#paura del domani
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entropiceye · 2 months ago
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Forse dormo male perché ho paura di andare a dormire. Ho paura di scoprire come mi sentirò il giorno dopo.
La mia testa funziona un po' come una roulette russa. Posso svegliarmi felice e propositiva, ansiosa e nevrotica, depressa e stanca, angosciata e disperata, vuota e spenta, arrabbiata e tesa, instancabile e maniacale, iperattiva e iper-produttiva, pericolosamente impulsiva, iper-vigile ed iper-controllante...
Ci sono un bel po' di combinazioni, a volte si presentano addirittura insieme o si alternano nel corso della stessa giornata. Sono cose difficili da spiegare agli altri, persone che non se lo immaginano nemmeno come sia non avere il controllo dei propri pensieri e del proprio umore. Può sembrare così strano che, legittimamente, queste persone si ritraggono e minimizzano, anche se poi fa un male cane.
E mentre mi schiaccio per l'ennesima volta contro al pavimento, rannicchiata in attesa che l'uragano emotivo passi (perché a passare D. passano sempre, lo sai bene... il problema è rimanere vivi nel mentre)o che l'antidepressivo del momento faccia effetto (speriamo non paradosso questa volta), dalla mia pancia si irradiano rabbia, impazienza e frustrazione.
Certe volte odio la mia vita e mi domando se potrà mai essere normale. Odio questo blog che ultimamente si è ridotto ad uno stagno di rancore, paura e negatività. Odio che ogni punto d'arrivo nasconda in realtà l'ennesimo punto di partenza.
Sono stanca e arrabbiata, vorrei distruggere tutto, eppure, l'unica cosa che riesco a fare a pezzi è me stessa.
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stelashe · 1 year ago
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Magari se la smettiamo di usare parole come genocidio nazismo pedofilia etc a cazzo è è è porca di quella puttana troia
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occhietti · 3 months ago
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Non aver paura del domani.
Perché in fondo, oggi è il giorno
che ti faceva paura ieri.
- Bob Marley
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tinxanax · 8 months ago
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Mia madre, 48 anni, terza media.
È stanca del suo lavoro, non le piace più. Ha molti problemi di salute, e il suo lavoro la stanca ancora di più. Era un po' che voleva un lavoro d'ufficio, ma con il suo percorso scolastico, diciamocelo, le possibilità di assunzione sono pari a 0. Dopo mesi e mesi si decide, vuole tornare a studiare. Oggi è stata contattata dalla scuola, a numero chiuso, è stata selezionata. Inutile dire che è emozionatissima. Sembra una bimba a Natale.
"Domani andiamo a pranzo io e te, festeggiamo, perché sei stata tu a convincermi a tornare a scuola."
"Dove vuoi andare?"
"In quel sushi di cui tanto parlano"
"Sei sicura mamma? È sempre affollato.. tu.. non ami stare in mezzo alla gente, ne hai paura"
"Voglio andare. Se ho avuto il -coraggio- per iscrivermi a scuola, posso trovare il coraggio per pranzare in mezzo alle persone"
La amo. Non la riconosco. Amo la forza che sta trovando in sé stessa per cambiare vita. Mi commuove vedere quest'uragano sorridente. Erano anni che non la vedevo così felice.
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abr · 2 months ago
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Da decenni hezbollah e hamas lanciano apertamente razzi su Israele. RIvendicandoli. Decine di migliaia. Fortunatamente tutta roba a tecnologia islamica arretrata e decotta ma danni vittime e paura comunque li provocano. Indignazio' al riguardo da parte del neurone in sharing tra gli intellettuali organici di provincia? Zero.
Reazioni tra i beoti social, incapaci di far uno più uno e capire che oggi tirano all'Avamposto per poi domani farlo pure qui o dove gli pare? Nada.
Mò ciucciateve quindi un po' di sana, mirata, spettacolare e veramente rivoluzionaria lezione di techno war che vi tenga aperta la mascella, probabilmente disegnata (anche se non credo eseguita) dai "figli di cani e maiali" (cit.).
Ah, ululate pure al terrorismo (notate che i pluri-neuronati lo definiscono ANTI-terrorismo), tanto so' ragli di chi ha già dato ampia prova di esser vittima di effetto specchio, ululando al genocidio post 7 ottobre 2023. E rosicate. Spiaze.
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sciatu · 2 days ago
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Quando si ha il mare dentro, che va e viene nei tuoi pensieri, con le sue onde e i suoi ricordi, un mare che ti mostra il suo cuore attraverso un’acqua cristallina, allora non hai più bisogno di niente, perché il mare è come l’amore: ti riempie, ti esalta, domina i tuoi pensieri e le tue voglie, ti dona sogni, ignora i confini. Rende gli uomini il nulla che sono, di fronte al sole o al vento, alle giravolte della terra, da quando è nato il tempo, nel nulla dell’universo. Allora, quando hai il mare di dentro, niente ti può far più paura, perché conosci il brillare della luna di notte, ed il dolore diventa come schiuma leggera, che si perde tra la sabbia della tua storia. Così i mostri delle tenebre, gli avari di sorrisi, i traditori dell’amore che hai donato, i crudeli pupari del mondo, si rivelano per quello che sono e comprendi, quanto è giusto e quanto è inutile. Quanto ha un peso e quanto è solo impalpabile nebbia che disorienta, angoscia e nasconde. Per questo, sentendo il mare cantare nell’anima, come un seme portato dal vento, leggero navighi verso il domani.
When you have the sea inside, that comes and goes in your thoughts, with its waves and its memories, a sea that shows you its heart through crystalline water, then you no longer need anything, because the sea is like love: it fills you, exalts you, dominates your thoughts and your desires, gives you dreams, ignores borders. It makes men the nothingness they are, in front of the sun or the wind, in front of the twists of the earth, since time was born, in the nothingness of the universe. Then, when you have the sea inside, nothing can scare you anymore, because you know the shining of the moon at night, and the pain becomes like light foam, that gets lost in the sand of your history. So the monsters of darkness, the misers of smiles, the traitors of the love you gave, the cruel puppeteers of the world, reveal themselves for what they are and you understand, how right it is and how useless it is. How much it has weight and how much is just impalpable fog that disorients, anguishes and hides. For this, feeling the sea sing in the soul, like a seed carried by the wind, lightly you sail towards tomorrow.
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francesca-70 · 7 months ago
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Una forza e una generosità straordinarie sono il dono di ogni madre, e sono la base di quell’amore incondizionato che solo una madre sa offrire e che tutti dovremmo avere la possibilità di assaporare. Un vecchio proverbio napoletano recita: «Chi tene ‘a mamma, nun chiagne» (chi ha la mamma, non piange), ed è vero. Le madri sono scudo pronto a difenderci da ogni dolore, a volte persino esagerando.
La verità è che l’amore può tutto, che un sorriso, uno sguardo sincero, una carezza sono sorsi di eternità, che nel dolore la fiducia nel domani può soltanto diventare più grande.
Una terribile battaglia da combattere “un lungo addio”.. “un addio rubato..un addio mancato.. un addio finto”.
Perché tra di noi, mamma, non può esserci addio.
La mia persona più amata si dissolve lentamente in piccoli pezzi, ed è impossibile andare a ripescare quale sia stata l’ultima conversazione. Struggente ed emozionante, «il segreto della vita».
Tutto ruota intorno ai ricordi e alla memoria, al loro disperdersi e riemergere continuo e imprevedibile, trasportando tutti in una sorta di infinito presente. Una storia di cui non conosco né l’inizio né la fine, ma di cui ho vissuto e vivo intensamente ogni giorno con dolore, paura, rabbia, fatica, solitudine, curiosità, ostinazione. Facile perdersi in questo guazzabuglio di emozioni. Non so dire con precisione quando quel processo abbia avuto inizio. Sono stata incapace di cogliere i primi segnali quotidiani. E mi sono trovata direttamente a decidere quanti scatoloni avrebbero occupato i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, riempiendoli ad una velocità molto superiore a quella delle mie emozioni, che mi soffocavano la gola. “Questo è il momento più difficile”, mi racconto ma intanto sto tatuando il mio cuore. In maniera indelebile.
Figlia unica di un genitore non autosufficiente, come la definisce la USL.
Il muro che ho dovuto attraversare per trovare il mio binario è fatto di rifiuto, disoriento.
Dovevo combattere con i fantasmi del mio passato, guardare negli occhi una persone che non mi riconosceva piu e specchiarmi nelle sue paure. Una micidiale danza di emozioni contrastanti: l’eterno presente senza ieri e senza domani il passato remoto improvvisamente prende vita catapultandoti in una dimensione surreale e spiazzante. Mi trito il cuore cercando di cogliere un’espressione diversa sul volto, un lampo negli occhi, un gesto, ma lei ė in un'altra dimensione e questo fa male. Come tenere tutto dentro.
Ecco come vedo, assisto e vivo questo lento perdersi. Un lento svanire. Spegnersi poco a poco, spettatore di questa surreale esibizione della vita. Dove il regista è il tempo e la trama è composta dalla memoria, dai ricordi, che a tratti riemergono da quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Sono sempre lì. Sono sempre loro. Solo nascosti in qualche angolino. Basta aspettare il momento giusto... ed eccoli.
Un viaggio nei legami affettivi più forti, nelle nostre paure e nei nostri bisogni di amare, alla ricerca della felicità anche nelle situazioni apparentemente più avverse.
A 52 anni proprio non me lo aspettavo. Di figli ne avevo già uno, ormai grande, proiettato verso un futuro luminoso insieme alla famiglia che si era creato.
Ed io, invece, ecco che mi ritrovo, inaspettatamente, a dover fare i conti con la dolorosa esperienza di diventare “madre di mia madre", nel suo lento declino fisico e mentale.
Eppure il suo sguardo, di tanto in tanto, torna per un fugace momento (tanto fugace che, a volte mi chiedo se sia veramente successo) a fissarsi su di me, limpido e cosciente. Come se davvero fosse tornata a vederMi...tornata ad essere mia madre. Quella che si preoccupava per me. E si prendeva cura di me, sempre con un sorriso sulle labbra. Non so bene come spiegarmi. C’è da non trovare le parole quando hai a che fare con una persona che se ne sta andando lontano, sempre più, suo malgrado. C’è da augurarselo di non trovarle, mettere in fila i pensieri richiederebbe di voler vedere quello che si ha davanti e io non voglio.
“Mamma, sono io, sono Francesca”. Te lo ricordo, te lo ripeto, non perderlo il mio nome. Non lasciarmi andare. Nei tuoi pensieri troncati, assillanti, confusi non sei persa, perché non si può affogare in una pozzanghera, e non sei rinchiusa finché fai di tutto per stare a galla. Attaccati a me, aggrappati all'amo, salda più che puoi, con le mani e con lo sguardo, che ti tiro verso di me, non smettere di respirare.
Quanto fa male trasformarsi. “Sono io, mamma, sono Francesca”. “Lo so,” mi rispondi. Sei arrabbiata. In te c’è ancora forza...non molli, non cedi, ti ribelli. Mi prenderesti a schiaffi. Ti vedo, seduta sul divano. Ti stringi, ti rimpicciolisci, scompari, eppure io ti trovo sempre. So dove cercarti. So dove trovarmi. Anche se potremmo essere il gioco dei contrari io e te. Tu, che sei tanto diversa da me eppure ti assomiglio. Ho paura..e nello stesso tempo ho Il bisogno di non far vedere agli altri che sto male.
Ho tanti sensi di colpa: sono una mamma, come te. Quanta malinconia c’è, quanto mi ricordo di te..ricordi che si diluiscono. All’inizio mi concentro sul come fare per catturarti e quando ti ho catturata penso a come trattenerti; quando sto per perderti cerco di invogliarti a restare con un nuovo stratagemma; quando ti ho persa iniziano i propositi per fare meglio la volta dopo. Ricomincio, riprovo, non mollo mai. I tentativi si susseguono senza sosta. Non c’è fine, non c’è pausa. Ci pensi anche quando non lo fai. Ci deve essere da qualche parte una linea di confine che, se oltrepassata, è un cambio perenne di stato. E ci pensi mentre fai la spesa o sei in fila dal dottore, mentre parli al telefono con un’amica e perfino mentre ti fai la doccia. Quando sei sotto il getto dell’acqua tiepida piangi per il fallimento: non importa quanto poco ti consoli l’esserci per accudirla. L’acqua si miscela alle lacrime nel gorgo dello scarico e dovrebbe andare giù, lasciarti, non tornare, giusto? No, non va giù. La lacrima stagna, imputridisce. Si deposita. È l’acqua delle pozzanghere. Non conosce colore, non conosce fine. Non riflette tutto il cielo, non è nemmeno una finestra. Non bisogna scoraggiarsi.. ma mi mancano le forze o forse il coraggio. A volte ricordo i tempi piu felici che sono anche i più taglienti.“Eccomi! Ciao, come stai oggi? Hai visto che è arrivata l'estate???....
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Guardami,
"sono Francesca, mamma
Mamma❤”.
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clo-rofilla · 4 months ago
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Non sono mai stata una gran festaiola in generale, o meglio mi è sempre piaciuto divertirmi e bere e ballare finché sento che mi sto divertendo senza dover per forza oltrepassare il limite (in generale sono una che raramente ama gli eccessi: preferisco bere un cocktail al giorno piuttosto che 0 e poi 10 in un giorno).
Fatta questa premessa, se c'è un cambiamento che davvero mi piace della persona che sono diventata scavallando tra i miei 20 e i 30 anni, (e lo voglio scrivere, perché per carattere tendo a notare solo le cose di me che non mi piacciono, e diventare il peggior critico intransigente e algido verso me stessa), è quella particolare capacità che da più piccola - dovrei forse iniziare a dire "giovane", ma non sono pronta - ho sempre invidiato a molti coetanei e che definirei una qualche sorta di "nonchalance sociale" grazie alla quale, semplicemente, smetti di iper-analizzare il contesto, di pensare a cosa gli altri vicino a te stanno pensando, smetti di "guardarti dall'esterno" e, finalmente, ti occupi per un breve istante solo di esistere e divertire te, divertirti per te, profondamente immerso in un momento tuo e tuo soltanto.
Ripenso a quella ventenne insicura e così assurdamente consapevole della propria "corporeità" che non riusciva a godersi nulla fino in fondo, che si guardava intorno, cercava di dare il profilo migliore, si preoccupava di una smorfia, di non ridere troppo, di risultare inopportuna, o eccessiva. Forse è per questo che non mi sentivo mai magra abbastanza. Forse volevo dimagrire ancora e ancora fino a non occupare più spazio, non dare fastidio.
E con un po' (finalmente) di orgoglio guardo la trentenne di oggi, che quando è in vena e l'occasione capita, si butta sotto cassa e ride con la gente noncurante del resto del mondo, senza pensare a come sta ridendo, parla con gli sconosciuti senza alcun imbarazzo, e balla balla balla abbandonandosi al ritmo perché è atavico e apotropaico e selvaggio mettere in pausa la scatola-pensiero e sentirsi tutt'uno con il resto del mondo che fa rumore, fino a domani, anche solo per un po'.
Quel corpo che mi faceva paura muovere adesso lo rivendico, è mio, mi appartiene. Mi abbronzo nuda, ballo sfrenata, corro, salto, rido forte. E allora?
Con i trent'anni ho imparato a fregarmene, lasciar fluire, fluire anch'io.
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ma-pi-ma · 18 hours ago
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Lascio la fretta
a chi ha paura del tempo
io mi fermo, respiro e aspetto.
Lascio la perfezione
a chi ha paura di cadere
io mi innamoro delle mie cicatrici.
Se mi chiedi cosa voglio, ti dico: un attimo di pace
una sera senza domande
un silenzio che non deve spiegarsi.
Lascio le domande
a chi cerca risposte
io vivo nelle cose, senza capire tutto.
Lascio le parole complicate
a chi vuole farsi capire
io preferisco i gesti, quelli piccoli
che non fanno rumore.
Se mi chiedi chi sono, ti dico: un sorriso
un passo lento, un sogno che non vuole svegliarsi.
Lascio i "domani"
a chi non sa vivere l'oggi
io mi prendo questo momento
come se fosse l'unico che conta.
Lascio i "non posso"
a chi non osa tentare
io provo, cado, e ricomincio da capo.
Se mi chiedi cosa mi manca, ti dico:
un istante di verità, uno sguardo che sa capirmi
un respiro profondo, quando tutto è troppo
Lascio i muri
a chi ha bisogno di difese
io costruisco ponti con gli occhi
e mi curo con gli abbracci…
Andrew Faber
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intotheclash · 22 hours ago
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La libertà non verrà oggi, quest'anno o mai tramite il compromesso e la paura. Io ho gli stessi diritti di chiunque altro di camminare con le mie gambe e possedere la terra. Sono stufo di sentirmi ripetere "Lascia correre. Domani è un altro giorno" Non mi serve la libertà da morto. Non posso vivere del pane di domani. La libertà è un seme robusto seminato nella grande necessità. Io pure vivo qui. E voglio la libertà esattamente come te. (Langston Hughes)
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angelap3 · 2 months ago
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Lascio la fretta
a chi ha paura del tempo
io mi fermo, respiro e aspetto.
Lascio la perfezione
a chi ha paura di cadere
io mi innamoro delle mie cicatrici.
Se mi chiedi cosa voglio, ti dico: un attimo di pace
una sera senza domande
un silenzio che non deve spiegarsi.
Lascio le domande
a chi cerca risposte
io vivo nelle cose, senza capire tutto.
Lascio le parole complicate
a chi vuole farsi capire
io preferisco i gesti, quelli piccoli
che non fanno rumore.
Se mi chiedi chi sono, ti dico: un sorriso
un passo lento, un sogno che non vuole svegliarsi.
Lascio i "domani"
a chi non sa vivere l'oggi
io mi prendo questo momento
come se fosse l'unico che conta.
Lascio i "non posso"
a chi non osa tentare
io provo, cado, e ricomincio da capo.
Se mi chiedi cosa mi manca, ti dico:
un istante di verità, uno sguardo che sa capirmi
un respiro profondo, quando tutto è troppo
Lascio i muri
a chi ha bisogno di difese
io costruisco ponti con gli occhi
e mi curo con gli abbracci.
Andrew Faber
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stephpanda · 9 months ago
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Oggi è il mio compleanno.
25 anni. Non me li sento addosso (ma a quanto pare è sentimento comune arrivati a questo "traguardo").
Ma, a prescindere da questo, fino a ieri temevo che non sarebbe stato un bel giorno, perché qui, non ho ancora qualcuno che posso definire amico stretto (calcolando che sono una che AMA festeggiare il proprio compleanno), però mi sono ricreduta (per fortuna).
Sono tornata a casa con il sorriso.
Le mie persone del cuore (che ahimè sono a km di distanza, nella mia madre patria pugliese), mi hanno riempito comunque d'amore, ragazzi di un gruppo telegram che conosco da solo un mese, mi hanno fatto sentire importante e apprezzara, allo stesso tempo ho sentito l'amore anche da parte delle mie colleghe universitarie, che appena lo hanno scoperto (io non lo avevo detto), mi hanno SUBITO proposto di andare a fare aperitivo tutte insieme domani dopo lezione.
Alcune persone del residence mi hanno fatto gli auguri ed uno dei responsabili mi ha pure "rimproverato" perché non gliel'ho detto, perché avrebbero sicuramente trovato il modo di offrirmi qualcosa.
Insomma.. Se la Stefania di ieri (che era sull'orlo di una crisi di pianto presa dalla nostalgia e dallo sconforto), avesse saputo quello che la Stefania di ora sa, non ci avrebbe creduto.. Avrebbe pensato che era uno dei suoi soliti scenari immaginari.
Ho appena compiuto 25 anni, in una delle città più belle d'Italia, lontana da tutti gli affetti stabili (ne sento ovviamente la mancanza), con la paura ad inizio giornata di sentirmi sola e dimenticata, ed invece, nonostante il mio "festeggiare" diversamente da quello che di solito mi piace fare, sono soddisfatta ma, soprattutto, felice.🥰
Ora vado a modificare la bio di Tumblr
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ninoelesirene · 9 months ago
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C’era una volta una locomotiva. Aveva paura di lasciar andare. Non le piaceva lo stridore dei binari, né il rombo sordo delle gallerie. Pensava che allungare il convoglio, agganciando via via alle sue spalle i vagoni preferiti incontrati nel cammino, l’avrebbe mantenuta stabile e sicura.
Un giorno, però, uno dei vagoni si ribellò. Emanò un fischio improvviso, gridando: “io non voglio essere solo un vagone, io sono una motrice!”.
La locomotiva, sgomenta, cominciò a sentirsi ballonzolare a destra e sinistra e si rese conto che il vagone s’era messo d’impegno per sganciarsi, esponendo l’intera carovana alla possibilità di deragliare.
“Come è possibile? - gridò - ti ho portato con me per tutto questo tempo, facendomi carico del tuo peso, senza dire nulla! Cosa ho fatto di sbagliato?”
“Non ti sei accorta che il tuo compito, come il nostro, è quello di guardare avanti, e non ti sei accorta che, avendoci alle tue spalle, non hai potuto capire chi volesse restare e chi, invece, aveva altri progetti.”
“Ma se ci separiamo sarà una catastrofe! Se una cosa finisce è morta.”
“Ti sbagli, la catastrofe è di chi rallenta il suo percorso verso l’unica direzione possibile: il domani” e, dicendo così, assestò un colpo più forte, staccandosi dal convoglio e lanciandole un fragoroso bacio.
“Ti voglio bene” disse, mentre innescava i motori pronto a imboccare il prossimo scambio.
La locomotiva era attonita, ma non poté fare a meno di notare che era più leggera e poteva articolare meglio i movimenti. Le curve erano fluide, il cigolio meno invadente. Stava andando più veloce.
Rimase sospesa dentro se stessa per qualche minuto. Pensò a chi avrebbe davvero voluto con sé. Il convoglio procedeva per inerzia, con la velocità accumulata dopo la separazione, poi, a un tratto, senza pensarci e con il cuore che le batteva all’impazzata, la locomotiva tirò la leva che l’avrebbe sganciata anche da tutti gli altri vagoni ed esclamò: “io sono libera e voi siete liberi. Non siamo vagoni, siamo motrici. E a volte siamo stazioni, altre destinazioni.”
La carovana cominciò a sfaldarsi con un gran fragore che sapeva, però, di un inizio. Era simile a un Big Bang ferroviario.
Non potendosi voltare, la locomotiva accettò di non sapere con certezza quali vagoni l’avrebbero seguita verso una meta comune; ma andava bene così. Urlò un fortissimo “grazie!” in direzione del vagoncino ribelle, che ormai procedeva spedito, verso Ovest.
Quel binario era suo e suo soltanto, ora. E non era la fine.
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sciatu · 8 months ago
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SAN GIUSEPPE - FESTA DEL PAPA' - SI MANGIANO LE ZEPPOLE
Caro papà, grazie i tuttu chiddu chi mi dasti, pi primu u to amuri, poi a to fozza u to scrificiu u to suggiti cu scuru e girari a casa cu scuru picchi nui nun eravamu i chiddi chi avianu a bacca o sciutto e ogni cosa ni custava suduri e travagghiu. Grazie papà pa to risata, picchi mi facisti studiari quannu nun n'avia valia, picchì lassasti a to casa pi danni nu dumani, ni zignasti a cridiri in nui pi truvari a nostra strada, picchì l'unica raccumannazioni chi pi nui truvasti eranu i to brazza. Grazie picchì nun ti presentasti mai cu cappeddu nte mani pi elemosinari, non baciasti manu pi ntrigarti nta mala strada, ma ni zignasti chi cu sapi travagghiari, cu voli travagghiari, cu nun si scanta i travagghiari, nun è sebbu i nuddu, avi diri grazie sulu a so buluntà, sulu o so sangu. Grazie papà di to carizzi, di to cunsigghi, du to amuri chi mai rispammiasti. Grazie i sta lingua chi ni nzignasti, chi mai nigasti , chi sempri ciccasti, picchì è a lingua da nostra anima, è a fozza di nostri silenzi. Grazie pi l'amuri pa terra nostra, pi l'amuri pa biddizza da natura, pill' amuri di l'atti chi è u sensu da razza nostra. Grazie di tuttu chiddu chi ni dasti, di tuttu chiddu chi pi nui facisti, pa strada ritta chi ni zignasti, pi duluri chi pi nui vincisti, picchi ni mittisti davanti a tutta to vita , senza mai na lastima, senza mai na raggia senza mai finiri, l'amuri chi ni davi. Grazie. Papà.
Caro papà, grazie di tutto quello che mi hai dato, per primo il tuo amore, poi la tua forza, i tuo sacrificio , il tuo alzarti con il buio per tornare a casa con il buio, perchè noi non eravamo quelli che avevano la barca all'asciutto, e ogni cosa ci costava sudore e lavoro. Grazie papà per la tua risata, perchè mi hai fatto studiare quando non ne avevo voglia, perchè hai lasciato la tua casa per darci un domani, ci hai insegnato a credere in noi, per trovare la nostra strada, perchè l'unica raccomandazione che per noi hai trovato erano le tue braccia.Grazie perchè non ti sei mai presentato con il cappello in mano per elemosinare, non hai baciato nessuna mano per intrigarti con la strada sbagliata, maci hai insegnato che chi sa lavorare, chi vuole lavolare chi non ha paura a lavorare, non è servo di nessuno, deve dire grazie solo alla sua volontà, solo al suo sangue. Grazie papà delle tue carezze, dei tuoi consigli, del tuo amore che mai ci hai risparmiato. Grazie per questa lingua che ci hai insegnato, che hai sempre cercato, che non hai mai negato, perchè è la lingua della nostra anima, è la forza dei nostri silenzi. Grazie per l'amore della nostra terra, per l'amore verso la bellezza della natura, per l'amore per l'arte che è il senso della nostra razza. Grazie di tutto quello che ci hai dato, di tutto quello che per noi hai fatto, per la strada dritta che ci hai insegnato, per i dolori che per noi hai vinto perchè ci hai messo davanti a tutta la tua vita, senza mai un lamento senza mai una rabbia, senza mai finire l'amore che ci davi Grazie.
Dear Dad, thank you for everything you gave me, first your love, then your strength, your sacrifice, your getting up in the dark to go home in the dark, because we were not the ones who had the boat dry , and everything cost us sweat and work. Thank you dad for your laugh, because you made me study when I didn't want to, because you left your home to give us a tomorrow, you taught us to believe in ourselves, to find our way, because the only recommendation that for you found us were your arms. Thank you because you never showed up with your hat in your hand to beg, you didn't kiss any hand to intrigue you with the wrong path, but you taught us that those who know how to work, those who want to work, those who are not afraid to work, he is no one's servant, he must say thanks only to his will, only to his blood. Thank you dad for your caresses, your advice, your love that you never spared us. Thank you for this language that you taught us, that you have always sought, that you have never denied, because it is the language of our soul, it is the strength of our silences. Thank you for the love of our land, for the love of the beauty of nature, for the love of art which is the meaning of our race. Thank you for everything you gave us, for everything you did for us, for the straight path you taught us, for the pains you overcame for us because you put us in front of your whole life, without ever a complaint without ever feeling angry, without ever ending the love you gave us Thank you.
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blogitalianissimo · 10 months ago
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io sono riuscita a votare ghali!! se non va subito può essere davvero che linee siano solo intasate
cioè non dico che poi i risultati ci starebbero niente a truccarli volendo MA a rigor di logica penso che non avrebbero interesse a non incassare i 50c a messaggio yk
No per carità, mi fa solo ridere che siamo soprattutto noi che vogliamo votare Geolier o Ghali ad avere problemi
Detto questo io starò tipo al 40esimo SMS e non me ne hanno convalidato mezzo, paura domani di risvegliarmi col telefono messo peggio del debito pubblico italiano
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solochiacchiere · 6 months ago
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"Nel giardino dell'amore, dove i sentimenti fioriscono in silenzio,
si annida la paura di un affetto non corrisposto.
Come l'edera che abbraccia l'albero, così il cuore si avvinghia
alla speranza di un ritorno, ma attento a non soffocare.
Oh, cuore audace, non immergerti nell'oceano dell'amore
senza prima scrutare le profondità nascoste.
Il tuo ardore, una fiamma che brucia senza sosta,
potrebbe ridursi in cenere sotto il peso dell'indifferenza.
La simmetria dei sentimenti, un equilibrio delicato,
è il solo baluardo contro il dolore dell'anima.
Quando l'amore è un duetto armonioso, la vita danza,
ma se uno tace, l'altro cade in un abisso di silenzio.
Ricorda, viandante del cuore, che ogni passo verso l'altro
deve essere misurato, come il battito di ali di una farfalla.
Non lasciare che il tuo amore diventi catena,
ma piuttosto un ponte verso l'isola della reciprocità.
Perché l'amore che oggi si espande come l'universo,
domani potrebbe contrarsi in un punto di niente.
E la ferita che ne deriva, un solco profondo nel tempo,
sarà la mappa delle stelle che hai osato raggiungere."
Paul Andrew
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