, senza andare a controllarle da sé, magari approfondire e vedere se c'è dell'altro che non dicono perché altrimenti distruggerebbe le loro argomentazioni, la loro credibilità.
e questa è l'Italia, "un paese di musichette, mentre fuori c'è la morte" come dicono in Boris. ed è vero. domenica scorsa è stata la conferma. siamo questa cosa qui. pizza, pasta, mandolino e grasse risate, senza mai prenderci responsabilità e stare dalla parte giusta della storia. una storia che poi si ricorderà di noi e che non perdonerà.
adesso ho visto che qualche cantante e influencer ha iniziato a parlare. aspettavano che qualche altro ci mettesse la faccia prima di loro e adesso cavalcano l'onda per avere consensi credo (soprattutto per gli influencer, dato che per loro è tutto un trend, anche la vita dei palestinesi se i tempi chiamano). meglio di niente suppongo? almeno se ne parla.
distopico comunque è stato che poche ore dopo il comunicato Rai, durante il Super Bowl tra pubblicità sioniste, c'è stato l'attacco a Rafah. io non penso di riuscire a dire altro, davvero. questa situazione è angosciante e terrificante e siamo tutti complici finché i governi che dovrebbero rappresentarci non ci ascoltano (anzi, ci zittiscono) e non intervengano in qualche modo.
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yomersapiens · 8 months ago
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Come sei arrivato a lavorare a vienna? Cioè hai proprio detto un giorno "mò vado a vienna" e se si come hai fatto poi (trovare lavoro ecc)? o lavoravi tipo in un azienda che ti ha messo lì...non so Anche perchè si sente spesso di gente che va a londra o in posti esotici, mi chiedevo se c'era un motivo particolare per Vienna
Più che altro, la domanda dovrebbe essere perché "vivere" a Vienna. Lavorare è un'altra cosa. Il lavoro succede, o capita, quando lo cerchi. O se hai studiato qualcosa di cui vai orgoglioso. Non è il mio caso. Se sei disposto a fare un po' di tutto e non hai una sola direzione in cui sei specializzato poi qualche soldo lo tiri su. E ok, non è un vivere seguendo le regole della società, non stai costruendo una vecchiaia e sognando la pensione, ma è un buon tirare a campare. Lavori quel che serve per tirare su una somma che pagherà un affitto e ti permetterà di mangiare e non metterai mai nulla da parte, eliminando sogni di famiglia o mutuo. Sono arrivato a Vienna quando mi stavo per affacciare verso i trenta. Non sai quanto ero spaventato. Un traguardo ridicolo ma avevo passato tutta la vita in un buco di città ed ero realmente convinto di essere un pesce grosso, in uno stagno piccolissimo. Sicuro che in un mare immenso sarei poi diventato un pesce enorme. Invece Vienna è stata molto utile per capire che le dimensioni, specialmente se sei un pescetto diciamo modesto, non contano per nulla. Non vali niente in ogni caso. Volevo lasciare l'Italia, Vienna è capitata. Sono cresciuto dove si parla tedesco, quindi la lingua era nel mio cervello, volevo impararla. Mio fratello si era trasferito qua da qualche anno e mi invitava spesso. Salivo per andare a vedere concerti, comprare schifezze al supermercato e per un periodo c'è stata pure una ragazza i cui capelli profumavano di buono. Poi l'ho vista come una possibilità per cancellare quello che ero stato per ventinove anni e ripartire da capo. Vienna non mi ha dato un lavoro, me ne ha dati molti, ma mi ha dato più che altro la possibilità di provare ad essere tutto quello che volevo. Ho svolto ogni tipo di mansione dalla più deprecabile alla meno riprovevole. Una volta pensa, ho persino lavorato per i ricchi. Ho fatto tutto pur di essere lasciato in pace. Questa pace che adesso mi va tanto stretta. Sono stato a Londra e per carità, bellissima se ti piace la cucina indiana, ma troppo caotica per me. Berlino uguale ma lì hanno la libertà sessuale espressa col lattice. Barcellona non ne parliamo, là la gente sorride per strada. Brividi. Vienna è grande quanto basta per non farti sentire in gabbia e vuota quel che serve per evitare di parlare con estranei. Vienna è decadente e ricca al tempo stesso. Vienna è sfarzosa e vomitevole. Il clima fa schifo ma oggi c'erano ventuno gradi e siamo a marzo e moriremo tutti e quando mi sono trasferito ricordo che era maggio e ancora nevicava mentre andavo in bici e aiutavo due messicani e un russo a fare traslochi, sottopagati in nero. Vienna mi mantiene da quando mi sono messo in testa di fare l'autore. Mi spiace un po', perché la sto illudendo. So che Vienna pensa che io e lei staremo insieme per sempre ma cara mia, non sei tu, manco il tuo clima avverso quanto la tua lingua o la tua schnitzel, sono io il problema. Sono passati undici anni e forse è il caso che io e te si frequenti altre città. O persone. Cioè vedi tu.
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susieporta · 3 months ago
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LA RELAZIONE HA BISOGNO DI SPAZIO
Tendi l'arco fino al suo limite e la corda si spezzerà...
Non esagerare, non tirare la corda al suo limite.
Voler stare sempre assieme al partner senza che vi sia uno spazio personale, questo non permetterà alla relazione di respirare.
Ogni relazione ha bisogno di trovare un suo ritmo naturale fra lo stare insieme e lo stare un po' da soli, a metabolizzare, altrimenti, la corda si spezzerà.
Non esagerare, mantieniti bilanciato fra gli estremi, mangia il giusto, muoviti il giusto, sforzati il giusto, riposati il giusto, ascolta il corpo e non ti ammalerai.
Non esagerare nel successo, o andrai incontro all'insuccesso.
Se nel successo continui a volere sempre di più, non puoi che arrivare all'insuccesso, perché a tutto c'è un limite naturale.
Hai sempre più successo, fino al momento in cui, improvvisamente, perdi il controllo delle cose.
Ogni situazione portata agli estremi attiva il polo opposto.
La vita richiede consapevolezza, armonia ed equilibrio.
Roberto Potocniak
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canesenzafissadimora · 4 months ago
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Ricominciare.
Ha un suono bellissimo questo verbo: si allunga su strade che non ho ancora percorso e conserva le orme di quelle che ho calpestato.
Comincio ancora,
di nuovo,
partendo da ciò che ho imparato.
Ora so
che posso andare via da chi non sa trattenere i miei sorrisi,
da chi cerca di riempire i suoi vuoti con il mio tempo,
da chi non profuma di sincerità.
So
che posso rinunciare a ogni cosa, persino a una casa, perché quando arriva la tempesta spazza via tutto
e se ho catene a trattenermi, porterà via anche me.
So
che il coraggio di cambiare non può essere compreso da chi punta gli indici,
vive in case senza finestre e indossa maschere,
ma non ha importanza, perché mi porterà lontano da loro.
So
che, per quanti programmi possa fare per cercare di controllare questa vita,
tutto ciò che mi permetterà di viverla pienamente
è
ricominciare.
Ogni volta, ogni giorno:
andare via
per tornare, nuova, a me stessa.
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Margherita Roncone
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occhietti · 1 year ago
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Insegna a tua figlia che è meglio tornare a casa dopo un matrimonio fallito che tornare a casa in una bara. Fatele capire che voi siete un posto sicuro, in cui può rifugiarsi...
Lasciate le vostre braccia aperte, anche se ha preso una brutta decisione. Fatele sentire il vostro amore, anche se ha fatto degli errori.
Ricordate la storia di Hansel e Gretel? Lascia sempre briciole di pane sulle strada (d'amore) per tornare a casa.
Ama, ascolta, capisci, da quando sono bambine. Non fatele vergognare, non le calpestate.
Non insegnatele che deve essere sopportato tutto quando si ama.
Quello che sopporta come donna, è quello che le hai insegnato tu. Quello che fai a tua moglie, figlia, sorella, è quello che una bambina imparerà. Loro ti vedono come uno specchio, loro guardano le tue azioni, non le tue parole.
Non dire a tua figlia, tu hai deciso, tu hai sbagliato. Dille:
"io sarò sempre qui per te.
Sono il tuo rifugio... Il tuo posto sicuro".
Solo così non permetterà a nessuno di farle del male e saprà andare via alla prima mancanza di rispetto.
Anonimo
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mezzopieno-news · 7 months ago
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IN EUROPA ARRIVA IL DIRITTO ALLA RIPARAZIONE
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Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la direttiva sul diritto alla riparazione, Right To Repair (R2R). La norma stabilisce regole e provvedimenti per ridurre i rifiuti e per sostenere il settore delle riparazioni, sancendo l’obbligo per i fabbricanti di riparare i beni, rendere più semplice la sostituzione dei componenti e incoraggiando i consumatori a prolungare il ciclo di vita dei prodotti. La nuova legislazione prevede che i produttori mettano a disposizione dei consumatori servizi di riparazione rapida e a costi contenuti, che dotino di informazioni adeguate i consumatori sui loro diritti e sulle possibilità di riparazione e che estendano le garanzie in modo da incentivare la riparazione dei beni, piuttosto che la loro sostituzione.
La legge Right to Repair fa parte della Nuova agenda europea dei consumatori e del Piano d’azione per l’economia circolare e integra altre recenti iniziative legislative per il consumo sostenibile, come il Regolamento ecodesign. La nuova norma R2R prevede l’introduzione di un Modulo europeo di informazione che i riparatori saranno tenuti ad offrire ai consumatori, con condizioni chiare di riparazione. Il testo concordato prevede la semplificazione dell’accesso ai pezzi di ricambio e la rapidità nel renderli disponibili, anche ai privati. Sui prodotti riparati esisterà l’estensione di un anno della garanzia legale. È introdotto inoltre il divieto per i produttori di utilizzare clausole contrattuali, tecniche hardware o software per ostacolare le riparazioni anche indipendenti. Una piattaforma online europea permetterà ai consumatori di trovare negozi di riparazione locali e venditori di beni ricondizionati.
___________________
Fonte: Parlamento Europeo; foto di RF ._. Studio
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abr · 1 year ago
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Oggi assistiamo ad un trend di denatalità che interessa tutte le nazioni sviluppate, (...) le differenze tra le nazioni come Francia e Svezia che si sono più date da fare (...) (tassi di fertilità rispettivamente di 1,86 ed 1,66) ed i Paesi che sono in ritardo su questo fronte come è certamente l’Italia (tasso fermo all’1,24), si limitano a pochi punti decimali (sufficienti comunque a passare da un declino gentile ad un precipizio). [Senza considerare che il delta è in gran parte dovuto a "risorse" che portano altri problemi, ndr]. (...)
Le vie tradizionali delle politiche familiari che (...) ruotano attorno a trasferimenti in denaro (detrazioni fiscali, assegni familiari) o in fornitura di beni e servizi (asili nido gratuiti, congedi parentali) sembrano inefficaci (il caso estremo è Singapore che, nonostante disponga delle politiche nataliste più generose di tutta l’Asia, è fermo ad un tasso di fertilità pari a 1,1).
Forse è giunto il tempo di individuare politiche più audaci, che non si limitino a rendere meno costosa la scelta di avere figli, ma siano piuttosto riforme strutturali (...) per promuovere un ambiente davvero favorevole alla crescita demografica e alla prosperità delle famiglie.
Un articolo scientifico del demografo Paul Demeny, pubblicato nel 1986 con il titolo Politiche pronataliste per Paesi a bassa fertilità, si poneva in maniera innovativa queste stesse domande. Cercando di tenersi egualmente distante dai pericoli di un certo radicalismo utopico e dall’assistenzialismo estremo, Demeny mette sul piatto quattro proposte radicali, che superano l’approccio del mero abbattimento del costo di fare figli e rimettono al centro della questione della natalità la famiglia, il cui ruolo sociale va vigorosamente ricuperato dopo decenni di marginalizzazione.
Solo famiglie forti e stabili - secondo Demeny sono in grado di invertire i trend demografici negativi che stanno travolgendo tutto il mondo sviluppato.
- Una prima proposta (...) è quella di parametrare le prestazioni pensionistiche future alle scelte di fertilità attuali. (...) La tesi di fondo è che senza un sistema pensionistico i lavoratori generino i figli come forma di autoassicurazione per i tempi in cui non saranno più in grado di lavorare (funzionava così anche qui fino alla guerra mondiale), mentre in presenza di un sistema pensionistico universale a riparto, come quello italiano, i figli generati oggi saranno i contribuenti che pagheranno le pensioni di domani anche a coloro che oggi decidono di non avere figli. Insomma, gli economisti parlerebbero di benefici pensionistici futuri pubblici e non escludibili a fronte di costi di crescere figli che rimangono privati; di qui il problema della sottoproduzione, tipico dei beni pubblici.
L’idea di Demeny di agganciare le prestazioni pensionistiche future alle scelte di fertilità attuali riallineerebbe i costi attuali ai benefici futuri e, quindi, indurrebbe scelte di fertilità ottimali. La proposta di Demeny ha già avuto qualche labile eco nella scelte pubbliche. Pensiamo alla discussione recente sulla possibilità di ridurre i requisiti pensionistici per le donne che hanno avuto figli, prevista da Opzione Donna. Rispetto a questa iniziativa, l’intuizione di Demeny suggerisce di non guardare alle scelte di fertilità passate, sulle quali non si può più incidere, ma alle scelte prossime, in vista di pensioni future. Inoltre, le scelte di fertilità riguardano entrambi i genitori, pertanto l’incentivo dovrebbe essere offerto a entrambi, a fronte di un impegno duraturo nel tempo rispetto alla crescita dei figli. Questa prospettiva fa salve le finanze pubbliche nell’immediato, perché nessun incentivo deve essere speso, perché se l’incentivo è efficace, una più alta fertilità permetterà di sostenere il sistema pensionistico.
- Un'altra proposta (...) riguarda rendere il suffragio davvero universale, estendendo il voto anche a quella parte importante della popolazione che ancora ne è priva. (...) La proposta è quella di introdurre il voto fiduciario dei bambini, esercitato attraverso i genitori (fino ai 18 anni o anche meno). Questo meccanismo rafforzerebbe il ruolo delle famiglie e delle future generazioni nel sistema politico decisionale e la conseguente allocazione delle risorse pubbliche (...). Del voto alla Demeny - per la verità già Antonio Rosmini ne aveva parlato a metà 800 - si discute per ora solo a livello accademico (...). Sarebbe (interessante) sperimentarne la sua efficacia in qualche contesto decisionale minore (amministrazioni locali etc.), al fine di poterne misurare l’efficacia (...).
- Un’ulteriore proposta radicale (...) concerne l’incorporazione della famiglia. (S)ignifica considerare la famiglia come un'unità economica interconnessa, simile a un'azienda, in cui i ricavi (salari, rendite, pensioni) sono considerati una risorsa di proprietà della famiglia stessa e non dei singoli coniugi. In Italia è già previsto il regime patrimoniale della comunione dei beni, che però è opzionale e concerne solo i beni acquistati dai coniugi insieme o individualmente durante il matrimonio. La proposta di Demeny estende il regime di comunione anche ai redditi, con l’idea che questa condivisione profonda delle risorse rafforzi in particolare modo la posizione della donna (...) e consenta alle potenziali madri di affrontare con più serenità i rischi connessi agli investimenti specifici della maternità. 
- Infine, l’ultima delle idee “dirompenti” di Demeny concerne il rafforzamento della responsabilità e dell’autorità dei genitori (riguardo le scelte educative) (...). Demeny riteneva infatti che lo Stato “balia”, il quale ha l’ambizione di sostituire integralmente le funzioni genitoriali -inclusa quella educativa-, ha finito con il rendere ridondante il bisogno e l’ambizione di costruire una famiglia.
(P)otrebbe pertanto essere auspicabile rafforzare la responsabilità e l'autorità dei genitori sull’educazione dei figli attraverso l'implementazione di voucher che promuovono la competizione tra istituzioni scolastiche e restituiscono il controllo sull'educazione dei figli ai genitori stessi, oltre a favorire un miglioramento complessivo della qualità dell'istruzione e dell'ambiente educativo.
Certo, ciascuna di queste quattro proposte è a suo modo impegnativa (...) con ramificazioni legali sono profonde fino a toccare la Costituzione stessa.
Tempi difficili necessitano però di proposte radicali e le sfide che l’inverno demografico (...) non possono essere affrontate con le consuete (...) politiche basate su incentivi economici volti a compensare il mero costo dei figli.
Non avrei mai pensato di rebloggare un articolo di Avvenire ma stavolta è profondamente LIBERTARIO E MINARCHISTA (minimizzare il ruolo dello Stato, tornare alle famiglie), probabilmente a sua insaputa, via https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/voto-ai-figli-pensioni-ponderate-idee-audaci-contro-la-denatalit
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t-annhauser · 1 year ago
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L'ecologismo passatempo per ricchi
L'ecologia la facciamo noi paesi avanzati e il lavoro sporco lo lasciamo fare ai paesi emergenti, che sono emergenti e devono continuare ad esserlo, in eterno, perché se emergessero definitivamente dovremmo aggiungere un posto a tavola anche per la servitù, e non è bello, non sta bene. Cina e India sporcano e producono per tutto il resto del pianeta, in Cile e Australia fanno grossi buchi nella terra per estrarre quel litio che permetterà agli europei di conservare l'aria pulita e intatti i propri paesaggi, patrimonio dell'umanità. Con le nostre politiche green, nuovo galateo dell'aristocrazia occidentale che governa il pianeta, diamo il buon esempio alle maestranze che lavorano per noi, e gli facciamo pure la morale, mentre noi, petulanti, ne usciamo virtuosi e con gli stivali puliti. La nostra arroganza è così ben camuffata da virtù ecologista che ormai la percepiscono solo gli altri, i poveri cristi della corte dei miracoli che si prendono gli avanzi della civiltà dei consumi, mentre il nostro problema principale è la scelta mattutina fra colazione salata e fette biscottate a ridotto apporto calorico. L'ecologismo è l'ultimo giochino di società della frollata aristocrazia occidentale.
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