#pausa dagli schermi
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Tecnologia Consapevole: Rallentare per vivere meglio
Un nuovo approccio all’uso della tecnologia per migliorare la qualità della vita e ritrovare l’equilibrio.
Un nuovo approccio all’uso della tecnologia per migliorare la qualità della vita e ritrovare l’equilibrio. Che cos’è la tecnologia consapevole? In un mondo dominato dalla connessione costante e dall’iperstimolazione digitale, la tecnologia consapevole si propone come un’alternativa per gestire meglio il nostro rapporto con i dispositivi tecnologici. Non si tratta di rinunciare al progresso, ma…
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Pesaro: Il Primo Maggio di Pesaro è un “Pic Nic e Note” al Miralfiore
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Pesaro: Il Primo Maggio di Pesaro è un “Pic Nic e Note” al Miralfiore. Pesaro è pronta a celebrare, nel modo che più le appartiene, la Festa del Lavoro: sarà l’evento “Pic Nic e Note”, dalle 11:30 alle 19:30 al Parco Miralfiore, promosso dal Comune di Pesaro, in collaborazione con Auser e Cgil, Cisl e Uil a festeggiare, ricordare e onorare i valori del Primo Maggio. «Lo faremo in musica, nel segno di Pesaro Città creativa UNESCO, ma anche ripercorrendo la storia e il significato che porta con sé questa giornata. È un appuntamento “pilota” che ci auguriamo diventi fisso nel calendario della città e che abbiamo ideato quasi per gioco» spiega Enzo Belloni, assessore all’Operatività, che aggiunge: «Abbiamo un’area verde spettacolare di 23 ettari che ancora tanti non conoscono e che vogliamo sempre più viva e vivace, piena di famiglie; abbiamo tanti gruppi che spesso sono più conosciuti fuori città che a Pesaro; abbiamo delle eccellenze agroalimentari uniche e un’identità solidale, “di comunità diffusa” di cui andiamo fieri. È bastato unire tutti questi elementi, per ideare “Pic Nic e Note”, una giornata che invitiamo a trascorrere con gli amici e le famiglie portando un telo impermeabile e tanta voglia di stare insieme nel nostro bellissimo Parco, un’area che ha già ospitato eventi teatrali, concerti, incontri di associazioni, dimostrando di poter essere un eccellente luogo di socialità». Il programma di “Pic Nic e Note” avrà inizio alle 11:30, quando nel palco dell’arena del Miralfiore, saliranno i Nameless, «il più giovane gruppo rock della città, composto da 4 ragazzi la cui età sommata raggiunge i 55 anni» spiega l’organizzatore e direttore artistico Ugo Betti nel presentare la formazione che darà avvio ai concerti. A seguire sarà, alle 12:30, Riccardo Selci & Fool Band. Breve pausa e si riprende con i Babel, alle 13:45 e, alle 15, gli Apnea, formazione che ha appena lanciato il suo ultimo singolo “Adrenalina” dagli schermi del Tg1. La musica riprenderà alle 16:15 con Jacopo Mariotti, violoncellista che da 10 anni si esibisce per il ROF e la sua musica che accompagnerà la performance artistica di Giuliano Del Sorbo, pronta a mettere in movimento una tela di 15 metri per 3. Rush finale con i Crotalo (ore 16:55) e la loro proposta di hard and heavy italiano per concludere l’evento, dalle 18:15, con la carica dei 41 anni di rock portati da Joe Castellani & Blues Machine. A guidare l’avvicendarsi dei gruppi, e a raccontare progetti e storie degli artisti, saranno Eleonora Rubechi Mensitieri e Brunella Paolini che sarà sul palco, alle 16, per «Un racconto della storia della Festa del lavoro. Sarà un bel momento di riflessione, accompagnato dal violoncello di Mariotti, in cui ripercorreremo le battaglie dei lavoratori che si sono susseguite dall’Ottocento ad oggi; le difficoltà affrontate per ottenere i diritti che oggi paiono scontati ma che, ancora per troppi, sono garantiti». «Tutti i gruppi avranno la possibilità di esibirsi, con un impianto audio e luci professionale – aggiunge Betti - in un’arena naturale unica, il Parco Miralfiore. La loro energia e la loro musica guideranno la giornata che sarà anche un segnale di sostegno a Cantiano, presente a “Pic Nic e Note” con i suoi piatti e prodotti di eccellenza – polenta, porchetta e birra artigianale – che saranno proposti a coloro che ci raggiungeranno: sarà un modo per essere vicino a una comunità che si sta riprendendo ma che ha ancora bisogno di sostegno dopo l’alluvione del settembre scorso». Sul posto anche il truck food Polpo di Fulmine con la sua proposta di mare. A sostenere l’appuntamento, anche Auser Pesaro Urbino, come spiega il presidente Massimo Ciabocchi: «Abbiamo aderito con entusiasmo a questa iniziativa coinvolgendo anche le sigle sindacali, perché il Primo Maggio e i valori che porta con sé devono essere celebrati e onorati. Sarà bello farlo durante una giornata che consente di vivere questo splendido luogo, unico nella nostra provincia, un simbolo della città che si riempirà di giovani e famiglie».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sandnerd · 3 years ago
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L'attacco dei giganti - Ep 87 - L'alba dell'umanità
Dopo una meritatissima pausa dagli schermi, non che l'avesse voluto ma per cause di forza maggiore, il magico mondo dell'attacco dei giganti torna a farci sognare, o a fare incubi, a seconda dei casi. Per tutti quelli che chiedevano risposte troppo pigri per leggere il manga, eccovi accontentati, non lamentatevi per tutte queste risposte schiaffate sul muso una dopo l'altra, l'avete voluto voi. Con questo episodio chiudiamo la seconda parte della quarta stagione, e si parla di una terza parte invece di un film conclusivo, vedremo come andrà a finire. Intanto partiamo con l'episodio.
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I nostri eroi sono sulla nave che si porta dietro il velivolo della discordia, destinazione l'hangar degli Azumabito dove poterlo mettere in funzione e sorvolare il continete per trovare Eren e fargli la festa. E' proprio a lui che Mikasa pensa mentre cammina sul ponte della nave, chiedendosi se quello che ha visto in lui è sempre stato la realtà o si è immaginata un Eren che con la persona vera non ha niente a che vedere. Mi sta piacendo Mikasa in questi discorsi, l'abbiamo sempre considerata una macchina da guerra incapace di pensare ma, ancora una volta, l'Attacco dei giganti ci mostra la complessità dell'animo umano. Da una nave ad un'altra, torniamo nel passato a quando i nostri eroi, di cui ancora faceva parte anche Eren, hanno scoperto dell'umanità oltre le mura ed hanno organizzato una ricognizione a Marley, aiutati dagli Azumabito. In realtà non doveva esserci adesso questa parte, bensì molto prima, subito dopo la rivelazione di come Ymir ricevette i poteri del gigante 2000 anni fa, ma nell'anime hanno deciso di giocare coi tempi e mettere tutte le rivelazioni a questo punto, non è male come cambiamento, anche perchè ci ha permesso di goderci l'azione tutta di seguito senza interruzioni ed ora che stiamo riprendendo fiato non fa male guardare il passato. I nostri eroi sono sbalorditi davanti a tutta questa umanità che nemmeno pensavano esistesse, tutto è nuovo per loro, gli edifici, i mezzi di trasporto, il vestiario, il cibo, le automobili, che scambiano per cavalli o mucche e per le quali Hange ha un debole a quanto pare.
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Quelli sani di mente tipo Armin o Levi guardano dall'altra parte e tentano di far finta di non conoscere quegli invasati che corrono dietro alle automobili per nutrirle con delle carote. Ed un siparietto imbarazzantissimo con un pagliaccio che scambia Levi per un bambino e tenta di dargli un lecca lecca. Che l'unica fobia di Levi siano i pagliacci? Come dargli torto in effetti. Chi è l'unico che si estrania e sembra avere il morto in vacanza? Avete indovinato, Eren. Persino davanti ad un cono gelato ha la mandibola fino a terra e mormora sulla vastità delle popolazioni al di fuori delle mura. Un po' di vita però, eccheppalle che sei. Nel tentativo di salvare un marmocchio che per necessità aveva preso i soldi di Sasha (a quanti è mancata Sasha? anche a me T.T), i nostri eroi sono costretti a fuggire, e non possono fare altro, perchè la brava gente di Marley comincia a parlare di tagliare mani, appendere il bambino chissà dove, farlo analizzare per vedere se ha il sangue dei demoni eldiani, che schifo gli eldiani, perchè non muoiono tutti, bla bla bla. Sì, decisamente fuggire è la cosa migliore. Raggiungiamo la residenza degli Azumabito, dove la signora Kiyomi ci spiega che avere sangue eldiano durante l'impero di Eldia era motivo di orgoglio e chiunque lo avesse era bene in alto nella scala sociale. Ciò si è naturalmente ribaltato al crollo dell'impero, e da allora chiunque abbia sangue eldiano è perseguitato o peggio. Le possibilità per Paradis di stabilire amicizie con le altre nazioni non sono molto alte. L'alternativa è allearsi con Zeke e con l'eutanasia che vuole iniziare lui, usando Historia ed i suoi figli, e questo non si fa, ne abbiamo già parlato, non si usa la gente per i propri scopi. La via quindi è quella dell'amicizia e della pace, srotolate le bandiere arcobaleno. Ci sarebbe, nel continente, un'associazione, che Hange chiama l'Associazione per la Protezione del Popolo di Ymir, l'APPY (shala-la). Per il momento possiamo riporre le speranze in questa associazione dal nome bizzarro, potrebbero parlare in favore di tutti gli eldiani, dentro e fuori le mura, alla conferenza internazionale che il giorno dopo si svolgerà in città. I nostri eroi sono in ogni caso pronti a portare avanti il loro ideale di pace.
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Mikasa si accorge che Eren è sparito, come al solito, e lo ritrova a guardare un villaggio, il villaggio del marmocchio che aveva preso i soldi di Sasha. Eren dice che queste persone hanno perso tutto nelle guerre passate ed ora non hanno nulla, come era successo a loro nella prima puntata quando la loro vita cambiò per sempre. Poi cambia discorso e chiede a Mikasa che cosa è lui per lei e perchè si preoccupa così tanto per lui. E' perchè è la sua famiglia? Perchè l'ha salvata da piccola? Tutti quelli che li shippano in questo momento sono con le orecchie tese e sul bordo della sedia, ma Mikasa delude le vostre aspettative purtroppo, e le sfugge che lo considera la sua famiglia, prima di essere interrotta da uno del villaggio che gli ha portato due bicchieri di quello che sembra tè. Dall'altra parte arrivano Jean, Connie e Sasha, che stavano cercando anche loro Eren. Ottimo tempismo, come dice anche lui. E tutti a far baldoria nelle tende degli amici del villaggio, a finire le loro scorte di alcolici, cantare e ballare e crollare a terra. E lo so che è un contesto allegro, ma in questa scena ero quasi alle lacrime, perchè vederli tutti così allegri, sia loro sia la gente di Marley che li ha accolti senza conoscerli, tutti a far festa come se si conoscessero da sempre, ignari del futuro tragico che li aspetta...Impossibile rimanere indifferenti. Ecco perchè presentare il passato adesso, ora che Eren marcia coi colossali verso queste città, ha un impatto molto più forte rispetto al manga, dove ci viene narrato il passato prima che Eren si muova da Paradis. Ma torniamo a noi. La conferenza internazionale ha luogo, e il monologo del rappresentante dell'APPY viene accolto con 92 minuti di applausi, peccato però che in detto monologo dica di lasciare stare gli eldiani del continente e di concentrarsi sui demoni dell'isola, perchè sono loro il vero nemico. Bel discorso, presidente. E' a questo punto che Eren lascia i suoi compagni e non si fa più vedere, ed in seguito invierà loro delle lettere in cui dirà di essersi alleato con Zeke.
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La voce narrante cambia e diventa quella di Eren, vediamo il passato coi suoi occhi e vediamo il momento in cui Yelena è venuta a parlare con lui per convincerlo ad unirsi al piano per l'eutanasia. Successivamente si snodano diversi dialoghi contemporaneamente, tra Eren e Floch, o Historia, o Zeke, e viene fuori il suo piano, cioè quello di seguire Zeke solo apparentemente, e di discostarsi dal piano della Gendarmeria, che vuole trasformare Historia in gigante per divorare Zeke; il piano di Eren è, come lui stesso dice a Floch e Historia, quello di distruggere il mondo, di spezzare la ruota, per dirla con le parole della brava Daenerys, e sa bene che così facendo anche persone innocenti moriranno, come successe a sua madre, ma per lui l'unico modo di interrompere questo ciclo di popoli che si odiano l'un l'altro è questo, fare tabula rasa e ricominciare tutto daccapo. Che bravo dittatore saresti stato Eren. Il dialogo con Zeke verte su un altro argomento, Mikasa. Eren parla delle sue emicranie a Zeke, chiedendo se sia un sintomo dovuto al suo stato di Ackermann e di come questo la influenzi a considerare Eren il suo padrone e a proteggerlo, ma Zeke gli dice che non s'è mai sentito di questa teoria e gli dice solo che lei è invaghita di lui ed è per questo che per lui farebbe pazzie. E ci voleva tanto? Grazie, Zeke, io mi ero arresa al fatto che Eren avesse ciocchi di legno nel cervello e non avrebbe riconosciuto una cotta nemmeno se si fosse spogliata e gli si fosse gettata nuda al collo, sarebbe stato lì a calcolare se questa cotta vuole trasformarsi in gigante per combattere o meno. E bravo Eren, bricconcello, hai creato una bella teoria del tutto falsa con cui prendere per i fondelli tutti quanti e spezzare il cuore di Mikasa, per farti considerare nemico ed alleato di Zeke. Ma anche sapendo dell'infatuazione di Mikasa il piano di Eren non cambia, intanto perchè gli rimangono solo 4 anni di vita, e poi perchè quello che sta facendo e dal quale non sa se tornerà più, lo sta facendo per vederli tutti felici, non solo Mikasa, ma anche tutti i suoi compagni, e queste frasi le dice mentre vediamo con quanta determinazione, tra le trincee di Marley, si taglia una gamba con un pugnale e si schiaccia l'occhio col proiettile di un fucile. Tutto si può dire di Eren, ma non che non ha coraggio, io arrivo alle lacrime anche solo con l'epilatore elettrico.
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Ed arriviamo al presente, non venite più a lamentarvi che non avete risposte perchè è stato estenuante rivangare il passato ed in maniera così dolorosa, letteralmente e fisicamente. Il boato della terra avanza, ed una flotta composta da tutte le navi da guerra di tutte le nazioni esistenti prova a porsi tra i giganti in arrivo e la costa. Inutile dire che dopo aver fatto a pezzi i primi colossali non possono far niente contro il popolo di giganti che si stagliano all'orizzonte inghiottendo qualsiasi cosa con il loro vapore. Infatti con una tranquillità invidiabile i giganti fanno saltare in aria tutte le navi ed escono dall'acqua senza venire minimamente rallentati dalle palle di cannone sparate da terra. Quei poveretti dei soldati provano a scappare, ma rimangono paralizzati dalla paura non appena vedono l'esercito dei colossali e l'immensa forma scheletrica che sovrasta tutto, la forma del gigante d'attacco, intenzionato a distruggere qualsiasi forma di vita si trovi davanti. Finisce qui la seconda parte della quarta stagione, e finisce su una nota altissima, in pieno movimento, da una parte Eren che è in procinto di sterminare l'umanità fuori dalle mura, con un potere ed un esercito immensi dalla sua, dall'altra i nostri eroi, che, non sanno bene nemmeno loro come, tentano di fare il possibile per fermarlo. Davide e Golia. Che dire di questo episodio, ancora una volta alzo le mani, è tutto perfetto, le scene, il montaggio, le sequenze che si susseguono e si mescolano trovando un accordo perfetto, le musiche di sottofondo, le emozioni, i ricordi, il passato e quanto ha influenzato il presente ed il futuro in maniera irreversibile. Ed aver visto i personaggi del passato, rivedere il corso degli eventi con i loro occhi, è come se ci avessero offerto un riassunto veloce della storia, un riassunto stavolta senza lacune perchè abbiamo visto anche i dialoghi che prima non ci avevano ancora mostrato. Non importa aver letto il manga, ogni episodio è una scoperta ed un'emozione indescrivibile, consiglio davvero a chi ancora è dubbioso ad avvicinarsi a questa storia, non sarà deluso. Che dire, restiamo, ancora una volta, col fiato sospeso fino al prossimo episodio, nel 2023. La gara di apnea inizia ora, via! -sand
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enkeynetwork · 5 years ago
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Mobile World Congress 2020 in streaming contro il Coronavirus
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Mobile World Congress 2020 all'insegna della paura del Coronavirus. È la drammatica realtà emersa nei giorni scorsi, dopo che l'emergenza Covid-19 è diventata sempre più globale. La paura del virus ha contagiato anche le grandi aziende che dovevano presenziare al Mobile World Congress di Barcellona. In breve, sono stati annunciati tutta una serie di drop-outs e ritiri dell'ultimo minuto. Ma l'elettronica di consumo e la tecnologia non si fermano, neanche davanti alla minaccia batteriologica del Coronavirus. La soluzione è stata quella di ricorrere allo streaming e a Internet. E quando è arrivata la notizia della cancellazione del Mobile World Congress, le aziende non si sono perse d'animo. Presentando una serie di dirette virtuali dedicate ai loro nuovi prodotti, in grado di raggiungere gli utenti in ogni angolo del globo... e senza il rischio di contrarre malattie.
Il calvario del Mobile World Congress 2020
Fin da quando si è cominciato a parlare dell'emergenza Coronavirus in Cina, il Mobile World Congress 2020 ha iniziato ad annaspare. Il celebre evento dedicato alla tecnologia di consumo avrebbe dovuto svolgersi a Barcellona, dal 24 al 27 Febbraio. E come ogni anno, le aziende cinesi o con sedi e fabbriche situate principalmente in Cina avrebbero avuto la parte del leone.
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Il Mobile World Congress 2020 avrebbe dovuto tenersi a Barcellona Ma con l'insorgere di un contagio sempre più diffuso e dai contorni inquietanti, l'organizzazione dell'evento ha scricchiolato sinistramente. Dalle aziende sono arrivati i primi dinieghi frettolosi. I grandi protagonisti dell'elettronica non intendevano esporre i consumatori e i professionisti del settore al rischio di contrarre il temuto virus. La sopravvivenza dell'evento è apparsa subito precaria. E quando le disdette hanno continuato a piovere sul Mobile World Congress, agli organizzatori non è restato che cancellare l'evento. Una decisione che era nell'aria e che avrebbe potuto segnare uno dei momenti più neri nella storia dell'elettronica.
Oppo e Xiaomi rimandano gli unveiling
Tra le ditte che si sono ritirate sulla scia dell'allarme Coronavirus ci sono Oppo e Xiaomi. Le due aziende avrebbero dovuto presentare, a Barcellona, le loro ultime novità nel campo tecnologico. Oppo aveva in cantiere il suo attesissimo Find X2, dagli schermi ultra arrotondati e la fotocamera integrata nel display. Il nuovo smartphone, di fascia medio alta, probabilmente debutterà nei prossimi mesi. Si parla di Marzo, anche se l'azienda non ha lasciato trapelare nulla di ufficiale.
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Xiaomi avrebbe annunciato i suoi nuovi dispositivi a Barcellona Dopo la cancellazione del Mobile World Congress 2020 anche Xiaomi ha annunciato di prendersi una pausa di riflessione prima di lanciare sul mercato i suoi nuovi smartphone top di gamma. L'azienda ha deciso di usare questo frangente a suo vantaggio, valutando come muoversi su un mercato travagliato e incerto, per dare la massima visibilità possibile alle sue nuove releases. Anche Motorola probabilmente rimanderà la presentazione dei suoi prodotti a una data da destinarsi. Al momento però i portavoce dell'azienda non si sono ancora espressi in proposito.
Huawei, Honor e Realme in streaming
Al contrario, Huawei, Honor, Realme e Sony non si sono lasciate scoraggiare dalla cancellazione del Mobile World Congress 2020. Le aziende hanno infatti deciso di annunciare, come da programmazione, le loro nuove linee di prodotti di alta tecnologia. Resta inalterata la data, ma cambia il formato. Le novità delle quattro major dell'elettronica hanno infatti debuttato online, con dirette in streaming e a porte chiuse. Una soluzione già adottata anche dai grandi della moda, che avevano annunciato nei giorni scorsi - anche in Italia - di non tenere più manifestazioni pubbliche.
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Dopo la cancellazione del Mobile World Congress 2020, Huawei sceglie lo streaming per annunciare i suoi nuovi prodotti Abbiamo così potuto ammirare, come da copione, il nuovo Sony Xperia di cui vi parleremo in un prossimo articolo. Doppia l'offerta di Huawei, che presenta sia il suo Mate Xs foldable, sia il nuovo MatePad Pro 5G, oltre a un aggiornamento dei Mobile Services in cui molti hanno visto una risposta, anche abbastanza piccata, al ban dei servizi Google. Honor non si è limitata ai solo smartphone, introducendo sul mercato anche dei nuovi notebook, uno smartwatch di design e degli auricolari di nuova generazione. Infine, Realme ha svelato un nuovo top di gamma con quattro fotocamere e una super-batteria per prestazioni da urlo. Read the full article
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yeschanneltech · 5 years ago
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L’innovazione a Smau Milano, la fiera B2B apre i battenti
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L’innovazione a Smau Milano, la fiera B2B apre i battenti
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Smau Milano aprirà i battenti domani, l’evento B2B dedicato all’Open Innovation accoglierà oltre 30mila visitatori a Fieramilanocity dal 22 al 24 ottobre.
L’innovazione a Smau Milano. Come organizzare la visita alla fiera? Ecco alcuni suggerimenti per esplorare gli stand:
Testare come le nuove tecnologie si calano nella vita quotidiana: dal telefonino 5G presentato da ZTE Italia, all’autoformazione dialogando con Alexa così come sviluppata da Fuel, all’interazione di tutti i dispositivi di casa o ufficio grazie a Jarvis di Iooota.
Conoscere come sarà la città del futuro… che è già qui con Proxima City, il modello in Lego di smart city realizzato da Oracle. E conoscere anche come possiamo già ora proiettarci nel modello di smart community. Dalle isole digitali formate da Panka e Pila, per ricaricare ovunque i propri dispositivi realizzate da Pradella Sistemi, alla mobilità green e divertente di Linky Innovation. Smau farà fare dei test drive sui loro longboard elettrici pieghevoli. Mobilità elettrica promossa da Daze Technology con un nuovo dispositivo di ricarica automatica alla portata di tutti… basta solo parcheggiare. La sicurezza negli spostamenti con il cuscino salva-bebè Tata di Filo, e i braccialetti e portachiavi intelligenti di Woolf per assistere motociclisti e automobilisti senza che perdano di vista la strada.
Verificare con GiGroup se possediamo le soft skills, ovvero le competenze trasversali, e fino a che punto sono sviluppate, per capire come diventare dei veri professionisti di successo.
Interagire via app con gli schermi olografici di Emoj, e vedere in tempo reale come le nostre emozioni vengono lette e visualizzate dall’intelligenza artificiale.
L’innovazione a Smau Milano
Partecipare al lancio della versione ufficiale di TuneApp, la prima “digital station” che applica la tecnologia biometrica per proporre musica e programmi adatti all’ascoltatore. I fondatori sono due nomi noti del mondo radiofonico e dello spettacolo: Andrea Pellizzari e Claudio Astorri.
Conoscere nuovi modi di viaggiare, come la combinazione app&Vespa elettrica di Dotevé Experience o le guide chatbot, affidabili in quanto personaggi storici, progettate da The Thinking Clouds con Glooci.
Assaggiare, magari in una pausa, Cruskees, gli snack al peperone crusco (specialità lucana) prodotti da NovaFood.
Prepararsi a vivere l’inverno in comfort e divertimento con l’abbigliamento termoregolabile da smartphone di EB Hi-tech Fashion e la ciaspola alpina ultra performante e leggera di Snowfoot.
Realizzare un elegante angolo verde in casa o in ufficio, o una riserva inesauribile di erbe aromatiche se abbiamo un ristorante, con i mini-garden a led con irrigazione automatica di BioPic.
Scoprire che l’innovazione non è una questione solo “da grandi” con Pippo, il pupazzo da assemblare come esercizio di riabilitazione motoria. Si tratta di un prodotto progettato durante l’Alternanza Scuola-Lavoro dagli studenti dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Lecco.
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giancarlonicoli · 6 years ago
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9 LUG 2019 15:10
GLI ITALIANI HANNO LA VISTA CORTA: TROPPE PIPPE? NO, TROPPO COMPUTER – E’ BOOM DI MIOPI: UNA VOLTA CI SI ACCECAVA A FURIA DI SMANACCIARSI, OGGI IL PROBLEMA E’ L' ABUSO DI PC E SMARTPHONE – “NOI MEDICI OCULISTI CONSIGLIAMO DI FARE PAUSE OGNI 20-30 MINUTI DI LAVORO AL COMPUTER…”
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Noemi Penna per “la Stampa”
I nostri occhi non sono nati per gli schermi. A provarlo è il dilagante aumento della miopia: ogni giorno rispondiamo a migliaia di stimoli digitali, esigiamo sempre maggiori performance visive e pretendiamo una continua opera di messa a fuoco e rapidissimi movimenti oculari tali da stressare ed usurare tutto il sistema visivo. E le conseguenze sono evidenti
«La miopia è diventata una vera e reale pandemia», denuncia Lucio Buratto, fondatore e direttore del Centro Ambrosiano Oftalmico. Si stima che ne sia affetta circa la metà della popolazione mondiale. E gli studi epidemiologici evidenziano le cause e i fattori di rischio che portano alla progressione di questa malattia.
«Numerose ricerche indicano che l' aumento delle attività visiva "da vicino" con computer, tablet, smartphone e videogiochi, così come la mancanza o la forte riduzione di attività all'aria aperta, portino alla miopia». Un problema che si manifesta già da bambini.
«Uno studio ha esaminato l' associazione tra le attività e l' incidenza della miopia tra i bambini di Taiwan: su 1958 bambini, dai sette ai 12 anni, il 26,8% aveva già una miopia prima dell'inizio dell'anno scolastico e quasi il 28% di quelli che avevano 10 decimi ha sviluppato un "vizio refrattivo" nei tre anni successivi».
Stare all'aperto. Sconvolgente è il fatto che «la riduzione o l'assenza di ore trascorse all'aria aperta sia la causa principale della miopia. I problemi di miopizzazione sono legati non solo al continuo lavoro e studio su monitor, ma anche ai problemi di illuminazione e di riduzione della sensibilità al contrasto. Noi genitori dovremmo quindi impegnarci a trascorrere molto più tempo all'aperto con i figli. Sia per noi sia per loro».
Con un altro recente lavoro, pubblicato sulla rivista Ophthalmology, «abbiamo scoperto che gli europei, soprattutto quelli del Nord e dell'Ovest, stanno diventando sempre più miopi: più studiano e più aumenta il loro grado di istruzione, più si applicano su pc e tablet. Più vivono in luoghi chiusi e più la loro miopia galoppa». Questo affievolirsi della vista passa sotto la definizione tecnica di «Computer vision syndrome»: questa raggruppa una serie di disturbi collegati all'uso prolungato di pc e smartphone.
Maggiore è l'uso che facciamo dei dispositivi digitali e più grande sarà il fastidio oculare e il danno subito da tutto l'organismo, proprio a partire dagli occhi. Secondo la ricerca condotta da Captain Cook Reaserch per conto di Hoya - azienda med-tech giapponese da cui nascono le nuove lenti Sync che aiutano a prevenire e ridurre l' affaticamento visivo digitale -, ogni giorno la maggior parte delle persone trascorre in media tra otto e 10 ore (con picchi fino a 15 ore), guardando schermi a distanza ravvicinata. Pause ogni 20 minuti.
«Noi medici oculisti consigliamo di fare pause ogni 20-30 minuti di lavoro al computer, ma non sempre riusciamo a rispettare questa regola: il lavoro ci coinvolge. E la magica finestra sul mondo e sui social network ci rapisce e ci ammalia», sottolinea Buratto. E allora come si può reagire?
E' fondamentale trovare dei modi per distrarsi, in modo periodico. «Sarebbe molto utile guardare il panorama dalla finestra o alzarsi per fare due passi. Ma è anche consigliabile massaggiare delicatamente gli occhi e bere un po' d'acqua». Il «trucco» da tenere sempre a mente è la regola del 20-20-20: fare una pausa dallo schermo di almeno 20 secondi ogni 20 minuti, guardando a 20 piedi di distanza, vale a dire circa sei metri.
Attenti alla luce blu. La prevenzione diventa essenziale. Se la «Computer vision syndrome» è scatenata dall'abuso, spesso inconsapevole, dei dispositivi digitali, si devono adottare «buone abitudini». Per esempio, «prendere immediate e adeguate misure di sicurezza: controllare l'illuminazione e l'intensità della luce dello schermo del nostro dispositivo digitale e poi stabilire posizione e distanze di lavoro adeguati dal pc: questo dev'essere più in basso del nostro sguardo, da 15 a 20 gradi sotto il livello degli occhi».
Poi bisogna controllarsi: le visite oculistiche devono essere regolari. Anche leggeri vizi rifrattivi, come l'astigmatismo, possono trasformarsi in problemi. «Questi si limitano utilizzando gli occhiali con filtro e collirio protettivi contro la luce blu. E poi è bene evitare di avere gli occhi secchi, aiutandosi con adeguate lacrime artificiali o gel. E controllate sempre l'umidità dell'aria intorno a voi».
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agaren-gn · 8 years ago
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Vostre le guerre, nostri i morti. Ad ogni attentato dell’Isis o di qualche imitatore siamo costretti a ripetere questa semplice verità. Che rischia sempre di essere sommersa sotto il mare della melassa vittimista sparata dagli schermi e dalle prime pagine. Non c’è alcuna commozione in chi freddamente prepara il menu strappalacrime da sottoporre al malcapitato telespettatore. Non c’è altro che pelosa ipocrisia nelle frasi di circostanza pronunciate da ministri, premier, presidenti. Sanno meglio di noi con cosa hanno a che fare, e sanno di essere tra i primi responsabili della metastasi stragista sparsa in tutto il mondo. Fuori da ogni complottismo idiota, la galassia jihadista – Isis, Al Qaeda, Al Nusra, ecc – trova radici storiche nel fondamentalismo sunnita, coltivato e perpetuato dall’Arabia Saudita e le altre petromonarchie del Golfo. E’ stato foraggiato e incentivato da tutto l’Occidente, in primo luogo dagli Stati Uniti, come arma fondamentale contro l’Unione Sovietica che aveva sciaguratamente invaso l’Afghanistan. Osama Bin Laden è stato per anni il principe dei freedom fighters acclamati sui media del “mondo libero”, costruendo così un immaginario vincente per una filiera quasi seppellita dalla Storia. Il jihadismo sunnita è però esploso come fenomeno massivo solo dopo la seconda invasione occidentale dell’Iraq, quella del 2003, che portò all’abbattimento del regime di Saddam Hussein. Un regime autoritario, certo, come tutti quelli della zona (tranne Iran e Libano). Ma soprattutto laico, per nulla affascinato dalle sirene fondamentaliste. Con demente determinazione gli Stati Uniti scelsero come nemici proprio i regimi laici del Medio Oriente, assecondando gli interessi delle dittature (vi piace di più il termine monarchie?) islamicamente “pie”. Dopo Saddam Hussein toccò alla Libia di Mu’ammar Gheddafi, quindi alla Siria di Assad. Tre paesi che sono diventati un braciere dove si consumano tragedie innominabili, verso cui è stato favorito un “turismo” di combattenti dalle metropoli dell’Occidente. Lo stesso era avvenuto nella ex Jugoslavia o in Cecenia. Combattenti che qualche volta tornano a casa furibondi, portandosi dietro un altro mondo, altri interessi, altre ragioni. Gente che magari si è sentita strumentalizzata e tradita dell’Occidente – prima sostenuti e coccolati, poi bombardati – fermamente intenzionata a portare nelle nostre città l’inferno che “i nostri” governanti e bombardieri (non importa, soprattutto a loro, se siano americani, francesi, inglesi o russi) hanno portato nelle loro. Spiegava un compagno turco che l’Isis e gli altri gruppi sono come un pitbull: addestrati a mordere gli altri, ma a volte colpiscono anche il padrone o quello che ha presunto di poterlo essere. L’Isis è un vostro prodotto, una metastasi del tumore che voi “classe dirigente occidentale” avete fatto crescere altrove. I ragazzi di Manchester sono invece i nostri figli, fratelli, sorelle. Siamo noi che giriamo per le nostre strade, cercando di sopravvivere all’impoverimento crescente che voi ci avete imposto, che ci intruppiamo in uno stadio o in una metropolitana o una via della movida per una serata diversa, per una pausa in una vita senza futuro migliore. Voi avete iniziato questa guerra che ci uccide. Non ci sono paragoni possibili con la lotta armata metropolitana degli anni ‘70 in Europa o in America Latina, perché in quel caso i bersagli erano i responsabili di scelte precise e avversate; non gente che passava per caso. Isis ed imitatori, invece, nemmeno vi cercano. Sono troppo deboli per farlo, si accontentano di uccidere noi, a mucchi, senza distinzioni. Sangue di popolo per sangue di popolo, in una logica arcaica e senza futuro. Voi avete iniziato questa guerra che ci uccide. Non siete voi che potete farla finire. Non siete voi che potete vincerla. Non vi interessa, anzi vi torna persino utile. I popoli spaventati si affidano inermi alla bestia che finge di proteggerli. Finché voi resterete ai vostri posti noi continueremo a morire, a piangere i nostri ragazzi, a chiederci stupidamente “perché ci odiano?”
Siamo noi a morire per le vostre guerre | Contropiano
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paoloxl · 8 years ago
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Abbiamo intervistato Francesco (nome di fantasia), che ha lavorato al montaggio e sta attualmente lavorando allo smontaggio delle infrastrutture del concerto modenese. Un evento che ha garantito introiti milionari agli organizzatori e una cascata di milioni per le varie attività ad esso connesse. Tuttavia, come sempre accade, tutto ciò è reso possibile (anche) dal lavoro concreto che rimane invisibile ai maxi-schermi. La descrizione di Francesco parla da sola: turni lunghissimi e poco pagati per un lavoro che spacca la schiena, ampio ricorso a una mano d'opera migrante estremamente sfruttata, addirittura pasti avariati, e un comando sul tempo di lavoro totalizzante. Si potrebbero fare molte altre considerazioni rispetto all'evento di Vasco, sulla totale sussunzione delle spinte “ribelli” presenti nei suoi tesi (emblematizzata da Bonolis che in diretta su Rai Uno lancia “Gli spari sopra”) o all'uso politico che è stato fatto del concerto quale prova di gestione ottimale della sicurezza giocata ex post da Minniti. Ma si tratterebbe di considerazioni in fondo “banali” rispetto al mondo della Cultura d'oggi. Lasciamo dunque alla lettura dell'intervista. --- I: Cosa ti ha portato a fare questo lavoro? F: Guarda, io questo lavoro già lo facevo a Padova, perché comunque è un lavoro che trovi molto facilmente, nel senso le assunzioni le fanno proprio a valanga in base a quanto lavoro c'è. D'estate per esempio assumono centinaia di ragazzi. Ebbene mi sono trovato a Padova che mi avevano assunto a lavorare negli stadi, ho cominciato a lavorare così. Poi sono venuto qua a Bologna, avevo bisogno di farmi un lavoretto per pagarmi l'affitto, e mi sono rivolto subito alla prima cooperativa che ho trovato, e mi hanno assunto subito. Cioè, mi hanno fatto un contratto a chiamata a tempo determinato. Hanno cominciato a chiamarmi ogni tanto all'Unipol Arena o nei vari teatri che ci sono a Bologna, per fare facchinaggio, cioè scarico e carico dei camion e trasporto dei bauli all'interno dell'allestimento del teatro, del palco. Ecco come mi sono trovato a fare questo lavoro, che è un lavoro che trovi in maniera abbastanza facile. […] Rispetto all'evento di Vasco, io già lavoravo con la cooperativa che ha preso l'appalto. È una cooperativa di soli studenti, o meglio, non siamo soli studenti ma siamo tutti bianchi dai venti ai trentacinque anni o con un passato da studente o con una carriera da studente in corso, ci sono pochissimi bolognesi, quasi tutti ragazzi da fuori venuti qui per l'università e poi finiti in questo circolo. La nostra cooperativa ha preso questo appalto per Vasco assieme ad altre, ma noi siamo quella più presentabile in questo mondo del lavoro, gli unici totalmente italiani che non provengono da storie di migrazione, e siamo quelli meglio pagati (6.5 euro l'ora, mentre altre cooperative vengono pagate 4, 4.5). A noi riservano i lavori meno faticosi. Alcuni lavori veramente molto pesanti vengono riservati a queste cooperative di africani e arabi che vengono da fuori, da Pesaro, Rimini o addirittura da San Benedetto del Tronto come la Tre Esse – ci mettono tre ore all'andata e tre ore al ritorno non pagate per arrivare a Bologna, sono totalmente africani. Girano racconti che li abbiano selezionati appositamente per il Ramadan, e infatti moltissimi erano in Ramadan e non mangiavano [facendo dunque risparmiare i soldi del pranzo]. Ovviamente il loro lavoro era minimo, poveracci, erano affaticatissimi e non riuscivano a far nulla. Questo concerto aveva puntati addosso i riflettori della stampa, l'ASL non l'ho mai vista così tante volte venire a controllare il cantiere, quindi penso che ci abbiano selezionato per la facciata. Io ho avuto la sfortuna di andare a lavorare allo stadio a Bologna mentre lavoravo anche per Vasco, e veramente lì c'erano queste cooperative che sembra un esodo di africani, arabi, presi e portati là per nulla. Ho conosciuto un ragazzo di 19 anni che abitava a un'ora di distanza dal magazzino da dove partivano da San Benedetto del Tronto, da dove partivano alle 4 della mattina. Si svegliava alle 3, prendeva la bicicletta, partiva alle 4, arrivava alle 8 a Bologna, cominciava a lavorare pagato 4-5 euro l'ora, prendeva 50 euro al giorno, tornava a casa, dormiva 4 ore e ricominciava. A 19 anni! Veniva da se non sbaglio il Burkina Faso. Essendo come ti dicevo la nostra cooperativa quasi dei privilegiati, ti senti in contrasto, in difficoltà a gestire e a vedere e relazionarsi con questi altri mondi che stanno comunque assalendo questo mercato del lavoro. Mi raccontano i ragazzi che sono là da un po' di tempo che fino a 3-4 anni fa non c'era tutto questo afflusso di migranti, è una cosa che sta succedendo adesso. Probabilmente per l'alta disponibilità e per abbassare i costi della mano d'opera. Però essendo il mondo dello spettacolo una cosa molto delicata arrivare a livelli di sfruttamento estremi e metterli sotto il riflettore non è una cosa che riescono a fare molto facile, ma c'è un avanzamento di cooperative completamente di migranti.   I: Com'era organizzato il lavoro su Vasco? F: Noi partiamo da piazza dell'Unità alle 6 e mezza, arriviamo alle 7.30 al Modena Park e alle 8 cominciamo a lavorare. Ci dividono in squadre: c'è chi porta i pali di ferro ai montatori, chi le luci. Facciamo cinque ore la mattina, poi un'ora di pausa, poi si riparte tendenzialmente fino alle otto di sera. Ma gli orari non sono mai definiti. Certi giorni abbiamo staccato alle 23, altri alle 19, il tempo è molto relativo. Non ti avvisano mai di quando finirà la giornata di lavoro. Tu sai che alle 18/18.30 inizi a informarti, “Andiamo a casa? Cosa facciamo?”. Il pranzo ce lo danno loro. Noi facchini mangiamo i “sacchetti”, il pranzo al sacco che ci portano, mentre tutti gli altri tecnici e produzione hanno un ristorante adibito apposta dentro al cantiere dello spettacolo. Ogni giorno il capo della cooperativa, che poi penso sia semplicemente un socio, ci dice se servirà il giorno dopo ancora da lavorare. […] È uno svolgimento del lavoro molto selvaggio: tu arrivi la mattina e non sai che squadra ti assegneranno, arriva il capo del cantiere e dice: “Ne voglio otto per le luci, otto per il ferro, otto per l'audio, otto per le transenne...” e ti distribuiscono dei braccialetti per capire che squadra sei. […] Questo di Vasco era un evento che non si era mai visto in Italia, il cantiere è iniziato un mese prima del concerto. Di solito è invece un mondo molto veloce. Quando sei nello stadio arrivi due giorni prima, monti tutto, poi smonti la sera stessa e te ne vai. E adesso stiamo smontando e ci metteremo una settimana. A lavorare siamo 4 cooperative: un pullman viene da Verona (Eurogroup), una cooperativa di Ravenna (Le Tre Civette – che gestisce anche l'Interporto) che saranno un 15-20 persone, noi che siamo GLS Service di Bologna, siamo 20-30 a seconda di quanto bisogno c'è. Saremo una settantina, alle volte un centinaio, più una ventina-trentina di tecnici che vengono dai grandi service e gestiscono i grandi appalti – sempre gli stessi nomi: L'Agorà da L'Aquila, L'Am Light da Roma, Ital Stage da Napoli che ormai si è comprata tutto quello che circonda il montaggio dei palchi effettivo. Da Modena non c'era nessuno. Le cooperative di Verona e Ravenna oltre a fare spettacolo fanno anche altro facchinaggio, in Interporti e magazzini, sono più lavoratori che fanno quello nella vita. Sono africani, arabi, non hanno studenti o ragazzi. […] Non c'è assicurazione sanitaria, ci sono dei modi per cui Inail o Inps ti diano dei soldi, ma se ti ammali o ti fai male fuori dal cantiere rimani a casa e basta. I lavori sono pesanti, poi dipende da cosa ti capita, ci sono giorni che fai poco e quelli che ti spacchi la schiena (quando devi portare le luci in posti particolari, quando devi transennare tutto il giorno). Senti la schiena che comincia a scricchiolare, sono lavori che mettono il fisico sotto sforzo. Abbiamo caschetto e scarpe anti-infortunistiche ma son cose abbastanza di forma. […] Coi colleghi dopo questo mese pesante di lavoro, in cui ci davano cibo spesso e volentieri avariato (una delle aziende che ce lo portavano ora non c'è più perché è stata denunciata da un ragazzo che si è sentito male), arrivava del formaggio che puzzava di acido, una pasta con lo stracchino immangiabile... Il problema del cibo si è fatto sentire molto... Il rapporto, con orari così, è cresciuto in termini di complicità. Sarebbe necessario introdurre, non dico delle garanzie maggiori, ma comunque un modo diverso di pensare questo lavoro anche in relazione alle cooperative di migranti che arrivano. Lì davvero rimani agghiacciato, essere pagati 4.5 euro l'ora per 10 ore al giorno, con un sacchetto come pranzo, senza viaggio pagato... E comunque lì non è che vieni trattato come una bestia, ma non vali nulla. Tu non conti nulla, esegui gli ordini. Le personalità che li danno variano, ma comunque tendenzialmente sono arroganti. Poi tipo i veronesi son tutti fasci, hanno tatuaggi e adesivi di Casapound, mangiano separati dagli africani. Noi essendo tutti studenti, di Bologna, abbiamo un'etica sul lavoro abbastanza formata per cui non abbiamo di questi problemi. E comunque si sta pensando di poter far qualcosa, ma il problema è che non hai nessuna garanzia. Cioè, se tu non vieni un giorno, o sollevi dei problemi, non è che vieni licenziato, non vieni chiamato e chi si è visto si è visto. Quindi è molto difficile coordinarsi, convincersi... Anche se negli ultimi giorni dopo la questione del cibo, gli orari non detti, la gestione del tempo (perché comunque il fatto che non ti dicano quando e quanto lavori influisce molto: in poche parole metti a disposizione le 24 ore, non puoi progettare nulla sulla tua vita). Tutte queste cose hanno fatto un po' montare il malcontento e si è cominciato a parlare di non venire il giorno dopo, “domani non ci presentiamo tutti assieme”, ma son cose difficili da mettere in pratica. Non hai garanzie, alcuni hanno veramente bisogno dei soldi del lavoro, ognuno per i suoi problemi... Non è facile, ma è una cosa che sta strisciando.  […] Il capo della mia cooperativa è sotto un altro che prende l'appalto, poi c'è la produzione che chiama le altre ditte. E non hai nessun tipo di rapporto con loro, arrivano ogni tanto in motorino per decidere che cosa va bene e cosa non va bene, ma la gestione è tutta fatta dai nostri referenti.  
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tricotilla-blog · 8 years ago
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Tra le sue braccia
Mi guardo attorno e ancora non mi sembra possibile di essere qui. Mi guardo attorno e vedo solo centinaia di persone che mi passano accanto veloci e senza neppure sfiorarmi. A guardarli bene, sembra che camminino su dei binari immaginari tanta è la loro abilità nell'evitare di urtarsi a vicenda. Mi guardo attorno e mi rendo conto di essere davvero a New York. La Grand Central Station mi appare in tutto il suo splendore: il soffitto a volta decorato con una mappa stellare, le grandi vetrate laterali, l'enorme bandiera a stelle e strisce che scende dal soffitto a testimoniare l'orgoglio americano ferito dagli attentati dell'undici settembre, il punto informazioni, forse, più caratteristico al mondo riconoscibile dall'orologio a quattro facce che lo sovrasta e che adesso segna le nove del mattino. Appena le nove del mattino e lei è già un pulsare di visi, occhi, voci, idiomi, colori, profumi che si mescolano fra loro perfettamente. Mi guardo attorno e lo vedo venirmi incontro con i biglietti della metro tra le mani. Abbiamo deciso di venire a New York per prenderci una pausa da tutti i nostri giorni; per dare finalmente alla nostra favola tutto quello che si merita. Prendiamo la metro, destinazione Columbus Circle. L'albergo scelto si chiama Mandarin Hotel, nellUpper West Side. L'abbiamo scelto per il nome - ci sembrava simpatico - e ovviamente per la posizione: quarantotto suite panoramiche che si affacciano su Central Park e sullo skyline di Manhattan. In questo periodo dell'anno uno dei motivi per cui vale la pena venire a New York è proprio Central Park o come lo chiamano i newyorchesi "Il Giardino della Città". È impossibile non rimanerne estasiati perché il verde delle foglie sugli alberi si trasforma in mille gradazioni di giallo, arancio, rosso fino ad arrivare al marrone più intenso. Oggi l'aria è fredda tanto quanto basta per stare all'aperto senza congelare, così decidiamo di sfidare il vento dell'ottantaseiesimo piano dell'Empire State Building. Ci incamminiamo sulla strada per eccellenza di questa città, la Fifth Avenue, fino all'incrocio con la trentaquattresima. Mentre camminiamo, sfilano davanti ai nostri occhi le più importanti marche del lusso italiano. Il traffico di pedoni sul marciapiede sfida quello delle auto sulla strada ed è solo quando i semafori segnano il rosso e tutto si ferma che ci si rende veramente conto della quantità di taxi presenti; una flotta di yellow-cab pronta ad esaudire ogni tua voglia di spostamento. Senza neppure rendercene conto arriviamo a destinazione e sul marciapiede la coda di gente in attesa di salire è già lunga ma tra baci, carezze e risate complici per noi il tempo passa in fretta e in ascensore, a oltre trecentosessanta metri al minuto, ci ritroviamo catapultati sulla terrazza panoramica. E lì, con il vento gelido che ti accarezza la faccia e ti fa lacrimare gli occhi, il cuore si ferma e perde momentaneamente il battito tanta è la bellezza del panorama. In effetti, non si distingue con precisione il momento esatto in cui le lacrime scese per il freddo, lasciano il posto a quelle provocate dall'emozione. Tant'è, che sono necessari alcuni secondi per rendersi veramente conto di essere sul tetto del mondo. Sarà stato il freddo pungente o la scarica di emozioni vissute, il fatto è che abbiamo bisogno di una pausa. Proseguiamo lungo la Fifth Avenue e arriviamo all'incrocio con la quattordicesima, la imbocchiamo e ci dirigiamo verso il Greenwich Village. Qui il ritmo rallenta, agli angoli delle strade è facile trovare cafe', negozietti tipici e piccole botteghe. Ci fermiamo al "Cuba", un ristorante che offre cucina cubana. Il bello di essere a New York è che puoi trovare tutto ciò che vuoi; anche un quartiere stile europeo dove mangiare un ottimo aijaco, tipico piatto nazionale cubano. Usciti dal locale, prendiamo la linea rossa della metro e da Christopher Street-Sheridan Square con sole cinque fermate siamo a Times Square. Se sull'Empire si ha l'impressione di essere sul tetto del mondo, a Times Square ci si sente al centro. Un centro fatto di mille luci colorate accese giorno e notte, schermi LCD perennemente in funzione attaccati alle pareti dei grattacieli come fossero quadri in una stanza. All'inizio si rimane storditi perché non si sa da che parte guardare; c'è troppo di tutto. Troppa luce persino di giorno, troppa gente sui marciapiedi, troppi negozi, Poi l'attenzione si concentra su ogni minimo dettaglio e tutto è perfettamente incastonato, come un puzzle a grandezza naturale. È qui che ogni Capodanno la famosa palla argentata cade dal tetto del One Times Square. È qui che le persone si lasciano alle spalle il passato ed entrano nel futuro scambiandosi un bacio. Ci scopriamo stanchi di tutto quel camminare, guardare, scoprire, rimanere a bocca aperta e senza fiato. Adesso abbiamo bisogno di noi. Sauna, palestra, spa, centro benessere e piscina coperta sono solo alcuni dei servizi offerti dall'albergo. Noi scegliamo l'ultima; una piscina all'ultimo piano completamente circondata da vetrate. Essendo la vigilia del giorno del ringraziamento, in molti si sono riversati nelle strade della Grande Mela a festeggiare. La troviamo quindi deserta e incredibilmente romantica. L'acqua è calda, le luci sono soffuse e incastonate nel bordo della vasca ci sono candele profumate che emanano nell'aria un dolcissimo profumo di vaniglia. Se non fosse la realtà, potrebbe somigliare alla scena di un film. E invece no. Siamo noi due, la nostra storia, il nostro amore ed è chiaro a entrambi che non abbiamo bisogno di niente di più. I giorni passano inesorabilmente. Me ne rendo conto ora più che mai mentre, seduta sul letto, lo osservo dormire sdraiato al mio fianco. La brezza sposta lentamente le tende bianche; sembra che danzino sulle note di una musica non udibile dall'orecchio umano. Lo osservo di nuovo. Si muove lento tra le lenzuola e con gli occhi chiusi allunga la mano, cercandomi. Io mi lascio trovare. Anche oggi è una bellissima giornata di sole e la temperatura è perfetta per godersi una colazione tipicamente americana in terrazza. "Ti sei divertita ieri sera?" mi chiede portandosi alla bocca un muffin al cioccolato. Lo guardo sorridendo perchè so a quale parte della serata si sta riferendo. Il suo smoking nero, il mio vestito da sera con lo strascico, la Boheme, i suoi incredibili costumi, il suo magico allestimento, il Metropolitan Opera House, le sue splendide scalinate di marmo, i chilometri di tappeti rossi, i raffinati lampadari di cristallo che vengono sollevati fino al soffitto poco prima di ogni spettacolo. Mi risveglia il suono della sua voce. "Secondo te dove vanno?" mi chiede sorridendo con malizia. Lungo la strada per l'albergo, passeggiando nella zona sud di Central Park, abbiamo cominciato a parlare di libri e ci è venuto naturale pensare entrambi a "Il Giovane Holden". E proprio come il suo protagonista ci siamo chiesti dove andassero le anatre quando d'inverno il lago gela. La fantasia ci ha portato, con loro, in luoghi immaginari. La mattina seguente è trascorsa tranquilla a spasso tra i musei e nel pomeriggio abbiamo deciso di fermarci a mangiare al Brooklyn Bridge Park. Ci ha fatto compagnia una vista mozzafiato del ponte di Brooklyn e abbiamo percorso a piedi i sentieri lungo le rive dell'Hudson godendoci l'ennesima giornata di sole e di relax; in vista della serata che abbiamo deciso di dedicarci. "Cielo Club". Meat Packing District. Atmosfera accogliente, ottima musica e fiumi di champagne hanno fatto da cornice alla nostra ultima serata. Ed eccoci qui. Abbiamo cercato di esorcizzare il momento con ogni mezzo ma inesorabile ce lo siamo trovati davanti. Ci incamminiamo verso i binari e aspettiamo con lo sguardo perso nel vuoto, il treno che ci porterà all'aeroporto e infine a casa. Non abbiamo il coraggio di dire nulla forse per la paura di sciupare tutto quello che abbiamo vissuto insieme. So che anche lui vorrebbe che il tempo si fermasse adesso. Siamo risvegliati dal passaggio di un treno. È stato un attimo. Come quando ricevi una scossa improvvisa, hai un brivido, ti si accende un'idea nella testa. In quel preciso istante il silenzio che ci stava circondando è stato rotto magicamente, come fosse un incantesimo, da una sola parola: "facciamolo!". Sono passati mesi da quel momento e come se fosse lo strano scherzo del destino, oggi, ci ritroviamo ancora sulle scale mobili di una stazione metropolitana newyorchese. Quella sera, guardandoci, abbiamo capito che non potevamo lasciare che finisse tutto così; come termina una qualsiasi vacanza. Non potevamo tornare a casa come se nulla fosse successo. Volevamo che ogni dettaglio diventasse la nostra quotidianità e abbiamo deciso di rimanere per sempre. Per sempre New York. Per sempre insieme. Per sempre noi tre. Guardiamo oltre la grande vetrata, sta nevicando. Mi stringe tenendomi stretta tra le sue braccia e la sua mano si appoggia leggera sulla mia pancia. Siamo un incastro perfetto. Una sensazione unica. In momenti come questo ti rendi conto che basta poco per essere felici.
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vladyhead · 7 years ago
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X Files 11 apre i battenti all'Italia, ecco quando la vedremo in tv
X Files 11 apre i battenti all'Italia, ecco quando la vedremo in tv #xfiles
X Files 11 sta per regalarci il suo grande ritorno sul piccolo schermo italiano. A partire dal 29 gennaio 2018, la serie tv aprirà i battenti nella prima serata della Fox grazie a David Duchovny e Gillian Anderson. Ancora una volta li vedremo nei panni di Mulder e Scully, volti storici dello show e reduci da una breve pausa dagli schermi. Sono trascorsi infatti meno di due anni dai sei episodi…
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enkeynetwork · 5 years ago
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Mobile World Congress 2020 in streaming contro il Coronavirus
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Mobile World Congress 2020 all'insegna della paura del Coronavirus. È la drammatica realtà emersa nei giorni scorsi, dopo che l'emergenza Covid-19 è diventata sempre più globale. La paura del virus ha contagiato anche le grandi aziende che dovevano presenziare al Mobile World Congress di Barcellona. In breve, sono stati annunciati tutta una serie di drop-outs e ritiri dell'ultimo minuto. Ma l'elettronica di consumo e la tecnologia non si fermano, neanche davanti alla minaccia batteriologica del Coronavirus. La soluzione è stata quella di ricorrere allo streaming e a Internet. E quando è arrivata la notizia della cancellazione del Mobile World Congress, le aziende non si sono perse d'animo. Presentando una serie di dirette virtuali dedicate ai loro nuovi prodotti, in grado di raggiungere gli utenti in ogni angolo del globo... e senza il rischio di contrarre malattie.
Il calvario del Mobile World Congress 2020
Fin da quando si è cominciato a parlare dell'emergenza Coronavirus in Cina, il Mobile World Congress 2020 ha iniziato ad annaspare. Il celebre evento dedicato alla tecnologia di consumo avrebbe dovuto svolgersi a Barcellona, dal 24 al 27 Febbraio. E come ogni anno, le aziende cinesi o con sedi e fabbriche situate principalmente in Cina avrebbero avuto la parte del leone.
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Il Mobile World Congress 2020 avrebbe dovuto tenersi a Barcellona Ma con l'insorgere di un contagio sempre più diffuso e dai contorni inquietanti, l'organizzazione dell'evento ha scricchiolato sinistramente. Dalle aziende sono arrivati i primi dinieghi frettolosi. I grandi protagonisti dell'elettronica non intendevano esporre i consumatori e i professionisti del settore al rischio di contrarre il temuto virus. La sopravvivenza dell'evento è apparsa subito precaria. E quando le disdette hanno continuato a piovere sul Mobile World Congress, agli organizzatori non è restato che cancellare l'evento. Una decisione che era nell'aria e che avrebbe potuto segnare uno dei momenti più neri nella storia dell'elettronica.
Oppo e Xiaomi rimandano gli unveiling
Tra le ditte che si sono ritirate sulla scia dell'allarme Coronavirus ci sono Oppo e Xiaomi. Le due aziende avrebbero dovuto presentare, a Barcellona, le loro ultime novità nel campo tecnologico. Oppo aveva in cantiere il suo attesissimo Find X2, dagli schermi ultra arrotondati e la fotocamera integrata nel display. Il nuovo smartphone, di fascia medio alta, probabilmente debutterà nei prossimi mesi. Si parla di Marzo, anche se l'azienda non ha lasciato trapelare nulla di ufficiale.
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Xiaomi avrebbe annunciato i suoi nuovi dispositivi a Barcellona Dopo la cancellazione del Mobile World Congress 2020 anche Xiaomi ha annunciato di prendersi una pausa di riflessione prima di lanciare sul mercato i suoi nuovi smartphone top di gamma. L'azienda ha deciso di usare questo frangente a suo vantaggio, valutando come muoversi su un mercato travagliato e incerto, per dare la massima visibilità possibile alle sue nuove releases. Anche Motorola probabilmente rimanderà la presentazione dei suoi prodotti a una data da destinarsi. Al momento però i portavoce dell'azienda non si sono ancora espressi in proposito.
Huawei, Honor e Realme in streaming
Al contrario, Huawei, Honor, Realme e Sony non si sono lasciate scoraggiare dalla cancellazione del Mobile World Congress 2020. Le aziende hanno infatti deciso di annunciare, come da programmazione, le loro nuove linee di prodotti di alta tecnologia. Resta inalterata la data, ma cambia il formato. Le novità delle quattro major dell'elettronica hanno infatti debuttato online, con dirette in streaming e a porte chiuse. Una soluzione già adottata anche dai grandi della moda, che avevano annunciato nei giorni scorsi - anche in Italia - di non tenere più manifestazioni pubbliche.
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Dopo la cancellazione del Mobile World Congress 2020, Huawei sceglie lo streaming per annunciare i suoi nuovi prodotti Abbiamo così potuto ammirare, come da copione, il nuovo Sony Xperia di cui vi parleremo in un prossimo articolo. Doppia l'offerta di Huawei, che presenta sia il suo Mate Xs foldable, sia il nuovo MatePad Pro 5G, oltre a un aggiornamento dei Mobile Services in cui molti hanno visto una risposta, anche abbastanza piccata, al ban dei servizi Google. Honor non si è limitata ai solo smartphone, introducendo sul mercato anche dei nuovi notebook, uno smartwatch di design e degli auricolari di nuova generazione. Infine, Realme ha svelato un nuovo top di gamma con quattro fotocamere e una super-batteria per prestazioni da urlo. Read the full article
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solowrestling · 8 years ago
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WWE: Lungo periodo di pausa per Roman Reigns? #RomanReigns, #RAW, #WWE Stando quanto riportato da Dave Meltzer, pare che la WWE voglia tenere Roman Reigns lontano dagli schermi per qualche settimana al fine di fargli vendere l'infortunio subito da Braun Strowman nell'ultimo RAW.
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