#perle di bordin
Explore tagged Tumblr posts
popolodipekino · 6 years ago
Text
(ri-)perle di bordin
bordin line del 16 febbraio 2016 Ieri nove comuni abruzzesi hanno conferito la cittadinanza onoraria al pm palermitano Nino Di Matteo. La cerimonia si è svolta a Pescara “alla presenza degli studenti di 18 istituti superiori e medi della città” come informa uno dei numerosi lanci Ansa dedicati all’evento. In uno di essi è scritto anche che Di Matteo ha “istituito alcuni dei principali processi contro la mafia”, con una certa improprietà nella scelta del verbo e anche, per dirla tutta, con una omissione non irrilevante rispetto ad uno dei processi “istituiti”, che si è dovuto rifare perché alcuni accusati si sono poi rivelati estranei alla strage di Via D’Amelio. Ma questa è storia nota e qui già raccontata. Così come, nel discorso pronunciato di fronte alle scolaresche, nulla di nuovo ha detto il magistrato. Con l’eccezione di un verbo, riportato fra virgolette dall’agenzia.  Dopo aver sostenuto che occorre indagare sull’ipotesi dei cosiddetti mandanti esterni degli attentati, indagine che per la verità dura da circa un quarto di secolo senza risultati, ha poi aggiunto un nuovo oggetto di investigazione: “Chi ha gradito l’eliminazione di certi bersagli”. Gradito. Si può gradire un caffé, una cassata, non certo una strage. Ma mettiamo pure. Il verbo usato sposta ancora in avanti il concetto, già giuridicamente discutibile, della responsabilità oggettiva, superando anche l’indiziario “cui prodest?” e scivolando verso il “gradimento”, concetto chiaramente inutilizzabile in un processo. Nell’uso delle parole c’è la confusione che spiega l’inconcludenza delle indagini. da Sette anni di Bordin Line. Massimo Bordin sul Foglio
7 notes · View notes
popolodipekino · 5 years ago
Text
(ri-)perle di bordin
bordin-line del 27 luglio 2018 Lo sgombero del campo-nomadi romano Camping river, deciso dalla sindaca Virginia Raggi dopo un incontro col ministro Salvini si può definire, secondo il noto aforisma, peggio che un crimine, un’idiozia. L’ordinanza che motiva l’atto di forza parla di “ragioni igienico-sanitarie” ma l’esito non imprevedibile della operazione consegna alla città un centinaio di persone, fra cui molti bambini e qualche neonato, che si accamperanno dove meglio potranno con materassi, fagotti e valigie. Le condizioni igienico-sanitarie loro e della città non ne avranno giovamento e certo neanche l’ordine pubblico, motivazione addotta dal ministro dell’Interno. La Polizia locale, che dipende dal Comune, assicura che tutto si è svolto in perfetto ordine senza uso di armi da fuoco di cui peraltro gli agenti non dispongono, ha sottolineato, implicitamente rivendicandole, il loro comandante. Ma qui non si vuole parlare della soluzione dell’innegabile problema dei campi, che è comunque faccenda complicata per qualsiasi amministrazione. E’ interessante la tempistica dell’operazione che si è voluta consacrare all’illegalità ignorando la scadenza fissata dalla Corte Europea, che è il vero bersaglio di una iniziativa che usa i rom come vittime mediaticamente  utili. “Non sarà la Corte europea di Strasburgo a bloccare la soluzione di un problema” ha rivendicato il ministro dell’Interno. Del resto già nei giorni scorsi Salvini si era prodotto in una dichiarazione in cui auspicava la chiusura, niente meno, della Cedu. Perché questo vuole. Sgomberare il diritto alla politica e renderlo nomade. da Sette anni di Bordin Line. Massimo Bordin sul Foglio
4 notes · View notes
popolodipekino · 6 years ago
Text
(ri-)perle di bordin
bordin line del 1 dicembre 2018 Sulla questione della mancanza di editori puri come tipica anomalia italiana, può essere utile leggere il fact-checking pubblicato dall’Agenzia Italia. Il criterio adottato nella verifica fattuale è abbastanza semplice. Si considera puro l’editore che ha il suo unico o largamente maggioritario interesse economico nell’editoria e preponderanza su eventuali soci impuri. Con questo criterio si può verificare che l’anomalia italiana non esiste. Se, è scritto nel report dell’Agi, i cinque quotidiani italiani “hanno tre editori palesemente impuri, due hanno editori puri o quasi”. Non è gran che ma non è la situazione peggiore. In Francia ad esempio “i tre maggiori quotidiani sono tutti posseduti da editori impuri” e casi di editori di questo tipo sono presenti “anche nel mondo anglosassone, Regno Unito e Usa”. Jeff Bezos è proprietario del mitico Washington Post e per questo è attaccato da Donald Trump che pure con i conflitti di interesse ha qualche frequentazione. Un’anomalia italiana si può trovare invece se si passa dall’analisi delle proprietà alla storia. Fu Mussolini a espropriare, con ricchi indennizzi per la verità, gli editori puri, i Frassati e gli Albertini, per sostituirli con gli Agnelli e i Crespi. Gli editori liberali non erano disponibili a cantare le lodi del fascismo, gli imprenditori si adeguarono ben volentieri. Oggi c’è al governo chi dice di voler recuperare la purezza editoriale, ma vi aggiunge l’obbligo per la stampa di non criticare il governo. Questo fa pensare a intenzioni simili a quelle di chi a suo tempo fece il percorso inverso. Simili, sia chiaro. Simili. da Sette anni di Bordin Line. Massimo Bordin sul Foglio
5 notes · View notes
popolodipekino · 6 years ago
Text
(ri-)perle di bordin
bordin line del 19 maggio 2016 Per ricordare Enzo Tortora non si può non essere sgradevoli. Ha perfettamente ragione l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini nel notare, come ha fatto ieri, che da quell’arresto “è cominciata la patologia delle istituzioni. La voglia di forca, il circuito mediatico e il dogma, per legge, della infallibilità del magistrato”. Naturalmente la giustizia italiana aveva gravi pecche anche prima ma è in quel caso che compare un fenomeno che da allora ci accompagna. E’ il cedimento a una sorta di rancore meta-politico che si afferma negli ambienti accreditati come civilmente “più evoluti”, o che almeno tali si ritengono. E’ l’argomentazione usata da Camilla Cederna sull’Espresso ma decisivo è quello che aggiunge: “Il personaggio non mi è mai piaciuto. E non mi piaceva il suo Portobello... Il successo ottenuto così si paga”. Grazie a una impietosa rassegna stampa pubblicata in rete da linkiesta.it, nella quale non si salvano nemmeno Montanelli e Forattini, si può capire come siano nati i tempi nei quali viviamo. E con quali levatrici. da Sette anni di Bordin Line. Massimo Bordin sul Foglio
2 notes · View notes
popolodipekino · 6 years ago
Text
(ri-)perle di bordin
bordin line del 4 gennaio 2014 Ancora a proposito del reato di “omicidio stradale”. Non è la prima volta che, appena passate le feste di fine anno, il legislatore si applica a modificare in senso afflittivo un articolo del codice penale sull’onde dell’indignazione della cosiddetta società civile. C’è un precedente, relativamente recente, che dovrebbe far riflettere. Il giorno di capodanno del 2009 venne denunciato a Roma da una ragazza uno stupro da parte di un coetaneo nel corso di una festa di massa organizzata dal comune. Il giovanotto, un fornaio, venne interrogato dal pm, che lo mandò agli arresti domiciliari. Il giorno dopo la vittima era su tutti i telegiornali e lamentava in lacrime che l’uomo che l’aveva stuprata se ne stava tranquillamente a casa sua grazie a un giudice. Accaddero alcune cose. Il pm fu linciato su tutti i giornali. Sfortuna volle che sul suo tavolo fosse arrivata la causa di alcuni romeni accusati fra l’altro di stupro, ma chiaramente innocenti. Per evitare altri guai li tenne lo stesso in galera con una scusa. Nel frattempo si mobilitarono Parlamento e governo, che con apposito decreto modificò la norma imponendo il carcere preventivo per il reato di stupro. Il fornaio fu condotto in galera. Quando, mesi dopo, ci fu il processo la pena fu lieve, anche perché la linea di difesa del giovane si rivelò non proprio infondata. Ma il decreto antistupro venne lo stesso convertito in legge, malgrado fosse evidente che, per una volta, il pm non aveva avuto tutti i torti. Morale della favola: viviamo tempi in cui c’è da temere l’introduzione per referendum della pena di morte. Altro che amnistia. Motivo in più per continuare a chiederla. Buon anno. da Sette anni di Bordin Line. Massimo Bordin sul Foglio
2 notes · View notes
popolodipekino · 6 years ago
Text
(ri-)perle di bordin
bordin line dell’11 febbraio 2017 ferve il dibattito sul titolo di apertura di Libero uscito ieri. La patata bollente ha indignato la presidente della Camera e, ovviamente, la sindaca. E’ giusto, non c‘è che dire. Ma dopo che abbiamo ridetto che ormai buongusto per alcuni è solo il cognome di un vecchio cantante, e per gli under cinquanta neanche quello, che altro ci diciamo? Feltri dal suo punto di vista può tranquillamente ribattere che non capisce il trambusto. Un titolo identico, dice, l’aveva già fatto sul caso Ruby e non erano intervenute autorità istituzionali. Si sa, è fatto così. Del resto il primo giornale che diresse all’inizio degli anni Novanta si chiamava L’Indipendente e Vittorio Feltri fu chiamato per rialzarne le vendite. Era bellissimo, sembrava un vero giornale anglosassone. Titoli con caratteri elegantissimi, formato taboid, analisi ponderose. Ci lavorava un mio amico e quando gli dicevo che andava un po’ vivacizzato mi spiegava che non capivo nulla. Era orgogliosissimo di quel costoso aplomb. Arrivò Feltri e dopo pochi giorni mi cadde l’occhio su un titolo a metà prima pagina. L’occhiello parlava di una fiera dell’agricoltura e i suoi strabilianti prodotti. Una marchetta invereconda. Ma il titolo era: “Il cetriolo non si ammoscia più”. Pensai al mio amico e mi misi a ridere selvaggiamente. da Sette anni di Bordin Line. Massimo Bordin sul Foglio
1 note · View note
popolodipekino · 6 years ago
Text
(ri-)perle di bordin
bordin line dell’8 dicembre 2018 Il presidente Conte ha parlato ieri al Congresso nazionale del notariato e le agenzie hanno riportato la frase saliente del suo intervento. “Vi anticipo che questa mattina abbiamo lavorato”, ha esordito l’avvocato del popolo. Poi probabilmente si è fermato un attimo per assaporare la sorpresa dell’assemblea notarile di fronte alla notizia, per proseguire subito dopo spiegando l’oggetto dell’attività governativa: “Abbiamo messo a punto un ampio progetto di riforma volto a semplificare il nostro sistema giuridico ancora troppo farraginoso e stratificato”. Tutto in una mattina. L’ampio progetto non è stato abbozzato, elencato nei titoli, descritto sommariamente. No, è stato messo a punto. Il mattino ha l’oro in bocca e non è stato necessario nemmeno sentire, magari telefonicamente, qualche giurista. In fondo il presidente tiene cattedra e anche il ministro Bonafede ha fatto il ricercatore all’università. Al governo del cambiamento può bastare. Anche perché è solo chiacchiera, immagine. Nella stessa mattina di ieri alla Camera, in commissione, si è sfiorato lo scontro fisico fra maggioranza e opposizione mentre il famoso emendamento sul blocco della prescrizione ora ne prevede l’entrata in vigore nel 2020. E’ un deputato del M5s, l’avvocato Andrea Colletti, a spiegare che la legge non potrà essere retroattiva e dunque i suoi effetti non si vedranno prima dei sei anni, sempre che la modifica resista tanto. Nel frattempo ai Cinque stelle non resta che sceneggiare l’efficienza mattiniera del governo del popolo contrapposta ai ludi cartacei del Parlamento. A noi non resta che sperare si tratti solo di una inquietante pagliacciata. da Sette anni di Bordin line. Massimo Bordin sul Foglio
1 note · View note
popolodipekino · 6 years ago
Text
l’ultima perla (per bordin)
un classico, alla memoria del buon vecchio massimo bordin
Crittografia mnemonica (5 6 2 13)
CUCCHIAINO
la soluzione, eccezionalmente subito, è: mezzo minuto di raccoglimento (ripetere ad libitum)
2 notes · View notes
popolodipekino · 6 years ago
Text
(ri-)perle di bordin
bordin line del 19 aprile 2017 “Siamo un partito storicamente fatto da persone che hanno avuto difficoltà con la lingua italiana, perché non avevano avuto la stessa educazione degli altri e non abbiamo mai pensato che chi avesse difficoltà con la lingua italiana non fosse degno dello stesso rispetto”. Per questo - ha sostenuto ieri a Bari Michele Emiliano - il Pd non deve occuparsi delle difficoltà di alcuni esponenti di spicco del M5s nel coniugare il congiuntivo. Nelle sue parole però, oltre a mostrare, se non errori, almeno un certo appesantimento nella coniugazione evocata, Emiliano omette di ricordare che al vertice del Pci, perché questo è il partito cui si riferisce, ci sono stati Togliatti e Natta, che parlavano un italiano più che perfetto e conoscevano a menadito latino e greco antico. Anche gli altri dirigenti parlavano un italiano impeccabile, talvolta perfino lezioso. Ci fu una sola eccezione nel vertice comunista, un illustre corregionale del magistrato governatore candidato segretario: Giuseppe Di Vittorio, il cui italiano effettivamente talvolta zoppicava. Ma Di Vittorio, grande segretario della Cgil, era stato un bracciante, figlio e nipote di braccianti, che fu costretto ad abbandonare, dopo la morte del padre, la scuola elementare per aiutare i familiari a lavorare nei campi. Non risulta che Di Maio si sia mai impegnato nella raccolta dei pomodori, avendo in tutta comodità percorso un ciclo di studi che lo ha portato prossimo alla laurea. Per questo far notare i suoi reiterati errori sui congiuntivi, come gli sfondoni in storia e geografia, non è un insulto classista ma una chiave di lettura del personaggio. Oltre che della scuola contemporanea. da Sette anni di Bordin Line. Massimo Bordin sul Foglio
1 note · View note
popolodipekino · 6 years ago
Text
(ri-)perle di bordin
bordin line del 29 giugno 2016 Ho condotto un piccolo sondaggio, senza alcuna pretesa di attendibilità scientifica, considerata l’esiguità del campione, ma credo comunque indicativo. Nessuno fra i miei conoscenti che ho importunato ieri mattina sapeva o ricordava per quale motivo il Movimento Cinque Stelle si chiami così. Eppure è importante  e sicuramente gli iscritti ai meet-up grillini lo sanno e ne sono orgogliosi. Le cinque stelle sono quelle degli alberghi, anzi dello stile di vita. “Potremmo avere una vita a cinque stelle”, urlava nei comizi fondativi il capo comico e da lì nacque il simbolo. Potremmo, berciava, se non ci fossero i politici ladri che ci rubano i soldi. E come sono organizzati, se non in partiti? Dunque i partiti sono il nemico e noi non saremo mai un partito. E perché la gente crede ai partiti? Perché ci sono i giornali e le tv. Ma adesso c’è la rete e ci siamo noi che spazzeremo via giornali e tv. E siccome chi lo ascolta in genere conosce almeno un assessore che è notoriamente un ladro quando non un estorsore, si entusiasma e si convince che la politica è il diaframma che gli impedisce di avere le lenzuola di lino e la colazione in camera. Non si sofferma a pensare che negli alberghi a cinque stelle non ci sono solo ospiti ma anche camerieri, facchini, sguatteri e lavandaie, e che qualcuno che lo faccia bisognerà pur trovarlo. E non pensa nemmeno che sta per votare uno che proclama di voler abolire il Parlamento, i partiti, i giornali. Pensa “Proviamo questi”. Eppure ha tutti gli strumenti culturali per definirli, visto che prima votava a sinistra per paura dei fascisti o a destra per paura dei comunisti. (da Sette anni di Bordin Line. Massimo Bordin sul Foglio)
1 note · View note
popolodipekino · 6 years ago
Text
Perle di Bordin
alle volte bordin ha queste derive didascalico-pedagogiche: quella di iermattina aveva anche, in aggiunta, un incredibile effetto suspence:
il Tempo, che ha questa abitudine di commentare le fotostorie con questo bravo umorista, diciamo così, che si firma Osho, Le frasi di Osho - il santone, il guru indiano, che però nella finzione di questo gioco umoristico parla in romanesco (segue rapida descrizione della foto e lettura della battuta) da Stampa e regime di giovedì 10 gennaio 2019, radio radicale
2 notes · View notes
popolodipekino · 6 years ago
Text
Perle di Bordin
“non difenderemo i numerini, ma i cittadini” queste sono le frasi che a di maio piacciono un sacco, sostanzialmente non vuole dire quasi nulla, però non fa niente, insomma: suona bene... “non difenderemo i numerini ma i cittadini”: fa rima da Stampa e regime, radio radicale
2 notes · View notes
popolodipekino · 6 years ago
Text
Perle di Bordin
prendiamo il Giornale: “Manicomio ONU. Accogliamo settecentomila migranti ma ci mandano gli ispettori”, e poi... ... va be’... ma come se fa’... ma insomma...
“Comunista e amica di dittatori: ecco chi ci accusa” dunque la comunista e amica di dittatori sarebbe, secondo l’imbecille che ha fatto questo titolo, Michelle Bachelet, che con i dittatori un rapporto l’ha avuto: ha conosciuto la galera del generale Pinochet e del suo governo gorilla quanto alla comunista, Michelle Bachelet è socialista, non è mai stata comunista in vita sua
da Stampa e regime, radio radicale
5 notes · View notes
popolodipekino · 6 years ago
Text
Perle di Bordin
parlando della riserva aurea (”il mito dell’oro di roma”):
...in gran parte è all’estero. non fatelo sapere a di maio, sennò chissà che capisce, pensa che è già stata alienata...
da Stampa e regime, radio radicale
1 note · View note
popolodipekino · 6 years ago
Text
Perle di Bordin
se poi proprio vogliamo farci quattro risate c’è una imperdibile intervista di daniele capezzone sulla mafia nigeriana - e insomma non è proprio tema nelle corde... non lo sapevamo esperto  di organizzazioni criminali straniere... - però l’interlocutore è ancora più interessante: Alessandro Meluzzi, come sapete psichiatra forense, però anche, non so, archimandrita di quale chiesa ortodossa per la quale, insomma, fa funzioni... da Stampa e regime, radio radicale
1 note · View note
popolodipekino · 6 years ago
Text
Perle di Bordin
leggendo un pezzo di t. mastrobuoni sul voto in baviera:
[...] questo passaggio forse può essere chiave: “No, il problema non è l’immigrazione, il problema è il ministro dell’interno.” Ecco: qualcuno ieri in Germania ha detto questo, purtroppo riferendosi, però, alla situazione bavarese
da Stampa e regime, Radio radicale
2 notes · View notes