#patrimonio storico di Torino
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La Basilica di Superga: Un Capolavoro Barocco con Vista su Torino e le Alpi
La Basilica di Superga, simbolo spirituale e storico della città di Torino, incanta con la sua bellezza architettonica e la posizione panoramica ai piedi delle Alpi.
La Basilica di Superga, simbolo spirituale e storico della città di Torino, incanta con la sua bellezza architettonica e la posizione panoramica ai piedi delle Alpi. La Basilica di Superga, situata a pochi chilometri dal centro di Torino, è una delle attrazioni più iconiche e affascinanti del capoluogo piemontese. Questo capolavoro dell’architettura barocca fu progettato dall’architetto Filippo…
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ITALIA PRIMA IN UE E SECONDA AL MONDO PER CONGRESSI
L’Italia negli ultimi cinque anni è passata dal sesto al primo posto in Europa per numero di congressi ospitati.
Nella classifica pubblicata dall’International Congress and Convention Association l’Italia si classifica inoltre seconda nel mondo, dietro solamente agli Stati Uniti. Il nostro Paese precede la Spagna, davanti a Francia, Germania e Regno Unito. L’Italia registra il maggior numero di città (7) nella top 100 mondiale: Roma al 7° posto, 29° posto per Milano, 47° Bologna, 60° Firenze, 66° Napoli, 78° Torino, 84° Venezia. Queste città sono conosciute in tutto il mondo non solo per le loro bellezze artistiche e storiche ma anche per il forte tessuto universitario e scientifico che permette loro di essere scelte come destinazioni di interesse da tutte le parti del mondo.
“È un risultato storico per il settore e per il Paese. Con un progetto che abbina i poli accademici, scientifici e professionali alla presenza diffusa di convention bureau e infrastrutture idonee come il Italian Knowledge Leaders … Dieci anni fa si è scelto di valorizzare uno degli asset più significativi del nostro Paese” spiega Carlotta Ferrari, presidente di Convention Bureau Italia. Divenuta leader nell’industria congressuale globale, l’Italia è riuscita a sviluppare la capacità di adattarsi e innovare, mantenendo al contempo un legame saldo con il patrimonio culturale e storico. “Quello congressuale è un turismo di alta qualità che porta grandi benefici all’Italia, sia materiali che immateriali, dall’occupazione alla promozione del territorio, dalla destagionalizzazione all’incremento del prestigio” racconta Tobia Salvadori, direttore di Convention Bureau Italia.
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Fonte: International Congress and Convention Association; Ministero del turismo; foto di Caleb Oquendo
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Giornate d’autunno del Fai 2023
Anche quest’anno tornano le Giornate FAI d’Autunno, previste per sabato 14 e domenica 15 ottobre 2023. L’evento, che da dodici anni promuove il patrimonio culturale e paesaggistico nel paese, sarà promosso dai Gruppi Fai giovani, oltre che da tutti i volontari della Rete Territoriale della Fondazione tra Palazzi storici, ville, chiese, castelli, e ancora esempi di archeologia industriale, musei, collezioni d’arte, aree archeologiche, biblioteche, laboratori artigiani e siti produttivi, oltre ad itinerari nei borghi e percorsi in aree naturalistiche, parchi urbani, orti botanici e giardini storici. Fra i luoghi aperti a Torino c’è anche il Castello di Masino, che domina la vasta piana del Canavese, dove dal Belvedere si può vedere un paesaggio suggestivo ancora oggi intatto e i visitatori potranno visitare l’interno del castello e il parco Settecentesco. Da vedere è anche lo chalet Mollino, che prende il nome dall’architetto Carlo Mollino e si trova nel comune di Sauze d'Oulx, in località Lago Nero. Poco lontano da Milano, a Binasco, c’è il Museo della Macchina per Caffè (Mumac) che racconta le varie fasi di sviluppo di questo oggetto che si incontra in qualsiasi bar. Chi invece preferisce restare in città può visitare la sede storica della Banca Cesare Ponti, in Piazza del Duomo: rimasta quasi intatta dal 1881 e sorge dove un tempo i Milanesi altolocati erano soliti ritrovarsi, cioè il Coperto dei Figini. La storia ha attraversato anche il Teatro Verdi, che nasce agli inizi del Novecento come sede di una corale esterna del Teatro alla Scala, nel dopoguerra diventa sala da ballo e in seguito d’incisione, finché negli anni Settanta viene restituita alla vocazione teatrale e musicale dall’Arci. Nel 1975 il Teatro del Buratto subentra nella gestione, facendo del Verdi sede delle proprie produzioni e luogo significativo del teatro a Milano. Molti i luoghi aperti anche a Bologna, come il Santuario del Corpus Domini, uno dei luoghi più cari alla storia devozionale della città, e il Quadrone, un’Oasi di Protezione della Fauna selvatica istituita nel 1985, mentre a Medicina c’è il magazzino ed essiccatoio del riso della Tenuta Vallona, edificato per garantire la miglior resa delle vaste coltivazioni a risaia introdotte nella tenuta e così lenire la disoccupazione della mano d'opera locale. A Roma per la prima volta il Consiglio Superiore della Magistratura apre le porte della sua sede ai cittadini ed al pubblico, per vedere dove si riunisce in plenaria e visitare lo studio del Presidente della Repubblica. Fra gli altri luoghi visitabili c’è l’Oratorio dei Filippini, che sorge accanto alla Chiesa Nuova, che nel XIX secolo diventa tribunale, per poi essere sede dell’Archivio Storico Capitolino nel 1922, con la prestigiosa Biblioteca Vallicelliana e l'Istituto Storico Italiano per il Medioevo. Palermo apre la principale sede locale della Rai, che ha un ruolo centrale nell'ambito dell'informazione, infatti la sua costruzione in viale Strasburgo è stata sollecitata a più riprese anche dal presidente della Repubblica Pertini e dall'allora Presidente della Regione Piersanti Mattarella, ed è stata decisa già negli anni Ottanta dal consiglio d'amministrazione presieduto da Sergio Zavoli. Fra gli altri luoghi c’è il Complesso Monumentale di San Giovanni degli Eremiti, che ricade nell'antico territorio del Transkemonia, che comprendeva l'abitato posto al di là del torrente Kemonia o Fiume del Maltempo, così denominato a causa delle piene rovinose, durante l'inverno. Read the full article
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Musei di Catania: 6 musei particolari e i siti gratuiti la prima domenica del mese
Viaggio a Catania? Non perdere i musei unici della città. Visita i luoghi culturali più sorprendenti! Di guide sui musei di Catania ce ne sono tantissime, ma in questo articolo abbiamo voluto raccogliere tutti i musei più particolari e poco noti della città assolutamente da visitare. Catania è una città ricca di sorprese e luoghi culturali come il Museo delle Auto Storiche, il Museo Zoologico più antico della Sicilia, un Museo Tattile e un Museo del Cinema che fa invidia a quello di Torino. Visitare una città significa scoprire anche le sue attrazioni più particolari e noi cerchiamo sempre di consigliare attività più ricercate e di fornire consigli utili sul dove dormire e sul cosa fare per chi cerca di vivere una vera esperienza catanese! Ecco 6 musei di Catania che sicuramente non conoscevi e i siti da visitare gratis la prima domenica del mese! 1. Museo dello sbarco Catania Se stai visitando Catania, il Museo dello Sbarco in Sicilia – 1943 è una tappa imperdibile per tutti gli appassionati di storia e per chiunque voglia comprendere più a fondo uno degli episodi più significativi della Seconda Guerra Mondiale che ha visto come protagonista la città. Questo museo racconta il drammatico sbarco degli alleati in Sicilia, avvenuto il 10 luglio 1943, che segnò l’inizio della liberazione dell’isola e dell’intera Italia dall’occupazione tedesca. All’interno del museo, i visitatori possono immergersi nella storia grazie a una ricostruzione dettagliata delle fasi dello sbarco. Informazioni utili sul Museo dello sbarco di Catania Qui le informazioni utili per programmare la tua visita al Museo dello Sbarco. Raccomandiamo di controllare sempre il sito ufficiale per eventuali modifiche su prezzi e orari. ⏰ Orari di apertura museo: da martedì alla domenica dalle 09:00 – 17:00 (lunedì chiuso) ⏰ Orario biglietteria:da martedì alla domenica dalle 09:00 – 15:00 (lunedì chiusa) 🎫 Prezzo del biglietto intero: € 4,00 🎫 Prezzo del biglietto ridotto: € 2,00 📍 Piazzale Rocco Chinnici, 95129 Catania CT 2. Museo Diocesano di Catania Il Museo Diocesano di Catania racconta la storia religiosa e culturale della città attraverso un’affascinante collezione di arte sacra. Situato nel cuore del centro storico, questo museo è un luogo imperdibile per chi desidera esplorare la ricchezza del patrimonio catanese. Le opere esposte raccontano storie di chiese, sia regolari che secolari, sparse per la diocesi, offrendo un quadro completo della vita religiosa del passato. Le opere esposte raccontano storie di chiese, sia regolari che secolari, sparse per la diocesi, offrendo un quadro completo della vita religiosa del passato. La visita al Museo Diocesano di Catania si conclude in modo spettacolare con una vista panoramica dalle terrazze. Da qui, i visitatori possono godere di una vista mozzafiato sull’Etna e sulle splendide architetture barocche di Catania. Informazioni utili per visitare il Museo Diocesano Qui le informazioni utili per visitare il Museo Diocesano di Catania. Raccomandiamo di controllare sempre il sito ufficiale dei musei di Catania per eventuali modifiche su prezzi e orari. ⏰ Orari di apertura museo: da lunedì a sabato alla domenica dalle ore 9.00 – 13.00 – domenica e festivi solo su prenotazione ⏰ Orario apertura pomeridiana museo: martedì e giovedì dalle 15.00 alle 18.00 🎫 Prezzo del biglietto MUSEO: € 7,00 – ridotto € 4,00 🎫 Prezzo del biglietto TERME: € 5,00 – ridotto € 3,00 🎫 Prezzo del biglietto CUMULATIVO: € 10,00 – ridotto € 6,00 – solo terrazze panoramiche € 3,00 📍 Piazza Duomo, Via Etnea, 8 – 95121 Catania 3. Museo del cinema di Catania Inaugurato il 16 maggio 2003, il Museo del Cinema di Catania è un’istituzione dedicata a preservare e celebrare l’arte cinematografica, con un focus particolare sulla relazione tra il cinema e la Sicilia. Il Museo del Cinema di Catania offre un’esperienza immersiva che permette ai visitatori di esplorare la storia e le tecniche del cinema ed è stato progettato dall’architetto François Confino, lo stesso che ha creato il Museo Nazionale del Cinema di Torino. La collezione del museo comprende una ricca selezione di materiali che documentano la relazione storica tra il cinema e la Sicilia. Catania, infatti, è stata un importante centro di produzione cinematografica nel primo quindicennio del ‘900. Il museo raccoglie foto di set, locandine e documenti di film girati in Sicilia, opere di grandi registi come Rossellini, Visconti, Bolognini, Antonioni, Germi, Rosi e Pasolini. Informazioni utili per visitare il Museo del cinema di Catania Qui le informazioni utili per visitare il Museo del Cinema. Raccomandiamo di controllare sempre il sito ufficiale per eventuali modifiche su prezzi e orari. ⏰ Orari di apertura museo: da martedì a domenica, dalle ore 9:00 alle ore 17:00 (ultimo ingresso ore 15:30) 🎫 Prezzo del biglietto : € 4,00 🎫 Prezzo del biglietto ridotto: € 2,00 📍 Centro Fieristico-Culturale “Le Ciminiere”, viale Africa, Catania 4. Museo delle auto storiche a Catania – MOGAM Quando si parla di musei a Catania, il Museo delle Auto Storiche – MOGAM (Modern Gallery of Arts and Motors) rappresenta un’esperienza unica per appassionati di motori e non solo. Situato in una sede espositiva di circa 2000 mq, immersa in un magnifico parco privato, il MOGAM è l’unico museo privato in Italia e in Europa che unisce l’arte figurativa alle automobili di grande pregio. La particolarità del museo risiede nella sua collezione permanente, che comprende oltre 100 opere d’arte e più di 30 automobili di inestimabile valore storico. La raccolta d’arte del MOGAM spazia dal Futurismo al Contemporaneo, includendo opere di grandi maestri come Boccioni, Depero, Russolo, Baldessari, Sironi, Fontana e molti altri. Informazioni utili sul MOGAM di Catania Qui le informazioni utili per programmare la tua visita al Museo delle auto storiche. Raccomandiamo di controllare sempre il sito ufficiale per eventuali modifiche su prezzi e orari. ⏰ Orari di apertura museo: da lunedì a sabato mattina solo su prenotazione telefonica (sabato pomeriggio e domenica chiuso) ⏰ Per prenotazione: chiamare ameno 2 giorni prima della visita al numero 3466245514- attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30-12.30 e dalle ore 15.30-18.00. 🎫 Prezzo del biglietto intero: € 15,00 – I bambini sotto i 5 anni entrano gratis 🎫 Prezzo del biglietto ridotto: € 10,00 📍 Via Galermo, 171, 95123 Catania 5. Museo zoologico Catania Il Museo di Zoologia di Catania è il più antico museo zoologico della Sicilia. Fondato nel 1853 dal Prof. Andrea Aradas, nacque inizialmente come sede principale della Cattedra di Zoologia. Il suo nucleo originale era costituito dalle collezioni donate dai Soci dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali, una raccolta preziosa che ha gettato le basi per la ricca esposizione che possiamo ammirare oggi. Oggi, il Museo di Zoologia è parte integrante del Sistema museale d’ateneo (SiMuA) e offre un’ampia gamma di esperienze educative e culturali. La missione principale del museo è l’educazione, ma è molto apprezzato anche da turisti e appassionati. Informazioni utili sul Museo zoologico di Catania Qui le informazioni utili per programmare la tua visita al Museo zoologico più antico della città. Raccomandiamo di controllare sempre il sito ufficiale per eventuali modifiche su prezzi e orari. ⏰ Orari di apertura museo: dalle ore 9.00 alle ore 13.00 (ultimo ingresso 12.40). ⏰ Orario apertura pomeridiana museo: martedì e giovedì dalle 15.00 alle 17.00 (ultimo ingresso 16.40) 🎫 L’ingresso e gratuito con prenotazione obbligatoria per visite con guida per gruppi organizzati o scuole solo nei giorni di Lunedi e Martedì 📍via Lago di Nicito num. 38b – Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania. 6. Museo tattile Catania Il Museo Tattile “Borges”, parte integrante del Polo Tattile Multimediale inaugurato nel 2008, è situato all’interno di un palazzo del 1700. Il museo è un vero e proprio viaggio alla scoperta delle bellezze architettoniche presenti in Europa e nel mondo, con una particolare attenzione alla Sicilia e ai paesi del bacino del Mediterraneo. Infatti, percorso espositivo del Museo Tattile “Borges” include riproduzioni tattili di alcune delle più famose bellezze architettoniche del mondo. La regola d’oro del museo, “Vietato NON toccare”, invita i visitatori a sentire l’arte sperimentando una connessione diretta e intima con le opere esposte. Informazioni utili sul Museo tattile Qui le informazioni utili per programmare la tua visita al Museo tattile di Catania. Raccomandiamo di controllare sempre il sito ufficiale per eventuali modifiche su prezzi e orari. ⏰ Orari di apertura museo: lunedì e venerdì dalle 08.30 alle 13.30 | martedì, mercoledì, giovedì dalle 8:30 alle 13:30 e dalle 14:30 alle 16:30 | sabato dalle 8:30 alle 12:00 🎫 L’ingresso e gratuito con prenotazione consigliata fino a 6 persone e obbligatoria per gruppi. 📍 Via Etnea, 602, 95128 Catania CT Musei di Catania gratis prima domenica del mese Se stai pianificando una visita a Catania, non perdere l’opportunità di partecipare alla “Prima Domenica del Mese“, un’iniziativa che permette di esplorare le principali attrazioni culturali della città a prezzo ridotto o gratuitamente. Questa iniziativa, promossa dalla Direzione Cultura del Comune di Catania, offre ai turisti l’opportunità di immergersi nella ricca offerta museale di Catania rendendo il soggiorno ancora più speciale. Ogni prima domenica del mese, i musei di Catania si aprono al pubblico con biglietti a tariffa ridotta o gratuitamente. Ecco cosa potrete visitare durante questa iniziativa: - Museo Civico Castello Ursino; - Teatro Romano e Odeon di Catania; - Museo Vincenzo Bellini; - Museo Emilio Greco; - Chiesa di San Nicolò l’Arena. Per prenotare e organizzare la visita e per tutte le informazioni aggiornate sull’iniziativa “Prima Domenica del Mese a Catania”, ti invitiamo a consultare il sito ufficiale di ogni museo/attrazione. Dormire vicino ai principali Musei di Catania Dopo una giornata trascorsa a visitare i principali musei di Catania scegli un appartamento, un B&B o una Casa Vacanze per soggiornare proprio vicino a tutte le principali attrazioni. Sono diverse le soluzioni perfette per il tuo soggiorno in città. Situati nel cuore di Catania, ci sono diverse Case Vacanze che combinano eleganza, comfort e una posizione ideale, rendendoli la scelta ottimale sia per brevi che per lunghi soggiorni. Diverse soluzioni sono ideali per vacanze di famiglia o con amici. Il consiglio ad ogni modo rimane sempre quello di trovare un punto strategico della città, vicino ai luoghi più iconici e alle maggiori attrazioni e a trattorie e ristoranti tipici. Read the full article
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Il cimitero monumentale di Alessandria grazie alle diverse iniziative di valorizzazione culturale, viene inserito nell’“atlante dei cimiteri italiani”.
Il cimitero monumentale di Alessandria grazie alle diverse iniziative di valorizzazione culturale, viene inserito nell’“atlante dei cimiteri italiani”. Nell’attuale edizione dell’“Atlante dei cimiteri Italiani” presentato alla fiera di settore “TANEXPO” che si è svolta a Bologna dal 4 al 6 aprile, è stato inserito il cimitero monumentale di Alessandria; la pubblicazione è uno degli obiettivi stabiliti nel Protocollo d'Intesa siglato nel 2016 tra Utilitalia-SEFIT (Servizi Funerari pubblici Italiani) e Ministero della Cultura (al tempo era denominato Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), finalizzato all'individuazione di azioni condivise di promozione turistica e valorizzazione culturale dei cimiteri monumentali e dei luoghi della memoria. Per ogni cimitero è presente una scheda in cui sono comprese informazioni su orari, posizione geografica, curiosità, indirizzi utili, una breve descrizione del sito, una selezione di monumenti e tombe di particolare rilevanza storico-artistica, indicate anche in mappa, e una selezione di monumenti e luoghi della città che presentano legami con quelli individuati all'interno del cimitero. Questo inserimento è un buon risultato corsi conseguito grazie alle iniziative di valorizzazione culturale condotte sul sito cimiteriale cittadino secondo il Patto di Collaborazione sottoscritto tra il Comune di Alessandria e la Sezione di Alessandria di Italia Nostra APS, a cui aderisce la società “Gestioni Cimiteriali s.r.l.” che gestisce i servizi cimiteriali comunali. Sono otto i luoghi del Cimitero Monumentale di Alessandria pubblicati e si riferiscono alle tombe di note famiglie e personaggi cittadini: il compositore e musicista Pietro Abbà Cornaglia in connessione a Palazzo Cuttica di Cassine, sede del Conservatorio “Antonio Vivaldi”; la famiglia Borsalino in relazione al “Borsalino Museum”; l’artista Rodolfo Gambini, la cui tomba era ornata da una statua dello scultore Attilio Strada autore del monumento eretto in memoria del pilota automobilista svizzero Carlo Pedrazzini ubicato in via Pistoia; l’industriale Angelo Verzetti il cui ritratto si trova presso la Pinacoteca dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo”, struttura di cui è stato benefattore; il patriota risorgimentale Andrea Vochieri in connessione alla Cittadella dove si trova la cella della sua detenzione; la famiglia Guerci in relazione all’omonima galleria situata tra via San Giacomo della Vittoria e via San Lorenzo; la famiglia Civaglieri Inviziati Sappa, in ricordo di Carlo Inviziati primo mecenate del noto scultore alessandrino Carlo Caniggia, autore del bassorilievo raffigurante “Alessandria che premia le Belle Arti” ubicato nella Sala Giunta del Palazzo Comunale; infine la famiglia Valizone in relazione al Duomo cittadino. Sull’argomento è degna di segnalazione l’intervento svolto in occasione della conferenza d’apertura dott.ssa Renata Santoro, coordinatrice TTL Nazionale di Valorizzazione cimiteri italiani Utilitalia-Sefit e Responsabile Promozione e Valorizzazione cimiteri Torino che proprio per la presentazione della pubblicazione ha trattato il tema: “L'arte e la storia dei cimiteri quale potenziale utile per tutte le realtà”; in quest’ambito sviluppato l’argomento “patrimonio cimiteriale italiano portato alla luce” toccando aspetti sociologici, antropologici, artistici, economici e normativi con l’intento di porre nuove prospettive in merito alle relazioni fra comunità e cimiteri, essendo questi ultimi un vero e proprio “patrimonio” di riferimento; una tematica che coincide con gli obiettivi promossi per la citata opera di valorizzazione del cimitero monumentale di Alessandria.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La piazza simbolo del borgo diventa pedonale, ma prima via i rilievi archeologici
Prima dell’avvio dei cantieri veri e propri, piazza Maria Ausiliatrice e via Masserano saranno oggetto di una serie di carotaggi che avranno come obiettivo quello di scoprire eventuali reperti archeologici. Parliamo di un luogo storico del quartiere Valdocco e patrimonio culturale di grande importanza della Città di Torino, proprio lì dove in passato sorgeva il muro di cinta della cittadella.…
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Rassegna GPL - Grandi Progetti Leggeri intervento “Atli lo spadete” Torino 29 Settembre / 15 Ottobre 2017
Questo primo progetto, opera dell’artista Domenico Olivero, dal titolo “Atli lo spadete”, con la curatela di Alessio Moitre, si sviluppa nei tre piani dell’edificio, attraversandoli in modo seducente, rielaborando la percezione e le suggestioni del luogo. Un ambiente sonoro ideato da Elettrogenica, accompagna il progetto espositivo
GPL - Grandi Progetti Leggeri E’ un progetto ideato dagli artisti Anna Ippolito e Marzio Zorio, sviluppato all‘interno del gruppo Arti Visive di Cavallerizza in collaborazione con Valentina Addabbo, Viola Gesmundo, Jacopo Mandich, Tonichina, Primavera e Michele Di Erre, rivolto ad artisti e curatori nazionali ed internazionali, per dare l’opportunità di creare opere site specific, di carattere monumentale, all’interno degli spazi di Cavallerizza Reale di Torino.
Cavallerizza Reale è un’opera architettonica di 22.000 mq iscritta dal 1997 tra i beni patrimonio UNESCO nel centro storico di Torino. Del maggio 2014 parte della struttura è stata occupata per salvaguardare il patrimonio architettonico dalla vendita a privati da parte del comune di Torino ed è cominciata un autogestione di artisti e cittadini impegnati in diverse attività. In tale contesto è venuto a crearsi il gruppo Arti Visive.
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Eleganza senza tempo: connubio tra tappeti moderni e antichi nel più importante showroom di Torino
Nel cuore di Torino si trova uno showroom straordinario, un luogo per chi apprezza la bellezza e l'artigianalità dei tappeti. Questa azienda di riferimento è specializzata nell'importazione diretta di tappeti persiani e orientali, offrendo una selezione senza pari. Con oltre 30 anni di esperienza nel settore dei tappeti persiani e orientali, hanno imparato a fornire solo prodotti della massima qualità. La loro collezione fonde mobili moderni e antichi tappeti orientali, garantendo scelte diversificate per diverse preferenze estetiche. Ogni pezzo nel loro showroom è accuratamente selezionato, assicurando che ogni tappeto rifletta il ricco patrimonio e la sapiente maestria delle sue origini.
L'eleganza dei tappeti d'arredo moderni:
I tappeti per mobili moderni sono un punto fermo nel design degli interni contemporaneo, offrendo un tocco elegante e sofisticato a qualsiasi spazio. I clienti troveranno una vasta collezione di gioielli moderni in questo stimato showroom di Torino. Ogni tappeto è un capolavoro, che fonde il design moderno con le tecniche tradizionali per creare pezzi eleganti e senza tempo. Questi tappeti sono perfetti per coloro che desiderano aggiungere un tocco moderno alla propria casa o al proprio ufficio. La qualità di questi tappeti per arredamento moderno non ha eguali, con ogni pezzo scelto con cura per garantire durata ed eleganza. Che tu stia arredando uno spazio minimalista o un'area più eclettica, questi tappeti moderni forniscono la base perfetta.
Il fascino dei tappeti orientali antichi:
I tappeti orientali antichi sono tesori di storia, ognuno con una storia da raccontare. La squisita collezione di tappeti orientali antichi di questo showroom testimonia il loro impegno per la qualità e l'autenticità. Questi tappeti sono selezionati con cura per il loro significato storico, valore artistico e maestria senza pari. I disegni intricati, i colori intensi e i motivi unici di questi tappeti li rendono molto più che semplici rivestimenti per pavimenti; sono opere d'arte che donano calore e carattere a qualsiasi stanza. Gli antichi tappeti orientali qui disponibili si rivolgono a coloro che apprezzano la bellezza e la ricchezza dei disegni tradizionali, offrendo un'eleganza senza tempo che si abbina agli interni classici e moderni.
Competenza e orientamento professionale:
Muoversi nel mondo dei tappeti può essere travolgente, ma con la guida dell'architetto Magid, un esperto nel settore, i clienti possono facilmente prendere decisioni informate. La vasta conoscenza e competenza professionale di Magid nel campo dei mobili moderni e dei tappeti orientali antichi lo rendono una risorsa inestimabile per l'azienda. Assiste i clienti nella scelta del tappeto perfetto che si allinea al loro gusto, spazio e budget. Che si scelga un vivace pezzo moderno o un classico antico, Magid garantisce che l'esperienza di ogni cliente sia istruttiva e piacevole. Il suo approccio personalizzato al servizio clienti è un segno distintivo della dedizione dell'azienda all'eccellenza.
Conclusione:
Questa importante azienda torinese si pone come faro di qualità ed eleganza nel mondo dei tappeti d'arredo moderni e dei tappeti orientali antichi. Il loro impegno nell'offrire una gamma diversificata e raffinata di tappeti e un servizio clienti eccezionale li rendono una destinazione ideale per gli appassionati di tappeti e gli interior designer. Per coloro che sono interessati ad esplorare la loro collezione unica o a cercare una consulenza professionale, visitare il loro sito web su magidtorino.it per scoprire un mondo di impareggiabile bellezza e artigianalità nei tappeti.
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La logica binaria che sottende la divisione degli umani in generi distinti implica uno iato tra il più ed il meno, il pieno e il vuoto, il vaso e il seme, lo spazio dei sentimenti e quello della ragione. Questa logica, che si pretende naturale, fonda l’ordine patriarcale. L’universale umano nasce e resta a lungo saldamente maschile. Un maschile cui vengono iscritte le qualità “naturali” che “spiegano” la gerarchia tra i generi, all’interno della gabbia normativa familiare. La “famiglia” come nucleo etico rappresenta l’elemento normalizzatore delle anomalie, che le lotte delle donne, delle persone omosessuali, asessuali, transessuali, hanno reso visibili e pericolose per ogni pretesa di socializzazione autoritaria dei bambini, delle bambine, dei bambinu. A sua volta il binarismo tra etero e omo sessualità ripropone maschere rigide cui le persone sono chiamate ad adeguarsi. Le famiglie arcobaleno sono la mimesi delle famiglie eterosessuali, sia nel rapporto tra coniugi, che nella loro relazione con i bambin*, che per legge vivono con loro. La storia della libertà delle persone le cui identità non sono conformi all’universale maschile nell’ultimo secolo ha tracciato nuovi sentieri dell’umano. Tuttavia il mero afflato paritario sul piano dei diritti si limita a riempire il vuoto, inserire l’eguale, dare corpo al vaso, attenuare la dicotomia tra ragione e sentimento, ma non spezza la logica binaria, che, anzi, si insinua anche dove le differenze sono l’humus culturale in cui cresce la possibilità di passare dal genere all’individuo. La pratica in cui ciascuno approda, transitoriamente, a se stesso in un divenire fluido di continua sperimentazione. Sul piano teorico è nodale l’apporto pionieristico di Foucault, che considera le “identità sessuali”, anche nel loro farsi storico, non un conglomerato concettuale da cui partire, ma semmai la questione stessa. Il costruzionismo queer riprende da Foucault la strategia di decostruire le identità che passano come naturali considerandole invece come complesse formazioni socio-culturali in cui si intrecciano discorsi diversi. Un approccio libertario deve e può andare oltre la decostruzione delle narrazioni che costituiscono le identità di genere, perché vi innesta l’elemento di rottura rappresentato dall’agire politico e sociale di soggetti, che si costituiscono a partire dalle proprie molteplici alterità, rivendicate ed esperite sul piano della lotta. Soggetti capaci di una autonoma produzione di senso, di relazioni, di pratiche sovversive rispetto all’ordine patriarcale, alla logica binaria, alla naturalizzazione delle relazioni sociali. A Foucault il merito di aver riconosciuto l’importanza delle relazioni di potere e la necessità di riconoscerle come tali per poterle spezzare. L’ordine patriarcale non si fonda solo sulla pretesa che la gerarchia sia biologicamente fondata ma anche sulla prospettiva culturale di identità costanti, fisse, socialmente definite. Questa pretesa consente alla gerarchia di riprodursi in ogni relazione umana. L’attacco frontale alle identità rigide ed escludenti attuato da chi vive al di là e contro i generi, i ruoli, le maschere ha una forza dirompente. La critica all’essenzialismo si nutre della decostruzione dell’identità di genere. Concepire l’identità, ogni identità, come costruzione sociale, confine mobile tra inclusione ed esclusione, è un approdo teorico che si alimenta della rottura operata dai movimenti transfemministi ed lgtbtq. All’interno delle nostre società questi percorsi fanno paura. Per le destre la riconquista dell’identità, o la difesa dell’identità minata, diviene il centro nevralgico dell’azione politica e di governo. Ogni locuzione, ogni motto si regge su un piedistallo “identitario”. Il lutto per le identità forti, smarrite e da ritrovare, attraversa anche certa sinistra, orfana di una narrazione che dia senso al proprio mondo. La deriva identitaria non è mero patrimonio delle destre sovraniste, localiste, fasciste, misogine, omofobe, razziste, perché sfiora anche ambiti di movimento, che si pretendono distanti dall’approccio essenzialista della destra. La reazione alla violenza del capitalismo, all’anomia della merce, alla feroce logica del profitto, alla paura dell’onnipotenza della tecnica rischiano di produrre mostri peggiori di quelli da cui si fugge. L’anarchismo si sta confrontando con un mondo dove, in pochi decenni, si sono dati cambiamenti epocali. La mia generazione è stata catapultata dal pallottoliere al web, dalla macchina fotografica alle immagini satellitari, dalle lettere alle chat, dai sorveglianti umani agli occhi elettronici, dal posto fisso alla incertezza strutturale, dal lavoro alla catena alle catene del telelavoro. Un lungo processo di straniamento. Il moloch tecnologico, assunto come nemico totale, ha aperto la strada ad un anarchismo che fugge in un passato immaginario, dove germogli un futuro che nega l’umano, così come si è costruito nel processo di civilizzazione, identificato tout court con la nascita e il consolidarsi della gerarchia, del dominio, della violenza dei pochi sui molti. Il futuro diviene “primitivo”, nel senso etimologico del termine, un tempo-spazio dove si torna al primus, ad una dimensione in cui l’umano si (ri)naturalizza, in una concezione essenzialista e non culturale della “natura”. Una fuga nichilista che riflette l’impotenza di fronte ad una complessità che non si riesce a capire, né a controllare: il moloch può essere distrutto solo a prezzo di rinunciare alla libertà, per rifugiarci tra le braccia esigenti e soffocanti della natura-madre. Il processo di rinaturalizzazione dell’umano operato da queste correnti nega i percorsi costruiti dalle identità fluide, disancorate, in viaggio che si reinventano fuori e contro la logica binaria dei generi. Fuggire al dominio della merce, al controllo dello stato, alla paura della tecnica che non si immagina di poter controllare, porta quest’approccio a negare la diversità e pluralità dei percorsi individuali. Manca la gerarchia formale ma non c’è traccia di libertà. L’unica libertà è quella di adeguarsi ad essere quello che “spontaneamente” saremmo, se le incrostazioni della “civiltà” non si avessero snaturat*. Da qui a negare l’aborto, le tecniche contraccettive non “naturali”, l’utilizzo di ormoni e tecniche chirurgiche per modificare il proprio corpo, il passo è stato breve. La negazione dei percorsi di decostruzione del genere conduce ad approdi non troppo distanti da quelli di preti e fascisti. Le questioni di genere vengono relegate ai margini di un discorso di trasformazione sociale, che, nella migliore delle ipotesi, le considera inessenziali. Eppure. I corpi fuori norma, i corpi fuori luogo, che scientemente si sottraggono alla logica identitaria, per fare i conti con le cesure che il genere, la classe, la razza hanno imposto ai singoli, sono pericolosamente sovversivi. Le dislocazioni, i transiti e le ricombinazioni che rompono con qualsiasi pretesa di pietrificare le identità, frantumano l’essenzialismo ed aprono una sfida su più fronti. Sfida allo Stato (etico), al patriarcato reattivo e al capitalismo. Una sfida che, non è mera astrazione o suggestione filosofica, ma si attua in pratiche di intersezione delle lotte, delle prospettive e degli immaginari capaci di dar vita ad una prospettiva inedita. Una sfida che a tutte le latitudini del pianeta si deve confrontare con la violenta reazione del patriarcato, che si traduce sia in gabbie normative, sia in violenza sistemica nei confronti delle identità mobili, irriducibili ad ogni logica binaria. L’intersezionalità tra diverse cesure identitarie, che spesso coincidono con varie forme di esclusione, permette una contestazione permanente di ogni forma di privilegio. Nessuna posizione può pretendere di riassumere in se l’oppressione e i relativi percorsi di liberazione, se non divenendo, a sua volta, escludente. In questa prospettiva il relativismo dei posizionamenti, viene superato dall’universalismo della spinta ad una radicale trasformazione della società. Maria Matteo (articolo uscito sull’ultimo numero di Umanità Nova)
Nè dio.né stato, né patriarcato
Venerdì 5 marzo Femministe, anarchiche, rivoluzionarie Incontro online con Eulalia Vega, storica e autrice di Pioniere e rivoluzionarie – Donne anarchiche in Spagna dalla rivoluzione sociale alla resistenza al franchismo, edizioni Zero in condotta Meeting alle 21 in Zoom al link: https://us02web.zoom.us/j/89085856759
Evento curato da La Miccia di Asti, Perlanera di Alessandria, Federazione Anarchica Torinese, Wild C.A.T. Torino
Domenica 7 marzo Ruoli in gioco. Rappresentazione De-Genere in piazza Carlo Alberto dalle 15,30 manifestazione antisessista Interventi, azioni performanti, musica Lunedì 8 marzo Né dio, né stato, né patriarcato giornata di lotta in giro per la città Contatti:
Wild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese corso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem
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Nei musei del nostro paese è concentrato un numero incredibile di opere d’arte, testimonianze storiche di un passato illustre, o di più passati, che va preservato e costantemente protetto, ammirato e anche riscoperto. Di seguito segnaliamo i principali musei italiani che custodiscono le opere d’arte più importanti del nostro paese, ma anche alcune piccole grandi esposizioni significative. Un’eredità non solo italiana, ma anche mondiale. La galleria degli Uffizi di Firenze La galleria degli Uffizi, detta anche galleria delle Statue e delle Pitture, è il fiore all’occhiello del patrimonio museale di Firenze, il museo più visitato d’Italia, nonché uno dei più famosi del mondo. Il percorso museale, oltre a conservare nelle sue sale le più famose opere di Giotto, Raffaello, Tiziano, Botticelli, Caravaggio, Dürer, Rubens e molti altri, comprende anche il corridoio Vasariano, le collezioni di palazzo Pitti e il giardino dei Boboli. Si consiglia, data la forte affluenza, di munirsi di un biglietto salta fila o prenotare un tour con ingresso prioritario. La galleria dell’Accademia di Firenze Il percorso museale conserva tra altre mirabili opere il celebre David (1501-1504) di Michelangelo e altre sei grandi sculture dell’artista, nonché una vasta esposizione, tra le prime al mondo, di opere pittoriche a fondo oro (Giotto, Masolino, Cimabue, Leonardo Da Vinci e altri ancora) e, infine, una pregevole collezione di antichi strumenti musicali. Per evitare che qualcosa sfugga all’attenzione, una buona idea è quella di farsi guidare nelle stanze della galleria da una guida esperta. Il museo Nazionale del Bargello di Firenze Dedicate essenzialmente alla scultura medievale e rinascimentale, le sale del Bargello ospitano alcuni capolavori di Michelangelo, Donatello, Benvenuto Cellini, mentre il complesso comprende anche le pregevoli cappelle Medicee, la chiesa di Orsanmichele, palazzo Davanzati e casa Martelli. Vista la vastità dell’esposizione, anche qui è consigliata una visita guidata. Galata, il museo del Mare di Genova Il Galata di Genova è il percorso museale più grande dell’area del Mediterraneo dedicato al mare e uno dei più moderni d’Italia. Nelle sue sale è illustrata la storia di Genova, del suo legame indissolubile con il mare e delle mille sfaccettature che questo legame porta con sé: dalle galee agli atlanti e ai globi, dai viaggi come quello di Cristoforo Colombo alla vita dei marinai fino allo sviluppo del porto di Genova dal Medioevo ai giorni nostri. Il museo Egizio di Torino Il museo Egizio di Torino è il più antico al mondo dedicato alla cultura egizia e secondo per importanza soltanto a quello del Cairo. Le sale, suddivise in cinque livelli, permettono di ammirare alcuni tra i reperti archeologici più importanti mai ritrovati come il libro dei Morti di Luefankh (332-320 a.C.), la mummia risalente al periodo Predinastico (3500 a.C.), la coeva e rarissima pittura di Gebelein, la tomba degli Ignoti, il pregevole ostrakon (frammento di ceramica) della Ballerina, le pitture a tempera ritrovate nella cappella di Maia, le statue della galleria dei Re, quella di Uahka (1760 a.C.) e infine la tomba di Kha e Merit, risalente a 3400 anni fa. Al fine di godersi al meglio la visita, potrebbe essere una buona idea acquistare un accesso prioritario o meglio ancora prenotare un tour guidato. Il museo Nazionale del Cinema di Torino Ospitato dal 1996 all’interno dell’inconfondibile e bizzarro edificio della mole Antonelliana, il museo del Cinema di Torino è uno dei più visitati d’Italia e raccoglie numerose macchine pre-cinematografiche e altrettanti oggetti provenienti dal mondo del cinema (film, libri, manifesti, stampe, locandine ecc.). I musei Reali di Torino Il circuito dei musei Reali di Torino comprende la visita al palazzo e ai giardini Reali, alla biblioteca e all’armeria Reale, alla galleria Sabauda, al museo Archeologico, a palazzo Chiablese e infine alla cappella della sacra Sindone. Da non perdere all’interno di palazzo Reale la sfarzosità tutta intagli, stucchi, dorature e affreschi della sala da Ballo e quella del Trono, il salone degli Svizzeri e la splendida scala delle Forbici. Il Cenacolo Vinciano a Milano La straordinaria Ultima Cena detta anche Cenacolo (1494-1498) di Leonardo da Vinci è oggi conservata nell’ex refettorio rinascimentale adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie di Milano. La sala, esclusivamente dedicato alla fruizione del capolavoro vinciano, è assolutamente necessaria non solo per la scoperta dell’opera ma anche per la sua precaria conservazione. Le vicissitudini e le curiosità legate all’opera meritano forse la presenza di una guida in grado di poter illustrare i tanti aspetti legati all’Ultima Cena di Leonardo e un ingresso prioritario, anche in tarda serata, per avere la sicurezza di poter accedere. La pinacoteca di Brera a Milano La galleria Nazionale d’arte Antica e Moderna ospitata presso il palazzo Brera di Milano è un complesso museale vastissimo che custodisce una delle più celebri raccolte di pittura del nostro paese, con opere appartenenti a specifiche scuole artistiche come quella lombarda, veneta, toscana, dell’Italia centrale e, inoltre, della scuola fiamminga. Il palazzo di Brera ospita inoltre numerose istituzioni artistiche note in tutto il mondo: la biblioteca Nazionale Braidense, l’osservatorio, l’orto Botanico, l’istituto Lombardo di Scienze e Lettere e infine la celebre accademia di Belle Arti di Brera. Un’esperienza guidata all’interno delle suggestive sale dell’accademia potrebbe essere davvero un’ottima idea. Il museo del palazzo Ducale di Mantova Le sale della reggia dei Gonzaga di Mantova custodiscono alcune delle opere migliori di Mantegna, tra cui i meravigliosi affreschi della camera degli Sposi (1464-1475), Rubens, Palma il Giovane, Daniel van den Dyck, tanto da meritarsi un posto all’interno dei musei più importanti del nostro paese. Il complesso museale comprende la corte Vecchia, la domus Nova, la corte Nuova, la basilica Palatina di Santa Barbara e il quattrocentesco castello di San Giorgio. Il museo Archeologico di Venezia Il museo, sito in piazza San Marco presso le procuratie Nuove, dalla fine del Cinquecento raccoglie numerose collezioni private veneziane comprendenti antichissime opere risalenti al periodo greco e romano. Le gallerie dell’Accademia di Venezia Ai piedi del ponte dell’Accademia, l’antico complesso un tempo formato dalla chiesa di Santa Maria della Carità, il convento dei Lateranensi e la scuola Grande, dall’inizio dell’Ottocento ospita l’accademia di Belle Arti della città lagunare, nonché la più importante collezione di arte veneziana e veneta del mondo, con dipinti databili dal XIV al XVIII secolo. Tra gli artisti esposti si segnalano Piero della Francesco, Giovanni Bellini, Leonardo da Vinci con il suo Uomo Vitruviano, Andrea Mantegna, Giorgione, Cosmé Tura, Palma il Vecchio, Giambattista Tiepolo, Giorgio Vasari e Francesco Hayez. Il museo Storico del castello di Miramare Il museo allestito all’interno del castello di Miramare a Trieste, eretto intorno alla metà dell’Ottocento per volere di Massimiliano d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria, è uno dei musei più visitati d’Italia. L’elegante e suggestiva struttura in pietra chiara affacciata sul golfo di Trieste conserva ancora gli arredi originali dell’epoca e numerose testimonianze della vita dei proprietari, l’arciduca Massimiliano e sua moglie Carlotta del Belgio, prima di diventare la residenza del duca Amedeo d’Aosta. All’interno sono da segnalare la sfarzosa sala dei Regnanti, la bella sala della Musica e la sala ispirata all’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano aveva prestato servizio nella Marina Austriaca, mentre all’esterno il parco circostante il castello e il superbo giardino all’inglese permettono di effettuare piacevoli passeggiate di fronte al mare. Il castello è visitabile in completa autonomia o con tour privato. La galleria Nazionale delle Marche Ospitata nelle sale del palazzo Ducale di Urbino, questa interessante collezione comprende le opere più importanti del Rinascimento urbinate promosso alla corte di Federico da Montefeltro, tra cui alcuni capolavori di Raffaello, Piero della Francesca e Federico Barocci. Il museo nazionale di castel Sant’Angelo a Roma Il percorso museale allestito all’interno dell’imponente castel Sant’Angelo si sviluppa in 7 livelli che illustrano in maniera approfondita la storia, le modifiche architettoniche e gli usi ai quali la fortezza fu adibita durante i secoli, sin dal 135 d.C., ovvero quando in questo luogo l’imperatore Adriano fece costruire il mausoleo funebre per sé e la sua famiglia fino alla riorganizzazione voluta da papa Farnese nel Settecento, quando qui fu imprigionato, tra gli altri, il conte di Cagliostro. La galleria Borghese di Roma Sita all’interno della magnifica villa Borghese Pinciana, il percorso museale espone molte impareggiabili sculture di Gian Lorenzo Bernini, numerose tele del Caravaggio e pregevoli opere del Bronzino, Antonio Canova, Raffaello, Perugino, Lorenzo Lotto, Antonello da Messina, Rubens, Bellini, Correggio, Parmigianino, Pinturicchio e Tiziano. All’interno delle sale della villa è possibile muoversi in autonomia, oppure in alternativa con un tour privato. I musei Vaticani e la cappella Sistina La grande stagione di fervore artistico promossa da papa Giulio II all’inizio del Cinquecento che ha impreziosito la basilica di San Pietro, ha dato inoltre vita alle stupende collezioni dei musei Vaticani, con gli affreschi e le opere di Giotto, le stanze papali dipinte da Michelangelo e Raffaello, la galleria Lapidaria, quella delle carte Geografiche, l’appartamento Borgia e il giardino con il celebre gruppo statuario del Laocoonte. Lo straordinario patrimonio, tutto italiano, che adorna gli spazi dei musei vaticani si condensa infine nella superba cappella Sistina con il Giudizio Universale (1508-1512) e gli affreschi della volta (1535-1541) realizzati da Michelangelo. Le pareti della cappella non sono di certo da meno, impreziosite da un ciclo di affreschi realizzati dai massimi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento: da Botticelli al Perugino, dal Pinturicchio al Ghirlandaio. Vista l’elevata affluenza si consiglia di dotarsi preventivamente di un biglietto con ingresso prioritario. Il museo Archeologico Nazionale di Napoli Il museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) vanta forse il più ricco patrimonio archeologico d’Italia. Esso comprende infatti i reperti dell’antica Neapolis, la collezione Farnese con pregevoli reperti provenienti dall’antica Roma, le collezioni Borboniche con i reperti provenienti da Pompei, la collezione Egizia e altre importanti collezioni private (Borgia, Santagelo, Stevens e Spinelli). Vista la grande quantità di reperti e opere degne di interesse, un tour guidato è l’ideale per poter comprendere appieno il valore di quanto esposto. Il museo Civico Archeologico “Giovanni Marongiu” di Cabras Il piccolo museo di Cabras, in Sardegna, custodisce gli importanti reperti archeologici ritrovati nella suggestiva penisola del Sinis, sul golfo di Oristano, colonizzato in epoche antichissime. Il percorso museale custodisce e continua a raccogliere ancora oggi quanto ritrovato nel insediamento neolitico di Cuccuru is Arrius, in quello nuragico di Sa Osa, nel sito archeologico di Tharros (età fenicio-punica), nonché i resti del relitto romano dell’isola di Mal di Ventre. Pezzo forte del museo, davvero da non perdere, sono i resti del complesso statuario dei giganti di Mont’e Prama. Il museo dell’ex Stabilimento Florio e delle tonnare di Favignana e Formica Concludiamo questo excursus sui musei più importanti d’Italia con un piccolo e suggestivo museo sito sulla splendida isola di Favignana, ovvero quello ospitato nello storica tonnara appartenuta alla famiglia Florio per oltre un secolo tra Ottocento e Novecento. Splendido esempio di archeologia industriale, perfettamente recuperato e conservato, la tonnara ospita al suo interno un innovativo museo, con sale multimediali che ripercorrono la storia della mattanza, la cruenta pesca del tonno, e della tonnara, e un interessante Antiquarium con reperti archeologici ritrovati nell’arcipelago siciliano delle isole Egadi e risalenti alla prima guerra Punica (III secolo a.C.). https://ift.tt/2O9d5Xc I 20 musei più visitati d’Italia Nei musei del nostro paese è concentrato un numero incredibile di opere d’arte, testimonianze storiche di un passato illustre, o di più passati, che va preservato e costantemente protetto, ammirato e anche riscoperto. Di seguito segnaliamo i principali musei italiani che custodiscono le opere d’arte più importanti del nostro paese, ma anche alcune piccole grandi esposizioni significative. Un’eredità non solo italiana, ma anche mondiale. La galleria degli Uffizi di Firenze La galleria degli Uffizi, detta anche galleria delle Statue e delle Pitture, è il fiore all’occhiello del patrimonio museale di Firenze, il museo più visitato d’Italia, nonché uno dei più famosi del mondo. Il percorso museale, oltre a conservare nelle sue sale le più famose opere di Giotto, Raffaello, Tiziano, Botticelli, Caravaggio, Dürer, Rubens e molti altri, comprende anche il corridoio Vasariano, le collezioni di palazzo Pitti e il giardino dei Boboli. Si consiglia, data la forte affluenza, di munirsi di un biglietto salta fila o prenotare un tour con ingresso prioritario. La galleria dell’Accademia di Firenze Il percorso museale conserva tra altre mirabili opere il celebre David (1501-1504) di Michelangelo e altre sei grandi sculture dell’artista, nonché una vasta esposizione, tra le prime al mondo, di opere pittoriche a fondo oro (Giotto, Masolino, Cimabue, Leonardo Da Vinci e altri ancora) e, infine, una pregevole collezione di antichi strumenti musicali. Per evitare che qualcosa sfugga all’attenzione, una buona idea è quella di farsi guidare nelle stanze della galleria da una guida esperta. Il museo Nazionale del Bargello di Firenze Dedicate essenzialmente alla scultura medievale e rinascimentale, le sale del Bargello ospitano alcuni capolavori di Michelangelo, Donatello, Benvenuto Cellini, mentre il complesso comprende anche le pregevoli cappelle Medicee, la chiesa di Orsanmichele, palazzo Davanzati e casa Martelli. Vista la vastità dell’esposizione, anche qui è consigliata una visita guidata. Galata, il museo del Mare di Genova Il Galata di Genova è il percorso museale più grande dell’area del Mediterraneo dedicato al mare e uno dei più moderni d’Italia. Nelle sue sale è illustrata la storia di Genova, del suo legame indissolubile con il mare e delle mille sfaccettature che questo legame porta con sé: dalle galee agli atlanti e ai globi, dai viaggi come quello di Cristoforo Colombo alla vita dei marinai fino allo sviluppo del porto di Genova dal Medioevo ai giorni nostri. Il museo Egizio di Torino Il museo Egizio di Torino è il più antico al mondo dedicato alla cultura egizia e secondo per importanza soltanto a quello del Cairo. Le sale, suddivise in cinque livelli, permettono di ammirare alcuni tra i reperti archeologici più importanti mai ritrovati come il libro dei Morti di Luefankh (332-320 a.C.), la mummia risalente al periodo Predinastico (3500 a.C.), la coeva e rarissima pittura di Gebelein, la tomba degli Ignoti, il pregevole ostrakon (frammento di ceramica) della Ballerina, le pitture a tempera ritrovate nella cappella di Maia, le statue della galleria dei Re, quella di Uahka (1760 a.C.) e infine la tomba di Kha e Merit, risalente a 3400 anni fa. Al fine di godersi al meglio la visita, potrebbe essere una buona idea acquistare un accesso prioritario o meglio ancora prenotare un tour guidato. Il museo Nazionale del Cinema di Torino Ospitato dal 1996 all’interno dell’inconfondibile e bizzarro edificio della mole Antonelliana, il museo del Cinema di Torino è uno dei più visitati d’Italia e raccoglie numerose macchine pre-cinematografiche e altrettanti oggetti provenienti dal mondo del cinema (film, libri, manifesti, stampe, locandine ecc.). I musei Reali di Torino Il circuito dei musei Reali di Torino comprende la visita al palazzo e ai giardini Reali, alla biblioteca e all’armeria Reale, alla galleria Sabauda, al museo Archeologico, a palazzo Chiablese e infine alla cappella della sacra Sindone. Da non perdere all’interno di palazzo Reale la sfarzosità tutta intagli, stucchi, dorature e affreschi della sala da Ballo e quella del Trono, il salone degli Svizzeri e la splendida scala delle Forbici. Il Cenacolo Vinciano a Milano La straordinaria Ultima Cena detta anche Cenacolo (1494-1498) di Leonardo da Vinci è oggi conservata nell’ex refettorio rinascimentale adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie di Milano. La sala, esclusivamente dedicato alla fruizione del capolavoro vinciano, è assolutamente necessaria non solo per la scoperta dell’opera ma anche per la sua precaria conservazione. Le vicissitudini e le curiosità legate all’opera meritano forse la presenza di una guida in grado di poter illustrare i tanti aspetti legati all’Ultima Cena di Leonardo e un ingresso prioritario, anche in tarda serata, per avere la sicurezza di poter accedere. La pinacoteca di Brera a Milano La galleria Nazionale d’arte Antica e Moderna ospitata presso il palazzo Brera di Milano è un complesso museale vastissimo che custodisce una delle più celebri raccolte di pittura del nostro paese, con opere appartenenti a specifiche scuole artistiche come quella lombarda, veneta, toscana, dell’Italia centrale e, inoltre, della scuola fiamminga. Il palazzo di Brera ospita inoltre numerose istituzioni artistiche note in tutto il mondo: la biblioteca Nazionale Braidense, l’osservatorio, l’orto Botanico, l’istituto Lombardo di Scienze e Lettere e infine la celebre accademia di Belle Arti di Brera. Un’esperienza guidata all’interno delle suggestive sale dell’accademia potrebbe essere davvero un’ottima idea. Il museo del palazzo Ducale di Mantova Le sale della reggia dei Gonzaga di Mantova custodiscono alcune delle opere migliori di Mantegna, tra cui i meravigliosi affreschi della camera degli Sposi (1464-1475), Rubens, Palma il Giovane, Daniel van den Dyck, tanto da meritarsi un posto all’interno dei musei più importanti del nostro paese. Il complesso museale comprende la corte Vecchia, la domus Nova, la corte Nuova, la basilica Palatina di Santa Barbara e il quattrocentesco castello di San Giorgio. Il museo Archeologico di Venezia Il museo, sito in piazza San Marco presso le procuratie Nuove, dalla fine del Cinquecento raccoglie numerose collezioni private veneziane comprendenti antichissime opere risalenti al periodo greco e romano. Le gallerie dell’Accademia di Venezia Ai piedi del ponte dell’Accademia, l’antico complesso un tempo formato dalla chiesa di Santa Maria della Carità, il convento dei Lateranensi e la scuola Grande, dall’inizio dell’Ottocento ospita l’accademia di Belle Arti della città lagunare, nonché la più importante collezione di arte veneziana e veneta del mondo, con dipinti databili dal XIV al XVIII secolo. Tra gli artisti esposti si segnalano Piero della Francesco, Giovanni Bellini, Leonardo da Vinci con il suo Uomo Vitruviano, Andrea Mantegna, Giorgione, Cosmé Tura, Palma il Vecchio, Giambattista Tiepolo, Giorgio Vasari e Francesco Hayez. Il museo Storico del castello di Miramare Il museo allestito all’interno del castello di Miramare a Trieste, eretto intorno alla metà dell’Ottocento per volere di Massimiliano d’Asburgo-Lorena arciduca d’Austria, è uno dei musei più visitati d’Italia. L’elegante e suggestiva struttura in pietra chiara affacciata sul golfo di Trieste conserva ancora gli arredi originali dell’epoca e numerose testimonianze della vita dei proprietari, l’arciduca Massimiliano e sua moglie Carlotta del Belgio, prima di diventare la residenza del duca Amedeo d’Aosta. All’interno sono da segnalare la sfarzosa sala dei Regnanti, la bella sala della Musica e la sala ispirata all’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano aveva prestato servizio nella Marina Austriaca, mentre all’esterno il parco circostante il castello e il superbo giardino all’inglese permettono di effettuare piacevoli passeggiate di fronte al mare. Il castello è visitabile in completa autonomia o con tour privato. La galleria Nazionale delle Marche Ospitata nelle sale del palazzo Ducale di Urbino, questa interessante collezione comprende le opere più importanti del Rinascimento urbinate promosso alla corte di Federico da Montefeltro, tra cui alcuni capolavori di Raffaello, Piero della Francesca e Federico Barocci. Il museo nazionale di castel Sant’Angelo a Roma Il percorso museale allestito all’interno dell’imponente castel Sant’Angelo si sviluppa in 7 livelli che illustrano in maniera approfondita la storia, le modifiche architettoniche e gli usi ai quali la fortezza fu adibita durante i secoli, sin dal 135 d.C., ovvero quando in questo luogo l’imperatore Adriano fece costruire il mausoleo funebre per sé e la sua famiglia fino alla riorganizzazione voluta da papa Farnese nel Settecento, quando qui fu imprigionato, tra gli altri, il conte di Cagliostro. La galleria Borghese di Roma Sita all’interno della magnifica villa Borghese Pinciana, il percorso museale espone molte impareggiabili sculture di Gian Lorenzo Bernini, numerose tele del Caravaggio e pregevoli opere del Bronzino, Antonio Canova, Raffaello, Perugino, Lorenzo Lotto, Antonello da Messina, Rubens, Bellini, Correggio, Parmigianino, Pinturicchio e Tiziano. All’interno delle sale della villa è possibile muoversi in autonomia, oppure in alternativa con un tour privato. I musei Vaticani e la cappella Sistina La grande stagione di fervore artistico promossa da papa Giulio II all’inizio del Cinquecento che ha impreziosito la basilica di San Pietro, ha dato inoltre vita alle stupende collezioni dei musei Vaticani, con gli affreschi e le opere di Giotto, le stanze papali dipinte da Michelangelo e Raffaello, la galleria Lapidaria, quella delle carte Geografiche, l’appartamento Borgia e il giardino con il celebre gruppo statuario del Laocoonte. Lo straordinario patrimonio, tutto italiano, che adorna gli spazi dei musei vaticani si condensa infine nella superba cappella Sistina con il Giudizio Universale (1508-1512) e gli affreschi della volta (1535-1541) realizzati da Michelangelo. Le pareti della cappella non sono di certo da meno, impreziosite da un ciclo di affreschi realizzati dai massimi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento: da Botticelli al Perugino, dal Pinturicchio al Ghirlandaio. Vista l’elevata affluenza si consiglia di dotarsi preventivamente di un biglietto con ingresso prioritario. Il museo Archeologico Nazionale di Napoli Il museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) vanta forse il più ricco patrimonio archeologico d’Italia. Esso comprende infatti i reperti dell’antica Neapolis, la collezione Farnese con pregevoli reperti provenienti dall’antica Roma, le collezioni Borboniche con i reperti provenienti da Pompei, la collezione Egizia e altre importanti collezioni private (Borgia, Santagelo, Stevens e Spinelli). Vista la grande quantità di reperti e opere degne di interesse, un tour guidato è l’ideale per poter comprendere appieno il valore di quanto esposto. Il museo Civico Archeologico “Giovanni Marongiu” di Cabras Il piccolo museo di Cabras, in Sardegna, custodisce gli importanti reperti archeologici ritrovati nella suggestiva penisola del Sinis, sul golfo di Oristano, colonizzato in epoche antichissime. Il percorso museale custodisce e continua a raccogliere ancora oggi quanto ritrovato nel insediamento neolitico di Cuccuru is Arrius, in quello nuragico di Sa Osa, nel sito archeologico di Tharros (età fenicio-punica), nonché i resti del relitto romano dell’isola di Mal di Ventre. Pezzo forte del museo, davvero da non perdere, sono i resti del complesso statuario dei giganti di Mont’e Prama. Il museo dell’ex Stabilimento Florio e delle tonnare di Favignana e Formica Concludiamo questo excursus sui musei più importanti d’Italia con un piccolo e suggestivo museo sito sulla splendida isola di Favignana, ovvero quello ospitato nello storica tonnara appartenuta alla famiglia Florio per oltre un secolo tra Ottocento e Novecento. Splendido esempio di archeologia industriale, perfettamente recuperato e conservato, la tonnara ospita al suo interno un innovativo museo, con sale multimediali che ripercorrono la storia della mattanza, la cruenta pesca del tonno, e della tonnara, e un interessante Antiquarium con reperti archeologici ritrovati nell’arcipelago siciliano delle isole Egadi e risalenti alla prima guerra Punica (III secolo a.C.). I musei italiani da visitare sono davvero moltissimi e dislocati in quasi tutte le città del nostro Paese, da Torino a Roma, da Napoli alle Trieste.
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✓Palazzo Reale di Torino è la prima e più importante tra le residenze sabaude in Piemonte, teatro della politica del regno sabaudo per almeno tre secoli. ✓È collocato nel cuore della città, nella Piazzetta Reale adiacente alla centralissima Piazza Castello, da cui si dipartono le principali arterie del centro storico. ✓Rappresenta il cuore della corte sabauda, simbolo del potere della dinastia e, congiuntamente alle altre dimore reali della cintura torinese, come la reggia di Venaria Reale, la Palazzina di caccia di Stupinigi o il castello del Valentino, è parte integrante dei beni dichiarati dall'UNESCO quali Patrimonio dell'Umanità. ✓Nel 2016 confluisce nei Musei Reali[1] insieme alla Galleria Sabauda, Armeria Reale, Biblioteca Reale, Palazzo Chiablese e Museo di antichità. Nel 2018 l'intero complesso, incluse le mostre ospitate nelle Sale Chiablese, è stato visitato da 515.632 visitatori. ✓Storia . Il palazzo, destinato a residenza reale, venne progettato tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento da Ascanio Vittozzi. Alla morte di quest'ultimo, i lavori vennero affidati, durante la reggenza di Cristina di Francia, a Carlo di Castellamonte. https://www.instagram.com/p/B5z6WYFqNK7/?igshid=1lhjrpzmwfkgj
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Le botteghe a Torino
esterni e interni tra 1750 e 1930
a cura di Chiara Ronchetta
Centro studi piemontesi, Torino 2001, 302 pagine, ISBN 9788882620837
euro 45,00
email if you want to buy :[email protected]
I locali e gli arredi commerciali storici rappresentano una componente non irrilevante del patrimonio culturale piemontese. Presenti, e ancora numerosi, non solo a Torino, ma anche in molti centri storici della regione, essi costituiscono motivo di scoperta e curiosità per il turista, oggetto d’interesse per chi osserva la città attento alla forma e agli stili dell’arredo urbano, luoghi infine nobilitati da episodi di rilievo storico o, più semplicemente, ambienti accoglienti. Le botteghe a Torino propone uno sguardo su manufatti e locali la cui importanza si manifesta nelle forme e nella qualità degli oggetti, nelle scelte del decoro urbano e nelle attività sociali ed economiche legate alla vita della città. Il volume documenta le botteghe torinesi più significative, in particolare quelle che conservano arredi interni antichi, o che utilizzano attrezzature particolari. Emergono alcune categorie prevalenti per presenza continua nel tempo, come ad esempio le farmacie, le confetterie, i caffè, che ancora oggi mostrano ambienti preziosi e raffinati legati al gusto del momento e all’importanza dell’attività. L’accurata descrizione delle diverse tipologie è condotta attraverso dettagliate schede ricche di fotografie.
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DECLINAZIONI CONTEMPORANEE: Residenze d’artista e nuove installazioni site-specific
Il MAO (Museo d’Arte Orientale) di Torino sta portando avanti un programma ambizioso di residenze d'artista e commissioni site-specific, sotto la direzione di Davide Quadrio. Questo programma, iniziato nel 2022, si propone di utilizzare l'arte contemporanea come veicolo per favorire la creazione di nuove interpretazioni e narrazioni plurali, oltre che come motore di valorizzazione del ricco patrimonio museale del MAO. L'obiettivo di questo dialogo virtuoso è quello di generare connessioni inaspettate e stimolare riflessioni più ampie sulla cultura orientale e contemporanea. In occasione di Artissima 2023, una delle principali fiere d'arte contemporanea in Italia, il MAO ha il piacere di presentare al pubblico quattro nuove prestigiose commissioni che sono il risultato tangibile di questo progetto pluriennale. Queste commissioni rappresentano un'importante tappa nel percorso di evoluzione del museo, poiché consentono ai visitatori di immergersi in opere d'arte create da talentuosi artisti contemporanei che lavorano in residenza presso il MAO. Una delle commissioni di spicco è "Il Rituale del Serpente" di Marzia Migliora, un'artista con una vasta gamma di competenze artistiche, tra cui fotografia, video, suono, performance, installazione e disegno. Durante la sua residenza, Marzia Migliora ha trascorso mesi immersa nelle opere d'arte custodite nei depositi del museo, assimilando oggetti, stilemi e immagini dalla collezione museale. Questi elementi sono stati trasformati in un composito alfabeto utilizzato per creare "Il Rituale del Serpente". Il titolo dell'opera si riferisce all'omonimo libro dello storico dell'arte tedesco Aby Warburg, che descrive i cerimoniali degli indiani Pueblo osservati durante un viaggio nel sud-ovest degli Stati Uniti alla fine del XIX secolo. Marzia Migliora ha applicato il metodo warburghiano, un innovativo strumento di connessione tra la storia dell'arte e altre discipline storico-scientifiche, per selezionare e analizzare le opere delle collezioni del MAO. L'opera risultante è costituita da arazzi intitolati "Il Rituale del Serpente" e impegna parzialmente lo scalone monumentale d'ingresso del museo. Questi arazzi hanno origine da un grande rotolo di carta disegnato dall'artista con una tecnica mista di collage, frottage e disegno. Il disegno è stato realizzato partendo da alcuni oggetti rituali e sculture della collezione del MAO, che attualmente non sono esposti nel percorso di visita del museo. In questo grande disegno, soggetti di diverse nature, epoche e culture si intrecciano e interferiscono tra loro, creando una narrazione per immagini in cui ogni elemento convive in un ambiente parossistico e astorico. Inoltre, Marzia Migliora ha collaborato con Giovanni Bonotto (A Collection) per trasformare il disegno originale in cinque arazzi. Questi arazzi rappresentano una sorta di tessitura del tempo e della storia e sono esposti davanti agli occhi dei visitatori come una sorta di sudario di una realtà antropica contemporanea e sofferente. Affronta il tema della produzione tessile e le conseguenze sociali di questo processo, gettando un ponte simbolico tra le collezioni del Museo d’Arte Orientale di Torino e il tempo contemporaneo. L'opera su carta intitolata "Paradossi dell’abbondanza #54, Il Rituale del serpente" sarà esposta in anteprima nella mostra "Green Snake: women-centred ecologies" a cura di Kathryn Weir e Xue Tan al Tai Kwun Contemporary, Hong Kong. Questo dimostra il riconoscimento e l'importanza di questa opera a livello internazionale. Oltre a "Il Rituale del Serpente", il MAO presenta anche altre tre commissioni altrettanto affascinanti. "Flying Kodama" di Kengo Kuma è una nuova installazione situata all'ingresso del museo. Questa sfera di 120 cm di diametro è composta da tessere di frassino massello chiaro che si incastrano tra loro, creando un contrasto tra la leggerezza del legno e la solidità della volta storica del museo. "Kodama" è un termine giapponese che significa "spirito dell'albero" o "spirito della foresta", e l'installazione è il risultato di una ricerca plastico/strutturale che Kuma ha sviluppato nel corso degli anni. La sfera, grazie a strisce LED invisibili che la illuminano dall'interno, crea un gioco di luci e penombre, dando vita a uno spazio misterioso e onirico che richiama la cultura giapponese e la filosofia zen. Questa installazione rappresenta un'interpretazione contemporanea del concetto di "vuoto" presente nella cultura orientale, un elemento fondamentale che amplifica il significato della sfera di Kuma. Un aspetto degno di nota di "Flying Kodama" è la collaborazione tra il museo e il laboratorio D3Wood di Lecco, con il supporto economico e tecnologico dell'azienda SCM Group, fornitrice delle macchine per la realizzazione dell'opera. La collaborazione scientifica del Professor Marco Imperadori, docente al Politecnico di Milano e Responsabile scientifico di Arte Sella Architettura, ha contribuito a rendere questa installazione possibile. La terza commissione, "Le son de la pierre" di LEE Mingwei, è un'installazione che utilizza un disco di ceramica, una pietra e un supporto di granito come metafore dell'inerzia umana e del potenziale di cambiamento. L'opera rappresenta l'atto di rompere il disco e successivamente ripararlo usando la tecnica giapponese del Kintsugi. Questa azione funziona sia come gesto fisico che come metafora, sottolineando il potere trasformativo dell'imperfezione e della resilienza. LEE Mingwei è noto per le sue installazioni site-specific che coinvolgono il pubblico in azioni che possono avere un impatto emotivo profondo, e "Le son de la pierre" non fa eccezione. La quarta e ultima commissione, "Gigli, cinghiali, qualche carpa e poi conigli, galline e asini in gran quantità" di Francesco Simeti, è un progetto di wallpaper realizzato per la zona di accoglienza del museo. Quest'opera è stata realizzata in collaborazione con l'associazione Giglio Onlus, un'organizzazione benefica che offre ospitalità gratuita alle famiglie con bambini ricoverati in ospedale. "Gigli, cinghiali, qualche carpa e poi conigli, galline e asini in gran quantità" rappresenta un mondo fantastico popolato da animali e fiori stilizzati che accoglie i visitatori e li introduce all'esperienza del museo. L'opera di Simeti, insieme alla collaborazione con Giglio Onlus, dimostra come il MAO sia impegnato non solo nell'arte e nella cultura orientale, ma anche nel contribuire a scopi benefici all'interno della comunità. Questa commissione rappresenta una connessione tangibile tra il museo e la città di Torino, un'opportunità di condividere l'arte con un pubblico diversificato e di sostenere un'organizzazione che svolge un ruolo fondamentale nella vita delle famiglie colpite da situazioni difficili. In conclusione, queste quattro commissioni presentate dal MAO in occasione di Artissima 2023 rappresentano un esempio eccellente di come il museo stia esplorando nuovi modi di coinvolgere il pubblico, di connettersi con il tessuto sociale e culturale di Torino, e di promuovere un dialogo dinamico tra arte contemporanea e cultura orientale. Questi progetti offrono un'esperienza coinvolgente ai visitatori, inducendoli a riflettere e a esplorare il mondo dell'arte e della cultura in maniera innovativa e significativa. Il MAO si conferma così come una istituzione museale all'avanguardia che sfrutta l'arte contemporanea per creare connessioni inaspettate e promuovere un dialogo interculturale e multidisciplinare. Articolo di R.C. Read the full article
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L’enigma dell’organizzazione
Da Commonware, recensione di Marco Scavino, Potere operaio. La storia. La teoria, vol. I (Derive Approdi 2018, qui la scheda)
«Compagni, l’unico modo per non correre rischi è di andare a pescare trote nel lago di Garda, in tutte le altre occasioni si corrono dei rischi».
È in questa frase, che l’autore di Potere operaio. La storia. La teoria, vol. I (Derive Approdi 2018) riporta e ipotizza attribuibile a Guido Bianchini – uno delle figure maggiormente decisive di questa storia collettiva e colpevolmente meno approfondite dalla ricerca degli storici –, che può essere riassunto il senso della parabola nazionale dell’organizzazione più intelligente, contraddittoria, sofferta e intransigente che nella prima metà degli anni Settanta più si è fatta erede – legittima o meno – degli strumenti temprati dall’operaismo politico degli anni Sessanta. Il rischio di chi tenta di anticipare una linea di tendenza, di chi osa agire una scommessa politica, di chi mette in gioco la propria vita attraverso la militanza, ma soprattutto il rischio di misurarsi con il nodo dell’organizzazione rivoluzionaria dell’autonomia operaia e proletaria, il vero filo rosso – mai sciolto – che accompagna la vicenda che va dall’operaismo all’Autonomia e che sostanzia in tutta la sua complessità l’esperienza di Potere Operaio in un periodo e in un contesto storicamente determinati.
Il (primo) libro su Potere Operaio di Derive Approdi, quindi: era ora, fatecelo dire. Un libro necessario e molto atteso, la cui assenza si è fatta sentire sugli scaffali sia dello storico che del militante, di fianco ai volumi che la casa editrice romana ha già pubblicato sull’operaismo, sugli autonomi, sulle riviste e sui movimenti del “lungo ‘68”, e di recente sulle organizzazioni armate degli anni Settanta. Un vuoto che l’autore ha iniziato a colmare con rigore analitico e capacità di sintesi, raggiungendo l’obiettivo di fare luce, finalmente con gli strumenti scientifici del metodo storiografico e non con quelli spuntati del giornalismo, sui nodi – appunto, irrisolti – di un’esperienza paradigmatica per i suoi caratteri di approfondimento e anticipazione di «una storia molto più grande» (p. 26).
Scavino non poteva che cominciare con il ripercorrere la partecipazione da protagonisti di diversi militanti tra i più significativi di Potere Operaio all’apprendistato operaista nel decennio precedente la formazione del gruppo. La parabola di Potere Operaio, infatti, affonda le propri radici teoriche e politiche nel “ritorno a Marx” degli anni Sessanta, un tentativo di svecchiare, de-ideologizzandolo da dogmi e incrostazioni, il marxismo professato dal Movimento Operaio ufficiale, ancora incagliato su categorie e letture di matrice terzinternazionalista non più adeguate a interpretare e agire l’inedita situazione di classe venutasi a creare in Italia dopo la risposta capitalista alla precedente fase di lotte operaie, risposta passata mediante l’innovazione fordista-taylorista della fabbrica e, di conseguenza, della società. «Non si poteva più fare riferimento ai modelli di rivoluzione e di organizzazione del passato, proprio perché erano cambiate le basi materiali, di classe (la composizione politica, appunto) del movimento» (p. 57): stava qui uno degli aspetti più di rottura della prassi operaista mutuata da Potere Operaio. È in quel contesto che piccoli gruppi di militanti-intellettuali – più o meno emarginati dalle organizzazioni della sinistra, Partito comunista e Cgil in primis – riuniti intorno a riviste come «Quaderni rossi» e «classe operaia» elaborano le coordinate di un punto di vista, di un metodo di lavoro e di uno stile della militanza comuni (sia nell’intervento politico di massa che nel suo rapporto con la ricerca teorica) che verranno poi trasmessi e rielaborati da Potere Operaio, e attraverso questa socializzazione – passata attraverso anche uno sterminato apparato di fogli di lotta, opuscoli, riviste e pubblicazioni – sarebbero diventati una cultura politica diffusa tra le nuove generazioni di militanti politici di classe formatesi durante e dopo il biennio rosso 1968-‘69. Composizione e ricomposizione di classe, operaio-massa, rifiuto del lavoro, piano del capitale, autonomia operaia sono un patrimonio comune del lessico politico del movimento rivoluzionario degli anni Settanta, armi concettuali forgiate in quella incredibile stagione di intervento, conricerca e partecipazione dentro ai conflitti operai nelle fabbriche di Torino, Milano, Porto Marghera, Ferrara, Modena.
È già in questo primo passaggio, in cui i militanti operaisti intercettano l’emergere di una conflittualità operaia espressa in lotte e comportamenti spuri e ambigui ma sempre più radicali, diffusi ed efficaci, che si pone la questione dell’organizzazione: «Per tutti era in corso un processo di ricomposizione politica delle lotte, ma la discriminante era ormai netta: riguardava il rapporto con le organizzazioni, la possibilità di lavorare al loro interno per modificarne le scelte e gli orientamenti strategici, o al contrario la scelta di stare dentro il fenomeno tumultuoso del movimento per farne un soggetto rivoluzionario di massa autonomo e alternativo» (p. 51). Se per alcuni, come Tronti, l’internità al movimento operaio ufficiale non sarebbe mai stata messa in discussione, per il gruppo veneto-emiliano – l’unico con un significativo e concreto radicamento di intervento in realtà operaie – era l’internità strategica ai reali movimenti della classe e alle dinamiche tendenziali del conflitto il terreno su cui basare ogni ipotesi di intervento, di sviluppo organizzativo e di potere. L’autore di questo importante sviluppo ne dà conto, dilungandosi con estrema chiarezza sui motivi per cui la postura operaista, per propria sua natura, non avrebbe potuto cristallizzarsi in una semplice scuola filosofica di pensiero, in un’ennesima eresia settaria del marxismo o in uno dei tanti tentativi di creare un’area di dissidenza alla sinistra del movimento operaio ufficiale.
Dalla ricognizione di tale prassi metodologica Scavino passa così a descrivere la formazione, ben prima dell’autunno caldo del 1969, del Potere Operaio veneto-emiliano, un’embrionale forma di rete stabile, coordinata dall’omonimo foglio di lotta, fra organismi di base disseminati tra i poli chimici di Porto Marghera e Ferrara e la piccola fabbrica diffusa emiliana. Il network aveva lo scopo di sostenere – approfondendola, allargandola e dispiegandola – quella «spontaneità organizzata» cifra della nuova e sempre più montante conflittualità autonoma operaia, sfuggente al controllo delle organizzazioni della sinistra, considerate come soggetti passati a cogestire lo sviluppo del piano del capitale con il compito di controllare e mediare le lotte per incanalarne la forza su programmi di soluzione riformista della crisi e innovazione capitalistica.
Lo storico qui mette in risalto il diverso piano d’intervento su cui agivano i militanti veneto-emiliani di Potere Operaio: la concezione dell’organizzazione e i compiti della militanza appaiono trarre significato piuttosto dal loro porsi come agenti catalizzatori al servizio e in funzione della ricomposizione di classe che nell’orizzonte di accrescimento geometrico della propria singola formazione. Ovvero, «l’alternativa non era creare dei piccoli gruppi minoritari, ma conquistare una posizione di forza nelle lotte, dalla quale contendere a partito e sindacato la direzione politica dello scontro di classe» (p.75), attraverso cui tradurre l’autonomia di classe, le sue forme di massa e i suoi contenuti rivendicativi (meno lavoro, più salario uguale per tutti) in un programma operaio di rottura degli equilibri generali del sistema. Un modello ben distante dalla prassi che avrebbe caratterizzato la militanza nei gruppuscoli e partitini della sinistra estrema o extraparlamentare.
L’incontro/scontro del metodo veneto-emiliano con nuclei militanti di Torino e Milano e il movimento studentesco del 1968 – soprattutto quello romano e fiorentino, con cui nacque nella primavera del 1969 il progetto de «La Classe», giornale che voleva essere mezzo di circolazione e generalizzazione delle lotte per stimolare l’elaborazione di linea politica nel movimento – è illustrato da Scavino come il fattore determinante che permise alla teoria operaista di farsi politica di massa, contaminandosi e rielaborandosi con la carica e le istanze apportate dalle nuove generazioni militanti davanti alle fabbriche: l’attitudine antiautoritaria e assembleare degli studenti, la riflessione sull’istituto capitalista della scuola, l’analisi di nuove figure centrali come i tecnici si fondevano con lo la prassi che aveva conricercato lo spontaneo egualitarismo e il rude materialismo pagano dei loro coetanei costretti alla catena di montaggio.
L’impalcatura portante di Potere Operaio, come organizzazione politica nazionale nata nel settembre-ottobre 1969 e disgregatasi tra 1973 e 1975, prende forma proprio qui, nella straordinaria stagione del terremoto operaio del 1968-’69, con suo epicentro Torino: nasce tra l’intuizione editoriale de «La Classe» e l’esplosione della rottura anticipata dei contratti, tra il lavoro di porta ai cancelli di Mirafiori e le barricate della battaglia di corso Traiano, tra le riunioni notturne dell’Assemblea operai-studenti e il fallimento di costituire un’organizzazione politica nazionale attorno ai comitati di base operai al Convegno delle avanguardie al Palazzetto dello sport. Una stagione che il gruppo in formazione ha vissuto in prima linea, riuscendo in modo decisivo a influenzare la circolazione dei contenuti più avanzati e unificanti, la radicalità delle forme di lotta praticate a livello di massa e, per certi momenti, anche la direzione politica delle avanguardie autonome di un movimento di classe dalle dimensione e dalle caratteristiche mai viste in precedenza – tutto ciò, almeno, nelle fasi iniziali dello scontro che diedero il via all’autunno caldo.
È a questo punto che il lavoro di ricostruzione e interpretazione di Scavino entra nel vivo del «carattere irrisolto» (p. 26) di Potere Operaio: se nello stesso nome del gruppo «si poneva in tutta la sua drammaticità storica il problema di trovare uno sbocco rivoluzionario, di potere, alle lotte operaie e proletarie» (p. 25), è in tale determinata fase dello scontro di classe in corso – quella della controffensiva sindacale e riformista delle sinistre per recuperare, gestire e rendere compatibile la grande forza accumulata dalla conflittualità operaia della primavera, del conseguente “riflusso” (relativo) dell’iniziativa autonoma rinchiusa dentro la fabbrica e del domandarsi soggettivamente “che fare?” dopo la chiusura dei contratti, insanguinati dalla strage di Stato di Piazza Fontana e dall’inizio della “strategia della tensione” – che si presenta alle avanguardie in tutta la propria urgenza la necessità di ridefinire i compiti e il senso soggettivi della militanza e sciogliere il nodo dell’organizzazione, quello dell’organizzazione dell’autonomia, o meglio: sbrogliare il nodo del rapporto lotte-organizzazione e della sua generalizzazione, oltre i cancelli delle fabbriche, sul terreno sociale complessivo, un rapporto considerato non come predeterminato o un a priori teorico-pratico, ma come una relazione sempre cangiante tra la composizione politica di classe di una determinata fase del ciclo storico e l’enigma concreto della rottura rivoluzionaria – pensata come, è importante ribadirlo, sempre situata e praticata a livello di massa – in un contesto di capitalismo avanzato.
Scavino è bravo a ripercorrere l’estrema complessità del dibattito sviluppatosi all’interno di Potere Operaio e ridare il senso delle sue incertezze, controversie e limiti con notevole capacità di sintesi esplicativa, anche se in tale frangente un lettore attento (e pignolo) avrebbe potuto apprezzare un ulteriore approfondimento delle differenti posizioni politiche avanzate dalle corrispondenti componenti territoriali che si videro scontrarsi, a partire dal primo convegno nazionale d’organizzazione (Firenze, 9-11 gennaio 1970). È da questa occasione che, lungo un percorso travagliato e ricco di rotture, anche sofferte, va definendosi un salto di qualità organizzativo attraverso un’originale rilettura di Lenin, introducendo nel patrimonio di Potere Operaio «un punto di vista inconsueto per la tradizione teorico-politica» alla quale il gruppo si richiamava. Secondo i sostenitori di tale svolta con la tradizione operaista maturata negli anni precedenti, «se i movimenti di classe […] arrivavano a porre all’ordine del giorno la questione del potere, era inevitabile che si dotassero di strumenti organizzativi adeguati allo scopo; ed era in questo senso che andava recuperata la lezione storica del leninismo […]. Non si trattava, beninteso, di fare delle fughe in avanti, di costruire piccoli apparati slegati dai livelli di massa dello scontro» (p. 136), o di diventare l’ennesimo «partitino» ideologico e burocratizzato dell’estrema sinistra, ma di riuscire a determinare, dal suo interno, processi di ricomposizione e direzione politica del movimento di lotta espresso dall’autonomia operaia e proletaria attraverso l’organizzazione soggettiva – ecco il compito dei militanti di Potere Operaio – di occasioni, «scadenze», di scontro di massa generalizzato su obiettivi e parole d’ordine unificanti (come il «salario politico» per tutti sganciato dal lavoro): non più solo contro il singolo capitalista in fabbrica, ma anche contro l’organizzazione collettiva dei capitalisti, lo Stato. Come spiega l’autore, «si trattava di prendere atto […] che il rapporto lotte/organizzazione andava riconsiderato nel suo complesso, tenendo conto di quanto era emerso con chiarezza dalla vicenda contrattuale, e cioè il passaggio Dalla guerriglia di fabbrica alla lotta per il potere (per usare uno dei titoli più suggestivi del giornale) non si sarebbe verificato facilmente, per il solo diffondersi e massificarsi dello scontro sociale e delle forme di organizzazione materiale delle lotte, ma richiedeva un nuovo “salto di qualità” politico e programmatico del movimento» (pp. 157-158). Come sappiamo, nella materialità delle cose le intenzioni di potere Operaio non si sarebbero viste realizzate.
È su tale punto, sull’«agire da partito» così elaborato, all’interno di una situazione di alta conflittualità scaturita da quello che veniva equiparato a un 1905 operaio in un contesto di capitalismo avanzato, che il gruppo avrebbe misurato la propria capacità di pensare la rivoluzione e la militanza rivoluzionaria in forma inedita rispetto alla scolastica terzinternazionalista o alle suggestioni terzomondiste, e in ultima analisi i propri limiti, le proprie derive e la propria impasse, che già cominciavano a prefigurarsi nel tormentato dibattito – non solo sull’organizzazione, ma anche sulla lotta armata – descritto da Marco Scavino in questa prima parte della sua storia di Potere Operaio, che arriva fino al gennaio 1971, considerato dall’autore come uno spartiacque.
Aspettando con impazienza la seconda parte, che sicuramente sarà all’altezza della prima, concludiamo precisando che il nodo irrisolto dell’organizzazione – attraverso la cui lente è stata scritta questa recensione – è solo una delle questioni centrali attraverso cui la ricostruzione della breve ma intensa parabola di Potere Operaio può aiutare a comprendere, senza strumentali demonizzazioni, la complessità dei movimenti di classe che hanno caratterizzato gli anni Settanta. Una conflittualità diffusa e di massa dalle radici lunghe, non solo operaia, che durante il decennio sarò arricchita dall’emergere di istanze e bisogni di altri soggetti e generazioni che con forza prenderanno parola, decretando l’implosione e il superamento delle ipotesi organizzative nate sull’onda del biennio 1968-’69.
Potere Operaio, qui considerato non come un nucleo di professori e “cattivi maestri” staccati dalla realtà sociale del proprio tempo, ma come l’insieme di tutte e tutti i militanti che, ad ogni livello, ne hanno soggettivamente costruito, partecipato per un pezzo o accompagnato fino in fondo la traiettoria rischiando dall’interno dei processi di lotta di massa dati in un periodo e in un contesto storicamente determinati, rimane attore non secondario e paradigmatico di questa storia, quella degli anni Settanta, ancora oggi irrisolti per le questioni (tutt’ora attuali!) che hanno posto e forse per propria natura irrisolvibili – come tutti quegli squarci d’epoca concretamente di rottura con l’esistente – in una memoria d’ordine pacificata.
Da un punto di vista militante, d’altronde, non è la quiete che si ricerca, ma la tempesta: compito della storia militante, quindi, non sarà quello di rendere asettico e inoffensivo l’oggetto del proprio racconto, ma di comprenderne le ragioni, le pratiche e i limiti espressi nel passato per distillare metodo, strumenti e prospettive efficaci per l’agire nel presente, consapevole, in questo modo, di riannodare i fili ancora vivi di una memoria – e di una storia – di parte.
#pot.op.#potere operaio#Pot.Op#operaismo#autonomia operaia#autonomia#anni 70#nanni balestrini#1969#autunno caldo
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Liguria e Cultura: Teatro Carlo Felice sarà monumento nazionale. Presentato alla Camera il disegno di legge, "riconoscimento storico che premia il valore del teatro"
Liguria e Cultura: Teatro Carlo Felice sarà monumento nazionale. Presentato alla Camera il disegno di legge, "riconoscimento storico che premia il valore del teatro". Il teatro Carlo Felice di Genova diventerà un prestigioso "monumento nazionale". La proposta di legge è stata presentata alla Commissione Cultura della Camera da Fratelli d'Italia e intende dichiarare monumenti nazionali alcuni teatri storici e ottocenteschi italiani, tra cui il Carlo Felice, accanto a nomi come La Scala di Milano e il Regio di Torino. Regione Liguria, tramite la coordinatrice delle Politiche culturali Jessica Nicolini, è costantemente in contatto con l'onorevole Ilaria Cavo per seguire da vicino un percorso di legge storico per la città di Genova e per la Liguria. "Il Carlo Felice è ambasciatore riconosciuto della cultura ligure nel nostro Paese e nel mondo - commenta Jessica Nicolini, coordinatrice delle Politiche culturali di Regione Liguria -. Per Genova, è già un monumento di inestimabile valore, ma è giusto che anche le istituzioni riconoscano il peso culturale e storico di questo luogo. Monumento nazionale significa patrimonio della collettività da tutelare e ora più che mai il Carlo Felice è teatro dei cittadini, che vive anche del successo delle numerose iniziative di teatro diffuso, di una perfetta e indissolubile sinergia tra Regione Liguria, territorio e Comune di Genova. Siamo certi che questa proposta, una volta diventata legge, farà da apripista a nuove opportunità per la Liguria". "Un presidio culturale di enorme valore storico-artistico, quello del teatro Carlo Felice - aggiunge l'onorevole Ilaria Cavo - che è importante valorizzare con tutti i mezzi a sua disposizione. Giusto creare un circuito di monumenti nazionali dedicato ai teatri, che hanno un valore per le produzioni artistiche che ospitano, ma che possono diventare sempre di più punti attrattivi capaci di raccontare la storia anche architettonica di una città e di una nazione".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Una notte ai Giardini Reali sotto le stelle di San Lorenzo
Giovedì 10 agosto torna Una notte al Museo, il format ideato e realizzato dall’associazione Club Silencio con l’intento di valorizzare e promuovere il patrimonio storico-culturale dei musei e degli edifici storici d’Italia. L’appuntamento è ai Musei Reali di Torino per l’ultima serata prima della pausa estiva dedicato al più famoso cielo d’estate, quello di San Lorenzo.La serata si svolgerà…
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