#perché non ho deciso di fare la mantenuta?
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Questo mese devo comprare/pagare così tante cose, che mi spiace di aver rifiutato le proposte degli sugar daddy sui social..
#a random#sfogo#aaa cercasi sugar daddy#perché non ho deciso di fare la mantenuta?#dovevo fare la tik toker durante la quarantena#va be ciao#torno a studiare
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Sono passati tre anni ormai da quando hai deciso di finire la nostra amicizia e ora sono al limite, ho bisogno che tu sappia come mi sento e cosa provo ogni giorno. Mi sento stupida perché anche se mi sforzo non riesco a capire questa tua dura decisione. Sono a conoscenza dei fatti che sono accaduti ma penso che nessuno di questi sia un motivo valido per escludermi dalla tua vita. Non riesco a concepire perché per te sia stato così facile annullare tutto. Così, da un momento all'altro, all'improvviso, non c'eri più. Nessuna discussione, nessuno scontro, nessuna parola.
Avresti dovuto urlarmi in faccia il tuo dolore, avresti dovuto far uscire tutto, ci saremmo confrontati, forse scannati ma sarebbe finito tutto in un abbraccio.
Invece hai preferito cancellare tutto, senza nemmeno farmi dire la mia, senza fare qualcosa per cambiare la situazione.
Pure al peggior nemico si concede l'ultima parola, ma io che da te ero denominata "migliore amica", no.
Mi hai lasciato con mille domande in testa alle quali solo tu puoi rispondere, mi hai fatto entrare in un labirinto da cui non riesco ad uscire.
Mi sento tradita perché eri l'unica persona di cui mi fidavo, per te avrei messo tutto sul fuoco, per te avrei fatto del male.
Con te ho condiviso tutto, felicità, pianti isterici, momenti brutti, fiducia, pure casa mia.
Ho messo me stessa per questa amicizia, per te, per noi.
Ho fatto di tutto per vederti felice, ti sono stata accanto anche quando mi faceva male e pure quando non te lo meritavi.
E tu hai fatto per me, potevo anche non parlare ma tu già avevi capito, cosa avevo e il motivo.
Ci sei stato sempre, nonostante gli ostacoli.
Il bene che ti voglio è paragonabile a quello che voglio a mia sorella, un bene che supera anche l'amore.
Se non fosse stato per il sangue, avresti potuto essere mio fratello ma per quanto mi riguarda lo eri lo stesso.
Mi dicono tutti di andare avanti che comunque se hai preso questa decisione e l'hai mantenuta non te ne è mai fregato nulla.
Ma io mentalmente mi trovo su questa strada tutta dritta, una strada che percorrevo con te, tu ormai non ci sei più ed io non riesco né a tornare indietro né ad andare avanti, sono ferma nel punto in cui mi hai lasciato.
Sono ferma qua sperando un giorno di vederti tornare indietro.
Che poi davvero non te ne è mai fregato nulla? lo vedevo che mi volevi bene, io vedevo i tuoi piccoli gesti e non era illusione, ne sono sicura, non sono così ingenua.
Però non c'è altra spiegazione.
Te ne sei andato e se ci sei riuscito con così tanta facilità come se io fossi niente, allora si, non te ne è mai fregato un cazzo.
Eppure non me la racconti giusta, io non ci credo.
Nei tuoi occhi quando mi guardavi, quando mi dicevi "non andartene, resta con me sempre" vedevo sincerità.
Non puoi dire così e poi andartene.
Come puoi farmi questo?
Tutto il tempo che abbiamo passato a fare i coglioni, a ridere, a parlare di cose personali, a litigare, a piangere.
Solo che ricordando adesso tutti i momenti belli e divertenti, si mi viene da ridere, ma poi penso che sono ricordi talmente lontani, che tu sei così lontano.
E non posso fare a meno di piangere.
Non posso e sai perché?
Perché mi manchi.
Mi manchi da morire.
Mi rendo conto che senza di te non sto vivendo a pieno, mi diverto certo, ma ti penso sempre.
Ti penso quando sono felice e quando sono triste.
Se mi succede qualcosa di bello sei il primo a cui vorrei dirlo, poi mi ricordo che tu ormai non ci sei quindi la mia felicità scompare e fa spazio alla tristezza.
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Vagabond Commento finale
Da quando ho iniziato a vedere serie asiatiche, questo è di certo il drama che più di tutti mi sta mandando in confusione. Non so davvero da dove iniziare, non so neanche bene che cosa dire, ci sono cose che non ho capito, cose che ho trovato frettolose, mi sono persa pezzi lungo la strada. Insomma, ho voglia di mettermi le mani nei capelli.
Certo che, a iniziare così, questo drama sembra una merda.
Ma non lo è. È una bella serie che si lascia guardare in modo scorrevole, con tanti momenti adrenalinici (ancora ricordo la sequenza dell'aereo) intervallati con la politica e le parti emotive. Ne è risultato un buon equilibrio, e se c'è una cosa che non posso assolutamente dire di questa serie, è che è noiosa. Non mi sono annoiata mai, nemmeno per un attimo.
Fino a un certo punto è stata estremamente godibile, poi mi sono resa conto che mi ero persa qualche pezzo lungo la strada, fin quando gli ultimi episodi mi hanno mandata in confusione totale.
Non starò qui a spiegare la trama perché NON LA SO.
Tutto quello che so è che un aereo è stato abbattuto portando alla morte decine di innocenti, e il colpevole di questo è Edward Park. Punto. Non so altro. Non ho nemmeno capito perché Edward ha abbattuto UN SUO STESSO AEREO. Non ho capito che cosa avrebbe combinato se Cha non avesse mandato avanti i fili della trama. Non ho capito perché, prima di tutto, ha deciso di abbattere un suo aereo per mettere al potere un suo burattino. Ma un altro modo non c'era? O sono io che mi sono persa qualcosa?
Grazie al cielo non ho visto questa serie da sola, ma ero come al solito accompagnata da @dilebe06. Anzi, è stata proprio lei a scoprire questo drama e a consigliarmelo, e quando mi sono buttata sul primo episodio sono rimasta letteralmente incollata dall'inizio alla fine, col fiato trattenuto, e mi ricordo di aver anche pianto. Insomma, un mare di emozioni.
Perciò ho proseguito molto curiosa di vedere come si sarebbe snocciolata la storia. Ma siccome ho già detto che della storia non voglio parlare, mi limito a stilare una veloce lista delle cose che ho più o meno gradito, in linea di massima.
Cose che mi sono piaciute:
Go Hae-ri. Un personaggio femminile veramente, veramente bello. Carina, intelligente, simpatica, riesce a stemperare un po' la situazione con i suoi modi di fare, ma allo stesso tempo prende le cose seriamente ed è devota al suo lavoro (ancora non capisco perché per metà serie le danno dell'incompetente). Bella la trasformazione finale, da agente dei servizi segreti che combatte per la giustizia, si allea con i nemici per vendicarsi del villain numero uno. È un tipo di evoluzione che a me piace tantissimo, la trovo molto interessante, ma credo che in questo caso sia stata fatta in modo un po' frettoloso e un pochino forzato (tutto succede in un episodio).
I due protagonisti presi come coppia. Sono stati davvero carini. Il loro rapporto è costruito bene, si evolve nel corso del tempo. Prima semplici alleati/complici, diventano via via amici fino a quando non nasce qualcosa di più tenero e profondo. Nonostante nessuno dei due si dichiara mai all'altro, i loro sentimenti sono palesi. Bello l'equilibrio tra tenerezza e scherzosità.
I villain (o meglio, le villain) A parte Edward che non mi ha fatto impazzire, ho invece apprezzato molto Jessica e Lily, soprattutto quest'ultima. L'ho trovata bellissima. Sembra pazza come un cavallo a una prima impressione, ma in realtà nasconde un cervello che ragiona con cura e con delle regole precise. È un personaggio un po' sopra le righe, ma non l'ho mai trovata esagerata. Jessica invece ha sfoggiato un carattere freddo, senza scrupoli, calcolatrice, intelligente. Non una villain spettacolare, ma comunque molto buona.
La squadra dei servizi segreti. Il direttore Gang e il direttore Gi sono stati tra i personaggi più intelligenti della serie, e li ho apprezzati moltissimo. Mi è piaciuto soprattutto come questi personaggi abbiano equilibrato l'impulsività e la poca strategia del protagonista, dimostrando che anche i buoni potevano raggiungere dei traguardi usando il cervello e non solo per vergognosi colpi di fortuna perché sono gli eroi.
La parte d'azione. Gli inseguimenti, le scene d'azione e le sparatorie sono state, alcuni (per fortuna pochi) momenti sono ripetitivi, ma non ci si annoia mai, sono davvero godibili e tengono col fiato sospeso.
La parte emotiva. Questa mi è piaciuta veramente tanto. Non nascondo di essermi commossa più di una volta nel corso della serie, sopratutto quando si parlava dei famigliari delle vittime o del nipote di Cha. Il pezzo che più di tutti mi ha commosso è stato quando i famigliari si ribellano alla polizia, si fanno avanti e si mettono in mezzo per proteggere il signor Kim che deve andare a testimoniare in tribunale. È stata una sequenza davvero toccante e molto emozionante. Un applauso particolare all'amico del protagonista (di cui non ricordo il nome).
Per quanto riguarda il protagonista, lo metto nel mezzo. Cha è un protagonista che in linea di massima mi è piaciuto, ma non mi ha fatto impazzire. Alcune volte l'ho trovato troppo caricato, con atteggiamenti davvero improbabili e davvero troppo impulsivi. Le parti più belle sono state quelle emotive, legate al nipote e alla protagonista. Non nascondo di essermi commossa più di una volta.
Cha, detto anche "Signor non posso morire perché sono il protagonista", è il protagonista col culo più parato della storia. Ho perso il conto di quante avrebbe DOVUTO morire nel corse delle puntate, e invece è sopravvissuto perché altrimenti chi la mandava avanti la trama? Detto ciò, mi sono comunque goduta le mille scene d'azione, gli spericolati inseguimenti, i combattimenti corpo a corpo, e mi sono anche divertita quando l'ho visto scalare le mura della Casa Blu in un modo da fare invidia a Spiderman, inseguito da dozzine di guardie (ebbene sì, questa serie ha toccato livelli di fantascienza).
Cose che non mi sono piaciute:
Edward e il suo piano contorto. Se qualcuno lo ha capito ed è riuscito a seguirlo da cima a fondo, gli faccio i miei complimenti. Sono riuscita a seguire la trama per buona parte delle puntate, ma verso la fine arriva il plot twist, e io mi sono persa. A una certa non ho più nemmeno cercato di capire, anche perché non ricordavo più cos'era successo prima a causa delle mille sottotrame e bordelli vari (complice anche la mia memoria di merda). L'unica cosa che ho capito è che Edward è il villain numero uno, quello che sta dietro a tutto, ma di tutto il suo piano contorto ho capito ben poco.
La gestione del finale. Per tredici episodi la trama segue una certa direzione, poi avviene lo stravolgimento e tutto si ribalta nel giro di due ore di minutaggio. Non ho nemmeno avuto il tempo di processare. E nell'episodio finale ho proprio avuto l'impressione che si stesse correndo per raggiungere la scena finale. La protagonista crede morto Cha, piange, si infila in prigione sotto copertura, si allea con Jessica e decide di vendicarsi di Edward. Il tutto in venti minuti. Non c'è nemmeno una scena in cui parla o dice addio ai suoi compagni di squadra. È come se l'unica cosa al mondo che le importi è la vendetta, e mi pare un pochino frettoloso e un po' esagerato per un personaggio che fino all'episodio precedente ha passato la vita a essere buona, corretta, positiva, divertente, onesta.
La confusione generale. Tante trame aperte, tanti personaggi da seguire, tanti piani messi in atto. Alla fine quello che ne esce è un bordello. So raccontare la trama generale a grandi linee, ma tutti i dettagli me li sono persi per strada.
Detto ciò, a me il finale lasciato aperto, è piaciuto e mi ha incuriosito. Sono molto curiosa di vedere cosa metteranno in campo nella seconda stagione, se e come si svolgerà la vendetta, e come evolveranno i due protagonisti singolarmente e come coppia.
Considerazioni generali: molto buona la recitazione, suspance mantenuta per bene per tutto il tempo, movimenti di macchina molto traballanti, musiche dimenticabili.
Due cose:
Ammettetelo: QUESTA SERIE È UN CROSSOVER DI DESIGNATED SURVIVOR!!! I paralleli sono TROPPI per essere delle mere coincidenze: la Casa Blu, il presidente ad interim, gli incontri con i giornalisti, le stesse ambientazioni, gli stessi meccanismi.
E ormai è palese che l'organizzazione che sta dietro a Edward è il VIP. NON CERCATE DI NASCONDERLO!!!
E infine...
Non me ne sono dimenticata. Come potrei! Come potrei dimenticarmi di lui, il vero protagonista di questa serie, il vero eroe, l'uomo del popolo, il mio personaggio preferito, la voce del fandom, lo specchio degli spettatori, la vera vittima di tutto questo, colui che ha attraversato mezzo mondo e superato mille ostacoli per andare a raccontare la verità!!
IL COPILOTA KIM WOO-GI
E voi lo avete ammazzato!!
In modo assolutamente indegno, tra l'altro. Lo avete lasciato bruciare come un cane senza nemmeno darci una scena d'addio.
Non vi perdonerò mai.
#ionondimentico #teamcopilota #copilotaunodinoi
In conclusione
È una serie che consiglio? Per gli amanti del genere, direi proprio di sì. Ma la consiglio anche a chi il genere non fa impazzire. Io stessa non vado matta per le storie di questo genere, perché so che sono storie che vedo con enfasi la prima volta e poi passo oltre facilmente, ma me la sono comunque goduta appieno.
Voto: sette e mezzo.
#vagabond#korean drama#asian drama#jessica lee#edward park#samael#go hae ri#Cha Dal-gun#cha dal geon
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Hanoi, dove mangiare e cosa ordinare
Premesso che non vivo ad Hanoi e che, nonostante ci sia stato oramai diverse volte e non mi sia mai capitato nulla, sono comunque condizionato dal timore che una tossinfezione alimentare possa rovinare il viaggio, ho pensato di condividere un paio di suggerimenti che magari potrebbero tornarvi utili. Sono solo alcuni dei posti dove sono stato e di certo ce ne sono molti altri che vale la pena di provare.
Ma visto che non è proprio comune andare a cena a casa di qualcuno del posto, qui sotto potete trovare qualche suggerimento su dove andare a mangiare ad Hanoi e cosa ordinare in Vietnam. Quando possibile ho messo il nome in vietnamita così sarà più semplice farsi capire.
Ristoranti da provare:
Home Hanoi
Hanoi sta cambiando molto ma in qualche modo sta cercando comunque di conservare la sua atmosfera rilassata, un po’ retrò e con il fascino della vecchia città coloniale. E con questo in mente ho avuto il piacere di provare l’HOME Hanoi – Vietnamese Restaurant. Ero stato a febbraio al Home Mộc Restaurant e vista la bella serata ho deciso che valeva la pena provare la struttura gemella che sta a poche centinaia di metri da dove soggiorno quando vado ad Hanoi. Ma vi farà comodo sapere che oltre ai 2 di Hanoi la catena ha una sede a Hoian e una a Ho Chi Minh (Saigon per restare in ambito coloniale). Entrambe i ristoranti sono ospitati in un'antica residenza francese con spazi interni ricercati e capaci di combinare una concezione moderna con l’accoglienza caratteristica della storia e della tradizione coloniale. Ogni sala ha un'atmosfera unica e i tavoli all'aperto hanno l’unico difetto di essere difficili da godere se caldo e umidità rendono l’aria irrespirabile.
Posizione: Home Hanoi su Google Map Sito: Home Restaurants Homepage Indirizzo: 34 Châu Long, Trúc Bạch, Ba Đình, Hà Nội Telefono: +84 24 3939 2222 Prezzi: dai 3,32 euro per la zuppa di tofu e funghi ai 625 euro per l’aragosta grigliata al sale o ripassata in padella con sale e pepe (tranquilli non l’ho ordinata) Cosa ho mangiato io: Antipasto – involtini freschi di gamberetti, maiale e verdure (Bánh tráng tươi quấn tôm thịt nướng và rau vườn) per 5,60 € Primo - zuppa di tofu e funghi (Canh nấm thả đậu hũ non) per ,32 € Piatto principale – piatto tradizionale di Hanoi ovvero maiale grigliato servito con noodle di riso e brodo (Bún chả Hà Nội) per 7,30 € I prezzi in euro li ho calcolati col cambio di settembre 2019.
Quán Ăn Ngon
Anche di questo ristorante ne esistono più sedi (credo 3 tutte a Hanoi) ma io, per la seconda volta, sono stato in quello che si trova non lontano dal (tristemente) famoso Hanoi-Hilton o più correttamente la Prigione di Hoa Lo (che vi consiglio di visitare per capire un po’ la storia contemporanea del Vietnam – questo il sito della Hoa Lo Prison). E anche questo ristorante è stato realizzato in un'antica residenza francese e, anche se non curata e mantenuta come l’Home Hanoi, ha un fascino non da poco. Si tratta del ristorante più turistico in cui sia stato qui ad Hanoi, scelta fatta consapevolmente, condizionata dal fatto che qui trovo di sicuro il mio piatto vietnamita preferito, ovvero il Bánh Xèo - una sorta di crêpe fatta con farina di riso (il colore giallo è dato dalla polvere di turmeric non dall’uovo) e che vengono farcite con germogli di soia, carne di maiale e gamberetti e poi avvolte in foglie di lattuga e farcite con foglie di menta e basilico. In questo ristorante è possibile gustare tutto quello che offre la vasta cucina vietnamita, dal nord del paese fino all’estremo sud, dall’insalata di pollo con fiori di banano (Gỏi gà) agli involtini fritti con granchio e maiale (Nem Cua Bể). I prezzi sono davvero molto convenienti e a giudicare dal numero di vietnamiti che c’erano credo che la cucina sia originale (o perlomeno nessuno sembrava lamentarsi e a me è piaciuto tutto quello che abbiamo ordinato).
Posizione: Quán Ăn Ngon su Google Map Sito: Quán Ăn Ngon Homepage (il sito è anche in inglese ma si apre in vietnamita in automatico) Indirizzo: Số 18 Phan Bội Châu, Cửa Nam, Hoàn Kiếm, Hà Nội Telefono: +84 90 212 69 63 Cosa ho mangiato io: Ovviamente Bánh Xèo (di cui ho abbondantemente parlato sopra) per 2,66 €; il piatto tradizionale di Hanoi ovvero maiale grigliato servito con noodle di riso e brodo (Bún chả Hà Nội) per 2.34 € (fate da soli il paragone con il prezzo al Home Hanoi); gli involtini sia freschi - Gỏi cuốn tôm thịt (78 centesimi di euro l’uno) che fritti - Nem Cua Bể (2 € l’uno); morning glory con l’aglio - Rau muống xào tỏi (spinacio d’acqua in italiano ma non capisco perché) per 2,54 €. I prezzi in euro li ho calcolati col cambio di settembre 2019.
KOTO Training Restaurants
Questo ristorante (ma immagino anche la filiale di Ho Chi Minh) merita una menzione speciale. La filosofia che si nasconde dietro questo luogo si ripromette di trasformare la vita dei giovani svantaggiati e a rischio in Vietnam attraverso un programma di formazione olistica sull'ospitalità. Vi pare poco? A me no! Ho incontrato un paio di ragazzi che hanno aperto dei piccoli caffè dopo aver lavorato e imparato al Koto e quindi (per la terza volta) ho deciso di sostenere questo progetto approfittando dell’ottima cucina e ospitalità. Per di più si trova attaccato al Tempio della Letteratura… come farselo scappare? Posizione: Koto Restaurant su Google Map Sito: Koto Restaurant Homepage Indirizzo: 59 Văn Miếu, Đống Đa, Hà Nội, Telefono: +84 24 3747 0337 Cosa ho mangiato io (ma non chiedetemi i prezzi che so solo il totale di 700mila Vietnam Dong ovvero circa 27€ in 4, birra inclusa): Involtini primavera freschi Gỏi cuốn, dei fantastici e delicati pancake vietnamiti chiamati Banh khot, noodle asciutti con maiale (i miei amici l’hanno mangiati con manzo) con noccioline e verdure chiamati Bun bo nam bo
A questo punto vi starete probabilmente chiedendo… e i famosi Phở?
Sì, ho abbondantemente approfittato della zuppa di spaghetti di riso con pollo (non mangio manzo) ma non li ho mai ordinati al ristorante (nonostante si possano trovare anche nei posti più lussuosi). I Phở gà secondo me vanno mangiati per strada, seduti sugli scomodissimi sgabelli per "bambini" che tanto piacciono ai vietnamiti e che per me invece sono una tortura. L'aggiunta del lime e di un po' di peperoncino fresco rende il contrasto con il dolce del brodo davvero unico, provare per credere!
Altrettanto famosi qui in Vietnam e decisamente simbolo dello StreetFood vietnamita sono i Banh mi! Questi panini farciti con diverse cose a seconda del gusto, vengono preparati al momento in pochissimo tempo. Li trovate praticamente ad ogni angolo di Hanoi e resistere al profumo del pane (eredità lasciata dai francesi) appena sfornato o tostato è praticamente impossibile.
E se avete voglia di rilassarvi la sera fermatevi in un Bia hoi. Nonostante in tutta Hanoi spuntino di continuo wine bar e gastro pub alla moda, i bia noi restano estremamente popolari fra i vietnamiti e, ovviamente, anche tra i turisti e gli expat – basta pensare che questi locali spartani controllano oltre il 30% del mercato della birra dell’intero paese. Letteralmente bia noi significa “birra fresca” perché qui la gente viene per bere birra pagando in media 8.000 Vietnamese Dong (qualcosa come 30 centesimi d’euro). I bia noi sono facili da riconoscere grazie ai piccoli sgabelli blu o rossi con accanto tavolini altrettanto minuti, dove gruppi di persone sono sedute sorseggiando birra e sgranocchiando noccioline bollite o calamari essiccati grigliati. L’unica cosa che non sono riuscito a mangiare (a parte le patatine fritte con lo zucchero – sì avete letto bene, con lo zucchero) sono le salsicce fermentate. Il mio bia noi preferito lo trovate davanti allo Skyline Tower:
Poema vietnamita del XIV secolo: Thiếp xa chàng như rồng nọ xa mây Như con chèo bẻo xa cây măng vòi
Sono lontano da te, proprio come un drago lontano dalle nuvole Come un uccello cheo beo lontano dalla pianta di mang voi.
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Lettera al mio (ex) migliore amico.
Ciao, sono passati due mesi da quando hai deciso di finire la nostra amicizia e ora sono al limite, ho bisogno che tu sappia come mi sento e cosa provo ogni giorno. Mi sento stupida perché anche se mi sforzo non riesco a capire questa tua dura decisione. Sono a conoscenza dei fatti che sono accaduti ma penso che nessuno di questi sia un motivo valido per escludermi dalla tua vita. Non riesco a concepire perché per te sia stato così facile annullare tutto. Così, da un momento all’altro, all’improvviso, non c’eri più. Nessuna discussione, nessuno scontro, nessuna parola. Avresti dovuto urlarmi in faccia il tuo dolore, avresti dovuto far uscire tutto, ci saremmo confrontati, forse scannati ma sarebbe finito tutto in un abbraccio.
Invece hai preferito cancellare tutto, senza nemmeno farmi dire la mia, senza fare qualcosa per cambiare la situazione.
Pure al peggior nemico si concede l’ultima parola, ma io che da te ero denominata “migliore amica”, no.
Mi hai lasciato con mille domande in testa alle quali solo tu puoi rispondere, mi hai fatto entrare in un labirinto da cui non riesco ad uscire.
Mi sento tradita perché eri l’unica persona di cui mi fidavo, per te avrei messo tutto sul fuoco, per te avrei fatto del male.
Tu eri quell’amico con cui potevo confidarmi dicendo tutto, pure le cose che magari mi facevano sentire a disagio.
Con te ho condiviso tutto, felicità, pianti isterici, momenti brutti, fiducia, pure casa mia.
Ho messo me stessa per questa amicizia, per te, per noi.
Ho fatto di tutto per vederti felice, ti sono stata accanto anche quando mi faceva male e pure quando non te lo meritavi.
E tu hai fatto per me, potevo anche non parlare ma tu già avevi capito, cosa avevo e il motivo.
Ci sei stato sempre, nonostante gli ostacoli.
Il bene che ti voglio è paragonabile a quello che voglio a mio fratello, un bene che supera anche l’amore.
Se non fosse stato per il sangue, avresti potuto essere mio fratello ma per quanto mi riguarda lo eri lo stesso.
Ho tanti amici, alcuni d’infanzia altri recenti, ma nessuno era come te, nessuno è come te.
E ho tanti amici ma senza di te mi sento sola.
Mi dicono tutti di andare avanti che comunque se hai preso questa decisione e l’hai mantenuta non te ne è mai fregato nulla.
Ma io mentalmente mi trovo su questa strada tutta dritta, una strada che percorrevo con te, tu ormai non ci sei più ed io non riesco ne a tornare indietro ne ad andare avanti, sono ferma nel punto in cui mi hai lasciato.
Sono ferma qua sperando un giorno di vederti tornare indietro.
Che poi davvero non te ne è mai fregato nulla? Perché mi dicono tutti così?
Io vedevo che mi volevi bene, lo vedevo i tuoi piccoli gesti e non era illusione, ne sono sicura, non sono così ingenua.
Però non c’è altra spiegazione.
Te ne sei andato e se ci sei riuscito con così tanta facilità come se io fossi niente, allora si, non te ne è mai fregato un cazzo.
Eppure non me la racconti giusta, io non ci credo.
Nei tuoi occhi quando mi guardavi, quando mi dicevi “non andartene, resta con me sempre” vedevo sincerità.
Non puoi dire così e poi andartene.
Come puoi farmi questo?
Tutto il tempo che abbiamo passato a fare i coglioni, a ridere, a parlare di cose personali, a litigare, a piangere.
Tutte le volte che ti sei arrabbiato con me per cose stupide, come quando stavamo andando a casa tua per pranzare ma uno in bici ti ha investito e io stavo morendo dal ridere e invece di arrabbiarti con quello ti sei arrabbiato con me perché ridevo e poi ti sei messo a ridere anche tu.
Solo che ricordandolo adesso, si mi viene da ridere, ma poi penso che è un ricordo talmente lontano, che tu sei così lontano.
E non posso fare a meno di piangere.
Non posso e sai perché?
Perché mi manchi.
Mi manchi da morire.
Mi rendo conto che senza di te non sto vivendo a pieno, mi diverto certo, ma ti penso sempre.
Ti penso quando sono felice e quando sono triste.
Se mi succede qualcosa di bello sei il primo a cui vorrei dirlo, poi mi ricordo che tu ormai non ci sei quindi la mia felicità scompare e fa spazio alla tristezza.
Se sono triste, vorrei parlare solo con te, so che saresti l’unico a capirmi completamente, perché è sempre stato così.
Se sono arrabbiata, ho la certezza che tu sia l’unica persona che potrebbe farmi ragionare, farmi calmare.
Ma non ci sei e questo peggiora tutto.
Torna presto perché senza di te è dura.
Ho bisogno di te, mi manchi migliore amico.
-La tua migliore amica.
#torna da me#torna qui#ex migliore amico#migliore amicizia#migliore amico#amicizia#amicizia finita#delusione#delusa#tristezza#lettera d’amore#frasi#mi manchi#frasi mancanze#mancanza
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Ho sempre creduto nell’amore quello a senso unico quello che provo tuttora nei tuoi confronti
Quello che ti fa piangere e anche quello che ti fa sorridere
Quello che è anche litigarello
Siamo passati dal chiamarci amore a essere indifferenti e giocare con l’orgoglio tra noi
Be io ti dirò la mia non c’è mai stato giorno che non ti pensassi che mi chiedevo chissà come sta
Ma nel mio cuore sapevo che se ti avrei scritto sarei tornato a piangere a letto come tutte le sere
Allora ho deciso un po’ di svoltare la mia vita
Cambiare aria per modo di dire
Ho cominciato giorno per giorno a fare come mi hai sempre detto
Vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo mi dicevi
Ebbene sì lo sto facendo
Ho cominciato a leggere e ti devo dire mi si è aperto un mondo che non conoscevo
Ho chiuso amicizie di anni e anni perché non mi sentivo più adatto alla situazione
Ho imparato a prendermi cura di me stesso
Te le ricordi il vizio delle mie unghie?
Be ormai ho gli artigli al posto delle pellicine
Ricordi il non credere in me stesso le mie paure le mie ansie ?
Quello ormai ho imparato a gestirle
Cosa dire mi hai lasciato un po’ di te in me
E anche se io tuttora ti amo
Vorrei davvero che quella promessa venga mantenuta
Anche se in cuor mio so che non arriverai mai
Forse ci spero troppo perché ero felice forse perché davvero ci credo
Non lo so non riesco a trovare ancora una risposta valida a tutto ciò
Ho imparato a non tenermi più niente dentro
Cioè se mi stai sul culo te lo dici easy
L’unica nota amare che non sai e che non ho mai creduto alla storia che tu ti trasferissi come non lo credo ancora adesso
Ma ormai la vedo come un pretesto per lasciarmi
Te lo concedo però la bugia no sai che non lo voglio
Tu dirai sicuramente “credi ciò che vuoi” tipica tua risposta
Non altro da dire G
Il tuo M
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Ce allora io voglio vivere in questo limbo per sempre dove per sempre mi preparo per qualcosa che non verrà mai gli altri si fanno la loro vita e mi abbandoneranno per sempre per le loro cose da adulti per il lavoro l’università la famiglia tutto e io sarò sempre così sarò sempre una ragazzina di 12 anni che non riesce a chiedere alle persone di uscire e non riesce a dire di no alle cose che non vuole fare e che pensa di stare bene solo perché ovviamente non avendo a che fare con la vita vive in standby ecco come mi sento come se fossi in standby e dovessi riaccendermi da un momento all’altro ma in realtà sono già accesa sono accessaaaaa e devo fare robaaaa devo impegnarmi ma io non ci riesco non ci riesco non ne ho voglia non ho voglia di fare un cazzo voglio vivere da mantenuta voglio vivere in questo limbo di merda dove vivo per gli altri e basta e dove gli altri per ringraziarmi mi pagano ecco!!! la gente dovrebbe pagarmi per essere in vita, perché mica ho deciso io scusate non mi sono ammazzata solo per voi quindi pagatemi ;-D
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Ho passato tutta la mattina a cercare e sistemare un nuovo tema per questa sorta di blog. Mi dimentico sempre della sua esistenza, ma è l’ultimo blog che ho creato, quindi se ho bisogno scrivo qua. Ed è proprio questo il punto: negli ultimi giorni ho sentito proprio un bisogno fisico di poter metter per iscritto la miriade di pensieri e ansie che mi frullano per la testa. Salvo poi tornare qui, questo piccolo url dimenticato dal mondo (e da me) e ritrovare come ultimo post uno di due anni fa in cui mi sentivo in maniera non molto diversa da adesso. E allora ho compatito quella me stessa del passato, pensando “non sei proprio cambiata”. Ho cambiato il tema, ma nella colonna a sinistra ho ancora 17 anni. E quella descrizione è così stupida e infantile che dalla nostalgia non ho voluto cancellarla, è come se la piccola me mi guardasse ancora! (Nonostante siano passati comunque solo 6 anni)
Sono cambiate, però, così tante cose rispetto agli anni passati e leggendo questi pochi post che ci sono qui è facile rendersene conto. Crescere è terribile. Crow continua a dire che secondo lui è molto più bello vivere da adulti perché si ha più libertà e lo capisco, ma... la spensieratezza, l’emotività di quegli anni è imparagonabile. Perché non rimaniamo sempre piccoli e immaturi? Probabilmente è il mio atteggiamento alla vita ad essere sbagliato in primis, me ne rendo conto, ma era tutto più facile prima.
Eppure non è di questo che sentivo il bisogno di scrivere, ma di cose più concrete. Ormai di anni ne ho 23 e non mi sento assolutamente arrivata in nessun campo della vita, come probabilmente tutti i miei coetanei. Nonostante una cosa l’abbia messa a posto e di questo non posso che esserne felice: io e Crow ci siamo sposati e viviamo insieme, abbiamo realizzato questo grande sogno. Sono abbastanza in crisi, però, perché mi rendo conto che non è facile (buongiorno Ju). Ho sempre pensato di amare la città, il suo caos, la sua vita, le luci, eppure un po’ mi manca la tranquillità del posto in cui vivevo. Nonostante comunque tra le due sceglierei sempre la metropoli. Roma è problematica e questo penso lo sappiano tutti. Per il primo periodo in cui mi sono trasferita non ho lavorato, mi sono ambientata e anche annoiata un po’. Poi a febbraio dell’anno scorso ho cominciato a lavorare per questo call center, che mi paga bene e il cui lavoro tutto sommato non è pesante, ma ad oggi devo dire di essere abbastanza esaurita. E sempre annoiata. Ho capito, all’alba della mia terza esperienza lavorativa, che se mi si affida una mansione ripetitiva, monotona e costante io sto male. Non è esagerazione, sto proprio male, piango, mi innervosisco, mi deprimo, non ce la faccio proprio. Quindi cerco di rendere ogni giornata diversa dalla precedente, cerco di uscire il più possibile, anche solo per una passeggiata, cerco di non pensare, ma è difficile. È difficile perché sento nel petto come di voler esplodere e riempire le pareti di schizzi colorati. Quindi a meno di un anno da quando ho iniziato a lavorare, ho deciso anche quando avrei smesso: entro l’estate dopo, quindi adesso, perché non è possibile che mi arrenda a fare qualcosa che mi fa stare male. Per cui ho deciso di investire tempo, energie e forze in quello che forse mi porterebbe a fare ciò che davvero voglio. Chi mi conosce sa bene che uno dei miei problemi più grandi è sempre stato l’indecisione, mi piace fare troppe cose. Vorrei mantenermi disegnando, dipingendo, doppiando, cantando, scrivendo, vorrei approfondire un sacco la letteratura, che mi manca, ma non posso fare tutto. O meglio, devo pur cominciare da qualcosa. Dopo il diploma mi sono fermata proprio per capire cosa fare ed è vero, mi sono sposata, ma questo non vuol dire appunto che io sia arrivata nella vita, anzi. Per cui ho deciso di partire da ciò che può essere più utile per avere un lavoro che mi piace e che mi permetta di mantenermi. Anche perché lungi da me il voler essere mantenuta da Crow, per quanto io mi appoggi a lui economicamente, non è questo il mio obbiettivo e non voglio assolutamente che succeda, semmai mi farebbe piacere il contrario. Ho deciso di voler frequentare un corso accademico di grafica, qui a Roma. E qui iniziano i problemi. Perché una che viene da una piccola città in cui non c’era nemmeno il liceo artistico (ah, la sfiga...) si aspetta che nella capitale possa trovare più di un’opzione per raggiungere i propri scopi. E invece. E invece l’opzione era una sola, l’Accademia di Belle Arti di Roma, che dopotutto non sarebbe nemmeno una cattiva scelta. Infatti ho continuato a mettere i soldi da parte lavorando dopo aver calcolato quello che mi serviva per pagarmi i tre anni tra tasse, testi e tutto il resto. I feedback che ho trovato tra internet e persone che conosco non era un granché, ma pazienza, questo c’è, mi sono detta e meglio di nulla. Poi a Maggio mi arriva questa mail. La mail di un Open day. L’Open day di AANT. Accademia privata che conosco benissimo perché ancor prima di diplomarmi navigavo sul suo sito fantasticando di cosa avrei potuto fare lì. Una scuola di professionisti, di eccellenze, di perfezionismo. Ovviamente avevo già spulciato a suo tempo anche le altre accademie private qui a Roma, ma AANT mi aveva colpita, allora come adesso, perché la vedevo proprio diversa. Ne esistono minimo altre 3 o 4, ma questa era quella per me. E allora cominci a pensare. A sognare, a volare con la mente, perché tu quella scuola la sognavi già da allora. Però poi torni con i piedi per terra, perché 5000+ euro di retta chi te la può pagare. Non potevano ai tempi i miei genitori (e non possono nemmeno ora), figuriamoci io, da sola, come. Avrei potuto lavorare mentre studiavo, ma in tutta sincerità ammiro tantissimo chi ci riesce, perché io una volta tornata dal lavoro sono già distrutta a casa, figuriamoci se dovessi anche studiare. Quindi nada. Ma quel sabato mattina, il giorno dell’open day, mi sono detta “Magari potrei andare solo a vederla, per rendermi conto, per ammirarla e basta. Chissà, magari se non vado me ne potrei pentire in futuro”. E ancora oggi non so se sia stato un errore o una fortuna. Perché vedendo con i miei occhi cosa mi sarei persa, mi sono decisa che avrei trovato un modo. Perché non voglio accontentarmi, perché ci ho messo tanto per decidermi e prendere una decisione sofferta sarebbe stupido. Per cui ho iniziato a informarmi. E salto tutto il preambolo dei prestiti con il Fondo destinato agli studenti universitari, perché è una fregatura il fatto che siano disponibili soltanto per le università che aderiscono. Ho deciso di prendere un prestito per pagarmi gli studi, è iniziato tutto uno studio con Crow sui metodi, pagamenti, le spese e i programmi da farci, avevo trovato la soluzione perfetta, se non fosse che per 18000 euro di prestito ne avrei dovuti restituire 28000, finché non ho (abbiamo) deciso che faremo dei sacrifici e per tre anni vivremo molto meno liberamente di adesso per poter ripagare un prestito con condizioni meno favorevoli, ma per cui gli interessi sono assai minori.
Ho odiato tanto questo mondo, perché fondato sul denaro. Ho pensato ogni giorno che nel mio piccolo mi sono ritrovata davanti a delle ingiustizie, perché una qualsiasi persona con la disponibilità economica (che non è una cosa che si sceglie di avere, ma con cui ci si nasce) avrebbe potuto facilmente ottenere quello per cui io sto dando l’anima e non solo la mia. Ed è inutile che pensiate che al mondo esistono problemi più gravi, che ci sono i bambini in Africa che sono fortunati se sopravvivono mentre io sto seduta davanti al computer con la pancia piena, lo so benissimo. Ma ognuno di noi nel suo piccolo egoismo soffre per qualcosa, che sia più o meno grave. E io soffro per questo.
Ho tanta paura. Paura di pentirmi di aver preso questa decisione, paura che durante questi tre anni, per un motivo o per un altro io possa pensare “Se solo avessi scelto la via più conveniente...”, ma allo stesso tempo ho avuto paura che rinunciando a lottare per questa cosa io possa avere dei rimpianti, l’esatto opposto. E tra un rimorso e un rimpianto scelgo di rischiare, di aver forse sbagliato, ma di essere sicura che nella mia vita mai penserò di non aver fatto abbastanza.
Vorrei parlare anche degli altri piccoli grandi problemi da white cis girl quale sono, ma già non ho più forze.
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Vorrei iniziare descrivendomi una delle città spagnole che più mi è rimasta nel cuore . L’anno scorso io e le mie amiche, stanche delle solite feste, avevamo deciso di organizzare un viaggio per capodanno insieme ad altri nostri amici, ovviamente il Budget era scarso e non potevamo scegliere una città fuori dai confini Europei così tra vari consigli e ricerche abbiamo optato per Madrid e sinceramente non potevamo fare scelta migliore. Madrid è una città giovanile ricca di locali e discoteche e ovviamente la movida notturna non manca . Mi raccomando preparatevi con maglioni ,sciarpe e cappotti perché come potete immaginare , il clima invernale non è tanto diverso dal nostro, detto ciò vi descriverò i nostri 5 giorni trascorsi a Madrid consigliandovi : locali ,posti carini dove pranzare e fare colazione,le discoteche e le mete turistiche da non poter farsi scappare.
-DOVE ALLOGGIARE-
il nostro viaggio è iniziato il 29 dicembre e si è concluso il 2 gennaio. In questi 5 giorni vi chiederete dove abbiamo alloggiato? Diciamo che ho dovuto cercare a lungo prima di trovare un posticino che ci appagava sia per la posizione che per il prezzo ma alla fine tra varie ricerche sono riuscita a scovare un ostello carinissimo , in pieno centro , in una delle vie principali di Madrid , infatti davanti al nostro ostello si trovava il JOY ESLAVA una delle discoteche più famose di Madrid (molto bella ma anche molto cara , però dai una sera all’insegna dell’eccesso possiamo concedercela tutti soprattutto se siamo in vacanza) . In ogni caso tornando a dove eravamo rimasti il nome dell’ostello era : TOC HOSTEL
queste sono le foto dell’ostello, vi posso dire che meglio di così non poteva andarci . La camera era veramente grande, i letti erano a castello (perché eravamo in 5 ) molto spaziosi in più avevamo un bagno molto grande con due docce e due bagni uno per noi femmine e uno per i maschi . Nell’ostello era presente poi una sala ritrovo con i divanetti, il bar e il bigliardo . Una delle cose più sorprendenti del TOC HOSTEL fu quella di scoprire che alcune sere i titolari organizzavano delle feste private dove eravamo invitati noi tutti che alloggiavamo lì , in più come detto prima eravamo in piena città infatti dal balcone di camera nostra potevamo ammirare una delle principali vie di Madrid tutta illuminata. Per quanto riguarda la colazione potete decidere di pagare una somma in più per averla oppure potete fare come noi che tutte le mattine ,tranne qualche volta e dopo vi spiego il perché , andavamo a Starbucks dato che era proprio di fronte all’ostello. Meglio di così non potevamo veramente chiedere e poi il prezzo, vi posso dire che per aver alloggiato lì dal 29 Dicembre fino al 2 Gennaio non abbiamo speso veramente nulla . sotto vi metto la foto della via che vedevamo dal balcone di camera nostra. ( Comunque ostello consigliatissimo anche le recensioni sono ottime , noi abbiamo prenotato su Booking. ) Ah quasi dimenticavo se siete in due non ci sono problemi sono disponibili camere anche con un bagno e un letto matrimoniale.
La mia colazione da Starbucks
La via che si vedeva dal nostro balcone
Come detto prima ,non avendo la colazione inclusa solitamente mangiavamo qualcosa o a Starbucks o in un altro posticino CONSIGLIATISSIMO. Tra le mie numerose ricerche ovviamente non potevo non dedicarmi alla ricerca di un locale tipico di Madrid dove poter andare per colazione ma soprattutto dove poter mangiare i famosissimi “Churros”. Per chi non è a conoscenza di cosa siano queste delizie (non sapete cosa vi perdete!) non sono altro che dei dolcetti fritti tipici della tradizione spagnola, si tratta di bastoncini di pastella a forma stellata serviti da soli cosparsi semplicemente con lo zucchero o per accompagnare la cioccolata calda , normalmente queste delizie vengono mangiati o per colazione o come spuntino. ( Vi allego qua la ricetta 😛 , sono facilissimi da preparare : RICETTA CHURROS )
-SAN GINES-
Tornando a dove eravamo rimasti, tra le varie ricerche trovai una cioccolateria storica, tra l’altro una delle più famose di Madrid a soli 5m scarsi dal nostro ostello nella via: Pasadizo San Gines 5, 28013, Madrid . La cioccolateria in questione era la “San Gines “(qui trovate le recensoni San GInes e sotto vi metto la foto del menù con i prezzi così potete dare un’occhiata) offre una vasta scelta di churros o porras (vi chiederete cosa sono i porras ?beh non sono altro che churros soltanto un po’ più grandi) accompagnati da cioccolata calda con o senza latte , caffè etc.. . Insomma un posticino da non perdere per fare colazione ,rilassarsi e riscaldarsi con una bella cioccolata calda soprattutto in inverno. MI RACCOMANDO c’è un però ! dovete stare veramente attenti lì alla cioccolateria ,non appoggiate i telefoni sopra ai tavoli , sicuramente le cameriere ve lo diranno , perché passano dei ragazzi ( ladri )che con una scusa vi appoggiano un volantino sul telefono per mostrarvi un menu’ con l’intento di rubarvi il cellulare.
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-EL CORTE INGLèS-
Dopo una gustosissima colazione ovviamente non ci poteva mancare un giro nella città tra i vari negozi . Tra i tanti che Madrid offre ovviamente non potevamo non andare al “El Corte Inglés” (che in spagnolo significa “Il Taglio Inglese”) è una catena di grandi magazzini spagnola, fondata nel 1940 ha sede a Madrid. Per volume di affari è al primo posto in Europa e al quarto posto nel mondo . IL centro commerciale offre molti articoli di ogni tipo passando dal lusso sfrenato ad arredi per la casa , tra i numerosi piani troviamo “El Club Gourmet” è una sorta di rosticceria di lusso che si trova all’ultimo piano da cui possiamo ammirare la piazza principale di Madrid La puerta del sol (Metro: Sol, linee 1, 2 e 3), in inverno posso confermarmi che è davvero bellissima nel centro della piazza viene montato per le festività natalizie un bellissimo albero che dopo vi mostrerò in foto. Quindi anche se non è di vostro interesse lo shopping o passare un giorno interno dentro a un centro commerciale io vi consiglio personalmente soltanto di salire all’ultimo piano per ammirare la bellissima piazza da un’altra prospettiva.
⇒El Corte Inglés Plaza de Catalunya, 14 08002 Barcelona, España. Tel: +34 93 306 3800 Orari di apertura: lunedi – sabato: 09:30 – 21:30
-UNO SPUNTINO PER RECUPERARE LE FORZE-
A questo punto dopo un po’ di tempo passato in giro per negozi non serve altro che un piccolo spuntino giusto per recuperare le forze e riempire lo stomaco e se voi come me siete degli amanti del cibo non potete non assaporare i piatti tipici del posto. tra le molte delizie che la spagna offre primeggia in assoluto il jamòn ( il prosciutto). per chi non ne è a conoscenza esistono principalmente due tipologie di jamòn : il jamòn serrano e il jamòn iberico . Entrambi sono prodotti spagnoli di prima qualità ma provengono da razze suine diverse. Le loro proprietà non sono uguali e il prosciutto iberico vanta una maggiore considerazione gastronomica. Una delle differenze tra di loro compare perché, per il prosciutto iberico la carne proviene da maiali di razza pura almeno di 70%, mentre per il prosciutto serrano, invece, le principali razze suine di provenienza sono la Duroc, la Landrace, la Large White, la Pietrain. Per quanto riguarda il jamòn iberico la stagionatura deve essere mantenuta almeno da 24 a 36 mesi, mentre per il prosciutto serrano la stagionatura a uno sviluppo da 7 a 24 mesi . Per finire, arriviamo al suo aspetto, al quale troviamo caratteristiche diverse. La carne del prosciutto iberico e di colore rosso intenso La carne del prosciutto serrano invece è più chiara. Io vi consiglio assolutamente , se vi va di gustarvi un bocadillo (un panino) farcito di jamòn , questo posticino nella via: C/ Arenal, 28, 28013 Madrid, Spagna chiamato jamonerìa de juliàn Becerro .
qui vi assicuro che potete gustarvi panini, taglieri e formaggi accompagnati da un calice di vino ,birra etc… ad un prezzo modestissimo , se non ricordo male un panino ripieno di jamòn al costo di 4.50€.
– MOVIDA MADRILENA-
Parliamo adesso della movida Madrilena che di notte prende vita . Madrid è una grande città e come tale offre molti locali e discoteche ,ovviamente la città è ricca di discoteche ma io vi parlerò di 2 discoteche in particolare in quanto mi hanno colpito maggiormente . Le discoteche in questione sono il kapital che anima le notti di Madrid dal 1994. Situata vicino alla stazione dei treni di Atocha, è una delle discoteche più grandi di Madrid. Occupa sette piani e ognuno di questi è dedicato a un tipo di musica differente, dal funky all’house alla latina. È impossibile annoiarsi, perché potrete cambiare ambiente e musica facilmente. All’ultimo piano si trova una terrazza con zona fumatori. (Indirizzo: Calle de Atocha, 125, 28014, Madrid) .→(SOTTO TROVATE LA DESCRIZIONE DEI PIANI DELLA DISCOTECHA) .
MAIN FLOOR: House and Dance music. 1′ PLANTA: The Privee. 2′ PLANTA: Music Studio Karaoke. 3′ PLANTA: The Box – Funky / R&B music. 4′ PLANTA: Kissing room – Cocktail Bar by Bombay Sapphire. 5′ PLANTA: The Party zone. 6′ PLANTA: Mojito and Cuba Libre – Bacardi area. 7′ PLANTA: The Terrace – Lounge bar and smoking area.
Spesso è difficile trovarsi d’accordo su cosa fare la sera in modo da soddisfare ognuno ,soprattutto se siete un gruppo numeroso di amici . Non a tutti piace lo stesso genere di musica ma magari a tutti interessa andare a ballare per questo credo che il Kapital con i suoi 7 piani ,ognuno con un genere di musica ,sia la soluzione perfetta . In più se a qualcuno non interessa ballare ma vuole passare una serata più tranquilla la discoteca offre al 7 piano una terrazza molto grande con numerosi tavoli e divani dove è possibile sedere fare due chiacchere , bere un cocktail e fumare il narghilè.
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questa discoteca che dal fuori sembra un normalissimo locale ma una volta entrati dentro sembra di essere in un mondo fantascientifico è ricca di sorprese . Oltre ai numerosi piani , bellissimi sono anche gli effetti tra cui coriandoli,palloncini E L’animazione nella main room dove viene spruzzato un getto di fumo profumato e spesso dall’alto si esibiscono dei ballerini appesi al soffitto come si vede in foto . Per quanto riguarda il prezzo beh noi non pagammo niente perché quella sera chi entrava prima di 00.00 non pagava (ovviamente dipende dalla serata ) in ogni caso a cose normali il prezzo dovrebbe aggirarsi tra i 20-22 euro + 2 di guardaroba , mi raccomando di non dimenticare un documento , sono molto attenti i buttafuori , niente documento niente disocteca! . Il Kapital rimane vicino al centro non è molto lontano noi andammo a piedi comunque è facilmente raggiungibile anche con i taxi o magari scendendo alla stazione di Atocha mentre per il ritorno ci sono 3 fermate di bus notturni nelle vicinanze a Paseo del Pardo.
L’altra discoteca di cui vi parlerò invece è il FABRIK ( c/ Humanes Fuenlabrada, Madrid, Spagna ,+34 902 93 03 22) . qua cambiamo decisamente genere questa è perfetta per gli amanti del techno, noi per l’evento si contattò una ragazza da cui si presero le prevendite ( vi consiglio di contattare qualcuno sulla pagine fb in maniera che possa darvi le informazioni necessarie per la navetta , gli eventi e i prezzi ) noi si prese la navetta , andata e ritorno 5€ . Una discoteca bellissima ricca di effetti a 30m circa in macchina dal centro.
-PLAZA MAYOR-
Un altro posticino che assolutamente non potete farvi scappare è la Plaza Mayor che con l’avvicinarsi del Natale si trasforma in un grande mercato pieno di stand colorati, dove i cittadini e i turisti trovano ogni genere di statuetta del presepe, strumenti musicali natalizi, giocattoli e scherzi . Se anche voi visiterete Madrid nel periodo natalizio non potete non fermarvi a dare un’occhiata ai 104 carinissimi stand dipinti con un rosso molto natalizio e i tetti triangolari che ci fanno percepire al 100% l’atmosfera natalizia. Già nel XVII secolo la Plaza de Santa Cruz ospitava un mercatino di Natale in cui era possibile acquistare frutta e verdura, oltre a decorazioni e regali. Nel XIX secolo, la posizione si è stabilizzata in tale zona . Da allora, la Plaza Mayor è il mercato per la vendita di tacchini, torroni e dolci, mentre nella Plaza de Santa Cruz si concentrano gli stand di statuette del presepe, cornamuse, giocattoli e scherzi. Negli anni ’80, le tende delle bancarelle sono state sostituite da stand, un cambiamento importante che è rimasto fino ad oggi. Come dicevo prima La Plaza Mayor è una tappa obbligatoria anche per chi non visiterà Madrid nel periodo natalizio . E’ molto scenografica, con i grandi palazzi che la chiudono, gli ampi spazi e i tavolini dei caffè e dei ristoranti allineati. E’ lunga 129 metri e larga quasi 100; gli edifici che la circondano hanno tutti tre piani; 237 balconi si affacciano sulla piazza. L’edifico più importante della Piazza è la Casa de la Panaderia facilmente riconoscibile dagli affreschi (allegoria dello zodiaco) che colorano la facciata e dalle torri che la adornano. Da questo palazzo per secoli i reali spagnoli hanno assistito alle manifestazioni in loro onore ma anche alle corride, al carnevale e alle esecuzioni dei condannati. L’unico elemento che resta del palazzo originale è il portale Proprio di fronte c’è la casa della Carniceria. Si accede a Plaza Mayor attraverso nove porte; la più famosa e la più amata dai turisti e l’Arco de Cuchilleros . Nella Calle Cuchilleros ci sono alcuni dei ristoranti tradizionali più vecchi di Madrid; uno in particolare Sobrinos de Botin, è entrato nel Guinness dei primati come il ristorante più antico del mondo: è stato fondato nel 1725.
Plaza Mayor si trova giusto al centro della cosiddetta Madrid Asburgica. E’ facile arrivarci a piedi da Puerta del Sol. Se arrivate da una parte più lontana della città potete prendere il metro linea 1, 2,3, 5 Puerta del Sol o Linea 2 e 5, fermata Opera.
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-IL PARCO DEL RETIRO-
Dopo una mattinata passata tra i vari mercatini natalizi non c’è di meglio che concludere la giornata all’insegna della tranquillità quindi io vi propongo una bella passeggiata nel PARCO DEL RETIRO . Situato nel cuore di Madrid, le sue origini risalgono al regno di Filippo IV, quando fu costruito il palazzo del Buen Retiro su iniziativa del conte duca di Olivares. Durante il regno di Carlo III furono aggiunti l’Osservatorio Astronomico e la Fabbrica Reale di Porcellana del Buen Retiro. All’epoca di Ferdinando VII risalgono invece il molo d’imbarco dello stagno e la Casa di Fieras. Tra gli spazi più interessanti del parco vanno segnalati il grande stagno con il monumento ad Alfonso XII, la Casa di Velázquez, il Palazzo di Cristallo, il Roseto e il Parterre che ospita uno degli alberi più antichi di Madrid, il Taxodium mucronatum. Nel 1935 fu dichiarato Giardino di Valore Storico-Artistico. Spesso la gente, e soprattutto i turisti, si fermano nelle zone più famose: lo stagno con il grande monumento dedicato ad Alfonso XII, il Palacio de Cristal e il Parterre, che in verità sono anche le aree del parco che più preferisco. l’unica mia osservazione personale è che forse il parco in inverno non riesci a vivertelo a pieno in fatti nel laghetto in inverno non è possibile montare sulle barchette e nel palazzo di cristallo non è permesso entrare , ovviamente come tutti i parchi inizia a prendere vita dalla primavera. Però è troppo bello.
⇒Orario Dal 01 ott al 31 mar Da Lunedì a Domenica Da 06:00 a 22:00
Dal 01 apr al 30 set Da Lunedì a Domenica Da 06:00 a 00:00 INGRESSO: GRATUITO
⇒Metro: Linea 2: Retiro Renfe: Atocha Autobus: 1, 2, 9, 15, 19, 20, 28, 51, 52, 74 y 146
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-MUSEO DEL PRADO-
Il parco del Buen Retiro, sorge alle spalle del Museo del Prado quindi perché non andare a visitarlo? tra l’altro questo è uno dei musei più visitati dai turisti con la sua pregiata collezione di 8.600 quadri e oltre 700 sculture. ( vi consiglio di prenotare l’entrata al museo e una guida). Il 10 novembre 1819 apriva per la prima volte le sue porte il Museo del Prado. Grazie al sostegno di Maria Isabella di Braganza, moglie di Fernando VII, l’edificio che Juan de Villanueva aveva disegnato come Gabinetto di Storia Naturale ospitava finalmente una parte importante delle collezioni reali. Con il passare del tempo, le donazioni private e le nuove acquisizioni ampliarono i fondi della pinacoteca. Durante la Guerra Civile le opere d’arte furono protette dagli eventuali bombardamenti con sacchi di sabbia situati al piano terra del museo. Infine, su raccomandazione della Società delle Nazioni, la collezione fu trasferita prima a Valencia e successivamente a Ginevra, da dove fu riportata rapidamente a Madrid dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Oggi al suo interno sono esposte opere dei maggiori artisti italiani, spagnoli e fiamminghi. Se siete degli amanti dell’arte non potete perdervelo.
Indirizzo: Paseo del Prado, s/n28014 Telefono: 902 107 077 Metro: Atocha (L1), Banco de España (L2) Bus: 9, 10, 14, 19, 27, 34, 37, 45
Tariffe: Standard: 15 € Generale + copia della guida ufficiale: 24 € Ridotto: 7.50 € Gratuito: per visitare la Collezione del museo: Da lunedì a sabato dalle 18.00 alle 20.00; domenica e festivi dalle 17.00 alle 19.00 Tessera Paseo del Arte: Tariffa unica, 29.60 € Tessera annuale dei Musei statali spagnoli: Tariffa unica 36.06 € Orari Lun – Sab: 10.00 – 20.00 Domenica e festivi: 10.00 – 19.00 Chiusura: 1 gennaio, 1 maggio e 25 dicembre Giorni a orario ridotto: 6 gennaio, 24 e 31 dicembre, dalle 10.00 alle 14.00
-MISS SUSHI
–
Dopo una giornata stancante non c’è cosa migliore di rilassarsi e mangiare, fortunatamente è possibile fare entrambe le cose . Se anche voi come me e i miei amici siete degli amanti del sushi ho proprio quello che fa per voi . Ebbene si ! infatti non siamo riusciti a farcelo mancare neppure nella Capitale spagnola.Diciamo che ci siamo imbattuti nel ristorante MISS SUSHI quasi per caso ma e stato amore a prima vista , l’arredamento è curato nei minimi dettagli, tutto rosa e nero con una bella atmosfera , molto chic. Dal lunedì al venerdì per pranzo è possibile ordinare alla carta o scegliere dai menù da loro predisposti per 12 euro circa, comprese le bevande. La sera invece il menu’ è a la carte . La sera in cui siamo andati abbiamo preso tutti e 5 due piatti di noodles , 4-5 tipologie di sushi e il sushi dolce, RAGAZZI UNO SPETTACOLO! VI CONSIGLIO ASSOLUTAMENTE IL DOLCE . Noi prendemmo il sushi al tiramisu’ , banana e nutella , nutella e cocco e fragola e nutella , una delizia ! Sinceramente a fine pasto eravamo convinti di aver speso molto ma alla fine abbiamo speso solo 25€ a testa (piu’ l’acqua che come da tutti i ristoranti di sushi costa una sassata ) quindi alla fine dei conti non era altissimo il conto ansi .
⇒Restaurante Miss Sushi Santa Ana
Certificado de excelencia 2017 Calle del Prado, 2 28014 Madrid [email protected] 910 100 811
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-31 DICEMBRE / 1 GENNAIO-
Finalmente siamo arrivati al giorno tanto atteso , il Capodanno . Il cuore dei festeggiamenti del 31 dicembre è senza dubbio a Puerta del Sol, la piazza più grande e centrale, dove ci si raduna per attendere alla mezzanotte i dodici rintocchi del celebre orologio della Real Casa de Correos che segnano l’inizio del nuovo anno e, ad ognuno di essi, tradizione vuole che si mangi un chicco d’uva e si esprima un desiderio. La “cerimonia” è così famosa tanto che troverete facilmente da acquistare il sacchettino con gli acini, ma preparatevi ad un vero bagno di folla e pazzia. Da anni infatti si è anche diffusa l’usanza di presentarsi in piazza abbigliati in maniera stravagante e con enormi parrucche colorate , vedrete moltissimi di questi “parrucconi” aggirarsi per la città come se nulla fosse, ovviamente nulla vieta di adeguarsi allo stile! , infatti io e i miei amici comprammo al mercatino di natale strani cappelli da cowboy in più per la strada trovammo numerose persone travestite co buffe maschere di Obama o Putin .Prima dello scoccare della mezzanotte, è d’obbligo una cena a base dei piatti tipici della cucina spagnola in uno dei tanti ristoranti del centro: paella mista (anche se non è tipica di questa zona), frittata di patate (la famosa tortilla), l’ottima carne ed i salumi tagliati a mano… Il tutto innaffiato dal gustoso vino rosso della Castilla oppure da una deliziosa e rinfrescante Sangria In alternativa, potete “andare per tapas”, uno dei passatempo più diffusi in città. Le tapas sono piccole porzioni che accompagnano una bevuta: si entra in un locale, si ordina una “cerveza” e 1 o 2 piattini a scelta spendendo sempre meno di 10 euro… poi ci si dirige al locale successivo a provare altre specialità, e così via finché non si è sazi! Io e i miei amici quella sera invece andammo a mangiare in una taverna molto tradizionale , come tutti sanno il giorno di capodanno è importante prenotare il ristorante , ebbene noi non prenotammo ovviamente il ristorante era affollato ma nonostante ciò dopo una mezz’oretta di attesa riuscimmo ad entrare .
La taverna in questione era Taberna Alhambra vicinissima alla puerta del sol , noi qui mangiammo una grigliata mista di carne con delle salsine piccanti accompagnate da patatine , insalata e ovviamente sangria . Il servizio fu impeccabile ed in più si ebbe la fortuna di trovare un cameriere italiano simpaticissimo.Mi raccomando però cercate di avvicinarvi alla porta del sol fin dal pomeriggio per evitare di passare il capodanno in qualche stradina sconosciuta in quanto ad una certa ora i poliziotti chiudono le vie che accedono alla piazza. Per quanto riguarda i trasporti pubblici, in questi giorni gli orari cambiano. Ad esempio, la notte del 31 dicembre, gli autobus e la metropolitana interrompono il servizio prima del normale, mentre nella mattinata del 1 gennaio cominciano a funzionare più tardi. Inoltre, se si desidera prendere un taxi, è meglio prenotarlo in anticipo per telefono, in quanto all’alba del 1 gennaio la domanda di veicoli aumenta in modo considerevole. E quanto dura l’ultima notte dell’anno? Dura fino a quando il fisico resiste. E prima di andare a letto, per concludere la nottata, niente di meglio che recuperare le forze con una cioccolata in tazza con churros . Deliziosi! Il giorno dopo, il primo giorno dell’anno, potrete rilassarvi, in quanto i negozi sono chiusi e sono pochi i bar e i ristoranti aperti. Un passeggiata nel parco o un pomeriggio al cinema sono una proposta perfetta per questa giornata.
⇒ TABERNA ALHAMBRA :Calle Victoria 9 | Calle de la Victoria , 7 y 9, 28012 Madrid +34 915 21 07 08
-ULTIME TAPPE-
E’ naturale che quando si viaggia in gruppo è importante accontentare tutti , soprattutto i maschi che come appassionati del calcio non possono non andare a visitare uno dei migliori club calcistici . Ragazzi io non seguo il calcio ma devo dire che sia lo stadio che il museo al suo interno sono spettacolari. Lo stadio è accessibile in vari punti in più oltre a visitare il museo al suo interno è possibile passare dagli spogliatoi, sala conferenze e zona vip , veramente bello. Anche se non si è degli appassionati del calcio fa veramente effetto vedere tutte quelle coppe nel museo è quasi emozionante. Io vi consiglio di prenotare il biglietto prima di partire per la capitale su internet , il prezzo è di 25€ . Durante i giorni delle partite lo stadio è aperto 5h prima dell’inizio della partita mentre la sala dei trofei rimane aperta fino a 2h prima del calcio d’inizio.Il campo casalingo della squadra del Real Madrid sin dal 1947, uno stadio di serie A, ha ospitato innumerevoli incontri mondiali compresi i Mondiali del 1982 e varie finali delle coppe europee. Le principali attrazioni includono il tunnel per gli spogliatoi – dove hanno camminato giocatori acclamati come Sergio Ramos e Cristiano Ronaldo e la tribuna presidenziale dove si sono seduti molti dignitari per vedere una partita. Lo stadio Santiago Bernabeu prende il nome da uno dei primi allenatori del Real Madrid ed è riconosciuto come l’edificio che ha contribuito a lanciare la squadra nell’avanguardia del calcio europeo.Se si vuole gustare uno spuntino o un drink veloce (a proprie spese), lo stadio ha anche una caffetteria in loco che è possibile visitare. Il biglietto consente di trascorrere tutto il tempo che si desidera all’interno dello stadio durante gli orari di apertura.
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-MERCADO SAN MIGUEL-
⇒Plaza San Miguel, 28005 Madrid, Spagna
+34 915 42 49 36
⇒HORARIO:
L-M-M-D: de 10:00 a 24:00 horas J-V-S: de 10:00 a 2:00 horas
“Situato nel cuore del centro di Madrid, questo edificio è un mercato tradizionale (l’unico costruito in ferro che si è conservato nel tempo) che oggi respira modernità e offre prodotti di alta qualità. Qui potrete fare la spesa di tutti i giorni, partecipare ad attività e mostre, degustare prodotti, passeggiare, prendere qualcosa…”
Ecco questo è l’ultima tappa che vi consiglio , se vi va di fare un tuffo nelle tradizioni culinarie spagnole questo è il posto che fa per voi. Qui potete assaporare varie tipologie di tapas, jamòn, frutta ,dolci etc.. tipici spagnoli , di ottima qualità . L’unica pecca diciamo forse è il prezzo , io l’ho trovato un po’ caro. Il Mercato di San Miguel , è formato da 33 negozi che vendono prodotti squisiti e materie prime selezionate. Come detto precedentemente Punta a diventare un Centro di Cultura Culinaria che possa accogliere corsi, presentazioni, fiere…Grazie all’ampio orario d’apertura, è perfetto per lo svago diurno e notturno. Lo completano negozi come una libreria gastronomica, un fioraio e un negozio di design.È considerato Bene di Interesse Culturale nella categoria dei Monumenti. I lavori di costruzione, diretti da Alfonso Dubé y Díez, si conclusero nel 1916. E il posto che lo accoglie, Piazza di San Miguel (vicino alla famosa Plaza Mayor), è uno degli spazi più animati di Madrid.
-TEMPIO DI DEBOD-
Siamo arrivati alla fine , ho cercato di proporvi dei posti che una volta arrivati a Madrid non potete perdervi. Prima di salutarvi però voglio proporvi un’ultima meta, ovvero altri due posti molto belli da vedere, i luoghi in questione sono il tempio di debod. Uno dei monumenti più curiosi di Madrid. Situata per secoli in terre egizie, questa costruzione, che risale al II secolo a.C., è un regalo dell’Egitto alla Spagna.Il trasferimento di questo tempio, costruito per ordine del re Adijalamani, cominciò ad essere realizzato nel 1960, quando iniziò la costruzione della diga di Assuan. Nel 1968 arrivò a Madrid, dove può essere ammirato nel parco della Montaña, vicino alla piazza España. Qui è possibile ammirare uno dei pochi resti architettonici della civiltà egiziana completi, situati lontano dal paese d’origine. Il monumento, circondato da una bellissima fontana e da giardini, è il più antico della capitale madrilena e comprende un vestibolo, diverse cappelle e di una terrazza al piano superiore, e mantiene la decorazione originale negli interni.
⇒Orario:
Dal 01 apr al 30 set
Da Martedì a Venerdì
Da 10:00 a 14:00 Da 18:00 a 20:00
Festivi e Fine settimana
Da 09:30 a 20:00
Dal 01 ott al 31 mar
Da Martedì a Venerdì
Da 09:45 a 13:45 Da 16:15 a 18:15
Festivi e Fine settimana
Da 09:30 a 20:00
Giorni di chiusura: Lunedì
Giorni di chiusura: 1 e 6 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre.
Ingresso gratuito.
Calle Ferraz, 1 28008 Madrid .
-CONCLUSIONE-
Siamo arrivati al termine del viaggio a Madrid, che dire spero di avervi aiutato in qualche modo mostrandovi comunque le mete principali della capitale . Al prossimo viaggio, un bacione.
⇒ commentate , ditemi cosa ne pensate e se anche voi siete stati a Madrid e avete visitato i miei stessi posti.⇐
MW.
Capodanno a Madrid Vorrei iniziare descrivendomi una delle città spagnole che più mi è rimasta nel cuore . L'anno scorso io e le mie amiche, stanche delle solite feste, avevamo deciso di organizzare un viaggio per capodanno insieme ad altri nostri amici, ovviamente il Budget era scarso e non potevamo scegliere una città fuori dai confini Europei così tra vari consigli e ricerche abbiamo optato per Madrid e sinceramente non potevamo fare scelta migliore.
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17 GIU 2019 13:10
“ODIFREDDI? IO HO FATTO DELLE SCOPERTE, NON MI SONO LIMITATO A PARLARE DI SCIENZA PER DIRE QUALCOSA…” - IL MITOLOGICO ANTONIO ZICHICHI CERCA IL "SUPERMONDO". INTANTO SI TOGLIE UN MACIGNO DALLA COFANA: “TRA SCIENZIATI VERI CI SI CONOSCE, CI SI STIMA, ALTRO CHE QUELLI CHE BLATERANO DI SCIENZA SENZA AVER SCOPERTO NULLA… DURANTE LA GUERRA FREDDA GORBACIOV CHIESE IL MIO AIUTO E FECI DIVENTARE AMICI PERTINI E WOJTYLA. ETTORE MAJORANA? SI E' RIFUGIATO IN UN CONVENTO…”
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Roberta Scorranese per il “Corriere della sera”
Se esiste un universo parallelo non può che trovarsi tra via Marie Curie e via Democrito. È più o meno qui infatti che, in un piovoso pomeriggio ginevrino, i cancelli del Cern si aprono eccezionalmente di domenica e la cittadella europea della ricerca nucleare ci si consegna insolitamente spoglia, semideserta.
Poi però si arriva a un edificio cinerino, dove sin dal piano ammezzato tutto preannuncia un personale olimpo terrestre: attestati di merito alle pareti, targhe di cittadinanza onoraria conferite da Castrocielo o Trinitapoli, foto di medaglie al merito. È seguendo queste tracce di gloria incorniciata che si giunge a una stanza dominata da due scrivanie completamente sommerse da carte, formule, lettere, libri e appunti.
Professor Zichichi, che caos.
«È il minimo: sto cercando il Supermondo».
È da tanto che lo cerca?
«È la mia scommessa. Quando e se riuscirò a trovarlo dimostrerò che il mondo ha molte più dimensioni di quelle a noi familiari. E renderò l'estremo omaggio a Galileo Galilei».
Che lei considera l'anello di congiunzione (molto discusso) tra scienza e fede.
«Galilei era convinto che noi non siamo figli del caos, che esiste una logica rigorosa sottesa a tutte le cose del mondo. La sua umiltà lo portava a pensare che le leggi della natura sono le impronte di chi ha creato tutto questo. Perciò scienza e fede non sono contrapposte».
Sempre stato credente?
«Sempre. E nemmeno quando mi sono avvicinato ai più rigorosi processi scientifici, per esempio quando ho portato la prova sperimentale dell' antimateria nucleare, ho avuto cedimenti. Sono convinto che ci sia qualcuno di più intelligente di noi che ha fatto tutto».
Siciliano di Trapani, novant'anni il prossimo ottobre. Che infanzia ha avuto?
«Avevo un padre antifascista che mi aprì gli occhi quando i professori, a scuola, ci cantavano le meraviglie del duce. Un giorno tornai a casa, raccontai quello che ci diceva la maestra e papà mi disse: "Nino, non è vero niente"».
Poi la guerra, lo sbarco degli alleati in Sicilia. Lei dov'era?
«Nel fuoco dell'azione. Papà però ascoltava Radio Londra e così conoscemmo in anticipo le mosse degli alleati. Ci rifugiammo in campagna, mi ricordo benissimo la visione dei carri armati tedeschi che prendevano la ritirata. Maturava in me l'antifascismo che poi mi porterà, molti anni dopo, a coltivare una grande amicizia con Sandro Pertini».
Quando lui era già capo dello Stato?
«No, prima, a metà degli anni Settanta. Durante una conferenza, a Genova, dissi che per me il vero antifascista era stato lui, che durante il fascismo era in galera, non quelli che si improvvisano antifascisti dopo. Pertini mi telefonò e fu colpo di fulmine. Poi arrivò il '78».
Quando Pertini divenne presidente della Repubblica e Karol Wojtyla fu eletto Papa. La notte e il giorno, il socialista ateo e l'anticomunista viscerale.
«Esatto, e sa chi li fece diventare amici?»
Mi lasci indovinare: Antonino Zichichi.
«Io all' epoca stavo riabilitando Galilei. Pertini mi telefonò e disse: "Ma il nuovo Papa lo sa che lei ha un amico ateo?". Io riferii al Pontefice, che rispose: "Pertini la fede ce l'ha negli occhi". E tra di loro nacque un legame fatto di lealtà, discussione, reciproca comprensione».
Non era la prima volta che lei faceva da ponte tra i due blocchi della Guerra Fredda.
«E secondo lei chi fece incontrare i rispettivi consiglieri scientifici di Reagan e Gorbaciov per scongiurare un'escalation nucleare?»
Ancora Zichichi. E come ci riuscì?
«Tra scienziati veri ci si conosce, ci si stima, altro che quelli che blaterano di scienza senza aver scoperto nulla. Alzai il telefono e chiamai il sovietico Yevgeni Velikov, poi feci lo stesso con l'americano Edward Teller. Ma vuole che le racconti di quella volta che lo stesso Gorbaciov mi mandò un aereo a Ginevra?»
Per rapirla?
«Mi portò a Mosca in gran segreto e mi chiese di fare da tramite con la comunità scientifica americana per prepararla a un importante discorso che avrebbe tenuto e per smussare le controversie e le diffidenze. Da Mosca volai in California, incontrai Teller e gli dissi: "Quando parlerà Gorbaciov tu non dirai bau". Fu così».
Erano anni difficili.
«Eravamo seduti su una polveriera, ma ci rendiamo conto? L'Unione Sovietica dava i numeri ufficiali delle bombe nucleari in suo possesso ma Teller mi diceva: "Nino, secondo me ne hanno il doppio". Così, a Erice, nell'Ettore Majorana Foundation and International Centre for Scientific Culture che ho fondato, li presi tutti e due, Teller e Velikov, e dissi loro: "Ma siete matti? Qui saltiamo tutti". Velikov fece allora delle dichiarazioni distensive importanti e se ne andò dicendo: "Nino, speriamo che non mi mandino in Siberia per causa tua"».
Non mi dica che lei era presente al momento della sparizione di Ettore Majorana.
«No, però ho avuto un ruolo nel libro che ne ricavò Leonardo Sciascia. Lo scrittore venne da noi, a Erice, perché voleva indagare i rapporti tra Fermi e Majorana. Poi, dopo aver assistito alle nostre conferenze, decise di scrivere La scomparsa di Majorana . E andandosene mi disse: "Lui era un genio, se ha deciso di far perdere le sue tracce nessuno lo troverà mai"».
Secondo lei che fine ha fatto il fisico scomparso alla fine degli anni Trenta?
«Secondo me si è rifugiato in un convento. Io ho conosciuto il suo confessore, il vescovo Ricceri, il quale mi confermò che aveva avuto delle crisi mistiche. Altro che Argentina».
Professore ma lei è come Zelig, si trova sempre nel posto dove passa la Storia.
«Ripeto: tra scienziati veri ci si capisce e ci si cerca. Del resto se in Italia in tanti mi hanno sempre osteggiato è perché io la carriera l'ho fatta praticamente sempre e solo all'estero».
Però ha fatto l'assessore in Sicilia nella giunta di Crocetta. Esperienza breve.
«Tutti dicono che mi hanno cacciato: in realtà me ne sono andato io. Ho detto di sì solo perché Crocetta al telefono mi giurò che davvero voleva voltare pagina nella mia Sicilia. Io però ho presentato numerosi progetti, tra i quali quello dedicato ad Archimede».
E in che cosa consisteva?
«Doveva far conoscere a tutto il mondo il genio siracusano. Prevedeva borse di studio per giovani, un piano per dedicare strade, piazze e parchi ad Archimede, un museo».
Forse però era difficile lavorare da qui, dal suo ufficio al Cern di Ginevra.
«Ma questi erano gli accordi! Comunque, acqua passata. Del resto, dico sempre no: nel 2005 il centrodestra mi voleva candidare a sindaco di Roma e rifiutai, così come rifiutai una grande candidatura nel Nord Est. Io dico no alla politica ma dico sì alla società civile. Giro il mondo con le mie conferenze, ricevo attestati e cittadinanze onorarie, ho fatto decine di scoperte. Qui al Cern dirigo un progetto importante, il LAA, che adesso, appunto, lavora sugli esperimenti del Supermondo. Il resto non mi interessa, sono soltanto chiacchiere».
Due figli, Lorenzo e Fabrizio. Di sua moglie, Maria Ludovica, si sa pochissimo.
«Bellissima e molto intelligente. Biologa, lavorava in un importante gruppo di ricerca a Ginevra quando l' ho conosciuta. Poi ci siamo sposati e lei ha deciso di lasciare il lavoro. Pensi che quel gruppo poi ha vinto il Nobel».
Be', lei deve molto a sua moglie, non crede?
«A mia moglie devo tutto: mi sono occupato poco della famiglia, lei ha pensato a ogni cosa. Io non so nemmeno scegliermi una cintura. Pensi che cerco il Supermondo ma non ho ancora imparato come si abbina una cravatta».
Però negli anni ha affinato le provocazioni: un suo articolo sul «Giornale» nel quale metteva in dubbio l'emergenza climatica ha scatenato un finimondo.
«Io non dico che il clima non sia un'emergenza, anzi. Ma dico che i modelli matematici con decine di parametri liberi ai quali si affidano i climatologi sono una perdita di tempo e soldi. Non è una questione ideologica, ma è una questione matematica: vorrei che queste ricerche fossero più accurate e per questo ci vogliono esperimenti, attività di laboratorio».
Oggi, a novant'anni, di che cosa ha paura?
«Dell'istinto dell'umanità verso l'autodistruzione. Vede, non è detto che quelle famose bombe nucleari della Guerra Fredda non possano tornare. La Nord Corea non mi spaventa, mi spaventa il nostro Occidente».
Professore, dopo tanti anni ha voglia di fare lei un gesto di distensione nei confronti di Piergiorgio Odifreddi che nel 2003 scrisse «Zichicche», facendo dell'ironia nei suoi confronti, cosa che lei non ha mai perdonato?
«No, perché io ho fatto delle scoperte, non mi sono limitato a parlare di scienza per dire qualcosa. E prometta: se lei in questa conversazione non ha capito qualcosa, non la scriva».
Promessa mantenuta: il Supermondo resterà un mistero anche dopo questa intervista.
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00:35
L’ultima volta che l’ho visto è venuto fuori di scuola, 5 minuti scarsi, il giorno in cui si è lasciato alle spalle la Sardegna. Mi ricordo che non riuscivo a smettere di abbracciarlo, mi staccavo e gli avvolgevo di nuovo le braccia al collo compulsivamente, mi mancava da morire sentirle, sentire casa. Ero emozionata, credo mi sia scesa anche una lacrima, gli ho detto "Scusami, non riesco a smettere di abbracciarti, è come se non fosse mai abbastanza". Lui ha riso e mi ha detto "ma smettila", con il suo fare leggero e giocoso che sembrava far passare tutto il resto in secondo piano. Mi ha fatto promettere di impegnarmi quest'anno, e molte volte mi sono alzata dal letto solo per tenere fede a quella promessa. Lui però, la sua, non l'ha mantenuta. Ma in fondo lo capisco, si è fatto una nuova vita e il capitolo "Sardegna" doveva chiudersi, doveva farlo per forza. O almeno, il capitolo "Myriam" doveva chiudersi. Ne andava per il suo bene. Una delle cose che mi ha fatto tenere duro quando iniziava a sgretolarsi tutto era il ricordo di una delle ultime serate da soli, eravamo in macchina con i finestrini abbassati, stava iniziando il caldo. Stavamo parlando di noi e ad un certo punto è come sbottato, anche se con la sua solita calma, ha iniziato a dirmi che era quello che dovevo capire, e cito testualmente: dovevo capire che lui preferiva mille volte una serata con me dalle 16 alle 20, piuttosto che stare in giro fino a tardi con persone che non significavano nulla. Quello è stato uno dei momenti in cui ho davvero sentito la nebbia uscire dalla mia mente, ho finalmente avuto la testa libera e pronta per dargli tutto l'amore che avevo in corpo. Perché è l'unica cosa che so fare, darlo a persone speciali, l'amore. Non so stare in una relazione, mi vengono i brividi anche solo a pensare di essere "la fidanzata di-". Ma non era questo il discorso. Un altro momento che ogni tanto mi torna in mente è una sera, sempre in un altro parcheggio, gli ho voluto far leggere un pensiero che avevo scritto per lui in uno dei miei momenti 'strani', come li chiamo io. Erano le 18 ma era già buio, era novembre forse? Non ne ho più idea, sto iniziando a dimenticare questi dettagli e la cosa mi spaventa. Comunque sia, eravamo in macchina, cantando a squarcia gola e ridendo come due stupidi, gli do il telefono e gli dico di leggere. Esco dalla macchina ridendo perché avevo vergogna, e mi dice "dai stupida, torna qua". Allora inizia a leggere, ed arrivato a un punto gli scende una lacrima. Poi un'altra, e un'altra ancora. "Ma.. Pupii.." non ci credevo, ho provato ad abbracciarlo ma non l'ha fatto fino a quando non ha finito di leggere. In quel momento avevo due cose in testa, forse tre: La prima, ho pensato che eravamo, siamo identici. Gli sono scese le lacrime nell'esatto punto della "lettera" in cui sono scese a me rileggendola prima di dargliela. Esattamente lì. E oltre questo, che può essere anche molto relativo, mi ha colpito il fatto che quando gli sono scese le lacrime non ha voluto essere toccato. È un vizio che ho anch'io, ogni volta che mi faccio male, o che cado, o che mi emoziono o che faccio qualsiasi cosa fuori dalla mia sfera emotiva, non voglio essere toccata fino a quando non mi rimetto in sesto da sola. Respingo in automatico, non ci penso nemmeno, sono così fin da piccola. Lì mi sono resa conto che la forza che avevo io e quella che aveva lui, insieme erano una potenza assurda. L'essere cresciuti e sopravvissuti in un clima dove si era sempre "uno contro tutti", e poi trovare una squadra vera, ma vera sul serio, è stato qualcosa di sconvolgente. Quando ci siamo conosciuti non avrei mai e poi mai immaginato quanto amore e dolore sarei arrivata a provare. In uno dei primi sabati col gruppo mi aveva sentito canticchiare una canzone di Michael (anche molto sbadatamente, non pensavo nemmeno qualcuno mi sentisse o lo conoscesse) e siamo entrati subito in sintonia, anche quando il gruppo si era diviso in due, io in uno e lui nell'altro, e mentre tutti si odiavano quasi a volersi veder morire a vicenda noi fermavamo i due gruppi per salutarci, anche con le ramanzine da parte degli altri dopo. Non so esattamente come le cose hanno iniziato a precipitare, ricordo però quando non c'era niente di sbagliato, quando ero felice con lui e quando sapevo fermamente che lui era felice con me. Aprile 2017, iniziava il caldo e avevamo deciso di vestirci eleganti, senza un motivo preciso, ci piaceva stare così insieme. Saremmo dovuti andare alla corte perché non c'ero mai andata, ma alla fine non abbiamo fatto in tempo perché ha iniziato a piovere ed ha fatto ritardo per colpa del padre. Ero alla fermata della metro al policlinico che lo aspettavo, avevo già preso i biglietti dell'arst per entrambi. Mentre era in metro arrivando eravamo in chiamata, e ridevamo come al solito, aspettando di vederci per farci la "sorpresa" (non ci eravamo detti come eravamo vestiti, non del tutto almeno). Mi ricordo che mi ha detto "Guarda, ti dico solo che papà mi ha regalato le sue cravatte Alviero Martini, poi mi vedrai.. Non ti dico altro" e appena è sceso dalla metro ci siamo guardati e fatti i complimenti per almeno 10 minuti buoni, ridendo e abbracciandoci come se ci conoscessimo da una vita e non ci fossimo visti per anni. Non credo di essere mai stata più felice e senza pensieri nella mia vita. Per non sprecare i biglietti siamo andati a sestu, in una gelateria (e il gelato era buonissimo). Abbiamo passato la serata lì, ridendo davvero tutta la sera, ed è proprio quel giorno che abbiamo "ufficializzato" di essere migliori amici. Aveva lo sguardo felice, era davvero sereno e non abbiamo smesso di sorridere un minuto. Mi ricordo che mi aveva fatto vedere la chat con una persona che diceva cose un po' così su di me, ho visto che gli aveva risposto con un audio e gli avevo chiesto se potevo ascoltarlo, mi aveva risposto "certo" e nell'audio diceva "Veramente Myriam Penny come dici tu non è una xx, è la mia migliore amica quindi ti conviene stare attento a come ne parli" e mi ero emozionata tantissimo, lui ha visto la faccia che ho fatto e gli occhi lucidi (lo stavo ascoltando col telefono vicino all'orecchio) e mi ha detto "Cosa? Perché sei emozionata, cos'ho detto? Non mi ricordo ahah" e gli ho detto "Niente.." e l'ho abbracciato. Era la prima volta che sentivo qualcuno difendermi sul serio, fino a quel momento nessuno l'aveva fatto. È una sensazione stupenda quando vedi che qualcuno è pronto a prendere le tue parti anche per una cosa stupida. Quando è iniziato a finire tutto mi sentivo soffocare, stavano tornando tutte le paure che avevo soppresso e il silenzio e l'aspettare per ore i suoi messaggi hanno giocato davvero un brutto scherzo alla mia ansia, e ne risento ancora. Non so dire quante volte mi sia svegliata con gli attacchi di panico perché sognavo lui con qualcun altro, o io in mezzo a una folla che si prendeva gioco di me. Nella chiamata dove mi diceva dello "scherzo" l'anno scorso, esattamente quella in cui si è messo a ridere dicendo di non esagerare quando gli dissi che non avevo mai sofferto per qualcuno, mi aveva detto che mi ignorava di proposito e che stava "aspettando che sbottassi per litigare, che lo prendessi a urla, ma non arriva, non arriva". Ed è esattamente il riassunto di quello che ero e che non so se sono ancora. Tenevo tutto dentro a costo di urtare la mia mente, anche se sapevo di avere ragione, ho sempre aspettato e aspettato senza fare mai nulla. Ora forse sono tutto l'opposto. Se qualcuno non mi risponde per ore mi viene il mal di stomaco, ho il pensiero fisso che si siano stancati di me, che mi trovino immatura, infantile o che non sia abbastanza per i loro standard. Sono sempre convinta di essere quella che ci mette più cuore, ed è anche per questo che per mesi mi sono sentita spaesata, perché quando hai un punto fisso puoi uscire e fare amicizia con chiunque, puoi avere tantissimi amici e avere l'illusione di avere una vita sociale davvero bella, tutto questo fino a quando quel punto fisso esiste. Perché alla fine della giornata non sono quelle 20 o 30 persone che vedi una volta ogni mai, o che ti salutano per la strada a darti la buonanotte con la certezza di avere un buongiorno il giorno dopo, ma sarà lui. Una volta perso, mi sono sentita piccola piccola ancora una volta. Ero una bambina di nuovo, ero tornata al 2014 tutto in una volta, quando ho perso la mia nonna. In quel momento ero piccola davvero, e tutta la mia serenità ruotava intorno a quella donna. Quando se n'è andata sono crollata in un modo assurdo per la prima volta da sola, conoscendo la depressione e la solitudine vera per la prima volta. Con la rottura della famiglia e tutto il carico che aveva lei rivoltato sulle mie spalle. Esattamente come mi sono sentita 4 anni dopo, quando chi ho realizzato di aver perso era lui. Ero di nuovo fragile ed il mio mondo era crollato un'altra volta. Non ne ho mai parlato così a fondo con nessuno e non credo lo farò mai, ho paura a mostrarmi vulnerabile ancora. Con manu ne ho parlato tante volte, ma ho sempre cercato di stopparmi e cambiare discorso il prima possibile, sapevo che non ne poteva più di sentirmi parlare di lui e mi sentivo a disagio a continuare a farlo. Anche se a volte spero che qualcuno mi chieda di raccontargli di noi, dei momenti belli e di quelli brutti, delle cose che abbiamo fatto insieme e di come è riuscito a spezzarmi il cuore e ricucirlo un milione di volte, lasciandolo spezzato per l'ultima volta. Vorrei raccontare di come mi piaceva il suo profumo e di come mi prendeva in giro per le canzoni dei dari, della sua vocina stupida e di tutte le volte che si è mostrato per tutta la sua fragilità a me, cosa che non fa con nessuno. Vorrei raccontare della nostra prima cena fuori, dei messaggi dove diceva che aveva paura di perdermi e dello shopping insieme. Degli orari strani e delle canzoni di gigi d'alessio che cantavamo insieme. Di come mi faceva ridere da morire la canzone mononota e di lui che rideva perché faceva ridere a me. Vorrei raccontare un sacco di cose e vorrei vivere ancora un milione di esperienze con lui, vorrei poter dire che credo che prima o poi sarà come prima, ma sono troppo realista per farlo. Riconosco a me stessa di avere le spalle di ferro, so bene che non ci cascherei ancora. Se mi cercasse di nuovo per prenderci un caffè probabilmente accetterei, ma con grazia. Voglio dire, non farei mai come abbiamo fatto a settembre. Non ci spererei ancora e fondamentalmente andrei solo per sentire delle scuse che mi merito e per mantenere un rapporto civile, credo di meritarmi almeno quello. Andrei lì senza rabbia e guardandolo capirebbe che ha perso una cosa davvero meravigliosa. Lascio alcune foto giusto per concludere, perché non spenderò un'altra parola su di lui su questo profilo. È davvero il momento di lasciarmi andare, anche con tutte le cose non dette e quelle che non riesco ancora a scrivere, prima o poi ci riuscirò e sarà solo un'altra vittoria. Ora non ho un punto fisso da un'anno e mezzo quasi, ma so esattamente cosa cerco, e non mi accontenterò di nulla fino a quando non avrò esattamente ciò che mi rende felice. In fondo mi piace considerarmi come una scrittrice, dopo tutto chi se non io potrebbe scrivere il mio lieto fine? 01:47
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stamattina ho speso 50 euro per un vestito di carnevale -cinquanta.euro- e poi presa dal senso di colpa ho pensato di rubarli e forse l’avrei anche fatto ieri ho speso altrettanto per una borsa che non mi serviva e ho speso ore e ore a cercare maschere per il viso come un’invasata davanti al pc. cosa vi pare di questa compulsione? e se invece la raccontassi così: tra pochi giorni parto, carnevale a Cadiz, incontrerò lì tutti i miei amici sparsi per la Spagna e avevamo deciso di fare un travestimento di gruppo “le principesse Disney” e io ci tenevo, amo molto travestirmi più di quanto mi sia mai concessa di credere; la borsa è stato un colpo di fulmine perché l’avevo vista indosso ad una ragazza a Parigi, una ragazza così leggera e elegante, non era una di quelle solite borse giuste e alla moda, poi l’ho rivista sulla mensola di una dottoressa in ospedale e ho incominciata a crearla nella mia realtà e infatti ieri sono entrata in una friperie e l’ho vista lì, vera pelle, mantenuta bene nonostante il secondhand, di una marca costosa..un affare! ed era lì come se l’avessi messa io; e infine la maschera.. vedere la mia pelle piena di cicatrici dopo questi 4 anni di acne non è facile, vorrei esistesse la formula magica in una crema che è recensita con 5 stelline, vorrei prendermi cura del mio viso e il solo pensiero di stenderla sulle guance mi reca un sollievo interiore. ecco.. guardatemi ora, con la lente profonda. tutto l’ovvio apparente non esiste. Eppure la storia è davvero doppia, la psiche si sdoppia, la compulsione si insinua in quei momenti della vita in cui si ha bisogno di cecità. cosa nasconda tutto questo mio affanno verso cose da poco -perché rimangono tali- lo riesco a scorgere da lontano, una nuvola grigia sopra un campo di grano. sento le mie solitudini e i miei vizi odiosi. ora so che non sono la superdonna ma l’eremita incallita o forse anche qui la psiche si sdoppia. e non conosco il confine, quando mi proteggo? quando voglio allontanare? quando spingo via solo per il ritorno elastico? quanto e quando la mia vita è una performance innestata da altri? quando la mia compulsione è un bisogno di carezza o una detestabile nevrosi perché la mia vita si distanzia dal mio disegno. E infine è davvero falso/vero il dualismo? un anima che comprenda tutto...
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Miraculous Heroes - capitolo 8
Indice dei capitoli: Miraculous Heroes
Tikki si svegliò, avvertendo la presenza di Plagg: era strano che il kwami nero giungesse fino a casa di Marinette da solo, ma dubitava che a quell’ora della notte il giovane facesse visita alla sua signora; attenta a non svegliare la ragazza, volò oltre la botola e osservò il piccolo terrazzino leggermente illuminato dalla luce lunare. Plagg era seduto sulla balaustra di metallo, il musetto rivolto verso l’alto: «Non è da te venire solo.» mormorò Tikki, planando al fianco del compagno e osservandolo: «Anzi, tu non vieni mai da solo e se vieni è solo perché Adrien si trasforma.» «Volevo parlare di alcune cose.» dichiarò Plagg, voltandosi verso di lei e abbozzando un sorriso: «Ma con quel gatto in calore è un po’ difficile.» Tikki ridacchiò, portandosi una zampina al musetto: «Ma non sono le femmine che vanno in calore?» «In ogni caso, quello ha gli ormoni a mille.» sbuffò Plagg, scuotendo il capo: «Tu lo vedi solo quando è con lei, non sai com’è…» si fermò, muovendosi a disagio: «…da solo.» «Eppure dovresti esserci abituato, quanti Chat Noir adolescenti hai avuto?» «Nel passato erano molto più tranquilli di questo.» Tikki sorrise, alzando il faccino rosso verso il cielo e socchiudendo gli occhi alla brezza notturna: «Perché sei qui, Plagg?» Il kwami nero rimase in silenzio, abbassando lo sguardo e osservando i pochi che si avventuravano per la città addormentata: «Secondo te, Fu ci ha detto tutto?» «In che senso?» «Non so. E’ come se ci fosse qualcosa che dovremmo sapere…» «Riguardo a Coeur Noir?» «Sì. Mi sento come se fossimo in bilico su qualcosa: possiamo cadere ma anche non farlo.» «Siamo poetici stanotte.» mormorò la kwami, soppesando le parole dell’altro: «E’ una sensazione che ho anch’io: Coeur Noir, secondo te, potrebbe essere…» «No. Assolutamente no. E’ morta da tempo ormai.» «Ma non lo sappiamo per certo.» «Tikki no!» «E se fosse davvero lei?» Plagg si alzò, posando le zampette sulle spalle dell’altra e fissandola negli occhi: «No. Sappiamo benissimo che è impossibile: non è lei, Tikki.» La kwami rossa sospirò, annuendo con la testa: «Sì, hai ragione. Non può essere. Scusami, Plagg.» «Tranquilla, Tikki.» Sbadigliò, osservando i video sul web dei due eroi cittadini: il suo gigante di ghiaccio, il suo golem, i suoi cristalli neri… Tutti distrutti da quei due. «Ladybug e Chat Noir…» mormorò, accarezzando l’immagine dei due eroi: «Mi chiedo se saprete battere anche il mio prossimo giocattolino.» «Ti vedo felice.» commentò Tikki, osservando la ragazza che si stava preparando, canticchiando la canzone di Jagged Stone, che proveniva a tutto volume dalle casse del pc. «Stanotte ho preso una decisione.» decretò Marinette, prendendo un vestito dall’armadio e provandoselo, gettandolo poi sul fondo del mobile e afferrandone un altro: «La mia indecisione, il mio imbarazzo costante…beh, tutto viene perché ho paura, no?» La kwami annuì, osservandola scartare un altro abito. «E quindi mi sono detta: perché avere paura di questi sentimenti? Io amo Adrien, Adrien ama me e…» si fermò, muovendo la mano destra nell’aria: «beh, tutto verrà da sé.» «Marinette…» mormorò Tikki, volteggiando nell’aria e poi fermandosi davanti al volto della ragazza: «Sono così fiera di te…» «C’è veramente poco da essere orgogliosi: guarda quanto tempo ci ho messo per prendere questa decisione.» «Ma l’hai presa!» «Bisogna vedere quanto durerà questa mia sicurezza.» «Ogni volta che hai preso una decisione così, l’hai sempre mantenuta. Ricordatelo.» «Grazie, Tikki.» Licenziato. Wei osservò la busta che conteneva il suo ultimo stipendio, sapendo che con quei soldi avrebbe dovuto vivere finché… Beh, finché non avrebbe trovato un nuovo lavoro. Fantastico. Meraviglioso. L’alternativa sarebbe stata tornare in Cina, ma non voleva nemmeno pensarci: la vita là era anche peggiore. Doveva solo trovare un lavoro. Tutto lì. E ci sarà stato qualcuno che voleva un ventenne cinese, che parlava malissimo francese, ma in compenso lavorava come un mulo? Sospirò, alzando lo sguardo da terra e osservando un anziano signore camminare nella sua direzione: il passo era tremolante e la presa sul bastone incerta; lo vide vacillare e, senza pensarci, corse e lo afferrò prima che rovinasse a terra: «Bene sta?» scosse il capo, cercando di ricordare come si diceva la frase corretta: «Sta bene?» L’uomo, di sicuro cinese come lui, gli sorrise ringraziandolo calorosamente: «Posso andare?» mormorò Wei, incerto sul suo francese: «Può arrivare a casa?» «Certo. Grazie mille, giovanotto.» Il ragazzo annuì, riprendendo la sua strada e ignorando lo sguardo d’interesse del vecchio. Fu sorrise, fissando il ragazzo che lo aveva appena aiutato. L’aveva trovato. «Bro, ti prego, non lasciarmi.» Adrien sospirò, alzando gli occhi al cielo e tirando fuori una camicia dall’armadio: «Nino, seriamente, è la tua ragazza.» «Sì, lo so.» «E mi spieghi perché dovrei venire anch’io?» «Perché ho paura di quello che potrebbe farmi se siamo soli?» «Cosa potrebbe farti?» bofonchiò il biondo, gettando un’occhiata a Plagg che, tranquillo, si sbaffava l’ennesima scatola di camembert: «Stuprarti?» Silenzio. Adrien scosse il capo, attivando il vivavoce e iniziando a vestirsi: «Pensi che lo farebbe veramente?» domandò Nino dall’altro capo, con la voce strozzata. «Dipende. Dove andate?» «Non abbiamo deciso niente, pensavamo…» il ragazzo si fermò, schiarendosi la voce: «…beh, di fare un giro e poi andare in un locale. Qualcosa di molto semplice.» «Non pensare a quello che ti ho detto io, allora.» sentenziò Adrien, osservando la sua figura allo specchio e scuotendo il capo, prendendo una nuova camicia e ignorando il commento che Plagg bofonchiò: «Andrà tutto bene, fidati.» Sentì un sospiro dall’altro capo: «Massì, cosa vuoi che succeda.» Wayzz volò fino all’ingresso, osservando il maestro rientrare: «Posso sapere dov’è andato?» domandò, incrociando le zampette e seguendo l’anziano fino al grammofono: «E posso sapere cosa sta facendo?» «Coeur Noir è una minaccia.» «Lo so.» Fu si voltò verso il kwami, azionando il meccanismo e aspettando che lo scrigno dei Miraculous uscisse: «Io non posso più tenere questo.» dichiarò, alzando il polso e mostrando il bracciale al kwami: «E’ tempo che mi metta da parte e che ci sia un nuovo portatore.» «Maestro, non può…» «Sarò una guida per tutti voi.» sentenziò Fu, senza guardare il kwami: si tolse il monile e si voltò, in tempo per osservare Wayzz sparire in una sfera di luce: «Perdonami, Wayzz, per non avertene parlato prima.» mormorò, carezzando la pietra verde e poi prendendo una scatolina nera: adagiò il bracciale della Tartaruga al suo interno, facendo scivolare le dita sul monile e sorridendo mestamente: «Sei stato un fidato compagno, in questi centonovant’anni. Ma è tempo che tu abbia qualcuno più giovane al tuo fianco.» «Andrà tutto bene…» bofonchiò il biondo, seduto a gambe incrociate, mentre poggiava la guancia contro il pugno chiuso e osservava ciò che gli si parava davanti: «Seriamente, quanto posso essere sfortunato per questo?» sbottò, indicando il mostro di sabbia che stava creando caos per la strada. Ladybug sorrise al suo fianco, allungando la mano e accarezzandolo sulla testa: «Non per girare il coltello nella piaga, ma…» «Sì, sì. Lo avevi detto.» «Il film salterà, ma possiamo andare a bere qualcosa, no? Possibilmente qualcosa di caldo.» «Se vuoi qualcosa di caldo ci sono io, my lady.» La ragazza s’inginocchiò davanti al giovane, sorridendo e posandogli un dito guantato di rosso sulle labbra: «Lo so, micetto. Ma al momento abbiamo un nemico da sconfiggere…» «Sbaglio o qualcuno sembra aver preso sicurezza? domandò Chat, issandosi a sedere e sgranchendosi i muscoli delle spalle: «E non intendo solo perché sei Ladybug, al momento.» «Ti ricordi di quando andavamo al college e iniziai a parlarti in modo normale?» «Perché? C’è mai stato un momento in cui non balbettavi o creavi parole assurde?» «Bene. Bello, sapere che il coraggio che mettevo nel parlarti non funzionava.» «Sto scherzando, my lady.» dichiarò Chat, sorridendo: «Sì, ricordo che a un certo punto hai iniziato a parlarmi in modo semi decente…» «Ecco, ieri ho preso una decisione simile a quella che presi in quel periodo.» «Ovvero?» Ladybug sorrise, voltandosi verso di lui e guardandolo negli occhi: «Non voglio più essere intimorita da quello che provo per te.» L’eroe le sorrise, passandole un braccio attorno alla vita e tirandola verso di sé: «Mi piace come decisione.» dichiarò, chinando la testa e sfiorando le labbra con le sue; la sentì posare una mano sulla sua spalla, allungandosi per poter baciarlo meglio: la convinse ad aprire le labbra, approfondendo il bacio, mentre le mani di lei scivolavano dietro il collo e lo stringevano. «Ah. Adesso è così che combattete i nemici?» domandò una voce divertita che, entrambi, conoscevano bene: si staccarono velocemente e si voltarono verso Volpina che, dalla cima del tetto ove stavano, li fissava divertita: «Ciao LB. Micetto, è sempre una gioia per gli occhi incontrarti.» «Volpina.» mormorò Ladybug, mentre l’altra saltava e atterrava a fianco dell’eroina parigina: «Qual buon vento?» «Te l’ho detto: conta su di me.» dichiarò la ragazza, indicandosi e facendole l’occhiolino: «Se c’è un nemico, Volpina ti aiuterà!» «Grazie.» «E poi io non cerco d’infilarmi nella tua tutina, il che vuol dire tanto.» «Ti odio.» dichiarò Chat, fissando male la ragazza in arancio e bianco, che ricambiò il sorriso divertita: «Sei sulla mia lista nera, volpe.» «Oh. Ho fatto arrabbiare il gattino nero. Come farò adesso? Come potrò sopravvivere a ciò?» «Io ti…» «Fermatevi! O vi lego da qualche parte.» «My lady…» «Insieme!» «Giuro, non potrei sopportarlo per più di due secondi.» Volpina indicò Chat, scuotendo il capo: «Tu mi hai illuso quattro anni fa! Sembravi il principe azzurro e invece sei…» «Un modello, ricco, bello? Ah, e non dimentichiamoci: supereroe, idolo delle folle…» buttò lì Chat, sorridendo affabile e evitando il colpo con il flauto che Volpina aveva provato a infliggergli. «Ora basta! Possiamo andare a occuparci di quella cosa là?» domandò Ladybug, indicando la figura umanoide fatta di sabbia che, ancora, distruggeva la strada sottostante. «Disse quella che, fino a pochi secondi fa, aveva la lingua infilata nella sua bocca.» commentò Volpina, indicando l’eroe in nero e saltando poi giù dal tetto. «Io avviso: se per caso la colpisco con il mio potere, non l’ho fatto apposta.» Wei si sdraiò sul divano, socchiudendo gli occhi. Che giornata inconcludente. Aveva sperato di poter cercare lavoro ma la città era stata bloccata per via di un attacco e, così, era stato costretto a tornare a casa. Bene. Fantastico. Si voltò, notando solo in quel momento la scatola nera poggiata sul piano della sua cucina. Non era sua. Non l’aveva mai vista. Si alzò, avvicinandosi e studiandola: era in legno scuro, laccato di nero, e un simbolo rosso era inciso sul coperchio. La prese fra le mani, costatandone il peso e poi, spinto dalla curiosità, l’aprì, venendo avvolto da una strana luce che lo costrinse a chiudere gli occhi; quando li riaprì, uno strano esserino verde era a mezz’aria di fronte a lui. «Maledetto Fu! Ma tanto prima o poi ci rincontreremo e potrò dirti tutto quello che penso.» sbuffò l’affarino, fissando poi lo sguardo su di lui: «Il mio nome è Wayzz e sono un kwami.» Volpina sorrise, osservando Ladybug aspirare il mostro di sabbia, dopo che i loro attacchi erano andati a vuoto: «Utile il Lucky Charm.» constatò, ruotando il flauto lungo e sorridendo alla ragazza: «Ha fatto apparire un aspirapolvere.» «Per una volta…» sentenziò la ragazza, finendo di aspirare il tutto con l’apparecchio portatile che il suo potere aveva materializzato, lanciandolo poi per aria e riportando tutto alla normalità: «Di solito non è così efficiente, diciamo.» «Ah no?» Ladybug scosse il capo, avvicinandosi al suo partner: «Chat ne sa qualcosa, vero?» «Come dimenticare le biglie, l’asciugamano, poi cos’altro hai tirato fuori dal tuo cilindro? Ah sì, la lacca, la scatola da scatola da scarpe…» si fermò, scuotendo il capo biondo: «Una lista infinita di oggetti assurdi.» «E adesso che si fa?» «Tu non lo so.» decretò subito Chat, indicando l’eroina vulpina: «Noi abbiamo un appuntamento.» «Tranquillo, micetto. Non voglio rovinare il tuo rendez-vous.» «Lo spero bene.» «Ci vediamo lunedì a scuola, LB. Micetto.» dichiarò la ragazza, balzando via e lasciando i due da soli. «Non la sopporto.» «Ma come? Non eri tu…» «Non ricordarmi cosa ho detto in passato. Ora non la reggo.» dichiarò il ragazzo, imbronciandosi e incrociando le braccia, fissando male il punto in cui Volpina era sparita, mentre Ladybug ridacchiò, scuotendo il capo corvino: «Che c’è?» «Tu non hai idea di quanto sei adorabile quando fai così.» «Meraviglioso. La mia ragazza pensa che io sia adorabile.» «Ehi, è un complimento!» «Adorabile è un complimento se rivolto a te.» sbuffò Chat, saltando sul tetto e venendo immediatamente seguito dalla ragazza: «Ma se rivolto a me…» si fermò, balzando in uno dei vicoli sottostanti e sentendo la trasformazione sciogliersi: «…beh, è sminuirmi, my lady.» concluse, alzando la testa e osservando l’eroina. Ladybug alzò gli occhi al cielo e sbuffò; poi saltò e, come per Chat, anche la sua trasformazione si concluse: «Cosa dovrei dirti allora? Che sei bello, tremendamente sexy e che, per non so quanto tempo, ho avuto problemi anche solo a dirti: “Ciao, figone, sono Marinette e vorrei invitarti al cinema, ma sono talmente innamorata di te che non riesco a parlarti senza che la mia bocca”?» «Mh. Sì, direi che così è meglio.» «Scusatemi.» mormorò Plagg, fluttuando fra i due: «Odio davvero interrompere questi momenti in cui gli ormoni si librano in volo e tutto quanto, ma qua noi abbiamo fame.» «Maledizione!» tuonò, osservando la sua creatura venire aspirata. Aspirata. Strinse le mani a pugno, sentendo le unghie conficcarsi nella carne. Un altro esperimento. Un ultimo tentativo. Adrien abbozzò un sorriso alla cameriera che lo guardava stranita, sperando che con quello ignorasse l’ordine di formaggio e caffè: «Ah, può mettere solo Camembert?» «Solo Camembert?» «Sì.» «Camembert?» «Già.» «E’ possibile avere anche un po’ di biscotti?» mormorò Marinette, intromettendosi e sorridendo dolcemente alla donna: «assieme al mio latte. Grazie.» La donna annuì, osservando poi Adrien e andandosene borbottando qualcosa: «Non potevi mangiare biscotti come Tikki?» piagnucolò il ragazzo, guardando male il kwami che faceva capolino dalla tasca: «O qualcosa di più normale.» «Voi miscredenti non capite la bellezza del Camembert.» «L’unica cosa che capisco di quel formaggio è che puzza. Puzza tanto.» «Adrien…» mormorò dolce Marinette, allungando una mano e toccando quella di lui, subito le dita del giovane si mossero catturando quelle della ragazza: «…mi dispiace per l’appuntamento.» «Beh, non sei stata tu a far venire Sandman, no?» «Però almeno sono riuscita a prendere la stoffa.» dichiarò giuliva Marinette, spostando lo sguardo sulla borsa ai suoi piedi: «Sei sicuro che ti vada bene quella tonalità di grigio? Se preferisci altri colori…» «Mi fido della mia stilista preferita.» «Pensavo fosse tuo padre, il tuo stilista preferito.» «Vesto la marca di mio padre perché è l’unica che trovo in casa mia, ma la mia stilista preferita è Marinette Dupain-Cheng.» Marinette sorrise, allungandosi sopra al tavolo e baciandolo a fior di labbra: «Grazie.» mormorò, mentre le guance le diventavano rosa; si voltò, osservando la cameriera con i loro ordini e tornò al loro posto: «Mi scusi.» «Tranquilla, signorina.» dichiarò la donna, posando sul tavolo il piatto di formaggio, i biscotti e le bevande: «A voi.» «Grazie.» «Ok, è tempo di mangiare.» dichiarò Adrien, osservando i due kwami volare sul tavolo e iniziare a rimpinzarsi, mentre Marinette e lui li nascondevano meglio che potevano: «Plagg, ti avviso, niente rutti.» «Ci proverò.» Aveva la risposta pronta da dare a quell’insolente di kwami e stava per dirla, quando alcune urla e gente in fuga, lo bloccarono: «Cosa sta succedendo?» si voltò verso Marinette e la trovò in piedi, che allungava il collo per vedere meglio fuori dalla vetrata: «Non può essere un altro attacco, no?» «Non so dirti…» La cameriera corse verso di loro, affannata e con lo sguardo stravolto: «Ragazzi, presto! Dobbiamo andare via! Sembra sia apparsa una pianta gigante in un parco qui vicino e i suoi tentacoli…» la videro scuotere il capo e andare ad allertare gli altri clienti. «Ok, è un altro attacco. Ma non ha niente di meglio da fare questo Coeur Noir? Che so una partita a poker con gli altri super-cattivi? Una vita vera?» «Andiamo, dobbiamo trasformarci. Di nuovo.» «Ho sempre sognato di fare un po’ di giardinaggio con piante mortali.»
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Oggi per strada, mentre facevo un giro a piedi ho visto una coppia di anziani tenersi per mano. Erano abbastanza grandi di età, si vedevano le rughe e per camminare si sostenevano entrambi. Li ho visti felici, nonostante gli acciacchi. Dovevate vedere lui, come guardava lei dopo tanti anni che avevano trascorso insieme. Si vedeva l'amore in ogni gesto, in ogni cosa che facevano. Lui che l'accompagnava a fare la spesa, lui che l'accompagnava dal dottore, lui che nonostante avesse qualche problema di salute gli massaggiava ancora i piedi prima di dormire. Lui che si sarebbe alzato di notte 🌙 per darle qualche pasticca o stargli semplicemente vicino quando si sarebbe sentita male. Si, lui che probabilmente si sentiva peggio di lei, ma per proteggerla e non farla spaventare avrebbe nascosto tutto in un semplice sorriso sotto ogni rugha di vita sul viso. Si perché avere le rughe non è una cosa brutta, avere le rughe alla loro età è aver vissuto una vita piena di gioie e sofferenze. Si, era un'amore che aveva resistito a qualsiasi tempesta, perché era un'amore vero, un'amore antico. Amori che oggi non esistono più. Sono quelle persone che quando si mancavano se lo scrivevano, non tramite “sms” o con i social come adesso. Si scrivevano una bellissima lettera scritta a mano, esponevano tutte le loro emozioni e aspettavano con ansia la risposta, da un semplice postino. È quando arrivava la famosa lettera si chiudevano in stanza a leggerla per poi conservala in qualche scatola dove se la sarebbero portata dietro per tutta la vita, per poi leggerla ai figli o nipoti per fargli capire quanto il loro amore era stato forte. Sono quelle persone che quando dovevano corteggiare una donna di cui si erano presi una cotta, andavano sotto casa a cantargli qualcosa aspettando con ansia che lei si sarebbe affacciata e avrebbe sorriso. Sono quelle persone che sono rimaste insieme fino alla fine nonostante tutto. Sono quelle persone che si sono scelte, sopportante, supportate, capite. Sono quelle persone che hanno giurato fedeltà e l'hanno mantenuta. Perché il loro amore era più forte di qualsiasi cosa al mondo. Sono persone che si sono amati, si amano e si ameranno fino a l'ultimo giorno di vita. Si, sono persone che hanno deciso di rimanere una affianco a l'altra fino alla morte.
@dare-to-dream-in-the-life
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Finalmente ce l’ho fatta. Lo scorso weekend ho trovato il tempo per assemblare i componenti che ho acquistato a febbraio e mettere su uno dei tradizionali SaggiProgetti. Era da un po’ che non ve ne presentavo, sia perché sono stato impegnato in altro, sia perché mi sono trovato così bene con il precedente computer che non ho avuto voglia di farne altri. Però avevo preso una RTX 2080 Super per il confronto con la GTX 1080 ed ero incuriosito anche dalle performance raggiunte dai Ryzen di seconda generazione, quindi ho preso quello che mancava per assemblare un computer completo.
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Perché ITX?
Ancora una volta ho deciso per il formato mini-ITX che, come ben sapete, è il mio preferito da tanti anni a questa parte. Il motivo è semplice: offre tutto quello di cui ho bisogno nel formato più compatto. Inoltre mi piacciono di più i case, soprattutto quelli custom come il mio vecchio Ncase M1 o il Ghost S1 che ho usato fino all’altro giorno. L’unica cosa che ogni tanto mi infastidisce è la presenza di due soli slot per la RAM, anche se ormai si iniziano a trovare a prezzi umani anche i moduli da 32GB per raggiungere i 64GB totali.
Il problema del case
I case commerciali, ovvero dei marchi più noti e pubblicizzati, non mi piacciono molto. Li utilizzo qualche volta per clienti ed amici, ma ho sempre preferito andare alla ricerca di soluzioni più ingegnose e dal design originale. Però quando ho comprato i componenti per questo #ProgettoX mi sono a corto di opzioni. Quelli che stavo tenendo d’occhio non erano ancora disponibili, ovvero il Form-D T1 e il Mjolnir di Thorzone (che ora è in preordine ma il prezzo è esageratissimo), ed escludendo quelli che ho già usato mi sono rimaste pochissime alternative.
Più di recente è uscito NZXT H1, che trovo molto interessante, e avevo valutato anche lo Skyreach 4 Mini ma non lo spediscono in Italia durante la pandemia, per cui ho dovuto ripiegare su qualcosa di più semplice: il Phanteks Evolv Shift. Ho voluto prenderlo perché è abbastanza alto da poterlo tenere sotto la scrivania ma occupa poca superficie. E ho preferito quello con i pannelli laterali in vetro invece dell’Air con tessuto traforato, perché ho visto alcune build con quest’ultimo e l’effetto vedo/non vedo che si crea non mi convince affatto. Comunque sapevo che non mi sarebbe piaciuto tanto, sia per le dimensioni elevate rispetto a quello da cui arrivavo, sia per i limiti sull’areazione.
I componenti
Per il processore ho voluto iniziare da un modello abbastanza economico come il Ryzen 3700X, che oggi costa circa 300€. Dico “iniziare” perché l’idea di base era poi di passare al 3900X (e adesso c’è anche il 3950X). La cosa interessante del 3700X è che mi ha dato la possibilità di fare un confronto a parità di core e thread con il mio precedente i7-9700K. Inoltre ne ho lo stesso numero anche sullo Xeon dell’iMac Pro e sull’i9 del MacBook Pro 16″, quindi ho potuto buttarli tutti nello stesso calderone per vedere le differenze tra architetture e piattaforme.
La lista della spesa
CASE Phanteks ENTHOO EVOLV SHIFT
MOBO ASUS ROG Strix X570-I Gaming
CPU AMD Ryzen 7 3700X
AIO NZXT Kraken M22 120mm
RAM HyperX Fury DDR4 32GB 3200MHz RGB
GPU NVIDIA RTX 2080 Founders Edition
PSU Corsair SF Series SF750
SSD Samsung 970 PRO SSD 512GB
C’è bisogno di aria
Questo case non mi piace. Esteticamente è carino ma la costruzione è così così, specie le parti in plastica come quella superiore. E soprattutto c’è poca ottimizzazione degli spazi. All’interno troviamo due camere, quella superiore contiene la scheda madre (con le porte in alto) e quella inferiore è uno spazio aperto in cui devi sistemare un po’ tutto in stile tetris. Ci va l’alimentatore, l’eventuale radiatore con la sua ventola e poi entrerà a disturbare anche la GPU, a meno che non sia una di quelle compatte.
In effetti la schede grafica va sul retro, grazie ad un lungo cavo riser che consente di posizionarla sia con le ventole verso il vetro che verso il dorso della scheda madre. Le ho provate entrambe ma alla fine ho preferito quest’ultima, che è anche quella “consigliata” da Phanteks. Per fortuna la RTX 2080 Founders Edition è bella anche dietro.
Il radiatore da 120mm del Kraken M22 è entrato molto più comodo in basso che non sul lato. La configurazione di base prevede la ventola sotto che spinge l’aria dentro ma, avendolo messo testa in giù sul fondo, andava a pescare dall’alto l’aria calda generata da tutto il resto del computer, scheda grafica inclusa. Quindi ho invertito il flusso della sua ventola e ne ho aggiunta un’altra da 140mm sotto il case. In questo modo l’aria fresca viene pescata dal basso, passa nel radiatore e poi viene tirata fuori dalla sua ventola da 120mm. A quel punto sale verso il centro e viene spinta dalla porzione di ventola visibile della GPU e poi estratta da quella più grande da 140mm sul frontale del case.
Questa è preinstallata così da Phanteks e, di norma, l’avrei sostituita. Tuttavia ho visto che è piuttosto efficiente e fa poco rumore, inoltre sono riuscito a dargli i giusti regimi dal BIOS anche solo con il controllo DC (non è PWM), dunque l’ho mantenuta. Ovviamente non può fare miracoli, perché è chiusa sul davanti e perché la posizione migliore sarebbe in cima, però lì non c’è spazio per metterne su questo case.
Era da tanto tempo che non trovava piena soddisfazione per il flusso d’aria ed è curioso che sia successo proprio con l’Evolv Shit che è uno dei più “grossi” case che ho assemblato negli ultimi anni. Offre tante opzioni ma è la struttura di fondo a non essere tanto comoda. Ad ogni modo con questo flusso d’aria e la ventola che ho aggiunto in basso ho recuperato più di 10° sulla temperatura della CPU e prestazioni migliori pur senza overclocking. Quindi ho deciso di fare un pit-stop ed usarlo un po’ così, anche se credo che nei prossimi messi cambierò un po’ di cose. In particolare vorrei mettere una seconda ventola da 140mm sul lato ruotando il radiatore (ma non sono sicuro ci sia lo spazio) per poi provare anche il 3900X.
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I numeri
Sarò molto sintetico, visto che ne parlo già nel video. Il succo è che questa CPU va davvero molto bene per il suo prezzo. Finalmente AMD è riuscita a colmare la differenza di prestazioni in single-core rispetto ad Intel e con i vantaggi che già aveva sul multi-threads ora si trova ad essere complessivamente superiore a parità di core. In tutte le prove che ho fatto in ambito foto e video, non ho riscontrato limiti nella soluzione di AMD, eccezion fatta per Photoshop. Intendiamoci, va benissimo anche con questo, tuttavia ci sono alcuni effetti che uso nel mio stresstest (come sfocatura diaframma) che da quanto ho visto non vanno bene sui Ryzen come sui processori Intel. Ho eseguito diverse volte le prove, controllato i driver, le preferenze, ma nulla. Però succede solo con alcuni filtri e, da quel che ho visto, solo su Photoshop. Lightroom e gli altri hanno registrato sempre dei vantaggi rispetto alla precedente macchina con i7-9700K, in alcuni casi anche piuttosto consistenti.
ProgettoX: ho assemblato il mio nuovo PC con Ryzen ma… Finalmente ce l'ho fatta. Lo scorso weekend ho trovato il tempo per assemblare i componenti che ho acquistato a febbraio e mettere su uno dei tradizionali…
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