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ProgettoX: ho assemblato il mio nuovo PC con Ryzen ma...
Finalmente ce l'ho fatta. Lo scorso weekend ho trovato il tempo per assemblare i componenti che ho acquistato a febbraio e mettere su uno dei tradizionali SaggiProgetti. Era da un po' che non ve ne presentavo, sia perché sono stato impegnato in altro, sia perché mi sono...
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Finalmente ce l’ho fatta. Lo scorso weekend ho trovato il tempo per assemblare i componenti che ho acquistato a febbraio e mettere su uno dei tradizionali SaggiProgetti. Era da un po’ che non ve ne presentavo, sia perché sono stato impegnato in altro, sia perché mi sono trovato così bene con il precedente computer che non ho avuto voglia di farne altri. Però avevo preso una RTX 2080 Super per il confronto con la GTX 1080 ed ero incuriosito anche dalle performance raggiunte dai Ryzen di seconda generazione, quindi ho preso quello che mancava per assemblare un computer completo.
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Perché ITX?
Ancora una volta ho deciso per il formato mini-ITX che, come ben sapete, è il mio preferito da tanti anni a questa parte. Il motivo è semplice: offre tutto quello di cui ho bisogno nel formato più compatto. Inoltre mi piacciono di più i case, soprattutto quelli custom come il mio vecchio Ncase M1 o il Ghost S1 che ho usato fino all’altro giorno. L’unica cosa che ogni tanto mi infastidisce è la presenza di due soli slot per la RAM, anche se ormai si iniziano a trovare a prezzi umani anche i moduli da 32GB per raggiungere i 64GB totali.
Il problema del case
I case commerciali, ovvero dei marchi più noti e pubblicizzati, non mi piacciono molto. Li utilizzo qualche volta per clienti ed amici, ma ho sempre preferito andare alla ricerca di soluzioni più ingegnose e dal design originale. Però quando ho comprato i componenti per questo #ProgettoX mi sono a corto di opzioni. Quelli che stavo tenendo d’occhio non erano ancora disponibili, ovvero il Form-D T1 e il Mjolnir di Thorzone (che ora è in preordine ma il prezzo è esageratissimo), ed escludendo quelli che ho già usato mi sono rimaste pochissime alternative.
Più di recente è uscito NZXT H1, che trovo molto interessante, e avevo valutato anche lo Skyreach 4 Mini ma non lo spediscono in Italia durante la pandemia, per cui ho dovuto ripiegare su qualcosa di più semplice: il Phanteks Evolv Shift. Ho voluto prenderlo perché è abbastanza alto da poterlo tenere sotto la scrivania ma occupa poca superficie. E ho preferito quello con i pannelli laterali in vetro invece dell’Air con tessuto traforato, perché ho visto alcune build con quest’ultimo e l’effetto vedo/non vedo che si crea non mi convince affatto. Comunque sapevo che non mi sarebbe piaciuto tanto, sia per le dimensioni elevate rispetto a quello da cui arrivavo, sia per i limiti sull’areazione.
I componenti
Per il processore ho voluto iniziare da un modello abbastanza economico come il Ryzen 3700X, che oggi costa circa 300€. Dico “iniziare” perché l’idea di base era poi di passare al 3900X (e adesso c’è anche il 3950X). La cosa interessante del 3700X è che mi ha dato la possibilità di fare un confronto a parità di core e thread con il mio precedente i7-9700K. Inoltre ne ho lo stesso numero anche sullo Xeon dell’iMac Pro e sull’i9 del MacBook Pro 16″, quindi ho potuto buttarli tutti nello stesso calderone per vedere le differenze tra architetture e piattaforme.
La lista della spesa
CASE Phanteks ENTHOO EVOLV SHIFT
MOBO ASUS ROG Strix X570-I Gaming
CPU AMD Ryzen 7 3700X
AIO NZXT Kraken M22 120mm
RAM HyperX Fury DDR4 32GB 3200MHz RGB
GPU NVIDIA RTX 2080 Founders Edition
PSU Corsair SF Series SF750
SSD Samsung 970 PRO SSD 512GB
C’è bisogno di aria
Questo case non mi piace. Esteticamente è carino ma la costruzione è così così, specie le parti in plastica come quella superiore. E soprattutto c’è poca ottimizzazione degli spazi. All’interno troviamo due camere, quella superiore contiene la scheda madre (con le porte in alto) e quella inferiore è uno spazio aperto in cui devi sistemare un po’ tutto in stile tetris. Ci va l’alimentatore, l’eventuale radiatore con la sua ventola e poi entrerà a disturbare anche la GPU, a meno che non sia una di quelle compatte.
In effetti la schede grafica va sul retro, grazie ad un lungo cavo riser che consente di posizionarla sia con le ventole verso il vetro che verso il dorso della scheda madre. Le ho provate entrambe ma alla fine ho preferito quest’ultima, che è anche quella “consigliata” da Phanteks. Per fortuna la RTX 2080 Founders Edition è bella anche dietro.
Il radiatore da 120mm del Kraken M22 è entrato molto più comodo in basso che non sul lato. La configurazione di base prevede la ventola sotto che spinge l’aria dentro ma, avendolo messo testa in giù sul fondo, andava a pescare dall’alto l’aria calda generata da tutto il resto del computer, scheda grafica inclusa. Quindi ho invertito il flusso della sua ventola e ne ho aggiunta un’altra da 140mm sotto il case. In questo modo l’aria fresca viene pescata dal basso, passa nel radiatore e poi viene tirata fuori dalla sua ventola da 120mm. A quel punto sale verso il centro e viene spinta dalla porzione di ventola visibile della GPU e poi estratta da quella più grande da 140mm sul frontale del case.
Questa è preinstallata così da Phanteks e, di norma, l’avrei sostituita. Tuttavia ho visto che è piuttosto efficiente e fa poco rumore, inoltre sono riuscito a dargli i giusti regimi dal BIOS anche solo con il controllo DC (non è PWM), dunque l’ho mantenuta. Ovviamente non può fare miracoli, perché è chiusa sul davanti e perché la posizione migliore sarebbe in cima, però lì non c’è spazio per metterne su questo case.
Era da tanto tempo che non trovava piena soddisfazione per il flusso d’aria ed è curioso che sia successo proprio con l’Evolv Shit che è uno dei più “grossi” case che ho assemblato negli ultimi anni. Offre tante opzioni ma è la struttura di fondo a non essere tanto comoda. Ad ogni modo con questo flusso d’aria e la ventola che ho aggiunto in basso ho recuperato più di 10° sulla temperatura della CPU e prestazioni migliori pur senza overclocking. Quindi ho deciso di fare un pit-stop ed usarlo un po’ così, anche se credo che nei prossimi messi cambierò un po’ di cose. In particolare vorrei mettere una seconda ventola da 140mm sul lato ruotando il radiatore (ma non sono sicuro ci sia lo spazio) per poi provare anche il 3900X.
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I numeri
Sarò molto sintetico, visto che ne parlo già nel video. Il succo è che questa CPU va davvero molto bene per il suo prezzo. Finalmente AMD è riuscita a colmare la differenza di prestazioni in single-core rispetto ad Intel e con i vantaggi che già aveva sul multi-threads ora si trova ad essere complessivamente superiore a parità di core. In tutte le prove che ho fatto in ambito foto e video, non ho riscontrato limiti nella soluzione di AMD, eccezion fatta per Photoshop. Intendiamoci, va benissimo anche con questo, tuttavia ci sono alcuni effetti che uso nel mio stresstest (come sfocatura diaframma) che da quanto ho visto non vanno bene sui Ryzen come sui processori Intel. Ho eseguito diverse volte le prove, controllato i driver, le preferenze, ma nulla. Però succede solo con alcuni filtri e, da quel che ho visto, solo su Photoshop. Lightroom e gli altri hanno registrato sempre dei vantaggi rispetto alla precedente macchina con i7-9700K, in alcuni casi anche piuttosto consistenti.
ProgettoX: ho assemblato il mio nuovo PC con Ryzen ma… Finalmente ce l'ho fatta. Lo scorso weekend ho trovato il tempo per assemblare i componenti che ho acquistato a febbraio e mettere su uno dei tradizionali…
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GPU NVIDIA per montaggio video su Premiere e Resolve: quanto servono? meglio GTX o RTX?
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GPU NVIDIA per montaggio video su Premiere e Resolve: quanto servono? meglio GTX o RTX?
GPU NVIDIA per montaggio video su Premiere e Resolve: quanto servono? meglio GTX o RTX?
Nel 2018 ho acquistato un iMac Pro (recensione) e devo ammettere che questo ha un po’ frenato il mio entusiasmo per i #SaggiProgetti. Almeno per quello che riguarda gli assemblati. Ho continuato a produrne, per test personale, per clienti e colleghi, ma dopo il piccolo #ProgettoAPUnon ho pubblicato altro. L’iMac Pro è un ottimo all-in-one, non c’è che dire, ma il mio modello con Xeon W octa-core…
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#ProgettoAPU: un onesto mesteriante, nulla di più
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APU (accelerated processing unit) è un sistema con componenti di calcolo aggiuntive rispetto la CPU. Il termine è stato reso noto al grande pubblico da AMD, che l’ha fatto proprio con il progetto Fusion del 2011, ma la definizione è calzante anche per tutta l’offerta attuale di processori Intel mainstream, equipaggiati di serie con le varie HD Graphics o Iris. L’elemento aggiuntivo a cui si fa…
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#ProgettoDeca: poca caffeina, tanta adrenalina
Abbiamo fatto il pieno di potenza con il #ProgettoCaffeina, puntando al top delle CPU Coffee Lake di classe desktop, un'ottima dotazione di 32GB di RAM ed una performante GTX 1080, ma i vantaggi dell'ottava generazione di Intel Core si estendono anche ai processori di livello inferiore. Da diversi anni l'i5 più potente, quello subito sotto l'i7, è considerato una scelta saggia visto che equipara il numero di core del fratello maggiore perdendo "solo" l'Hyper-Threading. Ne abbiamo avuto la prova con il #ProgettoWinITX, capace di ottime prestazioni con il suo i5-7600K, e lo vedremo ancora di più in questo nuovo SaggioProgetto. La capacità di eseguire due diversi processi per ogni core è quella che consente all'i7-8700K di lavorare con 12 threads, una miglioria di un certo peso nei campi in cui venga effettivamente messa a frutto ma che non comporta un raddoppio di prestazioni. I "core fisici" sono l'elemento più importante ed è per questo che l'i5-8600K con 6 core promette meraviglie.
Il #ProgettoDeca ha un po' di caffeina in meno, ma non prendetelo sottogamba. Il look&feel è diametralmente opposto a quello che lo ha preceduto, sia perché mi piace alternare il classico con il nerdissimo (qualcuno direbbe tamarro), sia perché questo PC ha i muscoli e non vuole nasconderli. È senza dubbio fast, ma anche un po' furious, e ci voleva un case adatto a contenerlo insieme ad un sistema di raffreddamento a liquido AIO. Partiamo dunque dal case prescelto: il Phanteks EVOLV ITX Tempered Glass. Abbiamo già incrociato il modello precedente con finestra laterale in plastica nel #ProgettoWinM2, questa volta ho optato per la versione più recente, che trovo più riuscita grazie al vetro oscurato. L'ho preferito perché dopo le gradevoli costrizioni di spazio dell'NCASE M1 avevo voglia di poter sperimentare diverse configurazioni di areazione senza alcun limite e l'EVOLV ITX arriva persino ad eccedere le necessità più spinte.
Non è piccolo per essere basato su piattaforma ITX e questo un po' mi spiace, ma si può configurare in mille modi diversi senza sacrificare nulla ed avendo sempre una camera interna piuttosto libera per la ventilazione. Non è neanche ingombrante, però, se si considera che è largo 23 cm, alto 38 e profondo 39, per cui gli si può trovare spazio anche sulla scrivania se lo si vuole avere sempre a portata di mano e, magari, in bella vista. Le sue peculiarità primarie le abbiamo già analizzate nel precedente articolo, per cui non andrò a descriverlo troppo nel dettaglio, ma inizierei col ribadire l'ottima costruzione con diversi elementi in metallo, tra cui il frontale. Questo si può rimuovere senza viti, è bloccato a pressione, e al suo interno si rivela un filtro per la polvere e lo spazio per un paio di ventole 120/140mm o un radiatore fino a 240mm.
Nel mio caso ne vedete una che onestamente ho aggiunto più per scena che per necessità, andando a fare coppia con quella del dissipatore della CPU, di cui parlerò a breve. Il pannello in vetro temperato è tenuto in posizione da quattro viti piatte ed ha la gradevole caratteristica di essere un po' oscurato, cosa che preferisco nettamente perché mantiene poco visibili i cavi e gli elementi scuri facendo risultare quelli colorati o i LED. Diciamo che lo rende più ordinato alla vista. Il vetro è bello spesso ma non amo il fatto che non sia proprio a filo con la scocca, lo avrei preferito incassato. In alto c'è dello spazio ulteriore per l'installazione di ventole fino ad un doppio 140mm ed è la posizione ideale per nascondere i grandi radiatori da 24o o persino 280mm.
Personalmente ho optato per una soluzione diversa, creando un flusso d'aria forzata in direzione orizzontale (dal fronte al posteriore) e sfruttando le numerose prese d'aria nel top case per la dissipazione naturale dell'aria calda in eccedenza. In parte è stata una scelta dettata da ragioni estetiche, poiché ho sostituto la ventola da 140mm che Phanteks include di serie nell'area posteriore con quella del radiatore da 120mm del DeepCool Captain 120EX RGB che volevo si vedesse chiaramente per via dell'illuminazione LED, sia sulla ventola che sulla pompa. Inizialmente avevo mantenuto la ventola originale in cima, ma ho notato che il suo apporto era praticamente inutile e ho deciso di toglierla.
Avendo già tre elementi con illuminazione RGB (2 ventole più la pompa), non potevo perdere l'occasione di abbinarli con la RAM. Inizialmente avevo trovato un ottimo prezzo sulle Night Hawk T-Force, ma ho scoperto con rammarico non essere ancora compatibili con il sistema di illuminazione RGB nativo della mia scheda madre (Team Group dice che serve un aggiornamento del produttore, ma chissà se arriverà mai). Sul discorso LED ci sarebbe da scrivere un libro per i molteplici standard presenti e sul miglior modo per farli dialogare, cosa non sempre semplice/possibile, ma più avanti vi spiegherò almeno come ho collegato e coordinato tutti questi elementi aggiuntivi rispetto ai due LED già presenti sul case di Phanteks, uno intorno al tasto di accensione superiore e l'altro in basso al centro del frontale. Vi dicevo però della memoria, la cui scelta è ricaduta su 16GB Corsair Vengeance RGB DDR4 3466MHz C16. Non è economica ma ho deciso fosse lecito pagare il leggero sovrapprezzo rispetto al modello senza luci per dare un senso di continuità al progetto sul fronte dell'illuminazione.
In termini di storage questo case offre una discreta flessibilità, di sicuro sopra la media rispetto a molti modelli di queste dimensioni. Sul lato posteriore vi sono infatti due bay da 3,5" con cassetto estraibile, che al momento non ho neanche utilizzato e possono comunque essere utilizzati per unità da 2,5" con adattatori.
Sempre sul retro – che, a proposito, è completamente apribile – si trova un cassettino dedicato ad un SSD da 2,5", posizionato in verticale nell'area in alto a sinistra. Questo si incastra a scorrimento su 4 supporti di gomma ed è molto semplice da collegare e scollegare. Io ho scelto come disco di boot un Samsung 850 Pro 512GB, che offre una buona capienza per sistema operativo, applicazioni e documenti principali, comprovata solidità e prestazioni di ottimo livello.
La scheda madre può ospitare anche dischi M.2, ma al momento non ho sfruttato tale possibilità perché ho cercato il miglior prodotto nel rapporto prezzo/benefici ed ho notato che i dischi NVMe offrono velocità di picco nettamente superiori. Nell'utilizzo reale, prò, tutto ciò non si traduce in una risposta così più elevata dell'intero sistema, per cui ho preferito risparmiare quei circa 60€ in più richiesti dal 960 Pro. Da qualche parte si deve pure "rosicare" qualcosa nella spesa per non finire così in alto come abbiamo fatto con il #ProgettoCaffeina e volendo contenersi ancora di più si può scegliere il SanDisk SSD Plus 480GB (circa 120€) o il Crucial MX500 da 500GB (circa 130€).
Frontalmente l'EVOLV ITX dispone di una gradevole copertura per la parte finale della scheda grafica – quella dove ci sono i connettori di alimentazione PCIe – e al di sopra di questa vi sono altri quattro supporti gommati su cui è possibile installare altri "cassettini" per dischi acquistabili separatamente. Vi è ad esempio il PH-SDBKT_01 che è identico a quello fornito di serie nell'area posteriore, oppure il PH_HDDKT_01 per chi desiderasse montare un HDD meccanico da 3,5", ma io ho scelto il PH_SDBKT_02 che consente di installare fino a 2 unità aggiuntive da 2,5". Si compra per meno di 15€ ed aggiunge un bel po' di flessibilità in più, per cui mi è sembrato sensato aggiungerlo per avere una maggiore espandibilità e longevità: se c'è tutto questo ben di Dio di spazio è meglio utilizzarlo!
Ancora non ne ho parlato ma è bene soffermarsi un attimo sulla scheda madre, una Gigabyte Z370N ITX WIFI. Nel piccolo spazio del formato ITX questa possiede tutta la connettività di cui si può aver bisogno, sia quella wireless (Wi-FI ac + Bluetooth) che cablata (2 Gigabit Ethernet, 6 USB 3.0, 1 USB-C 3.1 Gen 1). Vi sono inoltre 3 collegamenti PWM a 4 pin per l'areazione (uno configurabile la pompa), 4 SATAIII, un M.2 PCIe 4x con supporto per Intel Optane e la funzionalità RGB Fusion di Gigabyte con una luce LED RGBW sul posteriore della scheda ed un connettore a 5 pin per strisce aggiuntive o ventole. Veniamo al punto: come ho collegato insieme e coordinato tutta l'illuminazione? Non è stato semplicissimo...
Il dissipatore a liquido della CPU ha due connettori 4 pin (RGB+Power) ed uno splitter in dotazione che termina con un normale 4 pin che si può attaccare sulla scheda madre. Questa ha in più il canale del bianco (White), ma si può tranquillamente ignorare anche se si deve leggermente spostare (leggasi inclinare) il quinto pin per connettersi solo ai restanti 4 (non si rischia nulla, tranquilli, è una pratica descritta nello stesso manuale anche se non elegantissima). Il primo problema era: come illuminare anche la ventola RGB aggiuntiva. La soluzione che ho adottato è stata semplicissima, poiché ho comprato il pack da 3xDeepcool RF120 RGB in cui si trova uno splitter a 3 che ho usato per la pompa, la ventola del radiatore e quella aggiuntiva (praticamente identica) che ho sottratto dal pack di 3 ed ho messo sul fronte. Mi sono così rimasti lo splitter a 2 vie nativo del dissipatore e 2 ventole RGB, creando un abbinamento perfetto per una futura installazione o magari per rivenderle.
Tutti questi prodotti di Deepcool sono di una qualità che non mi aspettavo, avevo provato delle Corsair inizialmente e una di tre generava un rumore perché evidentemente difettosa, mentre quattro su quattro di queste RF120 sono risultate perfette: sono silenziose, performanti e compatibili praticamente con ogni piattaforma di illuminazione dei produttori di schede madri o di controller di terze parti. Il case di Phanteks possiede anche dei LED RGB ed un pulsantino frontale, a destra della seconda USB, che consente di effettuare uno rapido switch cromatico. Se si sceglie un colore puro semplice, come il blu o il rosso, si riesce ad abbinare la tinta configurata con l'RGB Fusion di Gigabyte tramite BIOS o con l'app dedicata per Windows, ma io volevo gestire tutto insieme.
Le connessioni fornite dal case relativamente ai LED prevedono un molex 4 pin (che si attacca facilmente sui cavi dell'alimentatore) e poi un'entrata ed un'uscita RGB da utilizzare rispettivamente per un controller Phanteks (capace di comandare il tutto) o per una o più ventole della stessa marca (che saranno comandate dal controller, se presente, altrimenti dal tastino frontale del case). La soluzione più semplice sarebbe stata quella di utilizzare uno splitter RGB Y (a 2 vie) sulla scheda madre e dedicare una testa al gruppo ventole ed una all'illuminazione del case, così da sincronizzarle, ma quest'ultima usa dei connettori differenti e per raggiungere questo risultato ho dovuto acquistare anche l'adattatore Phanteks PH-CB-RGB4P oltre allo splitter RGB ad Y. Adesso riesco a gestire la tinta completamente dal BIOS o dall'app RGB Fusion di Gigabyte, cambiando colore simultaneamente ad ogni elemento LED, sia quelli del case che quelli che ho aggiunto e collegato alla scheda madre. Il tastino frontale ha curiosamente "cambiato funzione" e al momento definisce la saturazione del colore impostato, con diversi step a partire dal bianco neutro. Viene fuori la colorazione determinata dal case solo al momento dell'accensione del computer, per qualche istante finché non si supera il BIOS. Se lo si preferisce si può tranquillamente saltare il collegamento sulla scheda madre e mettere tutto in cascata dal case, così che si possa cambiare la tinta di tutto quanto dal pulsante frontale, cosa sicuramente più comoda. Io non ho scelto questa strada solo perché in quel modo non sono riuscito ad ottenere la tinta che volevo, ovvero l'esatta replica di quella della scritta GEFORCE GTX della scheda grafica.
Spero di non avervi mandato in pappa il cervello, in effetti ci costringono ad un po' di ginnastica per allineare i diversi standard e soprattutto mi hanno fatto riempire il computer di fastidiosi cavi. Per fortuna dietro il pannello posteriore del case ci sono 2 cm abbonanti per nascondere il tutto, diversi agganci per fascette e due stripe in velcro molto utili sulla dorsale centrale, per cui lo spazio per un ottimo cable management non manca. Il contro è che proprio questa facilità porta ad un po' di pigrizia, che unita all'eccesso di cavi mi ha fatto ammassare tutto sul retro, con un risultato che è il più confusionario tra tutti i computer che io abbia mai assemblato, seppure sia completamente nascosto alla vista.
Il dissipatore a liquido richiede anche due alimentazioni, una 4 pin PWM per la ventola ed una per la pompa. Quest'ultima ha una posizione d'attacco dedicata sulla scheda madre (va poi configurata dal BIOS) ma personalmente ho preferito dargli i suoi 12V con un adattatore molex direttamente dall'alimentatore, soluzione che ritengo più stabile come opinione del tutto personale, ma non per questo sconsiglio l'uso standard. Diciamo che così si è sicuri di avere sempre quella fornitura di energia, mentre se dipende dal settaggio del BIOS può capitare che un aggiornamento perda la configurazione e si vada incontro a qualche problema se non ci se ne accorge. Nulla di grave, comunque, ma trovo più corretta questa configurazione visto che l'adattatore è pure fornito nell'alimentatore che ho scelto.
Si tratta dell'ottimo Be Quiet Pure Power 9 CM da 600W, dotato di tanta potenza ed un ottimo sistema semi-modulare. I connettori per scheda madre ATX e CPU (4+4 pin) sono fissi, mentre sono opzionali 2 canali PCIe (6+2 pin) per GPU e 3 canali SATA. Insomma, ci si sta davvero comodi ed è incredibilmente silenzioso e performante. L'unica cosa che non mi piace è che il lato esposto sul vetro temperato ha uno sticker con tutti i dati tecnici, mentre quello posteriore è pulito con il solo logo BeQuiet!: non l'ho invertito perché si sarebbe visto al contrario e avrei avuto la ventola rivolta verso l'alto soffocata dal PSU Shroud del case.
Questo nome bizzarro è quello comunemente usato per la copertura dell'alimentatore, che serve soprattutto a nascondere i cavi. In molti casi essa si estende per l'intera larghezza del case (come visto nel #ProgettoAMD), mentre nell'EVOLV ITX ha un'apertura all'estrema sinistra che fornisce una vista proprio sul laterale dell'alimentatore. Se capita un bel logo va bene, ma nel caso dei BeQuiet il lato esposto ha quasi sempre l'etichetta coi dati tecnici che è piuttosto antipatica. Si può rimuovere ma a quanto ne so si perde la garanzia, altrimenti si può coprire come si preferisce. Non ho cambiato alimentatore per questo dettaglio perché lo trovo davvero ottimo e quando l'ho preso io costava pochissimo (meno di 90€), mentre oggi è salito tanto... Gli alimentatori sono uno dei tre elementi che soffrono l'aumento di prezzo causato dall'isteria mondiale per il mining di criptovalute, secondi solo alla RAM ed alla GPU.
Qualche tempo fa, quando ho iniziato a sentire la "puzza" di questa follia diffusa, ho investito un po' di soldi per acquistare delle schede grafiche NVIDIA, nello specifico: 1060, 1070 ti, 1080 ed una Titan XP (di cui vi parlerò in un prossimo articolo). Mai scelta fu così indovinata, perché nei momenti in cui mi sono servite (le ho già usate tutte e quattro) c'erano prezzi folli e soprattutto era quasi impossibile trovarle disponibili. In questo computer ho deciso di installare una NVIDIA GeForce GTX 1060 6GB, scheda che da qualche giorno inizia ad intravedersi di nuovo nei vari store ad un prezzo accettabile. Considerate pure che la 3GB non è che sia così meno performante rispetto la 6G, in molti casi può convenire per usi che esulano ad esempio dell'applicazione real-time di texture ad alta risoluzione su oggetti 3D. Onestamente non ho fatto un test specifico in tal senso ma i risultati di questa a confronto con la 3GB presente nel #ProgettoAMD sono davvero similissimi, lo vedrete più avanti.
#ProgettoDeca: lista componenti
120€ CASE Phanteks EVOLV ITX Tempered Glass
250€ CPU Intel Core i5-8600K
110€ COOLER DeepCool Captain 120EX RGB
210€ RAM Corsair Vengeance RGB 3466MHz C16
220€ SSD Samsung 850 Pro 512GB
150€ MOBO Gigabyte Z370N ITX WIFI
88€ PSU Be Quiet Pure Power 9 CM da 600W
310€ GPU NVIDIA GeForce GTX 1060 6GB
Totale Lista Amazon #ProgettoDeca 1.458€
Accessori opzionali installati (non necessari)
15€ SSD BRACKET Phanteks PH_SDKT_02
45€ FAN 3 x Deepcool RF120 RGB
78€ RGB Y Splitter 2 vie per illuminazione RGB
6€ RGB Adattatore Phanteks PH-CB-RGB4P
Iniziamo a dare un'occhiata alle prestazioni, partendo brevemente dal discorso overclock. Sapete come la penso: nulla che non sia sicurissimo o che possa portare instabilità. Il massimo dei risultati nei test concreti che eseguo, ad esempio nel rendering video, li ho ottenuti a 4,8GHz. Tuttavia ho notato un discreto miglioramento in alcuni benchmark salendo a 5GHz e senza avere impatti negativi sul resto, andando a contenere leggermente il TDP con il PowerLimit nel BIOS. Posto che il mio utilizzo è sempre quello relativo a grafica, foto e video, ho ritenuto opportuno mantenere il setup più spinto questa volta, perché è facile che nel gaming e nel 3D se ne apprezzi un piccolo beneficio. Se qualcuno dovesse assemblare un computer con i medesimi componenti (scheda madre, CPU, dissipatore) mi può contattare per avere dettagli sulle mie impostazioni; evito di pubblicarle qui perché se applicate a scatola chiusa con elementi diversi possono fare più male che bene. Ad ogni modo i 5GHz qui non sono quelli dell'overclock duro e puro: la CPU li utilizza tranquillamente fintanto che può, poi scende a 4,5/4,2GHz a seconda del carico, in quanto uso sì una loadline spinta ma non disattivo le funzionalità di sicurezza come Intel SpeedStep. Il risultato di Geekbench 4 che vi mostro è davvero incredibile, addirittura il migliore mai ottenuto in single-core con un punteggio di 6373.
Nei grafici le varie tinte di azzurro identificano le diverse configurazioni che ho testato a base Intel, in arancione l'unica (attualmente) con AMD e in verde il #ProgettoDeca attuale. Ho aggiunto un accento in viola per la configurazione che teoricamente si dovrebbe confrontare con questa, almeno lato CPU: il #ProgettoWinITX con i5-7600K.
Dico teoricamente perché, grazie alle ottimizzazioni di Intel su Coffee Lake e alla presenza di 2 core in più, l'i5-8600K distrugge il precedente nei benchmark multi-core e su Geekbench 4 arriva quasi a 25000 punti contro 16000. E considerate che questo non è neanche lo score più elevato che ho raggiunto perché ho scartato quelli in cui l'eccessivo OC aveva dato risvolti negativi.
Sul fronte GPU la scelta di optare per una GTX 1060 6GB rende il confronto più adatto con il #ProgettoAMD, che aveva la medesima scheda ma con 3GB di RAM. La capacità computazionale rilevata con Geekbench è infatti piuttosto simile, anche se la memoria in più un piccolo incremento sembra offrirlo.
La GTX 1070 del #ProgettoWinITX andava abbastanza oltre se analizzata singolarmente (riga viola), ma se si mette insieme all'apporto della nuova e più potente CPU, ecco che il risultato si ribalta. Con Cinebench R15, infatti, il test OpenGL ha posizionato il #ProgettoDeca subito sotto all'ultimo #ProgettoCaffeina (con i7-8700K e GTX1080) e ben al di sopra degli altri. Anche la coppia i7-7700K / GTX1080 non regge il confronto, potete dunque immaginare quanto spinga forte questo i5-8600K.
Il punteggio secco di Cinebench R15 sulla CPU è molto elevato, anche se la cosa che reputo davvero interessante è quanto l'i5-8600K distacchi non solo il suo predecessore (sempre la riga in viola) ma anche gli i7 di generazione precedente. A memoria non mi pare che negli ultimi 4 o 5 anni sia mai successa una cosa simile in casa Intel, almeno non considerando proprio la generazione immediatamente prima. Da ribadire qui l'ottimo risultato del Ryzen 5 1600, infatti prima che arrivi la seconda generazione ZEN+ al completo voglio testare un 1700x (più precisamente: lo sto usando da un mese, è il prossimo SaggioProgetto in arrivo).
Con LuxMark 3.1, utilizzando sia la CPU che la GPU con librerie OpenCL e la scena più pesante (Hotel Lobby), la minor potenza della 1060 viene fuori in modo evidente rispetto le altre del gruppo, anche se l'apporto dei sei core della CPU consente di stare col fiato sul collo alle prestazioni della 1070 presente nel #ProgettoWinITX.
Mettiamo un attimo da parte i benchmark e vediamo come se l'è cavata questa configurazione nel settore che a me più interessa: il montaggio video. Adobe Premiere CC fila davvero ottimamente, sia a livello di rendering in realtime che nell'esportazione. Ancora una volta il distacco dai precedenti è ottimo e tra i test effettuati in casa Intel solo il #ProgettoCaffeina ha fatto meglio, ma neanche poi tanto se si considera che oltre alla CPU migliore lì c'è una GPU che costa il doppio. I processori AMD si confermano più efficienti nella codifica video e vanno molto bene su Premiere, ecco un'ulteriore ragione per scoprire come se la caverà il Ryzen 7 nel prossimo #ProgettoZen.
Passando a DaVinci Resolve 14, il risultato del test è stato piuttosto prevedibile. Purtroppo questo non lo uso su base quotidiana, quindi non ho dei progetti reali da mettere sul banco di prova, ma Standard Candle ci dà sempre un'ottima idea di come venga gestita la timeline con effetti sulle clip video, andando prevalentemente a sfruttare la GPU. Nei prossimi progetti vedremo di analizzare un po' meglio anche la fase di codifica, giusto per capire se anche in questo caso si ottenga un vantaggio importante da una CPU più veloce e con un numero maggiore di core.
Photoshop trae un discreto vantaggio dal multi threading e si comporta molto meglio con CPU e GPU prestanti. Non per tutto, chiaramente, ma il mio stress test include volutamente anche l'applicazione di tre effetti che rientrano nel campo di quelli che sfruttano il processore grafico. Nell'insieme, dunque, le macchine con GPU migliori sono andate leggermente meglio nel test, ma solo fintanto che la CPU reggeva in parte il confronto con la i5-8600K, cosa che non succede con l'i5-7600K che viene superata pur essendo affiancata ad una GTX 1070 e non 1060.
Trovo davvero interessante vedere come le diverse applicazioni reagiscano in base all'hardware ed è una cosa che può essere molto utile nel momento in cui si decide di crearsi un computer su misura. In alcuni casi, ad esempio, una CPU AMD potrebbe essere la scelta migliore, in altri si potrà risparmiare sulla GPU, il tutto bilanciando quelle che sono le proprie necessità. Un altro aspetto da considerare è chiaramente la RAM, anche se la differenza tra 16GB e 32GB (unici tagli finora adoperati in tutte le prove), difficilmente viene fuori in questi test.
Lightroom è l'altra applicazione sempre aperta sui miei computer e con il #ProgettoDeca viaggia ad una velocità che non immaginavo. Qui evidentemente è la CPU che fa la differenza, anche se l'accelerazione della GPU viene sfruttata in quasi tutti i campi (modifiche primarie, curve, color, dettagli, correzione lente, ecc..) ad eccezione di una ristretta cerchia di funzioni più specifiche (rimozione spot, pennelli, riduzione occhi rossi e poche altre).
Ritornando per un attimo sul discorso OC, il processore non modificato viaggia comunque molto bene e infatti su Geekbench 4 alla frequenza base dava 5289 / 20353, che sono già di più dei precedenti i7 top di gamma. Tuttavia è facile portarlo a 4,7GHz con 6041 / 24169 ed ero arrivato anche a 6327 / 25209 spingendolo un po' al limite con questo dissipatore. Volendo si può optare per un radiatore da 240mm, ma senza difficilmente si possono superare i 5GHz in sicurezza. Alla fine io mi sono fermato a 6373 / 24995, punto in cui tutti gli altri test a corollario o erano uguali o superiori rispetto i 4,7/4,8GHz e con il quale ho tenuto quasi 20h il computer acceso al 100% del carico con temperatura intorno agli 80°. Ovviamente non sono pochi, ma ben al di sotto della soglia di pericolo (100°) e raggiunti solo in condizioni limite. Normalmente si viaggia con una rumorosità così contenuta che la chiamerei silenziosità e solo nei rendering di lunga durata e nei benchmark capita di salire fino a 70/75° avvertendo il lavoro di dissipazione delle ventole, senza mai risultare invadente.
Complessivamente questo è uno dei computer che mi sono più divertito ad assemblare, sia perché molto semplice sia perché lascia spazio a modifiche ed aggiunte senza alcun problema. Gran parte del merito va alla comodità del case prescelto, mentre i LED "tamarri" sono 100% colpa mia! Non ci posso far nulla se mi piacciono sia i computer eleganti e minimal, come quello realizzato nel #ProgettoCaffeina, che questi più futuristici e colorati. Estetica a parte, su cui il gusto personale conta più di ogni cosa, le prestazioni di questo #ProgettoDeca sono davvero eccellenti e si merita un posto tra i miei preferiti di sempre.
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L'anno andato e l'anno che verrà: il passato ed il futuro per la redazione di SaggiaMente
Ci accingiamo a festeggiare l'arrivo del nuovo anno e la tradizione prevede sia un resoconto di quello passato che la definizione dei buoni propositi per il prossimo. SaggiaMente è prima di tutto una comunità di persone appassionate di tecnologia e per questo abbiamo deciso di proporvi il punto di vista dei singoli elementi della nostra redazione.
Maurizio
Com'è andato il mio 2018
Il 2018 sembra essere passato davvero in fretta, ma scorrendo le pagine del sito mi accorgo che è stato costellato di tante novità in ambito tecnologico. La prima recensione dell’anno era dedicata al OnePlus 5T, dispositivo piacevole ma non emozionante. Più avanti sono usciti il 6 ed il 6T, ma avevo già deciso di non dedicare più molto spazio agli smartphone Android da fine 2017, così non ne ho testati altri nel 2018. Ho preferito invece spingere sui SaggiProgetti, realizzandone quattro nei primi sette mesi. Nella seconda metà dell’anno ho dovuto mettere in pausa pure quelli per mancanza di "stimoli hardware", ma ripartiranno a breve. Una delle cose che mi ha incuriosito molto è stata la questione delle eGPU, però dopo diverse prove devo dire che le applicazioni pratiche mi sembrano ancora molto lontane dal risultare utili o consigliabili. Le schede grafiche sono state ancora un argomento caldo per i computer Apple, iniziando dalla sfortunata decisione di inserirne una di tipo consumer nell'iMac Pro. Questo non ambisce certamente a fare numeri importanti, ma ha rappresentato il culmine dell'offerta di Cupertino per l'anno in corso e tale rimane ancora oggi in attesa del futuro Mac Pro. Dove invece le AMD Vega si sono dimostrate ottime, ovvero nei MacBook Pro 15", purtroppo le si deve pagare a parte come aggiunta sul modello top di gamma. La fine del 2018 è stata piena zeppa di novità per Apple, con i nuovi Apple Watch 4, iPhone XR e XS, iPad Pro, Mac mini e MacBook Air, tutti già acquistati e recensiti per voi sulle pagine di SaggiaMente tranne l'ultimo, che ormai slitterà all'anno prossimo. Buoni prodotti con un unico filo rosso che li unisce: i prezzi troppo elevati. Nel 2018 Apple ha innalzato un po' ovunque il suo listino, portandolo da caro a eccessivo, con ripercussioni apparentemente importanti sulle vendite. Sapremo come è andata più avanti, ma le tante attività promozionali attivate sembrano suggerire che gli iPhone siano stati davvero posizionati troppo in alto come fascia di prezzo. Al di là dei singoli dispositivi tecnologici, direi che ricorderemo quest'anno per la prima ondata di larga diffusione della nuova domotica e degli assistenti smart. Almeno questa volta i "meriti" di Apple sono sostanzialmente nulli, mentre Google ed Amazon si stanno spartendo la parte più ampia della torta. In particolare quest'ultima, durante il Black Friday ha venduto così tanti Echo da portare Alexa agli onori della cronaca mondana, piazzandola in diverse milioni di abitazioni italiane. Anche per SaggiaMente questo è stato l'anno del boom della SmartHome con un canale dedicato su Slack, molti utenti attivi e tante guide. Una delle cose a cui tengo di più, però, è il progetto personale con la letture delle mie recensioni sul SaggioPodcast, inaugurato il mese scorso con quella dell'Apple Watch 4 e molto apprezzato dagli ascoltatori.
Cosa mi aspetto dal 2019
L'anno che è ormai alle porte vedrà il consolidarsi dei trend che sono partiti in quello precedente, per cui sentiremo parlare ancora più spesso di domotica ed assistenti smart. Guardando alla sfera tech di mio interesse, il prodotto che attendo di più è il nuovo iMac 5K, su cui nutro grandi aspettative. Apple lo deve aggiornare già da diversi mesi ed difficile ormai prevedere quanti e quali cambiamenti apporterà, ma già solo la presenza delle CPU Coffee Lake e di una GPU recente saranno sufficienti a renderlo un vero best buy. A meno che non costi davvero uno sproposito, prevedo di acquistarlo e recensirlo appena lo presenteranno. Uno dei buoni propositi per il 2019 riguardo SaggiaMente è quello di far ripartire il nostro canale YouTube, cambiandone completamente l'impostazione. È già da settembre che vogliamo farlo ma una serie di complicazioni ci hanno portato a rimandare il progetto più e più volte. Probabilmente non ci crederete, ma ci ha frenato moltissimo la realizzazione di una sigla con il nuovo logo, perché non riusciamo a trovare nulla di abbastanza semplice e al tempo stesso gradevole che ci convinca. Mi chiedo anche se il 2019 sarà l'anno in cui iOS su iPad arriverà finalmente a maturazione, oppure se vedremo finalmente i frutti del possibile incrocio tra macOS e chip ARM, magari in un MacBook super leggero, prestante e relativamente economico.
Giovanni
Com'è andato il mio 2018
Il 2018 è stato un anno relativamente avaro per me sul fronte tecnologico. Per scelta, non per forza: mi ero già ripromesso di non effettuare upgrade di smartphone o computer e così è stato. Era da tanto tempo che un telefono non superava i due anni nelle mie mani. Naturalmente non conteggio in modo voluto gli acquisti fatti per i miei, come il Pixel 2 XL di mamma o il Fire HD 8 di papà. Tra i miei acquisti annovero l'Echo Spot, che con mia sorpresa è quasi diventato parte della famiglia (con la prospettiva di approfondire le sue capacità smart home), e il braccialetto fitness Garmin Vivosport, che invece non mi ha ancora molto convinto. Parlando da un punto di vista più generale, ho apprezzato senz'altro il ritorno alla qualità in iOS 12 e, anche se non allo stesso livello, di macOS 10.14, così come le novità hardware di Apple. Mi aspettavo di più da iPhone XR, ma ho già avuto modo di parlarne nel precedente post dedicato al 2018 cupertiniano. Ottimo anche l'anno di Google, che con Android Pie e Chrome OS sta dimostrando sempre più capacità software di prima classe; riuscisse a farlo pure con Wear OS il quadro sarebbe completo. Microsoft magari ha stupito con meno effetti speciali, ma ha svolto comunque un buon lavoro al netto del rilascio difficoltoso di October Update. Più in generale, il settore ha risentito della vicenda Spectre/Meltdown così come del rallentamento di Intel, mentre AMD si sta rilanciando di gran carriera.
Cosa mi aspetto dal 2019
Parlando di acquisti, lato smartphone non ho ancora deciso se effettuare l'upgrade o meno. Il Pixel si sta avvicinando al suo limite sia in termini di supporto Google sia di batteria. Potrei anche decidere di affidare il compito, almeno fino al 2020, all'iPhone muletto ma per ora preferisco attendere e valutare nel complesso gli sviluppi. Più probabile un intervento lato computer: il MacBook bianco usato come secondario sta mostrando tutti i suoi quasi 9 anni e a quel punto il MacBook Air che uso attualmente potrebbe essere destinato a prenderne il posto. Complice poi anche un input esterno, che aiuterà la maledetta scimmia... Nuovo Air o Pro a buon prezzo? Deciderò praticamente al momento. Guardando ad un quadro più generale, attendo di vedere cosa porteranno in dote iOS 13 e macOS 10.15 sul fronte funzionalità, specialmente guardando al completamento del progetto Marzipan avviato a giugno 2018. Vedremo come Google intenderà evolvere Android ed eventualmente tentare di rilanciare Wear OS, così come Microsoft imposterà Edge nel suo nuovo futuro su base Chromium e gli aggiornamenti di Windows 10, con un occhio sul fronte Xbox e Surface che sembrano promettere importanti novità. Attenzione soprattutto allo streaming, dove il servizio Apple così come Disney+ potrebbero aprire una bella battaglia globale tra colossi destinata ad avere i suoi effetti per tanto tempo a venire.
Elio
Com'è andato il mio 2018
Cari amici vi scrivo, così mi distraggo un po', visto che è da stamattina che frequento virtualmente qualche corso online per raggiungere i 20 crediti formativi forensi per il 2018. Infatti, per la prima volta non sono riuscito a frequentare i corsi che avrei voluto seguire per la crescita esponenziale del lavoro, dovuta essenzialmente all'inizio dell'efficacia del GDPR. Tecnologicamente parlando, invece, è stato un anno decisamente soddisfacente per le mie esigenze: iPhone XS Max (recensione) è lo smartphone che avrei voluto lo scorso anno per via della larghezza dello schermo che trovo molto più adeguata per la mia attività lavorativa. iPhone XR (recensione) è stato un piacevole acquisto, ma, passata la "scimmia", mi rendo conto che forse è un po' troppo overpriced. Il nuovo iPad Pro da 12.9", invece, è stata un'ottima scelta: sto automatizzando con Workflow (pardon, Comandi Rapidi) parte del mio flusso di lavoro e la riduzione delle cornici lo rende molto più sfruttabile del precedente in mobilità, soprattutto con l'uso dei fogli di calcolo (che, però, continuano a dare il meglio di loro su un computer tradizionale). Guardando il mondo tecnologico nel suo complesso, invece, finalmente posso dire la più che scontata frase "il futuro è oggi": l'automazione, gli assistenti vocali e la domotica non sono più miraggi lontani, ma, anzi, innovazioni fruibili da chiunque con il minimo sforzo, tanto che mi sembra di avvertire le stesse "good vibes" che provai 10 anni fa agli albori dell'era smartphone.
Cosa mi aspetto dal 2019
Il 2019 avrà il compito di consolidare quanto esploso quest'anno, trasformando le abitudini della società contemporanea in una ancora più futuristica, in particolare con l'uso intelligente di Siri, Google Assistant e Alexa. Con lo sguardo puntato verso Cupertino, invece, spero che iOS faccia il salto da gigante rivoluzionando l'uso di iPhone e iPad: se il primo potrebbe sfruttare l'indubbia potenza del chip A12 per fornire all'utente un'esperienza d'uso innovativa (ed è quello che ci ha fatto intendere Gurman con qualche sua anticipazione sulla nuova UI prevista con iOS 13), il secondo deve invece trasformarsi in una macchina da lavoro che nulla più deve invidiare ai Mac. Credo fortemente che l'introduzione del connettore USB-C punti in tal senso, ma l'intervento urgente cui Apple deve assolutamente sottoporre il suo tablet è un file system più flessibile. Sarò ripetitivo e impopolare, ma continuo a sentirne il bisogno. Sul fronte Siri, invece, mi auguro che Cook e soci abbiano imparato la lezione e ci lavorino duro, di modo da colmare il divario con la concorrenza. Vorrei che i social network tornino un po' agli albori, quando erano utilizzati per svagarsi o per ritrovarsi e non per attaccarsi, vorrei più serenità per tutti e vorrei, infine, una tecnologia sempre più accessibile da chiunque, ma, di contro, un uso consapevole ed educato della stessa. Ah, dimenticavo: spero che il 2019 non porti all'ingiallimento del Clear Case di iPhone XR, acquistato in un momento di lucida follia.
Massimiliano
Com'è andato il mio 2018
Guardando indietro all’anno che volge al termine ci sono molte cose che vorrei ricordare. Tecnologicamente ci sono stati passi avanti davvero notevoli, il processo produttivo a 7nm che arriva sui prodotti consumer con il chip Apple A12, Robot che imparano a cooperare ed aprire porte (Boston Dynamic), SpaceX che riutilizza con successo il secondo stadio di un vettore Falcon 9 ed il primo lancio del Falcon Heavy con a bordo una Tesla Roadster. Sempre da quel folle di Elon Musk arriva pochi giorni fa il primo miglio scavato dalla Boring Company, che promette di rivoluzionare i trasporti su ruote. Il 2018 per l’Italia è stato anche l’anno degli assistenti vocali e degli smart speaker con Google e Amazon che la fanno da padrona. Se devo decretare un vincitore almeno a livello di vendite penso che Amazon abbia demolito tutti i record, complice la politica super aggressiva sui prezzi. A livello personale non ho acquistato granché perché ho dato spazio ad altre cose (ho aperto un nuovo studio fotografico di cui sono davvero fiero) ma del 2018 voglio ricordare il passaggio ad Home Assistant per quello che riguarda i miei impianti di domotica e il restauro del cabinato arcade che resterà qui con me nello studio (grazie di esistere Raspberry Pi!).
Cosa mi aspetto dal 2019
Il 2019 sarà un anno ancora più interessante. Spero di vedere l’arrivo di HomePod in Italia, e con esso Siri in italiano anche su Apple TV. Per quello che riguarda la tecnologia assisteremo ad una ulteriore crescita del settore IoT (sperando che si definiscano meglio i ruoli), grandi avanzamenti nella robotica e nella IA (d’altronde è l’anno nel quale è ambientato Blade Runner ma per fortuna siamo ancora lontani dai replicanti). Gli smartphone avranno più fotocamere, più buchi, più notch e "probabilmente" ci saranno i nuovi iPhone più potenti di sempre. Torneremo sulla luna a 50 anni esatti di distanza dalla Apollo 11? Chissà, io mi accontenterei di vedere il prototipo di Starship (ex BFR) funzionante.
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MacBook Pro 15" 2018: nuove informazioni contrastanti oppure conferme di un problema?
Inizio subito chiedendovi scusa per questo post. Scuse motivate dal fatto che dovrà essere più superficiale di quanto vorrei – lo scrivo di notte per farlo uscire domani perché sarò fuori casa – e per il format che avrà, poiché preferirei poter analizzare i miei test ma non li ho, visto che non ho tra le mani uno degli ultimi MacBook Pro 15" 2018 con 6-core, in particolar modo il modello con la CPU opzionale Intel Core i9. In un precedente articolo ho cercato di descrivere il mio punto di vista su una situazione che sta destando un po' di scalpore negli ultimi giorni, una di quelle a cui siamo un po' abituati ad assistere ogni volta che esce un nuovo prodotto marchiato Apple. È difficile separare il marketing dalla realtà, i tecnicismi dai fanboismi, ed è ancora più complicato trarre delle conclusioni quando ogni informazione che ci arriva può essere viziata da questi come dalla certezza dell'imprevedibile errore umano. Per questo ho deciso di parlarvi dei nuovi MacBook Pro e dei test che hanno evidenziato un problema di Thermal Throttling partendo da una storia più personale e introducendo l'argomento con un condizionale:
Un primo test eseguito proprio sul 15" con i9 sembrerebbe essere davvero negativo
Più aventi però ho aggiunto:
Al di fuori dei benchmark rapidi eseguiti giusto per dire "guarda quanto vado veloce", i nuovi portatili non sono in grado di amministrare il calore emesso dalla CPU durante i carichi medi e per nulla con quelli intensivi. In questi ultimi casi, infatti, non solo non si riesce a sfruttare il Turbo Boost di frequenza ma non si riesce neanche a mantenere la frequenza di clock base di 2,9GHz
Giusto per chiarirlo a chi non avesse letto il post, la CPU di cui parlavo qui era quella del test allegato al mio articolo (rimetto il video di seguito), dato confermato anche dalla scrittura esplicita della frequenza base: i9 da 2,9GHz con Turbo Boost fino a 4,8Ghz. Fin qui nulla di nuovo, cerco di spiegare perché sono partito da queste auto citazioni seguendo un ordine logico e non cronologico.
youtube
I benchmark!?!1!""
Esistono diversi tipi di benchmark e chiunque si interessi di testare hardware parte sempre da lì. Qualcuno più qualcuno meno, sono utilissimi per stabilire un metro di confronto univoco tra diversi componenti, semplificando il dato fino a darci la possibilità di dire: è un tot% più veloce. Partendo dal presupposto che i benchmark non presentino degli errori e vengano eseguiti nel modo corretto a parità di condizioni, bisogna accettare che questi rimangono dei giudizi sommari e quindi mai completamente "giusti". Per questo motivo nei miei SaggiProgetti cerco di presentare anche delle prove concrete e, soprattutto, uso i computer per settimane, alle volte mesi, prima di pubblicare i risultati (quello col Ryzen 2700x è acceso da maggio e ancora non è uscito l'articolo). La cosa più importante, però, è che ogni benchmark è diverso: l'ottimo e super conosciuto Geekbench, ad esempio, valuta la velocità con cui si eseguono delle operazioni che non vanno a saturare la CPU se non per pochi istanti. Sui PC, infatti, uso software come Prime95 per simulare un vero stress test con uso costante al 100%, ma solo per controllare l'efficienza di ogni core spinto al massimo durante le fasi di overclocking. Vero è che sono casi limite per molti utenti, ma ci sono alcuni test più bilanciati e che sfruttano molto anche la GPU, come Luxmark o Cinebench, ognuno con caratteristiche e finalità differenti. Quel che voglio dire è che i benchmark sono un male necessario, utilissimi ma al tempo stesso forieri di informazioni potenzialmente falsate (non false) o mal comprese.
Trovo molto interessante che l'autorevole John Poole, fondatore di Primate Labs (l'azienda di Geekbench) abbia pubblicato un lungo test in cui afferma che mettendo sotto stress il MacBook Pro 15" 2018 con l'Intel Core i7 (non i9) non abbia rilevato problemi di Thermal Throttling, aggiungendo però che questo ha lavorato solo sulla CPU e concludendo che
"If your work doesn’t involve long-running tasks that are CPU- and GPU-intensive (such as Premiere) then the new MacBook Pro should provide a considerable increase in performance. Otherwise, it might be wise to wait until more performance data is available." John Poole is the Founder of Primate Labs and lives in Toronto, Ontario.
È vero, non esistono solo professionisti che hanno a che fare con "la grafica". È vero anche che la GPU ormai si dovrebbe poter sfruttare per tutto, non solo per vedere i video di Peppa Pig, ma chi non guarda all'esterno dell'ecosistema Apple non ha ancora chiarissimo questo concetto e non sa cosa ruota davvero attorno alla parolina CUDA. Il punto è che questo test, per quanto parziale, ci dà un primo indizio di dove potrebbe trovarsi un problema, ovvero nello sfruttamento completo dell'hardware. Andiamo avanti, ma vi prego di non farlo se il vostro approccio è del tipo "vabbè ma tanto io non uso la GPU", perché una frase del genere non si dovrebbe sentire neanche nella bocca di un vero appassionato di Mac (e io sono tra questi, nel caso non lo sappiate).
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Il teardown di iFixit relativo al MacBook Pro da 15" ci ha mostrato un sistema di areazione invariato rispetto ai precedenti. Questo dato mi ha portato a concludere che, pur dopo un ritardo di mesi rispetto alla concorrenza, gli ingegneri di Cupertino abbiano piazzato i nuovi processori con più core e in particolare l'i9 con un Turbo Boost pazzesco (1,9GHz aggiunti alla frequenza base non si erano mai visti!) senza ottimizzare di conseguenza la dissipazione termica. Mi sembra un dato di fatto, questo, per cui ho scritto:
Apple ha messo dentro queste CPU molto più prestanti senza un minimo di ottimizzazione
Bisogna considerare che i computer sono sistemi incredibilmente complessi, con componenti realizzati da tante aziende differenti, per cui non intendo fare l'investigatore Poirot nella speranza di trovare il colpevole con un finale a sorpresa, semplicemente accetto che ogni elemento può essere concausa di un problema e di certo questa CPU di Intel è estrema, difatti anche sul Dell XPS 15 va in Thermal Throttling. Però ecco, se posso permettermi di dire la mia, questa non è una giustificazione valida. Si poteva non mettere, si poteva sfruttare tutto questo ritardo nella presentazione (sta quasi uscendo la nona generazione di CPU...) per ottimizzare l'areazione e persino creare un modello ad hoc più Pro del Pro (come successo per l'iMac Pro che ha un progetto termico completamente diverso dall'iMac). Quindi potete dire che è colpa della CPU ma non mi sembra giusto. Abbiamo sempre elogiato Apple perché ottimizza i sistemi e bla bla bla ma se poi se ci vendono un portatile che gestisce male il carico di lavoro intensivo allora è colpa di qualcun altro. Per giunta a Cupertino non hanno neanche l'attenuante di essere stati i primi ma gli ultimi, per cui onestamente mi aspettavo qualcosa di molto meglio e non risultati simili / leggermente peggiori della concorrenza.
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A parte questo, stavo vedendo pochi minuti fa un video in cui viene evidenziato come i nuovi MacBook Pro siano "programmati" da Apple per tenere le ventole a regimi bassi a tutti costi, anche se questo significa ridurre il clock del processore. Max, qui sopra, non gli ha mai visto toccare la soglia teorica del Turbo Boost e persino scendere al di sotto della frequenza operativa di base, uscendo vincitore per un pelo rispetto al vecchio MacBook Pro quando i dati dicono che se lo dovrebbe mangiare a colazione. Non si vede con Geekbench se ve lo state chiedendo, quel test di norma sfrutta pochissimo la CPU come detto sopra, basta lanciare Cinebench però, o qualsiasi altro task che impegni seriamente la macchina. E se ve lo state chiedendo non è colpa di Adobe, visto che ormai sembra essere il parafulmine in ogni tempesta. Di certo Premiere e fratelli non sono esenti da difetti, lo so bene io sto cercando di allontanarmi a gambe levate da tutta la suite, però qui
il punto non è se un software richiede troppe risorse ma cosa fa il computer quando succede
Vedete anche voi la differenza vero?
Mi devo fermare qui, si è fatto davvero tardi e non avendo la possibilità di proporvi delle conclusioni concrete non voglio rubarvi più tempo di quanto non abbia già fatto. Per ora rimango convinto di quanto vi ho detto nel precedente articolo, ovvero che questo MacBook Pro dimostra tante cose, tra cui l'utilità del maggior numero di core portato con Coffee Lake, le potenzialità teoriche ottime del nuovo i7 e quelle incredibili dell'i9 (che Apple ha deciso di offrire in opzione), ma anche la sciatteria di averli buttati giù in macchine così belle e così costose senza verificarne a fondo la resa, visto che non sembrano riuscire a garantirci il pieno sfruttamento dell'hardware. Spero tanto che ulteriori prove dicano il contrario, magari sono impazziti contemporaneamente tutti questi che pubblicano video del genere perché fa notizia o li hanno falsificati a dovere grazie all'intervento della LucasArts solo per inveire contro Apple. Oppure uscirà un fix software che darà libero sfogo alle ventole e allora si potrà avere il 100% di sfruttamento anche dell'i9, ma indossando le cuffie insonorizzanti dei piloti di elicottero. Scherzo eh, volevo solo strapparvi un amaro sorriso prima di salutarvi e rimandarvi al prossimo appuntamento di questa calda telenovela californiana.
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Saggi per natura, anche senza occhiali: vi presentiamo il nuovo logo e il sito 2018
Doveva essere il primo dell'anno ma è slittato ad inizio febbraio, poi al primo lunedì di marzo e infine ad oggi: giovedì. Una data capitata per puro caso, visto che la programmazione è saltata più e più volte, e che possiede già un proprio valore intrinseco considerando che è l'8 marzo. Sarebbe stato un ottimo momento per annunciare l'entrata in redazione di una penna femminile e chissà che prima o poi non accada, ma la novità odierna è molto importante per la nostra storia.
SaggiaMente è nato nel 2009 come blog personale, questo lo sapete, ma è già da molto tempo che non lo è più. Abbiamo avuto diversi autori aggiuntivi nel corso degli anni e alcuni di questi sono diventati dei veri pilastri per la nostra attività editoriale. Mi riferisco principalmente a Giovanni "il Razziatore" e ad Elio "Avv." Franco, senza ovviamente togliere meriti agli altri che hanno popolato e popolano queste pagine. All'inizio dell'attività non avevo un vero e proprio logo, sono stato "costretto" a crearne uno in fretta e in furia vista la crescente popolarità del blog. L'idea che ho avuto è stata molto banale: stilizzare il mio volto, caratterizzato dalla pettinatura schizzata e gli occhiali sottili che usavo allora. In seguito l'ho leggermente ritoccato per ridurne la complessità, ma è da diversi anni che è più o meno uguale a sé stesso ed è diventato un simbolo abbastanza riconosciuto sul web. Per quanto il soggetto sia unico (me medesimo), loghi con facce ed occhiali sono stati e sono oggi ancor di più inflazionati nell'ambiente geek. Come ho avuto io quell'idea banalissima l'hanno avuta in tanti, per questo non ho neanche provato a registrarlo.
Nel corso del 2017 si è rapidamente fatta avanti la voglia di rinnovamento, al fine di adeguare l'immagine del sito a quello che rappresenta oggi e non nel 2009. Non è più un blog personale e non vuole essere un sito annoverabile tra tanti o addirittura confondibile con alcuni i cui loghi sono fin troppo simili. Avendo lavorato per anni nel campo della grafica pubblicitaria, realizzando decine di loghi e restyling, so bene che non è sempre raccomandabile cambiare immagine, soprattutto quando si è guadagnata una discreta fama positiva. Eppure io sono convinto che la coerenza non stia nella forma ma nella sostanza e, guardando a quest'ultima, SaggiaMente ed il suo storico logo oggi viaggiano su due binari distanti. Ecco perché, pur non essendo cosa facile e con tutti i potenziali rischi, abbiamo comunque deciso di procedere ad un completo restyling con l'obiettivo di far collimare l'immagine con la realtà che rappresenta.
Non vi annoierò descrivendovi le proporzioni, i raggi di curvatura o l'angolo d'inclinazione delle linee: nella mia carriera ho scritto cose del genere così tante volte nei booklet per la brand identity che oggi mi suonano superflue. Vi voglio invece parlare di sensazioni, nel modo più semplice possibile. Il nuovo logo di SaggiaMente è così, semplice, al punto che può richiamarne alla mente anche altri dato il suo stile pulito e privo di fronzoli. La S si vede subito e volutamente si presenta con la dinamicità degli emblemi dei nostri amati supererori, mentre la M si nota dopo, è più in secondo piano, ma è comunque un elemento fondamentale per rendere personale la forma. I colori sono quelli che caratterizzano il sito SaggiaMente fin dal primo giorno ed attraverso cinque template diversi, ma questa volta abbandonano il testo e vanno ad animare il cuore pulsante del logo.
Avevamo previsto un periodo di transizione, volevamo mantenere entrambi i loghi per qualche tempo e solo dopo cambiare completamente con uno switch off, ma il ritardo accumulato ci ha gentilmente invitati a tagliare corto. Dopotutto sono tre mesi che gli amministratori del sito conoscono il nuovo logo ed abbiamo avuto anche il tempo di registrarlo, per cui a noi sembra persino strano vedere online il "vecchio" sito... quello che per voi era attuale fino a pochi minuti fa. Questo è il sesto template dal 2009 ed abbiamo cercato di cambiare tutto senza cambiare niente, aggiungendo cose di cui sentivamo la mancanza e migliorandone tante altre. Prima di tutto abbiamo lavorato dietro le quinte effettuando un trasloco senza precedenti, di cui probabilmente non vi siete neanche accorti essendo stato del tutto indolore. Ora gestiamo il server in casa grazie all'aiuto dell'amico Luca Zorzi e tra i primi vantaggi ottenuti c'è stato il tanto atteso https. Per il template il ringraziamento va ad un altro amico, Andrea Ferrato, che ha dimostrato una pazienza infinita nel montare il tutto sopportando le mie richieste maniacali, fino allo spostamento di elementi di un singolo pixel.
La homepage è stata completamente rinnovata per poter dare risalto ai contenuti più importanti e non solo ai più recenti, abbiamo migliorato diversi aspetti della visualizzazione mobile e nelle sezioni dedicate alle recensioni ci sono due parametri aggiuntivi nel filtraggio: oltre alla marca anche la tipologia ed il voto. La cosa a cui tengo di più è però un'altra: la pagina estesa che vedete ora (se ci leggete da desktop), destinata a tutti quei contenuti in cui le immagini abbiamo un ruolo determinante. Eravamo stanchi del limite di 640px in larghezza, che troppo spesso privava le fotografie di visibilità ed efficacia. D'ora in poi nelle recensioni, nei SaggiProgetti e in qualsiasi altro post che lo richiesta, la barra laterale scomparirà completamente insieme a tutte le pubblicità, così da dare maggior risalto alle immagini. Non c'è un solo banner in più in questo template e li abbiamo anche tolti dagli articoli più rilevanti, per questo rinnoviamo il nostro invito ad inserire SaggiaMente in whitelist se usate un adblocker. Iniziamo a chiederlo senza imporlo, sperando di non dover cambiare strategia nel prossimo futuro.
Il nuovo logo verrà esteso il più rapidamente possibile su tutti i nostri canali, ma non sarà una cosa immediata data la diffusione in tanti anni di attività, per cui potreste vedere una parziale sovrapposizione per qualche periodo. Il template 2018 ci pone ad un nuovo punto di partenza ma al momento riutilizza diversi elementi del vecchio, sia perché funzionavano sia perché ci sarà tempo per introdurre vari affinamenti una volta che la base è online. Come sempre il vostro feedback sarà prezioso, specie quello ponderato e non repentino. A pelle ognuno avrà sensazioni diverse e se c'è qualcuno che si è affezionato allo storico logo può facilmente immaginare quanto ci siamo legati noi, eppure abbiamo sentito la necessità di andare avanti. Devo dire che in tanti anni di attività mi è capitato raramente di ricevere immediatamente un feedback positivo alla presentazione di un nuovo luogo, anche per quelli che poi hanno avuto un'ottima riuscita. In questi casi mi viene sempre in mente il metodo di valutazione del mio amico Giuseppe, la persona a cui ho realizzato più loghi in vita mia! Prima di giudicare lui stampava la mia proposta, la metteva sulla scrivania e la teneva lì per qualche giorno, concedendogli uno sguardo fugace di tanto in tanto. Gran parte di quel che vediamo non dipende da fattori intrinseci alla forma ma da ciò che noi gli associamo, ecco perché bisogna almeno concedere il tempo dell'abitudine prima di giudicare se un logo ci piace davvero o se è soltanto bello o brutto (nel senso di "fatto male"). Ovviamente speriamo che vi piaccia, così come ci auguriamo che la nuova grafica del sito vi risulti chiara e comoda fin da subito, cosa che abbiamo cercato di ottenere mantenendo invariati i punti cardine e ragionando solo in termini di miglioramento.
Per inaugurare il logo vi proponiamo anche il primo di una serie di wallpaper che usciranno nei prossimi giorni, uno alla settimana finché ce ne saranno. Si chiama GEM ed è solo un esempio di come questa forma può essere "riempita", rimanendo fedele a sé stessa pur essendo sempre nuova e diversa.
Desktop fino a 5K
Mobile con prospettiva per Schermata di Blocco
Mobile con prospettiva per Home
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#ProgettoAPU: un onesto mestierante, nulla di più
APU (accelerated processing unit) è un sistema con componenti di calcolo aggiuntive rispetto la CPU. Il termine è stato reso noto al grande pubblico da AMD, che l'ha fatto proprio con il progetto Fusion del 2011, ma la definizione è calzante anche per tutta l’offerta attuale di processori Intel mainstream, equipaggiati di serie con le varie HD Graphics o Iris. L’elemento aggiuntivo a cui si fa riferimento è, infatti, nella maggior parte dei casi una GPU. Ovviamente una con prestazioni basiche, adatta giusto per le esigenze di uso generico, ma che può essere di vitale importanza nelle configurazioni hardware più compatte o a basso budget. La componente grafica annessa alla CPU viene solitamente definita iGPU (Integrata), che si differenzia dalla dGPU (Discreta) e dalla eGPU (Esterna) in base al suo posizionamento. In alcuni casi si possono avere due o persino tutt'e tre queste schede grafiche: pensate ad un MacBook Pro 15” che ha la iGPU Intel nella CPU, poi una dGPU AMD Radeon Pro e, potenzialmente, anche una eGPU collegata via Thunderbolt 3. Ovviamente questo è un caso limite, ma il punto è:
quanto può essere buona una buona iGPU?
Quelle di Intel erano davvero mediocri all’inizio, tuttavia sono maturate bene ed oggi risultano tra le più diffuse nei computer di tutto il mondo, poiché moltissimi usano solo la GPU integrata non avendo bisogno di prestazioni elevate nel gaming, nella grafica, nel 3D, ecc… Tuttavia se prendiamo la più prestante attualmente inserita nella linea Coffee Lake desktop, ovvero la UHD Graphics 630, ha prestazioni con OpenCL classificate da Geekbench 4 a 22.239 punti, che sono prossimi ai 22.210 di una vecchissima AMD Radeon R7 M260X e ben distanti dai 72.802 della più scarsa NVIDIA GTX attuale, ovvero la 1050, ma anche dalla GT 1030 che arriva a 43.809. Ciò non significa che sia inutile, anzi: consuma pochissimo, riesce a gestire tranquillamente schermi 4K e, nel caso delle Intel, c’è la tecnologia Quick Sync che è una manna nella codifica video, pur avendo una dGPU potente. Tuttavia la creazione di un computer super compatto su base ITX ci pone davanti ad una scelta difficile: per contenere le dimensioni e i consumi, ci si deve accontentare di schede grafiche adatte solo ad un uso generico e semplice del PC. Con l’uscita delle nuove APU Ryzen lo scenario si è ampliato positivamente, arrivando ad includere in CPU come la 2400G da 4 core / 8 threads anche una iGPU AMD Vega con 11 core e prestazioni promettenti.
Da qui l’idea di assemblare il #ProgettoAPU, così da valutarne le prestazioni nell’uso office e multimediale, con qualche incursione anche nel gaming. Il Ryzen 5 2400G è stato il punto di partenza, poiché il più alto in grado nell’offerta attuale con iGPU e ben bilanciato nel rapporto prezzo/prestazioni. Il prezzo street attuale è infatti di soli 170€, che sembrano una miseria considerando cosa si ottiene in cambio. In dotazione c’è anche un dissipatore di buona qualità, anche se un po’ rumoroso a massimi regimi, ovvero l’AMD Wraith Stealth. Alla fine dei conti, però, ho deciso di utilizzare un case troppo sottile per quello. Uno che, per giunta, avevo un po’ bistrattato in un precedente articolo. Si tratta dell’IN WIN Chopin, case mini ITX strutturalmente simile ad altri che costano meno della metà (come l’ITEK Spirit) pur essendo praticamente identico se non per la finitura esterna e l'alimentatore. È questo il motivo che me lo ha fatto scartare con un po’ di disappunto nel #ProgettoMiniMix, ma questa volta partivo da una prospettiva diversa, ben disposto a spendere quel qualcosa in più in cambio di coolness, poiché l’APU lo meritava. I principali vantaggi di Chopin rispetto ai prodotti nati dallo stesso stampo (e ce ne sono diversi) è che qui vi è un'elegante finitura esterna in robusto alluminio spazzolato, un alimentatore più potente (150W contro i classici 130W) e cavetteria tutta nera, quindi più elegante e meno confusionaria.
Con un case così piccolo si fa un minimo di fatica nell’assemblaggio, ma non più di tanto. Basta far passare per prima cosa i cavi dati (SATA) ed alimentazione del disco da 2,5” nel foro superiore sopra la scheda madre, poiché questi andranno sul retro (si possono evitare usando un disco M.2, se la scheda madre lo supporta). Poi si sollevano fino a quanto è possibile i cavi di alimentazione e si inserisce al di sotto la scheda madre. Infine si collega tutto e si cerca di nascondere i cavi sulla destra, l’unica area che rimane ben coperta dallo sportellino laterale, traforato per l’areazione.
La prima scelta per dissipatore e RAM non è quella che vedete nelle immagini. Avevo infatti optato per la bella Cryorig C7 con pale bianche, accoppiata a della RAM G.Skill dello stesso colore. Il colpo d’occhio era perfetto ma ho riscontrato un problema imprevedibile: la ventola sopra il dissipatore arrivava così vicina alla griglia che entrava in risonanza, creando un fastidioso sibilo già a regimi medi. Alla fine ho dovuto ripiegare per la più canonica Noctua NH-L9a-AM4, certo delle sue ottime prestazioni e di uno spessore ancora minore. La qualità Noctua non si discute e con un case completamente cieco avrei preso direttamente quella, perché ha una ventola da 92mm con un’efficienza termica incredibile, ma l’avevo scartata per via di quell’orrendo schema cromatico stile PC degli anni ’80, visto che si intravede attraverso il pannello laterale. Pazienza: me ne sono fatto una ragione quando l’ho installata, ho riacceso il computer e mi sono accorto che quel fastidioso sibilo era sparito. Il silenzio è d’oro…
Forse esiste della RAM beige e marrone come quella ventola, ma preferisco non saperlo. Ho scelto di nascondere il più possibile il resto ed ho optato dunque per il nero, con 8GB Kingston HyperX in due moduli da 4GB a 2666MHz, che avevo acquistato alcuni mesi fa all’ottimo prezzo di 75€ (oggi sono salite a 100€). Vista la natura del computer ritengo che sarebbe stato inutile andare oltre: qui l’idea non era di spingersi ai limiti quanto piuttosto di bilanciare adeguatamente i componenti affinché il tutto risultasse veloce, silenzioso, stabile e parco nei consumi.
Per il disco ho pensato a diverse soluzioni e una che mi allettava era un M.2 di piccolo taglio per il boot più un HDD tradizionale da 500GB (o 1TB) per un po’ di storage integrato. Tenendo da conto che volevo mantenermi entro un range di spesa contenuto, era una possibilità intrigante. Ho fatto così, in effetti, ma con il case così piccolo e con diversi punti di areazione passiva (ovvero aperture), sentivo più il rumore del disco meccanico che il resto. Considerando che avevo da poco provato il Crucial MX500 da 500GB – che ad un prezzo di circa 110€ offre la velocità delle NAND 3D di ultima generazione ed una capacità più che valida – ho optato per questo e lo rifarei ancora.
Cosa manca all’appello? Beh, la cosa più importante e che di solito analizzo per prima: la scheda madre. Chissà come, questa volta è finita in coda all’elenco ma non per mancanza di meriti. La Gigabyte GA-AB350N-Gaming WIFI è una delle pochissime che a febbraio mi è arrivata già aggiornata col BIOS per supportare le APU Ryzen 2, con tanto di etichetta sulla confezione. Questo è un requisito fondamentale se non avete una CPU Ryzen 1 ed una scheda grafica PCIe da montare temporaneamente e non volete allungare i tempi ricorrendo al Boot Kit in prestito da AMD solo per fare l'update dell'EFI BIOS.
Il formato è mini ITX, com'è ovvio che sia, ed ha una disposizione degli elementi molto comoda per questo case, in quanto la cavetteria del front-panel sta in alto e non all’estrema destra (che qui è poco agibile). Mi dispiace un po’ che manchi una USB-C (sia sul case che sul retro della scheda), ma all’atto pratico non si è rivelata essere una limitazione pesante vista l'ancora scarsa diffusione. Molto importanti la doppia uscita video HDMI 2/DisplayPort 1.2, le quattro USB 3.0, due USB 3.1 Gen 2 (10Gbit), due USB 2 per eventuali mouse/tastiera/dongle, scheda di rete cablata e wireless ac con antenna esterna calamitata. Manca l’uscita audio ottica, se ve lo state chiedendo, ma al prezzo medio di 130€ non me la sono sentita di chiedere di più (le ITX sono care...). Ecco fatto, tutto finito, mettiamo da parte la descrizione e vediamo un po' le prestazioni, ma non prima di aver riepilogato tutti i componenti con i prezzi da me pagati al momento dell'acquisto (e che possono facilmente variare considerando l'andamento degli shop online):
#ProgettoAPU: lista della spesa
122€ CASE IN WIN Chopin
131€ MOBO Gigabyte GA-AB350N-Gaming WIFI
170€ CPU Ryzen 5 2400G
41€ COOLER Noctua NH-L9a-AM4
75€ RAM 8GB Kingston HyperX 2666MHz
110€ SSD Crucial MX500 500GB (110€)
649€ Totale lista Amazon #ProgettoAPU
Scegliere un metro di confronto in base ai miei SaggiProgetti non è stato facile, poiché sapete che con quelli tendo a salire piuttosto in alto con la spesa, di solito il doppio se non il triplo rispetto al #ProgettoAPU. L'unico tra quelli pubblicati che può aver senso vedere insieme è il primo #ProgettoAMD, equipaggiato con Ryzen 5 1600. E neanche tanto, a voler essere sinceri, visto che in quel caso c'erano 16GB di RAM ed una GTX 1060. Ho tirato quindi fuori dal cassetto i risultati di uno dei tanti computer assemblati che non ho avuto il tempo di portare sul sito, il cui nome in codice era #ProgettoMini2 e si basava su Intel i5-7500 quad-core, che ho provato sia con la iGPU Intel HD 630 che aggiungendo una NVIDIA 1050 ti. Iniziamo proprio dal test CPU, realizzato al solito con Geekbench 4.
Qui non c'è molto da dire, se non che le CPU di AMD a parità di core continuano ad essere leggermente inferiori alle Intel, con tutto che qui si sta valutando una Kaby Lake e non Coffee Lake. Vero è che ci sarebbe margine di overclock sul 2400G, ma non con questo case e questo dissipatore. Decisamente più interessante, e direi persino rivelatorio, il test sulle GPU in OpenCL. Qui vedrete il #ProgettoMini2 comparire due volte, sia con la iGPU che con la dGPU, ed è proprio questo salto a farci capire il senso di una APU Ryzen che include una Vega 11.
In condizioni normali un utente si trova a dover scegliere tra le soluzioni integrate di Intel nelle proprie CPU e le schede grafiche dedicate, che richiedono una spesa aggiuntiva media minima di 150/200€ ed offrono prestazioni ben superiori. Nel mezzo c'è un grande vuoto che le recenti APU di AMD vanno effettivamente a colmare. È facile vedere quanto la Vega RX 11 sia più potente di una Intel 630 ed è ancor più interessante, secondo me, che le sue performance siano praticamente identiche a quelle di una NVIDIA GT 1030. Ovvio che la prima delle GTX arrivi abbastanza più alto, ma non c'è dubbio che uno spazio per il Ryzen 2400G esista e sia anche ben definito.
Personalmente, però, non ritengo che le prestazioni siano tali da poterlo considerare per una macchina da lavoro di chi abbia esigenze anche solo medie in termini di grafica, se non per l'illustrazione 2D. Di sicuro ci dà la possibilità di gestire con maggiore scioltezza gli schermi esterni UHD e offre quel pizzico di sicurezza in più in tutti gli ambiti del multimedia rispetto ad una iGPU Intel attuale, ma il distacco da una soluzione dedicata è ancora troppo importante. Da notare che qui non ho considerato i prezzi ma solo i numeri: se teniamo anche i conti allora si nota che la componente GPU dei Ryzen 2 G è ben più economica rispetto quella presente nei processori Intel, pur offrendo performance superiori al doppio. E questo è senza dubbio un risultato di tutto rispetto.
AMD, comunque, sa spingere discretamente bene quando si tratta di rendering realtime e le possibilità di gioco offerte da un computer del genere sono da valutare. Bisogna però mettersi nella giusta prospettiva, poiché è chiaro che pure una CPU meno potente di questa andrà molto meglio se ha una GPU dedicata. Il punto qui è chiaro: se si sa già che si rimarrà solo con la iGPU, allora il Ryzen 2400G è una seria possibilità da considerare potendo giovare di un chip grafico migliore rispetto quelli Intel. Io lo vedo ideale per un computer nato per fruizione multimediale, magari anche da salotto (ed ecco il perché della bella livrea che ho scelto), ma non pensiate che possa sostituire una console. Tanto per darvi un'idea, Assassin's Creed Origins in Full HD con le opzioni grafiche di base, raramente supera i 20fps ed ha anche dei picchi ben più bassi, stessa cosa per Total War Warhammer e Mad Max Fury Road, dove capita di vedere numeri ad una cifra. Certo è che con la HD 630 nemmeno ci pensate a farlo partire un gioco simile mentre qui, volendo proprio tirarlo per le orecchie, una capatina breve su titoli impegnativi si può immaginare, ma è decisamente una soluzione sub-ottimale per il gaming.
Sempre sulla colonna dei no ci vanno gli utilizzatori della suite Adobe, che già fatica con le Vega discrete figurarsi quelle integrate. Però non è solo colpa sua, pure DaVinci Resolve mi ha fatto capire che non era proprio il caso. Ci si può dimenare molto bene nelle attività del quotidiano con una macchina simile, può diventare un buon centro multimediale per il salotto o per lavori per i quali non serva molto la grafica ma si vuole stare più tranquilli nella gestione degli schermi ad alta risoluzione. Tuttavia questa è la soluzione più potente ad oggi offerta da AMD in campo APU, per cui anche se la GPU Vega RX 11 integrata vi stesse bene dovreste comunque accettare la "limitazione" a 4-core e 8-thread, che nella famiglia Ryzen sono poco sopra il minimo sindacale.
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#ProgettoDeca: poca caffeina, tanta adrenalina Abbiamo fatto il pieno di potenza con il #ProgettoCaffeina, puntando...
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#ProgettoDeca: poca caffeina, tanta adrenalina
#ProgettoDeca: poca caffeina, tanta adrenalina
Abbiamo fatto il pieno di potenza con il #ProgettoCaffeina, puntando al top delle CPU Coffee Lake di classe desktop, un’ottima dotazione di 32GB di RAM ed una performante GTX 1080, ma i vantaggi dell’ottava generazione di Intel Core si estendono anche ai processori di livello inferiore. Da diversi anni l’i5 più potente, quello subito sotto l’i7, è considerato una scelta saggiavisto che equipara…
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#ProgettoCaffeina: design e prestazioni da primo della classe con Intel i7-8700K e GTX 1080
Veniamo da diversi anni in cui l’evoluzione dei processori era diventata una questione piuttosto semplice. Con AMD praticamente fuori dai giochi ed Intel che procedeva al ritmo lento del suo Tick-Tock, si trattava giusto di cambiare un numerino progressivo nelle sigle delle CPU all’arrivo di una nuova generazione. Il 2017 ha sancito la fine di tutto questo, con qualche risvolto positivo dovuto all’avvento dei Ryzen e un po’ di confusione in più dalle parti di Santa Clara, dove si è deciso di scollegare il codice prodotto dall’architettura e, nel consolidare il nuovo modello di sviluppo a tre fasi (Process-Architecture-Optimization), se n’è aggiunta una quarta: l’ottava generazione di Intel Core è infatti una seconda ottimizzazione del processo produttivo a 14nm.
Processo (14nm)-> Broadwell
Architettura -> Skylake
Ottimizzazione (14nm+) -> Kaby Lake
Seconda Ottimizzazione (14nm++) -> Coffee Lake
Arrivata subito dopo Kaby Lake ma con una produzione in ritardo ed apparentemente centellinata, Coffee Lake si posiziona in una cuspide temporale infelice. Ha iniziato a diffondersi nei desktop solo dalla fine del 2017, trovandosi immediatamente alle spalle del prossimo importante step evolutivo a 10nm del 2018: Cannon Lake. Tuttavia questa è ormai una consuetudine e si ha l’impressione di viaggiare in un costante limbo in cui ciò che si può davvero comprare è già superato da quel che arriverà a breve. Dopotutto anche Cannon Lake arriverà più avanti, prima nei portatili e solo nella seconda metà dell’anno sulle postazioni fisse, per cui conviene evitare di guardare troppo in là per concentrarsi su ciò che il mercato effettivamente offre. E se è certamente vero che questa ottava generazione rappresenta un po' il passato, essendo basata su un processo produttivo arrivato al capolinea, per noi utenti è quella che offre il maggior incremento di prestazioni da 4 anni a questa parte. Nella serie i3 vi è per la prima volta un modello quad-core con possibilità di overclocking (i3-8350K), mentre il top di gamma degli i5 (i5-8600K) porta le CPU 6-core in ambito consumer; l’i7-8700K rilancia aggiungendo l'hyperthreading, con una configurazione 6-core/12-threads. È proprio su questo che si basa il #ProgettoCaffeina. Da qui daremo un taglio alle sigle scomposte della prima fase dei SaggiProgetti (Win, ITX, AMD, ecc..) attribuendo ad ognuno di essi un nome proprio.
Questa volta è iniziato tutto dal case, perché dopo parecchia titubanza mi sono deciso ad ordinare ed attendere un paio di mesi (forse meno) per il tanto agognato NCASE M1 V5. L’ho scelto silver per spezzare le monotonia di tutti quelli scuri che ho testato finora, anche se il nero è persino più bello. Una piccola novità da segnalare è che ora viene distribuito da SFF LAB insieme ad altri bei progetti originali come il Dan A4-SFX o lo SkySearch S4 Mini. Strutturalmente credo sia uno dei case più ingegnosi che io abbia mai visto e offre una flessibilità di installazione incredibile. Questo è il suo punto di forza ma anche di debolezza, visto che non c'è una guida o un manuale completo, per cui ci si deve affidare alla propria esperienza e ad un po’ d'intuito (immagino ci sia anche qualche video online per i meno esperti).
Il case è basato su uno scheletro di L16 x H25 x P33 cm, ricoperto da quattro pannelli di alluminio che si incastrano a pressione. Fa un certo effetto, non lo nego, ancora oggi quando mi capita di aprirlo ne apprezzo la qualità costruttiva. Io l’ho smontato e rimontato forse 100 volte e noto un leggerissimo disallineamento negli accoppiamenti dei pannelli laterali con quelli superiore e frontale, ma è un caso limite perché ho sperimentato tante combinazioni hardware e l’ho messo decisamente alle strette. Solo i case di fascia alta della vecchia Lian Li o di Cooltek/Jonsbo hanno una qualità costruttiva, di materiali e di ingegnerizzazione, comparabile. La cosa che differenzia l’M1 dagli altri è principalmente la flessibilità. Rileggete per un attimo le dimensioni (16x25x33) e pensate che qui dentro ci si può mettere una scheda mini-ITX, CPU con raffreddamento a liquido con radiatori da 240mm, GPU a piena lunghezza (volendo anche questa con raffreddamento a liquido dedicato), alimentatore ATX standard, lettore/masterizzatore, 2 x HDD/SSD da 2,5” oltre a quello su scheda madre, 2 x HDD da 3,5”, 4 ventole da 120mm...
So cosa state pensando (impossibile!!1!!), ma il segreto è semplice ed è racchiuso in una piccola parola: “può”. Ovviamente non si possono mettere tutte queste cose insieme, spesso non ci si riesce neanche in case con un volume quadruplo. Quello che offre NCASE M1 è la modularità, ma ogni scelta comporterà dei sacrifici. Tanto per fare un esempio, se si decidesse d'installare un alimentatore ATX e non SFX si dovrebbe dire addio all’installazione di: due dischi da 2,5/3,5”, una ventola da 120mm ed al radiatore da 240mm per il raffreddamento della CPU. Può sembrare strano visto che tutte queste cose insieme sono decisamente più grandi della differenza che esiste tra PSU ATX ed SFX; il fatto è che ogni elemento all’interno di questo case occupa non solo il suo spazio ma anche quello potenziale di altri, per cui l’elenco citato prima è sicuramente vero solo se però ci si mette la disgiunzione logica “o” tra varie voci.
Elencare tutte le possibili combinazioni attuabili con questo case è una cosa difficile – forse per questo non hanno fatto un manuale? – quindi dovrò per forza di cose limitarmi al mio specifico uso, citando di volta in volta qualche possibile variante che ho testato o valutato. Il primo sguardo laterale all’interno mette in evidenza la scheda grafica, che come ho detto può essere anche piuttosto lunga e nel mio caso lo è, essendo una NVIDIA GTX 1080. Al di sotto di questa vi è un po’ di spazio e le filettature per installare due ventole da 120mm; in alternativa si può variare con un disco da 2,5” e una ventola. Io ho provato diverse combinazioni, ma devo dire che è molto meglio lasciare la GPU libera di fare il suo lavoro. Quando ho aggiunto due ventole non ho visto nessun reale vantaggio al di fuori di un paio di gradi in meno sotto stress ma con maggiore rumorosità e consumi, per cui le ho tolte. Avendo scelto la versione Founders Edition della GTX 1080 potrei effettivamente mettere un SSD da 2,5” a sinistra senza intralciare l’areazione della GPU, ma se si opta per una di quelle con doppia ventola potrebbe non essere una grande idea (il disco si beccherebbe tutta l’aria calda in estrazione).
L'elemento sopra la GPU è un supporto molto interessante che include anche un filtro magnetico utile a proteggere e ridurre la rumorosità. Qui si trovano due moduli da 120mm che possono essere usati per ventole o radiatori, fino ad un massimo di 240mm. Il primo tentativo che ho fatto è stato proprio con il raffreddamento a liquido, ma scegliendo le soluzioni all-in-one i tubi sono troppo lunghi per questo case e bisogna costringerli all’interno con delle convoluzioni che preferisco evitare. Oltre ad avere potenziali impatti negativi sull’efficienza della pompa ed un pessimo risultato estetico, si riempie tutto lo spazio interno e si limita la già complicata dissipazione termica di tutti i componenti in un case così piccolo. Ho provato l'ottimo FrostFlow+ 240 ed anche i Deepcool Captain 240EX e 120EX RGB, ma il sistema soffriva troppo ed era difficile da stabilizzare con l'overclocking. Un case così compatto nasce per soluzioni di raffreddamento a liquido custom, per chi ha la pazienza per metterle in piedi. Tagliare i tubi per accorciarli nelle soluzioni AIO non è praticabile. Con il radiatore da 240 e due ventole da 120mm si ha poi un’altra ricaduta negativa, perché si occupa il modulo da 120mm sulla destra a cui è agganciato un supporto (fornito in dotazione) che può contenere due HDD da 3,5mm.
Nella mia configurazione finale questa struttura è rimasta inutilizzata comunque per altre ragioni, ma ho mantenuto almeno il frame di metallo perché contribuisce a dare resistenza strutturale allo scheletro e aiuta a contenere la rumorosità. Tolto questo elemento protettivo si ha accesso completo all’interno del case, ovviamente dominato dalla scheda madre in formato mini-ITX.
Ho scelto la Asrock Fatal1ty Z370 Gaming-ITX/ac perché offre ampia possibilità di configurazione per il raffreddamento ad aria o ad acqua, supporto esteso all’overclocking, slot Ultra M.2 PCIe x4, Wi-Fi ac dual band, Bluetooth 4.2, connessioni audio complete ed una Thunderbolt 3 / USB-C. Per fortuna nella versione Z370 hanno sostituito la colorazione rossa con un più gradevole grigio scuro, che non si vedrà mai su questo case ma l'ho preferito comunque per la maggiore attinenza allo schema cromatico del progetto.
Come processore ho puntato al top per Coffee Lake, ovvero l’i7-8700K, così da poter testare i vantaggi derivanti dal passaggio a 6C/12T rispetto i 4C/8T del precedente i7-7700K usato nel #ProgettoWinM2. Di base il clock è di 3,7GHz (Turbo a 4,7GHz) ma con una buona areazione si può mettere su un overclocking "stabile" a 5GHz senza troppa fatica. Il punto è: conviene? Se si vuol vedere il numerino salire nei vari test sicuramente sì, ma per farlo si è costretti a pagarne le conseguenze. Posto che i chip non sono tutti uguali e che si deve sempre procedere con cautela, salendo a 5GHz si consumerà molto di più (il TDP passa facilmente da 95 a 170W) e si riuscirà a sostenere lo sforzo per minor tempo. Prove come Geekbench sono utilissime, ma caricano pochissimo sul processore e si superano facilmente. Già la fase multi-core di Cinebench R15 è un banco di prova leggermente più impegnativo e, difatti, superato un certo livello di overclocking inizia a mostrare una curva negativa mentre Geekbench 4 continua a salire. Su quest'ultimo avevo raggiunto numeri enormi giusto a scopo di test, ma se poi provavo a mandare in esecuzione uno stress test vedevo chiaramente che la CPU andava in sofferenza.
Non è il caso di scendere troppo nel dettaglio qui, l'argomento è troppo vasto, ma ci sono diverse scuole di pensiero sull'argomento e io ci tengo a chiarire la mia. Se vi parlo di OC non dovete immaginarmi come un ragazzino coi brufoli che rischia di bruciare migliaia di Euro di hardware comprato coi soldi di papà solo per mezzo fps in più nel videogioco del momento. L'immagine mi fa sorridere, per questo la descrivo, ma non la critico: sono passioni ed è giusto sperimentare, fare esperienza... inoltre i brufoli li abbiamo avuti tutti. Il mio metodo è comunque molto diverso perché voglio sfruttare "lo spunto" in più che un aumento di frequenza può dare, se questo è consistente, ma ho prima di tutto la necessità di salvaguardare il mio investimento e la continuità operativa nel lavoro. Per questo motivo evito di cambiare un parametro prima di capire cosa faccia e tratto ogni processore come se fosse unico, senza mai riprendere impostazioni che con troppa superficialità vengono suggerite su forum e video. Leggete e guardate tutto ciò che potete, ma tenete acceso lo spirito critico. Se uno vi consiglia di togliere completamente i limiti di erogazione energetica sulla CPU e di disattivare le protezioni native, beh... sapete che dovete chiudere e andare avanti.
Al netto di potenziali rischi dovuti solo ed esclusivamente all'incuria dell'utente, l'overclocking è una possibilità troppo interessante per non essere indagata. Dopotutto, i meccanismi come il Turbo dei processori Intel e la sua controparte Thermal Throttling, ci dicono proprio questo: i processori moderni sono pensati per riuscire a sopportare frequenze superiori ma per brevi periodi, dopo i quali è necessario rientrare nei ranghi (o anche al di sotto) per ragioni di sicurezza. Io mantengo attivi tutti questi sistemi perché non voglio avere un treno che viaggia costantemente con voltaggi eccessivi e consumi come una stufa a vapore pure per scaricare la posta. Il Thermal Throttling non è quindi un nemico da uccidere, ma un vostro amico a cui dovete dire grazie visto che evita di farvi friggere la CPU. Se entra in azione troppo spesso non dovete disattivarlo, ma solo capire perché e cercare di bilanciare carichi, frequenze, voltaggi, areazione, ecc.. Non dico che sia facile, su questo computer ho passato diversi giorni a fare del fine tuning e prima di iniziare a lavorarci ho eseguito i miei tradizionali stress test, sia simulati dai benchmark che quelli reali delle attività con cui ho a che fare. Allo stesso tempo evito pure di esagerare nell'altro senso: non ha senso lasciare il computer accesso per una settimana a lavorare con tutti i core al 100% con Prime95 o IntelBurnTest. Prima di tutto perché attività reali che sfruttino così tanto la CPU si può dire che non esistano nella normale operatività ma soprattutto perché se avete queste esigenze e comprate un processore mainstream come questo invece di uno Xeon, probabilmente avete sbagliato a monte.
Nel caso di specie ho raggiunto il mio equilibrio con un OC a 4,8GHz ed un consumo di picco da 140W, ma tale frequenza non viene mantenuta quando non serve e neanche si sostiene per troppo tempo, visto che su lunghe operazioni si scende intorno ai 4/4,1GHz con un TPD che oscilla tra 110/120W. In passato ragionavo diversamente ma ora preferisco evitare di alterare il funzionamento naturale della CPU e non uso neanche i profili di OC nativi delle schede madri, perché ho notato che troppo spesso tendono ad aumentare i voltaggi oltre i limiti di sicurezza. Pur con tutte queste auto-limitazioni, l'overclocking "saggio" rimane una pratica che consiglio vivamente: trovato il punto di equilibrio si ottiene un incremento di prestazioni concreto e quasi gratuito. Andando oltre diventa una sfida tecnica che può essere altrettanto stimolante, ma che non ci interessa per raggiungere il nostro obiettivo: un computer sicuro, performante e di cui si sfrutti l'hardware al meglio delle sue possibilità.
La memoria che ho scelto è l’ottima Corsair Vengeance LPX 32GB DDR4 3000MHz C15, con due moduli bianchi da 16GB. In realtà il colore non era voluto ma il frutto di un prezzo decente trovato al momento opportuno. Comunque non mi è dispiaciuto e alla fine i moduli sono risultati pure in tinta con il dissipatore che ho deciso di mantenere... e che comunque le ricopre interamente al di sopra.
Un sistema di areazione che mi piace molto è il Dark Rock Tf di Be Quiet!, che ha un bel radiatore e due ventole disposte parallelamente alla scheda madre, tuttavia non va tanto d’accordo con il formato ITX in quanto le curve delle condutture possono urtare sulle RAM. La mia seconda scelta è stata la Cryorig CR-C1A, che ha i tubi più arretrati ed è anche più bassa, avendo una sola ventola ma da 140mm. Il TDP massimo è limitato a 140W, ma il dissipatore ha una buona efficienza termica, è molto silenzioso, costruito in modo eccellente e costa di meno. Inoltre possiede un vantaggio addizionale interessante, perché non solo non urta sulle RAM ma le aiuta pure a respirare. Non è esattamente come avere un soffio costante di aria fresca, però non le opprime e riesce anzi ad estrarre calore attraverso il radiatore e la ventolona piatta da 140mm. Mi reputo piuttosto soddisfatto del prodotto e penso che lo riuserò in altre configurazioni future. Avevo valutato anche una Noctua, ma credetemi se vi dico che quelle ventole beige e marroni mi fanno star male, infatti quando ho messo la NH-D9L nel #ProgettoWinITX sono stato "costretto" a sostituire la ventola originale e non è una cosa che amo. Non tanto per la spesa in più ma anche perché si altera la resa termica e e acustica prevista di fabbrica.
Da qualche parte ci doveva pur essere un aspetto negativo in questo dissipatore di Cryorig e sta nel fatto che sporge sulla destra un po’ oltre la scheda madre. Lo sbalzo non è eccessivo e nella maggior parte dei case risulta ininfluente, ma non sull’M1 dove l’alimentatore è posto proprio di fianco ed urtava. Per fortuna la sua proverbiale modularità mi ha consentito una soluzione diversa, in quanto si può rimuovere il supporto per l’alimentatore SFX posto parallelamente alla scheda madre e se ne può mettere uno ATX un po’ più a destra ma perpendicolarmente. Ho comunque evitato di passare al formato più grande visto che lo spazio è poco ed ho installato il Silverstone SX600-G SFX modulare previsto inizialmente, ma con la disposizione di quello ATX grazie all’adattatore fornito in dotazione. In questo modo ho evitato che urtasse il dissipatore ed ho anche una camera d’aria più regolare e profonda. Chi di modularità ferisce di modularità perisce, perché questa, come ogni altra scelta con questo case, comporta delle perdite. Nella fattispecie l’installazione del PSU in profondità rende necessaria la rimozione del castelletto per i due HDD da 3,5mm di cui ho parlato in precedenza. Io non l’avrei comunque utilizzato, per cui ho scelto questa strada con convinzione.
Ci sono altri posti dove installare dischi in questo case e non li ho neanche sfruttati tutti. Per il boot mi sono affidato alla velocità e la compattezza del disco PCIe e nel valutare le diverse opzioni ho finito per scegliere di nuovo il Samsung 960 EVO da 500GB. Questo è situato sul retro della scheda madre ed è pienamente accessibile grazie all’apertura del case e il pannello rimovibile. Ho inserito anche un secondo disco per i dati ed ho scelto l’ibrido Seagate FireCuda da 1TB. Per meno più di 50€ ci offre una buona capienza di stoccaggio ed una velocità superiore a quella dei dischi meccanici puri grazie all’aggiunta di una piccola cache in formato solido. In tutti i casi l’ho impiegato principalmente per archiviazione statica e l’ho posizionato in uno spazio che si trova proprio dietro l’alimentatore grazie ai supporti gommati dell'NCASE M1 che si incastrano a scorrimento all’interno di fori opportunamente sagomati.
Sta un po’ stretto qui, ma non ho notato comportamenti fuori norma anche sotto stress. Altri possibili spazi per dischi sono al di sotto della scheda video, dove ho preferito lasciare campo libero per installare più facilmente gli SSD in prova (che tengo per pochi giorni). Preciso che tutti i test finalizzati ai benchmark sono stati effettuati sfruttando solo l’SSD NVMe di Samsung.
Finita le descrizione dei componenti, vorrei ritornare un attimo sul case. Viste le dimensioni così compatte mi aspettavo di dover fare molta fatica per assemblare il tutto. In realtà ho finito per “giocarci” anche più del dovuto, provando mille combinazioni diverse, proprio perché è facile da maneggiare. Il fatto che si apra completamente su tre lati e, in parte, anche frontalmente fa arrivare bene l’illuminazione e consente spesso di usare entrambe le mani. Non dico che sia sempre tutto facile, viste le dimensioni in gioco e l’assenza di un manuale completo, ma se si ha un po’ di esperienza ci si può avventurare senza problemi, ottenendone buona soddisfazione. Una cosa da considerare è la quasi totale assenza di interstizi per il cable management, per cui l’alimentatore modulare è praticamente obbligatorio e il disco PCIe va sfruttato per eliminare altri due cavi. Con un po’ di accortezza in fase d’acquisto e un pizzico di manualità, si riesce comunque ad ottenere un risultato abbastanza pulito. Nel complesso direi che merita i soldi che costa, peccato che per averlo in Italia si debba pagare parecchio di spedizione più la dogana. Prima di passare ai risultati dei test, vi elenco dettagliatamente tutti i componenti con i prezzi pagati al momento dell’acquisto. Non avrebbe senso riportare quelli attuali perché tanto varierebbero facilmente, in particolare RAM e GPU che vanno su e giù come le montagne russe (in grazia delle criptovalute e la fame di mining).
232,73€ CASE: NCASE M1 (195,73€ + 37€ dogana)
199,15€ MOBO: ASRock Z370 gaming-itx/AC
354€ CPU: i7-8700K
599€ GPU: NVIDIA GTX 1080 8GB
242,99€ SSD: Samsung 960 EVO 500GB
354,99€ RAM: Corsair 32GB 3000MHz C15
86,50€ PSU: Silverstone SX600-G 600W SFX
61,19€ HDD: Seagate Firecuda 1TB
Totale 2130€
Da dove iniziamo? Beh, non si può non partire con l'immancabile Geekbench 4. Come ho detto poco fa, volendo si riesce a "truccare" questo risultato andando oltre, perché tanto non mette troppo sotto stress l'hardware e quindi non si vedono i potenziali limiti di un errato overclocking. Quella che vedete qui sotto è la migliore prestazione che ho ottenuto in condizioni ottimali, ovvero quando il computer si è dimostrato perfettamente stabile in qualsiasi altra attività fittizia o reale che io abbia sperimentato nelle ultime settimane. C'è poco da dire: fa paura. La differenza rispetto i precedenti top di gamma consumer con 4C/8T è tantissima e considerate che anche sugli altri vi era overclocking, altrimenti sarebbe stata una gara del tutto impari. Ho appositamente lasciato in arancione anche il Ryzen 5 1600 (parente diretto del 1600X) in quanto anche quello possiede 6C/12T, ma non si avvicina minimamente a questi risultati. Vero pure che l'avevo mantenuto con il dissipatore stock e non sono salito sopra i 3,6GHz rispetto i 3,2 di partenza, ma non c'è alcun dubbio che questo i7-8700K si posizioni nettamente al di sopra per efficienza. Infatti il suo risultato "liscio" a 3,7GHz è comunque di 5483 / 24218. Un vantaggio tecnico significativo che, va detto, deve tener conto di un altrettanto corposo premium price: qui parliamo di un processore che supera i 300€, contro i meno di 200 a cui si può trovare il Ryzen 5 1600.
Di GTX 1080 ne abbiamo provata una di recente con il #ProgettoWinM2; questa volta però ho preso la Founders Edition che è meno spinta, essendo proprio come mamma NVIDIA l'ha fatta. Il risultato sintetico di Geekbench 4, sezione Compute, conferma il tutto con prestazioni leggermente inferiori, ma neanche tanto.
La situazione si ribalta nettamente quando si chiama in gioco Cinebench R15 e si analizza la resa di CPU+GPU con OpenGL. Qui il #ProgettoCaffeina tira di nuovo fuori i muscoli e si staglia ben al di là del precedente con 192,44fps. Ho toccato i 200 in alcuni casi ma avevo poi minori prestazioni in altri ambiti e quando ho aumentato la frequenza a 5GHz qui ero rientrato intorno ai 180. Senza OC si precipita a 160fps, giusto per fare un piccolo esempio di quanto possano variare le cose.
A metterci lo zampino è ancora una volta la CPU, che già va benone in single-core ma fa davvero la differenza in multi-core. Il Ryzen 5 1600 del #ProgettoAMD non se l'era cavata male, soprattutto ribadendo il discorso relativo al alla differenza di prezzo. Core e thread contano molto in questo caso, infatti l'i5-7600K con quattro core secchi fatica non poco rispetto gli altri.
Come ultimo test "astratto" vi propongo LuxMark 3.1, che con il rendering OpenCL della scena Hotel Lobby mette a dura prova l'hardware. Ebbene, ancora una volta qui la "vecchia" GTX 980ti ha una marcia in più, che le consente di battere i nostri progetti più moderni. Considerate che su questa prova la CPU incide pochissimo, meno di 1/10 direi, ma il vantaggio del primo #ProgettoWin con i7-6700K è piuttosto indicativo. Le librerie comuni interessano sempre meno a chi realizza GPU in questa fascia che, per inciso, sarebbe quella dei videogiocatori. Ma se si usano software basati su CUDA poco male, ci si becca comunque un enorme vantaggio dalle schede più recenti anche in ambito professionale.
Quando parlo di test "astratti" non intendo in ogni caso sminuirli. Considerate che i dati sintetici visibili qui impattano direttamente sui software, sia in termini più generici (come nel caso di Geekbench CPU) che più specifici. La differenza misurata con CUDA, sempre da Geekbench, si nota in proporzione quasi identica nei software che sfruttano quel framework, tra i quali una parte del pacchetto Adobe, ma la lista è così lunga che NVIDIA ha creato un motore di ricerca per navigarla (qui una più compatta in italiano). Allo stesso tempo, leggendo le prestazioni con OpenGL / OpenCL, per quanto siano sintetiche, dovete immaginare che si ritrovano nei software (o giochi) che utilizzate e che le sfruttano. Ecco perché questi benchmark non sono poi così eterei come potrebbe sembrare. Il mio personale punto di vista rimane però quello di un fotografo e videografo, ragione per cui è lì che mi focalizzo.
Photoshop va meglio su Intel, ma il vantaggio tra i primi due in classifica – che differiscono quasi solo per la CPU – non è neanche così massiccio come ci si potrebbe aspettare. Nel caso di specie, si trattava di applicare in batch una serie di filtri complessi su 10 foto della X-T2, compresa apertura e salvataggio. Con Lightroom il miglioramento è molto più netto e devo dire che il software sembra sfruttare a fondo le potenzialità di un hardware multi-core, difatti anche il più economico AMD qui se l'era cavata molto bene. L'esportazione è quella in cui si apprezza più facilmente l'incremento numerico riscontrato con la coppia i7-8700K + GTX1080, ma devo dire che tutto il software gira molto bene. È di sicuro la migliore esperienza che ho con Lightroom da diversi anni a questa parte e ci ha messo lo zampino pure Adobe che ha velocizzato l'importazione in catalogo nelle ultime release.
Il pezzo più importante per me è Adobe Premiere, colui che anche sul mio super iMac (recensione) fatica non poco. Con le NVIDIA e CUDA inizia invece a volare, così come fa Final Cut Pro X con AMD/Metal, per chi lo preferisce. Da precisare che Premiere propone anche un supporto sperimentale a Metal su macOS, ma è disastroso e nella maggior parte dei casi manda tutto in crash sia con NVIDIA (tramite eGPU) che con AMD. Qui si ottengono risultati "bislacchi" e i Ryzen si confermano imprevedibili rispetto agli Intel, con il 1600 che era riuscito persino ad essere più veloce nell'esportazione di una timeline UHD pur avendo una GTX 1060 3G. Come esperienza d'uso complessiva, però, mi sono trovato meglio con i progetti a base Intel e ovviamente quest'ultimo, essendo il più potente, è il migliore.
In casa Blackmagic, DaVinci Resolve 14 ci offre modo di valutare anche l'efficienza del rendering della timeline, cosa che realizza quasi solo con la GPU. Non è un caso che i dati degli ultimi due progetti siano praticamente identici, avendo entrambi GTX 1080, e che il più lento sia risultato quello con la scheda grafica "peggiore" del gruppo: la GTX 1060.
Giunti alla fine del #ProgettoCaffeina (precedentemente noto come #ProgettoWinM3) vi propongo giusto un paio di valutazioni di carattere personale. Se si sceglie questo case lo si fa per lo stile e le dimensioni, ma almeno le seconde le potete trovare con 1/4 della spesa nel Cougar QBX Pro (recensione). Merita sicuramente la spesa aggiuntiva questo NCASE M1, ma è una soluzione estrema: ha senso se vi piace, anche se dentro ci mettete un i3, e ha senso se volete divertirvi con una soluzione di raffreddamento custom, perché ci si possono fare cose incredibili e bellissime. Se si punta principalmente alle prestazioni non è proprio una buona idea, perché un po' costringe nell'areazione se si vogliono utilizzare soluzioni con radiatori a liquido All-in-One. C'è comunque tutto uno spazio grigio in mezzo che può comunque valutarlo attentamente, perché è effettivamente molto bello e ben fatto, nonché flessibile, ma si deve essere disposti a pagarne il prezzo.
Per la CPU si deve un attimo capire quali sono le mire di Intel da qui al prossimo futuro ma, come consumatore, questo incremento di core e threads su tutta la linea mi è piaciuto tanto e non credo che il passaggio ai 10nm si rivelerà altrettanto ghiotto per chi ha bisogno di prestazioni, almeno non nella prima generazione "Process". La RAM superiore ai 16GB non è quasi mai una necessità per un utente o un professionista medio, ma se si lavora con file video 4K allora i 32GB sono consigliatissimi, specie con Premiere. Sugli SSD ho smesso di fare benchmark sintetici, anche se vorrei riprendere a breve, ma nel prossimo computer ne ho messo uno SATA tradizionale e devo dire che non noto quasi nessuna differenza nell'uso quotidiano. Inizio a pensare che il passaggio ad NVMe sia quasi un surplus ad oggi e che i numeri di picco di lettura e scrittura siano davvero sopravvalutati.
Per le GPU, NVIDIA si conferma la mia preferita: con i software con cui lavoro offre tutta un'altra esperienza e gli ultimi test con l'iMac top di gamma sono molto deludenti a confronto. Se però mi chiedete da quale computer vi sto scrivendo vi rispondo: un Mac. Non c'è verso che io riesca a trovare più comodo Windows e le poche praticità che vi riscontro sono completamente annullate dalla migliore ergonomia del sistema operativo made in Apple.
In quanto a stile si possono trovare bellissime cose in entrambi i mondi, ma non sono tanto interessato alle ibridazioni. All'inizio di questo percorso di SaggiProgetti stavo molto attento alla compatibilità con macOS nel caso qualcuno volesse farsi un hackintosh, oggi come oggi non la considero più un'alternativa sensata. Ci si può sicuramente lavorare con una discreta dose di continuità, ma se è la tranquillità operativa che si cerca, allora molto meglio un Mac con macOS o un PC con Windows/Linux... Il mio computer personale è e penso resterà un Mac per ancora molto tempo, mentre per il lavoro impegnativo mi sono "rassegnato" ad usare il sistema operativo di Redmond con il quale gestisco i file video e realizzo i montaggi, per cui mi risulta quasi trasparente (ma va detto che l'ho usato dalla versione 3.1 ad XP, quindi non mi è estraneo). La prossima settimana dovrebbe arrivarmi finalmente l'iMac Pro, chissà che non mi faccia cambiare idea. Nel frattempo continuo ad affidarmi a questo piccolo e potente #ProgettoCaffeina come faccio ormai da un paio di mesi a questa parte ed è davvero un piccolo missile travestito da soubrette.
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#ProgettoCaffeina: design e prestazioni da primo della classe con Intel i7-8700K e GTX 1080
Veniamo da diversi anni in cui l’evoluzione dei processori era diventata una questione piuttosto semplice. Con AMD praticamente fuori dai giochi ed Intel che procedeva al ritmo lento del suo Tick-Tock, si trattava giusto di cambiare un numerino progressivo nelle sigle delle CPU all’arrivo di una nuova generazione. Il 2017 ha sancito la fine di tutto questo, con qualche risvolto positivo dovuto all’avvento dei Ryzen e un po’ di confusione in più dalle parti di Santa Clara, dove si è deciso di scollegare il codice prodotto dall’architettura e, nel consolidare il nuovo modello di sviluppo a tre fasi (Process-Architecture-Optimization), se n’è aggiunta una quarta: l’ottava generazione di Intel Core è infatti una seconda ottimizzazione del processo produttivo a 14nm.
Processo (14nm)-> Broadwell
Architettura -> Skylake
Ottimizzazione (14nm+) -> Kaby Lake
Seconda Ottimizzazione (14nm++) -> Coffee Lake
Arrivata subito dopo Kaby Lake ma con una produzione in ritardo ed apparentemente centellinata, Coffee Lake si posiziona in una cuspide temporale infelice. Ha iniziato a diffondersi nei desktop solo dalla fine del 2017, trovandosi immediatamente alle spalle del prossimo importante step evolutivo a 10nm del 2018: Cannon Lake. Tuttavia questa è ormai una consuetudine e si ha l’impressione di viaggiare in un costante limbo in cui ciò che si può davvero comprare è già superato da quel che arriverà a breve. Dopotutto anche Cannon Lake arriverà più avanti, prima nei portatili e solo nella seconda metà dell’anno sulle postazioni fisse, per cui conviene evitare di guardare troppo in là per concentrarsi su ciò che il mercato effettivamente offre. E se è certamente vero che questa ottava generazione rappresenta un po' il passato, essendo basata su un processo produttivo arrivato al capolinea, per noi utenti è quella che offre il maggior incremento di prestazioni da 4 anni a questa parte. Nella serie i3 vi è per la prima volta un modello quad-core con possibilità di overclocking (i3-8350K), mentre il top di gamma degli i5 (i5-8600K) porta le CPU 6-core in ambito consumer; l’i7-8700K rilancia aggiungendo l'hyperthreading, con una configurazione 6-core/12-threads. È proprio su questo che si basa il #ProgettoCaffeina. Da qui daremo un taglio alle sigle scomposte della prima fase dei SaggiProgetti (Win, ITX, AMD, ecc..) attribuendo ad ognuno di essi un nome proprio.
Questa volta è iniziato tutto dal case, perché dopo parecchia titubanza mi sono deciso ad ordinare ed attendere un paio di mesi (forse meno) per il tanto agognato NCASE M1 V5. L’ho scelto silver per spezzare le monotonia di tutti quelli scuri che ho testato finora, anche se il nero è persino più bello. Una piccola novità da segnalare è che ora viene distribuito da SFF LAB insieme ad altri bei progetti originali come il Dan A4-SFX o lo SkySearch S4 Mini. Strutturalmente credo sia uno dei case più ingegnosi che io abbia mai visto e offre una flessibilità di installazione incredibile. Questo è il suo punto di forza ma anche di debolezza, visto che non c'è una guida o un manuale completo, per cui ci si deve affidare alla propria esperienza e ad un po’ d'intuito (immagino ci sia anche qualche video online per i meno esperti).
Il case è basato su uno scheletro di L16 x H25 x P33 cm, ricoperto da quattro pannelli di alluminio che si incastrano a pressione. Fa un certo effetto, non lo nego, ancora oggi quando mi capita di aprirlo ne apprezzo la qualità costruttiva. Io l’ho smontato e rimontato forse 100 volte e noto un leggerissimo disallineamento negli accoppiamenti dei pannelli laterali con quelli superiore e frontale, ma è un caso limite perché ho sperimentato tante combinazioni hardware e l’ho messo decisamente alle strette. Solo i case di fascia alta della vecchia Lian Li o di Cooltek/Jonsbo hanno una qualità costruttiva, di materiali e di ingegnerizzazione, comparabile. La cosa che differenzia l’M1 dagli altri è principalmente la flessibilità. Rileggete per un attimo le dimensioni (16x25x33) e pensate che qui dentro ci si può mettere una scheda mini-ITX, CPU con raffreddamento a liquido con radiatori da 240mm, GPU a piena lunghezza (volendo anche questa con raffreddamento a liquido dedicato), alimentatore ATX standard, lettore/masterizzatore, 2 x HDD/SSD da 2,5” oltre a quello su scheda madre, 2 x HDD da 3,5”, 4 ventole da 120mm...
So cosa state pensando (impossibile!!1!!), ma il segreto è semplice ed è racchiuso in una piccola parola: “può”. Ovviamente non si possono mettere tutte queste cose insieme, spesso non ci si riesce neanche in case con un volume quadruplo. Quello che offre NCASE M1 è la modularità, ma ogni scelta comporterà dei sacrifici. Tanto per fare un esempio, se si decidesse d'installare un alimentatore ATX e non SFX si dovrebbe dire addio all’installazione di: due dischi da 2,5/3,5”, una ventola da 120mm ed al radiatore da 240mm per il raffreddamento della CPU. Può sembrare strano visto che tutte queste cose insieme sono decisamente più grandi della differenza che esiste tra PSU ATX ed SFX; il fatto è che ogni elemento all’interno di questo case occupa non solo il suo spazio ma anche quello potenziale di altri, per cui l’elenco citato prima è sicuramente vero solo se però ci si mette la disgiunzione logica “o” tra varie voci.
Elencare tutte le possibili combinazioni attuabili con questo case è una cosa difficile – forse per questo non hanno fatto un manuale? – quindi dovrò per forza di cose limitarmi al mio specifico uso, citando di volta in volta qualche possibile variante che ho testato o valutato. Il primo sguardo laterale all’interno mette in evidenza la scheda grafica, che come ho detto può essere anche piuttosto lunga e nel mio caso lo è, essendo una NVIDIA GTX 1080. Al di sotto di questa vi è un po’ di spazio e le filettature per installare due ventole da 120mm; in alternativa si può variare con un disco da 2,5” e una ventola. Io ho provato diverse combinazioni, ma devo dire che è molto meglio lasciare la GPU libera di fare il suo lavoro. Quando ho aggiunto due ventole non ho visto nessun reale vantaggio al di fuori di un paio di gradi in meno sotto stress ma con maggiore rumorosità e consumi, per cui le ho tolte. Avendo scelto la versione Founders Edition della GTX 1080 potrei effettivamente mettere un SSD da 2,5” a sinistra senza intralciare l’areazione della GPU, ma se si opta per una di quelle con doppia ventola potrebbe non essere una grande idea (il disco si beccherebbe tutta l’aria calda in estrazione).
L'elemento sopra la GPU è un supporto molto interessante che include anche un filtro magnetico utile a proteggere e ridurre la rumorosità. Qui si trovano due moduli da 120mm che possono essere usati per ventole o radiatori, fino ad un massimo di 240mm. Il primo tentativo che ho fatto è stato proprio con il raffreddamento a liquido, ma scegliendo le soluzioni all-in-one i tubi sono troppo lunghi per questo case e bisogna costringerli all’interno con delle convoluzioni che preferisco evitare. Oltre ad avere potenziali impatti negativi sull’efficienza della pompa ed un pessimo risultato estetico, si riempie tutto lo spazio interno e si limita la già complicata dissipazione termica di tutti i componenti in un case così piccolo. Ho provato l'ottimo FrostFlow+ 240 ed anche i Deepcool Captain 240EX e 120EX RGB, ma il sistema soffriva troppo ed era difficile da stabilizzare con l'overclocking. Un case così compatto nasce per soluzioni di raffreddamento a liquido custom, per chi ha la pazienza per metterle in piedi. Tagliare i tubi per accorciarli nelle soluzioni AIO non è praticabile. Con il radiatore da 240 e due ventole da 120mm si ha poi un’altra ricaduta negativa, perché si occupa il modulo da 120mm sulla destra a cui è agganciato un supporto (fornito in dotazione) che può contenere due HDD da 3,5mm.
Nella mia configurazione finale questa struttura è rimasta inutilizzata comunque per altre ragioni, ma ho mantenuto almeno il frame di metallo perché contribuisce a dare resistenza strutturale allo scheletro e aiuta a contenere la rumorosità. Tolto questo elemento protettivo si ha accesso completo all’interno del case, ovviamente dominato dalla scheda madre in formato mini-ITX.
Ho scelto la Asrock Fatal1ty Z370 Gaming-ITX/ac perché offre ampia possibilità di configurazione per il raffreddamento ad aria o ad acqua, supporto esteso all’overclocking, slot Ultra M.2 PCIe x4, Wi-Fi ac dual band, Bluetooth 4.2, connessioni audio complete ed una Thunderbolt 3 / USB-C. Per fortuna nella versione Z370 hanno sostituito la colorazione rossa con un più gradevole grigio scuro, che non si vedrà mai su questo case ma l'ho preferito comunque per la maggiore attinenza allo schema cromatico del progetto.
Come processore ho puntato al top per Coffee Lake, ovvero l’i7-8700K, così da poter testare i vantaggi derivanti dal passaggio a 6C/12T rispetto i 4C/8T del precedente i7-7700K usato nel #ProgettoWinM2. Di base il clock è di 3,7GHz (Turbo a 4,7GHz) ma con una buona areazione si può mettere su un overclocking "stabile" a 5GHz senza troppa fatica. Il punto è: conviene? Se si vuol vedere il numerino salire nei vari test sicuramente sì, ma per farlo si è costretti a pagarne le conseguenze. Posto che i chip non sono tutti uguali e che si deve sempre procedere con cautela, salendo a 5GHz si consumerà molto di più (il TDP passa facilmente da 95 a 170W) e si riuscirà a sostenere lo sforzo per minor tempo. Prove come Geekbench sono utilissime, ma caricano pochissimo sul processore e si superano facilmente. Già la fase multi-core di Cinebench R15 è un banco di prova leggermente più impegnativo e, difatti, superato un certo livello di overclocking inizia a mostrare una curva negativa mentre Geekbench 4 continua a salire. Su quest'ultimo avevo raggiunto numeri enormi giusto a scopo di test, ma se poi provavo a mandare in esecuzione uno stress test vedevo chiaramente che la CPU andava in sofferenza.
Non è il caso di scendere troppo nel dettaglio qui, l'argomento è troppo vasto, ma ci sono diverse scuole di pensiero sull'argomento e io ci tengo a chiarire la mia. Se vi parlo di OC non dovete immaginarmi come un ragazzino coi brufoli che rischia di bruciare migliaia di Euro di hardware comprato coi soldi di papà solo per mezzo fps in più nel videogioco del momento. L'immagine mi fa sorridere, per questo la descrivo, ma non la critico: sono passioni ed è giusto sperimentare, fare esperienza... inoltre i brufoli li abbiamo avuti tutti. Il mio metodo è comunque molto diverso perché voglio sfruttare "lo spunto" in più che un aumento di frequenza può dare, se questo è consistente, ma ho prima di tutto la necessità di salvaguardare il mio investimento e la continuità operativa nel lavoro. Per questo motivo evito di cambiare un parametro prima di capire cosa faccia e tratto ogni processore come se fosse unico, senza mai riprendere impostazioni che con troppa superficialità vengono suggerite su forum e video. Leggete e guardate tutto ciò che potete, ma tenete acceso lo spirito critico. Se uno vi consiglia di togliere completamente i limiti di erogazione energetica sulla CPU e di disattivare le protezioni native, beh... sapete che dovete chiudere e andare avanti.
Al netto di potenziali rischi dovuti solo ed esclusivamente all'incuria dell'utente, l'overclocking è una possibilità troppo interessante per non essere indagata. Dopotutto, i meccanismi come il Turbo dei processori Intel e la sua controparte Thermal Throttling, ci dicono proprio questo: i processori moderni sono pensati per riuscire a sopportare frequenze superiori ma per brevi periodi, dopo i quali è necessario rientrare nei ranghi (o anche al di sotto) per ragioni di sicurezza. Io mantengo attivi tutti questi sistemi perché non voglio avere un treno che viaggia costantemente con voltaggi eccessivi e consumi come una stufa a vapore pure per scaricare la posta. Il Thermal Throttling non è quindi un nemico da uccidere, ma un vostro amico a cui dovete dire grazie visto che evita di farvi friggere la CPU. Se entra in azione troppo spesso non dovete disattivarlo, ma solo capire perché e cercare di bilanciare carichi, frequenze, voltaggi, areazione, ecc.. Non dico che sia facile, su questo computer ho passato diversi giorni a fare del fine tuning e prima di iniziare a lavorarci ho eseguito i miei tradizionali stress test, sia simulati dai benchmark che quelli reali delle attività con cui ho a che fare. Allo stesso tempo evito pure di esagerare nell'altro senso: non ha senso lasciare il computer accesso per una settimana a lavorare con tutti i core al 100% con Prime95 o IntelBurnTest. Prima di tutto perché attività reali che sfruttino così tanto la CPU si può dire che non esistano nella normale operatività ma soprattutto perché se avete queste esigenze e comprate un processore mainstream come questo invece di uno Xeon, probabilmente avete sbagliato a monte.
Nel caso di specie ho raggiunto il mio equilibrio con un OC a 4,8GHz ed un consumo di picco da 140W, ma tale frequenza non viene mantenuta quando non serve e neanche si sostiene per troppo tempo, visto che su lunghe operazioni si scende intorno ai 4/4,1GHz con un TPD che oscilla tra 110/120W. In passato ragionavo diversamente ma ora preferisco evitare di alterare il funzionamento naturale della CPU e non uso neanche i profili di OC nativi delle schede madri, perché ho notato che troppo spesso tendono ad aumentare i voltaggi oltre i limiti di sicurezza. Pur con tutte queste auto-limitazioni, l'overclocking "saggio" rimane una pratica che consiglio vivamente: trovato il punto di equilibrio si ottiene un incremento di prestazioni concreto e quasi gratuito. Andando oltre diventa una sfida tecnica che può essere altrettanto stimolante, ma che non ci interessa per raggiungere il nostro obiettivo: un computer sicuro, performante e di cui si sfrutti l'hardware al meglio delle sue possibilità.
La memoria che ho scelto è l’ottima Corsair Vengeance LPX 32GB DDR4 3000MHz C15, con due moduli bianchi da 16GB. In realtà il colore non era voluto ma il frutto di un prezzo decente trovato al momento opportuno. Comunque non mi è dispiaciuto e alla fine i moduli sono risultati pure in tinta con il dissipatore che ho deciso di mantenere... e che comunque le ricopre interamente al di sopra.
Un sistema di areazione che mi piace molto è il Dark Rock Tf di Be Quiet!, che ha un bel radiatore e due ventole disposte parallelamente alla scheda madre, tuttavia non va tanto d’accordo con il formato ITX in quanto le curve delle condutture possono urtare sulle RAM. La mia seconda scelta è stata la Cryorig CR-C1A, che ha i tubi più arretrati ed è anche più bassa, avendo una sola ventola ma da 140mm. Il TDP massimo è limitato a 140W, ma il dissipatore ha una buona efficienza termica, è molto silenzioso, costruito in modo eccellente e costa di meno. Inoltre possiede un vantaggio addizionale interessante, perché non solo non urta sulle RAM ma le aiuta pure a respirare. Non è esattamente come avere un soffio costante di aria fresca, però non le opprime e riesce anzi ad estrarre calore attraverso il radiatore e la ventolona piatta da 140mm. Mi reputo piuttosto soddisfatto del prodotto e penso che lo riuserò in altre configurazioni future. Avevo valutato anche una Noctua, ma credetemi se vi dico che quelle ventole beige e marroni mi fanno star male, infatti quando ho messo la NH-D9L nel #ProgettoWinITX sono stato "costretto" a sostituire la ventola originale e non è una cosa che amo. Non tanto per la spesa in più ma anche perché si altera la resa termica e e acustica prevista di fabbrica.
Da qualche parte ci doveva pur essere un aspetto negativo in questo dissipatore di Cryorig e sta nel fatto che sporge sulla destra un po’ oltre la scheda madre. Lo sbalzo non è eccessivo e nella maggior parte dei case risulta ininfluente, ma non sull’M1 dove l’alimentatore è posto proprio di fianco ed urtava. Per fortuna la sua proverbiale modularità mi ha consentito una soluzione diversa, in quanto si può rimuovere il supporto per l’alimentatore SFX posto parallelamente alla scheda madre e se ne può mettere uno ATX un po’ più a destra ma perpendicolarmente. Ho comunque evitato di passare al formato più grande visto che lo spazio è poco ed ho installato il Silverstone SX600-G SFX modulare previsto inizialmente, ma con la disposizione di quello ATX grazie all’adattatore fornito in dotazione. In questo modo ho evitato che urtasse il dissipatore ed ho anche una camera d’aria più regolare e profonda. Chi di modularità ferisce di modularità perisce, perché questa, come ogni altra scelta con questo case, comporta delle perdite. Nella fattispecie l’installazione del PSU in profondità rende necessaria la rimozione del castelletto per i due HDD da 3,5mm di cui ho parlato in precedenza. Io non l’avrei comunque utilizzato, per cui ho scelto questa strada con convinzione.
Ci sono altri posti dove installare dischi in questo case e non li ho neanche sfruttati tutti. Per il boot mi sono affidato alla velocità e la compattezza del disco PCIe e nel valutare le diverse opzioni ho finito per scegliere di nuovo il Samsung 960 EVO da 500GB. Questo è situato sul retro della scheda madre ed è pienamente accessibile grazie all’apertura del case e il pannello rimovibile. Ho inserito anche un secondo disco per i dati ed ho scelto l’ibrido Seagate FireCuda da 1TB. Per meno più di 50€ ci offre una buona capienza di stoccaggio ed una velocità superiore a quella dei dischi meccanici puri grazie all’aggiunta di una piccola cache in formato solido. In tutti i casi l’ho impiegato principalmente per archiviazione statica e l’ho posizionato in uno spazio che si trova proprio dietro l’alimentatore grazie ai supporti gommati dell'NCASE M1 che si incastrano a scorrimento all’interno di fori opportunamente sagomati.
Sta un po’ stretto qui, ma non ho notato comportamenti fuori norma anche sotto stress. Altri possibili spazi per dischi sono al di sotto della scheda video, dove ho preferito lasciare campo libero per installare più facilmente gli SSD in prova (che tengo per pochi giorni). Preciso che tutti i test finalizzati ai benchmark sono stati effettuati sfruttando solo l’SSD NVMe di Samsung.
Finita le descrizione dei componenti, vorrei ritornare un attimo sul case. Viste le dimensioni così compatte mi aspettavo di dover fare molta fatica per assemblare il tutto. In realtà ho finito per “giocarci” anche più del dovuto, provando mille combinazioni diverse, proprio perché è facile da maneggiare. Il fatto che si apra completamente su tre lati e, in parte, anche frontalmente fa arrivare bene l’illuminazione e consente spesso di usare entrambe le mani. Non dico che sia sempre tutto facile, viste le dimensioni in gioco e l’assenza di un manuale completo, ma se si ha un po’ di esperienza ci si può avventurare senza problemi, ottenendone buona soddisfazione. Una cosa da considerare è la quasi totale assenza di interstizi per il cable management, per cui l’alimentatore modulare è praticamente obbligatorio e il disco PCIe va sfruttato per eliminare altri due cavi. Con un po’ di accortezza in fase d’acquisto e un pizzico di manualità, si riesce comunque ad ottenere un risultato abbastanza pulito. Nel complesso direi che merita i soldi che costa, peccato che per averlo in Italia si debba pagare parecchio di spedizione più la dogana. Prima di passare ai risultati dei test, vi elenco dettagliatamente tutti i componenti con i prezzi pagati al momento dell’acquisto. Non avrebbe senso riportare quelli attuali perché tanto varierebbero facilmente, in particolare RAM e GPU che vanno su e giù come le montagne russe (in grazia delle criptovalute e la fame di mining).
232,73€ CASE: NCASE M1 (195,73€ + 37€ dogana)
199,15€ MOBO: ASRock Z370 gaming-itx/AC
354€ CPU: i7-8700K
599€ GPU: NVIDIA GTX 1080 8GB
242,99€ SSD: Samsung 960 EVO 500GB
354,99€ RAM: Corsair 32GB 3000MHz C15
86,50€ PSU: Silverstone SX600-G 600W SFX
61,19€ HDD: Seagate Firecuda 1TB
Totale 2130€
Da dove iniziamo? Beh, non si può non partire con l'immancabile Geekbench 4. Come ho detto poco fa, volendo si riesce a "truccare" questo risultato andando oltre, perché tanto non mette troppo sotto stress l'hardware e quindi non si vedono i potenziali limiti di un errato overclocking. Quella che vedete qui sotto è la migliore prestazione che ho ottenuto in condizioni ottimali, ovvero quando il computer si è dimostrato perfettamente stabile in qualsiasi altra attività fittizia o reale che io abbia sperimentato nelle ultime settimane. C'è poco da dire: fa paura. La differenza rispetto i precedenti top di gamma consumer con 4C/8T è tantissima e considerate che anche sugli altri vi era overclocking, altrimenti sarebbe stata una gara del tutto impari. Ho appositamente lasciato in arancione anche il Ryzen 5 1600 (parente diretto del 1600X) in quanto anche quello possiede 6C/12T, ma non si avvicina minimamente a questi risultati. Vero pure che l'avevo mantenuto con il dissipatore stock e non sono salito sopra i 3,6GHz rispetto i 3,2 di partenza, ma non c'è alcun dubbio che questo i7-8700K si posizioni nettamente al di sopra per efficienza. Infatti il suo risultato "liscio" a 3,7GHz è comunque di 5483 / 24218. Un vantaggio tecnico significativo che, va detto, deve tener conto di un altrettanto corposo premium price: qui parliamo di un processore che supera i 300€, contro i meno di 200 a cui si può trovare il Ryzen 5 1600.
Di GTX 1080 ne abbiamo provata una di recente con il #ProgettoWinM2; questa volta però ho preso la Founders Edition che è meno spinta, essendo proprio come mamma NVIDIA l'ha fatta. Il risultato sintetico di Geekbench 4, sezione Compute, conferma il tutto con prestazioni leggermente inferiori, ma neanche tanto.
La situazione si ribalta nettamente quando si chiama in gioco Cinebench R15 e si analizza la resa di CPU+GPU con OpenGL. Qui il #ProgettoCaffeina tira di nuovo fuori i muscoli e si staglia ben al di là del precedente con 192,44fps. Ho toccato i 200 in alcuni casi ma avevo poi minori prestazioni in altri ambiti e quando ho aumentato la frequenza a 5GHz qui ero rientrato intorno ai 180. Senza OC si precipita a 160fps, giusto per fare un piccolo esempio di quanto possano variare le cose.
A metterci lo zampino è ancora una volta la CPU, che già va benone in single-core ma fa davvero la differenza in multi-core. Il Ryzen 5 1600 del #ProgettoAMD non se l'era cavata male, soprattutto ribadendo il discorso relativo al alla differenza di prezzo. Core e thread contano molto in questo caso, infatti l'i5-7600K con quattro core secchi fatica non poco rispetto gli altri.
Come ultimo test "astratto" vi propongo LuxMark 3.1, che con il rendering OpenCL della scena Hotel Lobby mette a dura prova l'hardware. Ebbene, ancora una volta qui la "vecchia" GTX 980ti ha una marcia in più, che le consente di battere i nostri progetti più moderni. Considerate che su questa prova la CPU incide pochissimo, meno di 1/10 direi, ma il vantaggio del primo #ProgettoWin con i7-6700K è piuttosto indicativo. Le librerie comuni interessano sempre meno a chi realizza GPU in questa fascia che, per inciso, sarebbe quella dei videogiocatori. Ma se si usano software basati su CUDA poco male, ci si becca comunque un enorme vantaggio dalle schede più recenti anche in ambito professionale.
Quando parlo di test "astratti" non intendo in ogni caso sminuirli. Considerate che i dati sintetici visibili qui impattano direttamente sui software, sia in termini più generici (come nel caso di Geekbench CPU) che più specifici. La differenza misurata con CUDA, sempre da Geekbench, si nota in proporzione quasi identica nei software che sfruttano quel framework, tra i quali una parte del pacchetto Adobe, ma la lista è così lunga che NVIDIA ha creato un motore di ricerca per navigarla (qui una più compatta in italiano). Allo stesso tempo, leggendo le prestazioni con OpenGL / OpenCL, per quanto siano sintetiche, dovete immaginare che si ritrovano nei software (o giochi) che utilizzate e che le sfruttano. Ecco perché questi benchmark non sono poi così eterei come potrebbe sembrare. Il mio personale punto di vista rimane però quello di un fotografo e videografo, ragione per cui è lì che mi focalizzo.
Photoshop va meglio su Intel, ma il vantaggio tra i primi due in classifica – che differiscono quasi solo per la CPU – non è neanche così massiccio come ci si potrebbe aspettare. Nel caso di specie, si trattava di applicare in batch una serie di filtri complessi su 10 foto della X-T2, compresa apertura e salvataggio. Con Lightroom il miglioramento è molto più netto e devo dire che il software sembra sfruttare a fondo le potenzialità di un hardware multi-core, difatti anche il più economico AMD qui se l'era cavata molto bene. L'esportazione è quella in cui si apprezza più facilmente l'incremento numerico riscontrato con la coppia i7-8700K + GTX1080, ma devo dire che tutto il software gira molto bene. È di sicuro la migliore esperienza che ho con Lightroom da diversi anni a questa parte e ci ha messo lo zampino pure Adobe che ha velocizzato l'importazione in catalogo nelle ultime release.
Il pezzo più importante per me è Adobe Premiere, colui che anche sul mio super iMac (recensione) fatica non poco. Con le NVIDIA e CUDA inizia invece a volare, così come fa Final Cut Pro X con AMD/Metal, per chi lo preferisce. Da precisare che Premiere propone anche un supporto sperimentale a Metal su macOS, ma è disastroso e nella maggior parte dei casi manda tutto in crash sia con NVIDIA (tramite eGPU) che con AMD. Qui si ottengono risultati "bislacchi" e i Ryzen si confermano imprevedibili rispetto agli Intel, con il 1600 che era riuscito persino ad essere più veloce nell'esportazione di una timeline UHD pur avendo una GTX 1060 3G. Come esperienza d'uso complessiva, però, mi sono trovato meglio con i progetti a base Intel e ovviamente quest'ultimo, essendo il più potente, è il migliore.
In casa Blackmagic, DaVinci Resolve 14 ci offre modo di valutare anche l'efficienza del rendering della timeline, cosa che realizza quasi solo con la GPU. Non è un caso che i dati degli ultimi due progetti siano praticamente identici, avendo entrambi GTX 1080, e che il più lento sia risultato quello con la scheda grafica "peggiore" del gruppo: la GTX 1060.
Giunti alla fine del #ProgettoCaffeina (precedentemente noto come #ProgettoWinM3) vi propongo giusto un paio di valutazioni di carattere personale. Se si sceglie questo case lo si fa per lo stile e le dimensioni, ma almeno le seconde le potete trovare con 1/4 della spesa nel Cougar QBX Pro (recensione). Merita sicuramente la spesa aggiuntiva questo NCASE M1, ma è una soluzione estrema: ha senso se vi piace, anche se dentro ci mettete un i3, e ha senso se volete divertirvi con una soluzione di raffreddamento custom, perché ci si possono fare cose incredibili e bellissime. Se si punta principalmente alle prestazioni non è proprio una buona idea, perché un po' costringe nell'areazione se si vogliono utilizzare soluzioni con radiatori a liquido All-in-One. C'è comunque tutto uno spazio grigio in mezzo che può comunque valutarlo attentamente, perché è effettivamente molto bello e ben fatto, nonché flessibile, ma si deve essere disposti a pagarne il prezzo.
Per la CPU si deve un attimo capire quali sono le mire di Intel da qui al prossimo futuro ma, come consumatore, questo incremento di core e threads su tutta la linea mi è piaciuto tanto e non credo che il passaggio ai 10nm si rivelerà altrettanto ghiotto per chi ha bisogno di prestazioni, almeno non nella prima generazione "Process". La RAM superiore ai 16GB non è quasi mai una necessità per un utente o un professionista medio, ma se si lavora con file video 4K allora i 32GB sono consigliatissimi, specie con Premiere. Sugli SSD ho smesso di fare benchmark sintetici, anche se vorrei riprendere a breve, ma nel prossimo computer ne ho messo uno SATA tradizionale e devo dire che non noto quasi nessuna differenza nell'uso quotidiano. Inizio a pensare che il passaggio ad NVMe sia quasi un surplus ad oggi e che i numeri di picco di lettura e scrittura siano davvero sopravvalutati.
Per le GPU, NVIDIA si conferma la mia preferita: con i software con cui lavoro offre tutta un'altra esperienza e gli ultimi test con l'iMac top di gamma sono molto deludenti a confronto. Se però mi chiedete da quale computer vi sto scrivendo vi rispondo: un Mac. Non c'è verso che io riesca a trovare più comodo Windows e le poche praticità che vi riscontro sono completamente annullate dalla migliore ergonomia del sistema operativo made in Apple.
In quanto a stile si possono trovare bellissime cose in entrambi i mondi, ma non sono tanto interessato alle ibridazioni. All'inizio di questo percorso di SaggiProgetti stavo molto attento alla compatibilità con macOS nel caso qualcuno volesse farsi un hackintosh, oggi come oggi non la considero più un'alternativa sensata. Ci si può sicuramente lavorare con una discreta dose di continuità, ma se è la tranquillità operativa che si cerca, allora molto meglio un Mac con macOS o un PC con Windows/Linux... Il mio computer personale è e penso resterà un Mac per ancora molto tempo, mentre per il lavoro impegnativo mi sono "rassegnato" ad usare il sistema operativo di Redmond con il quale gestisco i file video e realizzo i montaggi, per cui mi risulta quasi trasparente (ma va detto che l'ho usato dalla versione 3.1 ad XP, quindi non mi è estraneo). La prossima settimana dovrebbe arrivarmi finalmente l'iMac Pro, chissà che non mi faccia cambiare idea. Nel frattempo continuo ad affidarmi a questo piccolo e potente #ProgettoCaffeina come faccio ormai da un paio di mesi a questa parte ed è davvero un piccolo missile travestito da soubrette.
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