#però si mi aspettavo qualcosa in più
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nasirsagron · 8 months ago
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#io davvero senza parole per sto fatto#un po' tutti i compagni però#mi chiedo se se ne sia discusso internamente e si sia deciso di non dire nulla o abbiano tutti lasciato solo jj così
Guarda almeno Amir al suo primo post dove rivelava le offese razziste per lo meno un cuoricino lo ha messo.
I like ai post comunque ci sono, forse privatamente hanno comunque dato il loro appoggio e il loro supporto e quel like serviva soprattutto a quello.
Per me però lui essendo il Capitano doveva esporsi di più, magari farlo proprio con un commento del tipo "io e la squadra sempre dalla tua parte" nulla di troppo complicato
Credo che la cose peggiore per me di questa stagione 2023/2024 sia stato il downgrade a livello umano di Di Lorenzo
Il suo silenzio, da capitano, per la vicenda Juan Jesus pesa tantissimo
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ross-nekochan · 1 year ago
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Ieri sono andata nel posto in cui tutto è cominciato.
Ho preso il treno per Akihabara, poi la Yamanote per Ikebukuro e, infine, la Tobu-Tojo... un viaggio nel tempo di 5 anni.
Ho ripercorso la strada che facevo tutti i giorni, avanti e indietro, piena di negozi di tutti i tipi. Ho girato e sono andata in fondo... però, questa volta il mio dormitorio non c'era.
Me lo avevano detto che era stato abbattuto. Ora ci sono le basi per un nuovo super palazzo di dimensioni enormi. Ecco perché l'edilizia giapponese è sempre in moto. Ho rifatto le stradine che facevo per tornare dal supermercato, sempre piena di borse pesanti come mio solito e ogni volta mi chiedevo:"Chissà se rivedrò mai questo posto, chissà se me lo ricorderò...".
Qualcosa è cambiato: alcuni negozi erano chiusi, altri nuovi ne sono spuntati, altri sono rimasti lì dov'erano sempre stati.
Se Tokyo cambia di continuo e nemmeno te ne accorgi, non appena ti sposti un po' più in là, ti rendi conto di tutto.
Sono tornata indietro e ho camminato per Ikebukuro: quanto mi sembrava grande, tutto. E lo era, lo è, ma adesso per me è normale che sia così. Mi sono ricordata la prima volta che ci passeggiai con la mia amica; stentavo ad orientarmi e poi qualche mese dopo sapevo quasi tutti gli angoli.
Sono andata in uno dei miei due ristoranti di ramen preferiti. Sarò di parte, ma per me in tutta Tokyo, Ikebukuro sul cibo è imbattibile.
Sono stata in quel ristorante in totale 5 volte. Ci andai persino l'ultimo giorno: volevo dire addio a Tokyo con il mio piatto preferito nel mio posto preferito.
Mentre aspettavo il mio pasto, davanti a me un ragazzo di colore scuro, con la spilla "in training" che lavava i piatti. Mi è dispiaciuto per lui. So cosa vuol dire lavare i piatti. Mi è dispiaciuto anche dover consumare, mentre lui lavava e lavava. La schiavitù non è ancora debellata, nonostante la fatica sia denaro, non è abbastanza, esiste ancora e mi sento in colpa ad essere un pezzo di questo ingranaggio così crudele. Spero solo non lo trattino male - durante il primo training in questa azienda, un collega spagnolo disse che quando lavorava in un ristorante di ramen gli si urlava ed era sempre insultato in malo modo.
È stato strano rivivere la mia vecchia quotidianità. Lì è dove tutto è cominciato per me: avevo 23 anni e non ero stata mai in nessun altro posto nel mondo e poi, bam, di botto in una megalopoli. Me ne sono resa conto solo qualche anno dopo di come quell'anno mi abbia cambiata e di come mi abbia resa cittadina del mondo. Da quel momento non ho più sentito limiti o confini ed è grazie a quell'anno che oggi nella mia testa potrei andare a lavorare dovunque, non me ne frega niente. Sembra una cosa banale eppure è come se una chiave ti aprisse il baule del cervello: una volta aperto, tutto scintilla.
千葉県好きけど、初恋を忘れられないな。
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elperegrinodedios · 1 year ago
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Testimonianza di un convertito...
(Terza parte)
Ora, questa non era un'idea nuova, già prima di essere fatto Grande Druido io avevo pensato di tirarmene fuori, e cosi pure una giovane attrice in California, della quale, era già stata ordinata l'esecuzione e che era stata lasciata appesa per un piede con la gola tagliata ch'è una delle carte dei tarocchi, per informare tutte le streghe, che aveva tradito la stregoneria ed era morta per tal motivo. Dopo aver visto questo e quello che era già successo a Sharon Tate decisi di restare, ma ora volevo andarmene a tutti i costi. Tutti i costi.
Non sapevo come uscirne, ma non consideravo per niente il Cristianesimo, come una sicura via d'uscita. Ma volevo venirne fuori, ad ogni costo. Cosi passò un mese ed io rimasi più coinvolto in varie droghe. Anzi, la notte che mi sono salvato pesavo 67 kg. perchè facevo 150$ al giorno di metredina "speed" in vena, quella che, la gente della strada chiama "cristalli". Ero letteralmente in uno stato di paranoia a causa di questa droga e tutti questi piani mi avevano reso ancor di più irrequieto. Poi un sabato pomeriggio un pastore battista mi venne a trovare in uno di quei nostri negozi di occultismo. Si trovava là perchè da un giorno all'altro, si era reso conto, che la famosa Stregoneria era reale, mentre lui l'aveva sempre considerata una favola di streghe che volano su manici di scopa con porri sul naso e i cappelli a cono. L'aveva scoperto, perchè aveva scoperto che sua figlia, era una sacerdotessa iniziata di una congrega della Stregoneria! L'aveva vista e sorpresa in una notte, mentre lanciava sortilegi nella sua camera da letto. Non riusciva a parlare e nè comunicare con sua figlia, cosi pensava di dover andare alla radice e, se loro si salvavano, forse si sarebbe salvata anche sua figlia. �� cosi che mi trovò in un nostro negozio di occultismo, lo "Spanish Bazaar" a San Antonio e cominciò a testimoniarmi. Lui sapeva chi ero, perchè io mi presentavo sempre con il mio nome di stregone, Lance, e quasi tutti in città mi avevano già visto alla televisione o avevano letto di me su giornali in servizi sulla Stregoneria. Cominciò a parlarmi e testimoniarmi e in parole molto profane io gli dissi, che non me ne importava proprio nulla, e che volevo che se ne andasse. Cosi quando fallì in questo, decise che non riusciva a passare su quei demoni che erano in me ed iniziò allora ad ordinare a quei demoni di stare zitti e poi subito procedette a pregare per me, che mi piacesse o no, e quella preghiera era qualcosa del genere:
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"Esigo che Satana smetta ora di darti i suoi benefici, compreso le droghe; ordino che sia cosi nel nome di Gesù! E comando ora a Satana di smettere di comunicare con te, soprannaturalmente ed ora spezzo il tuo forte potere di Stregoneria, fino a che verrai faccia a faccia con il Vangelo e poi comando che la tua mente venga liberata, cosi che tu, possa ricevere il Vangelo, e prendere da solo la tua decisione".
Poi se ne andò. Nelle mie condizioni questo era necessario, indispensabile perchè io non avevo una mente mia. Pensai che fosse pazzo e cosi andai di sopra e presi molta altra droga, perchè non riuscivo a capire come mai mi sentivo in tal modo e cioè, non molto bene. Quella sera, usai tutta la droga che avevo, perchè aspettavo una grossa partita che doveva arrivare da Laredo in Messico. Successe però, una cosa che non era mai successa prima: si, la droga fu sequestrata! Quella notte al confine c'era la guarda sbagliata, che non era pagata da noi, e usarono persino la macchina sbagliata, pure con il numero di targa sbagliato. Tutto quello che poteva andare storto andò storto e la spedizione fu sequestrata ed io ero senza droga. Feci alcune telefonate in varie zone degli USA, cercando di trovare della roba che mi potesse arrivare in fretta. Nulla. Dovevo aspettare il martedì mattina, per me era troppo tempo da aspettare per una persona assuefatta come lo ero io! Il lunedì sera poi, dato che stavo avendo dei sintomi piuttosto forti di astinenza, salii sulla mia auto, feci per uscire dal posteggio e quasi finii nel fiume! Cosi la lasciai lì e andai a fare una passeggiata. Camminai per quattro o cinque isolati e arrivai ad un cinema normale e là pagai ed entrai, mi sedetti in terza fila deciso a pensare solo al film. Era intitolato: "La croce e il pugnale". Può sembrare divertente, ma non lo era per me a quei tempi.
Fine terza parte
lan ✍️
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solosepensi · 9 months ago
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A casa, nella stanza dei bambini, giocavo per lo più da solo. In verità giocavo poco, parlavo piuttosto con la tappezzeria. I molti cerchi scuri nel disegno della tappezzeria li vedevo come persone. Inventavo una quantità di storie in cui essi figuravano da protagonisti, qualche volta ero io a raccontargliele, ma qualche volta anche loro partecipavano al gioco; comunque non mi stancavo mai di questi personaggi della tappezzeria ed ero capace di stare ore e ore a discorrere con loro. Quando la governante usciva con i miei fratellini, cercavo di starmene da solo con i cerchi della tappezzeria.
La loro compagnia era per me la più gradita, quando i bambini [i fratellini] erano nelle vicinanze, con i miei personaggi della tappezzeria parlavo bisbigliando; se era presente la governante, le mie storie mi contentavo addirittura di pensarle soltanto, non muovevo neppure le labbra. Ma poi, quando finalmente tutti erano usciti dalla stanza, io aspettavo ancora un po’ e finalmente cominciavo indisturbato le mie lunghe chiacchierate. Presto il discorso si faceva vivace e animato, ricordo soltanto che tentavo di indurre i personaggi della tappezzeria alle gesta più temerarie e mostravo loro il mio disprezzo quando non mi davano ascolto. Li esortavo, li insultavo, e intanto però provavo sempre un po’ di paura, ma i miei sentimenti li attribuivo a loro, erano loro i vigliacchi. Loro d’altra parte stavano al gioco e ogni tanto dicevano qualcosa. C’era un cerchio, in un punto particolarmente appariscente, che con la sua parlantina mi contraddiceva sempre, e non era un trionfo da poco quando riuscivo a convincerlo di qualcosa.
Un giorno, quando ero impegnato in una di queste discussioni con lui, la governante rientrò prima del previsto e udì delle voci provenienti dalla stanza dei bambini. Entrò d’improvviso e mi colse in flagrante; il mio segreto era scoperto, da quel giorno fui costretto a fare sempre le passeggiate insieme agli altri, in casa pensarono che non mi facesse bene restare da solo per tutto quel tempo. Così finirono le delizie della tappezzeria, ma io, ostinato com’ero, mi abituai a ripetere le mie storie in silenzio, anche quando i miei fratellini erano nella stanza. Avevo persino imparato a giocare con loro  intrattenendomi contemporaneamente con i personaggi della tappezzeria. Solo la governante, che si era fatta un obbligo di guarirmi completamente da quelle tendenze malsane, riusciva a paralizzarmi, e quando c’era lei la tappezzeria ammutoliva.
E. Canetti
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abatelunare · 3 months ago
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Di uragani e di giochi poco intelligenti
Nell'imminenza di un uragano, un gruppo di ragazzi diciamo benestanti si riunisce nella villa di uno d'essi. Alla combriccola s'unisce una coppia lesbica formata da una che conosce i ragazzi di cui sopra e da una di cui non si sa una minchia fritta. La prima propone un giochetto chiamato Bodies bodies bodies (che è pure il titolo del film). Consiste in questo: si distribuiscono ai partecipanti dei biglietti, su uno dei quali è stata disegnata una x. Chi se lo piglia è l'assassino. Dopo di che, si spengono le luci. La persona che viene toccata sulla schiena dall'assassino deve cadere a terra come fosse morta. Gli altri devono scoprire l'identità dell'assassino. Per un po' fila tutto liscio. Poi trovano un morto vero. E da lì scatta l'ecatombe: fioccano i morti e le cattiverie reciproche Rimangono vivi in due, che scoprono cosa sia successo davvero. Questo giallo mi ha lasciato un po' perplesso. Un po' assurdo nella vicenda e troppo enfatizzato nella recitazione. Il colpo di scena finale c'è, in effetti. Però io francamente mi aspettavo qualcosa di più clamoroso. Si può anche vedere. Ma se non si rivede è lo stesso. Anzi, è meglio.
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labalenottera · 3 months ago
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la mia vita è una barzelletta (una di quelle che non fanno ridere, però)
in questo post scrivevo scherzosamente del fatto che io e il Tizio (non so mai come chiamarlo, userò la T maiuscola da ora in poi; per i nuovi lettori, e per chi non fosse stato attento: è un ragazzo con cui mi sono vista brevemente e senza impegno, andando contro ogni mia etica e abitudine, tra dicembre e gennaio) ci stavamo riavvicinando. permettetemi di approfondire la cosa. da qualche settimana ci sentiamo in effetti quasi tutti i giorni. in amicizia. perché lui è spassoso, gentile, completamente detonato nella testa e quando usciamo tutti insieme anche con altre persone ci divertiamo come dei deficienti. a partire da febbraio abbiamo passato un po' di mesi quasi ad ignorarci, cosa che mi ha mandato in bestia, e ora che riusciamo ad essere amici sereni in mezzo ad altre persone sono molto più contenta. il problema: nonostante i titanici sforzi che pratico da mesi per autoconvincermi del contrario, lui non mi è per niente indifferente. comincio a pensare che non lo sarà mai. ma ho imparato a conoscerlo, e a conoscerci, e so che ogni secondo speso nei suoi confronti per provare a costruire qualcosa di più di un'amicizia è tempo buttato nel cesso. ne ho preso atto e lo terrò presente sempre.
ora, cosa si fa quando un pensiero sembra monopolizzare le tue giornate? "lo si analizza, lo si sviscera, lo si decostruisce per arrivare alla radice del problema", dirà qualcuno di voi. "si cerca una distrazione!" rispondo io.
ora. io nella vita le app di dating le ho usate poco e male. non so voi, ma io non ho mai concluso niente. mai un'uscita, niente. il massimo che ho ottenuto sono state tre settimane di messaggi con uno che, dopo averlo smascherato, ha voluto negare fino all'ultimo di essere già fidanzato (seguo ancora oggi la sua morosa, al 100% ignara di tutto, su instagram); anche questa è una storia tutto sommato divertente che forse un giorno racconterò in un altro post. insomma, non mi aspettavo niente di che, ma pensavo di distrarmi con un paio di conversazioni noiose e magari qualche tentativo di uscita. come non detto: faccio match con un ragazzo con cui riesco a trovare tanti argomenti di conversazione (incredibile!) e, contro ogni mia previsione, nel giro di poche ore si organizza un'uscita tranquilla per questo sabato.
bene! perfetto! fantastico.
oggi mi scrive il Tizio, come ci scriviamo ormai spesso. a sorpresa, e per sua subdola volontà (perché io lo conosco, ma anche lui mi conosce, e sa bene dove colpire), arriviamo a parlare di noi due. oggi. OGGI. ci tengo a farvi notare che abbiamo avuto tantissime occasioni per parlare da soli e di persona nelle settimane scorse, e non lo abbiamo mai fatto. io non ho più avuto interesse a entrare in argomento, per i motivi di cui sopra (perdita di tempo). ma lui? ne voleva parlare? perché proprio OGGI? durante il mio vero tentativo di mettere una pietra sopra la faccenda?
va beh inutile dire che ci sono cascata come una pera cotta. ci vediamo domenica.
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gregor-samsung · 7 months ago
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“ Yūichi ritornò, facendo dondolare le chiavi dell'auto. "Visto che poteva stare così poco, bastava pure una telefonata," disse, mentre si toglieva le scarpe all'ingresso. Io risposi "Hmm" senza alzarmi dal divano. "Mikage, sei stata colpita dalla mamma?" fece lui. "Beh, non ho mai visto una donna così bella," dissi francamente. "Però sai..." Yūichi entrò nella stanza e sedendosi per terra davanti a me, continuò sorridendo: "Ha fatto una plastica." "Ah." Cercai di nascondere l'imbarazzo. "In effetti avevo pensato che di viso non vi assomigliate per niente." "Ma hai capito?" disse con un'aria come se gli scappasse da ridere. "Lei è un uomo" . Questa volta non ce la feci a fingere. Restai a fissarlo ammutolita, con gli occhi spalancati. Aspettavo che da un momento all'altro dicesse ridendo: 'Scherzavo'. Un uomo lei? Con quelle dita affusolate, quei gesti, quel portamento? Ricordando quella creatura bellissima, aspettavo la smentita col fiato sospeso, ma lui si limitava a guardarmi con aria beata. Fui io a parlare: "Ma tu hai sempre detto 'mia madre... mia madre'..." "Beh, per forza. Tu una così la chiameresti 'papà'?" rispose calmo. Aveva ragione. Era una risposta quanto mai appropriata.
"E quel nome, Eriko?" "Non è il suo vero nome. In realtà si chiama Yūji." Per un momento mi si appannò la vista. Appena riuscii ad articolare le parole, chiesi: "Allora, chi è tua madre?" "Tanto tempo fa Eriko era un uomo," rispose lui. "Quand'era molto giovane. E un giorno si sposò. Sua moglie era la mia vera madre." "Che... che tipo era?" chiesi. Non riuscivo a figurarmela. "Non me la posso ricordare. Ero troppo piccolo quando è morta. Ho una foto però. Vuoi vederla?" Feci di sì con la testa. Senza alzarsi, allungò il braccio per prendere la sua borsa. Tirò fuori dal portafoglio una foto e me la porse. La donna della foto aveva capelli corti e lineamenti minuti. L'età era indefinibile. C'era in lei qualcosa di bizzarro. Dato che restavo in silenzio, disse: " É un tipo stranissimo, non pensi?" Risi, imbarazzata. "Eriko era ancora bambino, quando andò a vivere dalla famiglia di mia madre, quella della foto. In pratica fu adottato. Lui e mia madre crebbero assieme. Anche quand'era un uomo era bello e pare che avesse molto successo. Lei aveva questo faccino buffo. Chissà perché proprio lei..." Sorrise guardando la fotografia. "Voleva molto bene alla mamma e per lei entrò in contrasto con la famiglia. Fuggirono insieme, sai?" Assentii. "Quando la mamma morì, Eriko lasciò il lavoro. Solo e con un bambino piccolo, non sapeva proprio che fare. Allora decise di diventare donna. 'Tanto ormai non mi sarei più potuta innamorare,' dice lei. Pare che prima di diventare donna avesse un carattere molto chiuso. Siccome non è tipo da lasciar le cose a metà si fece fare anche l'operazione al viso e il resto. Coi soldi che le restavano ha aperto il locale e mi ha tirato su. Insomma, mi ha fatto anche da padre...", concluse ridendo. "Che vita incredibile è stata la sua!" dissi io. "Ehi, mica è morta, sai!" fece Yūichi. Potevo credergli o c'era ancora sotto qualcosa? Più ascoltavo, più quella storia mi sembrava incredibile. “
Banana Yoshimoto, Kitchen, traduzione dal Giapponese e postfazione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli (collana Universale economica n°1243), 2007³⁴, pp. 17-18.
[1ª Edizione originale: キッチン, Fukutake Editore, 1988]
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auxoubliettes · 1 year ago
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giulia ha cambiato casa, che detto così sembra l'inizio di qualcosa di tragico, di una lontananza che non si può ricucire se non provvisoriamente, di un gioco fatto di ciao e di addii rinnovati troppo spesso etc etc., ma si è trasferita a 3 minuti di macchina da dove stava prima quindi tutto okay. andiamo avanti.
la cosa divertente è che per andare a casa sua adesso devo passare da una serie di posticini custodi di un ricordo o più a testa. uno di questi è la villetta dove viveva una delle mie migliori amiche del periodo elementari e medie. passando di lì io non ho mai visto nessuno, ma la macchinina di google maps è riuscita a immortalare la sua mamma per ben due volte. 2 a 0 per lei.
il primo posticino in assoluto che incontro, però, è una fermata dell’autobus che ad un certo punto della mia vita, tanti anni fa, non si è propriamente guadagnata un significato, quanto la possibilità di divenire l’avvertimento di un possibile incontro: banalmente, era la fermata dove ogni giorno saliva un ragazzetto mio coetaneo, bassino, con gli occhi verdi e i capelli scuri. più che piacermi i corpi a me le persone incuriosiscono, e lui mi incuriosiva (per onor del vero e del cringe era bellino e quindi, alla mia maniera, mi piaceva anche). e poi ho tendenzialmente sempre avuto un ottimo fiuto, nel senso che chi mi sembrava potesse essermi simpatico poi mi è sempre stato molto simpatico, e chi sembrava potesse essermi antipatico poi mi è sempre stato molto antipatico. quindi chi mi incuriosisce, mi incuriosisce sempre parecchio e chi poi non ho potuto apprezzare o odiare perché non ho poi mai conosciuto, ha sempre continuato a rimanermi in testa. tipo lui.
patetica questa cosa dell'agognata visione mattutina sul bus? probabile, ma spero che abbiate una storia patetica simile anche voi. non so se avete mai letto la ragazza delle arance di jostein gaarder (che comunque non credo consiglierei, non ricordo neanche come finisce) ma questa ragazza delle arance era il pensiero ricorrente di sto tizio che una volta l'aveva vista sul tram, e se non la vedeva allora sperava di vederla la volta dopo. con cornerstone degli arctic monekys siamo già a due esempi di storie patetiche come la mia, quindi anche se voi non ne avete io mi sento sufficientemente in compagnia per andare avanti. con questo ragazzetto non ho mai fatto amicizia, ma ci ho solo avuto brevemente a che fare sette anni dopo, quando ormai non ci pensavo più, perché venne col mio gruppo di amici a festeggiare il 25 aprile. di lui per lunghi anni ho continuato solo a sapere che era appassionato di politica e calcio e che a quanto pare era intelligente, informazione che conferiva un’aura potenzialmente più interessante ad una persona che invece avrebbe potuto semplicemente essere un tipico maschio italiano medio.
qualche settimana fa, mentre aspettavo che venisse l’ora giusta per uscire e andare a vedere la nuova casa di giulia stavo leggendo degli articoli online. ad un certo punto ne trovo uno che parla d’attualità. l'aveva postato una mia amica. lo leggo. è accurato, ma ha anche un’anima seria e ironica e appassionata e critica. è qualcuno che mi parla di cose vere senza la freddezza di un certo tipo di giornalismo, né la retorica gratuita o il pathos vomitevole di un certo altro tipo di giornalismo. del giornalismo poi sicuramente mancavano la disonestà e la superficialità. ma chi l'ha scritto? ma che giornale è? e l’aveva scritto il ragazzetto dell’autobus sul suo blog, in realtà. che ridere. quel 25 aprile ricordo che mi disse una cosa (tutte le altre conversazioni furono di gruppo, ma a me disse - con una voce che non ricordo - questa cosa) riguardo al fatto che studiavamo cose simili, cose ritenute un po' sfigatelle. e guarda che cosa bella ne ha tratto, da queste cose che tutti ci dicono essere sfigatelle. ho letto altre cose che ha scritto. che cosa bella la scrittura, come ci disvela bene, anche nei suoi artifici. poi sono uscita e passando dalla fermata dell’autobus ho pensato: c'è voluto un po' di tempo, ma pare che questa curiosità sia stata parzialmente soddisfatta. stavolta posso apprezzare anche senza conoscere.
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folkloristico · 1 year ago
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2, 3, 5, 18, 20, 24, 30 👀
2. How many works did you publish this year?
9! Per una coincidenza sono 9 anche su EFP, anche se alcuni sono diversi.
3. What work are you most proud of (regardless of kudos/hits)?
If History is Dead and Buried (lo so che non ti interessa delle Winx ma fa’ finta di sì), ho fatto un lavoro di editing pazzesco e secondo me il risultato non è affatto male, sono molto contenta di come è venuta <3
5. What work of yours got more feedback than you expected?
fire meet gasoline (la Lukhloé) sicuramente, l’ho scritta completamente di getto (anche in questo caso, una buona parte del lavoro di rifinitura l’ho fatto in fase di editing, che nel mio caso in inglese è anche più importante perché ho meno padronanza della lingua e devo stare più attenta a stile, ritmo, sintassi, lessico, eccetera eccetera) e non mi aspettavo assolutamente che riscontrasse così tanto interesse. Immagino sia perché si tratta di un fandom molto grande, quindi per quanto sia una rarepair, un pubblico c’è, anzi proprio perché è una rarepair è meno probabile che si perda nel mucchio. 
18. The character that gave you the most trouble writing this year?
Io qui a ribadire che lo so che non te ne frega delle Winx, ma se si parla di storie pubblicate, sicuramente Griffin – c’è un capitolo con lei che ho scritto tre volte, e devo dire che è servito perché la versione definitiva mi piace tantissimo, ma comunque che fatica – però voglio fare la trasgressiva, andare al di là delle storie pubblicate e darti una risposta che so ti piacerà tantissmo: Matt. Io voglio dannatamente scrivere qualcosa su di lui (sì, è sempre quella Matt/Claire, ma non solo) perché è un personaggio meraviglioso, ma forse proprio per questo non sono (ancora) in grado di coglierlo a pieno. Non penso che le storie che ho scritto e pubblicato finora con lui protagonista con lui siano brutte, ma è tipo quel meme dell’iceberg, ho solo toccato la superficie. Sia con lui che con questo fandom ho paura di scrivere qualcosa che sia più lungo di 1000 parole perché mi sembra di non conoscerli mai troppo bene. Insomma, tante parole per dirti che prima o poi tornerò ad ammorbarti in chat con un rewatch di DD perché mi serve proprio.
20. Which work of yours have you reread the most?
If History is Dead and Buried, nello specifico il terzo capitolo sopracitato perché è proprio la cosa più self-indulgent di sempre 
24. Did you write any gifts this year?
La Matt & Daisy per te e il Secret Santa di quest’anno <3 
30. Biggest surprise while writing this year?
Risposto qui!
Grazie per l’ask <3 <3
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gcorvetti · 1 year ago
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Vi capita anche a voi?
I vostri vicini non hanno un cane che lasciano uscire in giardino a fare i bisogni alle 7 di mattina e lo lasciano fuori e lui abbaia ininterrottamente? Spero per voi che non li avete, non me la prendo col cane, ma co sti stronzi, poi il problema di disturbo ero io che suonavo la batteria in garage alle 17 pomeridiane, saltiamo.
Vi capita, volevo dire invece, che postate qualcosa su FB una cosa interessante o comunque di attualità e nessuno vi caga? Poi postate una cagata, un meme, una barzelletta e tutti giù a ridere? Sicuramente si, e spesso mi chiedo se magari la cosa seria non sia stata vista e la cagata si, non è così, entrambe vengono viste ma la cosa seria non la leggono o passano avanti senza neanche soffermarvi a dire "però sto argomento è da tenere a mente, o di interesse per tutti", un cazzo, non frega niente a nessuno se la politica è in merda da 30 anni, se la guerra la stiamo subendo pure noi, se la mafia è così radicata nelle istituzioni ecc ecc ecc ecc ecc ecc ecc. Ieri ho postato un rapporto inglese sulla musica, che in parole povere dice che nell'anno 22/23 è salito esponenzialmente l'introito che la musica produce attraverso i festival e i concerti, quindi non solo soldi per i musicisti e gli addetti ai lavori ma anche per strutture alberghiere, ristoranti, parcheggi ecc ecc, metto l'articolo alla fine. Ancora non ho letto il dettaglio del rapporto ma l'ho scaricato, lo farò con calma. Quello che voglio dire è che, soprattutto qua dove non ci sono concerti e dove si pensa che la musica sia solo un contorno, quando per i Metallica c'erano 70mila persone e tutti hanno incassato bene che i giorni dopo vedevi i sorrisi come se avessero vinto alla lotteria. Non è un discorso venale, lungi da me pensare al denaro come punto di arrivo, è che dimostra che con la cultura ci si può anche campare nell'articolo parla di 56.000 (cinquantaseimila) posti di lavoro a tempo pieno e indeterminato, suppongo, quindi non è solo il giorno o il fine settimana dell'evento, si parliamo comunque dell'UK dove l'apertura mentale alla musica è decisamente più alta di quella di qua ma anche dell'Italia, seguendo un pò l'andazzo si capisce che state messi male anche voi. Comunque a tale post non ha risposto nessuno, voglio vedere quando posterò il mio ritorno se mi caga qualcuno, va bè lo posterò anche qua. Articolo in fondo.
Per cambiare discorso ieri ho visto metà di un documentario musicale sul tubo che si intitola "The art of listening" cercatelo, mi aspettavo qualcosa riguardo al suono o all'ascolto come fase di incameramento o di studio, ma no non è così, ci sono svariati musicisti, tecnici del suono, produttori, compositori che parlano della musica, di come la sentono, di come la creano ecc ecc, interessante, ma la solita cosa fatta all'americana e solo in america, no no per carità non escludo nessun territorio o popolo quando si parla di arte, come invece è capitato purtroppo alla cultura russa che è tanta e anche molto bella, ma quello che vorrei dire è che c'è sicuramente più spinta da parte di chi fa un discorso musicale dall'altra parte dell'oceano che da questa parte, sappiamo che gli yankee sono per lo show sfrenato e pompato, anche se non è questo il caso il documentario è molto pacato, a mostrare quanto sono belle e sfavillanti le cose, che di certo non è il nostro stile europeo. Ma abbiamo mai avuto uno stile europeo? In realtà penso di no, mentre gli USA sono un paese unico, unica lingua, più o meno la cultura è quella, in Europa abbiamo diversi paesi, diverse lingue e culture totalmente differenti che è difficile avere una linea unica culturale perché ogni paese ha la sua, ma nella globalizzazione delle cose si potrebbe iniziare a pensare ad una cultura europea che abbracci tutti, invece no ci si addita sempre l'un l'altro per questo o quello o per attriti di centinaia di anni fa, che palle.
A voi l'articolo.
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gioacchi · 2 years ago
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Riuscivi a vedere dentro i miei occhi come porte aperte riuscivi a toccare il fondo del mio corpo dove sono diventato ghiacciato riuscivi a toccare la mia anima dov’è quella era diventata gelida come un gelato uscito dal freezer ghiacciato ma allo stesso tempo gustoso faceva male vedere me a pezzi faceva male guardandomi allo specchio e non vedermi più non vedere più quello che ero una volta faceva male pensare che il me del passato in qualche modo era stato come sepolto sotto terra per dare vita ad un nuovo un nuovo che non sono io un nuovo che non sono mai stato io la mia persona non è così non è questo non è così freddo così apatico così spento e sopratutto non è così ghiacciato quasi da sembrare un cadavere ma con la differenza è la consapevolezza di essere vivo mentre tutti guardano ciò che sei diventato tu non puoi dire niente per colmare quel vuoto che ti ritrovi ogni giorno guardandoti allo specchio non trovi parole per dire ciò che sei diventato ciò che sei adesso non c’è nessuna parola che può descriverti o etichettarti almeno che non lo fai da solo con la mente sballata e il cuore accelerato della forte ansia con io solo pensiero di non farcela con il pensiero che sia per succedere qualcosa di orribile qualcosa di terrificante qualcosa di agghiacciante qualcosa che ti lascia senza nulla e tu non puoi fare nulla facendo vedere il meglio di te ma le persone invece lo invertiranno in peggio non diranno ciò che sei fino a quando non farà comodo vado a ballare e sono felice bevo alcol fumo ballo e mi diverto dopo tanto tempo di chiusura dentro a un cubo infinito pieno di ostacoli pieno di casini sono riuscito a superare l’enigma più difficile volersi bene e accettarsi amare ogni difetto di se stessi e vedere il mondo da un altra prospettiva dopo anni e anni di sofferenza per me è è arrivata la felicità che tanto aspettavo che tanto volevo che tanto sognavo che tanto chiedevo è arrivata finalmente e io sono qua a godermela fino a l’ultimo non contano le persone che ti anno voltato le spalle ma quelle che sono state con te nei momenti bui la luce si intravede sempre dopo il buio e la mia era sempre stata accesa ma non sono riuscito a vederla fino ad adesso ma ma ormai che lo vista sono felice perché dopo tanto finalmente il momento che tanto aspettavo è arrivato non sento più il bisogno di prendere in mano le gocce ansiolitici e sedarmi come un drogato mi sono lasciato tutto alle spalle perché si guarda avanti crescere con la consapevolezza delle piccole cose e tutta un altra cosa di vedere il mondo fidatevi io lo so sono le piccole cose che rendono davvero felici la felicità è in tutti i voi cercatela mettetevi alla ricerca della felicità perché se cercate in fondo nel vostro corpo la troverete esattamente come ho fatto io
Se sei arrivato fino a qui ti ringrazio di aver letto queste sono delle piccole cose della mia vita non sono le solito frasi ho voluto condividere con voi un momento per me molto importante vi ringrazio del appoggio che mi avete dato io celo fatta ragazzi e sono sicuro che cela farete pure voi tutto basta crederci e non smettere mai di credere tutto quello che si desidera si avvera neppure io ci speravo più ma lo trovata ragazzi arriverà per tutti come è arrivata per me arriverà con tutti voi so che la parola felicità per alcuni non è una bellissima parola però guardate il mondo da un altra prospettiva godetevi ogni singolo momento e vedrete che arriverà
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ross-nekochan · 1 year ago
Note
Aspettavo questo tuo post di riflessione politica da quando scrivesti che ci meritavamo questo governo, che dopo si sarebbe potuto solo risalire, eri anche abbastanza piccata perché ti scrissi che se ci si poteva permettere di non preoccuparsi dei danni che nel frattempo avrebbe creato forse si era dei privilegiati. Ma vabbè. Meglio tardi che mai. Sono passati solo 10 mesi, ne restano ancora altri 50, io sono qua in Italia e mi cago sotto, ciao.
Non rinnego quello che ho scritto in passato. Ce lo meritiamo ancora, soprattutto tutti i sinistroidi del cazzo che non sono andati a votare. E ora, come avevo scritto in passato, spero si sveglino e comincino a fare qualcosa alla prossime elezioni piuttosto che avere le mani sulla pancia.
Ammetto però che pensavo fosse più un'era simile al "periodo Berlusconi", sottovalutando la differenza tra centrodestra ed estrema destra.
I danni c'erano già perché comunque questi sono stati votati da parecchie persone e spero non aumentino nel corso degli anni (cosa che dubito succeda purtroppo). Per il momento non ci sono ancora riforme che mi facciano preoccupare perché quelle che stanno passando sono talmente scellerate che non possono non essere spazzate via da qualsiasi altro governo che non sia di destra.
Ho cominciato ad avere paura, ma questo comunque mi porta ancora di più ad essere incazzata con chi ha permesso tutto questo. E bada bene, NON sono gli elettori di Meloni.
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shambelle97 · 2 years ago
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 Loki aveva appena concluso di lisciarsi le pieghe della giacca.
Egli diede un'ultima occhiata nei confronti della chioma corvina, prima di uscire alla ricerca di varie provviste.
Il Vuoto era una dimensione alquanto insolita e particolare: una sorta di limbo privo dello spazio e del tempo.
Al suo interno venivano condotte persone senza una casa in cui vivere, una famiglia o amici su cui contare...persone come lui venivano definite "Varianti."
Ad occuparsene era nientemeno che la Time Variance Authority: un'organizzazione specializzata in crimini temporali.
Il fattore scatenante del suo Evento Nexus fu proprio quello di divenire Presidente degli Stati Uniti D'America.
Dopo aver trionfato contro i Vendicatori e assoggettato New York al proprio volere, il famigerato Dio dell'Inganno desiderò ascendere al potere governativo.
Una bramosia incessante e incontrollabile che bisognava soddisfare senza troppi indugi.
E poi c'era lei, uno dei più grandi punti interrogativi della sua esistenza.
Elena, quello era il suo nome: una semplice ragazza con il sogno di cantare sopra i più grandi palchi internazionali.
Thor aveva fallito, cancellandosi dal resto.
La giovane sarebbe riuscita a farlo ragionare?
A ricondurlo verso la retta via?
Si erano conosciuti più o meno due anni prima, ritrovandosi ad Asgard per puro caso assieme alla sua famiglia.
Ebbe modo di palesarsi dinnanzi alla ragazza, sfoggiandone la fiera e oscura bellezza.
Entrambi furono protagonisti di una sanguinosa battaglia, conclusasi con la loro vittoria.
Ma una scommessa ideata da quest'ultimo, innescò un pesante disguido tra i due.
Per molto tempo decisero di rimanere separati.
Inoltre Lingua D'Argento dovette dedicarsi ad una minuziosa vendetta nei confronti del padre e del fratello.
Fu proprio durante la fine delle elezioni che accadde ciò...si era presentata da lui, chiedendogli di rinunciare alla carica.
La squadrò con meticolosa attenzione: indossava un elegante tubino nero, mostrando una piccola scollatura dei suoi generosi seni.
I piedi erano calzati da un tacco dieci del medesimo colore.
Il grazioso viso della fanciulla era contornato da un trucco leggero.
Ridacchiò sardonico, sfoderando un ghigno crudele.
Elena accigliò lo sguardo di rimando.
“Non mi aspettavo di ricevere visite. Allora: quale buon vento ti porta qui?”
Chiese il neo presidente, protendo le braccia.
“Sei dotato di una notevole perspicacia, non c'è alcun bisogno che te lo riveli personalmente.”
Replicò asciutta la giovane.
L'altro assunse un'aria impassibile.
 Non aveva tutti i torti: Loki era in grado di intuire le intenzioni degli altri ancor prima che aprissero bocca.
“Pensi davvero che io rinunci a questa poltrona per mano tua? Mi credi sul serio un inetto?”
Incalzò costui, avvicinandosi verso il sedile in pelle marrone.
Si sedette sopra di esso, poggiando le mani sulla scrivania.
“Assolutamente no: ma questa follia deve cessare di esistere.”
Ordinò tagliente, serrando la mascella.
Dalla borsa estrasse una pistola, puntandola nella sua direzione.
Conosceva bene il corretto funzionamento di quell'arma...l'Agente Romanoff ebbe modo di istruirla a livelli eccelsi.
Loki alzò le mani in segno di resa.
Tuttavia non si limitò soltanto ad obbedire: umiliarla sarebbe stato divertente.
“Quella è superflua! Ti servirà a ben poco.”
Le fece notare in una nota canzonatoria.
L'ultima volta tentò di sparargli al petto, venendo immobilizzata dall'avversario.
Ancora poteva rammentarne la gelida sensazione della lama sul proprio collo.
“Può darsi: però non amo affatto mollare la presa...lo sai meglio di me, Dio degli Inganni.”
Puntualizzò la giovane donna, continuando a tenere l'arma puntata nei confronti dell'Ase.
L'Ingannatore stette per pronunciare qualcosa, ma vennero interrotti da un insolito spettacolo...un portale luminescente dai riflessi arancio osò manifestarsi dinnanzi ai loro occhi.
Dal cosiddetto varco, uscirono due uomini e una donna.
Essi erano muniti di uno strano bastone.
Coloro che osarono catturarli, potevano definirsi dei cacciatori che lavoravano per la TVA.
La realtà in cui vivevano venne smantellata di colpo.
L'azione avvenne tramite una Carica Di Reset: un dispositivo in grado di cancellare le varie timeline.
Entrambi furono costretti a seguirli, finendo sotto processo.
Avevano violato le ingenti norme della Sacra Linea Temporale.
Le ultime parole di Ravonna Renslayer furono abbastanza chiare.
Erano appena stati dichiarati colpevoli.
Li falciarono senza troppi ripensamenti, venendo spediti all'interno del Vuoto.
Col passare dei giorni e dei mesi, scoprirono dell'esistenza di altre varianti dello stesso Loki.
Nessuno di loro possedeva lo stesso identico aspetto.
Però le caratteristiche comportamentali lasciavano intuire ciò.
Decise di formare un nuovo esercito, proclamandosi come loro leader.
Dovettero rifugiarsi all'interno di uno degli edifici semidistrutti.
Una feroce bestia di fumo chiamata Alioth li avrebbe trasformati come proprio pasto.
A detta del "Vanaglorioso", altri Loki erano stati falciati diversi anni or sono.
Colui che regnava all'interno del limbo era nientemeno che uno sciocco ragazzino, ma che sapeva già il fatto suo.
Avrebbe mirato a governare il Vuoto, spodestando dal trono la versione più fanciullesca e infantile di sé.
Si diresse nella stanza riservata ad Elena, dormendo profondamente.
La osservò a lungo: i capelli sparsi sul cuscino, le labbra morbide e piene semiaperte...una visione eterea così seducente da fargli nascere un fuoco da dentro.
Non aveva mai smesso di bramarla: adorava sentirla sotto di sé, mentre invocava e gemeva il suo nome.
L'aveva accolta all'interno di calde coperte in pelliccia nelle sue sfarzose camere ad Asgard.
Divenne la sua amante soltanto per una sera.
In realtà la conosceva ancor prima che mettesse piede nel Regno Dorato.
Fu spettatore ad un suo saggio di pianoforte a Parigi.
All'epoca rimase folgorato dalla sua bravura e la sua bellezza.
A tal punto da donarle vari mazzi di rose nere in anonimato.
Loki amava girovagare per Midgard, nonostante disprezzasse gli umani.
Si imbatté in lei per un puro e semplice caso del destino.
Si avvicinò ad ella, stampandole le proprie.
Fu lesto a lambirne il contorno.
La punta della lingua solleticò il labbro inferiore della ragazza, ridestandola dal sonno.
Stuzzicarla era il suo passatempo preferito.
Non avrebbe mai rinunciato ad irritarla solo per capriccio.
Si guadagnò un sonoro schiaffo, lasciando intendere che odiasse essere trattata come la sua puttana di turno.
L'uomo non mostrò alcuna reazione: tale atteggiamento non le piacque.
Si limitò a massaggiare la parte dolente, avvicinando il volto eburneo a quello della prigioniera.
“Verrai severamente punita per questo.”
Mormorò minaccioso all'orecchio sinistro, legandola alla testiera del letto...quest'ultima iniziò a tremare come una foglia.
Bendò la sua vista, strappandole di dosso l'unica veste che indossava.
Il freddo la pervase fin dentro le viscere.
Loki era estremamente crudele e ambizioso.
Non si sarebbe mai preso cura di lei, tutt'altro.
L'avrebbe trattata come uno straccio vecchio di cui disfarsene.
Evocò un pugnale dal manico intarsiato, sfiorando la pelle nuda della donna.
La gelida sensazione si azzardò a provocarle una scarica di brividi ardenti.
Il corpo della bellissima midgardiana, bramava qualcosa di più completo.
Continuò a sfiorarne la pelle rosea, finché non decise di riporlo sopra il comodino.
Desiderava prolungare quel piacevole supplizio in altri modi conosciuti.
Si umettò le perfide labbra, posandole sul morbido collo di lei.
Fu ingordo e passionale.
Abbassò una coppa del reggiseno, giocherellando col capezzolo.
Notò quanto fosse già turgido.
Lo baciò, lo leccò e infine lo morse.
Elena non poté far a meno di gridare.
Trattenersi era impossibile.
“Invocami, piccola sconsiderata!”
Ringhiò furibondo.
Costei eseguì quanto detto.
Le urla voluttuose della giovane, bearono le orecchie della divinità.
Desiderava scoparla più a fondo, ma dovette attenersi al piano.
La punizione si basava sul negarle il piacere.
Le rimosse la benda, rivelandone le iridi scure.
Erano rosse e gonfie a causa delle lacrime versate.
Tale scenario gli smosse il cuore, eppure non osò chiederle scusa...era orgoglioso fin dentro le ossa.
Uno dei suoi incantesimi le permise di avere indosso nuovi abiti.
Che si trattasse di un'implicita maniera per farsi perdonare?
L'avvolse con una calda coperta di lana, evitando di liberarla.
Avrebbe deciso di eseguire l'azione al suo ritorno.
Rincasò diverse ore dopo: le provviste raccolte non erano granché, ma quanto bastassero per sfamarli.
Aprì l'uscio della porta, dirigendosi al capezzale della ragazzina.
Era in preda ai morsi della fame.
Le slegò i polsi, ricorrendo ad uno dei suoi pugnali.
Erano solcati da vistosi segni violacei.
Li guarì col magico tocco del Seiðr, sfiorandone delicatamente la pelle.
Mugolò appena per via del dolore, rasserenandosi in pochi secondi.
“Il pranzo è servito, mia cara.”
Esordì canzonatorio, porgendole un piatto con sopra del cibo.
Ella rifiutò disgustata.
“Non ho fame, grazie.”
Mentì, cercando di allontanarlo: tuttavia captò al volo la menzogna.
“Non azzardarti a mentire, sciocca umana...è così palese che sei affamata.”
Rispose perentorio senza demordere.
Le porse nuovamente il piatto, riuscendo nell'impresa.
Nonostante disponesse di un notevole caratterino, non era immune alle sue manipolazioni e i suoi raggiri.
Non le avrebbe mai arrecato del male pur ricorrendo a dei metodi poco ortodossi.
Però era accaduto: lo si poteva notare, leggendole lo sguardo colmo di sofferenza e terrore.
“Mi temi?”
Chiese d'un tratto, cacciando un sorrisetto furbo.
Elena deglutì, provando a negare l'evidenza.
Avvicinò il proprio viso, accarezzandole una guancia con estrema lentezza.
Una piccola lacrima gli bagnò il dorso del pollice.
Gliel'asciugò, lanciandole un'occhiata intensa.
Si soffermò sulle labbra a forma di cuore, indugiando a lungo.
Non c'era alcun dubbio, la desiderava.
“Hai paura di me?”
Continuò a chiedere, sperando di non risultare un povero sciocco.
“No...non ti temo.”
Affermò, mascherando la bugia pronunciata.
Il Fabbro di Menzogne se ne accorse in fretta.
Non gli avrebbe mai dato nessuna soddisfazione.
Aveva imparato a conoscerlo.
Godeva delle sofferenze altrui: al solo pensiero ne gioiva.
Scosse il capo infastidito, abbandonandola di nuovo.
Avvertiva il bisogno di schiarirsi le idee.
“Che ne facciamo della ragazza, signore? Ce ne sbarazziamo?”
Udendo la domanda, il Dio delle Malefatte conferì un chiaro e preciso ordine.
“Nessuno di voi oserà torcerle un capello, è chiaro? Assicuratevi piuttosto di cacciare via quell'insulso ragazzino con ogni mezzo necessario...quel trono dev'essere mio.”
La variante obbedì senza esitare.
Chiunque intralciasse i suoi folli piani, avrebbe perito in modo atroce.
Ovviamente tornarono tutti a mani vuote: localizzarne l'esatta posizione si sarebbe rivelato un arduo procedimento.
Avrebbe potuto ucciderli, proseguendo con le ricerche in solitudine.
Preferì dar loro un'ultima chance.
“Agiremo entro domani: non possono più sfuggirci d'ora in avanti.”
Chiosò con aria di trionfo.
Grazie alle informazioni fornitegli dal Loki Vanaglorioso, scoprì che fosse in compagnia di una versione anziana.
Tornò da Elena nelle ore successive: la vide rannicchiata al muro e a testa bassa.
Piangeva silenziosamente, nascondendo il volto.
Bastò poco per intuirlo.
Il Vuoto era una dimensione cosmica priva di ogni logica.
Non sapeva con certezza per quanto tempo fosse stato via.
Lontano da lei.
“Ti converrebbe alzarti: sei in una posizione alquanto scomoda.”
Mormorò, assumendo un tono più mite dall'ultima volta che le aveva parlato.
“Perché continui a tormentarmi in questo modo? Che cosa vuoi?”
Ribatté con la voce rotta dal pianto e rimanendo col capo chino.
Il Signore della Menzogna ignorò la domanda, inginocchiandosi verso quest'ultima.
La ragazza si guadagnò una stretta possessiva e nostalgica da parte sua.
Mai si era dato così tanto da fare per un'umana.
In genere detestava essere melenso con le donne, ma quella ragazzina era un balsamo per le proprie ferite.
Gli veniva automatico assumere determinati comportamenti.
Secondo il Dio, i sentimenti lo distoglievano dalle principali aspirazioni.
Inconsapevolmente ne era divenuto schiavo.
La prese tra le braccia, deponendola sul letto: notò quanto fosse ancora più fragile e delicata.
“Non voglio recarti del male.”
Precisò, togliendosi l'elmetto e sdraiarsi accanto alla fanciulla.
“Ma è già successo, Loki: non si può tornare indietro...e lo sai anche tu.”
Mormorò flebile con la voce venata di delusione.
Aveva persino perso quell'animo combattivo che la contraddistingueva.
“Vieni qui.”
Le rivolse attraverso un invito.
La circondò in un disperato abbraccio, affondando il bel volto candido sulle ciocche castane.
Il loro rapporto poteva considerarsi ambiguo.
Le intenzioni di Loki non erano mai chiare.
Di sicuro non poteva trattarsi di amore, o perlomeno era ciò che ripromettevano spesso.
Posò le labbra beffarde sulle sue, stabilendo un piacevole contatto.
Un brivido lo percorse lungo la schiena.
Gli era mancato assaporare quella bocca paradisiaca.
Era capace di condurlo al Valhalla senza il bisogno di morire.
Fremette al tocco stregato di Lingua D'Argento: le mani di quello scaltro bugiardo riuscivano a captarne i punti giusti.
Mani avide di possederla e plasmarla, fino a renderla una proprietà esclusiva.
Scese con la lingua, percorrendo ogni centimetro del collo.
Gliel'offrì senz'alcun remore.
Cattivi pensieri, invasero la mente di Elena.
Venne colta da un blocco improvviso.
Pensieri che riguardavano l'Ingannatore.
“Lasciati andare: non temere nulla.”
Le sussurrò calmo, mordicchiando sensuale il lobo dell'orecchio.
Non poteva negare di avere un simile effetto su di lei.
Un devastante potere in grado di trascinarla nei sentieri più oscuri.
Le slacciò il corsetto del vestito, elargendola di baci.
Le loro lingue intrapresero una frenetica danza.
Dopodiché iniziò a spogliarla, lasciandola in intimo.
La trovò incantevole nella sua semplicità.
“Sei splendida.”
Commentò languido, pentendosi delle orride azioni nei suoi riguardi.
Lasciarla andare, significava rinunciare all'idromele più buono di Asgard per un vino scadente.
Se non si fosse gettato dal Bifrost qualche anno addietro sarebbe tornato da lei, chiedendole perdono.
Non poteva ritenersi degno di averla, eppure stava accadendo.
Era solo una semplice umana.
Un prefisso destinato a vacillare col tempo.
Ne era follemente attratto e lo sapeva.
Una catena che non avrebbe più spezzato neanche se l'avesse voluto.
Elena credette che quell'elogio in realtà fosse dettato dalla foga del momento.
L'infido Dio dell'Inganno non aveva a cuore niente e nessuno.
“Smettila di adularmi: sai bene che non è così.”
Loki scosse il capo, baciandole la fronte.
Come poteva pensare una cosa del genere?
“Ti sbagli: tu sei mia, lo sei sempre stata...e lo sarai in eterno.”
Dichiarò con fermezza, guardandola dritta negli occhi.
Lo sguardo verde e penetrante del moro la mise in soggezione.
Era reale quella confessione? Davvero le stava a cuore?
Gli lanciò un'occhiata incerta, titubando all'idea che potesse amarla.
“No, Loki: a te importa soltanto di governare, tramare, ingannare!”
Incalzò, scandendo per bene l'ultima parola.
Il Dio degli Inganni non avrebbe mai avuto tempo necessario da dedicarle.
Troppo impegnato ad escogitare nuove trame, vendette e sotterfugi per raggiungere i propri obbiettivi.
“Sei compresa in cima alla lista dei miei gloriosi propositi...cerca di rammentarlo.”
Soffiò, riprendendo a baciarla come non mai prima d'ora.
Consumarono l'amore, rotolandosi tra le lenzuola.
Si era ritrovata sopra di lui, chinandosi a baciargli il torace.
Ancheggiò sul suo bacino, gemendo e gridando come una forsennata.
Il Dio chiuse gli occhi, gustandosi il piacere che gli stava procurando.
Nessuna donna era mai riuscito a farlo sentire così appagato e felice.
Gemette arrochito per colpa del desiderio: come aveva fatto a privarsi di una creatura tanto deliziosa?
Emise un mugolio di estremo godimento.
I baci scambiati con la sua preziosa donna furono avidi e golosi.
La lingua astuta del principe cominciò ad accarezzarle il palato.
Come se i cancelli di un paradiso ebbero modo di spalancarsi.  
Gli morse il labbro inferiore con veemenza, procurandogli del dolore.
Le piacque vederlo soffrire.
Quel gesto insolente le costò caro: lo sguardo smeraldino del Dio, divenne ancora più lucido e famelico.
Ben presto si sarebbe vendicato a dovere.
Quelle gemme brillanti e sagaci la sottoposero ad un'occhiata parecchio intensa.
Le guance si tinsero di un bel rosso vermiglio.
Lambire quelle gote così brucianti e rosse fu come gustare due mele mature...un'esperienza mistica destinata a ripetersi.
La palese timidezza della giovane terrestre lo condusse ad un profondo stato di estasi.
“Sei un privilegio di cui solo io posso disporre.”
Ansimò l'ex principe cadetto, assaporando quella bocca di velluto.
Una dolce minaccia a cui non avrebbe mai potuto sottrarsi.
Annuì con la testa, docile e remissiva: notò quanto fosse ammaliante.
Un timbro roco e profondo, nato apposta per sedurre.
Si soffermò sulle curve dolci dei suoi seni.
Erano sodi e rotondi.
Li strinse con forza, strappandole un gemito furioso.
Ribaltò le posizioni, gettandola con poca grazia sul materasso.
Adesso era lui a condurre il gioco.
Le lanciò uno sguardo carico di malizia: si leccò le labbra, immaginando scenari di pura lussuria.
Al tocco di Loki, la ragazza si sciolse come neve al sole.
Le massaggiò un seno, suggendone il capezzolo.
Successivamente vorticò la propria lingua attorno all'areola destra.
Baciò ogni centimetro di pelle senza fermarsi.
Non poteva farne a meno.
Scese fino a baciarle l'interno coscia.
Elena spalanco le iridi, intuendone le vere intenzioni.
Stuzzicò la femminilità di lei con baci passionali e roventi.
Fu lesto a lambire la carne umida, assaporandone il dolce nettare.
Lo pregò affinché continuasse con quella piacevole tortura.
Gemiti e sospiri si infransero per l'intera stanza.
Risalì, scrutandone i graziosi lineamenti.
Voleva imprimersi ogni dettaglio nella propria mente e nel cuore.
“Non rinuncerò a te...non più.”
La avvertì, riservandole un dolce bacio sopra lo zigomo.
Elena si commosse in pochi istanti.
Poteva leggerne la sincerità in quei meravigliosi specchi d'acqua.
Era consapevole che si sarebbe preso cura di lei.
Strofinò la propria virilità sulla sua invitante apertura.
Un gioco malizioso e perverso, scaturito dal dispetto.
“Implorami di scoparti: so quanto lo desideri.”
Bisbigliò peccaminoso e con una certa imperiosità.
Raramente si esprimeva in termini così poco raffinati.
“Sono tua, Signore del Caos: prendimi.”
Supplicò vogliosa e agonizzante: Loki sorrise compiaciuto.
Lo accolse dentro di sé, cingendo le gambe attorno alla sua vita.
I loro corpi aderirono alla perfezione.
Appositamente per fondersi in un'unica essenza.
Dopo averle permesso di abituarsi a quella gradevole intrusione, iniziò a spingere lento e cadenzato.
L'eccitazione crebbe per entrambi a dismisura.
Oramai erano divenuti un tutt'uno.
Rimase aggrappata al Dio, graffiandogli le spalle.
Costui affondò sempre più deciso e veloce.
“Pregami, piccola: invoca il mio nome.”
Le intimò, continuando coi suoi selvaggi e violenti affondi.
Sembrava quasi una supplica.
“Loki...ohhhh, Looooki!!!”
Gridò a pieni polmoni il nome di colui che aveva compreso di amare.
Beandosi delle sue urla, Loki eseguì altrettanto.
Vennero in simultanea, crollando sfiniti l'uno sopra l'altra.
Un orgasmo travolgente mai sperimentato prima di allora.
Accarezzò le ciocche nere dell'uomo, arrotolandosele al dito.
Non negò affatto di apprezzarle.
In risposta, il Dio del Caos le stampò le proprie labbra.
Labbra beffarde, ironiche e velenose....però così allettanti e tentatrici per essere gustate.
Si girò dall'altro lato del letto, venendo invasa da pensieri di vario genere.
“Voltati.”
La richiamò, accarezzando la schiena nuda.
Elena preferì non voltarsi, temendo di essere cacciata dal suo giaciglio.
Osò baciargliela, sperando in cuor suo di trarne una risposta.
Che avesse commesso un errore senza rendersene conto?
“C'è qualcosa che ti turba, piccola umana?”
Le bisbigliò all'orecchio, cercando di comprendere il motivo del suo strano atteggiamento.
“Ho sbagliato: non sarei mai dovuta venire a letto con te.”
Rimase sconvolto, udendo quell'affermazione.
Cosa la spinse a pentirsene?
“Ti ricordo che hai compiuto una scelta...perché?”
Inquisì, assumendo un'aria stranita.
“Perché tu mi ingannerai, lo stai già facendo.”
Fu un'accusa infondata quella della giovane.
Essa era dettata dal timore dell'abbandono.
“Elena, ascolta: non hai giaciuto assieme a me soltanto per scaldare il mio letto. Per secoli ho frequentato i distinti sessi pur di trarne piacere, ma la mia scelta ricade solo su una persona.”
Confidò, prendendole una mano.
Gliela baciò, dimostrando di desiderare un legame più profondo.
La ragazza colse il gesto, fraintendendo ogni cosa.
Divorò la carne rosea della bocca con tutta l'anima che possedeva in corpo.
Era l'unica maniera per decretare la pace con lei.
“Sono io ad aver commesso un terribile errore: non avrei mai dovuto lasciarti andare.”
Confessò, circondandola con le braccia.
La strinse forte, temendo che gli sarebbe sfuggita di nuovo.
Continuarono ad amarsi, a cercarsi, a coccolarsi...dormirono abbracciati e con i cuori colmi di gioia.
Si erano dichiarati eterno amore, nonostante gli antichi dissapori.
O perlomeno era stata la stessa Elena a confessare ciò che provava nei confronti di Loki.
Il giorno seguente notò di essersi svegliata senza l'uomo che amava.
Non c'era più traccia della magnetica e affascinante presenza del Dio dell'Inganno.
Dovette ricredersi sul suo cosiddetto abbandono.
Si era premunito di lasciarle dei vestiti nuovi e alcuni monili di pregiata fattura.
Lesse il bigliettino, costituito da un'accurata ed elegante calligrafia.
Promise che sarebbe tornato.
Ma non aveva idea di cosa stesse tramando nell'ombra.
Mirare al governo del Vuoto era uno dei progetti più ambiti.
Una cupidigia totalmente irrefrenabile.
La soddisfazione non gli apparteneva: la sua smisurata sete di potere era impossibile da placare.
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I pensieri riguardanti la ragazza si insinuarono in lui come il più dolce dei veleni.
Così potente da scorrergli nelle vene.
Era in grado di sciogliere quel ghiaccio, situato nel suo gelido e perfido sangue.
Scosse il capo, tentando di cacciarli dalla mente.
Ne avrebbero causato l'assoluta distrazione.
Adorava osservarla mentre le dormiva accanto: l'avrebbe protetta a qualsiasi costo.
Si era accorto troppo tardi di esserne innamorato.
Poteva considerarsi la sua debolezza personale.
Una droga di cui era divenuto dipendente.
Non pronunciò mai le fatidiche parole: l'eccessivo orgoglio non gliel'avrebbe consentito.
Ardeva all'idea di sollevarle ancora quelle dannate vesti...privarsene lo considerava un sacrilegio.
Perlustrò ogni angolo della zona con meticolosa circospezione.
Il nascondiglio del piccolo Loki doveva essere nelle vicinanze.
La Dea Bendata fu stranamente dalla sua parte.
Qualcuno stava per uscire dal tombino, servendogliela su un piatto d'argento.
Quest'ultimo si rivelò essere un'altra variante di sé stesso, proprio identica a lui.
Inclinò la testa da un lato, come per squadrarlo meglio.
Di sicuro era stato falciato da pochi attimi.
“Beh, salve! Quale di noi, sei?”
Proferì minaccioso.
Alla vista di quelle varianti particolarmente ostili, Loki non poté far a meno di pensare in negativo.
Gli sembrava di vivere all'interno di un incubo.
Assaltarono l'ubicazione di Kid Loki, non curandosi delle fatali conseguenze.
Era giunto il momento di reclamare ciò che gli spettasse di diritto.
                                                  𝗙𝗶𝗻𝗲
One Shot:
~ Fire And Mischief ~
Name Chapter:
~ Attrazione Fatale ~
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abatelunare · 7 months ago
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Tariffe parecchio salate
Ray era un giocatore di baseball. Dico era perché una malattia degenerativa fa sì che non lo sia più. Acquista una casetta con piscina in cui si trasferisce con la famiglia. E, insperatamente, la sua sclerosi migliora in modo sosprendente. Peccato vi sia un prezzo da pagare. E pure bello salato. Night swim è un horror dalla storia sicuramente poco originale. Però il regista la racconta benissimo. Mantenendo molto alta la tensione. Si ha sempre la sensazione che stia per accadere qualcosa di terribile. Che in effetti accade. L'importante, qui, non sono gli effetti speciali o la minaccia soprannaturale. Conta l'atmosfera, resa con abile mestiere. Il che permette di sorvolare su alcune ingenue incongruenze. Mi ha sorpreso. Perché mi aspettavo qualcosa di molto peggio.
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yschan · 2 years ago
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Tumblr media
Una vecchia lettera che scrissi tempo fa all'amore MIO...Voglio regalare solo a te tutte le mie parole, perché è solo a te che io voglio dedicare tutta la mia vita. Mi piacerebbe dedicarti ogni sorriso, ma sarebbe inutile, perché ogni mio sorriso, sei tu. Mi piacerebbe dirti quanto è meravigliosa la vita, ma sarebbe inutile, perché l'unica meraviglia, sei tu.
Mi piacerebbe dirti un sacco di cose, ma quando ti guardo capisco che già i tuoi occhi mi stanno dicendo tutto ciò che c'è da dire. Però una cosa l'ho imparata: con te anche condividere il silenzio sa diventare qualcosa di speciale.
Vuoi sapere se mi sono mai chiesto se fossi quella giusta per me? Sì, tante volte. Ma restando al tuo fianco, ho capito che non esiste la persona giusta, esisti tu e tu sei la persona che io amo, e che solo noi possiamo scegliere con chi vogliamo stare. Io ho scelto te, ti ho scelto senza rendermene conto, quando per la prima volta ho visto i tuoi occhi avevo già scelto ogni tuo sguardo. Mi appartenevi ancora prima di entrarmi dentro. Mi appartenevi e ogni cosa di me, era ed è tua.
Sei entrata silenziosamente nella mia vita, ma il rumore dei tuoi passi lo sentivo nel cuore.
Adesso io devo tutto A TE.
A te che mi ami e sai lasciarti amare. A te che che mi hai permesso di entrarti dentro, a te che mi hai fatto spazio nella tua vita, a te che hai messo me prima di ogni cosa, a te che non ti sei tirata indietro difronte alla parte peggiore di me, a te che io devo TUTTO.
Gioia, felicità, speranza, dolore, coraggio, forza.
Sono sentimenti che ho potuto provare grazie a te, perché grazie a te io ho capito di essere vivo, E prima di incontrati, prima di sapere che tu esistessi, io non sapevo cosa significasse vivere col sorriso sempre addosso. Il mio sorriso è l'unico posto in cui so sempre di poterti trovare, e se ho sorriso, vuol dire che anche oggi tu ci sei stata E prima di incontrarti non credevo di avere un cuore capace di provare ancora amore, oggi so di averlo, perché quando tu sei al mio fianco, lo sento pulsare come se fosse la prima volta, come se tu riuscissi ad esserne ogni singolo battito. E quando ti dico “ti amo”, ogni singolo organo, ogni singola parte di me sta provando quel sentimento.
Si amore, credo tu l'abbia capito.
IO TI AMO.
Per tanti di quei motivi, fin troppo numerosi per essere elencati. Oggi voglio dirti che ti amo perché stai ad ascoltare e forse sei l'unica persona che sia mai riuscita a farlo così bene.
Probabilmente la cosa più bella che possa capitare nella vita è avere al proprio fianco qualcuno a cui raccontare le giornate, con cui potersi sfogare quando ci si sente soffocare dentro dalle ansie e dalle paure. E io di paure ne ho tante, tu lo sai. Lo sai non soltanto perché mi conosci, ma soprattutto perché sai comprendermi, comprendi i miei occhi quando vorrebbero affogare nelle lacrime, e comprendi perfino quando il mio tono di voce diventa sottile quando sono triste o sto male per qualcosa. Io non sono mai stato bravo d apprezzarmi. Ho sempre avuto paura di me e di ciò che non sarò in grado di diventare. Ecco perché con te è diverso, con te io so essere ME stesso, perché so che in qualunque modo io sia, i tuoi occhi non smetteranno mai di vederti come la più bella tra tutte…o almeno spero!
Ti amo anche perché quando sbaglio, tu sai correggermi e cerchi di farmi fare sempre la cosa migliore.Ti amo perchè sai farmi tornare a stare bene, anche quando mi sento perduta. Ti amo perché sei il sorriso che mi coloro sempre addosso. Ma più di tutto ti amo, perché attraverso te, so amarmi un po’ anche io.
E per un ragazzo pieno di insicurezze, debolezze, paure e incertezze come me, l'amore è TUTTO. TU SEI TUTTO!
Quando ti guardai per la prima volta, capii di non avere più niente da cercare. Perché ciò che c'era davanti ai miei occhi era tutto ciò che aspettavo.
Stavo aspettando quegli occhi con cui guardare la vita.
Stavo aspettando quelle mani che mi raccontassero.Stavo aspettando quelle labbra che mi riempissero.
Stavo aspettando quei baci che sanno di felicità.
Stavo aspettando l'amore, senza nemmeno cercarlo.
Io stavo aspettando te.
Tu eri solo da incontrare.
‘Eri solo da incontrare, ma ci sei sempre stata
Sai, prima di incontrarti non ricordo nemmeno cos'ero.
Non ricordo come passavo le giornate, cosa facevo o a chi pensavo.
Io ho iniziato a vivere probabilmente il giorno in cui ti ho incontrato, non rendendomene conto che da quel momento la mia vita sarebbe cambiata completamente e per sempre.
Prima di incontrarti non so nemmeno per cosa ridevo.
Ho iniziato a sorridere nel momento in cui sei diventato tu il mio sorriso.
Tu sei stata la luce. Tu sei stata il principio a tutto. Tu sei stata la cura ad ogni ferita. Tu sei stato il sorriso dopo le lacrime.
Non c'è giorno, non c'è ora senza che io ti abbia tra i miei pensieri.
Vedi perché tu ci sei sempre stata dentro me, in ogni mio gesto, ogni mia parola. Tu mi hai cercato mi hai cercato talmente forte che alla fine mi hai trovata.
Ora sei qui, a rendere migliore ogni singolo giorno della mia vita.
Ho bisogno di te. Nella mia quotidianità. Ho bisogno di te che sei il vero amore. L'amore magico che tutti sognano, ma che solo io ho trovato. Non sarei nulla senza te..sarei debole, inutile, privo di amore
Non credermi mai forte da sola, perché non so esserlo senza di te.
Quando sei al mio fianco mi accorgo di quanto so essere forte, perché l'amore è forte e anche quando credo di non potercela fare, quando penso che non ne valga la pena, mi vieni in mente tu, tu che ci sei, tu che ne vali la pena. Quando sei al mio fianco mi accorgo di quanto mi sia a semplice sorridere, perché dentro ogni mio sorriso ci sei tu, e se ci sei tu, io so di essere forte.
Quando sei al mio fianco mi accorgo di quanto so essere capace di sentirmi ‘bello’, perché i tuoi occhi vedono solo me, o almeno lo spero.
Quando sei al mio fianco mi accorgo di saper essere me stesso perché con te non ho paura nemmeno 'a essere’ la parte peggiore di me.Vedi, tu mi hai accettato, mi hai preso e mi hai tenuto con te, mi hai amato quando amore intorno a noi sembrava non essercene più, mi hai amato perché hai creduto in me, più di quanto io stesso riuscissi a fare, perché noi due siamo l'amore che sa esserci, che sa farsi male e che sa guarirsi, l'unico per cui ne valga la pena.
Pensaci amore mio, a quanto è meraviglioso tutto questo già che ci sei, pensa a quante persone ci sono nel mondo.
Pensa a tutti i sorrisi.
Pensa a tutti gli occhi.
Pensa a tutti gli abbracci.
Pensa a tutti i baci.
Pensa a tutti le lacrime.
Pensa a tutti i dolori.
Pensa a tutte le carezze.
Pensa a tutte le mani.
Adesso smetti di pensare. IO HO SCELTO TE!
E così sarà, per sempre. TUTTA LA VITA che io passerò ad amare te, solo te!
Sarai lo specchio in cui guardarmi. Mi rifletterò in te..sarai gli abbracci, la sicurezza. Sarai l'amore, i baci.
Sarai quel che sarai, perché io ci sarò. A riempire ogni attimo tuo, con un 'noi’ che non finirà mai.
Te lo prometto amore mio, ti prometto tante cose e vorrei tu capissi l'importanza delle parole che ti sto dicendo.Delle promesse che ti sto facendo.
Delle sicurezze che ti sto dando.
Vorrei che tu capissi che sono uno a cui da importanza a ciò che prova, che non lo da per scontato , che non se ne dimentica, mai.
Vorrei tu capissi che ti amo e che non me ne dimentico mai.
Neanche quando discutiamo per mezze cose, si perché capita spesso. Ma l'amore non è bello se non è litigarello e poi perché abbiamo sempre un motivo per far pace, L'AMORE.
Sarà che a noi , o per me , l'idea di essere divisi, del 'non essere insieme’ fa così paura che non voglio staccarmi nemmeno un attimo!E mettiamo caso qualcosa vada male, non riuscirei mai a sopportare il fatto di averti lontano, dimenticare il modo in cui sorridi, o il modo in cui ti guardi attorno.
Riuscirò mai a dimenticare la tua voce? Perché se chiudo gli occhi riesco ancora a sentirti che mi parli, con i tuoi ‘ciao amore’, con la tua voce, di cui saprei riconoscere tutti gli accenti, le pause, che ascoltarti parlare era come sentire la mia canzone preferita.
Nom riuscirò mai a dimenticare quanto eri bella quando ti vedevo arrivare in macchina, da lontano, con la sigaretta tra le dita.
Non credo che riuscirei ad immaginare il mio futuro senza te, perché ormai io immagino te in ogni cosa che faccio.
Ti chiedo solo alcune cose indispensabili.
Resta con me.
Anche se non è facile, lo so, ma tienimi!
Non ti dico che sarà facile, ma provaci lo stesso.
Sarò lunatico, confuso, incazzato, rompi palle, e potrei andare avanti all'infinito. Magari saranno di più i momenti in cui litigheremo rispetto a quelli in cui faremo l'amore, ma non fa niente.
Sarà meglio un mio bacio al mattino al posto del caffè, il mio letto sarà più freddo di tutti gli altri, in modo tale da poterlo riscaldare con il calore del tuo corpo che si unisce al mio, anche solo per un abbraccio.
Ti assicuro che ne vale la pena, lo giuro! Anche se dovrai venirmi a prendere ogni volta dopo che dico “basta”, ma che poi basta non è mai, anche se dovrai ripetermi una cosa cento volte prima che io la capisca, anche se ti tratterò male. Non ti dico che sarà facile stare con me, anzi, però ti sto chiedendo di provarci almeno, perché ti prometto che il mio peggio lo amerai e non potrai farne più a meno, te lo giuro.
Immagina il per sempre, immaginalo qui, con il tormento, con le risate, con il mare, il sole, il vento.
Se riesci ad immaginarlo, se ti piace quello che vedi, allora sceglimi, prendi me!
Prendi questo disastro che hai di fronte e amalo ogni giorno come se fosse il primo e l'ultimo!
Ho bisogno del tuo amore, solo con questo riuscirò ad essere un po’ meno rompi palle, un po’ meno sbagliato.
Solo resta con me.
E in fine Ti ringrazio per tutte le volte che mi hai sorriso, facendo sorridere anche me.
Ti ringrazio per aver stretto le mie mani, che senza di te sarebbero rimaste vuote e fredde.
Ti ringrazio per avermi fatto crescere, capendo l'importanza di una promessa, di un gesto, di uno sguardo, di una carezza.
Ti ringrazio per esserti preoccupata per me. Per avermi chiesto come stavo con vero interesse.
Ti ringrazio per ogni bacio sul collo, abbraccio, parola dettata dall'amore.
Ti ringrazio per avermi fatto sentire importante per qualcuno, amato e voluto bene, facendomi dimenticare tutto quello che mi spaventava.
Ti ringrazio per aver riempito il vuoto dentro di me.
Ti ringrazio per ogni singolo momento di felicità che mi hai regalato.
Ed infine, ti ringrazio per avermi donato una ragione per la quale vivere.❤..lettera al mio primo amore.grande..Roby.
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silviatorani · 11 days ago
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Saremo noi: Giorno 19
Oggi il mio cervello era in modalità distrazione e ci ho messo parecchio a concentrarmi su quello che stavo facendo e a entrare nel flusso della scrittura ma, soprattutto sul finire della sessione, la scena a cui stavo lavorando mi ha preso molto, almeno finché non è suonata la sveglia che ogni giorno mi avvisa di andare a prendere mio figlio all'asilo. Sad, ma almeno avrò più voglia di mettermi a scrivere domani per riprendere da dove ho lasciato.
Quante parole ho scritto: 912 // 21567 (totale)
Quando ho scritto: dalle 10:30 alle 12:30.
Che musica ho ascoltato: Oltre alla playlist del romanzo ho ascoltato tutto quello che sono riuscitɘ a trovare su Spotify di SOFIA ISELLA, perché sì, I'm obsessed.
Osservazioni: La scena che ho iniziato oggi la aspettavo da un po'. Uno dei riferimenti che sto tenendo a mente per Saremo noi sono i romanzi di Casey McQuiston, in particolare Ancora una fermata e Ho baciato Shara Wheeler: sono libri pieni di comunità e gioia queer, e mi piacerebbe ricreare quell'atmosfera anche nel mio romanzo. La scena di oggi è pensata proprio in questa direzione, perché il gruppetto di concorrenti queer si sta consolidando e accolgono Cielo fra di loro.
Estratto di oggi:
Sofia sbatte i palmi sul tavolo e si guarda intorno. «Aspetta, sul serio? Siamo tutte queer qui?» «Vediamo…» Angel le indica una dopo l’altra. «Voi siete una specie di comune saffica, no?» Le ragazze si scambiano un’occhiata di ammissione e annuiscono. «Preferiamo il termine “congrega femminista”, ma comune saffica ci piace.» «Ecco. Io sono gay ed enby. Maryam è un’orgogliosa lesbica musulmana…» Maryam alza gli occhi al cielo. «…e la nostra Èirene—» «Irene» lo corregge lei. «La nostra Irene è bi.» Sofia si volta verso di me. «E Cielo?» «Già…» Angel congiunge le dita e mi scruta con le palpebre socchiuse. «Tu cosa sei? Perché il mio gaydar sicuramente capta qualcosa.» Fa un gesto circolare a mano aperta davanti a sé. «Ma non riesco a capire cosa, di preciso.» Irene affonda nelle spalle e tiene lo sguardo fisso sulla tavola. «Dai, non metterla a disagio… Non è il genere di domande che si fa così.» Maryam mi guarda con la coda dell’occhio. «Non devi rispondere, se non vuoi.» «Uhm… No, va bene.» Mi inumidisco le labbra. «Io sono aroace.» Irene sposta lo sguardo su di me e mi fissa intensamente. Probabilmente non sa cosa significhi. Mi schiarisco la voce. «Aromantica e asessuale. Non provo attrazione romantica o sessuale per nessun genere.» Angel storce le labbra. «Uhm, peccato.» Uno scalpellotto di Maryam colpisce la sua nuca. «Ahi!» Angel si massaggia la testa con una mano. «Mai?» chiede Sofia guardandomi. «È difficile dirlo, soprattutto per l’attrazione romantica. A volte mi sembra di innamorarmi di qualcuno, ma ho sempre l’impressione che sia più che altro il modo in cui la società mi ha insegnato a dare un senso a quei sentimenti.» Sofia borbotta. «Eterocispatriarcato di merda.» Sorrido. «Però sì, ogni tanto trovo una persona per cui provo un’attrazione platonica o estetica con cui vorrei formare un legame emotivo profondo, anche se non ha nulla a che vedere con il romanticismo. E sono sempre ragazze.» Irene mi sta fissando, ma quando la ricambio, sposta in fretta lo sguardo da un’altra parte. «Quindi sei una saffica anche tu!» esclama Sofia raggiante. Alzo le spalle. «Non ci ho mai pensato in questi termini, ma immagino di sì.»
E qui è esattamente quando ha suonato la sveglia. A domani con il seguito della scena!
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